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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/19/20 in Risposte
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Buongiorno a tutti. Volevo condividere con voi il mio primo acquisto, per il mio compleanno. È stato fatto poche ore prima del lockdown per il Coronavirus e quindi la spedizione è avvenuta giustamente ed ovviamente con un mese di ritardo (grazie, Tinia Numismatica!). È una moneta comune, ma mi ha dato subito delle belle sensazioni, e l'ho acquistata. È dotata di certificato. Dati: Denario di Adriano (RIC 83) Materiale: Argento Diritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG, busto laureato e drappeggiato. Rovescio: P M TR P COS III - Felicitas con caduceo e cornucopia Coniazione: dal 119 al 125 dC Peso: 3,45 gr. Diametro: 18 mm Sto preparando un book di schede con tutte le monete che erano state ereditate ed ora posso finalmente aggiungere questa. VI allego un paio di foto.6 punti
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Repubblica di Venezia Leonardo Loredan (1501-1521) Ducato Oro Peso: 3,51 Diametro: 21 mm D/ LEONAR LAVRED S M VENETI, S. Marco stante e il doge inginocchiato reggono il vessillo, lungo l'asta DVX R/ SIT T XPE DAT Q TV REGIS ISTE DVCAT, il Redentore in mandorla stellata Rif.: Zub-Luciani 122.28 Ecco un esempio di ritratto sul ducato. Se si confronta il ritratto che il Bellini fece a Leonardo Loredan diventa subito evidente che quello rappresentato su questo ducato è proprio il Loredan. Ma è l'intera immagine che ormai è diventata rinascimentale. Il pavimento leggermente obliquo rende un senso di profondità e l'immagine diventa quasi tridimensionale. Le vesti si coprono di pieghe e cadono morbide lungo la figura. Insomma credo che sia un piccolo capolavoro. Arka Diligite iustitiam5 punti
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Buongiorno a tutti. Complimenti per questa interessante discussione, alla quale aggiungo un esemplare certamente non bellissimo: Era stato classificato tra quelli con la "C", è corretto secondo voi?4 punti
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Buon pomeriggio posseggo questo documento del Regno delle due Sicilie (ho conosciuto lo stemma ) vorrei gentilmente chiedere agli esperti in cartofilia ad aiutarmi a decifrare qualche rigo.Grazie a chi può rispondermi.3 punti
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L'aquilino di Merano è già apparso, ma vi propongo comunque questo esemplare, meno frequente per via dei tre globetti in legenda, in luogo delle due rosette...3 punti
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Sempre un quattro soldi di Leonardo Loredan, ma diverso. Al dritto infatti sia le figure che le legende sono invertite. S. Marco è qui seduto a d. e l legenda LEO LAVRED parte da ore 1 (sopra invece da ore 8 ). Da notare anche il diverso nimbo di S. Marco nelle due monete e la diversa posizione delle braccia. Anche la legenda del rovescio parte in modo differente, manca la scritta IC - XC e ci sono tre stelle sopra e sotto al Redentore. Infine il braccio destro di Cristo è alzato lontano dal corpo. Qui ci troviamo proprio di fronte a una moneta diversa. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Ecco il nuovo quattro soldi di Leonardo Loredan. Questa è la moneta che ha sostituito il grosso o grossetto. La nuova iconografia vede S. Marco seduto a d. con il doge in ginocchi davanti a lui. In esergo le iniziali del massaro. Sul rovescio la consueta ormai legenda TIBI SOLI GLORIA con un lungo busto del redentore posato su nuvole appena accennate. Del Primo grosso qui è rimasta la scritta IC - XC ai lati di Cristo. La moneta pesa 1,20 grammi e misura 21 millimetri. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Signoria di Padova Jacopo II da Carrara (1345-1350) Denaro piccolo Mistura D/ + (globetto) CIVITAS (globetto), lettera I R/ + P A D V A, stella a sei punte intersecante la legenda Rif.: CNI VI, 21 Questo è il denaro piccolo di Jacopo II. Ricalca perfettamente quello di Ubertino cambiando ovviamente l'iniziale al dritto, ovvero la lettera I resa in una bella forma ornamentale. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Ben ritrovati, appassionati del regno di Westphalia! Prima di iniziare, vorrei scusarmi con tutti voi per la prolungata assenza ma negli ultimi giorni sono stato abbastanza indaffarato. Siccome questa discussione è un progetto a cui tengo molto e a cui ho dedicato particolari cure ed attenzioni, mi è sembrato più corretto posticipare il tutto anziché tirare via gli ultimi argomenti rimasti, abbassando la qualità complessiva del lavoro. Bene. Chiusa questa mia parentesi, direi di cominciare! Quest'oggi tratteremo gli ultimi sottomultipli di tallero rimasti, ovvero gli esemplari da 1/6, 1/12 e 1/24 di tallero. L'1/6 di tallero è sicuramente il più interessante. Di questa moneta esistono due tipologie che, come vedremo, differiscono in tutto: peso, purezza del metallo, zecca e disegno. Ma facciamo un passo alla volta. La prima tipologia venne coniata a Brunswick e Cassel dal 1808 al 1813 (saltando il 1811). Le rispettive zecche sono riconoscibili dalla sigla al rovescio: B per Brunswick e C o F per Cassel. Probabilmente vi chiederete perché mai una singola zecca abbia usato due sigle diverse. In realtà, non si ha ancora una risposta certa a riguardo. Personalmente, ipotizzo che la C volesse indicare una coniazione avvenuta realmente a Cassel, mentre la F una coniazione avvenuta (totalmente o in parte) in Francia. Ma, ovviamente, questa è soltanto una mia ipotesi, quindi prendetela come tale... Tornando a noi, la moneta in questione pesa 5,85 grammi d'argento 500 millesimi. Il dritto ricorda molto quello del 