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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/17/20 in Risposte
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Buongiorno a tutti amici, Voglio condividere con voi la questa mi mezza piastra 1792 orecchio coperto a cui tengo particolarmente. Saluti a tutti. Raffaele.7 punti
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Buongiorno a tutti, per passare un po' di tempo, alcuni giorni fa ho comprato da un bancarellaro, una quindicina di chili di monete estere/italiane e piano piano le sto controllando…. ieri sera con mia sorpresa ho trovato questo 10 centesimi 1919...conservazione rottame, ma comunque moneta interessante. Chissà quante tasche avrà visto nella sua lunga carriera di moneta spicciola….per finire dentro questo accumulo. Evidentemente nessun collezionista l'ha salvata, per via la sua scarsa conservazione oppure è sfuggita alla ricerca dei "ciotolari".... Adesso eccola qua .3 punti
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REGNO DELLE 2 SICILIE - FERDINANDO II° - MEZZO CARLINO ( 5 GRANA ) 18443 punti
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Il trattato di Firenze del 1557 e la successiva pace di Cateau-Cambrésis del 1559, che ponevano termine alla lunga guerra fra gli Asburgo e i Valois, videro, nella stesura dei nuovi confini degli Stati, la costituzione, su ex possedimenti della Repubblica di Siena, dello Stato dei Presìdi, una piccola entità territoriale comprendente Orbetello, Porto Ercole, Porto S. Stefano, Talamone e, dal 1603, Porto Longone (l’odierno Porto Azzurro dell’Isola d’Elba), che il re Filippo II di Spagna volle riservarsi per il controllo navale della costa tirrenica e per garantire approdi sicuri alle sue navi. Dominio diretto della corona spagnola, il piccolo Stato fu affidato per l’amministrazione al viceré di Napoli. Al periodo della dominazione spagnola si deve un forte sviluppo delle strutture e delle fortificazioni militari nel territorio sopravvissute fino ai nostri giorni. La dominazione spagnola fu interrotta nel trentennio 1707-1737, anni delle guerre di successione austriaca e polacca, che videro la momentanea sovranità austriaca. Quando Carlo di Borbone si impadronì del Regno di Napoli, anche i Presìdi passarono sotto la corona borbonica (1738), seguendone le sorti fino al 1801, anno dell’invasione napoleonica dell’Etruria. Il trattato di Versailles del 1815 sancì l’annessione dell’ex Stato dei Presìdi al Granducato di Toscana dei Lorena. Sotto Ferdinando IV di Borbone fu battuta l’unica monetazione destinata al piccolo dominio toscano. Essendo un territorio di limitate dimensioni, crocevia di commerci e di genti, al confine fra il Granducato e lo Stato Pontificio, vi circolavano monete di varie zecche e di diverse unità di misura, creando gran confusione e difficoltà nei ragguagli. Le monete napoletana e romana la facevano da padrone, la prima per ragioni politiche e finanziarie, in quanto moneta “ufficiale”, la seconda per gli scambi e i rapporti commerciali con gli abitanti delle viciniori province laziali di Roma e di Viterbo. La documentata circolazione di valuta genovese, spagnola, napoletana, toscana, pontificia è indice di un’intensa attività commerciale e produttiva in Orbetello e dintorni. Ma se il ducato romano e napoletano costituivano le monete di riferimento per il commercio all’ingrosso e gli affari finanziari, tra il popolino si faceva di conto con la lira toscana e i suoi derivati. I pezzi più piccoli (aliquote di soldi e denari) erano molto usati nella vendita al minuto di merci dell’uso quotidiano. Se ne deduce che questo settore fosse predominio dei mercanti toscani, con un fitto interscambio con i Presìdi fatto di esportazione di prodotti agricoli, legna, carbone, pesce fresco e salato. Per questi motivi a Napoli si ritenne opportuno battere i pezzi in rame per i Reali Presìdi secondo il sistema monetario toscano e non quello napoletano. Ferdinando IV di Borbone, in tre diverse emissioni (1782, 1791 e 1798) fece coniare questo quattrino del medesimo valore dell’ordinario in corso nel Regno, pari alla 400esima parte di un ducato. Nei tagli di quattro, due e un quattrino, i pesi erano dunque rispettivamente identici alle monete da un grano, da un