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  1. L. Licinio Lucullo

    L. Licinio Lucullo

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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/23/20 in Risposte

  1. Buon giorno a tutti, anche se non credo ci sia qualcosa di interessante mi permetto di inserire qualche immagine:
    5 punti
  2. Buonasera a tutti, posto nuova arrivata in collezione Litra68 Piastra Reimpressa 1818 Ferdinando I Mi farebbe piacere leggere vostri commenti. Saluti Alberto
    4 punti
  3. Dal mio libro di Sogni Dopo esserti perduto nei dettagli delle infinite solitudini della superficie del mondo, ferma i tuoi occhi e il respiro nel coltivare i tuoi sogni, come mago e alchimista abbandonati a loro. Allora l'intimo dell'anima tua aprirà la sua piccola porta nascosta verso la notte cosmica e vivrai nell'intimo concreti e reali i tuoi sogni di sempre. Sarai Lancelot palpitante d'Amore, Parsifal alla ricerca del Sacro Graal Erec stretto alla sua Enide Pericle tra le braccia di Aspasia perfino Baccone rapito da Ismenodora. E la maga etera amante dei sogni, che vive tra i monti dei briganti, per te si farà Ginevra e Sacro Graal, Enide ed Aspasia ed anche Ismenodora, l'impudica.
    3 punti
  4. Per gli appassionati di tondelli, segnalo la scoperta di tre diverse varianti di tondello da 500 lire Quirinale che dipendono dai diversi sistemi di aggraffaggio utilizzati dalla Zecca italiana per unire il tondello interno in bronzital con l’anello esterno in acmonital. In particolare, il primo tipo di tondello presenta otto dentini di metallo posti nell’anello di calettamento a 45° e che penetravano nel tondello interno in fase di assemblaggio. I dentini si possono quindi apprezzare solo nell’anello non assemblato. Questo tondello risulta essere stato utilizzato dalla Zecca nei primi anni ’80. Intorno al 1985/1986 è stato modificato il metodo di aggraffaggio e sono stati introdotti gli slot o cavette, vale a dire delle piccole scanalature poste lungo l’anello di calettamento. Si conosco due tipologie di tondelli con slot/cavette: tondello con tre slot posti a 120° e tondello con due slot posti a 180°. Nelle monete con uno spazio tra i due tondelli si possono vedere gli slot (cfr. immagine)
    2 punti
  5. Buongiorno, è di questi giorni la notizia che un noto ricercatore subacqueo croato ha rinvenuto nei fondali quarnerini, nei pressi dell'Isola di Veglia, il relitto di una nave romana. L'esatta localizzazione è stata tenuta segreta per evitare episodi di trafugamento del carico. L'area marina è stata nei tempi antichi pericolosa a causa dei venti e delle forti correnti, nonostante la relativa vicinanza alla costa (la navigazione in epoca romana era tendenzialmente pericostiera, dove possibile). Personalmente sorrido all'affermazione che "... è cosa nota che le navi di quell’epoca viaggiavano dalla Dalmazia verso Venezia... " ... Venezia in epoca romana... magari Aquileia... ... senza voler toglier niente alla Serenissima... https://lavoce.hr/attualita/eccezionale-scoperta-ritrovata-una-nave-risalente-allepoca-romana-foto Ciao Illyricum
    2 punti
  6. Il bezzo da 6 falso è una della monete di cui ci si chiede il senso. Perchè contraffare una tale moneta di piccolo taglio? Gli amanti di tutte le monetazioni sicuramente argomentano molto facilmente. La percentuale di argento contenuto permetteva di avere un ottimo guadagno stampando una moneta di solo rame. Un esempio semplice è dato (per il periodo) dalle varie contraffazioni dei soldi da 12 bagattini. Viceversa è stato difficile trovare un bezzo da 6 bagattini che pur avendo la stessa quantità (teorica di argento) a quanto pare non attirava gli interessi dei falsari. In questo caso la risposta è facile: molto più conveniente economicamente stampare una moneta da 12 bagattini che non 2 da 6 bagattini. Per il bezzo anonimo in questione si pone la stessa domanda. Ne valeva la pena? La risposta è veloce : sì. Il guadagno sul mezzo soldo era allettante così come era per i sesini, per i quattrini ed addirittura per i bagattini. Inoltre stampare tali monete era più semplice. D'altra parte tali monete erano molte conosciute visto la grande quantità di conii e tondelli in circolazione a Venezia. Ma nei territori di terraferma? o nei territori confinati? Ecco quindi che come nel caso dei sesini stmpati nelle zecche di furbi Principi, tali monete potevano essere scambiate in zone dove la conoscenza stessa della moneta non era propriamente perfetta. Il guadagno in primis e poi chi avrebbe potuto arrestare il malfattore? Sicuramente con la lunghezza delle indagini non sarebbe stato possibile riuscire ad incastrare una veloce ed inaspettata produzione di monete false. Che così, a volte sfuggiva agli "artigli del leone". Artigli molto ben affilati.