10 talleri in oro di 1° tipologia, con lo stemma coronato del reame di Westphalia. Il rovescio presenta, invece, due scritte. La prima, centrale, indica il valore nominale: “VI einen thaler”, ovvero “6 unità di tallero”. La seconda, circolare, rappresenta, invece, il valore effettivo della moneta. Difatti, possiamo osservare che la legenda reca: “80 stück eine mark fein iustirt”, traducibile in “Regolato come 80 unità di marco puro”. Ciò vuol dire che sarebbero state necessarie 80 di queste monete per raggiungere il corrispettivo di un marco d'argento puro. E, in effetti, è proprio così: 80 x 5,85 x 0,5 (purezza) = 234 grammi. Dunque, ricordando che un tallero di convenzione contiene 1/10 dell'argento di un marco puro, sarebbe stato più opportuno definire questa moneta come 1/8 di tallero. Invece, all'epoca si preferì tenere questa “discrepanza” tra valore nominale e valore effettivo... Passiamo ora alla 2° tipologia (coniata esclusivamente a Clausthal). Dal modico peso di 3,26 grammi d'argento 994 millesimi (lo stesso argento utilizzato proprio a Clausthal anche per la coniazione dei 2/3 di tallero), questo esemplare di 1/6 di tallero presenta un dritto identico alla tipologia precedente. Il rovescio, invece, ricorda molto lo stile dei 2/3 di tallero già trattati. Anche qui troviamo, infatti, il valore nominale campeggiante a caratteri cubitali, accompagnato da due legende circolari. Quella più interna (in senso antiorario) reca: “N D R F F silb”, un acronimo che starebbe per “Nach dem reichs fuss feine silber”. Sostanzialmente, ci dice che la moneta è stata battuta “a piede dell'Impero”. Ora che sappiamo bene a quale metodo ponderale fa riferimento la zecca di Clausthal, non dobbiamo più “spaventarci” di fronte a simili diciture. Diversamente dalla tipologia precedente, in questo caso valore nominale e valore effettivo combaciano. Calcoliamolo assieme: 6 x 3,26 x 0,994 x 12 (numero di talleri “di Lipsia” necessari ad ottenere un marco puro d'argento) = 233,3 grammi (ovviamente, un minimo margine d'errore è ammissibile). La legenda più esterna (in senso orario) presenta, invece, il classico “Koenig von Westphalen F P”. Le ultime due monete rimaste, personalmente, non mi hanno mai entusiasmato. Le tratterò, quindi, in modo rapido e un po' distaccato. L'1/12 di tallero venne coniato a Clausthal dal 1808 al 1810. Pesa 3,34 grammi ed è fatto d'argento 437 millesimi (possiamo considerarla tranquillamente una moneta in mistura). Se facessimo i calcoli, noteremmo che contiene un po' meno della metà dell'argento puro presente nell'1/6 di tallero di 2° tipologia (coniato sempre a Clausthal). Tuttavia, si tratta di quantità d'argento talmente irrisorie che, francamente, credo possano ritenersi trascurabili... Al dritto troviamo il monogramma HN coronato e, in basso, la C di Clausthal. Al rovescio, invece, osserviamo la scritta “12 einen thaler”, accompagnata dall'ormai classica legenda “Nach dem reichs fuss”. A concludere la sterile esecuzione, possiamo osservare un fiorellino ad ore 12, elemento decorativo tipico della zecca di Clausthal. Se notate, infatti, lo ritroviamo anche nei 2/3 di tallero e nell'1/6 di tallero di 2° tipologia. Eccoci, infine, arrivati all'1/24 di tallero, moneta coniata a Cassel dal 1807 al 1809. Anche qui possiamo trovare o la F o la C come simboli di zecca (la F è più comune). Il dritto è pressoché identico al precedente, sennonché la corona presenta dei festoni ai lati. Al rovescio troviamo, invece, un semplice “24 einen thaler”. Come potete voi stessi constatare, sono entrambe monete eseguite in modo alquanto banale e prive di chissà quale estro creativo... In termini generali, le monete trattate quest'oggi sono tra le più comuni del Regno di Westphalia e sul mercato viaggiano tra le decine e le centinaia di euro (dipendentemente dalle condizioni, ovviamente). Quindi, per una volta, si tratta di monete alla portata di tutti Bene. Anche per oggi abbiamo finito. Spero che abbiate gradito questo mio ritorno. Il prossimo appuntamento, purtroppo, sarà l'ultimo di questo lungo viaggio...3 punti
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Ciao a tutti. Desidero condividere con tutti voi una delle monete preferite della mia collezione: il raro giulio di Giulio II coniato a Bologna con conii attribuite a Francesco Raibolini chiamato Francia. Secondo Vasari (di cui non ci si può fidare in ogni dettaglio): Ma quello che gli dilettò sopra modo, fu il fare i conii per le medaglie, i quali da nessuno meglio che dal Francia furono fatti ne' tempi suoi, come apparisce ancora in alcune medaglie fatte da lui naturalissime della testa di Papa Iulio II che stettono a paragone di quelle di Caradosso. Oltra che fece le medaglie del Signor Giovanni Bentivogli che par vivo e d'infiniti principi, i quali nel passaggio di Bologna si fermavano, et egli faceva le medaglie ritratte in cera, e poi finite le madri de' conii, le mandava loro; di che, oltra la immortalità della fama, trasse ancora presenti grandissimi. Tenne continuamente mentre che e' visse la Zecca di Bologna; e fece le stampe di tutti i conii per quella, nel tempo che i Bentivogli reggevano; e poi che se n'andorono, ancora mentre che visse Papa Iulio, come ne rendono chiarezza le monete che il papa gittò nella entrata sua, dove era da una banda la sua testa naturale, e da l'altra queste lettere: Bononia per Iulium a tyranno liberata. E fu talmente tenuto eccellente in questo mestiero, che durò a far le stampe delle monete fino a 'l tempo di Papa Leone; e tanto sono in pregio le 'npronte de' conii suoi, che chi ne ha le stima assai, né per danari se ne possono avere.2 punti
