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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/27/20 in Risposte

  1. Buonasera a tutti, giornata piovosa, il pomeriggio sta trascorrendo immerso piacevolmente con monete e vassoi.. ? Per la Napoletana di oggi ho scelto uno dei miei Tornesi da 6 Cavalli Ferdinando IV millesimo 1789. Spulciando su Wikipedia ho trovato un interessante passaggio che credo possa interessare anche voi e magari spingere ad approfondire. ? Notiziario di Corte Notiziario di Citta'. Il Notiziario di Corte Notiziario di Città del Regno di Napoli è un vademecum tascabile, di cm 15x7,5, che contiene notizie utili sulla complessa e articolata organizzazione, politica ed amministrativa del Regno, nell'anno 1789 e sui rapporti con altri Stati. Descrizione del Notiziario Ricoperto di pelle marrone chiara, con impressioni in oro, sul piatto superiore e su quello inferiore porta lo stemma dei Borboni. Composto di 240 pagine, numerate da 7 a 240, è dotato di un frontespizio dove è rappresentata, di profilo e dentro una cornice ovale, la coppia regnante – Ferdinando IV di Napoli e Maria Carolina d'Asburgo-Lorena – con lo stemma borbonico. Sulla pagina a fronte, una incisione a tutta pagina – con il dio Nettuno, il Vesuvio e una sirena che sostiene un ovale col titolo Notiziario di Corte – introduce la prima parte di questo vademecum, almanacco dell'anno 1789. La datazione Anno 1789 si trova nella pagina seguente, ma è priva di luogo di stampa e di stampatore. Questo almanacco è stato pubblicato dal 1788 al 1790. La seconda parte è introdotta da una incisione simile, a tutta pagina, con la scritta Notiziario di Città. Questo vademecum rappresenta anche una curiosa somma di conoscenze, di vario genere, tipiche dell’epoca in cui fu pubblicato. Per averne una idea, basta questo passo, a p. 31: "Può considerarsi la terra come una sfera perfetta, senza un errore manifesto" Non sempre è chiaro il significato dei vari uffici, in cui era ripartita la gestione politica e amministrativa del Regno di Napoli e di certi termini arcaici sfugge il significato. Saluti Alberto
    3 punti
  2. Buongiorno a tutti e buona domenica, oggi dalle mie parti il tempo non permette di stare all'aperto, ottima occasione per passare del tempo con le mie adorate monete. ? Posto Tornese con Tosone Filippo IV 1632 se vedo bene. Saluti Alberto
    3 punti
  3. @Asclepia, ieri ti dicevo che il tuo amore per queste monete è contagioso, non scherzavo, proprio ieri a Capua oltre a toccarli con mano per la prima volta, mi sono subito innamorato di questo pezzetto. L'ho subito liberato dalla bustina dove era chiusa e soffriva. ? Complice anche la mia passione per i Cavallini Aragonesi ? Ecco il mio primo 2 grani Siciliani 1815 Saluti Alberto
    3 punti
  4. Fermo restando che ogni intervento dovrebbe essere segnalato in fase di presentazione della moneta, nessuno considera il buco in quanto tale, nel senso che il foro è espressione del vissuto del manufatto e facente parte del suo corredo di informazioni al pari di una contromarca o di un graffito intenzionale, quindi la sua alienazione ha sminuito il "portato" numismatico e scientifico peculiare di quella moneta. Secondo me : operazione da condannare senza se e senza ma. Si tratta dell'ennesimo caso di snaturamento di un reperto, sacrificato sull'altare del profitto.
    2 punti
  5. Buonasera piuttosto denaro piccolo de Filiberto I MIR221
    2 punti
  6. Buonasera carissimi, diciamo che mi sono assentato per validi motivi... Separazione e perdita del lavoro in modo inenarrabile, sono dovuto ricorrere a 49 anni suonati agli avvocati, la prima volta in vita mia... Per quanto riguarda il lavoro ho ottenuto le mie rivincite e ora sono di nuovo in corsa, ma è stata dura.. Per quanto riguarda le donne ci sto lavorando... Diciamo che la numismatica è passata per un momentino in secondo piano.. mi sono ammazzato di sport per reggere lo stress, ha funzionato alla grande. Vi leggo comunque sempre ed ogni tanto osservo cosa propongono le aste online. Statemi bene tornerò presto. Silver
    2 punti
  7. Ciao stessa moneta se osservate bene si vede il foro riparato, cambia leggermente colore il metallo apportato, logicamente le piccole diversità sono dovute alla successiva rifinitura e lucidatura, miracoli della saldatura con il laser e della mano dell'operatore. Silvio
    2 punti
  8. Interessante articolo della Gabanelli sul Corriere.it: "Lingotti, elmi, monete. A chi appartengono i tesori sottomarini?" https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/tesori-sommersi-dove-sono-quanto-valgono-chi-appartengono/06b78fb4-fcdd-11ea-b4fe-6ee7d601be57-va.shtml
    2 punti
  9. Salve a tutti! Dalla ciotola oggi solo due monetine a 50 cent l'una ma solo questa per me meritava anche di più: Gersh Etiopia 1903 (1895)
    2 punti
  10. Buongiorno e buona domenica a tutti, Convegno di Capua terminato. ? Resta il bellissimo ricordo dell'esperienza fatta, degli amici incontrati e della cordialità e pazienza di ogni espositore, la disponibilità mostrata verso tutti anche verso chi è stato solo spettatore. Bellissime monete di ogni tipologia, molte le rarità e ottime le conservazioni proposte. Vi mostro la moneta Pescata in Ciotola per la quale non ho esitato nemmeno un secondo a prenderla, nonostante il rovescio fosse praticamente liscio, e il diritto un pelino messo meglio. Ma a mio avviso un ritratto inconfondibile e meraviglioso. 3 Grana Gioacchino Murat. ? Voi l'avreste lasciata? Saluti Alberto
    2 punti
  11. Io proverei a cercare tra le monete emesse dalla lega tessala
    2 punti
  12. Come prima cosa, mi sembra doveroso presentarvi la moneta in oggetto, si tratta di un 50 centavos coniato nel 1947 dalla zecca di San Francisco, prima emissione numismatica delle Filippine in seguito all'indipendenza ottenuta dagli USA nel 1946. La moneta presenta le medesime caratteristiche metriche delle monete coniate dagli USA durante il precedente periodo del Commonwealth delle Filippine, ovvero 10 grammi in argento '750, per 27,50 mm di diametro. La tiratura è limitata a 200.000 esemplari, teoricamente non emessi per la normale circolazione, anche se molti esemplari in realtà circolarono. - Al Diritto abbiamo il busto in uniforme del Generale volto a destra, che intervalla la scritta "Gen. Douglas MacArthur" disposta su due righe; sotto il collo la data oggetto di commemorazione "Oct 20 1944" e, tutto intorno, la dicitura DEFENDER AND LIBERATOR OF THE PHILIPPINES; - Al Rovescio troviamo, al centro, lo stemma nazionale delle Filippine con ai lati due rose, in alto l'indicazione dell'autorità emittente, in esergo il millesimo, il segno di zecca ed il valore; Aggiungo che venne contemporaneamente emesso anche il taglio da 1 Peso in argento, con il medesimo design. La cosa che mi ha sempre colpito di questa tipologia è il fatto che, una commemorazione di tale importanza, fu fatta con il Generale MacArthur ancora in vita e pienamente operativo, tanto che di lì a pochi anni, come vedremo, sarà tra i protagonisti della Guerra di Corea. I vostri commenti sono come sempre graditi..
