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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/06/20 in Risposte
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Beh e’ una grande soddisfazione e anche motivo di orgoglio vedere nascere, crescere questo settimo Gazzettino, e’ in una versione Speciale a differenza degli altri cartonato, a colori, con più pagine, 11 articoli, rubriche speciali, editoriale, vecchie firme, nuovi autori uno anche giovane, la prima donna sul Gazzettino ...e’ una favola, una bella storia autoprodotta, che continua nel tempo e si evolve, per la presentazione, indice e consegne a tempo debito, intanto potete vedere in anteprima la copertina ...10 punti
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Cari Lamonetiani, ho saputo che il nuovo Gazzettino #7 ha finalmente visto la luce in edizione "cartonata". Questa la copertina:8 punti
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Segnalo l'uscita del Bollettino di Numismatica - Collezione di Vittorio Emanuele III numero 57 - LA ZECCA di MILANO da Gian Galeazzo Maria Sforza (1477-1494) a Ludovico Maria Sforza (1494-1499, febbraio - aprile 1500). Autori F. Rossini e A. Toffanin. https://www.bdnonline.numismaticadellostato.it/materiali/index.do?id=2325 punti
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Bellissima anche questa @Scudo1901 complimenti. Che dici gli facciamo compagnia?3 punti
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Buonasera a tutti. Direttamente dalla ultima AstaACM, il Tornese con Cornucopia di Filippo II Anno 1599. Dalle nuove foto si distingue il simbolo "fiore" sotto il busto, sembra con tre pallini per lato. Devo controllare sul Corpus se viene riportato.3 punti
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Ciao a tutti amici, Condivido con voi la mia 37,il 7 della data ribattuto, 7 virgole al posto dei soliti pallini e taglio inciso al rovescio. Un saluto a tutti amici. Raffaele.3 punti
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1856 Regno delle due Sicilie - Ferdinando II° - 120 grana3 punti
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@dareios it Buona giornata, la moneta correttamente descritta da Luciano e in se stessa una moneta comune. L'unica ad avere una certa rarità, diciamo NC, è la gazzetta con la A in esergo. Ancora più difficili da trovare sono quelle con la B sempre in esergo. Entrambe sono descritte dal Papadopoli. Secondo gli studiosi starebbero ad indicare le 2 officine da cui sarebbero uscite. Altre fantasiose ipotesi (che non riporto qui) sono state sviluppate, ma non credo siano pertinenti. Per approfondire lo studio di Carrara dove si può vedere la Gazzetta con la B. http://www.maxcarrara.it/articoli/VENEZIA - La gazzetta, moneta spiccciola veneta - new.pdf Ciao Fabry3 punti
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Ciao a Tutti, posto uno Scudo di Vitt. Em. II - Regno di Sardegna - Anno 1856 TO - moneta che ha un grande significato per me, in quanto comperata con notevole sacrificio economico da mio padre. Negli anni 60 i "Collo Lungo" avevano un prezzo notevole ed erano difficili da trovare in buone condizioni. Questa sarà sempre nel mio cuore.3 punti
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Cari Lamonetiani, sto rifotografando tutte le monete commemorative in Lire e voglio proporvene alcune perché - per quanto bistrattata questa povera Repubblica Italiana - molti di questi esemplari sono delle vere opere d'arte che meritano di essere viste. Inizio con questo dittico in Ag 835 emesso con Decreto del Ministero del Tesoro del 2 aprile 1991, i cui autori sono Eugenio Driutti (per le 500 Lire) e Annalisa Valentini (per il 200 Lire). Peccato solo che, pur avendo valore legale ma essendo il contenuto del metallo superiore al valore nominale, non abbiano mai circolato...2 punti
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INTRODUZIONE Premetto di non essere né un professionista né un esperto, ma di aver prodotto questo testo per semplice passione nei confronti degli imperatori delle Gallie ed in particolare dell’imperatore Marco Cassiano Latinio Postumo. Fatemi sapere nel caso ci fossero errori e/o voleste fare delle aggiunte al testo. POSTUMO E IL CULTO DEL SOLE All'epoca del governo di Postumo (260-269 d.C.) il culto del Sole Invitto (Sol Invictus) era una delle novità che circolavano all'interno dell’Impero romano. Tale culto proveniva dall'oriente ed in particolare dalle zone della Siria, Palestina ed Egitto dove veniva celebrato il rito della nascita del sole. Fu l’Imperatore Eliogabalo (218-222 d.C.) a portare il culto del Sole a Roma. Eliogabalo non visse a lungo (regnò solamente per quattro anni prima di essere ucciso), ma tuttavia la diffusione del culto del Sole proseguì per secoli fino a diventare anche uno dei principali concorrenti del cristianesimo, infatti non è un caso che entrambe le religioni provengono da oriente ed abbiano al centro un dio che muore e risorge. Postumo scelse il culto del Sole e sulle monete iniziarono a comparire le immagini del dio con gli slogan quali “INVICTVS” (invitto), “ORIENS” (oriente), “AETERNITAS” (la permanenza eterna della sua autorità) o ancora “PACATOR ORBIS” (colui che restituisce