tornese e da tre cavalli circolanti nel Regno di Napoli. La serie dei quattrini coniata per i Reali Presidi vede come costante al diritto dei tre nominali il profilo di Ferdinando IV di Borbone volto a destra, lungo il bordo l’iscrizione Ferdinando IV per grazia di Dio Re delle Due Sicilie e in basso la sigla P (1 e 2 quattrini) o B P (4 quattrini) quale firma dell’incisore Bernardo Perger per la serie del 1782, mentre la P o D P delle emissioni del 1791 e 1798 sono riferite ovviamente al figlio Domenico, essendo Bernardo morto nel 1786. Il rovescio presenta in alto la corona reale sovrastante la scritta REALI PRESIDII, il nominale QVATTRINI, il valore espresso in numeri romani inserito tra le cifre arabe dell’anno di emissione. Solo nei pezzi da 4 quattrini le iscrizioni del rovescio sono circondate da due rami di lauro legati in basso da un fiocco. Ai lati della corona compaiono le iniziali dei direttori della zecca: C. C. per il Cesare Coppola (emissioni del 1782) in carica fino al 1790; A. P. sono le iniziali di Antonio Planelli (emissioni del 1791) mentre la sigla R. C., impressa sui nominali del 1798, designa la Regia Corte, ovvero la monetazione battuta a benefizio della Corte ed in particolare della regina Maria Carolina. Particolari rarità di questa monetazione sono due esemplari di 4 quattrini 1782, l’uno ribattuto su una prova in rame del 6 ducati di Carlo III, attestato dal CNI, e l’altro ribattuto su un grano del 1719 di Carlo VI d’Asburgo, inedito e, infine, un esemplare di 4 quattrini 1798 ribattuto su un grano da 12 cavalli di Ferdinando IV (mai apparso).2 punti
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Filippo III Tornese con Ara al rovescio, 1620 Simbolo "non definito" perché la moneta è in viaggio e da queste foto del venditore non si distingue cosa sia.2 punti
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Come non ricordare a questo punto quando Riccardo Martina venne a parlare a Milano di queste monete nel workshop di Quelli del Cordusio nel 2018 ? Fu un gran bel momento e un successo che ricordo con piacere con questa immagine2 punti
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Io ci vedo due buoi aggiogati che tirano un arato ed un uomo che regge le stegole.2 punti
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Buon Giorno Leggendo “Cronaca del Trecento Italiano” di Carlo Ciucciovino, con riferimento al primo Volume per l’anno 1306, in uno dei paragrafi ho trovato il seguente brano che cito integramente: (il Papa, Clemente V, si era trasferito con la Curia in Francia a Poitiers l’anno precedente ponendosi sotto la protezione di Filippo il bello) § 17. Il tesoro pontificio Il Pontefice ordina che il tesoro papale, custodito a Perugia, venga trasportato a Bordeaux, e ne dà incarico ai fratelli Franzesi. Davidsohn sottolinea, stupito, che è singolare che persone coinvolte contro l’aggressione a Bonifacio VIII, siano state investite di tale responsabilità, tanto più che essi non fanno recapitare tutto il tesoro in Francia, ma ne trattengono una parte, si ignora a qual titolo. «Gli oggetti preziosi furono dagli incaricati [dei Franzesi] venduti in parte a Firenze, e la maggior parte del vasellame d’oro, ridotta in pezzi, prese la via della Zecca di Firenze, dove il metallo fu coniato in fiorini d’oro». La curia intraprende un’azione legale contro i fratelli, accusandoli di appropriazione indebita. Ci vorranno 11 anni perché la Chiesa riottenga, e solo in parte, il maltolto.57 Il testo (in tre volumi oltre alle introduzioni) è disponibile integralmente in rete in formato pdf, basta una semplice ricerca, è estremamente interessante consente di farsi un quadro generale della complessa situazione dei rapporti tra i vari centri di potere nei primi tre quarti del XIV secolo. Tornando al riferimento relativo al Tesoro Pontificio, sorvolando su motivi e ragioni, su possibili influenze del re di Francia sulla decisione, ho posto la mia attenzione sulla alienazione da parte degli incaricati del trasferimento, di parte del tesoro, (in pratica furto e ricettazione da parte di qualcuno in Firenze) Non sono riuscito a capire di quanto oro si trattasse, presumo comunque un quantitativo rilevante. Quantificando la somma in Fiorini, considerando che 1000 Fiorini sono 