    2 punti
  13. Complimenti Alberto...io ho cominciato ad appassionarmi a questa monetazione partendo proprio dai 2 grani, è stato amore a prima vista per l'iconografia...il tuo è un 2 grani con al dritto la legenda "aperta" (tra il punto della data e la x di rex c'è spazio), ci sono pure con legenda chiusa, e di recente ne ho trovato uno ancora più spaziato in cui la punta del collo di Ferdinando entra praticamente nella legenda (lo posterò a tempo debito). Al rovescio il valore in lettere e cifre normali, c'è pure invece quello con il valore con lettere e cifre piccole...e poi come fa notare @demonetis, è ribattuto come capita spesso (è quasi più difficile trovarli non ribattuti) su una moneta austriaca da 6 kreutzer 1800...complimenti ancora per il tuo primo pezzetto...spero c'è ne saranno molti altri. Saluti
    2 punti
  14. - TAGLIO : 2 commemorativo - STATO : Germania (Deutschland) - ANNO : 2017 - Data di Emissione : 3 febbraio - Scultore : // - Incisore : Frantisek Chochola - TEMA : Renania – Palatinato (Rheinland – Pfalz) serie «Stati federali» (Bundesländer) - Tiratura : 30.613.000 (Divisionale FDC: 31.000 / Divisionale FS: 27.000 / Folder FDC : 34.000 / Folder FS : 41.000) - Diametro: 25,75 mm - Peso: 8,50 gr - Spessore: 2,20 mm - Zecche: Berlino (A) ; Monaco (D) ; Stoccarda (F) ; Karlsruhe (G) ; Amburgo (J) - Zecca della moneta postata : Amburgo (J) La Porta Nigra è sicuramente la porta più grande e meglio conservata risalente all’epoca romana, situata al nord delle Alpi. Costruita in occasione della costruzione ad Augusta Treverorum (Treviri – in tedesco: Trier) fra il 170 ed il 180 d.C. , anche se per altri studiosi l’edificazione risalirebbe in una data compresa fra il 180 ed il 200 d.C. . La Porta Nigra è sita in una zona accanto al fiume Mosella, dove prima dei Romani viveva la tribù gallica dei Treveri della Gallia Belgica. Essa era la porta d’entrata nord della città, come la Porta Alba era al sud e la Porta Inclyta ad ovest. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la Porta Nigra divenne anche una chiesa, ed in essa visse come eremita il monaco Simeon. Essa servì come chiesa sino al 1802, quando, assieme ad altre chiese, venne chiusa per ordine di Napoleone Bonaparte. Dal 1986 fa parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. La Porta Nigra e la sua città (Trier) fanno parte di uno dei sedici stati federati tedeschi: la Rheinland – Pfalz. Questo stato, situato ad ovest e confinante con la Francia, venne istituito nel 1946 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Faceva parte del Palatinato Renano, nato nel 1085 con Enrico II di Laach e decaduto nel 1803. Il suo capoluogo è Mainz ed ha poco più di 4 milioni di abitanti. La sua è una economia fiorente dove spiccano le industrie chimiche, farmaceutiche ed automobilistiche, nonché commercio, turismo, viticultura e agricoltura. I vini di questa terra sono molto rinomati, come rinomata è la "Deutsche Weinstraße" , ovvero “la strada tedesca del vino”, lunga 85 Km e dove in estate si tengono diverse feste legate appunto al vino. Le sue maggiori mete, siano esse città e non, sono principalmente: Mainz (Magonza), Trier (Treviri), Koblenz (Coblenza), il Castello di Eltz, Speyer (Spira) e i castelli della Valle del Reno.
