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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/14/20 in Risposte
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Facciamo un piccolo giochino...Pensate a una classica battaglia in stile giapponese tra due feudi nemici, come quelle che si vedono in alcuni film e serie TV. L'avete pensata? Beh...Scommetto che buona parte di voi ha sognato una battaglia con gli eserciti costituiti principalmente dai famosissimi guerrieri samurai, ma la realtà storica era ben diversa. Pertanto, in questa discussione analizzeremo un'ossatura "sconosciuta" degli eserciti giapponesi feudali: i fanti ashigaru. L'origine degli ashigaru Gli ashigaru, letteralmente "piedi leggeri", furono fanti impiegati nei conflitti del Giappone feudale dalla casta dei samurai. Qual è l'origine di questi fanti? Per rispondere a questa domanda bisogna dare uno sguardo alle origini dei samurai...Inizialmente i samurai servirono principalmente come arcieri a cavallo, tanto che i primi racconti non menzionano nemmeno le spade ed elogiano l'abilità con l'arco. La fanteria appiedata era costituita principalmente da agricoltori arruolati, non addestrati ed equipaggiati con i loro strumenti agricoli convertiti ad armi. Considerati dei non soldati, gli agricoltori arruolati non erano pagati e guadagnavano di razzie e bottini. Fu così che nacquero i primi nuclei di ashigaru. I contadini si resero presto conto che combattere le guerre poteva renderli più ricchi, e molti rinunciarono all'agricoltura per diventare fanti negli eserciti dei vari feudi. I primi racconti descrivono gli ashigaru come elementi pericolosi, mercenari, inaffidabili, ribelli e con un alto tasso di diserzione. È per questo motivo che gli ashigaru sono quasi sconosciuti, proprio perché gli scrittori giapponesi erano più interessati a scrivere storie sui samurai che ai mercenari contadini. Il culmine dello scempio fu il saccheggio e la distruzione di Miyako (l'odierna Kyoto) durante la guerra Ōnin (1467 - 1477). Nel periodo Sengoku (1467 - 1603) il modo di combattere cambiò dai numerosi duelli singoli al confronto tra formazioni disposte in ranghi. Pertanto, gli ashigaru diventarono la spina dorsale di molti eserciti feudali, trasformandosi a fanti semi - professionali ed equipaggiati. L'equipaggiamento degli ashigaru Come specificato precedentemente i primi ashigaru non avevano nessuna armatura e utilizzavano i vari strumenti agricoli come armi. Con l'inasprirsi delle guerre e il cambio del modo di combattere, i vari capi feudali iniziarono a equipaggiarli con armi migliori e armature economiche. Spesso erano armati con una lancia (yari) o un arco (yumi), ma molti portavano anche una spada (uchigatana) come arma da combattimento ravvicinato. Essenzialmente era una spada economica "usa e getta"; e la famosissima katana è un'evoluzione proprio di questa spada. Nel XVI secolo gli ashigaru furono equipaggiati anche con i tanegashima-teppō, un archibugio derivato da quelli portoghesi. Approfondiremo l'utilizzo delle armi da fuoco nella parte successiva. Per quanto riguarda l'armatura poteva consistere in un cappello conico (kasa), pettorali (dō), delle maniche rinforzate (kote), gambali (suneate) e cosciali (haidate). Il cappello conico poteva essere sostituito anche da un classico elmo giapponese (kabuto) o un cappuccio (tatami zukin). Nel periodo Sengoku la richiesta di armamenti aumentò a causa dei sempre più crescenti eserciti di ashigaru, aumentando così la produzione di elmi e armature semplici come la tatami. Inoltre, gli ashigaru, così come i samurai, portavano lungo la schiena un'asta con in cima uno stendardo chiamata sashimono, con lo scopo di facilitare l'identificazione durante la battaglia. Immagine da sinistra verso destra: cappello conico "kasa"; disegno recente di un gruppo di ashigaru; armatura di tipo "tatami" L'arrivo delle armi da fuoco I giapponesi utilizzavano armi da fuoco già da oltre due secoli, ma si trattava di rudimentali schioppi e cannoni derivati da modelli cinesi arcaici e superati. Come si arrivò a produrre un archibugio