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La visione di quest'ultima permette di capire perchè quella di Filippo Pellizzaro (discussione postata da me) è qFdC. Nel complesso quella di Pellizzaro ha un conio un pò stanco al rovescio, i cui effetti si notano nei dettali della figura al rovescio (ad esempio il viso). Quella di Pellizzaro è non circolata, ma qFdC in quanto non rappresenta il meglio che poteva uscire da una data coniazione (se si segue questa definizione di FdC). La tua moneta quindi, all'emissione, era di qualità eccelsa, migliore di quella di Pellizzaro. Vi sono però dei leggeri segni di circolazione che mostrano che la moneta anche se per poco tempo è passata di mano. Questi segni, seppur leggerissimi, si notano sulle zone più esposte della moneta (spalla, mano, punta della corona, ecc.). I fondi sono praticamente perfetti. Penso quindi che la conservazione sia tra lo Spl+ e lo Spl/FdC. Disquisire tra quale delle due sia la conservazione più opportuna credo sia complesso. La qualità del coniazione spinge nettamente verso lo Spl-FdC, il fatto che abbia dei residui che impediscono la visione di alcuni dettagli verso lo Spl+. Questione di lana caprina. Moneta eccezionale per qualità. Hai messo assieme veramente una bella collezione.2 punti
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Buonasera @petronius arbiter Non avevo letto questa discussione, a metà del 2012 non conoscevo il sito... ma negli anni ho seguito questa serie dedicata ai nativi d'America. In ricordo della scultrice che è venuta tristemente a mancare si potrebbe proseguire spiegando le restanti monete della serie dal 2013 fino al 2019. saluti miza2 punti
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Eccoci di nuovo qui. Come già anticipato, questo sarà l'ultimo appuntamento del nostro fantastico viaggio alla scoperta della storia e delle monete del Regno di Westphalia. Purtroppo, ci resta una manciata di monete da trattare, di cui solo una realmente interessante. Le altre, come vedremo, sono i classici “spiccioli” recanti al dritto il monogramma HN coronato e, al rovescio, il valore nominale. L'unica moneta (a mio avviso) degna di nota è il cosiddetto 24 mariengroschen. I cataloghi riportano una coniazione avvenuta sia a Brunswick (B) che a Cassel (F) ma, francamente, tutti gli esemplari che mi è capitato di osservare erano sempre e solo di Brunswick... La moneta pesa all'incirca 17,30 grammi ed è fatta d'argento 750 millesimi. Al dritto possiamo osservare il classico stemma reale coronato, accompagnato dalla legenda “Hieronymus Napoleon”. Tutto nella norma, sennonché, affianco alla Legion d'onore in basso, possiamo notare un elemento inusuale e alquanto criptico: “2/3 ST”. Si tratta di un'indicazione del valore della moneta ed è l'unico caso di moneta westphaliana a recare il proprio valore sia al dritto che al rovescio. Difatti, quella scritta sottolinea che lo scudo da 24 mariengroschen equivale ad un 2/3 di tallero. A dimostrazione di ciò, ricordando che il 2/3 di tallero ha un contenuto d'argento puro pari a circa 13 grammi, possiamo fare un veloce calcolo: 17,3 x 0,75 = 12,98 grammi. Al rovescio, invece, possiamo notare il valore nominale (“XXIIII marien grosch”) e più in basso la legenda “Nach d Leipz fus”, che sottolinea come questa moneta faccia riferimento al sistema ponderale in uso a Lipsia (come il 2/3 di tallero, d'altronde). Più in basso, troviamo la B maiuscola della zecca di Brunswick. Delle restanti monete, sinceramente, c'è veramente poco da dire. Sono monete estremamente comuni, specie in bassa conservazione. Solitamente vengono vendute nelle ciotole dei mercatini tedeschi a pochi euro ciascuna oppure si possono trovare in alcuni lotti di monete sfuse nelle aste di “serie B”. Onestamente, non sono nemmeno riuscito a trovare delle immagini decenti per gli esemplari da 1, 2 e 4 penny. Non avrò, quindi, il piacere di potervele mostrare ma vi assicuro che non vi state perdendo nulla di così clamoroso... L'unica foto carina che sono riuscito a reperire è quella di un mariengroschen, moneta in argento povero (mistura). Al dritto, presenta il monotono monogramma coronato di re Girolamo. Al rovescio, invece, troviamo il valore nominale (“1 marien gros”) accompagnato dall'immancabile “Nach dem reichs fuss”. Wow! Che fantasia... Il 4 penni è praticamente identico: sempre in mistura e con lo stesso disegno sia al dritto che al rovescio. Cambia soltanto un po' il diametro ed il peso (è una moneta più piccola del mariengroschen). L'1 ed il 2 penny, infine, sono in rame. Il dritto è sempre lo stesso e il rovescio è caratterizzato (guarda un po'...) dal valore nominale, riportato come “I (o II) pfenning scheide-müntz”. Tutti questi “spiccioli” vennero coniati a Clausthal solamente nei primi anni del regno. La loro produzione venne, infatti, interrotta già dalla fine del 1810. Perfetto! Con ciò, abbiamo definitivamente terminato. Spero vivamente che abbiate gradito questa mia piccola trattazione e mi auguro di avervi fatto appassionare un minimo a questa monetazione così di nicchia. Ovviamente, resto sempre a disposizione per eventuali domande o curiosità. Alla prossima, Luca2 punti