    2 punti
  15. Tutti ben sanno quanto diventano insopportabili le donne quando si mettono in testa delle cose e vogliono avere sempre ragione e non smettono fino a quando esausti, gli interpellati, fanno il segno di approvazione con uno sconsolato movimento della testa. Prokyrator_83 sul messaggio pagina 19 scrive di essere certo che il peso delle monete da 10 e 20 centesimi sia uguale a quelle emesse nello stesso periodo. La classica risposta di chi crede che non sia nessassario completare quello che va fatto e se proprio lo vuoi sapere prendi una tua moneta e pesatela. Se non corrisponde, anche di poco, va bene lo stesso. FFF nel messaggio pagina 16 scrive che le presentazioni gli sembrano ben fatte dimenticando che delle monete citate sono state presentate solo una faccia (che l’altro lato sia liscio?) rimarcando che manca il peso, segnalando che Prokyrator_83 la bilancia per pesare le monete ce l’ha. In natura, quando leggo e ascolto, nella mia testolina scatta un qualcosa che risolve l’interrogazione con rapidità. È la seconda parola che tutti i bambini dicono dopo la canonica “mamma”: perchè, perchè, perchè... ottenendo sempre la risposta. Signori, qui non stiamo parlando di identificazione ma di cosa dobbiamo identificare non avendo ricevuto neppure il minimo richiesto. Oltre alla foto, sulla prima pagina di ogni richiesta di identificazione sta scritto (e da compilare) peso, diametro, materiale presunto. È una richiesta ovvia e doverosa da fare. Chi non è in grado rinunci alla identificazione. Sicuramente ho peggiorato l’opinione che i lamonetiani hanno verso di me. Vi assicuro che non tutte le donne non sono così. Siate clementi. Purtoppo, per natura e preparazione alla vita, lavoro e affronto il tutto con le regole della Analisi e Sintesi. E le cose incomplete o imperfette vengono cestinate al volo, senza esitazione. Non so se nella numismatica funziona, nella vita sì.
    2 punti
  16. Dopo,esattamente,venti anni dall'inizio della mia collezione di medaglie papali moderne in argento(1800-1967),dichiaro ufficialmente terminata la raccolta,dopo l'entrata di questo rarissimo pezzo:l'anno I di Pontificato di Pio VII,medaglia che si vede veramente di rado con aggiudicazioni proibitive.Per me,è andata di lusso...
    1 punto
  17. il punto è che c'è restauro e restauro. un restauro museale, fatto oggi, ha dei criteri ed un etica che dovrebbe essere garantita...trattando la moneta come oggetto di storia e archeologia. un restauro privato può, o potrebbe prescindere da questa logica... vi pongo un quesito... prendiamo un'auto storica, e sottoponiamola a restauro.... cambiamo i pezzi, togliamo le parti arrugginite di carrozzeria, riverniciamo, cambiamo gli inserti in legno...... qual'è il punto in cui quella macchina non è più storica, ma solo un insieme di pezzi attaccati ad un telaio con il "numero giusto" quand'è che il restauro toglie la storia della moneta? quel foro, è parte della storia della moneta.... parte della storia archeologica della moneta, magari di un suo riuso antico (non vado oltre per non annoiare) io vedo il restauro come una cosa che non mi scandalizza solo se è "conservativo" .... potrei fare l'esempio della macchina anche per il restauro dei mobili.... quante ante puoi cambiare prima che il mobile non sia più quello antico? saluti Alain
    1 punto
  18. Complimenti Roberto ! Quando si raggiunge un obiettivo come questo che arriva dopo un lungo percorso di ricerca, di studio, di passioni, e spesso anche di delusioni, è una grande soddisfazione !!! Mi viene in mente quando esternai proprio qui nel forum la mia enorme soddisfazione per aver rappresentato in collezione tutte le date e le Zecche che hanno battuto le monete delle Sedi Vacanti Pontificie ......quindi ti capisco bene ? Daniele
    1 punto
  19. Ciao allobroge, avevo detto io a daniele8 nella Sezione identificazioni che poteva trattarsi di una moneta Savoia, ma dalle foto non capivo bene e indicativamente mi sembrava un Obolo di Carlo I, ora con queste foto , concordo con te.
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  20. Non solo il pizzetto, qui si è consumato tutto ! Da riporre nella solita scatoletta cimiteriale, con eventuali altri relitti : speriamo pochi !
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  21. Buonasera, le Piastre Papali sono quasi tutte appiccagnolate o con segni di montatura, quelle intonse a parità di usura costano centinaia di Euro in più. Per chi non ha un budget elevato ma vuole comunque possedere queste piccole opere d'arte, può talvolta passare sopra questo difetto e spendere molto meno. In fondo sono oggetti storici e la loro storia non è certo trascurabile e non è sempre detto che spendendo il doppio si goda il doppio... L'importante è pagarle il giusto. Saluti e buona Domenica Silver
    1 punto
  22. Grazie per la partecipazione. Mi aspettavo una certa "scissione" in più scuole di pensiero. Sono più che altro sorpreso nel constatare come sia più ben accetta la moneta con ancora l'appiccagnolo al suo posto. Non so perché ma avevo la convinzione, a quanto pare errata, che la cosa fosse addirittura peggiorativa. Personalmente, non avendo mai avuto ancora a che fare con monete appiccagnolate/ex, non ho ancora ben deciso come inquadrarle e come considerarle, da qui l'idea di voler comprendere come in via generale si orientino gli altri collezionisti che magari lo sono da decenni, diversamente da me, pur sapendo bene come siano questioni, queste, fortemente soggettive. Ammetto che non di rado mi fa gola vedere una moneta in buone condizioni, divenire "avvicinabile" perché magari reca una riparazione di 2/3 mm lungo il bordo, poi essendo un amante dei grossi moduli, il difetto in questione appare ancor più modesto, se confrontato con le dimensioni della moneta stessa. Sono per me, quei classici dilemmi per i quali da un lato vien da pensare che poco importa, tanto è pur sempre quella moneta, che magari ha i suoi bei 300, 400 anni sul groppone ed è giusto che abbia su di sé le cicatrici della sua lunga vita, è pur sempre LEI e merita che per alcuni decenni, qualcun altro se ne prenda cura e le faccia da custode. Dall'altro rimane un po' quella fastidiosa sensazione di sassolino nella scarpa, quella consapevolezza che, per quanto discreta alla vista, quella manomissione c'è e lì rimane.
    1 punto
  23. 1 punto
  24. No, dai! non dire così!? Qui si discute pacatamente nel rispetto delle opinioni di tutti, nessuno escluso. Anche io, come te, ho fatto le mie considerazioni sul caso. Se qualcuno poi può aiutarci a risolvere l'arcano, ben venga, no? A me e' venuto in mente gpittini, ma sicuramente ci saranno anche altri. E' il bello del forum: il confronto. Buona domenica e a rileggerci. Stilicho
    1 punto
  25. 1 punto
  26. Ciao, assomiglia ad un Obolo Savoia di Carlo I https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CA1/1 Attendi pareri più autorevoli comunque.
