Vai al contenuto

Classifica

  1. giuseppe ballauri

    giuseppe ballauri

    Utente Storico


    • Punti

      12

    • Numero contenuti

      2405


  2. Illyricum65

    Illyricum65

    Utente Storico


    • Punti

      9

    • Numero contenuti

      8058


  3. jaconico

    jaconico

    Utente Storico


    • Punti

      7

    • Numero contenuti

      2635


  4. nikita_

    nikita_

    Guru


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      23856


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/05/20 in Risposte

  1. Ciao a tutti amici. Vi presento l’acquisto del giorno ? ho cercato discussioni su questa banconota nel passato e mi sembra di non averne trovate. Bella soddisfazione, ora trovare la sua gemella, quella senza filigrana sarà un po’ più oneroso ?
    5 punti
  2. Ciao a Tutti, posto uno Scudo di Vitt. Em. II - Regno di Sardegna - Anno 1856 TO - moneta che ha un grande significato per me, in quanto comperata con notevole sacrificio economico da mio padre. Negli anni 60 i "Collo Lungo" avevano un prezzo notevole ed erano difficili da trovare in buone condizioni. Questa sarà sempre nel mio cuore.
    5 punti
  3. Posto un nuovo arrivo, millesimo comune ma che ho cercato un pò di tempo per sostituire quella in raccolta che non mi piaceva molto. Piastra 1833 - Re Ferdinando "giovane" Scusate le foto prese "al volo" ma mi è arrivata da poche ore. Saluti a Tutti, Beppe
    5 punti
  4. Presa oggi............. come sempre le nie foto sono appena sufficenti,se non sono troppo presuntuoso.?
    4 punti
  5. Sappiamo bene che la storia è piena di scontri celebri, come quello tra Agamennone e Priamo, Annibale e Scipione, Giulio Cesare e Pompeo, Riccardo Cuor di Leone e Saladino, Napoleone e il duca di Wellington e molti altri ancora. Anche la storia millenaria del Giappone è ricca di rivalità, ma la più leggendaria e conosciuta è senza dubbio quella avvenuta durante il periodo Sengoku tra 2 grandi signori feudali. Oggi parleremo di Takeda Shingen e Uesugi Kenshin. Il periodo Sengoku Prima di iniziare a raccontare la vita di questi due grandi condottieri è giusto esaminare il momento storico. Il periodo Sengoku, o degli stati combattenti, è un'epoca della storia giapponese caratterizzato da sconvolgimenti sociali, intrighi politici e conflitti militari quasi costanti tra signori feudali. Come si arrivò a tutto questo? Nel Giappone feudale l'imperatore era "ufficialmente" il sovrano dello Stato, e tutti giuravano fedeltà a lui. Era davvero il "capo di Stato"? Assolutamente no. Principalmente l'imperatore del periodo feudale era più una figura cerimoniale e religiosa in quanto veniva considerato come l'incarnazione vivente di un dio. Il potere effettivo era invece nelle mani dello shogun, un nobile che era più o meno equivalente a un dittatore militare. Prima dell'inizio del periodo Sengoku, lo shogunato Ashikaga (1336 - 1573) perdeva sempre più influenza e controllo sui governatori provinciali, gli shugo. Nonostante avesse ereditato la struttura politica e amministrativa del precedente shogunato Kamakura (1192 - 1333), e istituendo un governo di sovrani guerrieri, lo shogunato Ashikaga non fu capace di guadagnarsi la fedeltà di gran parte degli shugo, soprattutto di quelli che avevano i domini lontani dalla capitale Kyoto. Questi feudi in particolare iniziarono a esercitare sempre più una forte influenza politica, militare ed economica, tanto da minacciare la stabilità dello shogunato. Il processo che portò a questo nuovo equilibrio di potere viene detto gekokujo, che letteralmente significa "i subordinati prevaricano i superiori". Inoltre, dall'indipendenza degli shugo emerse la nuova categoria dei daimyo, i veri e propri signori feudali. L’inizio del periodo Sengoku viene fatto coincidere con lo scoppio della guerra Ōnin (1467 - 1477), un conflitto iniziato per via del malcontento provato dai signori feudali nei confronti del governo militare tenuto dallo shogunato Ashikaga. Negli anni successivi ogni daimyo fondò un vero e proprio Stato, in conflitto con quasi tutti gli altri e armato con un proprio esercito costituito essenzialmente da samurai e ashigaru. Le guerre, sempre più cruente e devastatrici, aumentarono nel corso degli anni tanto che alla fine del 1550 si arrivò ad avere un numero largamente ridotto dei daimyo ancora al potere, che passò dagli iniziali 300 a meno di 20. Per oltre 80 anni il conflitto andò avanti senza un vero e proprio vincitore, fino alla comparsa dei 3 grandi unificatori del Giappone: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu. Il 1603, anno di partenza del periodo Edo, è anche la data in cui, convenzionalmente, si conclude il periodo Sengoku. I principali clan giapponesi nel 1570 La storia di Takeda Shingen Dopo aver riassunto brevemente il periodo Sengoku possiamo iniziare a raccontare la storia di Takeda Shingen, la “tigre del Kai”. Takeda Shingen nacque nel 1521. Era il figlio maggiore di Takeda Nobutora, un potente daimyo che controllava l'antica provincia del Kai. Nel 1536, all'età di soli quindici anni, fu fondamentale durante l’assedio al castello di Unnokuchi. La battaglia iniziò con l’invio di una guarnigione nelle terre di Genshin, il signore feudale locale. Lo scopo era ben chiaro: Nobutora voleva espandersi. Nonostante il numero inferiore di sudditi, Genshin respinse l’assalto con violenza, e poco dopo imperversò una tempesta di neve che costrinse l’esercito del clan Takeda alla ritirata. Durante il ripiegamento Shingen chiese il permesso al padre di ricoprire le retrovie. Il padre, inizialmente titubante, acconsentì la richiesta del primogenito. Alla testa di 300 cavalieri, Shingen approfittò della copertura generata dalla bufera e si avvicinò al castello durante l’alba. Il castello adesso era difeso da pochi uomini, anche perché Genshin aveva notato l’armata nemica in ritirata. Shingen divise i guerrieri in diversi gruppi, riuscendo poi a entrare nella fortezza senza particolari resistenze. I nemici furono costretti ad arrendersi, e la testa di Genshin fu consegnata a Nobutora. Shingen giocò d’astuzia, ma il padre lo rimproverò dicendogli che era troppo impulsivo, amareggiandolo. Il figlio capì che il padre non lo avrebbe mai apprezzato. A complicare ancora di più il rapporto fu la successiva decisione del padre di nominare come erede il figlio minore, Nobushige. Per Shingen era troppo e così iniziò a tramare nell’ombra: si finse sprovveduto, goffo e inferiore al fratello minore, ma allo stesso tempo mostrò le sue