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Certamente che se ne può parlare, spero sempre che dai confronti nasca qualcosa di positivo (critiche, consigli, proposte) che possa tornare utile. Credevamo inizialmente di riuscire a condensare la monetazione papale in 4 volumi ma, nonostante il consistente numero di pagine dei 2 tomi già editi, appare evidente che si tratta di un obiettivo difficilmente raggiungibile. Purtroppo siamo costretti a rivedere l’organizzazione dell'opera in fase di stesura dei singoli volumi e pianificare numero dei tomi e loro contenuto non è facile; certo è che non vorremmo "tirarla per le lunghe " ma nemmeno tralasciare parte della monetazione, come quella da Pio VII in poi. vero è che i preziari già la includono, ma i MIR nascono con lo scopo di elencare le monete italiane dal medioevo all'unità d’Italia e, se proprio si deve derogare a tale linea editoriale, tanto vale farlo per abbondare, come nel caso del volume dei Savoia che arriva fino al 1946. Il buon Toffanin è alle fasi finali del terzo tomo, alle bozze. Purtroppo le limitazioni alla mobilità personale hanno ritardato i lavori e l’uscita del volume, prevista per fine maggio, è rinviata a fine agosto, in concomitanza con il convegno numismatico di Riccione. Se ci sarà......2 punti
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@ottone Così, senza sforzo alcuno, hai una nuova moneta nella collezione di Padova. E comunque è grazie a te che ho avuto l'occasione per spiegare la differenza tra i denari di padre e figlio. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Un denaro di Volrico, vescovo di Trieste, simile a quello postato a pag. 3 di questa discussione da @ak72 , ma con la porta al centro delle mura chiusa. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Buongiorno @paoloilmarinaio a me piacciono molto gli editti borbonici, (i decreti) apprezzo molto i contenuti, la carta, la filigrana, gli stemmi e i caratteri con i quali si scriveva. Ne posseggo una decina di quasi tutti i regnanti Borbonici. Il manoscritto postato da te è un atto giudiziario, come si evince dal timbro in basso della seconda pagina, forse un esproprio o un pignoramento. Questo, come gli atti notarili, sono documenti molto comuni. Purtroppo però non ti posso aiutare perchè anche ingrandendo l'immagine, la scrittura si sgrana troppo e non riesco a decifrare nulla. Mi dispiace. Ciao, Sergio.2 punti
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Buongiorno, scusate, non volevo essere maleducato. Sono stato solo imbranato. Ho inviato il messaggio per errore prima di scrivere il testo e caricare la foto. Grazie, Gianfranco2 punti
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Ciao, ho scansionato il libro e l'ho inserito nella Sezione Libri del Forum. Chi è interessato può eseguire liberamente il download. Saluti a Tutti Beppe2 punti
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Mi sembra che non ci sia molto da aggiungere: L. Licinio Lucullo ha già ben confrontato la sua moneta con gli stili noti di ogni variante. Tenendo conto che al R/ non sembrano esserci simboli, l’unica opzione è la 550/2b, anche se lo stile della crocchia di capelli sulla nuca è differente dal tipo noto. Non ho trovato immagini di questo conio differente. Però nella scheda manca(va)no le foto di due varianti. Di una, la 550/2f, forse ho trovato la moneta a cui il Crawford fa riferimento: “Berlin”. Grazie alla recente digitalizzazione dell’archivio del museo tedesco, online c’è questa: https://ikmk.smb.museum/object?lang=en&id=18228319&view=vs (che ho aggiunto al catalogo), anche se i curatori non sono nemmeno sicuri che lo sia mettendoci un bel punto interrogativo sulla scheda. Però si vede chiaramente che le trecce dei capelli sono dello stesso stile della 550/2d e 550/2e. Non rimane quindi che la 550/2a. Purtroppo qui l’immagine è pubblicata su un articolo dell’Alfoldi del 1966 “Commandants de la flotte romaine stationnée a Cyrene sous Pompée, Cesar et Octavien” in Mélanges … Carcopino. Tenendo conto che sul davanti della moneta di L. Licinio Lucullo non si comprende che simbolo ci sia (crescente ? o stella nel crescente ?) sarebbe da reperire quest’immagine (della 550/2a) per vedere il tipo di crocchia dei capelli.2 punti
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Non colleziono il tipo ma acquistare da un privato in Italia su eBay è sicuramente da evitare. Forse la ragione dell'invenduto è questa.2 punti
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Grazie dell'intervento @azaad---come scrivi non è facile valutare il rame del periodo...io un po' di pezzi li ho in collezione, ma ancora oggi tentenno e chiedo l'aiuto del forum per valutare...quello che citi tu è un 5 gran magnifico, venduto da Cavaliere e giudicato qfdc...anche se onestamente vista la moneta il fdc ci starebbe tutto....io ho questa in collezione presa l'anno scorso che si avvicina alla moneta da te citata, ma anche li' come giudicarla? io nel cartellino ho scritto spl/fdc...eccola2 punti
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Buongiorno, posto il seguente esemplare bronzeo a scopo didattico e... ludico per i neofiti, invitando soprattutto questi ad intervenire senza troppe remore o timori reverenziali. Provateci, buttatevi, non mancherò di darvi, al caso, suggerimenti. Non si vince niente , non sentitevi sotto esame, il fine è quello di dare un'occasione per distrarsi un po', al caso imparare qualcosa di nuovo e di dare visibilità ad un esemplare di buon significato storico... DATI: Diametro: 24 mm Peso: 7.83 g Materiale: rame Buona indagine!!! Illyricum1 punto
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Buonasera a tutti. Con piacere condivido l'ultimo arrivato...e con questo siamo al sesto tondello da 5 grana che ho in collezione! Credo di aver sviluppato na forma di dipendenza per la monetazione in rame di Ferdinando III . Se poi li trovo pure ben conservati, li piglio al volo!! Tondelli che differiscono molto sul peso...in collezione ho tondelli che vanno dai 13,3 grammi a salire fino a quasi 17 grammi...questo sta nel mezzo...14,99 grammi. Variante questa che vi posto con Al Dritto: il punto dopo la data "1815." e la legenda schiacciata, "ETHIER" tutto attaccato senza spaziatura Al Rovescio il punto dopo B. di Beninati che chiude anche la legenda "PVBLICA." Eccola:1 punto