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  27. Ciao Sandokan, figurati siamo qui tutti per imparare e la scritta poteva trarre in inganno facilmente Anche io abito a Bologna comunque
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  28. Ahi, ahi, ahi... non hai letto il Gazzettino #6?
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  29. Ciao a me sembra un bronzetto romano del IV secolo d.c., tipo questo Saluti Eliodoro
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  30. Per me non è la stessa moneta, a parte alcuni dettagli che non trovano riscontro come quelli precedentemente citati, anche il tondello in alcuni punti non mi sembra il medesimo.
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  31. PIANETA TERRA Buona domenica da Stilicho
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  32. È un semisse pegaso/pegaso della serie fusa Apollo/Apollo di emissione laziale. La V è stata impressa dopo la relalizzazione.
    1 punto
  33. Il merito è tutto dei bravi monetai tedeschi: per notarli basta solo guardarsi un po' intorno, senza fossilizzarsi su quel tale... come si chiamava? Vittorio qualcosa? Penso che la qualità e la fantasia delle coniazioni tedesche del passato siano dovute, oltre che all'abilità e al buon gusto degli incisori anche alla necessità di distinguersi in un oceano di monete presenti, essendo la coniazione tedesca del 700-800 sterminata, a causa della frammentazione del territorio (regni, principati, granducati ecc. a iosa). Come nel commercio, la concorrenza stimola la qualità. Per avere un'idea della produzione tedesca, riporto solo qualche numero: usando il "Krause World Coins" come riferimento, si nota che nell'ottocento la monetazione tedesca occupa il 12% del volume, per complessive 144 pagine; nel 700 i tedeschi occupano addirittura 359 pagine, pari al 30% del volume. Non c'è bisogno di dire altro. Venendo alle monete tedesche moderne: si, il triciclo a vela, usando un'espessione veneta, fa miseria; ma cerco di mettermi nei panni di chi deve disegnare una nuova moneta: ricorrere all'iconografia del passato (stemmi, scudi, mitologia, donzelle avvolte in veli, quercia e alloro e via così) non è ovviamente più possibile. D'altra parte utilizzare le immagini della nostra attuale cultura fà, come scritto, miseria, visto che è una cultura di oggetti spesso inutili ed esteticamente poco gratificanti, e comunque di nessun significato simbolico. Allora, se io dovessi disegnare una moneta guarderei a come si è evoluta la produzione artistica negli ultimi due secoli: finita la ritrattistica e la paesaggistica (la macchina fotografica li ha fregati, i pittori), gli artisti hanno iniziato a guardare a ciò che non era più nei loro occhi, ma nella loro mente. Farei monete che non rappresentino più qualcosa, ma che disegnino, e cerchino di stimolare, sensazioni. Un solo esempio, ma ce ne sarebbero centomila: le medaglie di Arnaldo Pomodoro ... Dai, per consolarci illustro (con foto del venditore) il mio ultimo vereinstaler (in viaggio); forse è stata una pazzia, visto che mi riprometto sempre di limitare la mia collezione alle sole monete economiche, ma mi è scappato il click "acquista". Noterai, vista la sensibilità che hai per l'arte incisoria teutonica, la composizione al retro di struttura circolare. Erano bravi, anche se tedeschi, c'è poco da dire...
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  34. C'è una somiglianza su certi dettagli ma non dappertutto c'è anche un'usura che non è la stessa secondo me.
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  35. @prokyrator_83 richiedi identificazioni e valore di monete di grande interesse numismatico e storico, mentre le tue presentazioni sono alquanto pessime sotto tutti i punti di vista. Se hai venduto o vendi un paio di monete che hai postato in passato ti compri una macchina fotografica migliore di quella che un professionista usa per lavorare, un calibro da far invidia a un meccanico, una bilancina così precisa da far arrossire un operatore di compro oro. Dai, non ci vuole tanto. mi sembri quel tale che ha una macchina bellissima senza il serbatoio per la benzina. Non vai da nessuna parte. Seguo le tue richieste e gli interventi dei lamonetiani con grande interesse. Se continui così mi sa che i tuoi post li salto a pie pari. E forse non sarò la sola. Ricorda che le monete hanno un dritto e un verso, un peso e se non c’è una ragione precisa se ne posta una alla volta. Fattene una ragione. Ora che ho finito di scrivere mi sono chiesta perchè ti ho fatto questa tiritera (termine vulgaris per dire che ti ho fatto una menata, termine vulgaris per dire che ti ho rimproverato). Alla fine se vuoi qualcosa da persone esperte e ben disposte a soddisfare le tue richeste sei tu che ti devi dare da fare. E se non lo fai chi ci rimette sei solo tu. A me, come vedi nel tondino in alto a sinistra di questa pagina, mi basta una carota da sgranocchiare per essere soddisfatta. Ciao. PM.
    1 punto
  36. Sarebbe anche il caso di chiarire da parte di Noen il perché del "celo", non costa poi molto scrivere "ce l'ho"......
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  37. Buona sera...sarà pure solo per il gusto di mostrare e condividere... questa è la foto di gruppo dei grani che ho in collezione, la prima che faccio tutti in compagnia...20 tondelli alcuni ben conservati, qualcuno meno, qualcuno raro e qualcuno di più...le foto di gruppo certo fanno tirare gli occhi e non valorizzano le conservazioni, ma visto che finalmente ho riavuto l'occasione di averle tutte assieme sotto mano, comprese le ultime arrivate eccovele...manca ancora qualche tondello all'appello per completare il tutto ma son a buon punto buona serata!