simile a quello portoghese? Devo dire che la storia è alquanto...bizzarra. Nel 1543 una nave cinese diretta verso l'isola di Okinawa con a bordo degli avventurieri e mercanti portoghesi fu costretta a ormeggiare nell'isola di Tanegashima a causa di una tempesta. La nave venne sequestrata e il signore dell'isola, Tanegashima Tokitaka, entrò in possesso di due archibugi. Capite le potenzialità di queste armi, Tokitaka affidò i due archibugi al suo armaiolo di fiducia, ma questo non riuscì a riprodurre il complesso scodellino dell'archibugio. Il problema si risolverà l'anno successivo, quando i portoghesi tornarono a Tanegashima portando un loro armaiolo che venne messo a servizio del daimyo dell'isola. Negli anni successivi la famiglia Tanegashima passò l'idea al potente clan Shimazu, ma in breve tempo anche altri clan si appropriarono dell'invenzione. La diffusione fu rapida e in soli 10 anni furono prodotti circa 300000 tanegashima-teppō. I samurai non disdegnarono l’uso degli archibugi, ma non si adattavano nel loro stile di combattimento. Per risolvere questo inconveniente i daimyō iniziarono a dotare i propri ashigaru con le nuove armi, anche perché richiedevano scarso addestramento per essere impiegati rispetto agli archi che servivano tanti anni di pratica. Il vantaggio degli archibugi fu decisivo durante la fine del periodo Sengoku. Un esempio è la battaglia di Nagashino (1575) dove i fucilieri ashigaru, appartenenti alla coalizione tra clan Oda e Tokugawa, vennero posizionati strategicamente da Oda Nobunaga e falciarono la temuta cavalleria del clan Takeda con colpi incessanti. Dopo la battaglia, il ruolo degli ashigaru negli eserciti venne riconosciuto e divennero un elemento essenziale pari ai samurai. I fucilieri ashigaru verranno utilizzati anche nelle invasioni della Corea nel 1592 e nel 1597, con un rapporto tra fucili e archi di 2:1 alla prima invasione e uno di 4:1 durante la seconda. Immagine da sinistra verso destra: stampa del periodo Edo con fucilieri ashigaru; stampa del periodo Edo che raffigura degli ashigaru indossare i "mino" sotto la pioggia. La fine degli ashigaru Con l'inizio dello shogunato Tokugawa (1603 -1868) l'arruolamento degli ashigaru iniziò subito a cadere in disuso. Sempre durante gli inizi del periodo Edo gli ashigaru rimanenti, oramai diventati professionisti, vennero considerati parte della classe samurai, nettamente più importante e prestigiosa, in alcuni feudi, mentre in altri rimasero tali. Così finì l'utilizzo dei "piedi leggeri", che da contadini mal equipaggiati e rozzi si trasformarono nel corso del tempo in fanti ben riforniti e disciplinati. Riprendo una bella frase finale su un sito storico straniero che rispecchia un po' tutta questa discussione: quando diciamo la parola samurai, non ci rendiamo conto che stiamo anche dicendo ashigaru. Spero che la discussione sia stata di vostro gradimento! Per qualsiasi dubbio o informazione scrivete pure! Alla prossima Xenon97 Gruppo di rievocatori vestito da ashigaru marciano in parata come parte della rievocazione della Battaglia di Sekigahara.5 punti
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Buonasera, Il 17 marzo 1861 nasceva il Regno d'Italia: la proclamazione avvenne in questa giornata da parte del primo Parlamento italiano. Posto il mio 5 Cent. 1861 VITTORIO Emanuele II Moneta comune ma che a me piace molto. ?5 punti
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Ciao, infatti come ho scritto la tecnica del FS si è diffusa negli ultimi decenni del 1800 pertanto è comprensibile che una minima parte della monetazione di Umberto I sia stata coniata in FS. Anche nei primi anni di Vitt.Emanuele III ( in particolare la serie Araldica Oro/Argento ) sono state coniate monete in FS. Successivamente però, per non ben specificate problematiche, non si trovano più monete coniate con tale metodica ( o meglio non ne ho più viste). Addirittura i 100 L. Vetta e Fascio furono "sabbiate". Posto il L.1 1899 FS che ho in collezione. Ciao4 punti