    2 punti
  7. E’ arrivato il lupo giallo E’ arrivato il lupo giallo col bastone di cristallo canta sempre come un gallo, ma è soltanto un lupo giallo. In vacanza va a San Gallo, delle noci mangia il mallo... c’è una lupa su a Varallo che vuol bene al lupo giallo. Quando piove va a cavallo, così non resta mai in stallo. Con la lupa si fa un ballo perché è un dolce lupo giallo. Questa canzoncina è per mia figlia, l’ho scritta quando lei aveva nove anni...
    2 punti
  8. 1841 5 Centimes Colonie Francesi 1841 emissione per Guadalupe (o quel che ne resta!?)
    2 punti
  9. dal mio libro 'parlo con un angelo femmina' ............... cosa succede a Torino, quando la notte è fonda e il mattino incombe? “Ti racconto una notte d’inverno a Torino. Non si è ancora fatta l'alba. Fuori fa freddo, ma c'è quasi silenzio. Questo significa che qualche nottambulo sta rientrando. Qualche perdinotte, imbottito di alcol o dell'odore di una femmina, torna a casa. Chi lo attende? La sua donna, i suoi figli, oppure un letto vuoto? Freddo e vuoto, forse, ma zeppo di ricordi. Bisognerebbe svuotare quel letto e riempirlo di futuro. Ci vorrebbe una femmina. Basterebbe farci l’amore. Basterebbe non amarla. Basterebbe rincorrere la vita per non farsi superare dalla morte. “Immagini un po’ dark. E la tua notte, cosa cerca la tua notte? “La mia notte raccoglie poesie e pensieri. Vuoi un pensiero? Eccolo. Chi sei, anima mia? Dove siete, anime figlie del passato, smarrite fra i carruggi della speranza, chiglie sfasciate contro gli scogli del disamore? Parlami, dolce femmina, dimmi se abbracci la dolcezza o se ti aggrappi agli scogli della burrasca. Sai bene che è meglio la burrasca della bonaccia. Apri gli occhi, fallo anche per i miei. E’ appannato il mio sguardo. Sarà la nebbia, la nebbia dell'anticamera dell'inverno...
    2 punti
  10. Taglio: 2€ cc Nazione: Estonia Anno: 2019 A Tiratura: 987.500 Condizioni: Spl Città: Bologna Fatto.
    2 punti
  11. beh.. ora è chiaro che era un problema di foto
    2 punti
  12. Di recente, grazie a @Scipio, siamo tornati a leggere i bellissimi saggi che Pedroni scrisse oltre 20 anni fa per dare una sistemazione teorica alle prime emissioni di Roma (Ricerche sulla prima monetazione di Roma, 1993 e Nuove ricerche sulla prima monetazione di Roma, 1996). Si tratta di tesi molto affascinanti, ancorché un po' ribassiste, perché hanno il pregio di disegnare una costruzione coerente, appoggiata su tutti i dati noti (letterari e archeologici) e ben inserita, con logica consequenzialità, in un contesto italico e siceliota omogeneo dal punto di vista iconografico e, soprattutto, ponderale. Nessuna affermazione è apodittica, tutte sono spiegate e, quando si tratta di mere supposizioni, viene esplicitato. Provo qui a riassumerne le idee afferenti strettamente al problema della cronologia, sperando di stimolare alla lettura di questi saggi, decisamente molto belli. Preciso che gli errori, tanto di comprensione quanto di digitazione, sono tutti miei, pregando che Pedroni non me ne voglia ...
    1 punto
  13. Buonasera. Sul Manuale viene identificato come " Rotella a cinque raggi " ma, se non ricordo male, in qualche discussione passata si parlava anche di " elica ".
