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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/24/20 in Risposte

  1. Bene, in realtà non è una crepa in senso stretto, cioè del tondello, ma in realtà è del conio che si è fessurato... a titolo di comparazione posto un altro esemplare che nella sequenza di sfondamento è lievemente anteriore e anche il conio intatto, che è collegato ad altro conio del diritto ( si legittima così anche la reale esistenza del conio di rovescio) Credo quindi di aver spiegato uno dei punti deboli della coppia di monete, la stessa impronta della "crepa" nel rovescio, che certamente faceva impensierire.... è invece logico che ci sia perché è nel conio come nel terzo esemplare. Tra l'altro a ben vedere il primo pezzo Nac ha una lieve ribattitura proprio sul punto ( la rottura stessa e la lettera vicina, e altri dettagli), il che tende a far escludere una semplice copia dall'altro pezzo. anche la perlinatura è differente come coniazione tra i due esemplari ma è coerente con gli altri esemplari …. Il secondo Nac al di là di alcune spatinature e salti di patina, non ha nessuna discrepanza con i pezzi legittimi, anzi proprio la patina da un senso di reale in maniera convincente. Mi dovrei soffermare su altri dettagli come il bordo e lo stato di avanzamento del deperimento dei coni, ma già il mio intervento è stato troppo esteso. In definitiva, e con i dubbi da foto, sono per me pezzi genuini, maltrattati ma genuini.... come dice anche art74 ( Arturo Russo) , la certezza assoluta si ha solo con la moneta in mano e "smontandola", però i principali dubbi direi che sono stati sciolti... Un cordiale saluto, Enrico P.S. sebbene non sia questo il topic giusto, aggiungo un altro esemplare di Vespasiano ( foto 7 ) con il rovescio perlinatura a cerchietti, volutamente tralasciato sopra, perché piuttosto criticato/ criticabile e ragionevolmente spurio, cosa che un attento esame comparativo del rovescio con l'altro pezzo, foto 2 di cui condivide l'impronta del rovescio, dovrebbe confermare abbastanza agevolmente.
    8 punti
  2. 5 punti
  3. Buongiorno, volevo rendervi partecipi della mia ultima acquisizione, non sono un bibliofilo nel senso stretto poiché preferisco i contenuti al semplice possesso del "bel" libro ma non potevo lasciarmi scappare questa occasione.
    4 punti
  4. E tre! Ecco la mia 1825, Peso grammi 27,50 Taglio PROVIDENTIA OPTIMI PRINCIPIS al rovescio.
    4 punti
  5. Ciao a tutti, in un suo nuovo articolo su Cronaca Numismatica il sempre ottimo Ganganelli commenta un vecchio articolo del 1902 riguardante la Regia Zecca di Roma in pratica il resoconto di un giornalista dell'epoca in visita appunto alla Zecca del Regno (che altro non era se non la vecchia Zecca Pontificia). L'articolo era già conosciuto a chi si interessa delle vicende monetarie del Regno d' Italia, infatti potete trovare e leggere l'originale nella sezione biblioteca del forum: Però tra le varie considerazioni ho trovato molto interessante il paragrafo sul “signoraggio” (ossia la differenza tra il valore nominale di una moneta e il suo valore intrinseco e costo effettivo di produzione: ciò che, in sostanza, costituisce il margine di profitto dell’autorità emittente, in questo caso il Regno d’Italia.) Alla data in esame (1902) Se, si legge nell’articolo de Il Secolo XX, “in un pezzo da 20 lire c’è un valore effettivo di 19 lire e 70 centesimi”; un pezzo da una lira d’argento ha un valore effettivo di appena 45 centesimi (il 55% di signoraggio!) le cose vanno un po’ meglio, ma non molto, per lo scudo da 5 lire che è coniato a 900 millesimi e non a 835. Boccanegra tace, invece, sulle monetine fatte di nichel e di rame, quasi del tutto “fiduciarie”. Sarebbe interessante capire durante il Fascismo con la ripresa delle coniazioni in oro e argento a quanto ammontasse questo signoraggio. Sulla monetazione in oro è sicuro che la cifra di vendita fosse già molto più alta del nominale (in questo momento non ricordo quanto di preciso). Però riguardo la monetazione circolante da 5, 10 e 20 lire (con oltretutto il cambio del titolo dal 20 lire "Littore" all' "Elmetto") il discorso si potrebbe fare più interessante. Qualcuno si vuole cimentare o ha già dati a disposizione? Saluti Simone PS Qui potete leggere l'articolo di Ganganelli: https://www.cronacanumismatica.com/in-regalo-per-voi-un-viaggio-nel-tempo-alla-zecca-di-roma/
    4 punti
  6. Buonasera, oggi non vi tedio con tante parole scritte ma voglio utilizzare molti video trovati in rete. La decadenza dell’Impero Romano e il sopraggiungere delle popolazioni barbare portò nel periodo Tardo Antico insicurezza e preoccupazione nelle popolazioni dell’arco alpino orientale: la loro esistenza era minacciata dall’arrivo di gruppi più umani o meno numerosi di ceppo barbarico. Nemmeno il sistema di fortificazioni del Claustra Alpium Iuliarum ( https://it.wikipedia.org/wiki/Claustra_Alpium_Iuliarum) riusciva più a bloccare il loro transito. Di seguito posto alcuni link relativi a ricostruzioni di questo sistema di difesa e di alcuni forti. Fu così che nell’area delle Alpi Giulie (versante italiano sloveno e austriaco) si assistette allo sviluppo di insediamenti fortificati su colli più o meno elevati ed erti e quindi facilmente difendibili, che assicuravano protezione alla popolazione della zona e controllo strategico della viabilità locale. Uno di questi siti era quello di Ajdovski Gradec (Slovenia). Insediamento sorto su un colle isolato alto 585 m. Già occupato da popolazioni dell’Età del Ferro (700-300 a.C.) fu nuovamente occupato in epoca romana verso il IV secolo d.C.. Ben presto si sviluppò un insediamento fortificato con mura e torri e divenne uno dei maggiori centri paleocristiani dell’area: vi sono resti di una chiesa a pianta rettangolare con l’abside semicircolare, di un battistero con al centro lo scavo della fonte, nonché di un cimitero e di altri edifici religiosi e civili. Sono state rinvenute anche le tracce di una profonda cisterna che poteva contenere mille ettolitri d’acqua. Alcuni resti sulla sommità dell’altura. Ciao Illyricum