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Ciao, non seguo in modo particolare la numismatica medioevale, ma sono affascinato, in particolar modo, da alcune dinamiche monetarie del periodo. Premetto di non avere molto materiale a disposizione e credo che la risposta alla mia curiosità possa essere facilmente reperita in questi libri di Carlo M. Cipolla: Il fiorino e il quattrino. La politica monetaria a Firenze nel Trecento; Il governo della moneta a Firenze e a Milano nei secoli XIV-XVI, che cercherò di procurarmi quanto prima. So anche che @magdi ha scritto un bell'articolo a riguardo, che ho avuto modo di leggere, e che mi ha invogliato ad iniziare la discussione. Detto questo, so che il XIV secolo per Firenze è stato un secolo piuttosto complicato, tra crisi del debito, crisi bancaria, crisi monetaria, alluvioni, carestia e peste. Vorrei però soffermarmi sulla crisi monetaria. In estrema sintesi, mi pare di capire che la goccia che fece traboccare il vaso sia stato il repentino apprezzamento del valore dell'argento rispetto all'oro. Questo fece sì che le monete in argento in circolazione presentavano ora un valore intrinseco maggior del valore nominale, determinando una loro tesaurizzazione e successiva fusione per venderne il metallo prezioso all'estero, dove c'era maggior convenienza per via di un rapporto più stabile rispetto all'oro. Questo ha sostanzialmente determinato una grave carenza di circolante. La soluzione adottata dal governo fiorentino credo sia stata quella di creare una nuova moneta in argento (un nuovo Grosso), dal valore nominale maggiore e con un intrinseco sì più elevato, ma in misura minore, in proporzione, rispetto all'incremento del valore nominale. Si era così disincentivata la pratica della tesaurizzazione (valore nominale > valore intrinseco) e il circolante è tornato ad aumentare. In questo modo, inoltre, si sarebbe mantenuto elevato il differenziale di valore della moneta in oro rispetto a quello della moneta in argento che, a seguito della rivalutazione, si era ridotto, andando a beneficio di quella classe che guadagnava in oro e pagava in argento. Una svalutazione mi sembra ci sia stata anche sul quattrino, nel quale è stata semplicemente ridotta la quantità di argento, senza modificarne il peso. Le domande che vorrei porre sono le seguenti: quali sono state le conseguenze per la popolazione di una tale mancanza di circolante? in che modo la soluzione individuata dal governo di Firenze (la creazione del nuovo grosso e la svalutazione del quattrino) ha comunque avuto effetti negativi sulla popolazione (se ne ha avuti)? Potrebbe essere corretto dire che, di fatto, l'obiettivo finale era quello di mantenere il più elevato possibile il differenziale di valore tra la moneta in oro e quella in argento (grosso) e mistura (quattrino)? Spero di essere stato chiaro e di non aver detto troppe inesattezze. Grazie!1 punto
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Non ti seguo nel tuo ragionamento, chi ha acquistato a 54 e lo rivende a 49 ci sta perdento NON ha una plusvalenza, ma una minusvalenza, poi ti faccio presente che l'oro circa due anni fa quotata circa 33 oggi vale circa 50 sono 17 in due anni che mal contati sono il 50% di plusvalenza....... saluti TIBERIVS1 punto
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Ciao, chi investe in oro fisico ( in genere ) non lo fa nei termini che tu hai esposto, si acquista per la salvaguardia del potere d'acquisto, non per la speculazione, per quella ci sono ETF, Future ecc ecc.... molto più economici, veloci, pratici, .... finchè regge la montagna di carta.... Tutte le plusvalenze, di conseguenza anche l'oro sono assoggettate alla tassazione del capita gain del 26% sulle plusvalenza ( nel caso di vendita) saluti TIBERIVS1 punto
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Buonasera, dopo avervi letto, ho pensato perché non mettere in numeri reali, tutte le vostre ipotesi? Sono risalito ai valori storici di oro/USD/€ e Frsv Allora sono partito con l'ipotesi dei 15 anni, 1 Kg d’oro il 18 dicembre 2006 costava 20.077,35 usd il cambio con l’euro all’epoca era 1,3095 di conseguenza i 20.077,35 usd equivalevano ad € 15.332.07 ( per la cronaca sempre il 18/12/2006 l’oro in euro quotava 15.150 al Kg). Veniamo ai giorni nostri, vendo il mio chilogrammo d’oro in dollari incasso 54.102,79 usd, se voglio controvalorizzarli in € ( cambio di venerdì 17/4/2020 1,0878) avrei € 49.735,97 Se invece voglio vendere il mio chilogrammo direttamente in euro incasso € 49.747,64 Proviamo con il FrSv? Il 18 dicembre 2006 l’oro in usd costava 20.077,35, il cambio con lo svizzero all’epoca era 1,253615 di conseguenza i 20.077,35 usd equivalevano a Frsv 25.169.26 ( per la cronaca sempre il 18/12/2006 l’oro in Frsv quotava 25.066,57 al Kg). Veniamo ai giorni nostri, vendo il mio chilogrammo d’oro in dollari, e come sopra incasso 54.102,79 usd, se voglio controvalorizzarli in Frsv ( cambio di venerdì 17/4/2020 1,0334 ) avrei Frsv 52.354,16. Se invece voglio vendere il mio chilogrammo direttamente in Frsv incasso 52.300,63 Ho sbagliato qualche cosa? Saluti TIBERIVS PS @numa numa @silver70 ti torna?1 punto
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Se ti interessa la monetazione da Carlo II in poi ti consiglierei il Magliocca. Se il periodo vicereale, ti consiglierei sempre il Magliocca, ma deve ancora essere pubblicato, forse per fine anno. Invece per i periodi antecedenti allora faresti bene ad acquistare il MIR Napoli.1 punto