    1 punto
  14. Buongiorno, nei pressi di uno dei luoghi più studiati del mondo, il circolo di Stonehenge, vengono alla luce altre strutture che per ampliano enormemente i ritrovamenti nell’area. Un gigantesco monumento a forma di anello, costituito da enormi pozzi ormai vuoti che sembra ospitassero pesanti monoliti, è stato individuato lungo la linea del Durrington Walls: circa 200 enormi pozzi, larghi più di 10 metri di larghezza e scavati a cinque metri di profondità, che formano un vasto cerchio di oltre 2 chilometri di diametro. I carotaggi indicano un’età attorno ai 4500 anni fa. La ricerca, è iniziata dopo che erano state riscontrate anomalie nel terreno, quando lo scorso anno le scansioni radar di un team dell’Istituto Ludwig Boltzmann in Austria e dell’Università di Birmingham hanno rivelato ciò che sembrava essere il “cimitero” di 90 megaliti sdraiati su un lato sotto l’enorme banco di terra. Dopo aver scavato i primi pozzi, però, i ricercatori hanno trovato solo gigantesche fosse che un tempo contenevano pali di legno. Precedenti scavi sul sito avevano rivelato nella zona anche alcune abitazioni, suggerendo l’esistenza di un insediamento neolitico all'interno del villaggio nel Wiltshire. Si pensa, infatti, che Durrington abbia ospitato i costruttori di Stonehenge a meno di 3 chilometri di distanza. «Quello che abbiamo ora sono almeno 120 pozzi, di cui 20 già analizzati, ma potrebbero essere più di 200. Sembrano seguire la linea di quella che oggi è un’enorme opera in terra conosciuta come Durrington Walls». «Se il Woodhenge di Durrington Walls (come è stata ribattezzata la località del ritrovamento) fosse stata la dimora di un cerchio di pietre, avrebbe sminuito il suo vicino più famoso, Stonehenge - il rituale e la religione erano parti importanti della vita quotidiana di chi abitò queste terre e non possiamo escludere che si tratti di un cerchio commemorativo». Secondo Richard Bates, della School of Earth and Environmental Sciences, il telerilevamento e campionamento accurato stanno dando una visione del passato che «mostra una società ancora più complessa di quanto potremmo mai immaginare. Le pratiche chiaramente sofisticate che abbiamo riscontrato ci dicono che le persone qui erano in sintonia con gli eventi naturali in misura tale che possiamo a malapena concepirlo oggi». Se fino al 2016 il principale monumento più antico costuirto vicino al famoso sito inglese era Robin Hood’s Ball, circa 4 chilometri a nord-ovest, la scoperta dei cerchi concentrici di Larkhill (datati a circa 5.600 anni fa) ampliò quattro anni fa i confini di quello che un tempo era un vasto complesso cerimoniale preistorico. Un’ulteriore prova che centinaia di anni prima della costruzione di Stonehenge l’intera regione era ritualisticamente già molto attiva, più di quanto gli archeologi avessero precedentemente pensato. È qui che gli archeologi hanno trovato prove di un uso rituale regolare della struttura, inclusi frammenti di ciotole deliberatamente rotte, grandi quantità di ossa di animali e resti umani. Tratto da https://www.enigmaxnews.com/news/nuovo-cerchio-rituale-vicino-a-stonehenge Vi consiglio la visione del video presente qui https://intarch.ac.uk/journal/issue55/4/ e il link del PDF della comunicazione ufficiale: https://intarch.ac.uk/journal/issue55/4/ia.55.4.pdf Ciao Illyricum
    1 punto
  15. 1 punto
  16. E questo è l’asse Castore/Apollo 19/1 https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB3/1
    1 punto
  17. Intanto complimenti davvero a @L. Licinio Lucullo per le capacità sintetiche e divulgative, ogni volta resto senza parole. Le tesi di Pedroni sono, assieme a quelle di Coarelli, le più suggestive e argomentate fra quanti si discostano dall’ortodossia della cosiddetta scuola anglosassone (eminentemente Crawford). Io credo che finchè le cose che non sappiamo sulle origini della moneta romana superano ( e di tanto) quelle che sappiamo, le pretese di ricostruzione sistematica, da chiunque vengano, posano su basi fragili. Ad esempio il bronzo Minerva/Aquila 23/1 è oggetto di uno studio specifico di Burnett e Andrew McCabe @ahala che fornisce inoppugnabili argomenti sulla sua produzione siciliana. https://www.academia.edu/31464952/Burnett-McCabe_An_early_Roman_struck_bronze_with_a_helmeted_goddess_and_an_eagle_in_Nomismata_Studi_di_Numismatica_antica_offerti_ad_Aldina_Cutroni_Tusa_per_il_suo_novantatreesimo_compleanno
    1 punto
  18. PREMESSA Pedroni ritiene che le prime iconografie valessero a identificare l’origine della ricchezza monetata, tenuto conto che le prime monete romane nacquero per redistruibuire la preda bellica secondo due canali differenti: - i fusi, a cura dei censori (in anni censorî, quindi), per restituire ai cittadini almeno in parte il tributum; - le monete coniate, a cura dai comandanti militari, per gratificare le truppe. Probabilmente le zecche erano vicino ai luoghi ove era stato reperito bottino (ma quello di Taranto fu monetato ad Alessandria per Cr. 21/1). Per penetrare mercati allogeni fu adottata la metrologia magno-greca e tipologie “ibride”, con tipi “romani” su una faccia e “locali” (spesso, il fondatore mitico della città debellata) sull’altra. Nel 269 fu attivata la zecca urbana (Zonara collega l’evento con l’afflusso di ingenti ricchezze, che un