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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/19/20 in Risposte
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Buongiorno a tutti. Volevo condividere con voi il mio primo acquisto, per il mio compleanno. È stato fatto poche ore prima del lockdown per il Coronavirus e quindi la spedizione è avvenuta giustamente ed ovviamente con un mese di ritardo (grazie, Tinia Numismatica!). È una moneta comune, ma mi ha dato subito delle belle sensazioni, e l'ho acquistata. È dotata di certificato. Dati: Denario di Adriano (RIC 83) Materiale: Argento Diritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG, busto laureato e drappeggiato. Rovescio: P M TR P COS III - Felicitas con caduceo e cornucopia Coniazione: dal 119 al 125 dC Peso: 3,45 gr. Diametro: 18 mm Sto preparando un book di schede con tutte le monete che erano state ereditate ed ora posso finalmente aggiungere questa. VI allego un paio di foto.6 punti
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Repubblica di Venezia Leonardo Loredan (1501-1521) Ducato Oro Peso: 3,51 Diametro: 21 mm D/ LEONAR LAVRED S M VENETI, S. Marco stante e il doge inginocchiato reggono il vessillo, lungo l'asta DVX R/ SIT T XPE DAT Q TV REGIS ISTE DVCAT, il Redentore in mandorla stellata Rif.: Zub-Luciani 122.28 Ecco un esempio di ritratto sul ducato. Se si confronta il ritratto che il Bellini fece a Leonardo Loredan diventa subito evidente che quello rappresentato su questo ducato è proprio il Loredan. Ma è l'intera immagine che ormai è diventata rinascimentale. Il pavimento leggermente obliquo rende un senso di profondità e l'immagine diventa quasi tridimensionale. Le vesti si coprono di pieghe e cadono morbide lungo la figura. Insomma credo che sia un piccolo capolavoro. Arka Diligite iustitiam5 punti
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Buongiorno a tutti. Complimenti per questa interessante discussione, alla quale aggiungo un esemplare certamente non bellissimo: Era stato classificato tra quelli con la "C", è corretto secondo voi?4 punti
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Buon pomeriggio posseggo questo documento del Regno delle due Sicilie (ho conosciuto lo stemma ) vorrei gentilmente chiedere agli esperti in cartofilia ad aiutarmi a decifrare qualche rigo.Grazie a chi può rispondermi.3 punti
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L'aquilino di Merano è già apparso, ma vi propongo comunque questo esemplare, meno frequente per via dei tre globetti in legenda, in luogo delle due rosette...3 punti
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Sempre un quattro soldi di Leonardo Loredan, ma diverso. Al dritto infatti sia le figure che le legende sono invertite. S. Marco è qui seduto a d. e l legenda LEO LAVRED parte da ore 1 (sopra invece da ore 8 ). Da notare anche il diverso nimbo di S. Marco nelle due monete e la diversa posizione delle braccia. Anche la legenda del rovescio parte in modo differente, manca la scritta IC - XC e ci sono tre stelle sopra e sotto al Redentore. Infine il braccio destro di Cristo è alzato lontano dal corpo. Qui ci troviamo proprio di fronte a una moneta diversa. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Ecco il nuovo quattro soldi di Leonardo Loredan. Questa è la moneta che ha sostituito il grosso o grossetto. La nuova iconografia vede S. Marco seduto a d. con il doge in ginocchi davanti a lui. In esergo le iniziali del massaro. Sul rovescio la consueta ormai legenda TIBI SOLI GLORIA con un lungo busto del redentore posato su nuvole appena accennate. Del Primo grosso qui è rimasta la scritta IC - XC ai lati di Cristo. La moneta pesa 1,20 grammi e misura 21 millimetri. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Signoria di Padova Jacopo II da Carrara (1345-1350) Denaro piccolo Mistura D/ + (globetto) CIVITAS (globetto), lettera I R/ + P A D V A, stella a sei punte intersecante la legenda Rif.: CNI VI, 21 Questo è il denaro piccolo di Jacopo II. Ricalca perfettamente quello di Ubertino cambiando ovviamente l'iniziale al dritto, ovvero la lettera I resa in una bella forma ornamentale. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Ben ritrovati, appassionati del regno di Westphalia! Prima di iniziare, vorrei scusarmi con tutti voi per la prolungata assenza ma negli ultimi giorni sono stato abbastanza indaffarato. Siccome questa discussione è un progetto a cui tengo molto e a cui ho dedicato particolari cure ed attenzioni, mi è sembrato più corretto posticipare il tutto anziché tirare via gli ultimi argomenti rimasti, abbassando la qualità complessiva del lavoro. Bene. Chiusa questa mia parentesi, direi di cominciare! Quest'oggi tratteremo gli ultimi sottomultipli di tallero rimasti, ovvero gli esemplari da 1/6, 1/12 e 1/24 di tallero. L'1/6 di tallero è sicuramente il più interessante. Di questa moneta esistono due tipologie che, come vedremo, differiscono in tutto: peso, purezza del metallo, zecca e disegno. Ma facciamo un passo alla volta. La prima tipologia venne coniata a Brunswick e Cassel dal 1808 al 1813 (saltando il 1811). Le rispettive zecche sono riconoscibili dalla sigla al rovescio: B per Brunswick e C o F per Cassel. Probabilmente vi chiederete perché mai una singola zecca abbia usato due sigle diverse. In realtà, non si ha ancora una risposta certa a riguardo. Personalmente, ipotizzo che la C volesse indicare una coniazione avvenuta realmente a Cassel, mentre la F una coniazione avvenuta (totalmente o in parte) in Francia. Ma, ovviamente, questa è soltanto una mia ipotesi, quindi prendetela come tale... Tornando a noi, la moneta in questione pesa 5,85 grammi d'argento 500 millesimi. Il dritto ricorda molto quello del 10 talleri in oro di 1° tipologia, con lo stemma coronato del reame di Westphalia. Il rovescio presenta, invece, due scritte. La prima, centrale, indica il valore nominale: “VI einen thaler”, ovvero “6 unità di tallero”. La seconda, circolare, rappresenta, invece, il valore effettivo della moneta. Difatti, possiamo osservare che la legenda reca: “80 stück eine mark fein iustirt”, traducibile in “Regolato come 80 unità di marco puro”. Ciò vuol dire che sarebbero state necessarie 80 di queste monete per raggiungere il corrispettivo di un marco d'argento puro. E, in effetti, è proprio così: 80 x 5,85 x 0,5 (purezza) = 234 grammi. Dunque, ricordando che un tallero di convenzione contiene 1/10 dell'argento di un marco puro, sarebbe stato più opportuno definire questa moneta come 1/8 di tallero. Invece, all'epoca si preferì tenere questa “discrepanza” tra valore nominale e valore effettivo... Passiamo ora alla 2° tipologia (coniata esclusivamente a Clausthal). Dal modico peso di 3,26 grammi d'argento 994 millesimi (lo stesso argento utilizzato proprio a Clausthal anche per la coniazione dei 2/3 di tallero), questo esemplare di 1/6 di tallero presenta un dritto identico alla tipologia precedente. Il rovescio, invece, ricorda molto lo stile dei 2/3 di tallero già trattati. Anche qui troviamo, infatti, il valore nominale campeggiante a caratteri cubitali, accompagnato da due legende circolari. Quella più interna (in senso antiorario) reca: “N D R F F silb”, un acronimo che starebbe per “Nach dem reichs fuss feine silber”. Sostanzialmente, ci dice che la moneta è stata battuta “a piede dell'Impero”. Ora che sappiamo bene a quale metodo ponderale fa riferimento la zecca di Clausthal, non dobbiamo più “spaventarci” di fronte a simili diciture. Diversamente dalla tipologia precedente, in questo caso valore nominale e valore effettivo combaciano. Calcoliamolo assieme: 6 x 3,26 x 0,994 x 12 (numero di talleri “di Lipsia” necessari ad ottenere un marco puro d'argento) = 233,3 grammi (ovviamente, un minimo margine d'errore è ammissibile). La legenda più esterna (in senso orario) presenta, invece, il classico “Koenig von Westphalen F P”. Le ultime due monete rimaste, personalmente, non mi hanno mai entusiasmato. Le tratterò, quindi, in modo rapido e un po' distaccato. L'1/12 di tallero venne coniato a Clausthal dal 1808 al 1810. Pesa 3,34 grammi ed è fatto d'argento 437 millesimi (possiamo considerarla tranquillamente una moneta in mistura). Se facessimo i calcoli, noteremmo che contiene un po' meno della metà dell'argento puro presente nell'1/6 di tallero di 2° tipologia (coniato sempre a Clausthal). Tuttavia, si tratta di quantità d'argento talmente irrisorie che, francamente, credo possano ritenersi trascurabili... Al dritto troviamo il monogramma HN coronato e, in basso, la C di Clausthal. Al rovescio, invece, osserviamo la scritta “12 einen thaler”, accompagnata dall'ormai classica legenda “Nach dem reichs fuss”. A concludere la sterile esecuzione, possiamo osservare un fiorellino ad ore 12, elemento decorativo tipico della zecca di Clausthal. Se notate, infatti, lo ritroviamo anche nei 2/3 di tallero e nell'1/6 di tallero di 2° tipologia. Eccoci, infine, arrivati all'1/24 di tallero, moneta coniata a Cassel dal 1807 al 1809. Anche qui possiamo trovare o la F o la C come simboli di zecca (la F è più comune). Il dritto è pressoché identico al precedente, sennonché la corona presenta dei festoni ai lati. Al rovescio troviamo, invece, un semplice “24 einen thaler”. Come potete voi stessi constatare, sono entrambe monete eseguite in modo alquanto banale e prive di chissà quale estro creativo... In termini generali, le monete trattate quest'oggi sono tra le più comuni del Regno di Westphalia e sul mercato viaggiano tra le decine e le centinaia di euro (dipendentemente dalle condizioni, ovviamente). Quindi, per una volta, si tratta di monete alla portata di tutti Bene. Anche per oggi abbiamo finito. Spero che abbiate gradito questo mio ritorno. Il prossimo appuntamento, purtroppo, sarà l'ultimo di questo lungo viaggio...3 punti