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buonasera anche io voglio dare il mio contributo con una moneta significativa tra le mie,per me l'aquila sabauda ha un certo fascino3 punti
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ciao a tutti l'ipotesi di successione dei massari da Dandolo sino a venier incluso e Tommaso Mocenigo è completa e "tiene". Steno: credo i massari elencati nei vari testi (incluso il tuo Andrea) sia completa ma sono straconvinto che manchino le varianti con punto dei massari di almeno due tra le iniziali F, C e z. quello che riscontro è che le iniziali senza punto coprono il periodo da inizio dogato sino al maggio del 1407 senza problemi ed in linea con le durate medie dei massari in carica, poi con la successiva svalutazione le restanti varianti col puntino sono troppo "poche" a meno che i massari siano stati in carica per periodi di 4 anni in media ma ciò è in contrasto con tutto quello che hanno fatto prima e dopo (purtroppo è il periodo dal 1400 al 1415 in cui abbiamo un enorme buco di documentazione ufficiale). Altra questione della P con stella coniata sotto Tommaso Mocenigo, che il CNI menziona ma assente ad esempio nella collezione Bottacin, qualcuno ha mai visto un esemplare ben coniato? Io sono dell'idea che sia in realtà una B usurata o mal coniata (gli esempi non mancano di certo) ma finchè non vado al correr/museo romano non ne avrò la certezza.3 punti
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Posto il Tallero 1896 per l'Eritrea che mi ricorda mio padre quando ebbe l'dea di farsi crescere i "baffoni". Qualcuno disse che assomigliava a Re Umberto, gli amici invece cominciarono a chiamarlo "Stalin" ? Avevo in collezione un altro Tallero un pò bruttino e quando lo vidi me ne innamorai. Solo che non me lo potevo permettere, quindi proposi uno scambio con un certo numero di marenghi ed il venditore accettò. La moneta mi piace molto, anche se con l'attuale impennata dell'oro, non penso di aver fatto un affare. Ciao a Tutti, Beppe3 punti
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Ovviamente, la cosa che più colpisce e’ la parola FRANCIA. In effetti, quando ho visto questa moneta sono rimasto subito molto colpito dall’esergo. Francia? Ma come Francia? Non siamo troppo in anticipo sui tempi??? Da come ho letto, il termine "Francia" venne impiegato per la prima volta in forma ufficiale a partire dal 1190, quando Filippo Augusto iniziò ad essere denominato, nei documenti, con la formula di rex Franciae invece di rex Francorum. In questa moneta, però, siamo in anticipo di quasi 900 anni. Siamo infatti intorno all’anno 310, poco prima della battaglia di Ponte Milvio del 312. In generale gli studiosi moderni concordano nel ritenere che l’identità dei Franchi sia emersa nella prima metà del III secolo (menzione nella Historia Augusta) dall’unione di vari gruppi minori come i Salii (forse il nucleo originale dei Franchi), i Sigambri, i Camavi, i Bructerii, i Catti, i Cattuarii, gli Ampsivarii e i Batavi (tutti popoli di origine germanica). I Franchi all’epoca erano stanziati nell’area del basso Reno, nelle zone immediatamente ad est di esso, all’incirca dalla città di Colonia fino all’area costiera del mare del Nord. Era quindi una federazione di popoli che erano stanziati abitualmente oltre il limes, ovvero al di fuori della Gallia romana. Per quanto riguarda i contatti con Roma, fino a quel momento i Franchi appaiono nelle fonti annalistiche talvolta come alleati e talvolta come nemici. Tuttavia, nel 306 i Franchi riuscirono a spingersi in territorio romano fino alla Schelda (nelle odierne Fiandre), minacciando anche la sicurezza della Manica, Con la morte di Costanzo Cloro il 25 luglio del 306 , il sistema tetrarchico andò in crisi: Costantino, figlio di Costanzo Cloro, fu proclamato “augusto” dall'esercito di Britannia. La sua elezione era avvenuta secondo un principio dinastico, che era in contrasto con il principio "meritocratico" della Tetrarchia voluta da Diocleziano. Galerio, tuttavia, non vedeva chiaramente di buon occhio l’ascesa di Costantino (di cui comprendeva e temeva le mire) ed era fermamente intenzionato a fare rispettare la successione