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Per essere precisi, gli assegnati non appartengono allo Stato Pontificio: i francesi entrarono in Roma il 10 febbraio 1798 destituendo Papa Pio VI e dichiarando decadute le istituzioni pontificie. Gli assegnati recano la data di emissione "1° Anno 7 Repubblicano", che secondo il calendario rivoluzionario corrisponde al 22 settembre 1798, in piena era repubblicana. Furono messi fuori corso il 24 marzo 1799 dopo una vita tortuosa e inflazionistica che li vide perdere inesorabilmente valore fino a valere 1/5 del loro valore iniziale. I napoletani entrarono in Roma il 30 settembre 1799 ponendo fine alla Repubblica Romana e il 22 giugno restituirono la potestà alle istituzioni pontificie. Quando il mese successivo il Papa tornò in sede, non era più lo stesso! Infatti era Pio VII (Pio VI, poveretto, era morto in esilio in Francia, a Valence-sur-Rhone, il 29 agosto 1799..) Quindi, se desideri annoverare una banconota dello Stato Pontificio, mi sa che dovrai optare per le cedole tipo: (se non vuoi imbarcarti in spese pazze per i "boni" o gli scudi 1853-1871...) P.S. Per chi volesse approfondire, mi permetto di linkarvi il mio post: https://www.orodicarta.it/curiosita/assegnatirepromana.html1 punto
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DE GREGE EPICURI Trovi molti esemplari e varie notizie sul Catalogo de La Moneta, cercando nei settori adeguati (Repubblicane, con nomi dei monetieri, ecc.). I Calpurni Pisoni sono due, uno del 90 e uno del 67 a.C. Poi ci sono un sacco di varietà per questi denari.1 punto
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No, Stato Indipendente di Croazia (Nezavisna Država Hrvatska), entità statuale esistita del 1941 al 1945, nella zona dell'attuale Croazia e Bosnia. Teoricamente indipendente, ma praticamente sotto tutela italiana (aveva anche un re italiano, principe Aimone Savoia-Aosta, re col nome di Tomislav II), nella realtà dei fatti fu governato col pugno di ferro da Ante Pavelic, famigerato capo degli Ustascia, in maniera più feroce dopo lo sfaldamento italiano dell'8 settembre 43. Nella carta sotto è la zona rossa. Le aree verdi sono sotto occupazione italiana, quelle blu : tedesca quelle marroni : ungherese1 punto
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Buonasera, per un nuovo virus (vedi Covid.19) che si differenzia completamente dai virus influenzali stagionali che conosciamo bene, servono 12-24 mesi per realizzare un vaccino. In questo caso visto che colpisce i paesi dell'emisfero nord, con le tasche piene e pronti a pagare, più di 50 laboratori sparsi per il mondo stanno cercando di sviluppare il vaccino per primi, perché garantirebbe introiti miliardari. Nel caso del Covid 19 , ieri è arrivata una notizia da una società Italiana e Svizzera che partiranno con la sperimentazione sull'uomo a fine Aprile, obiettivo vaccinare tutto il personale sanitario nel mese di Settembre ed io spero che riescano a vaccinare tutti entro il 2020. Ma non sappiamo se qualcuno nel mondo arriverà prima, potrebbe essere probabile perché chi prima arriva si riempie le tasche. Per quanto riguarda una eventuale versione del Covid 20 , quando si è mappato il fratello 19, sviluppare un vaccino è molto + semplice e rapido, è in sostanza un fine tuning, non si parte da zero. A conferma di questo sono le vaccinazioni stagionali della nostre influenze, essendo tutte simili a versioni precedenti, la procedura per arrivare al vaccino leggermente diverso è molto più semplice e rapida. Saluti e buona quarantena. Silver ps. il pessimismo fa male...1 punto
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"Nostàlghia" ! Mi hai fatto ricordare che in quel periodo una sera mi trovai a cenare in un ristorante di Orel, verso il confine ungherese. Tirai fuori dalla borsa un sacchetto da cui estrassi alcune mazzette intere di banconote per pagare il conto !1 punto
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Bella moneta, niente che desti sospetti. Io i segni di espansione li vedo1 punto
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Ah, che peccato! Ti ringrazio, comunque, per la risposta. Sono certo che chiunque l'abbia comprata se la stia godendo con gran gioia! ?1 punto
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Grazie motoreavapore io non colleziono documenti antichi ma siccome colleziono monete borboniche e risale a quel periodo avevo deciso di conservarlo era da 20 anni in mezzo ad un libro,in questo periodo che siamo in casa facendo un riordino di vecchie cose e uscito fuori e lo ho postato.1 punto
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Basta smanettare, cercare, darsi da fare....... leggi un po qui: https://www.aureo.com/en/como-comprar/condiciones/?lang=en&suba=como-comprar&subb=condiciones saluti TIBERIVS1 punto
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Se posso darti un consiglio, se stai vendendo una moneta romana, lascia proprio perdere. Anche se sarà sicuramente di lecita provenienza, rischi di passare tu seri fastidì per via della nostra legislazione e della sua applicazione. Basta sfogliare la sezione “Questioni legali” per capire di cosa sto parlando.1 punto
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Viceversa, la crocchia suddivisa in riccioli è presente sulle varianti 2d e 2e, ma in questi casi uno dei due "codini" (quello di destra") è sempre raffigurato come boccolo dritto a lungo, una sorta di serpentina con le spire molto serrate. Inoltre, in queste varianti l'angolo del collo (in basso a sinistra) non è visibile, essendo coperto dall'altro "codino", e vicino ad esso arrivano le zampe del capricorno (di cui sul mio esemplare non c'è traccia))1 punto
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Concordo in pieno. Da grande appassionato del periodo napoleonico, ovviamente ho un debole per le monete di Murat. Personalmente, credo che il 12 carlini del 1809 sia una vera e propria opera d’arte! Subito dietro ci metterei la 5 lire (sempre di Murat) e la piastra da 120 grana di Giuseppe Napoleone. Una volta che avrò tutte e tre queste monete (possibilmente in alta conservazione), sarò un uomo felice ?1 punto