    4 punti
  7. Buongiorno a Tutti, lo studio della monetazione bronzea di Vitellio, che mi appassiona intensamente da alcuni decenni, presenta delle notevoli difficoltà, in quanto spesso ci sono elementi spuri, anche molto sedimentati nel tempo… è stato preso di mira dai falsari di sempre, essendo monetazione di una certa rarità (quella bronzea) e ambita dai collezionisti di ogni secolo, come pure dai vari restauratori, spesso maldestri. La prima conseguenza di questa situazione è che le monete false nel tempo hanno acquisito maggior credibilità o apparenza, e la esclusione dei falsi, con dimostrazione, non è sempre agevole. Come procedere, allora? La risposta che mi sono data negli anni è stata di ricostruire l'intera emissione con studio dei conii con quanti più esemplari possibili, in modo di riuscire a dare una concatenazione e un senso a tutto il complesso, in modo da eliminare gli elementi spuri …. cosa che penso e spero di fare anche in questo caso. Comincerei dall'interessante questione di quella perlinatura così peculiare : sia Nerone che Vespasiano hanno avuto monete ( indiscutibilmente autentiche ) con tale tipo di perlinatura, tra l'altro in tempi molto vicini all'epoca di Vitellio…. sono coni particolarmente curati e speciali ( e rari, solo un conio per tipo, per quanto ne so)…. ne riporto due esemplari ( foto 1 Nerone e foto 2 Vespasiano ). Direi, quindi, che non ci sono dubbi che la legittimità della particolare perlinatura sia in sé ammissibile... Ma tra ammissibile e sicura... ne passa... Come fare? Semplice... vediamo se esistono altri esemplari con questo conio di Vitellio ... magari con altri rovesci e che si incatenino nella complessa serie di coni legittimi, quindi scartando la possibilità di una invenzione, magari plausibile, ma sempre invenzione... Bene, ne esistono parecchi e collegati con vari rovesci, a loro volta collegati con altri diritti e così via, quindi si inserisce nella linea delle concatenazioni di conio dell'intera monetazione vitelliana : a titolo di esempio ne metto uno, foto 3 Resta quindi confermata la legittimità del conio del diritto, la cui impronta è condivisa da entrambi i pezzi Nac però con una differenza importante tra i due : la veste che passa sulla spalla ( foto 4 ) nel primo esemplare presenta un improbabile drappeggio continuo, senza il " bottone" ( fibula ) che invece fa da chiusura della veste, come si vede negli altri esemplari ... ma la cosa è coerente con lo stato di " manutenzione " del pezzo, ripatinato in spessore, fondi spianati, forse stuccature leggere, con sottostanti corrosioni verosimilmente da fiume ( molti sesterzi di Vitellio vengono da fiume), e a ben vedere si vedono chiare le tracce del bulino proprio su quella parte di manto, più netta, in particolare più a valle a destra si vede bene il solco. Il bulino non esclude di certo la clonazione, ma è un po' in contrasto se tesa a ricreare dei particolari in una moda restaurativa degli anni '50 ( e forse prima ) infatti il pezzo ha tale datazione sul mercato ( Asta ratto 1955). Quindi copia siliconica tende a essere un po' improbabile, almeno in senso stretto. Rimane il discorso della crepa del rovescio, nello stesso punto in entrambi gli esemplari, che già Filippo1( Giuliano Russo ) ha anticipato continua….
    4 punti
  8. Caro Giovanni, mio fratello mi ha segnalato questa discussione. Onestamente non credo possa trattarsi di due cloni. Come ti mi insegni un clone è la riproduzione perfetta di un’altra moneta. In questo caso la centratura delle due monete è leggermente diversa al rovescio e al dritto le monete hanno un diverso grado di usura. Escludendo pertanto che si tratti di due cloni. Esaminerei le monete in maniera singola ti vorrei suggerire un paio di considerazioni. La prima moneta ha una patina falsa (di quelle che si facevano negli anni 50), ma sotto pagina ha quelle fessure nel metallo che sono tipiche delle monete con patina Tevere. Per darne un giudizio definitivo andrebbe spatinata. Non ti nascondo che sono stato a lungo in dubbio se inserirla in asta e alla fine mi sono fatto convincere proprio da questa caratteristica che mi sembrava coerente con una moneta autentica. Sulla seconda con tutto l’affetto non ho molti dubbi. La corrosione è assolutamente convincente. Un saluto affettuoso. Arturo
    4 punti
  9. Al contrario che nella numismatica nelle schede telefoniche abbiamo la presenza di uno dei più vecchi paesi non riconosciuti del mondo: la "Repubblica Turca di Cipro Nord", ovvero la parte di Cipro occupata dalla Turchia nel 1974. Lo stato-fantoccio messo in piedi dai turchi nel nord di Cipro usa la lira turca (anche se l'euro è ben accetto) e ha un servizio telefonico autonomo con le sue carte. Il lato con la banda magnetica (nei primi modelli) e poi quello col chip era lo stesso in tutte.