tetrarchica. Pertanto, offrì a Costantino il titolo di “cesare”, lasciando che fosse invece Severo ad assumere il titolo di “augusto” (Severo era stato infatti “cesare” di Costanzo Cloro a Occidente). Costantino si era sin da subito insediato a Treviri (Augusta Treverorum), da dove le frontiere della Gallia, sarebbero state meglio controllate. Qui rimase per i sei anni successivi, trasferendovi la propria corte imperiale e trasformandola nella propria capitale come risulta anche dall'imponente costruzione dell'Aula palatina, fatta erigere dal padre e completata da lui nel 310 Durante questi anni, non solo rafforzò le difese di questi territori contro le continue incursioni dei barbari, ma potenziò le armate alle sue dipendenze, aumentandone gli effettivi con la creazione di nuove legioni. Poco dopo questi fatti, probabilmente approfittando del caos che regnava a Occidente (dove emergeva la figura di Massenzio, proclamato augusto a Roma dai militari e dai cittadini), i Franchi e gli Alamanni avevano operato incursioni in territorio romano lungo il tratto di frontiera affidato a Costantino. Questi progettò una campagna militare in territorio germanico per affrontare non solo i Franchi, ma anche gli Alamanni, stanziati subito a sud di essi, in particolare nel cuneo formato dal tratto iniziale del Reno e del Danubio (i vecchi Agri Decumates). Nel corso delle operazioni militari egli ottenne importanti successi riuscendo a battere pesantemente sia i Franchi che gli Alamanni e per due anni successivi gli fu assegnato il titolo di Germanicus Maximus (307 e 308). Le campagne militari si conclusero con successo nel 310. Numerosi furono quelli tra i barbari uccisi, fatti prigionieri o schiavi. Si dice che Costantino (Eutropio, Breviarium ab urbe condita X, 2) riuscisse a catturare il re di entrambi i popoli che vennero dati in pasto alle belve durante i giochi gladiatorii, insieme agli altri prigionieri. Con questa moneta Costantino volle celebrare la vittoria sui Franchi che, come abbiamo visto, avevano allora già un loro regno come testimoniato da Eutropio che parla di “captisque eorum regibus”, in riferimento non solo ai Franchi, ma anche agli Alemanni. In effetti, questa moneta fa il paio con quest’altra: E’ del tutto simile, solo che in esergo vi e’ scritto ALAMANNIA Le personificazioni della Francia (in verità quasi identica a quella della Alamannia) mostra una figura femminile in atteggiamento dimesso, oserei dire triste, con quella immagine del capo sorretto dalla mano destra e del gomito appoggiato sul ginocchio destro flesso. Interessante il copricapo, che mi ricorda quasi un berretto frigio, analogo a quello indossato dalla Marianne che personifica ancora oggi la Repubblica francese e rappresenta la permanenza dei valori fondanti lo stato ossia Liberté, Égalité, Fraternité che si richiamano alla Rivoluzione Francese (tralaltro, il cappello frigio era il simbolo dei giacobini). La prima raffigurazione di quella che successivamente verrà identificata con la Marianne è nel celebre quadro La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix (1830). Ovviamente, questa del cappello frigio e' una mia semplice personale osservazione. La zecca e’ quella di Treviri. E non stupisce. In effetti Treviri, durante la prima Tetrarchia, era stata sede di Costantino, sia come Cesare, sia come Augusto. La titolatura e’ CONSTANTINVS P F AVG: le guerre contro Franchi e Alamanni si concludono nel 310 e Costantino era già augusto dalla metà dello stesso 310, titolo che si era ripreso dopo aver eliminato Massimiano. Intorno alla metà del IV secolo la federazione dei Franchi fu di nuovo protagonista di diverse incursioni in territorio gallico, condotte a partire dalla loro area d'insediamento presso il Reno nonché ad azioni di pirateria lungo la costa. Nel 342 furono respinti da Costanzo II. Ancora quest'ultimo, insieme a Giuliano (allora ancora Cesare) nel 358 li respinse a fatica. i Franchi arrivarono ad occupare la Toxandria, la regione tra la Mosa e la Schelda. Giuliano, infine, li sconfisse lasciandoli però in possesso del territorio che già occupavano in qualità di foederati dell'Impero romano. I Franchi sono ora all'interno del limes. Scusate gli errori tecnici (sono un po' stanco). Spero di non avervi annoiato. Buona notte da Stilicho3 punti