passo di Dionigi di Alicarnasso permette di identificare nel bottino di Reggio); nell’occasione la legenda cambiò da ROMANO a ROMA (a decorrere da Cr. 25/1) e furono restituiti alcuni tipi tradizionali, sui quali la funzione identificativa fu assolta da un simbolo (falcetto, clava, ghianda). Da quella data il tributum fu restituito anche con l’argento. Tanto premesso, la cronologia deve essere compatibile con tre considerazioni: - le tradizioni storiche datano l’argentum signatum del populus Romanus al 275 (Plinio 42), il primo nummus argenteus di Roma al 272 (fonti derivate da Eusebio di Cesarea) e l’argentum signatum al 269 (Plinio 44, Livio e Zonara); - le riduzioni ponderali del bronzo non potevano non cadere in anni censorî (perché le svalutazioni comportavano ineluttabilmente la revisione delle liste di censori); - lo standard della didracma varia da 6,5 scrupoli (Cr. 13/1) a 5,75 (Cr. 22/1) e infine 6 (Cr. 25/1). L'AES GRAVE E LA MONETAZIONE ROMANO-CAMPANA Per Cr. 1/1 la data proposta da Mommsen e Sambon (338) appare preferibile: la moneta sarebbe stata emessa da Campani che avevano appena ricevuto la civitas, probabilmente sine suffragio, per commerciare con Neapolis. Nel medesimo contesto si inserirebbe il lingotto Cr. 3/1. Nel 289, con l’istituzione dei tresviri monetales, furono emesse le prime serie fuse su standard di 300 scrupoli. Che tale fosse lo standard romano dell’epoca è confermato dalla sua riproposizione nelle serie fuse delle colonie di Luceria (fatta colonia nel 313) e Venusia (dedotta nel 291), seppur frazionate su base decimale[1]. La prima in assoluto potrebbe essere stata Cr. 19, perché la raffigurazione di Castore sull’asse (che ricorda la battaglia del Lago Regillo) e del Tevere sul semisse potrebbero alludere alla conquista, nel 290, dell’Alta Sabina, dalle cui ricchezze quindi potrebbe derivare il metallo monetato. Cr. 18 sarebbe successiva al 289 e precedente al 275. Si potrebbe datarla al 277, quando fu presa Crotonem, cui i tipi apollinei potrebbero alludere, ma non fu anno censorio. Appare allora più probabile il 282, quando i consoli C. Fabrizio Luscino[2] e Q. Emilio Papo sconfissero, rispettivamente, città sannite e lucane e i Galli Boi, anche se risulta arduo individuare una connessione con i tipi delle monete. La didracma Cr. 13/1, con standard di 6,5 scrupoli viene datata al 275 e attribuita alla zecca di Metaponto. È coniata sul piede campano di circa 7,30 g per renderla accettabile al mercato, benché forse fosse già in vigore quello magno-greco ribassato di 6,6 g. Contemporaneamente furono emesse la litra argentea Cr. 13/2 (0,65 scrupoli) e la mezza litra enea Cr. 17/1 (4,5 scrupoli); di quest’ultima esiste un riconiatura su moneta siracusana databile al 280, nonché l’identità stilistica con i bronzi (HN Italy 210-211) di Cosa, colonia dedotta nel 273, per la quale è plausibile che la colonia abbia copiato l’emissione della metropoli, precedente di due anni, in segno di devozione politica. Contemporaneamente, nel 275, fu emessa la serie fusa Cr. 14, con standard di 288 scrupoli[3]. I tipi adottati, Giano e Mercurio, sono gli dei tutelari dei patti e del commercio, riferimento coerente a una tematica nazionale; potrebbe significare che per questi bronzi fu monetato il metallo dell’Erario. È probabile che in quest’epoca fosse fissata una parità metallica (con rapporto 1:132) per cui la didracma (da 6,5 scupoli, suddivisa in 10 litre argentee) valeva 3 assi oppure 96 litre enee (forse corrispondenti a 480 chalkoi); da ciò deriverebbe la riduzione dello standard da 300 a 288 scrupoli. È significativo che i nominali più bassi pesino, in proporzione, di più dell’asse: forse la riduzione non fu applicata ad essi per non svantaggiare i ceti meno abbienti e i commerci più minuti. Per la didracma Cr. 15/1, con standard di 6,4 scrupoli (pari a 6,5 ribassati), viene proposta la data del 274 e la zecca di Arpi (anticamente Argo Ippio), forse evocata dal tipo del R/, che peraltro emise argenti proprî di peso medio analogo (6,92 g secondo Thomsen). Si collocherebbe in serie con la litra in bronzo, Cr. 2/1. Contemporaneamente fu emessa la litra enea Cr. 2/1. La didracma Cr. 20/1, con standard di 6,25 scrupoli (pari a 6,5 ribassati), viene datata al 273 supponendosi che fossero monetarî Q. Ogulnio Gallo e N. Fabio Pittore, componenti (forse proprio per la carica rivestita) dell’ambasceria ad Alessandria, e abbiano commemorato la statua della lupa collocata nel 296 dai fratelli Q. e Cn. Ogulnio e il dio ritenuto antenato dei Fabii. Viene attribuita alla zecca di Eraclea, richiamata dal tipo del D/ (Cicerone accenna a un trattato tra le due città, che potrebbe datarsi proprio al 273). Fu anche emessa la litra enea Cr. 16/1. Nel 273/272 non furono emesse monete fuse, per cui probabilmente il cambio teorico rimase fissato nel rapporto di 1:3 con l’asse Cr. 14/1. La didracma Cr. 22/1, con standard di 5,75 scrupoli (pari a 6 ribassati) presenta peculiarità stilistiche e marchi di controllo mai più presentatisi sulle monete di Roma, ma affini a quelli in uso alla zecca di Alessandria, cui pertanto viene attribuita. Peraltro, il piede tolematico era compatibile col peso di queste monete. Mattingly ha proposto la data del 273, in occasione dell’ambasceria romana a Tolomeo Filadelfo, ma