    4 punti
  10. Prendendo spunto da @gixxer che, in un'altra discussione, poneva l'attenzione sui denari e sperando di interessare anche altri, qui vi vorrei mostrare due denari di Orio Malipiero (1178-1192) con una sostanziale differenza. A prima vista sembrano uguali, ma il primo ha la legenda + AVR DVX e il secondo AVRIO DVX. + AVR DVX è molto simile a + SEB DVX, legenda del primo doge che ha coniato questa tipologia, Sebastiano Ziani. Il secondo, invece, si avvicina al nome quasi completo di Enrico Dandolo, la cui legenda è + ENRIC' DVX. E' una possibile ipotesi per una sequenza temporale dei due coni. Arka Diligite iustitiam
    3 punti
  11. Buon giorno, dopo una veloce ricerca ho trovato un sesterzio dalla stessa coppia di conii che evidenzia la stessa perlinatura. Il sesterzio in questione è stato venduto da Noble Numismatics nel 2019 ma con il cartellino originale di Spink and Son. Credo che sull'autenticità di questa moneta non ci sia alcun dubbio! Questo dimostra, prima di tutto, che il perlinato, seppur inusuale, è plausibile ed è effettivamente una caratteristica nel conio e che la teoria espressa in questa discussione che si tratti di matrici "siliconiche" (sic!) incise a mano dalle quali sono stati prodotti una seria di cloni identici è impossibile. Questo non è certo un elemento conclusivo per definire l'autenticità delle monete ma esclude i due maggiori dubbi espressi in questa discussione. Mi permetto di aggiungere che la "crepa" che segnala Tinia Numismatica è infatti una rottura di conio quindi è molto più che plausibile che sia presente su entrambe le monete. Cordiali saluti, Giuliano Russo
    3 punti
  12. Buona domenica a tutti....posto pure il mio, debole di conio nella legenda ma il fascio si vede ancora bene. E' sempre bello ammirare sti tondelli, un pò rustici ma che non possono mancare in una collezione di monete napoletane del periodo!! Saluti!
    3 punti
  13. In 20 anni e passa di sterline del 1917 Londra autentiche ne ho vista 1 della collezione Commonwealth. Le altre erano sempre false come quella sopra.
    3 punti
  14. 3 punti
  15. 1936 Australia - Giorgio V° - 1 Florin = 2 Shillings Ag.925 12 Pence = 1 Shilling 20 Shilling = 1 Pound
    3 punti
  16. Molto strano il mercato numismatico in questi ultimi tempi. Sembra quasi "dopato". Mi sono permesso di rendere più leggibile la moneta: Questa era una splendida moneta, ma è stata deturpata (probabilmente spazzolata con una spugnetta abrasiva ) tanto da renderla difficilmente classificabile come conservazione. Anche il fatto che sia stata fotografata con luce radente ad ore 12 non è che peggiori la situazioni. Semplicemente le righe ci sono ed anche una foto con luce "diffusa " non le avrebbe fatte scomparire. Mi chiedo quanto l'acquirente potrebbe ricavare da una vendita... forse la metà ad essere ottimisti. Se il mercato è questo, meglio aspettare qualche mese a fare acquisti. Ciao a Tutti
    2 punti
  17. Il verso non ne aumenta la rarità. Spero di far cosa gradita nel riproporre la mia 1826. Riferimenti: Pagani 111 D'incerti 101/a Taglio inciso al rovescio.
    2 punti
  18. Intanto Buona domencia a tutti..... Inizio con il dire che la scheda che ho postato è solo 1 (una) delle tante tipologie di questi Tornesi..... ci ho lavorato su circa 20 gironi per sistemarli tutti. @Rocco68, il Tornese che hai postato non è parte di questa scheda e quindi di questo tipo, ma del tipo data dritto e rovescio, anche se la gran parte di questi hanno quasi sempre la data del dritto che non è come quella del rovescio...il Bovi scrisse qualcosa....e metto ritaglio. Quello che hai messo sembra essere 1577/1579. La data sotto non è mai abbinata a quello che stiamo chiamado "scintilla", ma quasi sempre alla VP (del Porzio), in alcuni casi, mi sembra di averlo già postato solo data (parliamo del dritto ovviamente). La scintilla è anch'essa abbinata alle VP (per quelli senza data al dritto), ma ci sono anche e solo quelli con la scintilla e senza VP, insomma un bel pò di coniazioni. Ma non è nemmeno tutto...qui siamo solo alla metà. Riguardo a quello che definisci un quadrifoglio in alto alla cornucopia al rovescio..... è una Croce Biforcata....questa la troviamo inserita nei Tornesi degli ultimi anni..... La corce biforcata è ampiamente utilizzata anche su altre monete, anche la scintilla; sui mezzi Carlini ad esempio...ci sono croci biforcate, croci semplici, fiore a 4 petali, ecc. ecc. sia sotto il busto che al rovescio..... Anche il 2 cavalli nell'altra discussione, ad esempio ha la scintilla al rovescio, sia sopra che sotto la corona..... altre monete la hanno al dritto: è evidente che sono dei marchi.