vere potenzialità a Imagawa Yoshimoto, signore feudale di Suruga. Ignaro di ciò che si tramava alle sue spalle, Nobutora si consultò proprio con Yoshimoto per il futuro del figlio, e ciò gli fu fatale. Il daimyo del clan Imagawa ne approfittò adottandolo, lasciandogli così cammino libero. Ora Shingen era autonomo e i generali gli giurarono subito fedeltà, forse annebbiati dal suo prestigio nato a seguito dell’impresa. A seguito della deposizione del padre, i territori del clan Takeda furono preda delle ambizioni di conquista dei vari daimyo limitrofi. Partirono subito all’attacco, ma Shingen mise in piedi una forte armata e gli respinse a uno a uno. La fama cresceva sempre di più. Negli anni successivi, però, il successo improvviso gli aveva dato alla testa, cambiandolo di carattere. Shingen stava assumendo sempre più il carattere del padre, arrogante e presuntuoso, e si faceva coinvolgere ai vari piaceri trascurando gli affari del governo. Come si poteva farlo ragionare? Nessun vassallo voleva ammonirlo per paura della sua reazione. La "tigre del Kai" aveva un punto debole: amava comporre versi in cinese. In effetti, durante la gioventù, Shingen era più visto come un poeta anziché futuro guerriero. Un giorno un servitore, che conosceva il cinese, scrisse una poesia che interessò il condottiero, e ne approfittò della sua attenzione per farlo ragionare. Il servo parlò con voce seducente, alternando il discorso con citazioni di poesie e classici cinesi. Shingen rimase talmente colpito che accettò i vari consigli del servo. Così negli anni successivi il capo del clan Takeda iniziò a progettare, dando avvio alla sua politica espansionistica. Assoldò un brillante stratega, Yamamoto Kansuke, e decise di far indossare a tutti i guerrieri un’armatura rossa laccata nelle prime linee dei suoi eserciti in modo da intimidire psicologicamente il nemico. Le prime mosse di Shingen furono di consolidare i possedimenti del clan e di espandere il proprio dominio nelle province circostanti: uno dei suoi primi obiettivi consisteva nella conquista della provincia di Shinano. A seguito delle brillanti vittorie negli assedi delle fortezze di Uehara e Kuwabara (1541), una coalizione di numerosi signori feudali dello Shinano marciarono con i propri eserciti fino alle porte della provincia del Kai, nel tentativo di neutralizzare anticipatamente Shingen prima che avesse l'opportunità di espandere ancora di più le proprie terre. Benché avessero pianificato di sconfiggerlo a Fuchu, la coalizione venne presa alla sprovvista dagli uomini di Takeda nella battaglia di Sezawa (1542). Shingen sconfisse la coalizione composta da 12.000 guerrieri con soli 3.000 uomini! Proseguì poi con l’assedio di Fukuyo (1542) e la battaglia di Ankokuji (1542). Nel 1543, 1544 e 1545 conquistò rispettivamente i castelli di Nakakubo, Kojinyama e Takatō. Nel 1546 prese il castello di Uchiyamae e vinse la battaglia di Odaihara. Nel 1547 conquistò il castello di Shika. Shingen raccoglieva vittorie su vittorie, fino a quando si scontrò con Muramaki Yoshikiyo nella battaglia di Uedahara (1548), dove il condottiero Takeda subì la prima sconfitta. Inoltre, fu il primo scontro della storia del Giappone dove vennero utilizzate le armi da fuoco. Shingen pianificò la vendetta e il clan Murakami fu sconfitto nell'assedio di Toishi nel 1550 - 1551. Yoshikiyo fuggì dalla regione e chiese asilo alla provincia di Echigo da Uesugi Kenshin, diventandone uno dei più importanti generali. Nel 1548 Takeda Shingen sconfisse Ogasawara Nagatoki nella battaglia di Shiojiritōge e prese Fukashi nel 1550. Uesugi Kenshin scese in campo in quel momento poiché i Takeda erano ormai giunti ai confini della sua provincia. A questo punto, le strade dei due grandi condottieri s’incrociano... Statua raffigurante Takeda Shingen La storia di Uesugi Kenshin Adesso è il turno di Uesugi Kenshin, il “drago di Echigo”. Uesugi Kenshin nacque nel 1530. Era l’ultimo dei quattro figli di Nagao Tamekage, capo del clan Nagao e servitore del signore feudale Uesugi Fusayoshi. Neanche lui, come Takeda Shingen, era amato dal padre, tanto che lo voleva più come monaco che come guerriero. Tuttavia, a seguito alla morte del padre a opera della setta Ikko – Ikki nella battaglia di Sendanno (1536), molti comandanti militari gli si dichiararono fedeli e ne riconobbero il valore nonostante fosse ancora un bambino, ma un amministratore locale preferiva che l’erede fosse il primo figlio, Harukage; egli voleva approfittarsi della sua incapacità per farne una marionetta, e per realizzare il suo piano non aveva problemi a far fuori tutti gli altri figli. Kenshin si accorse del piano e riuscì a fuggire, nascondendosi nel monastero di Rezin, dove si dedicò allo studio fino all'età di 14 anni. Qui venne adottato da un famoso condottiero servitore del clan Uesugi, Usami Sadamitsu. I suoi nemici non smisero mai di cercarlo, e il giovane Kenshin dovette continuare a nascondersi. Più tardi organizzò un’armata poderosa con l’aiuto del suo tutore, e sconfisse una volta per tutte i suoi inseguitori. Negli anni successivi venne adottato dal clan Uesugi, che lo elessero come condottiero. In seguito ai suoi successi molti comandanti lo volevano come daimyo, ma lui non acconsentì in quanto lo spingevano allo scontro con il fratello Harukage, da tempo diventato capo del clan Nagao. Preferì diventare monaco, prese i voti ma le insistenze dei comandanti si facevano sempre più pressanti. Alla fine, Kenshin fu convinto dal fatto che fosse una cosa necessaria per il bene della provincia di Echigo, e dopo una serie di scontri voluti da lui e da Usami Sadamitsu, riuscì a strappare il controllo del clan da Harukage nel 1547. Il destino di Harukage rimane un mistero, poiché alcune fonti affermano che gli è stato permesso di vivere, ma altre raccontano di un suicidio forzato. Dopo aver trionfato sui suoi ultimi oppositori, Kenshin viaggiò a Kyoto per rendere omaggio all'imperatore, poi si fece ricevere dallo shogun Ashikaga Yoshiteru. Kenshin era diventato daimyo a tutti gli effetti. Nonostante il controllo sul clan Nagao, gran parte della provincia di Echigo rimaneva ancora indipendente. Kenshin iniziò immediatamente a rafforzare il suo potere nella regione, ma il piano venne interrotto quando Ogasawara Nagatoki e Murakami Yoshikiyo, due signori della provincia di Shinano, chiesero il suo aiuto per fermare il signore della guerra Takeda Shingen. Con le conquiste dei Takeda che li portarono notevolmente vicino ai confini dei suoi territori, il “drago di