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Visto che è passato oltre un anno dall'ultima moneta postata, vediamo se vi siete dimenticati di questa fantastica discussione. Nazione: Slovacchia Taglio: 2 euro commemorativi Anno: 2013 Tiratura : 1.000.000 Autore : Miroslav Hric Descrizione moneta: Al centro della moneta i fratelli Costantino e Metodio insieme con la doppia croce sopra tre colline. Al di sopra ad arco la scritta “"KONŠTANTÍN METOD”; in basso ad arco la scritta "SLOVENSKO ● 863 ● 2013". A sinistra le iniziali dell’autore Miroslav Hric “mh”; a destra il simbolo della Zecca di Kremnica “MK” (Mincovňa Kremnica). Sul bordo esterno 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea. Tema : Emessa il 5 luglio 2013 per commemorare il 1150° anniversario della missione di Costantino e Metodio nella Grande Moravia BIOGRAFIA: Le poche notizie scritte relative ai due santi provengono principalmente da due "Vite" scritte in antico slavo ecclesiastico. Data la scarsità di fonti, grande è il numero di leggende fiorite intorno alle figure di Cirillo e Metodio. I due fratelli nacquero a Tessalonica (oggi Salonicco in Grecia). Erano figli di Leone, drungario della città, dunque governatore militare del thema di Tessalonica. La città a quell'epoca contava una forte presenza slava. I fratelli Cirillo e Metodio acquisirono così dimestichezza con la lingua dei popoli migrati da nord-est. Cirillo era il più giovane di sette fratelli e fu battezzato con il nome di Costantino (prese il nome di Cirillo poco prima della sua morte). Già in giovane età Costantino sembrava desideroso di dedicarsi al conseguimento della sapienza. Egli si trasferì presto a Costantinopoli per perfezionare gli studi di teologia e filosofia. Nella capitale Costantino venne consacrato prete, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia. A Costantinopoli conobbe anche Fozio, uomo di cultura e politico di spicco, che divenne suo precettore. La curiosità di Costantino dimostrava il suo eclettismo: coltivò infatti nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica. Soprattutto nel campo della linguistica Cirillo diede prova del suo genio: oltre allo slavo e al greco, parlava correntemente anche il siriaco, l'arabo e l'ebraico. Assieme a Fozio viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici. Durante un viaggio in Crimea Costantino avrebbe rinvenuto le reliquie di papa Clemente I, lì esiliato e morto nell'anno 97. Nella stessa missione Costantino trovò anche un Vangelo e un salterio. Divenuto Fozio patriarca di Costantinopoli nell'858 per volontà dell'imperatrice Teodora, la Chiesa bizantina cercò di contrastare l'espansionismo della Chiesa latina e dei Franchi presso gli Slavi. Costantino venne dunque inviato assieme al fratello Metodio a evangelizzare la Pannonia. Quando il re della Grande Moravia, Rastislav, chiese all'imperatore di Bisanzio di inviare missionari, la scelta ricadde ancora una volta su di loro. Costantino dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глагол glagol che significa verbo). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava. Dal Vangelo di Giovanni venne tradotta una serie di passi scelti che entrò a far parte dell'Aprakos. Nel regno di Rastislav entrarono in contrasto con il clero tedesco che rivendicava quel dominio, essendo stato evangelizzato dalla missione di Salisburgo. Sull'onda del crescente scontro tra Chiesa d'Oriente e d'Occidente per il controllo dei nuovi fedeli moravi, nell'867 Costantino e Metodio vennero convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I dell'uso culturale della lingua slava. A Roma i due fratelli trovarono una buona accoglienza. Portarono al pontefice in dono le reliquie di papa Clemente I, morto in Crimea nel 97 e venerato come santo. Niccolò I consacrò prete Metodio e approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in latino. A Roma Costantino si ammalò e assunse l'abito monastico, prendendo il nome di Cirillo. Quando morì, venne inumato presso la basilica di San Clemente. Trafugati i suoi resti mortali, vennero successivamente in parte ritrovati e nuovamente inumati sempre presso la basilica di San Clemente. Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma venne nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmio (oggi Sremska Mitrovica). Intanto in Pannonia a Rastislav successe il nipote, Svatopluk I, favorevole alla presenza tedesca che circondava il regno. Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un'eresia. Metodio stesso fu incarcerato per due anni in Baviera. Nell'885 anche Metodio morì; i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria occidentale (oggi Repubblica di Macedonia del Nord) e in Dalmazia. I santi Cirillo e Metodio sono considerati patroni di tutti i popoli slavi; nell'ambito della Chiesa cattolica sono molto venerati in Slovenia, Slovacchia, in Croazia, Repubblica Ceca e Repubblica di Macedonia del Nord. Nel 1980 papa Giovanni Paolo II con la lettera apostolica del 31 dicembre 1980 Egregiae virtutis li elevò a compatroni dell'Europa, assieme a san Benedetto da Norcia. Nell'Enciclica Slavorum Apostoli Giovanni Paolo II afferma che "Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell'unica grande Tradizione della Chiesa Universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d'Oriente e d'Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l'unità visibile nella comunione perfetta e totale". La Chiesa Cattolica fa oggi memoria comune dei due santi il 14 febbraio[1], ma in passato essi sono stati festeggiati anche in altre date. La Chiesa Ortodossa festeggia il 14 febbraio solo Cirillo, mentre Metodio è commemorato il 6 aprile; i due santi sono inoltre ricordati insieme l'11 maggio e il 17 luglio.