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Ciao a tutti. Desidero condividere con tutti voi una delle monete preferite della mia collezione: il raro giulio di Giulio II coniato a Bologna con conii attribuite a Francesco Raibolini chiamato Francia. Secondo Vasari (di cui non ci si può fidare in ogni dettaglio): Ma quello che gli dilettò sopra modo, fu il fare i conii per le medaglie, i quali da nessuno meglio che dal Francia furono fatti ne' tempi suoi, come apparisce ancora in alcune medaglie fatte da lui naturalissime della testa di Papa Iulio II che stettono a paragone di quelle di Caradosso. Oltra che fece le medaglie del Signor Giovanni Bentivogli che par vivo e d'infiniti principi, i quali nel passaggio di Bologna si fermavano, et egli faceva le medaglie ritratte in cera, e poi finite le madri de' conii, le mandava loro; di che, oltra la immortalità della fama, trasse ancora presenti grandissimi. Tenne continuamente mentre che e' visse la Zecca di Bologna; e fece le stampe di tutti i conii per quella, nel tempo che i Bentivogli reggevano; e poi che se n'andorono, ancora mentre che visse Papa Iulio, come ne rendono chiarezza le monete che il papa gittò nella entrata sua, dove era da una banda la sua testa naturale, e da l'altra queste lettere: Bononia per Iulium a tyranno liberata. E fu talmente tenuto eccellente in questo mestiero, che durò a far le stampe delle monete fino a 'l tempo di Papa Leone; e tanto sono in pregio le 'npronte de' conii suoi, che chi ne ha le stima assai, né per danari se ne possono avere.2 punti
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La visione di quest'ultima permette di capire perchè quella di Filippo Pellizzaro (discussione postata da me) è qFdC. Nel complesso quella di Pellizzaro ha un conio un pò stanco al rovescio, i cui effetti si notano nei dettali della figura al rovescio (ad esempio il viso). Quella di Pellizzaro è non circolata, ma qFdC in quanto non rappresenta il meglio che poteva uscire da una data coniazione (se si segue questa definizione di FdC). La tua moneta quindi, all'emissione, era di qualità eccelsa, migliore di quella di Pellizzaro. Vi sono però dei leggeri segni di circolazione che mostrano che la moneta anche se per poco tempo è passata di mano. Questi segni, seppur leggerissimi, si notano sulle zone più esposte della moneta (spalla, mano, punta della corona, ecc.). I fondi sono praticamente perfetti. Penso quindi che la conservazione sia tra lo Spl+ e lo Spl/FdC. Disquisire tra quale delle due sia la conservazione più opportuna credo sia complesso. La qualità del coniazione spinge nettamente verso lo Spl-FdC, il fatto che abbia dei residui che impediscono la visione di alcuni dettagli verso lo Spl+. Questione di lana caprina. Moneta eccezionale per qualità. Hai messo assieme veramente una bella collezione.2 punti
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Buonasera @petronius arbiter Non avevo letto questa discussione, a metà del 2012 non conoscevo il sito... ma negli anni ho seguito questa serie dedicata ai nativi d'America. In ricordo della scultrice che è venuta tristemente a mancare si potrebbe proseguire spiegando le restanti monete della serie dal 2013 fino al 2019. saluti miza2 punti
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Eccoci di nuovo qui. Come già anticipato, questo sarà l'ultimo appuntamento del nostro fantastico viaggio alla scoperta della storia e delle monete del Regno di Westphalia. Purtroppo, ci resta una manciata di monete da trattare, di cui solo una realmente interessante. Le altre, come vedremo, sono i classici “spiccioli” recanti al dritto il monogramma HN coronato e, al rovescio, il valore nominale. L'unica moneta (a mio avviso) degna di nota è il cosiddetto 24 mariengroschen. I cataloghi riportano una coniazione avvenuta sia a Brunswick (B) che a Cassel (F) ma, francamente, tutti gli esemplari che mi è capitato di osservare erano sempre e solo di Brunswick... La moneta pesa all'incirca 17,30 grammi ed è fatta d'argento 750 millesimi. Al dritto possiamo osservare il classico stemma reale coronato, accompagnato dalla legenda “Hieronymus Napoleon”. Tutto nella norma, sennonché, affianco alla Legion d'onore in basso, possiamo notare un elemento inusuale e alquanto criptico: “2/3 ST”. Si tratta di un'indicazione del valore della moneta ed è l'unico caso di moneta westphaliana a recare il proprio valore sia al dritto che al rovescio. Difatti, quella scritta sottolinea che lo scudo da 24 mariengroschen equivale ad un 2/3 di tallero. A dimostrazione di ciò, ricordando che il 2/3 di tallero ha un contenuto d'argento puro pari a circa 13 grammi, possiamo fare un veloce calcolo: 17,3 x 0,75 = 12,98 grammi. Al rovescio, invece, possiamo notare il valore nominale (“XXIIII marien grosch”) e più in basso la legenda “Nach d Leipz fus”, che sottolinea come questa moneta faccia riferimento al sistema ponderale in uso a Lipsia (come il 2/3 di tallero, d'altronde). Più in basso, troviamo la B maiuscola della zecca di Brunswick. Delle restanti monete, sinceramente, c'è veramente poco da dire. Sono monete estremamente comuni, specie in bassa conservazione. Solitamente vengono vendute nelle ciotole dei mercatini tedeschi a pochi euro ciascuna oppure si possono trovare in alcuni lotti di monete sfuse nelle aste di “serie B”. Onestamente, non sono nemmeno riuscito a trovare delle immagini decenti per gli esemplari da 1, 2 e 4 penny. Non avrò, quindi, il piacere di potervele mostrare ma vi assicuro che non vi state perdendo nulla di così clamoroso... L'unica foto carina che sono riuscito a reperire è quella di un mariengroschen, moneta in argento povero (mistura). Al dritto, presenta il monotono monogramma coronato di re Girolamo. Al rovescio, invece, troviamo il valore nominale (“1 marien gros”) accompagnato dall'immancabile “Nach dem reichs fuss”. Wow! Che fantasia... Il 4 penni è praticamente identico: sempre in mistura e con lo stesso disegno sia al dritto che al rovescio. Cambia soltanto un po' il diametro ed il peso (è una moneta più piccola del mariengroschen). L'1 ed il 2 penny, infine, sono in rame. Il dritto è sempre lo stesso e il rovescio è caratterizzato (guarda un po'...) dal valore nominale, riportato come “I (o II) pfenning scheide-müntz”. Tutti questi “spiccioli” vennero coniati a Clausthal solamente nei primi anni del regno. La loro produzione venne, infatti, interrotta già dalla fine del 1810. Perfetto! Con ciò, abbiamo definitivamente terminato. Spero vivamente che abbiate gradito questa mia piccola trattazione e mi auguro di avervi fatto appassionare un minimo a questa monetazione così di nicchia. Ovviamente, resto sempre a disposizione per eventuali domande o curiosità. Alla prossima, Luca2 punti
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Certamente che se ne può parlare, spero sempre che dai confronti nasca qualcosa di positivo (critiche, consigli, proposte) che possa tornare utile. Credevamo inizialmente di riuscire a condensare la monetazione papale in 4 volumi ma, nonostante il consistente numero di pagine dei 2 tomi già editi, appare evidente che si tratta di un obiettivo difficilmente raggiungibile. Purtroppo siamo costretti a rivedere l’organizzazione dell'opera in fase di stesura dei singoli volumi e pianificare numero dei tomi e loro contenuto non è facile; certo è che non vorremmo "tirarla per le lunghe " ma nemmeno tralasciare parte della monetazione, come quella da Pio VII in poi. vero è che i preziari già la includono, ma i MIR nascono con lo scopo di elencare le monete italiane dal medioevo all'unità d’Italia e, se proprio si deve derogare a tale linea editoriale, tanto vale farlo per abbondare, come nel caso del volume dei Savoia che arriva fino al 1946. Il buon Toffanin è alle fasi finali del terzo tomo, alle bozze. Purtroppo le limitazioni alla mobilità personale hanno ritardato i lavori e l’uscita del volume, prevista per fine maggio, è rinviata a fine agosto, in concomitanza con il convegno numismatico di Riccione. Se ci sarà......2 punti
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@ottone Così, senza sforzo alcuno, hai una nuova moneta nella collezione di Padova. E comunque è grazie a te che ho avuto l'occasione per spiegare la differenza tra i denari di padre e figlio. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Un denaro di Volrico, vescovo di Trieste, simile a quello postato a pag. 3 di questa discussione da @ak72 , ma con la porta al centro delle mura chiusa. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Buongiorno @paoloilmarinaio a me piacciono molto gli editti borbonici, (i decreti) apprezzo molto i contenuti, la carta, la filigrana, gli stemmi e i caratteri con i quali si scriveva. Ne posseggo una decina di quasi tutti i regnanti Borbonici. Il manoscritto postato da te è un atto giudiziario, come si evince dal timbro in basso della seconda pagina, forse un esproprio o un pignoramento. Questo, come gli atti notarili, sono documenti molto comuni. Purtroppo però non ti posso aiutare perchè anche ingrandendo l'immagine, la scrittura si sgrana troppo e non riesco a decifrare nulla. Mi dispiace. Ciao, Sergio.2 punti