3.53 kg d’oro con titolo prossimo a 24 carati, che nell’anno 1306 con riferimento al primo semestre il Bernocchi descrive 5 varianti segno di zecca scala, in effetti ne esistono almeno altre due che ho potuto vedere; per il secondo semestre dello stesso anno sono descritte 3 varianti segno pera, e anche nei semestri degli anni successivi sono presenti un numero significativo di varianti. Considerando che per il segno scala sono presenti piu coni (almeno 4 per una delle varianti) da quanto ho potuto verificare.. Riporto una tabella riassuntiva dei segni e delle varianti descritte dal Bernocchi, considerando che venivano realizzati almeno una coppia di ferri per ciascuna variante, a volte anche 4 o 5, che con un conio di rovescio potevano essere coniati anche 15-20.000 Fiorini, con ogni probabilità son coniati in questi anni quantità considerevoli di Fiorini. (100.000 Fiorini sono 350 kg abbondanti di Oro affinato) class Bernocchi num varianti inizio fine 1306 sem1 scala 961 965 5 1306 sem2 pera 966 968 3 1307 sem1 guastada 970 974 5 1307 sem2 pettine 983 986 4 1308 sem1 foglia di fico 995 999 5 1308 sem2 chiodi decussati 1006 1011 6 1309 sem1 scudo semiovale crociato con globetto 1017 1019 3 1309 sem2 pannocchie di grano su gambo nessuno 1310 sem1 giglio piccolo 1037 1038 2 1310 sem2 monte 1050 1051 2 Altra curiosità/dubbio è riferita al processo di affinamento dell’oro descritto nella pratica Pegolotti, che dimensioni potevano avere i singoli lotti di metallo, qualche chilogrammo oppure decine di chilogrammi o più? I Fiorini di questi anni sono meno rari di altri, tranne qualche semestre meno diffuso, sono presenti molteplici varianti con coni diversi per ciascuna, sicuramente molto oro è stato monetato a partire da quello del Tesoro Papale. Chiedo a tutti coloro che vorranno intervenire di esprimere le loro ipotesi e di fornire eventuali precisazioni e notizie Cordialità1 punto
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Salve segnalo: Simonluca Perfetto, Documenti per servire alla storia dei maestri razionali della Zecca di Napoli 1309-1562, in Nuova Rivista Storica, Anno CIV • Maggio - Agosto 2020, fasc. II, pp. 733-752 https://www.academia.edu/43640841/Documenti_per_servire_alla_storia_dei_maestri_razionali_della_Zecca_di_Napoli_1309-1562_in_Nuova_Rivista_Storica_Anno_CIV_Maggio_-_Agosto_2020_fasc._II_pp._733-7521 punto
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Buonasera, condivido questa monetine che pur essendo molto vissuta l’ho aggiunta alla collezione, la data è ben visibile, il resto ha molti anni sulle spalke1 punto
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Eh certo, vuoi non completare la serie?? Potrebbe anche configurarsi come circonvenzione di incapaci...1 punto
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Il 20 Lire 1936 è una moneta "relativamente" rara. Si trova frequentemente nelle aste e non è difficile procurarsela in negozio. Questo perché è una moneta che sì, non ha avuto una gran tiratura, ma è stata subito "tesaurizzata" non solo dai collezionisti (pochi), ma anche da chi voleva un ricordo tangibile della fondazione dell'Impero (la stragrande maggioranza). La moneta quindi, è possibile trovarla in diversi stati di conservazione: quelle ritirate dai collezionisti si trovano in ottime condizioni, quelle che, invece, sono state prese come semplice "trofeo", hanno subìto per lo più una custodia sui generis che le hanno fatte giungere fino a noi non propriamente al top. La moneta ha un prezzo "sostenuto" - a mio parere - per tre motivi: 1) bassa tiratura (10.000 esemplari); 2) rappresentatività (l'Impero); 3) unicità (è la sola della sua tipologia coniata per la circolazione). Non escludo che parte della produzione giaccia presso la Tesoreria Centrale dello Stato o presso la Zecca rientrando nel novero delle monete non in oro appena accennate nella "famigerata" nota 56. Qui sotto posto il mio esemplare:1 punto
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Su un lato abbiamo Papa PIO V 1571 - ADORAMUS TE C. (Cristo) 1571 è l'anno della Battaglia di Lepanto, vinta dalla Santa Lega contro gli Ottomani. Sull'altro lato invece abbiamo San Francesco d'Assisi davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, fatta costruire proprio da Papa Pio V (lavori iniziati nel 1569). In legenda AVXILIVM (DS ?).1 punto