    2 punti
  19. Caro Giovanni, non ho difficoltà ad ammettere che sono stato in dubbio fino all’ultimo minuto se inserire o meno questo sesterzio in asta. D’altronde la mia non è stata una reazione stizzita. La moneta era chiaramente bulinata e la patina falsa rendeva molto difficile fare un analisi esaustiva della superficie. La soluzione migliore sarebbe stata spatinarla, purtroppo non ho avuto il permesso del consegnatario. Sono perfettamente d’accordo con te che la moneta è bulinata, ma questo lo abbiamo scritto nella descrizione (traces of tooling). Forse ci saremmo potuti spingere ancora di più descrivendo la moneta come reincisa, ma tooling che in inglese è bulinato mi sembrava sufficiente anche in considerazione del fatto che abbiamo parlato di tracce di bulinatura lasciando intendere che queste non erano limitate ai campi. Quello che mi ha convinto sono proprio le screpolature o corrosioni del metallo proprie delle monete di fiume che mi sembravano molto convincenti. Quando gli argomenti vengo posti con garbo e desiderio di confronto sono sempre felice di scambiare idee. Mi complimento con Vitellio che ha fatto un’analisi veramente notevole.
    2 punti
  20. buon giorno voglio condividere questa mezza piastra del 1750
    2 punti
  21. Sicuramente in questa discussione vi è pubblicato almeno un Ducato di "Don"Ferrante d'Aragona,ma altrettanto sicuramente quello o quelli pubblicati differiscono da questo.Infatti i Ducati emessi per Don Ferrante hanno molteplici conii ed una collezione che potrebbero intraprendere gli appassionati di Numismatica abbienti potrebbe essere quella di collezionare tutte le varietà di Ducati che si riesca a reperire di questi Ducati napoletani . Da asta n°35 di Bolaffi lotto n°617 Ducato:Ferdinando I d’Aragona ( 1458-1494 ) emissione della Zecca di Napoli Au. D/FERDINANDVS:D:G:R:SI:V Stemma coronato, inquartato di Napoli al 1° e 4°, d’Aragona al 2° e 3° R/ · RE – CORDATVS:MISERICORDIE:SV Busto adulto coronato e corazzato a destra;dietro la nuca lettera T(Maestro di Zecca Giancarlo Tramontano) Riferimenti:CNI 78-94;Bernareggi 171;Pannuti e Riccio 9b;MIR 64/7 Salutoni odjob
    2 punti
  22. L'ultimo post mi ha ricordato letture e curiosità di giorni lontani . Aggiungo, allora, da un vecchio libro, una stampa di Kobayashi Kiyochika (1847-1915) , contemporaneo di Ogata Gekko, che mi pare una delicata immagine di quel 'mondo fluttuante' .
    2 punti
  23. salve, stasera volevo proporvi questa interessante moneta da 6 tornesi della II repubblica Napoletana esistita dal 23 gennaio al 13 giugno del 1799,a seguito della rivoluzione francese e dell' avvento napoleonico, Ferdinando iv dovette fuggire a Palermo, lasciando lo stato al conte Pignatelli che concluse l'armistizio col generale francese Championnet il quale proclamo appunto decaduta la monarchia borbonica e proclamo' la repubblica(che ebbe brevissima durata)
    2 punti
  24. Caro Giovanni, Siamo tutti d'accordo che le due monete provengono dalla stessa coppia di coni, anche se dovremmo parlare di tre monete dal momento che ho postato un altro esemplare che tu però ignori. Il tuo post è poco chiaro e ti chiedo cortesemente di spiegare alcuni punti ambigui. Cosa intendi per spiegazione tecnica dell'esecuzione dell'incisore su conii con perlinato imperfetto? Forse stai mettendo in discussione la possibilità che questo perlinato esiste e che le monete postate da "Vitellio" con questa caratteristica sono tutte false? Forse ho capito male. Per quanto riguarda le differenze e le analisi delle superfici bisogna fare attenzione perché stiamo parlando, come da descrizione, di una moneta con patina "falsa" e "bulinata" e di una "fortemente corrosa", pur restando importanti considerazioni vanno ponderate. Questa sera in ogni caso saremo in ufficio e avremmo ancora una volta la possibilità di esaminare le monete in mano. Sono d'accordo con te che il nostro interesse è quello di eliminare possibili falsi dall'asta, nonostante tutto, il nostro guadagno è una percentuale del martello ma in caso di falsi ci rimettiamo il 100% del prezzo pagato e non credo ci sia nessuno che puoi dire di non essere stato rimborsato dalla NAC. Grazie della interessante discussione, Giuliano
    2 punti
  25. Mancano all'appello per la zecca di Merano i simboli dei grossi di Margaretha Maultasch (1335-1363). Ecco due esempi. Il primo grosso ha come simbolo una stella, il secondo due rosette. Entrambi presentano parecchi globetti intorno alle lettere della legenda come di consuetudine in quest'epoca. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  26. Sono d'accordo con Allek sulla fruibilità dei libri, siano essi antichi o ristampe. Il mio Riccio e Pannuti comprato poco dopo essere stato stampato, l'ho dovuto far rilegare di nuovo a forza di rivederlo centinaia di volte. Ultimi arrivati da appena due giorni.