    1 punto
  38. Caro Allek comincio a capire quale puo’ essere la ragione nella distanza dei ns rispettivi punti di vista. lei credo non abbia molta pratica di aste ( questo tipo di aste beninteso). la sua descrizione e’ quella di un meccanismo che si svolge perfettamente inquadrato e indisturbato su dei binari stabiliti a priori ove non possono esistere ulteriori o diversi gradi di liberta’. la realta’ non e’ cosi e come ho - nell’effettivo svolgimento delle cose - la possibilità - a volte beninteso - di aggiudicarmi un lotto ad un prezzo anche molto inferiore alla stima se la partenza e’ bassa , cosi dall’altro lato ( venditore) non posso programmare con assoluta certezza i prezzi che faranno le mie monete ma solo quelli che io possa ritenere congrui con l’effettivo pericolo che non vengano aggiudicate. Il suo discorso funzionerebbe nel caso di un titolo quotato - beni perfettamente fungibili ove non vi sia differenziazione e l’incontro domsnda offera sul mercato telematico contribuisce alla formazione perfetta del prezzo per quel titolo in quel momento. cosa ben diversa sono le monete - che molti vorrebbero assimilare alla categoria di beni d’investimento ma il cui mercato - diversamente da quello dei titoli e’ altamente imperfetto perche un bene non e’ eguale all’altro . Non vi puo’ essere un valore equivalente di mercato . A giugno un ducato di Federico III d’aragona per Napoli e’ stato battuto a 6 volte il suo prezzo medio di realizzo. L’esemplare era eccellente e in quell’asta si sono scontrati due collezionisti che entrambi lo volevano a tutti i costi. In un’altra asta avrebbe fatto 1/5 di quella cifra o un esemplare leggermento meno bello avrebbe fatto ben meno della meta’. Qual’e’ allora il valore che l’offerente avrebbe dovuto stabilire? In assenza di competizione si sarebbe allineato sulla valutazione media o poco piu’ . Un offerente che avesse assistito a questa competizione invece pretendera’ che il livello di riserva sia notevolmente piu’ alto con il concreto rischio che la moneta resti al palo se non vi fosse la competizione descritta sopra. mi creda sono un economista e seguo per passione l’andamento del mercato delle aste e credo che non si possa parametrizzare senza fare delle grosse approssimazioni che porterebbero a degli errori marchiani. la vendita all’asta non potra’ mai essere equivalente ad altra scelta commerciale. Le esternalità sono infinite, mancando la fungibilità del bene. Appurato cio’ gli operatori dovrebbero, tuttavia, attenersi sempre ad un sano codice deontologico che purtroppo, nella pratica di mestiere e nel caso specifico delle aste, viene invece spesso piuttosto disatteso e il concetto che certi comportamenti non etici non destino riprovazione solo perche’ permessi dalla legge mi sconvolge e allontana dall’ambiente.
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  39. Saarland, 10 franken 1954 Saarland, 20 franken 1954
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  40. Questa moneta in verità l'ho pagata 2 Euro, trovarla è stata veramente una piacevolissima sorpresa, era da tempo che gli davo una caccia spietata... Unione Sovietica - 1 Rublo 1981 20° Anniversario Primo Volo Umano nello Spazio Yurij Alexseevic Gagarin ( 1934 - 1968 )
    1 punto
  41. AVresti potuto aggiungere, "come fanno praticamente tutti gli eshop, da quelli che vendono ciabatte a quelli che vendono elettrodomestici"
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  42. Buongiorno a tutti, Non so a voi ma a me il fatto di averle riunite dopo più di 170 anni è una cosa che mi piace assai
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  43. Buonasera Beppe, la tua Piastra 1840 è il tipo normale. Altra differenza nel dritto è la diversa dimensione dei numeri della data. Nella variante rara le cifre sono più grandi.
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  44. Ciao a tutti, vorrei partecipare anch'io a questa bella discussione Taglio: 2€ commemorativo Stato: Francia Anno: 2017 Tema: 100° anniversario della morte di Auguste Rodin Data di emissione: gennaio 2017 Tiratura: 10.000.000 La moneta l'ho trovata in circolazione e l'ho conservata, ora può avere il suo momento di notorietà Auguste Rodin Gli studi e gli inizi Auguste Rodin nacque a Parigi il 12 novembre del 1840, in una famiglia della classe lavoratrice parigina; la sua istruzione fu in gran parte da autodidatta, e iniziò a disegnare all’ età di dieci anni. Tra i 14 e i 17 anni Rodin frequentò la Petite École, una scuola specializzata nelle arti e nella matematica, dove studiò disegno e pittura. Nel 1857, dopo alcuni tentativi di ammissione alla École des beaux-arts, rimasti però senza successo, Rodin iniziò a lavorare come artigiano decoratore, producendo oggetti decorativi e elementi architettonici ornamentali. A seguito della morte della sorella, avvenuta nel 1862, Rodin passò un breve periodo presso l’ordine religioso della Congregazione del Santissimo Sacramento, per poi riprendere il suo lavoro di decoratore. Nel 1864 Rodin iniziò a convivere con Rose Beuret, con la quale sarebbe rimasto per il resto della vita e dalla quale nel 1866 ebbe un figlio. Sempre nel 1864 Rodin presentò la sua prima scultura a una mostra ed entrò a far parte dello studio di Albert-Ernest Carrier-Belleuse, un produttore di successo di oggetti d’arte su larga scala. Rodin lavorò come suo primo assistente fino al 1870, progettando decorazioni per soffitti e scalinate e abbellimenti per portoni. Con lo scoppio della guerra franco-prussiana Rodin fu chiamato a prendere servizio nella Guardia nazionale, ma la ferma fu breve a causa della sua miopia. Carrier-Belleuse gli propose di raggiungerlo in Belgio, dove avrebbero potuto lavorare decorando la Borsa di Bruxelles. Rodin vi restò sei anni: questo fu un periodo fondamentale per la sua vita, dato che ebbe l’occasione di esporre alcune sue opere. Nel 1875 visitò per due mesi l’Italia, dove fu attratto dalle opere di Donatello e Michelangelo, che ebbero un profondo