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Buongiorno, scusate, non volevo essere maleducato. Sono stato solo imbranato. Ho inviato il messaggio per errore prima di scrivere il testo e caricare la foto. Grazie, Gianfranco2 punti
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Ciao, ho scansionato il libro e l'ho inserito nella Sezione Libri del Forum. Chi è interessato può eseguire liberamente il download. Saluti a Tutti Beppe2 punti
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Mi sembra che non ci sia molto da aggiungere: L. Licinio Lucullo ha già ben confrontato la sua moneta con gli stili noti di ogni variante. Tenendo conto che al R/ non sembrano esserci simboli, l’unica opzione è la 550/2b, anche se lo stile della crocchia di capelli sulla nuca è differente dal tipo noto. Non ho trovato immagini di questo conio differente. Però nella scheda manca(va)no le foto di due varianti. Di una, la 550/2f, forse ho trovato la moneta a cui il Crawford fa riferimento: “Berlin”. Grazie alla recente digitalizzazione dell’archivio del museo tedesco, online c’è questa: https://ikmk.smb.museum/object?lang=en&id=18228319&view=vs (che ho aggiunto al catalogo), anche se i curatori non sono nemmeno sicuri che lo sia mettendoci un bel punto interrogativo sulla scheda. Però si vede chiaramente che le trecce dei capelli sono dello stesso stile della 550/2d e 550/2e. Non rimane quindi che la 550/2a. Purtroppo qui l’immagine è pubblicata su un articolo dell’Alfoldi del 1966 “Commandants de la flotte romaine stationnée a Cyrene sous Pompée, Cesar et Octavien” in Mélanges … Carcopino. Tenendo conto che sul davanti della moneta di L. Licinio Lucullo non si comprende che simbolo ci sia (crescente ? o stella nel crescente ?) sarebbe da reperire quest’immagine (della 550/2a) per vedere il tipo di crocchia dei capelli.2 punti
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Non colleziono il tipo ma acquistare da un privato in Italia su eBay è sicuramente da evitare. Forse la ragione dell'invenduto è questa.2 punti
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Grazie dell'intervento @azaad---come scrivi non è facile valutare il rame del periodo...io un po' di pezzi li ho in collezione, ma ancora oggi tentenno e chiedo l'aiuto del forum per valutare...quello che citi tu è un 5 gran magnifico, venduto da Cavaliere e giudicato qfdc...anche se onestamente vista la moneta il fdc ci starebbe tutto....io ho questa in collezione presa l'anno scorso che si avvicina alla moneta da te citata, ma anche li' come giudicarla? io nel cartellino ho scritto spl/fdc...eccola2 punti
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Sulla falsariga della discussione che ho aperto nella sezione di Venezia, ho pensato di aprirne una anche qui riguardante le motivazioni e i modi per collezionare le zecche minori del Triveneto. Tra le motivazioni anche in questo caso c'è in primis un legame fortissimo con la storia locale. La maggior parte di questa collezione si colloca nel medioevo che nel nord-est è stato ricco di avvenimenti politici, bellici e sociali. Chi vive in una città del Veneto, del Friuli, del Trentino e del Sud Tirolo camminando trova ad ogni passo un pezzo di storia medievale. La struttura di molte città della zona è rimasta quella dell'epoca. Le mura circondano ancora molti di questi luoghi in ricordo delle lotte anche feroci che interessarono questi territori. E le monete ne sono una testimonianza viva. Il secondo aspetto che vorrei ricordare è quello artistico. E qui parliamo soprattutto delle zecche di Aquileia e Trieste. Le monete del periodo scodellato del XIII secolo sono tra le più belle rappresentazioni dell'arte incisoria in assoluto. Uniscono le doti artistiche italiche con quelle germaniche e danno luogo a piccoli capolavori. Un terzo aspetto da prendere in considerazione è la storia della politica monetaria. Questa è interessantissima nella monetazione di Francesco I da Carrara. Collezionando e studiando le sue monete si scoprono guerre monetarie, inflazione, corsi forzosi, imitazioni e altri trucchi che servivano al signore di Padova per finanziare le sue guerre con Venezia. Discorso simile si può fare per gli Scaligeri di Verona. Per quanto riguarda i modi di collezionare, ovviamente il primo è quello di collezionare le monete di una zecca. Nel caso di zecche che hanno emesso poche monete si può cominciare a raccoglire le varianti. E' una collezione molto specialistica, ma di grande soddisfazione. Poi si può collezionare una moneta per tipo. Ricordo che tutto il Triveneto era un'unica area monetaria e le monete di tutte le zecche circolavano in tutto il territorio, anche se alcuni piedi di riferimento erano differenti. Si può anche specializzarsi in un'unica moneta, ad esempio il grosso aquilino. La sua coniazione iniziò a Merano, ma ebbe enorme fortuna e molte zecche ne coniarono per conto proprio. E così via... Ovviamente ognuno poi deve trovare il proprio modo di formare la collezione. Una cosa è sicura. Non si annoierà mai. Soprattutto se lega la numismatica con la storia... Arka Diligite iustitiam1 punto