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Raffigurazione di Aretusa come nel nostro 500 L.1 punto
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Ciao @VALTERI molto interessante questo legame con il Piemonte (vivo in Piemonte, non lontano dai Campi Raudii -data per esatta la localizzazione-) che potrebbe essere una spiegazione davvero plausibile su quanto si diceva sopra. Il Museo della Centrale di Montemartini deve essere davvero bello. Io ne ignoravo l'esistenza; poi guardando una interessantissima trasmissione di Rai Storia dal titolo "Cronache dall'antichità" l'ho scoperto. E' mia intenzione visitarlo in occasione (si spera presto!) di una prossima visita a Roma. Vedremo. Ho fatto un giro sul sito del museo. I resti della statua in questione dovrebbero essere questi: "I quattro templi di età repubblicana che occupano il centro dell'area di Largo Argentina erano in antico circondati da un vasto porticato quadrangolare; nell'incertezza dell'identificazione sono stati denominati con le lettere A, B, C e D. Nelle vicinanze di quello a pianta circolare, chiamato B ed attribuito alla Fortuna Huiusce Diei, sono stati ritrovati i frammenti di un colossale acrolito femminile, la statua di culto del tempio stesso, di circa 8 m di altezza" . (dal sito del museo) Ciao da Stilicho1 punto
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Nel 2013 la Bielorussia ha dedicato alla rosa una moneta da 10 rubli in argento 925. La moneta pesa 14,14 grammi ed ha un diametro di 32 millimetri; la tiratura è di 8.000 pezzi, tutti coniati dalla zecca polacca. Era di maggio... Ricordi? Fresca era l'aria e la canzone dolce... Io non ne ne scordo Accorda la chitarra e riprendi a suonare quelle note smarrite agli angoli di una via Erano vive e rosse ciliegie perse a ciocche a ciocche per la via. Come il motivo antico l'amore s' è imbalsamato in un vicolo cieco di rose profumato.1 punto
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Buongiorno, di seguito Vi propongo alcuni esemplari monetali. Esemplare 1 Marcus Aurelius as Caesar, AD 139-161. Æ Sestertius (32.5mm, 23.94 g.) Rome mint, struck under Antoninus Pius, AD 151-152. Obv. Bare head right. Rev. Virtus advancing left, holding parazonium and spear, with foot on helmet. RIC III 1304 (Pius) Nice VF, Light brown patina. https://www.vcoins.com/en/stores/marti_classical_numismatics/258/product/marcus_aurelius_ae_sestertius__virtus__as_caesar_vf/1333944/Default.aspx Esemplare 2: Nero (54-68). Æ Sestertius (35mm, 26.67g, 6h). Rome, c. AD 65. Laureate bust r., slight drapery. R/ Roma seated l. on cuirass, r. foot on helmet, holding Victory in outstretched r. hand and resting l. hand on parazonium; to r., shields set on ground. RIC I 275 var. (wearing aegis). Brown-reddish patina, minor roughness, Good VF https://www.vcoins.com/en/stores/london_ancient_coins/89/product/nero_5468__sestertius_rome_c_ad_65_r_roma_seated/1318868/Default.aspx Esemplare 3: Marcus Aurelius. C. 156-157 AD Reverse: TR POT XI COS II, Virtus standing left holding spear and parazonium. Good metal with a nice portrait. Ref: RIC 473 Weight: 3.23g, Size: 18mm https://www.vcoins.com/en/stores/den_of_antiquity/48/product/marcus_aurelius_ar_denarius/1304864/Default.aspx Esemplare 4: Caracalla A.D. 209 AR Denarius, 18x19mm, 3.4g ANTONINVS PIVS AVG; laureate head right./ PONTIF TR P X COS II; Virtus, helmeted, stg. r., l. foot on helmet, holding spear and parazonium. RIC IV Rome 112 https://www.vcoins.com/en/stores/victors_imperial_coins/208/product/caracalla_pontif_tr_p_x_cos_ii_virtus_denarius_from_rome/1326235/Default.aspx1 punto
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Nemmeno io .... quando ho scritto di esecuzione molto recente, però, non intendevo un mese o un anno fa, ma al secolo scorso. Attendiamo altri pareri ....1 punto
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@Reale Presidio complimenti per la discussione e grazie per aver condiviso le monete.1 punto