è più probabile il 272 (data per questo tramandata da Eusebio di Cesarea), dopo la presa di Taranto (probabilmente ricordata dal tipo al R/) che averebbe fornito il metallo da monetare. L’aggio elevato (0,25 scrupoli) si spiegherebbe con le spese di trasporto per e dall’Egitto. Contemporaneamente fu emessa la doppia litra enea Cr. 23/1 e probabilmente la serie fusa Cr. 21, che presenta la medesima, peculiare raffigurazione della dea Roma. Il peso medio dell’asse, 240 scrupoli, malgrado fosse in vigore uno standard di 252 scrupoli (meglio che 250 scrupoli, valore riconosciuto dagli studiosi per quest’epoca) si spiegherebbe per mantenere il rapporto di cambio 1:3 pur adottando la parità di 1:126, affine a quella tolemaica di 1:125. Alla zecca di Roma e, quindi, alla data del 269 va attribuita la serie Cr. 25, la prima a legenda Roma, comprendente tanto la didracma (su standard di 6 scrupoli) che i fusi (su standard di 252 scrupoli). Fu probabilmente coniata monetando il bottino di Reggio (cui il falcetto alluderebbe, essendo stata Reggio fondata da coloni di Messina-Zancle). È significativo che vengano riproposti i tipi della prima didracma (Cr. 13/1) e dell’asse Cr. 14/1, a conferma che anch’essi erano contemporanei. La serie comprende anche una mezza quartoncia, Cr. 25/3. Sempre nel 269, a fini commemorativi, le zecche esterne all’Urbe emisero, sempre sullo standard di 252 scrupoli, l’asse Cr. 37/1. Nella serie Cr. 26 il simbolo è presente esclusivamente sui fusi: potrebbe dedursene che argento e bronzo avessero provenienze diverse. Il simbolo (ghianda, connessa con il culto di marte) rimanda alla liberazione di Messana (264/263), sottratta appunto ai Mamertini. Lo standard del bronzo è ancora di 252 scrupoli. La serie comprende anche una mezza quartoncia, Cr. 26/3. Tra il 263 e il 258 lo standard del bronzo fu abbassato a 240 scrupoli, presente nelle emissioni Cr. 24, 27, 35 (con significativi ribassi) e 36 (con ribassi ancora più sensibili). Nel 258, quando era censore C. Duilio, fu emessa la serie fusa della prora (Cr. 35) per commemorare il primo trionfo navale, da lui stesso conseguito nel 260 dopo la vittoria di Mylae: tipi innovativi per un evento unico. Giano richiama il tempio che egli fece erigere nel Foro Olitorio. Sappiamo peraltro dal suo elogio funebre[4] che “praedad popolom (donavet)”, verosimilmente quindi proprio con questi bronzi. La serie Cr. 27 presenta una clava e, quindi, rinvia alla conquista di una città chiamata Eraclea: forse Drepanon (nella Sicilia occidentale), conquistata nel 242, supponendo che possa essere la prima “Eraclea” fondata da Dorieo di cui parla Diodoro Siculo (IV, 23, 3). La serie va allora datata al 242/241 e comprende anche una mezza quartoncia, Cr. 27/2, e due monete di taglio anomalo (forse 1/40 e 1/80 di asse), Cr. 27/3 e 27/4, probabilmente emesse per supplire all’esigenza di numerario in terre sottratte ai Punici (fra cui Lilibeo ed Erice). La serie con la ruota (Cr. 24) presenta una struttura analoga, con un tipo innovativo e fisso al retro. Potrebbe riferirsi all’inaugurazione della strada militare Agrigento-Palermo, che un miliario rinvenuto nel 1958 attribuisce a C. Aurelio Cotta. Questi fu console nel 252 e nel 248; nella prima occasione (anno censorio) celebrò un trionfo de Poenis et Siculeis dopo aver conquistato Lipara e Thermae e forse avviato la realizzazione della strada. Notevole l’emissione straordinaria del tressis (Cr. 24/1), a indicare che era ancora in essere il cambio 1:3; si tratterebbe pertanto di una “didracma di bronzo”. A questa serie va probabilmente collegato il piccolo bronzo di taglio anomalo Cr. 26/4, che ne riprende l’iconografia sia al dritto che al retro; forse si trattava di un terzo di quartoncia (peso teorico 1,66 scrupoli, peso medio degli esemplari censiti 1,46 scrupoli). __________________ [1] Pedroni osserva che furono tuttavia emesse monete su standard di 336 scrupoli e suddivisione decimale, con legende in lettere latine, da Hatria (colonia dedotta nel 289) e dai Vestini (alleatisi con Roma nel 301), nonché - senza legenda - da Ariminum; quest’ultima serie deve essere precedente alla costituzione in colonia (datata al 268) perché una semioncia è stata rinvenuta in strati relativi alle mura della colonia stessa (come riferito da Balbi de Caro). Lo studioso ne deduce che nel medesimo periodo (inizî III secolo) Roma spingeva le colonie apule a monetare con il proprio standard per occupare un mercato ove i fusi non erano ancora presenti, quella adriatica e gli alleati Vestini con lo standard gallico (autonomamente in uso ad Ariminum) per indebolire l’economia gallica in vista dello scontro decisivo (al lago Vadimone nel 284/283). [2] Secondo Dionigi di Alicarnasso, egli si vantò con gli ambasciatori di Pirro che da console (nel 282) con il bottino sottratto a Sanniti e Lucani aveva non solo arricchito l’armata, ma anche restituito il tributum. [3] Una glossa di Festo ci riferisce che quell’anno una legge o plebiscito diminuì il librario (misura dei liquidi), e quindi probabilmente la libbra, da 480 a 288 scrupoli: potrebbe trattarsi di un ultimo tentativo di mantenere l’aggancio tra libbra e asse, malgrado le progressive svalutazioni di quest’ultimo. [4] Tramandatoci dall’iscrizione ILLRP 319, di età imperiale.