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Buona sera a tutti, Apro la presente discussione solo per mostrarvi un dupondio di Antonino Pio. Lo acquistai durante una delle numerose fiere numismatiche molti anni fa. Pur non collezionando romane, trovo assai affascinante la patina della moneta in oggetto! Un saluto.2 punti
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@sandokan Mi trovi perfettamente d'accordo, mi sono lasciato prendere un po' la mano, ringrazio il curatore, che ha permesso qui la nostra permanenza, e continuiamo con l'oggetto/soggetto della discussione. Saluti Alberto2 punti
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Rappresenta un augurio all'imperatore, perché fosse in grado di garantire benefici per il futuro per l'intero popolo romano, la Provvidenza è la personificazione divina dell'abilità di prevedere il futuro.2 punti
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Buonasera, @mariarosaria, moneta interessante la tua. In attesa di pareri più validi, ti invito a leggere se ti fa piacere, questa discussione, dove abbiamo iniziato un tentativo di classificazione Varianti. ? Saluti Alberto2 punti
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Confrontala con questa: https://www.zeno.ru/showphoto.php?photo=392382 punti
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Quella con Volchero benedicente l'ho solo vista in foto. Invece la maggior parte dei Volchero con l'aquila ha il libro chiso. Saccocci che ha fatto uno studio sui coni di questa emissione, se ben ricordo, cita un solo conio il C/8 con il libro aperto. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Le Schede italiane mostrano solitamente al verso immagini pubblicitarie delle Aziende che le hanno commissionate, oppure serie tematiche anche molto belle dedicate a Monumenti, Musei, Animali, ecc. A me interessano particolarmente quelle che ricordano avvenimenti storici, collettivi, temi umanitari, ecc. : ne mostro una che si riferisce ad una Campagna umanitaria che ebbe luogo in Albania, con l'accordo del Governo locale. La Campagna prese il nome di Italfor "Pellicano", durò dal 1990 al 1993 e vide l'impiego di 800 uomini, tra cui anche contingenti della Marina e dei Carabinieri.2 punti
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Un paio di schede pubblicitarie della Benetton, una sensibilizzazione contro il razzismo : sul tema ne vennero prodotte anche altre.2 punti
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Oggi vorrei mostrarVi la differenza tra il libro chiuso e il libro aperto nelle emissioni del patriarca di Aquileia Volchero (1204-1218). L'emissione è quella con l'aquila. La prima moneta sulla sinistra ha il libro chiuso (rif.: Passera-Zub 28), la seconda ha il libro aperto (rif.: Saccocci C/8). Arka Diligite iustitiam2 punti
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Io me li ricordo. I primissimi a prenderle insieme ai gettoni erano questi: Anche perchè all'epoca erano troppo poco diffuse per fare da valuta d'emergenza durante le ondate inflattive degli anni '70 e '80 come i loro colleghi gettoni2 punti
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Volevo aggiungere ai precedenti interventi alcune osservazioni in risposta alle domande di Ictino. L'argento non si ossida né all'aria secca né all'aria umida, né a freddo né a caldo, e per questa ragione entra a far parte del gruppo dei metalli nobili. Il metallo annerisce quando è esposto all'ozono che lo trasforma in ossido Ag2O, che a temperatura ambiente appare come un solido cristallino di colore grigio-nero, insolubile in acqua. Anche l’acido solfidrico annerisce l’argento trasformandolo in solfuro Ag2S di colore nero, che si forma anche all’aria contenente tracce di composti dello zolfo come l’anidride solforosa presente nell'atmosfera urbana. Pure i cibi contenenti composti dello zolfo generano dei marcati annerimenti