Echigo” scese in campo contro la “tigre del Kai”... Stampa del periodo Edo che raffigura Uesugi Kenshin Le battaglie di Kawanakajima Takeda Shingen e Uesugi Kenshin, la "tigre" contro il "drago". I due grandi condottieri si scontrarono sempre nella piana di Kawanakajima, vicino alla odierna città di Nagano. In tutto furono cinque le battaglie: la prima nel 1553, poi nel 1555, 1557 1561 e infine nel 1567. Nella prima battaglia i due eserciti erano schierati a poca distanza, uno di fronte all’altro, ma nessuno si azzardava a fare la prima mossa. Forse i due condottieri stavano osservando e studiando le rispettive forze in modo da non commettere nessun passo falso? Molto probabile. Per ventisette giorni ci si limitò a questo. Nel ventottesimo giorno Kenshin lanciò un ultimatum a Shingen: il "drago" si proclamò difensore dei clan aggrediti di Shinano e invitò la "tigre" alla ritirata e alla restituzione dei terreni. Shingen andò su tutte le furie e chiese al nemico di combattere. La battaglia durò nove ore ed entrambi gli eserciti si scontrarono con grande abilità. Alla fine, si giunse a una sorta di pareggio, e nonostante il lieve vantaggio Kenshin ordinò la ritirata. Le altre quattro battaglie hanno un esito simile: se uno avesse preso il sopravvento, l’altro si sarebbe ritirato. Era come se i due condottieri preferissero affrontarsi in altre occasioni, per rinfacciargli nuovamente la sua inferiorità. La più famosa delle cinque battaglie è senza dubbio la quarta, la più sanguinosa. In questo scontro Kenshin usò una tattica ingegnosa: mise in piedi una formazione speciale in cui i soldati nella parte anteriore si scambiavano con i loro compagni nella parte posteriore, mentre quelli nella linea frontale si stancavano o venivano feriti. Ciò permise ai soldati stanchi di prendersi una pausa, mentre i soldati che non si erano cimentati nell'azione avrebbero combattuto in prima linea. Fu una tattica efficace e Kenshin riuscì quasi a sconfiggere Shingen. Inoltre, durante la battaglia avvenne uno degli episodi più leggendari della storia del Giappone. Kenshin notò un buco tra le file nemiche e cavalcò velocemente fino ad arrivare a Shingen: il "drago" colpì numerose volte la "tigre" con la sua spada, ma Shingen respinse tutti i colpi con il suo famoso ventaglio da guerra in ferro. Alla fine, un sottoposto di Takeda respinse Kenshin, che si ritirò velocemente insieme al resto del suo esercito. Shingen rimase sconvolto. Durante la ritirata molti guerrieri del clan Uesugi persero la vita in un fiume vicino mentre altri furono uccisi in battaglia dai soldati del clan Takeda. Dall'accampamento dei Takeda si levarono urla di trionfo, ma la prima parte della battaglia fu vinta nettamente dal clan Uesugi. Complessivamente la quarta battaglia si concluse ancora con un pareggio. La lotta tra i due signori della guerra durò ancora a lungo, ma alla fine della quinta battaglia gli ufficiali e i soldati dei due eserciti invocarono una tregua. In dodici anni entrambi i fronti avevano subito gravi perdite, tutto al vantaggio dei daimyo vicini che volevano approfittarsene della situazione… Stampa del periodo Edo che raffigura il famoso scontro tra Takeda Shingen e Uesugi Kenshin Gli ultimi anni di vita di Takeda Shingen e Uesugi Kenshin Sebbene Shingen e Kenshin siano stati rivali per più di quattordici anni, è noto che si sono scambiati doni in molteplici occasioni in segno di rispetto reciproco. Uno dei doni che si ricorda in particolare nella storia dei due comandanti è quello di una spada di immenso valore donata da Shingen a Kenshin. Ma nuovi pericoli incombevano all'orizzonte. Il potente signore feudale Oda Nobunaga, capo del clan Oda, aveva ucciso a tradimento Imagawa Yoshimoto e il suo potere aumentava sempre di più. Inoltre, un illustre condottiero, Tokugawa Ieyasu, si era schierato dalla sua parte. Per proteggersi dai nuovi nemici, la "tigre" e il "drago" si allearono. Successivamente Shingen dovette affrontare Nobunaga, che voleva impadronirsi delle sue terre. Nel 1573, durante l’assedio al castello di Noda da parte degli alleati di Tokugawa Ieyasu, un proiettile colpì alla testa Shingen. Il capo del clan Takeda morirà poco dopo. La sua morte andava tenuta segreta il più a lungo possibile, per evitare ulteriori invasioni nei domini dei Takeda. Il fratello Nobutsuna, fisicamente molto simile a Shingen, prese il comando del clan. Questo episodio diede spunto al celebre film del famosissimo regista Akira Kurasawa: Kagemusha, l’ombra del guerriero. Il segreto funzionò per poco tempo, poi la notizia della morte di Shingen si diffuse tra i signori feudali limitrofi. Si dice che Kenshin pianse a squarciagola per la perdita del suo più famoso rivale. Risolto il problema Takeda, Oda Nobunaga spostò la sua attenzione verso Kenshin. Nell’inverno del 1578, Uesugi Kenshin muore in circostanze poco chiare. La versione ufficiale accenna a un colpo apoplettico, mentre altre versioni descrivono un feroce attentato in bagno da parte di alcuni ninja assoldati dal capo del clan Oda. Ritratto di Oda Nobunaga eseguito dal gesuita missionario italiano Giovanni Niccolò Spero che anche questa discussione sia stata di vostro gradimento! Naturalmente per qualsiasi domanda o dubbio scrivete senza problemi. Devo dire che sono contento che le mie discussioni sulla storia del Giappone sono particolarmente apprezzate. Anche questa lo sarà? Speriamo! Concludo tutto il racconto con questo antico poema che elogia Takeda Shingen: I vostri castelli sono gli uomini, Le vostre mura sono gli uomini, la tolleranza è la vostra alleata, l’odio è il vostro nemico. Alla prossima Xenon97
    3 punti
  6. Buonasera partecipo anche io. Piastra 120 grana 1856 Ferdinando II Saluti Alberto
    3 punti
  7. 3 punti
  8. Grazie @Stilicho. Credo che sia questa qui: Mi torna perfettamente la parte di iscrizione leggibile al dritto.
    3 punti
  9. Ciao, non è la monetazione che seguo, ma mi sembra che la legenda del rovescio porti su Hadrianopolis. Che ne dite? Ciao da Stilicho
    3 punti
  10. Ecco il mio senza filigrana. Non credo arrivi neanche a spl ma mi va benone ?
    3 punti
  11. Sudan, 5 qirsh 1956 (primo anno di coniazione)
    3 punti
  12. 1856 Nuova Scozia (Canada), regina Vittoria, Half penny token in bronzo, tipo allineamento a medaglia.
    3 punti
  13. 1956 Africa occidentale francese & Togo - 50 franchi
    3 punti
  14. Buongiorno a tutti amici, Partecipo ancora una volta a questa discussione che mi piace sempre di più. Un saluto Raffaele.
    3 punti