    2 punti
  27. @gixxer Alcuni automatismi del tuo discorso in realtà non sono tali. È vero che spendendo poco poco ci si rimette. Ma non è detto che spendendo tanto si rimette tanto. Anzi a volte si guadagna. Tutto dipende da come si spende. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  28. Buongiorno e Buona domenica a tutti, @mariarosaria, altro pezzo di Storia. Posto anche il mio per compagnia. ? Saluti Alberto
    2 punti
  29. Un poveretto. Si sta arrampicando sui vetri per rimediare alla caz..... fatta. Questo è uno dei mali della numismatica: gente che si sveglia la mattina e, con un mirabolante software, spara sentenze. Bisogna individuarli e denunciarli.
    2 punti
  30. Ciao a tutti! Proseguendo nella mia ricerca sulle medaglie dell'inflazione tedesca del 1923 ho trovato alcune immagini semiserie che posto qui di seguito: Gutemberg (quello della bibbia): "La stampa non l'avevo inventata per questo!" Due mendicanti: "Prima gli chiedevi soldi e ti davano del pane, adesso vuoi del pane e ti danno dei soldi!" Tappezzeria economica: Le riserve bancarie Il peso del denaro!!! e la fine dello stesso: Macinato... macerato... bruciato... la crisi del '23 ha spedito direttamente la Germania verso la famigerata dittatura che tutti noi conosciamo, che ha portato l'Europa sull'orlo del baratro - anzi, forse oltre... Adesso - confidando sulle basi democratiche dell'Europa di oggi che io sostengo - mi permetto di fare una battuta: State in salute! Servus, Njk
    2 punti
  31. 2 punti
  32. Nella monografia di Lefevre, "La circolazione metallica nel Regno d'Italia 1862-1930", viene chiaramente detto che alla data che a noi interessa , il 1908, effettivamente esisteva una circolazione di scudi argentei, anche se sottoposti a un graduale ritiro . Inoltre, conferma una "dignitosa e onorevole" circolazione di moneta metallica nel Regno, aurea e argentea, che cesserà soltanto a causa della grande Guerra.
    2 punti
  33. Vi lascio il link di un video che mi è stato girato da un caro amico collezionista. Buona visione!
    1 punto
  34. Non so perchè è venuta piccola l'immagine.
    1 punto
  35. PERIODO TARDO ANTICO: se le dinamiche e i macroeventi sono spesso intuibili o noti, le testimonianze archeologiche su quelli che gli anglosassoni chiamano “Dark ages” sono spesso labili e confuse in quanto sovrapposte e quindi cancellate più o meno intensamente dalle presenze umane successive. Una prima occasione che mi fece riflettere su questi aspetti (e su questo periodo) è stata una visita a Pieve di Castoia presso Socchieve (Ampezzo, UD). Una località molto bella, costituita da una chiesa del 1700 eretta su un erto colle. I colori autunnali aggiungevano ancor di più fascino a una situazione spettacolare, con una vista sulla valle sottostante. E proprio questa situazione di controllo della viabilità ha da tempi immemori attratto l’Uomo. Tratto da: https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/socchieve-ud-fraz-castoia-pieve-di-santa-maria-annunziata/ … Scavi archeologici effettuati sul colle della Pieve hanno portato alla luce diverse testimonianze che documentano la frequentazione dello stesso almeno fin dall’epoca romana (il toponimo Castoia richiama al significato di custodia). Le prime tracce di sporadica presenza umana nei dintorni di Socchieve sono rappresentate da uno strumento in selce scheggiata, ora non più reperibile, rinvenuto in una località imprecisata tra Socchieve ed Enemonzo ed attribuito all’industria musteriana del Paleolitico Medio (120000-35000 anni fa). Dobbiamo arrivare alla prima metà del ferro per avere documentazione di una necropoli inquadrabile tra VIII e V sec. a.C., che attesta la posizione strategica di Socchieve, aperta ai contatti commerciali sia verso l’area paleoveneta, sia verso quella hallstattiana (Tirolo, Carinzia, Salisburghese e Slovenia). La necropoli è stata casualmente rinvenuta nel 1877, durante lavori di dissodamento di un terreno sull’altopiano di Cavariona, non lontano dalla strada che collega Socchieve a Nonta. Sono state portate alla luce cinque tombe ad incinerazione, composte da urne in terracotta contenenti i resti combusti dei defunti col loro corredo (fibule, spilloni, armille, pendagli ed altro materiale bronzeo). Parte dei reperti bronzei si trova attualmente presso i Musei Civici di Udine. E’ stato ipotizzato che l’abitato protostorico relativo alla necropoli sorgesse nella zona denominata Cjastilir (castelliere), non lontano dalla Chiesa di Santa Maria e del cimitero di Castoia. Il nome potrebbe essere la memoria di una costruzione difensiva molto semplice, resa difendibile soprattutto da una o due file di palizzate e da un fossato (relazione di Daniela De Monte, da Il Cammino delle Pievi in Carnia, Tolmezzo 2013, pp. 116-117). In un saggio di scavo effettuato nel 2005, proprio a contatto con il banco roccioso naturale della parte basale, sono state rinvenute le tracce più antiche. In particolare, una moneta d’argento del tipo Magdalensberg (I sec. a.C.