dell'argento a causa della formazione superficiale di solfuri (es. patina uovo). Un altro prodotto di ossidazione che si forma sulla superficie di monete d’argento per azione dei cloruri nel suolo o del cloro presente nell’atmosfera di località di mare è il cloruro d’argento AgCl, un solido cristallino di colore bianco che sulle monete appare grigiastro/bruno. La colorazione dei prodotti di trasformazione superficiale dell'argento responsabili della patina di una moneta può essere quindi quella scura del solfuro e, raramente, dell’ossido oppure quella biancastra/grigiastra del cloruro. Responsabili di altre colorazioni sono quelle caratteristiche dei prodotti di ossidazione del metallo presente nella lega, generalmente il rame, che appaiono in alcune zone come su questo denario. E anche la patina del metallo in lega va rispettata.2 punti
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1935 Francia - 5 Franchi in nickel Con le stesse dimensioni (Ø 31 mm.), ma logicamente con diverso peso, questa moneta fu prodotta anche in alluminio/bronzo ed in alluminio. Le monete in nickel (12 gr. emissione 1933-1939) furono demonetizzate e ritirate nel 1939 poco dopo lo scoppio della guerra. Le monete in alluminio/bronzo (12 gr. emissione 1938-1947) rimasero in circolazione sino al 1949. Le monete in solo alluminio (3,5/3,75 gr. emissione 1945-1952), che con l'introduzione del "nuovo franco" nel 1960 diventarono solo 5 centimes, furono demonetizzate nel 1966. Le mie tre monete: quella in nickel in questo post, le altre le rivedremo nei prossimi anni.2 punti
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Salve a tutti. Abbiamo già discusso varie volte riguardo la circolazione monetaria dei primi del '900; più di una volta è stato ribadito il concetto degli scudi che venivano utilizzati quasi solo per grandi transazioni e che comunque in quegli anni non circolavano più, sostituiti dalle banconote. Eppure, credo di aver trovato una fonte dell'epoca che sembra dimostrare ben altro. Si tratta nientemeno che di un passo del Giornalino di Gian Burrasca, di Vamba (pseudonimo di Luigi Bertelli), pubblicato a puntate tra il 1908 e il 1909, ed ambientato tra il 1905 e il 1906. Ebbene, per nostra sorpresa, c'è scritto testualmente in una pagina: [...] 19 ottobre Stamani Luisa mi ha condotto in camera sua, mi ha baciato e con le lacrime agli occhi mi ha regalato un bello scudo d'argento dicendomi, come al solito, di esser buono, di non fare sciocchezze, perché in casa col da fare che c'è per i preparativi dello sposalizio nessuno può badare a me... L'ho sempre detto io, che Luisa è la migliore di tutte. Ho preso lo scudo e via, a mettere in esecuzione la mia idea. Ho comprato dodici razzi col fischio, sei candele romane, otto tippi-tappi, quattro belle girandole e altri fuochi artificiali tutti svariati, coi quali festeggerò gli sposi la sera del matrimonio, in giardino. [...] Naturalmente, è fuori discussione il fatto che Gian Burrasca aveva una famiglia borghese dalle abitudini e dalle possibilità economiche ben diverse rispetto a quelle della maggioranza delle persone. Nè, tantomeno, mi interessa in questa sede discutere riguardo il potere d'acquisto di uno scudo in quegli anni o del suo valore attualizzato. Quello che trovo assai significativo è il fatto che, in questo passo qualsiasi di quel libro per ragazzi, venisse considerato lo scudo come una moneta ben nota al pubblico giovane di allora, e quindi senza bisogno di ulteriori spiegazioni (neanche di indicarne il valore facciale). Ma, soprattutto, sembra mostrare chiaramente che allora recarsi in un negozio in città (in questo caso Firenze) e fare acquisti pagando con un singolo scudo fosse una cosa magari non comunissima, ma perfettamente normale: ovviamente, non poteva che trattarsi di uno scudo di un sovrano precedente e quindi coniato almeno una trentina d'anni prima. Forse è un po' poco, ma mi sembra che porti a dover necessariamente rivedere i "preconcetti" che avevamo sulla circolazione monetaria di quel periodo. Il tutto si sposa poi perfettamente con il fatto dello scudo del 1911 per richiedere il quale occorreva fornire uno scudo vecchio, ed apre nuove possibili considerazioni sullo scudo del 1914, che evidentemente non era poi così avulso dalla circolazione, come tipologia monetale.1 punto