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Di primo acchitto non escluderei che la moneta originaria possa essere una didracma di Gela. Al dritto mi sembra di vedere la testa con briglie del cavallo al galoppo geloo. Chiaro che servirebbe un esame diretto della moneta.1 punto
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Io pure ormai compro solo in alta conservazione le Italiane... o comunque compro quando so che non potrò mai sostituirla con una migliore. Le mondiali le prendo il più delle volte fds ma quando magari mi capiterà la banconota che da straccetto vale 10-15 euro e magari il BB costa sui 100 euro so già a prescindere che non spenderò mai 100 euro per uno statarello che nemmeno colleziono e allora comprerò lo straccetto ?1 punto
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Ciao, in questo link trovi la scheda relativa su questa moneta: https://en.numista.com/catalogue/pieces35982.html1 punto
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Sono banconote d'occupazione italiana della Grecia, destinate alle Isole Jonie (Corfù, Cefalonia, Itaca, Zante, Paxo etc...) Furono messe in circolazione nell'aprile del 1942 e restarono in circolazione sino all'armistizio dell'8 settembre quando i tedeschi occuparono l'arcipelago.1 punto
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No, Stato Indipendente di Croazia (Nezavisna Država Hrvatska), entità statuale esistita del 1941 al 1945, nella zona dell'attuale Croazia e Bosnia. Teoricamente indipendente, ma praticamente sotto tutela italiana (aveva anche un re italiano, principe Aimone Savoia-Aosta, re col nome di Tomislav II), nella realtà dei fatti fu governato col pugno di ferro da Ante Pavelic, famigerato capo degli Ustascia, in maniera più feroce dopo lo sfaldamento italiano dell'8 settembre 43. Nella carta sotto è la zona rossa. Le aree verdi sono sotto occupazione italiana, quelle blu : tedesca quelle marroni : ungherese1 punto
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Altro 1931 con variante inedita, in vendita Asta Munzenonline : Asse spostato di 70° Ciao Beppe1 punto
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http://www.romancoins.info/CMK-Varus-Debate.html Ciao Illyricum1 punto
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Questo è un mocenigo di Leonardo Loredan. Rif.: Zub-Luciani 89.5 Massaro: P - C Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buongiorno, negli ultimi anni le serie TV e i film hanno spesso presentato personaggi con maschere più o meno inquietanti. Pensiamo ad esempio a Jason, a Saw l’Enigmista, a quella di Scary Movie… all’enigmatico Anonymous o alla faccia stilizzata di Mirò nella serie “La casa de papel”… e tralascio la maschera da clown perché ottenuta con il trucco. Tutte maschere di suo più o meno innocue o quasi buffe che però inserite in un contesto ad hoc mettono inquietudine perché nascondono il volto di chi le indossa e nella loro inespressività trasmettono tensione. Quasi una visione… tarantiniana!! Il mio nickname ne presenta una da sempre… la “maschera di Kalkriese”… una maschera inserita sotto l’elmo da un cavaliere che veniva utilizzata nelle parate (credo che in battaglia limitassero la visione per cui fossero evitate). Non avevo motivo per incutere timore ma mi piaceva quell’aria enigmatica che trasmette, quella sua inespressività sicuramente voluta… così come la trovo una piccola opera d’arte nella sua schematicità. Penso poi all’effetto psicologico che dovevano trasmettere, immaginandomi la scena di un gruppo di cavalieri romani che entra lentamente nel piccolo villaggio germanico e dall’alto delle loro cavalcature ti osservano, senza dire nulla, indossandole. Maschere in ferro rivestito in argento, per cui lucenti, indossate sotto l’elmo, a coprire il volto del cavaliere stesso, a non far trasparire le sue stesse emozioni.. Le maschere da cavaliere non sono comunque rarissime, ci sono giunti molti esemplari. Li usavano le popolazioni orientali e probabilmente i romani ne mutuarono l’uso. Ecco alcuni esemplari...1 punto