-I sec. d.C.), che conferma la frequentazione di quest’area tra la fine dell’età del ferro e la prima romanizzazione. Notevole anche il ritrovamento di due fibule in bronzo semilavorato: una frammentaria del tipo cruciforme Zwiebelknopffibeln ed una completa del tipo Guraina – Hrusica. Tale rinvenimento attesta l’occupazione del colle nella tarda romanità (III – V sec. d.C.). Ai Musei Civici di Udine è custodito un bronzetto raffigurante il dio Mercurio (I – inizi II sec. d.C.), recuperato a Nonta in località Chiandarch assieme ad un altro andato perduto. Sul posto sono stati portati in luce i resti di due edifici che si sono susseguiti nel tempo: un ampio lacerto di pavimentazione in battuto, relativa ad un primo edificio, realizzata sfruttando le asperità stesse del terreno naturale, ed un lungo tratto di muratura, riferibile alla presenza di una seconda costruzione posta sul ciglio del pianoro. Quest’ultimo edificio doveva essere affrescato, dato che frammenti d’intonaco dipinto sono stati rinvenuti all’interfaccia della sua demolizione. La limitatezza delle indagini non ha permesso di chiarire meglio nè le dimensioni nè la cronologia assoluta di questi due edifici, la cui esistenza va per il momento collocata genericamente tra l’alto medioevo ed il medioevo maturo. Di epoca altomedioevale abbiamo la testimonianza del Wolf relativa ad una tomba ad inumazione, messa in luce nel 1878, durante lavori agricoli, in località La Fontanuta, tra Nonta e la strada statale. In essa, accanto allo scheletro, c’erano alcuni oggetti in bronzo di cronologia varia, alcuni dei quali sono ora conservati ai Musei Civici di Udine. Bibliografia: Daniela De Monte, La pieve di Santa Maria Annunziata di Castoia (Socchieve): fonti scritte e indagini archeologiche, in Le Pievi in Carnia: novità e riletture da recenti scoperte archeologiche, a cura di Aurora Cagnana, SAP Società Archeologica Srl, Mantova 2012. F. Mainardis, Iulium Carnicum, Storia ed epigrafia, Trieste 2008, pp. 207-208 n. 107. Riferimento web: Cammino delle Pievi. Info: apertura ogni domenica dalle ore 8 alle 12, Santa Messa alle ore 10,30. Via Coradazzi 6, Socchieve, UD tel. 0433 80187, 0433 80971, 043380511, 043380191 Che l’occupazione di alture fosse un fenomeno diffuso anche nel periodo preistorico in area alpina mi era ben noto precedentemente anche per la conoscenza di un sito quale il Kanzianiberg (Villach): https://apsat.mpasol.it/biblio/uploadedfiles/PedrottiA1990_NaturaBresciana_KanzianibergNeolitico.pdf In altre realtà Castello di Hochosterwitz (Carinzia – Austria) una costruzione medioevale (inizio costruzione nell’ 860) ha avuto sviluppo su un colle già abitato in epoca protostorica (manufatti visibile nel museo del castello): Considerate che la via di accesso al castello è protetta da murature e da 12 porte (ciascuna diversa come tipo di difesa, di cui 2 con ponte levatoio su baratro)...
    1 punto
  36. Buonasera, per me il monogramma è quello del maestro di zecca Giovan Battista Ravaschieri(IBR), sotto troviamo il monogramma del maestro di prova Vincenzo Porzio(VP)... Al D/busto corazzato a destra con testa nuda, PHILIPP. REX. ARAGON. VTRI. Al R /stemma ovale coronato e inquartato, SICIL. ET. HIERVSAL. Pannuti-Ricco 24a Moneta comune ma in discreta conservazione con debolezza tra ore 3 e 5 del dritto corrispondente tra ore 10 e 11 del rovescio... Nota :la A di HIERVSAL al rovescio è senza traversa...
    1 punto
  37. Però le Ali a punta, i seni a globetto, l'occhio e la capigliatura dell'imperatore e il cordone sono del tutto simili. E differenti dalle altre monete. E direi anche la leggerezza della figura della Vittoria mi fa pensare a una mano simile... Arka Diligite iustitiam
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  38. Altre due schede, non a carattere di Pubblicità Commerciale : la prima è un omaggio alla Prima Brigata Aeromobile "Friuli" di pronto intervento che fa parte dell'Esercito, la seconda ricorda la candidatura di Torino ai Giochi Olimpici invernali del 2006.