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Non sapevo anch'io, @Stilicho , di possibili templi monopteri in Piemonte . Dalla rete, unisco i commenti relativi al monoptero "B" di Largo di Torre Argentina in Roma, tempio che si ritiene dedicato alla Fortuna, della quale i resti del grande simulacro dovrebbero essere in dotazione ai Musei Capitolini nella loro sede di Centrale Montemartini . Questo tempio in Roma ha un riferimento al Piemonte, in quanto fondato da Q. L. Catulo dopo la vittoria di G. Mario a Vercelli . Una buona giornata1 punto
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Buon giorno, Rispetto Ink. L'autore della medaglia forse non si è posto troppi problemi sulla identità della figura che ostenta fra le mani quelli che sono evidentemente dei frutti. In fondo lo è anche il grano, per cui Cerere o Pomona, ma anche una figura allegorica in genere che mostra i frutti della terra. Concordo con l'ipotesi avanzata da Chievolan sulle figure indistinte sullo sfondo : un contadino che guida l'aratro tracciando i solchi in cui verrà seminato poi il grano, un cereale di cui allora si faceva un notevolissimo uso soprattutto per confezionare il pane che costituiva parte notevole nella alimentazione quotidiana, soprattutto per le classi meno abbienti. Saluti. @Rispetto Ink1 punto
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come consiglio ti invito ad acquistare quelle monete solo con certificazione di lecita provenienza. Vivrai così più tranquillamente1 punto
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Belle monete ed interessantissima disamina storica. Complimenti1 punto
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Buonasera a tutti, volevo aspettare che mi arrivasse fisicamente, ma ci sta mettendo tempo.. Come vi dicevo ho preso un altro 9 cavalli di Filippo IV. È una moneta che già conoscete perché già passata in sezione in una discussione sullo strano simbolo. Mi è piaciuta subito, e soprattutto scoprire un po' del suo passato e della sua provenienza, (è passata su Artemide aste nel 2018) ed io l'ho presa sul noto sito.. ? L'ho presa per il millesimo 1630 che mi mancava e poi per lo strano simbolo sul davanti, di cui tanto si è discusso, devo dire che già osservando le foto dei venditori, che saranno sicuramente migliori di quelle che farò io, ho cambiato idea (pensavo ad un ranocchio) mi piace pensare, senza stravolgere le convinzioni di nessuno, che ci troviamo davanti ad una lettera, e più precisamente alla M, per l'occasione ho preso un ritaglio di un 9 cavalli sul Web. dove la lettera M del Cavo ha forti somiglianze con lo strano simbolo.. ? Ovviamente, vorrei che prendeste le mie divagazioni come spunto di riflessione e aspetto con piacere Vostro interventi. Saluti Alberto1 punto
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Sto effettuando delle ricerche e potrebbe starci tutta perché io sono di Caserta quindi la zona è quella... l’ho trovata per terra in strada in una zona dove casomai sarà passato qualche trattore che arando la terra se la sarà portata... vedrò di effettuare una denuncia ai carabinieri per il ritrovamento1 punto
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Ciao, si nota bene che nonostante l'estrema usura del mio biglietto i colori utilizzati sono rimasti vivi, delicati e pressochè integri, la carta sarà anche sottile, così come per tutte le varie emissioni di quel periodo, ma hanno realizzato banconote fantastiche.1 punto
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Il Grano di Rocco fa parte del gruppo di Grani con al rovescio lo stemma di forma Semiovale, battuti con le date 1636 -1637 e 1638. In contemporanea però dal 1637 (e nel 1638) vennero battuti anche Grani con lo stemma in cartella curvilinea, come quello del disegno mostrato. ?1 punto
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Caro @nikita_, a differenza delle monete del '900 che sono piuttosto bruttine, le Banconote Francesi sono esteticamente molto belle. Anche qui i pareri sono discordi ( ho letto in proposito una Discussione sul Forum ). L'unico appunto che si può fare è la qualità della carta molto sottile e facilmente usurabile ( e probabilmente anche più falsificabile ) rispetto a quelle di altre nazioni. Comunque a me piacciono. Ciao Beppe1 punto