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Oramai ho abbandonato il collezionismo numismatico ma fa sempre piacere vedere questi bei pezzi. Complimenti!1 punto
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Potresti mostrare queste ipotetiche monete false così da capire insieme ad altri utenti di cosa si tratta. Personalmente, mi è capitato a volte di vendere oggetti (anche da poco) su eBay. Sotto una certa soglia di prezzo, non mi ci metto neanche perché sarebbero più le spese di spedizione ed il tempo perso che il ritorno economico. Quindi, piuttosto che svendere (o ricavarci pochi euro) secondo me ti conviene tenerla o, se preferisci, regalarla ad un amico o ad un nipotino, cugino, ecc.1 punto
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Avrei qualcosa anche dello Stato indipendente di Croazia (1941-1945)... queste sono piccole banconote da 1 kuna e due kune 1942.....1 punto
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Zecca di Aquileia Ottobono dè Razzi ( 1302 - 1315 ) Denaro - ag. - gr. 0,98 cat. Bern. 34 Prov. Numism. " Eugubium"- Gubbio ( PG )1 punto
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Buongiorno a tutti, Secondo voi il "ragazzo" com'è riuscito a inserire la R in quello spazio? ?1 punto
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..Visto che si è parlato di Bertoldo di Andechs Zecca di Aquileia Bertoldo di Andechs ( 1218 -1251 ) Denaro prov. ex " num. Eugenio Fornoni " Verona1 punto
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Repubblica di Venezia Antonio Venier (1382-1400) Grosso Argento D/ ANTO' (globetto) VENERIO (globetto) S (globetto) M (globetto) VENETI, S. Marco stante di fronte e il doge stante a d. reggono il vessillo, ai lati due stelle R/ (globetto) TIBI (globetto) LAVS (globetto) (globetto) 3 (globetto) GLORIA (globetto), il Redentore seduto in trono Rif.: Zub-Luciani 65.1; ex collezione De Wit Sotto il dogado di Antonio Venier il grosso subisce un'ulteriore perdita di peso. Vengono apportate leggere modifiche nel campo del dritto, due stelle, e l'introduzione della legenda al rovescio. Nel 1399, come scrive Stahl, venne presentato un progetto per rendere il grosso più moderno. Il progetto troppo moderno per i gusti dei veneziani venne scartato. Il grosso qui illustrato è frutto del secondo progetto, meno rivoluzionario, che venne accolto. Presenta al dritto il doge con un ritratto realistico, a differenza dell'emissione degli anni precedenti. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buona sera a tutti.... vedo che col passare del tempo qualche persona apprezza il lavoro fatto ...cioe' la differenziazione della rarita' in base alla conservazione; per la monetazione dei Savoia per la Sardegna penso che questo principio sia basilare....come trall'altro anche per altre tipologia di monete... per chi vorra' fare quattro chiacchere e scambiare pareri saro' a disposizione al convegno di Verona, allo stand n. 253 fila G Un ringraziamento e un caro saluto a tutti Riccardo Rossi1 punto
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Le questioni richiamate sopra impongono qualche ulteriore riflessione. Questi fenomeni monetari, ancorché di estremo interesse, non sono sempre facilissimi da comprendere nell'immediato come ricordato dal buon Dizzeta. Per questo vale forse la pena elaborare qualche concetto e vedere se calza al quadro generale, economico e valutario che ci siamo fatti per il periodo basso-medioevale : XIII-XIV secolo. Quando un sovrano voleva applicare una svalutazione a fini di profitto doveva semplicemente ridurre il contenuto di metallo delle nuove monete. Per fare questo aveva a disposizione o la riduzione di peso, oppure di contenuto di fino oppure ancora : entrambe. Questo procedimento gli assicurava la possibilità di produrre molte piu' monete dallo stesso marco o libbra di metallo prezioso (riducendo peso o fino si aveva la possibilità di produrre piu' monete per lo stesso quantitativo di fino/metallo prezioso utilizzato in precedenza). Questo significava altresi che poteva pagare un piu' elevato aggio di coniazione a tutti coloro che portavano metallo a fôndere alla zecca: non tutto il guadagno era quindi per il Signore. § Nel trattato De Moneta di Nicolas Oresme (1355) , il maggior trattato di economia monetaria del tardo medio-evo, viene esposta la teoria "realista" secondo la quale : "Alcuni uomini ritengono che ogni sovrano o principe, grazie alla propria autorità , possa alterare il valore della moneta corrente nel proprio reame , regolarlo a suo proprio volere e prendere qualsiasi profitto o guadagno ne derivi di conseguenza: altri uomini tuttavia sono contrari a questa opinione " (De Moneta capitolo I) Oresme era chiaramente