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  19. Questa secondo me è l'impronta, nel bronzo, della potenza di Roma, la città preferita da Giove Ottimo Massimo:
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  20. Una particolarità è rappresentata da un esemplare del lingotto toro/toro/ (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AESS/3), oggi allo Staatliche Museum di berlino, acquistato nel 1907 da Haeberlin che riferisce che era stato da poco rinvenuto in un bosco nei pressi di Cità di Castello. Misura 173x92 mm, è spesso 13-23 mm e pesa 1.624,5 g Infatti, sopra l'immagine del toro è presente una scritta graffita dopo la fusione, retrograda e a caratteri umbri databili con sicurezza al III secolo, che reca VUKESSESTINES, laddove la doppia S denuncia il confine tra due parole (nella grafia epicorina non esistevano le doppie). Entrambe le parole sono genitivi: SESTINES è il poleonimo di un oppidum umbro, che ancora oggi si chiama Sestino; VUKES può equivalere a vicus (villaggio) o a lucus (bosco sacro, santuario - significato attestato nelle tavole di Gubbio) oppure a Lucii (talchè sarebbe il nome del proprietario, Lucio Vestino). Seguendo la tesi di Crawford e Sisani secondo cui Roma usava i lingotti per spartire la preda bellica con i socii, si rileva che effettivamente nel 279 gli Umbri parteciparono alla battaglia di Ausculum, per cui i Sestinesi potrebbero averlo lasciato a Città di Castello sulla strada di ritorno a casa, forse come ex voto. Crawford tuttavia interpreta FUKES SESTINES, “delle fucine di Sestino”
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  21. Ma cos'erano veramente? In verità sussistono divergenze riguardo a funzione, significato dei tipi (non escludendosi criteri puramente estetici) e datazione. - Comparette [1] li ritiene lingotti forniti da industrie private ai bronzisti. - Per Sydenham ed Herbig erano lingotti in attesa di monetazione (Varrone infatti parla di lingotti conflati all’interno dell’Aerarium). - Deliperi e Haeberlin li interpretano come pani depositati nei templi, a titolo di offerte oppure di quote di bottini di guerra dedicati agli dei. - Per Crawford e Sisani potrebbero essere nati dalla necessità di distribuire con i socii le ricchezze conquistate nei bottini di guerra. - Pedroni [2] li chiama lateres signati e ritiene che costituiscano la prosecuzione del “ramo secco”, quali “misura valore” realizzata colla garanzia dello Stato (Rossetti [3] sostanzialmente concorda). La loro introduzione potrebbe essere connessa con la riforma costituzionale operata nel 339 dal console e dittatore Q. Publilio Filone nel 339 per dare maggior sicurezza sociale alla plebe, prevedendo - fra l’altro - che uno dei censori dovesser essere plebeo (forse ci fu anche una lex Silia, di incerta datazione e tradizione, che riformò il sistema ponderale serviano, peraltro immediatamente dopo i primi accordi con Capua e Napoli, ove da tempo vigeva un’economia monetaria). Sarebbero stati fatti fondere dai censori (lo studioso data un’emissione per ogni elezione censoria, attestata dalle fonti o supposta sulla base di esse) e, per mantenere un’omogeneità di peso con i lingotti serviani, rapportati a multipli interi dell’asse man mano che esso svalutandosi veniva ridotto di peso (con un conseguente aumento dello standard ponderale da 1.344 scrupoli, ovvero 4 unità da 336, a 1.512, ovvero 6 da 252). Alla funzione di misura standard si aggiunse quella di “peso campione”, per la quale i lingotti giungevano nelle mani dei privati; fu così che in seguito, defunzionalizzati, furono adibiti a uso monetale, come testimoniano i rinvenimenti insieme a monete fuse (nei ripostigli di Santa Marinella, La Bruna, Ariccia). - Per Gnecchi costituivano una forma di moneta privata. - Alteri non esclude, per il periodo più antico, un carattere commemorativo dei tipi e, quindi, un valore storico e religioso, ma ritiene che rappresentassero un metallo con funzione monetale, riconoscibile dalle impronte statali e scambiato a peso nei commerci. - Bar [4] ipotizza che servissero come pagamento del soldo militare. - Thomsen, ripreso da Zehnacker, ipotizza che costituisssero una moneta di transizione dal “ramo secco” alle monete circolari, anteriore o parallela a esse. Babelon e Grueber vi vedono pezzi da 5 assi. Per la datazione, alcuni propongono il periodo compreso tra 350 e il 250; Thurlow-Vecchi il 289, con l’istituzione dei tresviri monetales; Crawford il 280. Pedroni ritiene che ne siano esistiti anche nel V e IV secolo, ormai dispersi o comunque non più riconoscibili (forse anch’essi recavano il “ramo secco”), e data quelli censiti dal 339 al 269 (anno in cui sarebbe stata attivata la zecca a Roma). [1] Louis Comparette, Aes Signatum, in "the american Journal of Numismatics" 1919 [2] Luigi Pedroni, Ricerche sulla prima monetazione di Roma, 1993 e Nuove ricerche sulla prima monetazione di Roma, 1996 [3] A.G. Fusi Rossetti, Moneta e non moneta: l’aes signatum i multipli, RIN, 1994-1995. [4] M. Bar, A propos du poids des plaques d’aes signatum, de leur nature et de leur fonction, RIN, 1993.