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Ciao Rispetto Ink. Come altri ti hanno già indicato, la data riportata è quella del calendario adottato dal regime fascista che iniziava dalla Rivoluzione di ottobre, per cui il XV anno dell'E.F. andava esattamente dal 28.10.36 al 27.10.37, in buona sostanza il 1937. Sulla figura che compare sul recto della medaglia : le Dee principali che proteggevano la crescita dei raccolti erano due : Cerere per il grano e Pomona per la frutta, inoltre altri Dei erano venerati per le varie fasi ddella cultura dei campi, dalla semina al raccolto. Quelli che la figura tiene in pugno non sono fiori, ma chiaramente dei frutti e le figure chine sui campi come anche tu hai detto non sono animali, ma contadini. Il metallo impiegato per la coniazione penso sia una lega di bronzo, il rame non viene solitamente impiegato da solo per questo scopo. Quanto alle tracce di doratura, dalla foto non le percepisco : la doratura del bronzo é usata, ma nel caso dovrebbero resterne tracce più evidenti....comunque è impossibile per me determinarlo da una foto. Cordiali Saluti. @Rispetto Ink1 punto
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ciao Giuseppe, non conosco molto la figura di VEII, quindi non mi esprimo. Per quanto riguarda invece Ferdinando IV, io sono proprio affascinato dalla sua figura. Si diceva di lui, soprattutto in giovane età, che fosse gretto e troppo più interessato a caccia, pesca e “altri usi” per essere un buon regnante. Ma queste parole su di lui meritano un giusto approfondimento ora che di anni ne sono passati un bel po’. Sotto la guida del Tanucci, con il padre non più a Napoli, Ferdinando non ebbe certo modo di imparare a dovere quelle maniere regali e nobiliari, non potendole osservare del resto da nessuno. Ricordiamo che Carlo fu chiamato in Spagna. Se Ferdinando era “allergico” alla lettura, al buon costume, era un grande spadaccino, non mancava di coraggio, e cosa che a me piace molto, si esprimeva quasi soltanto nel dialetto napoletano. Diciamo non una convenzionalità per un monarca, concordi? Oltre ad avere però doti di coraggio, di forza e distinguersi nella caccia, Ferdinando si dimostrò in più di un’occasione umile con il popolo, non so l’autenticità del racconto ma lessi una storia molto particolare, su di lui che fece regalare posate d’argento a tre pastori che furono particolarmente gentili con lui. Diciamo un sovrano sui generis, molto più lontano da quell’idea anacronistica di re assolutista che invece voleva la moglie per lui. Basta vedere che bella fine fece la sorella in Francia per capire quanto ormai quel tipo di monarchia fosse bella che finita. Le monete si intersecano a doppio filo con la storia. È anche per questo che noi le collezioniamo. La mia prima moneta è stata un 6 tornesi 1801, trovata da mia madre e mia nonna in campagna, e che ancora custodisco gelosamente. Di che re? Ferdinando IV ovviamente ?1 punto
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Il problema principale è l'alfabeto cirillico. Come i caratteri cinesi, il russo e il cinese sono difficili da comprendere per gli stranieri. Il problema opposto, non ci sono specialisti che sono pronti e in grado di tradurre completamente i cataloghi in lingue straniere. Il secondo problema è la mentalità dei numismatici russi. Nella psicologia della numismatica russa, ci sono 4 paesi completamente separati.La Russia fino a Pietro il Grande. La Russia fino al 1917. L'URSS. Il territorio dell'URSS dopo il crollo. Anche all'interno della Russia, i collezionisti di questi argomenti non si intersecano e comunicano poco. Il terzo problema sono le directory straniere con informazioni ed errori deboli. Aggiungerò un'altra sfumatura. Conflitti tra teorie e versioni tra autori.1 punto
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Magari è perché la tua richiesta è fatta nella sezione sbagliata ( pesa ... c'è anche una sezione di Araldica, dove potevi rivolgerti) ? Magari perché se ne deduce che ti sei approcciato al Forum senza leggere alcuna delle informazioni che qualcuno si è dato la pena di illustrare chiaramente ? Magari perché manca una qualche formula di saluto ? Magari è per le foto ? Tanti motivi per ignorare la tua richiesta.1 punto