effetto sulla sua traiettoria artistica, infatti in seguito affermò: “È stato Michelangelo a liberarmi dalla scultura accademica”. Tornato in Belgio, completo il lavoro su “L’età del bronzo”, una figura maschile a grandezza naturale che da una parte attirò l’attenzione su Rodin, ma dall’ altra gli valse addirittura l’accusa di falso, cioè di non aver scolpito ma di aver realizzato un calco di un modello vivo. L’affermazione e il successo Rodin e Rose Beuret tornarono a Parigi nel 1877, dove l’artista si guadagnava da vivere collaborando con scultori più affermati alla realizzazione di commissioni pubbliche. Nel tempo libero lavorava a degli studi che l’avrebbero portato alla realizzazione della sua successiva opera di rilievo, “San Giovanni Battista”. Nel 1880, Carrier-Belleuse, diventato nel frattempo direttore artistico della fabbrica nazionale di porcellana di Sèvres, offrì a Rodin un impiego a tempo parziale come designer. Rodin accettò, dedicandosi così alla progettazione di vasi e soprammobili, che contribuirono a far diventare la fabbrica famosa in tutta Europa. La comunità artistica apprezzò questo suo tipo di lavoro e Rodin fu invitato a varie edizioni del Salon di Parigi, in una delle quali conobbe lo statista francese Léon Gambetta. Rimasto favorevolmente colpito dallo scultore, Gambetta ne parlò a diversi ministri, tra i quali il sottosegretario del ministero delle belle arti Edmund Turquet, che infine incontrò a sua volta Rodin. Il contatto con Turquet si rivelò fruttuoso: grazie a lui ,infatti, sempre nel 1880 Rodin vinse una commissione per creare il portale di un museo dedicato alle arti decorative che si intendeva allestire. Rodin dedicò buona parte dei successivi quarant'anni alla sua minuziosa “Porta dell'Inferno”, vincendo nel frattempo altri incarichi pubblici. La “Porta dell’Inferno” rimase però incompiuta perché alla fine il museo non fu mai costruito. Molte delle figure presenti sul portale diventarono delle sculture singole, tra cui “Il pensatore” e “Il bacio”. Insieme alla commissione per il portale gli fu assegnato gratuitamente uno studio, che gli garantì un nuovo livello di indipendenza artistica. Presto smise di lavorare per la fabbrica di porcellana riuscendo a mantenersi grazie a commissioni da parte di privati. Dopo la scissione dalla Société des Artistes Français con la creazione della Société Nationale des Beaux-Arts nel 1890, Rodin ne divenne il vicepresidente. Un'importante occasione per Rodin fu l'esposizione internazionale di Chicago del 1893. La curatrice d'arte Sarah Tyson Hallowell, infatti, si era recata a Parigi per raccogliere espositori per un grande ciclo di esposizioni a Chicago. La Hallowell propose così a Rodin di inviare una selezione di sue opere che sarebbero state esposte come parte di una collezione americana. Rodin inviò “Cupido e Psiche”, “Sfinge” ed “Andromeda”, che rappresentavano, tutte, dei corpi nudi, che provocarono un grande scandalo e alla fine, vennero nascoste dietro dei teli e mostrate solo dietro una speciale autorizzazione. Le opere che aveva inviato alla Hallowell non ebbero compratori, finché lei non mostrò le opere nascoste al finanziere Charles Yerkes, che acquistò due grandi riproduzioni in marmo per la sua dimora di Chicago: Yerkes fu, probabilmente, il primo statunitense a possedere una scultura di Rodin. Altri collezionisti si unirono all'interesse per le sue opere Per dimostrare il suo apprezzamento per il suo interesse ei suoi sforzi, Rodin raffigurò la Hallowell con un'opera in bronzo, una in marmo ed una in terracotta. Quando la Hallowell si trasferì a Parigi, continuarono la loro amicizia fino agli ultimi giorni di Rodin. Alla soglia del 1900, la reputazione artistica di Rodin era pienamente affermata e ricevette la consacrazione da un'esposizione inserita nell'Exposition Universelle di Parigi del 1900, dove ricevette le richieste di ritratto da parte di importanti personalità internazionali. La crescita della sua fama gli fece guadagnare anche molti importanti seguaci, tra cui il poeta tedesco Rainer Maria Rilke, e gli scrittori Octave Mirbeau, Joris-Karl Huysmans, ed Oscar Wilde. In quegli anni, Rodin iniziò a visitare regolarmente la Gran Bretagna: la sua prima visita risaliva infatti al 1881, dove grazie al suo amico artista Alphonse Legros, fu presentato al poeta William Ernest Henley, che divenne un entusiastico promotore delle opere di Rodin in Gran Bretagna. Nel 1903, Rodin fu eletto presidente della International Society of Painters, Sculptors, and Engravers di Londra, sostituendo il suo predecessore James Abbott McNeill Whistler. Nel 1908 Rodin si trasferì in centro a Parigi, affittando il piano nobile dell'Hôtel Biron. Gli ultimi anni Dopo una relazione durata 53 anni, Rodin sposò Rose Beuret il 29 gennaio 1917, la quale morì due settimane dopo, il 16 febbraio. Rodin si ammalò a sua volta di influenza il gennaio di quello stesso anno; non riuscì più a riprendersi e il 16 novembre il suo dottore definiva le sue condizioni ''gravi'' per la diffusa congestione polmonare. L'artista morì il giorno seguente, a 77 anni, nella sua villa di Meudon, Île-de-France, non lontano da Parigi. Una fusione de “Il Pensatore” fu posta vicino alla sua tomba a Meudon: era volontà di Rodin che la statua fungesse da sua lapide ed epitaffio. Rodin lasciò il suo studio e i diritti di fusione delle sue opere allo stato francese. Le sue opere sono attualmente presenti in molte collezioni e luoghi pubblici. Il Musée Rodin, fondato nel 1916 e aperto nel 1919 presso l'Hôtel Biron, dove Rodin era vissuto, contiene la più grande collezione delle sue opere, con più di 6.000 sculture e 7.000 opere grafiche. Firma di Rodin su "Il Pensatore" Il Pensatore Inizialmente chiamata “Il poeta”, la statua faceva parte di una porta monumentale in bronzo commissionata a Rodin come porta d'ingresso del Musée des Arts Décoratifs a Parigi, che come detto non venne mai realizzato. Rodin decise di raffigurare un tema a lui caro, l'universo dantesco della