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Anche oggi e' arrivata una savoia da inserire in collezione : Vittorio Amedeo II (secondo periodo, 1680-1730) - Grano - 1717 (Palermo) - CU NC MIR 901l Senza sigle1 punto
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Davvero gentilissimo e disponibilissimo! grazie ancora^^1 punto
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Pubblico il mio tari del 1798 con la stessa variante di @mariarosaria Foto fatte di fretta con il cellulare. Scusate se non sono granché1 punto
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Sembrerebbe questa del link, quantomeno ci somiglia moltissimo: https://www.zeno.ru/showphoto.php?photo=238163 ma in ogni caso sarà una di queste: https://www.zeno.ru/showgallery.php?cat=103601 punto
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Se la scritta non era così evidente l'avrei presa anch'io, questo di seguito è un biglietto che ho cambiato una quindicina di anni fa, anche se successivamente me ne sono pentito… al retro c'e' uno scritto di un prigioniero italiano nel campo di Konigsbruck, uno scritto che non deturpava la zona stampata. Questo sarebbe stato un giusto compromesso tra storia e banconota, "esteticamente" il biglietto è salvo, secondo il mio punto di vista naturalmente.1 punto
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Buonasera, @sandokan, sono anche io attratto dai messaggi umanitari, infatti amo molto le monete emissione IFAD FAO, e ne ho anche di schede telefoniche con lo stesso diciamo soggetto.. ? Saluti Alberto1 punto
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falla vedere dal vivo a qualche esperto: conoscente collezionista, commerciante, convegno numismatico. Ma parti dal presupposto che è probabilmente ok1 punto
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Ciao Tiberius. Gettoni direi di no, in quanto non sono sostitutivi della moneta in corso legale né danno diritto all'acquisto di beni o ad usufruire di qualche servizio. A mio avviso sono Medaglie, frutto per altro di una mera iniziativa commerciale, diciamo quindi "senz'anima". Come bene-rifugio , infinitamente meglio allora acquistare delle sterline, facilmente realizzabili in caso di bisogno e incassandone il controvalore di "oro monetato" , superiore a quello del metallo.1 punto
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Non ringraziare me, ringrazia gli utenti che hanno messo in piedi questo lavoro! ?1 punto
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Per chi volesse approfondire lo studio dei solidi consiglio i libri di G. Depeyrot, Les monnaies d'or de Diocletien a Constantin I (284-337) e Les monnaies d'or de Constantin II a Zenon (337-491), integrati da un terzo volume con tutte le provenienze delle monete citate. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Canzone, dal mio petto le mie ragion cortesemente porta, nel nome di quel sol che mai tramonta, per Satana gran onta. Di Michele la sacra spada risorta il cuor gentile esorta e sulla testa oscena dell' infido perverso il bardo affonda. Ora usciamo di scena, Dolce Canzone che cavalchi l'onda.1 punto
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Ultima mia riflessione, è tardi e non vorrei andare fuori dal seminato.. ? Strumenti per la comunicazione con doppio utilizzo, prima perché permettevano di accedere alla telefonata quindi comunicazione verbale e la seconda comunicazione era quella visiva, tramite i messaggi che riportavano. Il cerchio si chiude, riconducendo al potere liberatorio e di comunicazione proprio della moneta. Buona notte e scusate le mie riflessioni Notturne.. ?1 punto
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Africa occidentale francese e Togo. Il Togo ancora esiste, ma l'AOF non più.1 punto
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complimenti a tutti per i vostri mezzi tornesi.ne posto uno mio del 36 un po' strano1 punto