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Dal 10 corrente mese le valute di Bulgaria e Croazia sono state ammesse all'ERM II. https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2020/07/10/communiques-by-the-erm-ii-parties-on-bulgaria-and-croatia/ La Bulgaria manterrà l'attuale sistema di cambio fisso con l'euro e lo farà con lo stesso di prima, ovvero 1.95583 lev = 1 euro, mentre la parità centrale della kuna croata rispetto all'euro (il cambio su cui sarà calcolato il mantenimento della fluttuazione del ± 15%) è stata stabilita in 1 euro = 7.53450 kuna.1 punto
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Altro Grano per Filippo IV, il 1637 In questo pezzo il Busto non è con corazza e ha il Tosone. Simbolo "volatile"1 punto
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Taglio : 2 euro TDR Nazione : Germania G Anno : 2007 B Tiratura : 5.000.000 Condizioni : MB Citta' : Capaccio -Paestum ( SA)1 punto
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Sono ulteriori 2 giavellotti. Per #coinzh Le monete di Taranto, al pari delle didramme di Gela tardo arcaiche, mostrato il cavaliere a cavallo nell'atto di sferrare la lancia. Entrambe le cavallerie (gelese e tarentina) erano molto rinomate sia a livello bellico che ludico ai giochi. La differenza è che nelle monete tarentine, più che mostrare un cavaliere nel momento della guerra, l'incisore ha voluto immortalare il momento ludico.......diciamo che quelle di TARAS presentano scene più da parata ed esibizione che di guerra (come invece a GELA). Pertanto, gli incisori volevano enfatizzare l'abilità della rinomata cavalleria tarantina con raffigurazioni, virtuosismi stilistici e pose particolari,. Sorvolando sui testi principali (che è sempre d'obbligo studiare), ti consiglio per un inizio "leggero" il catalogo d'asta della LEU 79....in cui è stata venduta una collezione di monete di Taranto. Lo segnalo perchè il catalogo contiene numerose informazioni sullo stile e i conii...........per imparare a capire l'evoluzione delle monete di TARAS. Una cosa importante è il cd "REVIVAL" delle tematiche......L'incisore "lisippiano" KAL ha aperto nel IV sec (2a metà - 330 a.C.) la serie con pose e raffigurazioni che sono state talmente apprezzate e più piaciute ai contemporanei da tornare in voga ed essere riprese anche successivamente nel III secolo, ovviamente in modo più "scadente" e senza raggiungere la bellezza dei suoi conii...... Odisseo1 punto
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Between-the-wars. This 1932 5-centesimo piece was coned at the American mother-mint in Philadelphia and shipped south to Panama, site of what was then perhaps the United States’ most prized overseas possession—the Panama Canal. Certainly it was at the center of American defensive planning. The Japanese had renewed their depredations in China in ’31, so by 1932, War Plan “Orange” (for war with Japan) was being dusted off and updated. But not only “Orange.” As this 1932 5-centesimos was being delivered to Panama, the Canal there was a linchpin of War Plan “Red-Orange.” “Red-Orange” addressed what was then—in those long-ago days before atomic bombs and intercontinental bombers—the ultimate nightmare of American defense planners…simultaneous war with the Japanese and British Empires. Against a combined assault by these two dominant naval powers, the Americans would have to be able to transfer their ships from the Atlantic to the Pacific, and vice-versa, quickly. But even then….American chances were not good. Still, it was only 1932. War Plans “Orange” and “Red-Orange” would prove useful, but that was years away. It was the here and now of 1932 that demanded American attention. This Panamanian 5-centesimos was struck on a planchet that could have been used to coin a 1932 Buffalo nickel. But there were no new nickels in 1932, Buffalo or otherwise. They weren’t needed. Too many Americans were broke. Early in 1932, many thousands of Depression-weary WWI veterans marched to Washington D.C. to demand the early payment of their military service bonuses. They set up tents and shacks and stayed, many with their families. But the “Bonus Army” didn’t get its money. Instead, the marchers were driven out and their encampments broken up and burned. It was War Plan “White”—prepared in case of domestic insurrection—that was used, in part, against some thousands of American WWI veterans in 1932, between-the-wars. v.1 punto
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