  15. Buona giornata Si tratta di una "Lirazza" da 30 Soldi. Viene annoverata tra le monete denominate "Anonime", poiché non riporta il nome del Doge sotto il quale è stata emessa, anche se l'anno impresso, 1722, ci riporta al dogato di Giovanni Corner II o Alvise Mocenigo III. E' in argento di basso titolo e questo può essere il motivo per il quale, nella foto, la colorazione tende al rame; attenzione però, perché ci sono parecchi falsi coevi, dove l'argento era solo superficiale. Se dovesse trattarsi di falso, è difficile riconoscerlo da una foto. A me non sembra sia tale, anche perché i dati ponderali (considerata la consunzione e la mancanza di metallo), sono prossimi a quelli ufficiali, che sono: peso gr 7,01-7,09 diametro mm 31 saluti luciano
    3 punti
  16. Buongiorno, come accennavo qualche giorno fa, personalmente trovo che tra i denari di epoca severiana ve ne siano di molto gradevoli. Uno dei motivi di questo gradimento sta nel fatto che le tipologie dei rovesci sono spesso diverse e varie rispetto a quelle di molti altri emittenti. Per quale motivo? Forse le concause sono varie: - notevole produzione di denari (vedi aumenti salariali ai militari) - lasso temporale abbastanza ampio (regno di Settimio Severo 198-217) - presenza non un singolo emittente (abbinato alla Augusta moglie) ma anche dei due figli (ed la moglie di uno dei due) - l’interesse della famiglia imperiale verso la filosofia (Iulia Domna, moglie molto influente di Settimio Severo era amica di Filostrato) - il richiamo a certe divinità arcaiche o classiche (Libero, Minerva, Giunone, Venere, etc … ) forse va interpretato nella ricerca di affermare una certa continuità nelle tradizioni romane da parte di due regnanti provenienti lui da Leptis Magna, lei da Emesa. Oggi mi sono imbattuto in questi due denari rari che mi hanno spinto ad effettuare una ricerca più dettagliata limitandomi a quelli meno comuni e perciò tralasciando le emissioni più comuni rappresentanti ad esempio la Vittoria, la Minerva, la Providenza etc… che sono condivise comunemente con altri reggenti. Vi propongo per primi questa coppia di denari, notata in questi giorni. Notate il rovescio, molto particolare: Medusa. Settimio Severo, Denario 207, AR 3.52 g. SEVERVS - PIVS AVG Testa laureata rivolta a dx. PROVIDENTIA Testa alata di Medusa con serpenti rivolta leggermente a dx. C 590. BMC 356. RIC 285. Estremamente raro e rovescio molto attraente. Acquistato in privato da Harlan J. Berk. Dalla collezione Barry Feirstein, parte IV. Testo & provenienza: Numismatica Ars Classica NAC Asta 45 di 02.04.2008, lotto: 144. I tipi Medusa e Medusa-on-Aegis sulle monete in metalli nobili di Settimio Severo e Caracalla furono probabilmente tutti battuti nel 207 . Tuttavia, altri tipi di monete sono le prove da cui gli studiosi credono che Severo possa aver visitato brevemente l'Africa nell’anno prima che lui e la famiglia si dirigessero nel 208 per la loro grande spedizione in Gran Bretagna. Sembra che Caracalla sia stato inviato in perlustrazione in preparazione al trasferimento sull’isola britannica della famiglia imperiale. Il principio di base del tipo sembra chiaro: si riferisce alla prevedibilità (Provvidenza), presumibilmente rispetto alla decisione di invadere la Gran Bretagna l'anno successivo, 208. Ma l'iscrizione non è nominata la fonte della prevedibilità, gli dei (deorvm) o gli imperatori (avgvsti)? La Medusa sembra offrire un legame con Minerva, che forse è qui gettata nel ruolo di avere una prospettiva per la cura degli imperatori o del popolo romano. Forse la migliore spiegazione del perché la previsione non è specifica è perché potrebbe derivare da altre fonti utilizzate da Severus: astrologia e auguria. Severo era il più superstizioso degli imperatori, e Dione Cassio ci dice che già prima di impegnare la famiglia nella spedizione britannica sapeva che non aveva molto tempo da vivere (77.11); come atto finale avrebbe tolto i suoi figli dagli agi di Roma nella speranza di riformarli grazie alla partecipazione in un'ultima campagna militare, dopo la quale avrebbe aggiunto il titolo di Britannico a quelli già presenti. Caracalla agosto 198-217. Denario 207, AR 3.16 g. d= 20 mm. ANTONINVS - PIVS AVG Testa laureata rivolta a dx. PROVIDENTIA Testa alata di Medusa rivolta leggermente a sn. RIC 164. BMC p. 258, nota †. C 526. Collina 879. Acquistato in privato da Harlan J. Berk. Dalla Collezione Barry Feirstein di monete antiche parte I. Testo & provenienza: Numismatica Ars Classica NAC Asta 39 di 16.05.2007, lotto: 137. Questo rovescio, anche se drammatico, al primo sguardo risulta aspecifico. Da ciò potremmo presumere che il suo significato fosse abbastanza chiaro all'epoca che i maestri zecchieri non hanno visto la necessità di specificarne il significato. I tipi Medusa e Medusa-upon-Aegis si presentano su esemplari aurei e argentei di Settimio Severo e Caracalla, tutte forse emissioni attribuibili al c. 207 poiché uno di questi richiama il XV° rinnovo del potere tribunico di Severo. Gli obversi di questi esemplari sono comuni a quelli contemporanei. Il significato di questo tipo sembra abbastanza chiaro: si tratta di un riferimento, condiviso tra i due Augusti, Settimio e Caracalla, alla preparazione di invadere la Gran Bretagna nell'anno successivo, il 208. Non solo l'iscrizione chiama la loro prevedibilità, la loro Provvidenza, ma Medusa era sacra a Minerva, la protettrice di eroi che si dice siano usciti dal cervello di Giove completamente armato e di età matura. Si dice che Minerva abbia indossato l'Egida come capo protettivo e come simbolo del suo coraggio, e alla fine ci abbia messo sopra la testa dai capelli di Medusa. Gli imperatori erano affezionati a questa immagine e molti l'adottarono adornare i loro petti di corazza con la testa di Medusa. Si potrebbe considerare questi temi su Medusa come propaganda pre-campagna con cui gli imperatori speravano di garantire al popolo e all'esercito che avevano indagato appieno sulla necessità, e si sentivano certi del successo di una guerra contro i britannici. (liberamento tratto da Blandor Abazi (Roma Rep) , Facebook) Decisamente interessanti, non trovate? E dal momento che ne ho trovati altri di pregevoli (taluni con copie anche su supporto aureo), di seguito vi propongo una scelta di esemplari che può esser vista come una sorta di “album di famiglia” dei Severi … si tratta di esemplari tratti da CNGCoins.
    2 punti