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  22. Certo che anche il “Lato A” di Venere, valorizzato dall’atteggiamento pudico con cui la dea copre le nudità, non è da meno del “Lato B”. Piuttosto intrigante è invece l’atteggiamento dei due venti Zefiro e, forse, Aura, che l’hanno sospinta sull’isola di Cipro, avvinghiati uno all’altra come in un amplesso. Secondo Esiodo Afrodite, la dea della bellezza e dell'amore identificata con Venere dai Romani era nata in primavera dalla spuma del mare fecondata dai genitali di Urano che Cronos aveva scagliato in mare dopo la ribellione contro il padre. Afrodite, dal greco afros, la spuma, aveva anche l'appellativo di Urania, perché anche figlia del Cielo. Appena emerse dalle onde su una conchiglia di madreperla, Zefiro l'aveva spinta sulla riva dell'isola di Cipro: da qui gli appellativi di Anadiomene, l'emersa, e di Ciprigna. Appena la dea mosse i primi passi sulla spiaggia, i fiori sbocciarono sotto i suoi piedi e subito le vennero incontro le Ore, le Cariti, Peito, la persuasione, Potos, il desiderio, Himeros, la brama, per accoglierla, onorarla e servirla. La vestirono con un vestito bellissimo e una cintura, le misero boccole d'oro e di gemme alle orecchie, braccialetti ai polsi e una collana splendente al collo. Dal cielo arrivò un carro di gemme, tirato da due colombe, sul quale la dea salì e fu così assunta in Cielo. Zeus la diede in moglie ad Efesto, ma la sua idea non fu delle più felici; non si può unire in matrimonio la dea più bella con il dio più brutto. Afrodite veniva rappresentata nel fiore della sua giovinezza, avvenente, graziosa, tutta ingioiellata e sorridente. Il suo volto era ovale, delicato e gentile; i suoi occhi grandi, tremuli, avevano uno sguardo soave e languido che ispiravano tanta dolcezza. Sopra il vestito portava una cintura magica dove erano raccolti tutti i vezzi, le grazie, il sorriso che promette ogni gioia, i teneri dialoghi degli innamorati, i sospiri che persuadono e il silenzio espressivo. Erano sacri ad Afrodite tra le piante il mirto, la rosa, il melo, il papavero; tra gli animali il passero, la lepre, il cigno, il delfino e soprattutto la colomba. Dalle sue varie unioni ebbe alcuni figli: dal troiano Anchise ebbe Enea; dal dio Dioniso ebbe Imene, il dio delle feste nuziali; da Ares ebbe due figli terribili, Eros, amore, e Anteros. I poeti greci raccontano che quando Afrodite ebbe Eros, si lamentò con la dea Temi perchè il figlio non cresceva; Temi le rispose che il bambino non sarebbe cresciuto finchè non avesse avuto un fratello. Allora Afrodite diede vita ad Anteros che significa "colui che ricambia l'amore". Così i poeti, con questa graziosa leggenda, hanno voluto dire che l'amore, per poter crescere, deve essere ricambiato. Fonte http://mitologiagreca.blogspot.com/2007/07/afrodite.html#:~:text=Afrodite%2C la dea della bellezza,la ribellione contro il padre. apollonia
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  23. taglio 2 euro cc paese slovenia anno 2010 tiratura 1.000.000 condizioni bb città trieste taglio 2 euro cc paese slovenia anno 2018 tiratura 1.000.000 condizioni spl città trieste taglio 2 euro cc paese slovenia anno 2014 tiratura 1.000.000 condizioni bb città trieste
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  24. Ciao Fausto Qui siamo nel difficile.. Per me ci sono un paio di alternative. Primo caso: mi sembra di intravedere i contorni di una rosetta intorno alla F, potrebbe quindi essere una moneta riconiata su una precedente (ad Aosta capitava su alcuni quarti) e il vuoto della rosetta ha impedito di coprire una lettera della moneta precedente. Altra possibilità ma non penso, una contraffazione di Guastalla, che presenta la F in quella posizione, ma non vedo traccia della A sul gambo della seconda lettera. Altra opzione, un falso o una contraffazione, ma non ne ho viste altre così. La F non è una sigla di zecca utilizzata, quindi o è stata messa in caso di contraffazione oppure era già lì.. Il periodo di Carlo Emanuele era pieno di monete piccole non buone, quindi ci riserva ancora dei misteri
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  25. Ciao Fausto Veramente difficile da trovare questa moneta con questa data! La mia è messa sicuramente peggio, si può vedere sul catalogo.. e non mi è capitato di vederne molte, quindi buon acquisto!!