[2] Anglicani e luterani ricordano entrambi i santi il 14 febbraio, con qualche eccezione.[2] ALFABETO: L'alfabeto cirillico deriva in massima parte dall'alfabeto glagolitico, che era usato nel IX secolo nei paesi di origine slava. Alcuni caratteri di quest'alfabeto sono le variazioni del greco di Bisanzio. Questi ultimi rappresentano suoni che iniziarono ad esistere partendo dal greco medievale in poi. Diversamente da come potrebbe far pensare il nome, l'alfabeto cirillico non è in realtà da attribuirsi a Cirillo, bensì a qualcuno dei suoi seguaci. Al contrario, le origini dell'alfabeto da cui esso ha avuto origine in massima parte (quello glagolitico) sono quasi certamente attribuibili a Cirillo e Metodio. Un'ipotesi abbastanza diffusa attribuisce la paternità dell'alfabeto cirillico a Clemente di Ocrida, un discepolo di Cirillo e Metodio, ma si ritiene più probabile che l'alfabeto sia stato creato e sviluppato alla Scuola letteraria di Preslav nella Bulgaria nord-orientale, dove sono state ritrovate le più antiche iscrizioni in cirillico, datate all'incirca 940. Quest'ipotesi viene supportata dal fatto che l'alfabeto cirillico aveva soppiantato il glagolitico nel nord-est bulgaro già alla fine del X secolo, mentre alla Scuola letteraria di Ocrida, dove operò Clemente, si continuò ad usare il glagolitico fino al XII secolo. Tra le ragioni per cui il glagolitico fu rimpiazzato dal cirillico c'era la maggiore facilità d'uso del secondo e la sua vicinanza all'alfabeto greco, più conosciuto nel Primo impero bulgaro. Un'altra teoria sostiene che sia stato Cirillo a creare l'alfabeto che porta il suo nome, e che addirittura questo abbia preceduto il glagolitico, essendo un passaggio di transizione tra il greco ed il glagolitico corsivo, ma questa teoria non trova supporto nel mondo scientifico. Anche se Cirillo quasi certamente non è l'autore dell'alfabeto cirillico, i suoi contributi al glagolitico ed al cirillico vengono ormai riconosciuti, e l'alfabeto ne porta il nome. L'alfabeto venne diffuso insieme con l'antico slavo ecclesiastico, e l'alfabeto usato per la lingua clericale ortodossa si avvicina ancora al cirillico arcaico. Comunque, nei dieci secoli successivi alla sua creazione l'alfabeto cirillico si è adattato alla lingua parlata, ha sviluppato varianti per adattarsi alle caratteristiche delle lingue nazionali ed è stato soggetto a riforme accademiche e decreti politici. Al giorno d'oggi svariate lingue nell'Europa orientale ed in Asia utilizzano il cirillico come alfabeto ufficiale. La cattedrale: La struttura esistente nasce come chiesa cattolica romana dedicata a san Carlo Borromeo ed edificata tra il 1730 e il 1736 da Kilian Ignaz Dientzenhofer e Pavel Ignác Bayer. La chiesa era originariamente parte della vicina casa per sacerdoti in pensione, trasformata in caserma nell'anno 1783. Il 29 settembre 1935 la chiesa fu solennemente consacrata ai santi Cirillo e Metodio e divenne la sede della chiesa ortodossa a Praga. Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, i componenti della squadra che realizzò l'operazione Anthropoid nella quale fu assassinato il gerarca nazista Reinhard Heydrich trovarono rifugio nella cripta della cattedrale. La cattedrale fu presa d'assalto dalle truppe naziste il 18 giugno 1942. Dopo un feroce scontro a fuoco, i patrioti si suicidarono per evitare la cattura. La cripta ospita un museo dedicato all'evento.[1]1 punto
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Dopo il Grossone a nome del Doge Foscari, di seguito il Grossetto, gr 1,30 Riguardo al Massaro, ( MB) l'avrei identificato con Marco Barbarigo, che assunse la carica il 26 maggio 14501 punto
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Repubblica di Venezia Andrea Contarini (1368-1382) Grosso Argento Peso: 1,98 g Diametro: 21 mm D/ ANDR (globetto) QTARENO (globetto) S (globetto) M (globetto) VENETI, S. Marco nimbato stante di fronte e il doge stante a d. reggono il vessillo, lungo l'asta DVX R/ Il Redentore seduto in trono, ai lati IC - XC e (stella) - F Rif.: Zub-Luciani 64.1 Verso la fine del dogado di Andrea Contarini la zecca di Venezia riprende la coniazione di grossi, che era stata sospesa ai tempi di Giovanni Gradenigo (1355-1356). La ripresa fu dovuta alla guerra monetaria con Padova che creava molti problemi alle finanze veneziane. Il nuovo grosso è più leggero del precedente e ha un nuovo disegno. Infatti sul dritto, mentre San Marco resta immutato, il doge cambia posizione ed è ritratto di profilo e con il corno ducale. Al rovescio è stata aggiunta una stella e l'iniziale del massaro. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buongiorno , ho pescato un'altra bella carta dal mazzo e... Poker.. ? finalmente aggiungo al mio tris un altro bel libro.DE SOPO G., LE MONETE DI NAPOLI. L'evoluzione della tecnica monetaria e le varianti della zecca napoletana dal 1516 al 1859. Napoli 1971.1 punto
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Buona sera a tutti.... vedo che col passare del tempo qualche persona apprezza il lavoro fatto ...cioe' la differenziazione della rarita' in base alla conservazione; per la monetazione dei Savoia per la Sardegna penso che questo principio sia basilare....come trall'altro anche per altre tipologia di monete... per chi vorra' fare quattro chiacchere e scambiare pareri saro' a disposizione al convegno di Verona, allo stand n. 253 fila G Un ringraziamento e un caro saluto a tutti Riccardo Rossi1 punto
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