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L'unica particolarità di cui sono a conoscenza è che sebbene sia possibile che nel 1965-66-67 le monete siano state coniate in tutte e tre le zecche operative, i marchi di zecca sono stati rimossi per cercare di fermare l'accaparramento da parte dei collezionisti, poiché erano anni di penuria di moneta spicciola. Per il resto, è una moneta comune, coniata in oltre 136 milioni di esemplari, che in questa conservazione vale il facciale, essendo tuttora in corso legale come tutte le monete statunitensi. Ma se tu conosci qualche altro motivo che la renderebbe particolare, aspetto di conoscerlo anch'io petronius1 punto
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Finalmente ecco il bozzetto del primo 2€ Vaticano, dedicato al 100° anniversario della nascita di Giovanni Paolo II Veramente bella, non vedo l'ora di averla https://www.numismatica-visual.es/2020/05/el-papa-juan-pablo-ii-en-2-euros-conmemorativos-2020/1 punto
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taglio 5 cent paese Lussemburgo anno 2019 tiratura 50.000 condizioni bb++ città Milano Note News!!1 punto
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Slittamento e doppia battitura sono la stessa cosa. È un mero difetto di coniazione, di nessun interesse: le monete sono rare se è il conio ad avere un dettaglio "unico".1 punto
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Sono ignorante sull'argomento, devo dire che a me sembra un fiore: (da https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=442&lot=298 )1 punto
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Quasi me ne ero dimenticato di possedere questa doppia carta valore con relativa appendice, emessa dalla Repubblica Italiana nel 1976 per commemorare il 450° Anniversario della Morte di Vittore Carpaccio, autore nel 1502 di un dipinto a tempera su tavola, facente parte di un trittico sul celebre Santo e conservato presso la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni a Venezia, di cui l'emissione filatelica ne riproduce le fattezze ...1 punto
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Il Gruppo di Quelli del Cordusio nasce qui su Lamoneta 10 anni fa, a Pistoia con una Conferenza ho ricordato i vari momenti chiave di questo viaggio che e’ stato lungo da raccontare e magari un giorno posterò anche le slides di Pistoia per tutti. Si, il Gruppo e’ aperto, senza vincoli, ha un suo manifesto programmatico con scopi e ideali a cui aderire ma tutti possono contribuire con un apporto a vario titolo e anche una tantum. Rimanendo sul solo Gazzettino e lasciando da parte ora le varie iniziative ed eventi fatti negli anni, oggi da gennaio 2017, abbiamo 6 Gazzettini pubblicati, un numero 7 quasi pronto, 33 autori diversi fino al numero 6, quasi totalmente lamonetiani, 63 articoli fatto più rubriche ed editoriali. Nel prossimo numero 7 avremo un nuovo giovane che scrive, ma anche nuovi autori affermati, avremo la prima ragazza che scrive sul Gazzettino, io non so per voi ma vedere crearsi tutto questo nel tempo crea fiducia, speranza, anche gratifiche...e’ bello vedere questo numero 7 sempre più ricco di pagine, sempre più vario, sempre più con passione...svilupparsi e prendere forma. Per me la numismatica e’ anche questo, una forma di volontariato culturale, teniamo poi presenti i due speciali molto pesanti fatti da noi, uno il Catalogo del Museo di Monete in Ambrosiana a Milano, un unicum per questa città che non c’era in una città come questa e che siamo riusciti a realizzare tra mille difficoltà e lo Speciale del Convegno organizzato da noi tutto sulla zecca di Milano e con gli Atti pubblicati in cartaceo a colori. E’ il fare per gli altri, non per noi, un fare per valori, un Gruppo autogestito anche nelle pubblicazioni tutte donate alla comunità ... speriamo di poter comunicare quanto fatto e quanto si farà ancora su ogni mezzo comunicativo disponibile a oggi e spero anche su Lamoneta dove poi e’ nato tutto questo ...1 punto
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