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  26. Credo che anche il Banco di Roma facesse qualcosa di simile, ricordo che me ne aveva dato qualcuno mio padre per una vacanza nei primi anni '80... tutti restituiti, senza spenderne neanche una lira petronius
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  27. Direi di aggiungere anche una Banconota degli anni '40 della Palestina.
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  28. 1941 Libano - 2 1/2 Piastre Coniazione di emergenza durante la seconda guerra mondiale.
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  29. Mi sa che dovro' prendere casa dentro le grotte di Postumia, quasi quasi ci svolazzo dentro... ho pure il trenino
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  30. Esatto . Quando venne istituito nel 1980 comprendeva solamente i Templi di Gigantija. Nel 1992 vennero aggiunti gli altri 6, tra cui appunto Ta Hagrat. I siti rappresentati nella altre monetine non sono mai stati soggetti ad ampliamenti.
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  31. Me ne sono accorto ? Non tutte riportano la data.
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  32. Riprovo con la maltese l'unica il cui sito è stato inserito in un modo ma poi esteso un decennio dopo..?
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  33. Si, ovviamente l'errore è nella numerazione della foto....capita, ma quando al post 7 scrivevo di ritratto simile, mi riferivo proprio a quel 3 Cavalli. Bravi ragazzi.... @gennydbmoney, @doppiopunto ... ?
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  34. Aggiungo che dire "follis" per questa e per altre monete non è esatto, come non esatta potrebbe essere la classificazione in "billon reduced centenionalis", seguita dal Sear. La migliore classificazione, nella totale incertezza sui contenuti delle riforme monetarie dell'epoca, è riferirsi al modulo della moneta e quindi definirla come una "AE3" (diametro 17-21 mm).
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  36. Buongiorno, giustissimo, i pallini sotto il busto indicano a Cizico l'officina. Due pallini --> seconda. Tre--> terza (vedi sotto). Questa iconografia riprende quella di poco precedente emessa da Gallieno. E poi... e poi... ... poi ci sono le iconografie delle Vittorie di Claudio II più comuni ... Ciao Illyricum
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  37. Slovacchia, 20 corone 1941, al rovescio : San Cirillo e San Metodio
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  38. REGNO DELLE DUE SICILIE - FERDINANDO II° - 120 GRANA - 1841
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  39. Grazie a tutti per i pareri espressi ,alcuni puntuali e precisi . La moneta è stata valutata BB+ . Ho fatto un giro in rete dove si trovano perizie di autorevoli periti NIP alcune in linea con il grado di conservazione valutato altre davvero generose rispetto allo stato di conservazione di medesimi millesimi . Ma aldilà di questo e considerando il prezzo di acquisto sono soddisfatto della mia moneta . Ora ne restano solo tre per terminare una collezione cominciata tanti anni fa all'età di dodici anni . Grazie di nuovo a tutti e saluti .
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  41. AVARS. Uncertain king. 6th-7th centuries AD. AV Solidus (4.33 g, 6h). Imitating Ravenna mint types of Heraclius. DИNDCVC IPΛILhVΩ (first D and both C's retrograde), crowned, draped, and cuirassed facing busts of Heraclius, with short beard, and Heraclius Constantine, beardless; cross above / VICTORI AVCC, cross potent set on three steps; Δ//CONOB. Jónas 7-8 var. (legends); cf. Bóna 3a-b; cf. MIB 110d6 (for prototype); Boutin 308 (this coin). EF. Ex Collection N.K. [Nadia Kapamadji] (Bourgey, 27 October 1992), lot 251. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=133085
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  42. Ottimo ritrovamento da mercatino. ? A me manca proprio quello con la R barrata per "completare" la serie. Saluti Simone
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