  17. Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia... [Ugo Foscolo 1803] Cari Lamonetiani, oggi vi presento questo piccolo modulo coniato durante l'occupazione britannica delle isole Ionie. Isole dalla storia antica e tormentata: avamposto occidentale dell'Impero Macedone sin dal IV secolo a.C., passarono a Roma quando questa assoggettò la Grecia per far far poi parte dell'Impero Romano d'Oriente e infine Bizantino. Nel XIII secolo ne divenne Signore Maio di Monopoli, un astuto avventuriero che si barcamenò fra varie alleanze e così i suoi discendenti finché l'arcipelago non fu, isola dopo isola, assorbito dalla Repubblica di Venezia. Caduta la Repubblica nel 1797 per opera di Napoleone, l'arcipelago passò alla Francia che dovette dapprima contenderlo ad un'alleanza russo-turca (perdendendolo nel 1799 per poi riconquistarlo nel 1807) ed infine alla Gran Bretagna (nel 1809) che lo mantenne fino al 1863 sopprimendo anche una ribellione della popolazione nel 1848 che ne chiedeva l'annessione alla Grecia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo l'ultimatum di Mussolini del 28 ottobre 1940 alla Grecia, le truppe italiane occuparono le isole Ionie ed il 10 agosto 1941 le stesse furono ufficialmente annesse al territorio metropolitano italiano come parte della "Grande Comunità del Nuovo Impero Romano". In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, l'esercito tedesco occupò le isole per poi tornare in mano greca quando questo si ritirò. La moneta è in rame, è considerata abbastanza rara e raggiunge una discreta valutazione soprattutto nelle alte conservazioni.
    2 punti
  18. Adelchi, o Adelgiso, figlio del re dei Longobardi Desiderio, viene dal padre associato al trono nel 759 . All'inizio della guerra contro Carlomagno, Adelchi è con Desiderio alla difesa del regno : cadute nel 773 le Chiuse di Susa, i Longobardi sconfitti si ritirano, Desiderio in Pavia ed Adelchi in Verona . Cadute anche Verona e Pavia, cade il regno dei Longobardi : Desiderio prigioniero è confinato nel monastero di Corbie dove morirà a breve, mentre Adelchi si rifugia a Costantinopoli : dopo anni di attesi aiuti per una possibile riconquista del regno, nel 787 Adelchi è con il corpo di spedizione bizantino che viene inviato in Calabria per contrastare l'espansione dei Franchi in Italia . Grimoaldo III , cugino di Adelchi, è principe di Benevento e vassallo dei Franchi, in cerca di indipendenza per il proprio principato . E Grimoaldo, con Longobardi di Benevento e di Spoleto e con i Franchi condotti da Giunigi, è alla battaglia nella quale il corpo di spedizione bizantino è sconfitto . Dopo quella battaglia, non si hanno più notizie certe di Adelchi : per alcuni caduto in battaglia, per Eginardo tornato e vissuto in ombra per altri anni a Costantinopoli . Finito il loro regno, dei Longobardi proseguiranno alcuni potentati, tra Benevento, Capua e Salerno, fino a Gisulfo II principe di Salerno, che nel 1077 cederà i suoi possedimenti ai Normanni . nota : l'opuscolo dal quale ho tratto la seconda immagine di Adelchi, non chiarisce se sia dell'omonimo Adelchi, principe di Benevento tra 853 e 878 .
    2 punti
  19. Argomento "Viceregno che passione" o "mezzo sestino/sestino"? perché nel secondo caso mi sembra che tu abbia chiarito in modo inequivocabile la questione, almeno per quanto mi riguarda.
    2 punti
  20. Ciao a tutti! Anzitutto confesso di essere stato molto ingenuo e di aver acquistato su ebay una moneta di epoca romana a buon prezzo (meno di 20 euro). Purtroppo non conoscevo ancora questa sezione del forum e tutte le italiche problematiche relative all'acquisto e alla detenzione di monete antiche. Dopo essermi informato minuziosamente ho preferito annullare l'ordine dal momento che il venditore non mi forniva il certificato di lecita provenienza. Mi ha detto che "vende per conto di un amico che le ha ereditate da suo padre e bla bla bla". Ho tirato un sospiro di sollievo, ma che rabbia. Alla fine si trattava di un bronzetto acquistato più per sfizio che per interesse numismatico (colleziono Regno delle Due Sicilie e stati preunitari), nel leggere tutte le peripezie che hanno dovuto affrontare alcuni utenti del forum mi è venuta la pelle d'oca!
    2 punti
  21. Bellissima monetina! Complimenti! Ho un po' un debole per le monete delle isole ionie in realtà... Ecco il mio esemplare con millesimo 1862; l'ultimo anno di conio di questa tipologia:
    2 punti
  22. Comunque l’ho appena fatta periziare da un perito
    2 punti
  23. Carissimi tutti, il documento sembra contenere una specie di conferma di libertà a commerciare fra diverse parti del Regno di Napoli. Il testo andrebbe letto e trascritto con attenzione, quindi l'affermazione di cui sopra potrebbe venirne modificata. Di sicuro, in prima riga ci si rivolge a universis, et singulis (tutti e ognuno) pubblici ufficiali di più ambiti (la categoria più identificabile sono i gabellieri). Poi si parla di privilegi, gabelle e simili, nonché di passi, dazi e ponti. Si cita esplicitamente la città di Napoli e, per almeno due volte, Capuani e Liparoli, come a voler ribadire costumi o usanze connesse agli abitanti e/o ai frequentatori di quelle località. Si menzionano poi più volte alcuni esponenti della famiglia Cafiero, in particolare Gasparo: nell'angolo inferiore destro del foglio, le ultime due righe e mezza sembrano indicarlo come ricevitore del documento che, quindi, non può non contenere attestazioni in favore di lui o di tutti gli esponenti sopra indicati. Dal punto di vista araldico, lo stemma è una versione relativamente semplice dell'emblema imperiale asburgico: nonostante le imprecisioni e le semplificazioni, è compatibile con quello usato da Carlo VI d'Asburgo che regnava a Napoli nel 1726, anno ripetuto più volte in calce al documento. L'imperatore è menzionato nel titolo al di sotto dello stemma, correttamente al di sopra di Cesare Michelangelo d'Avalos già ben identificato da @417sonia
    2 punti
  24. Per prima cosa mi complimento con @jaconico per la new entry Per quanto riguarda la valutazione R5 del Gigante ho una mia teoria: parto da quanto riportato sul Crap.Vend.Giulia. in merito alle serie 31 e 32, cito: " in sostituzione dei biglietti logori" Pertanto, sulla base di quanto scritto dagki autori, possiamo ragionevolmente ipotizzare di trovarsi al cospetto di una delle prime forme di serie sostitutive ( invece delle X o W ad identificarle vi sono le serie 31 e 32) il che mi porta a dedurre che il contingente utilizzato sia stato decisamente inferiore rispetto a quello realmente stampato. Quindi, partendo da questa teoria, ipotizzo che gli autori del Gigante - non proprio gli ultimi arrivati - abbiano voluto assegnare un livello di rarità cosi importante a queste due serie. Ultima cosa tanto per dare a "Cesare ciò che è di Cesare" Non è stato Vendemia ad eliminare il grado di rarità R5, infatti nel catalogo Crapanzano/Giulianini del 2002 troviamo la stessa dicitura riportata in quello del 2020 - Nel passato alcuni cataloghi hanno riportato erroneamente... ecc. ecc. - dove compare anche il Vendemia tra gli autori. Attendo commenti ma siate clementi...