Divina Commedia: ogni figura da lui ideata rappresentava uno dei personaggi principali del poema. Il pensatore doveva raffigurare Dante davanti alle porte dell'Inferno, mentre medita sul suo grande poema. La statua è nuda, poiché Rodin voleva una figura eroica di stampo michelangiolesco, per rappresentare insieme intelletto e poesia. Dato che il progetto del Musée des Arts Décoratifs era rimasto incompiuto, la figura si "stacca" dall'opera e assume una nuova immagine e portata simbolica più universale: da Dante si trasforma in un Pensatore moderno, il simbolo dell'essere umano nudo, che medita sul suo destino. Rodin eseguì una prima versione dell'opera in gesso attorno al 1880. Il primo bronzo monumentale fu fuso nel 1902, ma non venne presentato al pubblico prima del 1904. Divenne proprietà della città di Parigi e fu collocato di fronte al Panthéon nel 1906. Nel 1922, tuttavia, fu trasferito all'Hôtel Biron, trasformato nel Musée Rodin. Un saluto e buona domenica
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  45. " Per te ari, per te semini, per te ugualmente mieti, infine questa fatica ti procurerà gioia " Proveniente dalle remote radici della millenaria cultura del Bel Paese, per la 1° emissione del 2016 si è scelto di commemorare colui che è stato ispiratore di molti drammaturghi, Shakespeare e Molière solo per citarne alcuni, nonché uno dei più importanti e prolifici autori dell'antichità latina, ovvero Tito Maccio Plauto nel 2200° Anniversario della sua Scomparsa. Per la sua rappresentazione è stato scelto un mosaico romano del I° Secolo A.C. raffigurante le maschere teatrali tragica e comica, in onore alla sua grande capacità artistica. Varie fonti antiche chiariscono che Plauto era nativo di Sàrsina, cittadina appenninica dell'Umbria romana ( oggi in Romagna ) il dato è confermato da un bisticcio allusivo in Mostellaria 769-70. Plauto, come del resto quasi tutti i letterati latini di età repubblicana su cui abbiamo notizia, non era dunque di origine romana: non apparteneva però, diversamente da Livio Andronico ed Ennio, a un'area culturale italica già sotto influenza e dominio greco. Si noti anche che Plauto era con certezza un cittadino libero, non uno schiavo o un liberto: la notizia che svolgesse lavori servili presso un mulino è un'invenzione biografica, basata su un'assimilazione tra Plauto e i servi bricconi delle sue commedie, che spesso vengono minacciati di questa destinazione. Il nome del poeta è fra i dati incerti. Gli antichi lo citano comunemente come Plautus, la forma romanizzata di un cognome umbro Plotus. Nelle edizioni moderne fino all'Ottocento figura il nome completo Marcus Accius Plautus. Questa forma è di per sé sospetta alla luce di considerazioni storiche: i tria nomina si usano per chi è dotato di cittadinanza romana, e non sappiamo se Plauto l'abbia mai avuta. Un antichissimo codice di Plauto, il Palinsesto Ambrosiano, rinvenuto agli inizi del XIX secolo dal cardinale Angelo Mai, portò migliore luce sulla questione. Il nome completo del poeta tramandato nel Palinsesto si presenta nella più attendibile versione Titus Maccius Plautus; da Maccius, per errore di divisione delle lettere, era uscito fuori il tradizionale M. Accius ( che sembrava credibile per influsso di L. Accius, il nome del celebre tragediografo ). D'altra parte, il nome Maccius si presta a interessanti deduzioni. Non si tratta certo di un vero nome gentilizio e del resto non c'è ragione che Plauto ne portasse uno; si tratta invece di una derivazione da Maccus, il nome di un personaggio tipico della farsa popolare italica, l'atellana. Questa originale derivazione deve avere un legame con la personalità e l'attività di Plauto. È dunque verosimile e attraente ipotesi che il poeta teatrale umbro Titus Plotus si fosse dotato a Roma di un nome di battaglia, che alludeva chiaramente al mondo della scena comica, e quindi conservasse nei “tre nomi” canonici la traccia libera e irregolare del suo mestiere di "commediante". La data di morte, il 184 a.C., è sicura; la data di nascita si ricava indirettamente da una notizia di Cicerone ( Cato maior 14,50 ), secondo cui Plauto scrisse da senex la sua commedia Pseudolus. Lo Pseudolus risulta rappresentato nel 191, e la senectus per i Romani cominciava a 60 anni. Probabile quindi una nascita fra il 255 e il 250 a.C. Le notizie che fissano la fioritura letteraria del poeta intorno al 200 quadrano bene con queste indicazioni. Dobbiamo immaginarci un'attività letteraria compresa fra il periodo della seconda guerra punica ( 218-201 a.C. ) e gli ultimi anni di vita del poeta: la Casina allude chiaramente alla repressione dei Baccanali del 186 a.C.. Plauto fu autore di enorme successo, immediato e postumo, e di grande prolificità. Inoltre il mondo della scena, per sua natura, conosce rifacimenti, interpolazioni, opere spurie. Sembra che nel corso del II secolo circolassero qualcosa come centotrenta commedie legate al nome di Plauto: non sappiamo quante fossero autentiche, ma la cosa era oggetto di viva discussione. Nello stesso periodo, verso la metà del II secolo, cominciò un'attività che possiamo definire editoriale, e che ha grande importanza per il destino del testo di Plauto. Di Plauto furono condotte vere "edizioni" ispirate ai criteri della filologia alessandrina. Benefici effetti di questa attività si risentono nei manoscritti pervenuti sino a noi: le commedie furono dotate di didascalie, di sigle dei personaggi; i versi scenici di Plauto furono impaginati da competenti, in modo che ne fosse riconoscibile la natura; e questo in un periodo che ancora aveva dirette e buone informazioni in materia. La fase critica nella trasmissione del corpus dell'opera plautina fu segnata dall'intervento di Varrone, il quale, nel De comoediis Plautinis, ritagliò nell'imponente corpus un certo numero di commedie ( ventuno, quelle giunte sino a noi ) sulla cui autenticità c'era generale consenso. Queste erano opere da Varrone accettate come totalmente e sicuramente