tra gli uomini che confutavano tale teoria, sostenendo che la sovranità sulla moneta appartiene alla Comunità, non al principe, e si applico' a dimostrare che sebbene il re non riuscisse in fondo ad alterare il valore delle emissioni, la Comunità invece fosse invece in grado di farlo. Le idee di Orsme rimpiazzarono la vecchia credenza che un sovrano avesse il diritto esclusivo di fare qualunque cosa volesse con il denaro senza alcuna interferenza, mentre le idee di Oresme confutavano con forza questo credo, divenendo rapidamente una nuova ortodossia economica. Filippo IV ricorse a frequenti svalutazioni nella decade 1295 - 1305 per finanziare la sua guerra con l'Inghilterra ma i nobili francesi, con anche il supporto dei vescovi criticarono apertamente tali politiche e levarono piu' volte la loro voce contro tale pratica. Nella stessa INghilterra, temendo che Edward II ricorresse alla stessa pratica i nobili riuscirono addirittura a far espellere i Frescobaldi, consiglieri economici del sovrano per evitare che aiutassero il re nel progetto di svalutazione della valuta inglese riuscendo a sventare i piani del re. Neddless to say la guerra dei Cento Anni porto' a delle fortissime svalutazioni. All'inizio si battevano 60 gros tournois d'argento fino al marco. Nel 1342 Filippo VI aveva già abbassato il peso battendo 240 grossi al marco mentre nel 1355 si battevano 480 grossi al marco il cui contenuto di fino era sceso al 20% . Un altro modo di aumentare i guadagni del signore/principe era quello di aumentare i diritti di signoraggio : L'imperatore Massimiliano I nel 1485 riceveva 24 grossi per ogni marco lavorato nelle sue zecche. Nel 1488 tale percentuale era salita a 62 grossi e nel 1489 a 120 grossi ! Le zecche dell'imperatore erano resposnsabili per quasi un quarto del totale di tutte le e^sue entrate ! § Infine una parola sull'articolo ricordato sopra : Sargent & Velde, The big probem of small change, Princeton 2003. Dapprima scritto come articolo, basato su un articolo ancora anteriore, del 1999, il volume in realtà tratta di un modello matematico ove la mancanza di moneta spicciola determina un apprezzamento della moneta maggiore e si applica a determinare, matematicamente, il liveéllo di moneta spicciola ideale per un'economia. Essendo un modello matematico deve procedere prendendo come base alcune assunzioni e introducendo delle semplificazioni . Il risultato è che la realtà ricostruita dal modello è alla fine totalmente avulsa dal contesto reale socio-economico cui vorrebbe applicarsi e come tale di alcuna utilità pratica maxime per il contesto economico reale ove vale solo "quello che succede realmente" non quello che potrebbe succedere stanti alcune condizioni ; in pratica l'analisi si risolve in una prova di rigorosa analisi matematica ma con scarsissima influenza pratica. Soprattutto l'articolo/libro manca di una seria prospettiva storica che analizzi i fenomeni monetari dell'epoca che i due autori pretendono di replicare attraverso il loro astruso modello. Nonostante le fonti consultate siano molteplici e per di piu' in oltre sette lingue, dalé catalano al portoghese passando per l'italiano, francese, tedesco etc., le loro conoscenze numismatiche non sono esaltanti se , ad esempio definiscono petty coinage sia i grossi che i quattrini. Ora mentre tale definizione si applica certamente ai quattrini, per i grossi credo che piu' di un autore (numismatico) avrebbero qualcosa da ridire Piu' utile, anche se a volte un po' datati, ancora i vecchi studi di Carlo Cipolla, insuperato maestro di economia monetaria medioevale. Grazie a tutti per gli interessanti spunti emersi nella discussione . PS ricordo infine l'ottimo testo di Carlo Cipolla del 1956 che tratta questo specifico argomento : The problem of petty coinage e vorrei citare infine un working paper di Oliver Volckart : The Big Problem of the Petty Coins’ and how it could be solved in the Late Middle Ages , London School of Economics, Feb 2008 che espone una severa critica del libro di Sargent e Velde e di come abbiano male interpretato il fenomeno. Ho trovato questo testo stamattina il testo di Volckart che non conoscevo in precedenza e ho visto che esprime delle critiche piuttosto severe al lavoro di Sargent e Velde, sostenendo che abbiano male interpretato il pensiero di Cipolla affermando che la svalutazione della moneta "piccola" rispetto alla "grande" fosse un fenomeno continuativo e ripetitivo mentre Volckart sostiene abbia natura solo eccezional nel Medioevo. Ho constatao con una certa sorpesa che alcunedelle critiche mossi da Volckart collimavano con i rilievi espsoti da me sopra.1 punto
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