    2 punti
  25. Eὕρηκα! https://www.acsearch.info/search.html?id=879522 Result 380€ Estim. Price 400€. Dr. Busso Peus Nachfolger Auction 401 193 03.11.2010 Description: Sizilien Thermai (Himera) Bronze nach 241 v. Chr. 3.93g. Verschleierte Büste der Demeter / Athena mit Schild und Lanze. Calciati I, S. 120, Em. 17 Braungrüne Patina Äußerst selten Sehr schön. Saluti. Giulio De Florio [email protected]
    2 punti
  26. Mario Ratto, Collezione di monete italiane del XIX secolo, 1968.
    2 punti
  27. Certo che anche gli spagnoli, nel 1938, per sopperire alla carenza di monete non hanno scherzato con l'uso dei francobolli. http://www.banknote.ws/COLLECTION/countries/EUR/SPA/SPA-POST.htm
    2 punti
  28. Concordo, la moneta è questa: Hadrian AE As. 125-128 AD. HADRIANVS AVGVSTVS, laureate head right / SALVS AVGVSTI S-C, COS III below, Salus standing left holding patera, feeding serpent arising from altar. RIC 678, Cohen 1357, Sear 3692. La moneta è comune, in questo stato credo valga ottimisticamente una decina di euro. Su questo però aspetterei altri pareri. HIRPINI
    2 punti
  29. A me invece sembra buona, è stata spatinata con sostanze acide ma in parte conserva brandelli di patina verde originale, non hai specificato peso e diametro ma credo sia un'asse, visto che il colore è quello del rame e non dell oricalco, di Adriano..
    2 punti
  30. 1956 Italia - 5 lire Sino al tempo delle lire, dagli anni '70 agli anni '90, ne ho trovate ben 4 in ciotola, con prezzi da 50 lire a 100 lire cadauna (venditore inconsapevole), condizioni da molto meno di mb in poi, sino a questa che è la migliore di tutte e che ho trattenuto per la mia raccolta. Delle altre tre una l'ho regalata e due le ho scambiate con monete estere d'argento, dalla seconda metà degli anni '90 in poi non ne ho trovate più.
    2 punti
  31. Rhodesia and Nyasaland , 1 penny 1956 Federazione comprendente Rhodesia del Nord, Rhodesia del Sud e Nyasaland.
    2 punti
  32. CARACALLA. 198-217 AD. AR Denarius (19mm, 3.24 gm). Struck 208 AD. ANTONINVS PIVS AVG, laureate head right / PROF in exergue, PONTIF TR P XI COS III, Caracalla right on horseback, holding spear; soldier walking right before, head reverted, holding spear and shield. RIC IV 107 note; RSC 512. Toned, good VF, hairline flan crack. From the Marc Melcher Collection. Commemorates the departure of Septimius Severus and Caracalla from Rome in 208 AD for their campaign in Britain. Caracalla. AD 198-217. AR Denarius (20mm, 3.79 g, 6h). Rome mint. Struck AD 209. Laureate head right / FELICIA TEMPORA, the Four Seasons as boys at play. RIC IV 153 (R3); RSC 59. VF, toned, minor porosity. Rare. From the collection of a Texas Wine Doctor. Ex Classical Numismatic Group 55 (13 September 2000), lot 1325. Il significato probabilmente indica una felicità che copre tutto l’anno (grazie alle scelte dell’Imperatore). Si tratta di una iconografia che compare talvolta in modo sporadico e non comune fino al periodo costantiniano. Costantino II AU solidus Caracalla. AD 198-217. AR Denarius (18mm, 3.12 g, 1h). Rome mint. Struck AD 210. Laureate head right / Caracalla on horse rearing left, preparing to hurl spear at foe on ground to lower left. RIC IV 118b; RSC 487. Good VF. Very rare. Altro denario riferito alle campagna britannica, con Caracalla a cavallo che colpisce con la lancia un barbaro a terra. Geta. AD 209-211. AR Denarius (19mm, 3.54 g, 6h). Rome mint. Struck AD 211. P SEPT GETA PIVS AVG BRIT, laureate head right / FORT RED TR P III COS II P P, Fortuna, draped, reclining right, resting right elbow on wheel and holding cornucopia in left. RIC IV 77; RSC 62; BMCRE 10-11. Toned. EF. Well struck from artistic dies. This attractive denarius celebrates Geta’s “fortunate return” (FORTVNA RED) from the British campaign of AD 208-211, during which Septimius died and left the Roman Empire split between his warring sons, Caracalla (the elder) and Geta. The sentiment on the reverse turned out to be ironic, as the return to Rome was anything but fortunate for Geta, who was murdered by Caracalla’s centurions on December 26, AD 211 even as he sought refuge in his mother’s arms. E ancora due... "fuori tempo massimo"... Caracalla. AD 198-217. AR Denarius (18.5mm, 3.01 g, 12h). Rome mint. Struck AD 217. Laureate head right / VICT PARTHICA, Victory seated right on cuirass, inscribing VO/ XX in two lines on shield set on her knee; helmet below. RIC IV 314a note; RSC 656 var. (with javelin and hook in exergue). VF, toned, roughness on reverse. Rare. In early AD 216, Caracalla assembled a substantial force of at least eight legions along the Syrian frontier for what would prove to be his final victory. The Parthian empire had been engaged in a civil war since 213, with Vologases V in control of half the empire and Artabanus V in control of the other half. Caracalla took advantage of this division and sided with Artabanus, even proposing marriage with Artabanus' daughter to cement the alliance. The plan went awry, however, and Caracalla marched against an unprepared Artabanus. After ravaging the countryside east of the Tigris unhindered, Caracalla returned to Edessa to spend the winter. It is this "victory" that is celebrated on this coin. Caracalla, no doubt, would also have assumed the title Parthicus and celebrated a fourth acclamation as imperator had his life not been suddenly cut short in Carrhae on 8 April 217. Divus Caracalla . Died AD 217. AR Denarius (20mm, 3.12 g, 12h). Rome mint. Struck under Elagabalus or Severus Alexander. DIVO ANTONINO MAGNO, bare head right / CONSECRATIO, eagle standing left on globe, head right, with wings spread. RIC IV 717 (Severus Alexander); BMCRE 7 (Elagabalus); RSC 32. Near EF, minor porosity. Rare and attractive for issue. The dating of the memorial issues of Caracalla are problematic. It would have made a great deal of political sense for Elagabalus to have issued them, as the Syrian prince’s claim to legitimacy was that he was the son of Caracalla and thus rightful heir to the throne (not to mention the great restorer of the Severan dynasty following Macrinus’ usurpation). RIC p. 128, note 720, concedes that they could date to the reign of Elagabalus, but places them under Severus Alexander as the obverse legend names Caracalla “the Great.” This epithet was linked, of course, to Alexander the Great, and RIC comments that its use on the Divus Caracalla coins provides a “definite allusion” to the Macedonian king’s namesake, Severus Alexander. Piaciuta la carrellata? Saluti Illyricum