genuine. Molte altre commedie - fra cui alcune che Varrone stesso riteneva plautine, ma che non aggregò al gruppo delle "ventuno" perché il giudizio era più oscillante - continuarono a essere rappresentate e lette in Roma antica. Noi ne abbiamo solo titoli, e brevissimi frammenti, citazioni di tradizione indiretta: questi testi andarono perduti nella tarda antichità, fra il III e il IV secolo d.C., mentre la scelta delle "ventuno" si perpetuava nella tradizione manoscritta, sino ad essere integralmente recuperata nel periodo umanistico. La cronologia delle singole commedie ha qualche punto fermo: lo Stichus fu messo in scena la prima volta nel 200, lo Pseudolus nel 191, e la Casina, come si è detto, presuppone avvenimenti del 186. Per il resto, alcune commedie presentano allusioni storiche che hanno suggerito ipotesi di datazione troppo sottili e controverse. Uno sguardo cursorio agli intrecci delle venti commedie pervenuteci integre ( la Vidularia, messa in ultima posizione da Varrone, fu oggetto di danneggiamenti nel corso della trasmissione manoscritta: ne abbiamo infatti solo frammenti ) è senz'altro opportuno, anche se può suggerire una prima impressione assai parziale e anche fuorviante. Per unanime riconoscimento, la grande forza di Plauto sta nel comico che nasce dalle singole situazioni, prese a sé una dopo l'altra, e dalla creatività verbale che ogni nuova situazione sa sprigionare. Ma solo una lettura diretta può restituire un'impressione adeguata di tutto ciò: e se l'arte comica di Plauto sfugge per sua natura a formule troppo chiuse, una maggiore sistematicità nasce proprio dalla considerazione degli intrecci, nelle loro più elementari linee costruttive. Prima delle commedie vere e proprie, nella trascrizione manoscritta c'è quasi sempre un argumentum, cioè una sintesi della vicenda. In alcuni casi sono presenti addirittura due argumenta, e in questo caso uno dei due è acrostico ( le lettere iniziali dei singoli versi formano il titolo della commedia stessa ). All'inizio delle commedie vi è un prologo, in cui un personaggio della vicenda, o una divinità, o un'entità astratta personificata presentano l'argomento che si sta per rappresentare. Nella commedia plautina è possibile distinguere, secondo una suddivisione già antica, i deverbia e i cantica, vale a dire le parti dialogate, con più attori che interloquiscono fra di loro, e le parti cantate, per lo più monologhi, ma a volte anche dialoghi tra due o addirittura tre personaggi. Nelle commedie di Plauto ricorre spesso lo schema dell'intrigo amoroso, con un giovane ( adulescens ) che si innamora di una ragazza. Il suo sogno d'amore incontra sempre dei problemi a tramutarsi in realtà a seconda della donna di cui si innamora: se è una cortigiana deve trovare i soldi per sposarla, se invece è onesta l'ostacolo è di tipo familiare. Un altro elemento strutturale di grande importanza nelle commedie di Plauto è il riconoscimento finale ( agnitio ), grazie al quale vicende ingarbugliate trovano la loro fortunosa soluzione e ragazze che compaiono in scena come cortigiane o schiave recuperano la loro libertà e trovano l'amore. La grande comicità generata dalle commedie di Plauto è prodotta da diversi fattori: un'oculata scelta del lessico, un sapiente utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano e una fantasiosa ricerca di situazioni che possano generare l'effetto comico. È grazie all'unione di queste trovate che si ha lo straordinario effetto dell'elemento comico che traspare da ogni gesto e da ogni parola dei personaggi. Questa uniforme presenza di comicità risulta più evidente in corrispondenza di situazioni ad alto contenuto comico. Infatti Plauto si serve di alcuni espedienti per ottenere maggior comicità, solitamente equivoci e scambi di persona. Plauto fa uso anche di espressioni buffe e goliardiche che i vari personaggi molto di frequente pronunciano; oppure usa riferimenti a temi consueti, luoghi comuni, anche tratti dalla vita quotidiana, come il pettegolezzo delle donne. Le commedie di Plauto sono delle rielaborazioni in latino di commedie greche. Tuttavia, questi testi plautini non seguono molto l'originale perché Plauto da una parte adotta il procedimento della contaminatio, per il quale mescola insieme due o più canovacci greci, dall'altra aggiunge alle matrici elleniche cospicui tratti riconducibili a forme teatrali italiche come il mimo e l'atellana. Plauto tuttavia continua a mantenere nella sua commedia elementi ellenici quali i luoghi e i nomi dei personaggi (le commedie della recensione varroniana sono tutte palliatae, cioè di ambientazione greca). Si può affermare che Plauto prende molto dai modelli greci ma grazie ai cambiamenti e alle aggiunte il suo lavoro non risulta né una traduzione né un'imitazione pedissequa. A questo contribuisce anche l'adozione di una lingua latina molto vivace e pittoresca, in cui fanno spesso bella mostra di sé numerosissimi neologismi. La cosa che distingue l'imitatore dal grande scrittore è la capacità di quest'ultimo di farci dimenticare, tramite le sue aggiunte e le sue rielaborazioni, il testo di partenza. Sul tema della contaminatio c'è un'altra importante nota, il fatto che nei prologhi del Trinummus ( verso 19 ) e dell'Asinaria ( verso 11 ) Plauto definisce la propria traduzione con l'espressione latina "vortere barbare" ( in italiano: "volgere dal greco in latino" ). Plauto utilizza il verbo latino vortere per indicare una trasformazione, un cambiamento di aspetto; si perviene necessariamente alla conclusione che Plauto non mirasse solamente a una traduzione linguistica ma anche letteraria. Il fatto poi che utilizzi l'avverbio barbare deriva dal fatto che essendo le sue fonti di ispirazione di origine greca, in latino erano rese con un notevole perdita di significato oltre che di artisticità, e dato che per i Greci tutto ciò che era straniero era chiamato barbarus, Plauto afferma che la propria traduzione è barbara.
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