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  39. Pontificato di Pio VII - Medaglia annuale Anno XV in Bronzo - Medaglia coniata, realizzata nel 1814 a ricordo dell'Incoronazione della Beata Vergine della Misericordia di Savona, si tratta di un devoto ringraziamento alla Madonna per aver liberato il Pontefice e avergli consentito il riento, il 24 Maggio 1814, nei suoi territori, dopo la prigionia a Fontainbleau e l'epopea napoleonica. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-AE1R/1
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  40. si, sia l'84 che l'85 hanno gli assi alla tedesca
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  41. Riavvolgendo il nastro in questa discussione, ritorno all’argomento di inizio post; quindi i mezzi Carlini con la data 15SZ non vennero più battuti appena l’anno dopo; si diede ordine di coniare altri tipi di mezzi Carlini con la testa di Filippo II molto più piccola. Di questo successivo tipo, battuti per le motivazioni dello studio che ho pubblicato, esistono una molteplicità di coni, anche al susseguirsi dei mastri di zecca dei periodi. Troviamo infatti mezzi Carlin con le sigle del Ravaschiero, del de Leo e del Fasulo (questi ultimi battuti nell’ultimo periodo). Alcuni sono molto rari se paragoniamo le iconografie dei rovesci, oltre a quelle note di acciarini e fiamme più piccole o più grandi. Vi prego di osservarli attentamente quando vi capitano. Oltre le peculiarità dei rovesci, vi sono molteplici marchi, sotto il busto di Filippo II, che potrebbero sembrare parti della legenda, ma non lo sono affatto: croci biforcate, croci semplici, fiore a 4 petali ecc. ecc. oppure intrecci tra dritti e rovesci tra loro. Dei gran belli rompicapi. Vi mostro alcuni di essi, solo uno per tipo, in ordine ai mastri di zecca….tutto il resto può essere tranquillamente cercato in rete, ma quelli con IAF CI (tagliata), sono quelli più ricchi di varietà in ordine ai marchi stessi.
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  42. Nel suo Egy polgár vallomásai (tradotto in italiano come "Memorie di un borghese"), scritto tra il 1934 e il 1935, Sándor Márai descrive la sua infanzia in una famiglia agiata di una piccola città di provincia dell'Impero austro-ungarico, Kassa (oggi Košice in Slovacchia). Parlando della sua educazione elementare, siamo quindi intorno al 1910, così si esprime: "Dopo ogni esame le consegnavo [all'insegnante privata] venti monete d'oro chiuse in una busta; mio padre, rispettoso delle buone usanze, versava sempre l'onorario in metallo pregiato". Direi che qui, come nel caso del bestiame citato da @TIBERIVS, si può parlare di una modalità di pagamento considerata più "onorevole", più "signorile" rispetto a quella con moneta cartacea. Siamo in Ungheria e non in Italia ma presumo che le usanze dovessero più o meno essere le stesse in quegli anni.
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  43. Esatto quello che afferma @Burkhard, fin all'inizio della I guerra mondiale, parlo per la mia zona, il Piemonte, il bestiame al mercato si commerciava SOLO con moneta aurea ( marenghi ) non che fosse proibito pagarla con la carta, però era quasi un punto d'onere saldarla in oro, e quasi un demerito dell'acquirente saldare con carta. saluti TIBERIVS
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  44. Lo stemma Borbonico nelle monete è semplificato, soprattutto in quelle di Ferdinando II. Non ho grandi nozioni di araldica, ma ho letto che lo stemma dei Borboni di Napoli è al secondo posto come complessità araldica. Pertanto il povero incisore pensò di renderlo più semplice. In realtà in passato lo Stemma più completo ( anche se non esente da errori ) come sapete, è presente nelle monete. Quello che non mi è chiaro è che lo Stemma del Portogallo è totalmente sbagliato, posto la versione ufficiale: Sono sette Torri che circondano 5 Stemmi. Nelle monete di Ferdinando II di solito sono 12 Torri che circondano un numero variabile di Stemmi ( 4 nei primi anni, da 0 a circa 12 negli anni successivi ) Nel libro di M.Pin "Le Piastre da 120 Grana..." l'autore pubblica il risultato dei suoi lavori: La mia domanda è: se l'incisore voleva semplificare lo stemma, non era più facile intagliare le 7 Torri e i 5 Scudi come processo corretto, standard e ripetitivo? Come poteva la Corte ed il Re ,che magari non si occupavano dei problemi del "popolino", ma erano legatissimi all' "etichetta" ed alle questioni "nobiliari", permettere che delle monete presentassero tali errori araldici? Di questi tempi sarebbe accettabile una moneta che riproduce la bandiera USA con 40 o 60 stelle e 10 o 20 strisce bianco-rosse? Minimo ne nascerebbe un incidente diplomatico. Come ho scritto più volte, acquisiti i dati ( in questo caso gli errori di conio ), fatta una distinzione tra errori voluti ( messaggi criptici ) e errori casuali ( dovuti ad negligenza, ignoranza, incapacità etc) si dovrebbero formulare delle ipotesi. La prima potrebbe essere che la Zecca di Napoli non era una Zecca di Stato ma era appaltata a privati. Dove arriva il privato scende la qualità, in quanto si persegue solamente il lucro personale, pertanto diminuiscono le spese tagliando la forza lavoro e la qualità degli addetti, si cerca di corrompere i controllori e così via. Con tutto ciò non voglio razionalizzare una monetazione che è bella ed interessante proprio perchè varia ed ogni tondello è differente da un altro. Ciao a Tutti Beppe
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  45. Per me e credo per molti e’ un motivo di orgoglio mostrare anche qui questa immagine che riassume quanto fatto come Gruppo in materia editoriale in autogestione, credo sia un unicum oggi nel settore, si vedono i 6 Gazzettini in attesa del 7 e i due importanti Speciali quello sul Catalogo delle monete della zecca di Milano esposte in Ambrosiana, un unicum per Milano e gli Atti pubblicati a colori del Convegno sulla zecca di Milano organizzato e realizzato dal Gruppo, mi auguro che come e’ piaciuto nell’intervento per il decennale fatto a Pistoia e in altri ambiti, anche non solo numismatici, possa piacere anche qui ...