    2 punti
  33. ISTANTANEE TRATTE DALL’ALBUM DI FAMIGLIA Septimius Severus, with Caracalla and Geta as Caesar. AD 193-211. AR Denarius (18mm, 2.29 g, 7h). Rome mint. Struck AD 201-202. Laureate head of Septimius Severus right / AETERNIT IMPERI, laureate, draped, and cuirassed bust of Caracalla right, facing bareheaded, draped, and cuirassed bust of Geta left. RIC IV 251; RSC 6a. VF, toned, light deposits, some cleaning scratches. Rare. Septimius Severus, with Caracalla. AD 193-211. AR Denarius (18mm, 2.71 g, 7h). Dynastic issue. Rome mint. Struck AD 201-210. Laureate head of Septimius Severus right / Laureate and cuirassed busts of Septimius and Caracalla, vis-à-vis. RIC IV 250; RSC 1. VF, toned, in bronze mount, break on reverse. Very rare dynastic issue. Caracalla, with Septimius Severus and Julia Domna. AD 198-217. AR Denarius (19mm, 2.56 g, 6h). Rome mint. Struck AD 201-202. ANTONINVS PIVS AVG, laureate, draped, and cuirassed bust of Caracalla right / CONCORDIAE AETERNAE, draped busts of Septimius Severus, radiate, and Julia Domna, diademed, right; all set upon crescent. RIC IV 125a; RSC 5a. VF, some porosity rare. Rare. Julia Domna, with Caracalla. Augusta, AD 193-217. AR Denarius (19mm, 3.69 g, 12h). Dynastic issue. Rome mint. Struck under Septimius Severus, circa AD 201-206. Draped bust of Julia Domna right / Laureate and draped bust of Caracalla right. RIC IV 544 (Septimius); RSC 1. Toned, small edge split. VF. Rare. From the Benito Collection. Julia Domna, with Geta as Caesar. Augusta, AD 193-217. AR Denarius (19mm, 3.27 g, 12h). Dynastic issue. Rome mint. Struck under Septimius Severus, circa AD 201-205. Draped bust of Julia Domna right / Bareheaded, draped, and cuirassed bust of Geta right. RIC IV 571 (Septimius); RSC 1. Toned, minor porosity. VF. Rare. From the Benito Collection. Julia Domna, with Caracalla and Geta as Caesar. Augusta, AD 193-217. AR Denarius (19mm, 2.87 g, 12h). Dynastic issue. Rome mint. Struck under Septimius Severus, circa AD 201-207. Draped bust of Julia Domna right / Laureate and draped bust of Caracalla right, vis-à-vis bareheaded and draped bust of Geta left. RIC IV 540 (Septimius); RSC 2. Lightly toned, light porosity, small edge split. Good VF. Rare. From the Benito Collection. Ex Marc Melcher Collection (Classical Numismatic Group 63, 21 May 2003), lot 1423; Classical Numismatic Group 55 (13 September 2000), lot 1320.
    2 punti
  34. Septimius Severus. AD 193-211. AR Denarius (19mm, 3.44 g, 6h). Rome mint. Struck AD 203. SEVERVS PIVS AVG, laureate head right / COS III P P, Arch of Septimius Severus: arch consisting of large central bay and two smaller flanking bays divided by composite columns supporting a large attic, consisting of central inscription tablet flanked by panels each containing two signa; above, facing triumphal quadriga flanked by human figures standing facing, additional figure on horseback on either side. RIC IV 259; RSC 104; BMCRE 320. Light porosity. Good VF. Of historical importance and one of the great architectural types in the Roman imperial series. On the original arch, located in the Forum Romanum, the attic inscription reads: IMP • CAES • LVCIO • SEPTIMIO • M • FIL • SEVERO • PIO • PERTINACI • AVG • PATRI • PATRIAE • PARTHICO • ARABICO • ET/PARTHICO • ADIABENICO • PONTIFIC • MAXIMO • TRIBVNIC • POTEST • XI • IMP • XI • COS • III • PROCOS • ET/IMP • CAES • M • AVRELIO • L • FIL • ANTONINO • AVG • PIO • FELICI • TRIBVNIC • POTEST • VI • COS • PROCOS • P • P/[[ET P SEPTIMIO L FIL GETAE NOBILLISI]] OPTIMIS • FORTISSIMISQVE • PRINCIBVS •/OB • REM • PVBLICAM • RESTITVTAM • IMPERIVMQVE • POPVLI • ROMANI • PROPOGATVM/INSIGNIBVS • VIRTVTIBVS • EORVM • DOMI • FORISQVE • S • P • Q • R. The line ET P SEPTIMIO L FIL GETAE NOBILLISI was removed from the inscription following Geta’s assasination in AD 212, although it is still possible to make it out, since the original inscription was composed of gilded bronze letters which were inserted into the stone with pins. Foto dell’arco di Settimio Severo a Roma. SEPTIMIUS SEVERUS. AD 193-211. AR Denarius (18mm, 3.66 g, 6h). Struck AD 203. Laureate head right / INDVLGEN-TIA AV-GG, IN CARTH in exergue, Dea Caelestis riding lion right, holding thunderbolt and sceptre; water gushing from rocks below. RIC IV 266; RSC 222; BMCRE 335. Good VF, toned. Una emissione tipica dei Severi (emessa anche a nome di Caracalla) dove la Dea Caelestis cavalca un leone reggendo fulmine e scettro su un corso d’acqua che sgorga tra le rocce. Si tratta di una sorta di celebrazione degli Augusti e alla loro Indulgenza in favore di Cartagine (IN CATH[ago]) e alla costruzione di un acquedotto lungo una quarantina di chilometri. Septimius Severus. AD 193-211. AR Denarius (18mm, 3.70 g, 12h). Rome mint. Struck AD 202-210. Laureate bust right / Africa standing right, holding robe; at feet to right, lion right. RIC IV 253; RSC 25. EF. Exceptionally sharp reverse strike. Un omaggio di Settimio alla sua terra d’origine. Septimius Severus. AD 193-211. AR Denarius (20mm, 2.43 g, 12h). Rome mint. Struck AD 208. Laureate head right / Radiate and draped bust of Sol right. RIC IV 282; RSC 356. Good VF, toned, flan crack, slight porosity. Very rare. Settimio Severo visto come PACIFICATORE DELLA TERRA grazie all’intercessione del Dio Sol. VERSO LA BRITANNIA SEPTIMIUS SEVERUS. 193-211 AD. AR Denarius (17mm, 3.15 gm). Struck 209 AD. SEVERVS PIVS AVG, laureate head right / PM T-R P XVII COS III P P, River-God Tyne reclining right, holding shell and rudder; sea-horse before, water gushing from rock below. RIC IV 229; BMCRE 5; RSC 530. Good VF. Sear suggests the deity on the reverse is a a river-god, as attested by the flowing water, perhaps the Tyne or the English Channel, an alternate suggestion is that it is the Ocean. Septimius Severus. AD 193-211. AR Denarius (19mm, 3.51 g, 1h). Rome mint. Struck AD 210-211. Laureate head right / VICTORIAE BRIT, Victory seated left on shield, holding palm and shield. RIC IV 335; RSC 731. VF. Struck on a broad flan. Septimius Severus waged his last military campaign against the Caledionians on the northern border of Britain, where he himself died at his campaign headquarters at York in February 211 AD. Among those who accompanied him on the campaign were his wife Julia Domna, and his two quarrelsome sons, Caracalla and Geta. The campaign was in full swing in 208 AD and continued until 211 AD, being led by Septimius and Caracalla, with the latter taking supreme command after his father had fallen ill. The two often did not agree on matters of strategy, and we are told that at one point Caracalla became so angry that he appeared ready to stab his father in the back before the whole of the army. Una emissione non rarissima ma molto contesa sui mercati anglosassoni.
    2 punti
  35. Buonasera! Oggi ho comprato questo bellissimo 10 Tornesi del 1859 di Ferdinando II. Cosa ne pensate?
    1 punto
  36. Se ti sei emozionato a tenere in mano questa moneta di grande modulo (che io reputo una delle monete più belle del Regno delle due Sicilie) vuol dire che sono degli indizi che sta nascendo in te la giusta passione che ci vuole continua così che più passa il tempo e più ti appassionerai alle monete Borboniche aggiungendone altre.
    1 punto
  37. E' andata a buon fine, anche se poi qualcuno ha scritto che qualche offerta era fatta per scherzo...richiamando anche delle vecchie discussioni qui sul forum dove si parlava della scritta BOIA. Io ho avvertito più di qualcuno in privato......comunque sia la documentazione esistente non acenna Mai ad una scritta BOIA.....ed ad altre inventate.
    1 punto
  38. _________________________________________________________________________________________________ Perché è stata chiusa questa discussione? _________________________________________________________________________________________________ Mancanza di ironia? _________________________________________________________________________________________________ @occhiolungoxxl perché ti interessa? _________________________________________________________________________________________________ Volevo postare questo euro del 2029 _________________________________________________________________________________________________ Posa il fiasco e metti via la DeLorean……. McFly ! _________________________________________________________________________________________________
    1 punto
  39. Sostanzialmente, per me, vale quanto ho espresso nel mio primo intervento, siamo intorno all’MB, con il R/ migliore. Direi MB/MB+ (base di partenza, a mio parere, MB, sul resto MB+ o qBB, andiamo anche sulla soggettività per quanto la foto può dire).
    1 punto
  40. Buongiorno, abito in Francia e su un mercatino ho recuperato una moneta da 5 centesimi regno di sardegna 1826 credo , la moneta non é veramente in buona eta' , il verso corrisponde alla moneta in questione mentre sul recto ha 2 G incrociate , é normale ? ? potete aiutarmi a capire il perche' ? grazie mille per il vostro aiuto.
    1 punto
  41. Confermo quello che ha scritto dux-sab: SE provvista di documentazione di lecita provenienza, in vendita pubblica può fare quel prezzo......
    1 punto
  42. La micro fresatura non lascia gli angoli vivi nelle lettere. È una contromarca apposta con punzoni, lo si evince dai rigonfiamento del metallo ai lati delle lettere.
    1 punto
  43. Il rovescio del bronzo raffigura il dio Dioniso con il cantaro nella mano destra, il tirso nella mano sinistra e una pantera ai suoi piedi. Il cantaro era una coppa per bere diffusa in ambito greco ed etrusco e nell'età classica era il vaso da bere caratteristico dei conviti e caro a Dioniso, che raramente ne è rappresentato privo, e quindi un suo attributo. Il sacro Tirso era un bastone rituale attribuito a Dioniso e ai seguaci del suo culto, saturi e menadi. Di legno vario, ma più spesso di corniolo o formato da una grossa asta di ferula, era sormontato da una pigna e attorno ad esso erano avviluppati edera e pampini di vite. A volte vi erano annodate anche bende di lana, simbolo di consacrazione. Il simbolismo legato a questo strumento è chiaramente fallico, tanto più che ad esempio ne Le Baccanti di Euripide si dice che da esso scaturiva miele; esso rappresenta quindi la forza vitale del dio che viene instillata nella vegetazione, negli animali e negli uomini. La pantera, abile cacciatrice, seducente e feroce è spesso presente nelle raffigurazioni di Dioniso e delle Menadi.Qui la pantera accovacciata ai piedi del dio con la zampa alzata e le fauci aperte è in atto di ricevere delle gocce di vino sgorganti dal cantaro.
    1 punto
  44. Il processo di stampa di una banconota passa attraverso varie fasi, prima il fondostampa, poi varie fasi di finitura, poi l'incollaggio della fascia olografica ecc.. (prendi questa descrizione come un'esemplificazione, non sono un esperto di tecniche di stampa). L'errore di inchiostrazione appare solo sul colore arancione del numerale e del finestrone al fronte perché evidentemente questi due elementi fanno parte di un'unica fase di stampa, esclusiva di questi due elementi. Il resto della colorazione è corretta perché è stata stampata prima o dopo e fa parte di un'altra fase di produzione. Sul controllo, invece, credo sia errore umano di chi controlla manualmente il risultato, forse l'errore ha interessato solo una quantità limitata di fogli e quindi il controllore non li ha visti. Boh..
    1 punto
  45. È entrata L’ho attesa per un bel po’, mi ha colpito da subito per i rilievi, per la bellezza, non me la sono lasciata sfuggire. Le foto non sono il massimo perché le ho fatte poco fa, senza luce adeguata, spero siano sufficienti per avere un’idea di massima della conservazione, dal vivo è un piacere apprezzarla girandola e rigirandola, una vera soddisfazione. Dritto Rovescio
    1 punto
  46. Ritorno un attimo sull'argomento per darvi un dettaglio che quasi sempre riesce a distinguere, per questa medaglia, l'originale dai riconii. Non volevo dire sciocchezze e ho dovuto controllare gli appunti a conferma di ciò che sto per scrivere. Guardate, al verso, la cuspide in cima al monumento funebre: negli esemplari originali, la cuspide è tronca, così come nell'esemplare di Attila e in quello Baldwin's asta 66 lotto 1189. Negli esemplari posteriori, la cuspide è completa, termina cioè regolarmente a punta (esemplare Baldwin's asta 66 lotto 1190). Due medaglie, stessa collezione di provenienza, ma epoche diverse. Il raffronto è immediato.
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.