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  46. Grazie a Voi, siete molto gentili. Sono arrivato ai 60 anni con una problematica di salute grave. In questi casi o vai in Depressione oppure ti godi ogni giorno come fosse l'ultimo. Ho la fortuna che la mia famiglia ha sempre avuto una grande passione per le monete e di aver vissuto con loro dei momenti che una volta mi sembravano normali o degni di poca considerazione. Adesso ho molti ricordi ed i ricordi devono essere condivisi con persone come voi che li apprezzano. State tranquilli... nessun libro, ma vi romperò ancora con le mie storielle! Ciao e Buone Feste a Tutti, Beppe
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  47. Libello assai interessante, nel quale vengono decritte le problematiche del ritiro della moneta borbonica di rame e le relative conseguenze economiche.
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  48. Grazie per le nuove immagini, caro @Antonello(65) Ora possiamo tentare di blasonare lo stemma, i cui campi sono dotati dei tratteggi (il sistema di linee che indica i colori): troncato abbassato: nel 1° di rosso, all'aquila coronata e attraversata da tre anelli male ordinati e intrecciati, il tutto sostenuto dalla partizione; nel 2° d'azzurro, a tre fasce nebulose minute. Ho cercato ulteriori notizie sull'eventuale stemma usato dal comune di Origgio nel XIX secolo, epoca che mi sembra plausibile per questo gettone. Ma ho trovato soltanto una serie di interessanti notizie su Origgio (ci sono diversi siti che dettagliano le vicende della storia locale). Da quel che ho ritrovato, pare che fino ai primi due-tre decenni del XX secolo il comune fosse a vocazione quasi esclusivamente agricola, grazie al terreno in prevalenza pianeggiante su cui erano presenti da secoli numerose cascine. Vado a memoria: la storia locale non registra episodi di particolare rilievo. Nel XIX secolo la zona era in possesso dei Borromeo, i quali ivi detengono tuttora un edificio cospicuo che in passato fu un cenobio monastico. Il tuo gettone lascia supporre che nell'Ottocento a Origgio vi fosse un forno, verosimilmente a uso di panificazione, attivato sotto gli auspici dei Borromeo e a beneficio della cittadinanza. Oggi nel comune è insediata un'importante attività industriale nel ramo del vetro, che certamente deve usare anch'essa almeno un forno. Ignoro da quando quest'industria sia attiva, ma mi sembra che i siti di cui sopra non la facciano risalire a decenni lontani. E in ogni caso siamo su tutt'altro genere di produzione e di epoche rispetto al forno che sembra venir testimoniato dal gettone. Circa lo stemma... boh! Non so proprio cosa dirti. L'unico elemento che comprendo sono i tre anelli, sicura allusione a uno dei molti emblemi dei Borromeo, e che già avevi identificato. L'aquila avrebbe potuto ribadire la pertinenza all'impero austriaco, sotto cui Origgio rimase fino al 1859: e di ciò sarei stato certo, se però il rapace fosse stato su un campo d'oro anzichè di rosso. Le tre fasce nebulose minute in campo azzurro potrebbero alludere (data la loro forma "ondeggiante") a qualche corso d'acqua locale: ma non saprei dirti quali. Anzi, i siti di cui parlavo sopra accennano spesso a aree paludose, piuttosto che a corsi d'acqua corrente: ma potrei aver letto distrattamente. Non ci rimane che ammirare questo stemmino, umile ma prezioso testimone di un passato che altrimenti ci e mi sarebbe rimasto ignoto. Era lo stemma della comunità locale nel XIX secolo? Forse... ma mi sembra troppo complesso per un agglomerato agricolo di non eccezionale notorietà. Era uno stemma pensato dai Borromeo in connessione a Origgio? Escludo che si tratti di una variante dello stemma Borromeo per il "ramo di Origgio": ne avrei trovata traccia da qualche parte, probabilmente... Forse fu una "creazione" dei Borromeo per ribadire la loro "sponsorizzazione" sul forno di cui si parla: un emblema creato per l'occasione e che univa figure riferibili alla famiglia (anelli), ai dominanti austriaci (aquila) e al luogo (fasce nebulose minute). Come datazione, il XIX secolo mi sembra quasi sicuro. Prima del 1859? o dopo? Forse siamo ai primi anni dopo quella data, con l'annessione al Regno di Sardegna troppo recente per poter già essere assimilata nello stemma Savoia, e con l'uscita dall'impero austriaco troppo poco lontana per poter disabituare alla presenza dell'aquila. Di più... sorry, non so che pensare. ?
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  49. Vorrei chiarire un paio di aspetti: 1) non è una moneta così comune, in quanto con il titolo al D/ di Invictus ha una sua appetibilità economica ( 100-150 €) 2) non è neanche così scontato il falso, perchè esiste la moneta certamente autentica che ha delle imprecisioni e sbavature simili, inoltre l'aspetto delle corrosioni non è malaccio. Insisto sul fatto che occorrerebbe visionarlo dal vivo ... 3) rimane molto molto sospetto. Cordialmente, Enrico
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