la pace al mondo). Ma per quale motivo un usurpatore occidentale avrebbe dovuto produrre monete che ritraggono una divinità proveniente dall’oriente? Presumibilmente la produzione di tali monete può essere ricondotta ad uno scopo propagandistico per un'eventuale conquista della metà orientale dell'impero o forse più semplicemente era un messaggio propagandistico rivolto ai suoi soldati per assicurarsi la loro fedeltà ed il loro appoggio dato che il dio Sole sembra essere stato una divinità particolarmente amata tra quest’ultimi. Anche i successivi imperatori delle Gallie (Vittorino, Tetrico I e Tertrico II) hanno continuato a coniare monete raffiguranti il dio Sole. Postumus, AV, Aureus. IMP C POSTVMVS PF AVG, laureate, draped and cuirassed bust right AETERNITAS AVG, Three radiate and draped busts of Sol of which one is facing between the other two facing him. Postumus, AV, Aureus. POSTVMVS PIVS FELIX AVG, jugate, laureate heads of Postumus and Hercules right. CLARITAS AVG, jugate busts right of Sol, radiate and draped, and Luna, on crescent with small crescent on her head. Postumus, AR, Antoninianus. IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate draped bust right. ORIENS AVG, Sol advancing left, holding whip. Poutumus, AR, Antoninianus. IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate draped bust right. INVICTVS, Sol advancing left, holding whip. Postumus, Bi, Antoninianus. IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate, draped and cuirassed bust right. PACATOR ORBIS, radiate and draped bust of Sol right. Victorinus, AR, Antoninian, IMP C PIAV VICTORINVS P F AVG, radiate draped bust right. INVICTVS, Sol advancing left, holding whip. Tetricus (I or II?), Bi, Antoninianus, barbaric imitation. IMP C TETRICVS PF AVG, radiate, draped bust left. INVICTVS, Sol walking right, holding whip. BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA Official Policy towards Oriental Cults in the Roman Army, Allan S. Hoey The Gallic Empire, Bishop, C. D. www.wildwinds.com www.forumancientcoins.com www.numismatics.org POSTUMO E IL CULTO DEL SOLE.pdf2 punti
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REGNO DI SARDEGNA - VITTORIO EMANUELE II° - 20 LIRE 1856 GE2 punti
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Ciao a tutti amici, A queste belle 55 gli faccio compagnia con la mia. Ciao amici.2 punti
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Buonasera a tutti, approfitto e sulla scia della 55 di @Scudo1901 posto la mia.. Piastra 120 grana 1855 Ferdinando II sono scappati via i pallini dallo stemma del Portogallo ? Saluti Alberto2 punti
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Bravo, sintetica ma buona "prima". Hai rotto il ghiaccio del debutto! A margine aggiungerei che Sol (inteso come divinità solare) in realtà compare ben prima, ovvero con Nerone. E che oltre a Postumo anche nell'Impero Centrale (Gallieno) c'è Sol. Non va nemmeno erroneamente ritenuto che la rappresentazione di Sol (ovvero una divinità solare - è il termine che preferisco personalmente) sia rappresentato prevalentemente nell'Impero Gallico (vedi appunto come giustamente citi Vittorino ed i Tetrici): in realtà (magari come rappresentazione di Mitra, in cui confluisce Sol) è presente in tutta la monetazione successiva, inclusa in quella Centrale. fino a Costantino Ciao Illyricum2 punti
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Oggi è il giorno di San Scarrafone e quindi neanche io mi tiro indietro! ? Ferdinando IV° - Tornese - 6 Cavalli 1790 Saluti a Tutti,2 punti
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Complimenti agli autori e alla scelta di renderla cartacea,per giunta a colori,un ottima notizia che contribuisce alla crescita della numismatica,la nostra passione. Poi leggere tenendo in mano della carta e non un file,per me è n 'altra cosa....?2 punti
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Complimenti @El Chupacabra a te e a tutti gli autori per questa bellissima opera editoriale di divulgazione, che ritengo di importanza fondamentale nel nostro panorama numismatico.2 punti
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Buongiorno, Complimenti e grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questa interessante "Rivista di Numismatica". Spero di leggerla presto Saluti2 punti
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Voglio dare il mio contributo allo studio condotto da Raff82 sulle piastre del 1834 vi elenco le mie. Piastra 1834=senza punto dopo Sic e Hier e 4 torrette invece dei 7 pallini. Piastra 1834=senza punto dopo Sic e Hier 13 torrette e 4 quadratini invece dei 7 pallini. Piastra 1834=punto dopo Sic e Hier torrette tutte verticali e 4 quadratini invece dei 7 pallini. Piastra 1834=punto dopo Sic e senza punto dopo Hier e 7 pallini.2 punti
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Bella e piacevole moneta. Partecipo a questa discussione con la mia coppia (1 e 2 Lire) del Re eletto:2 punti
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Ed anche qualche ulteriore considerazione: 1) la moneta viene considerata molto rara ed anche piccole differenze di conservazione possono incidere pesantemente sul prezzo finale 2) la granulosità della patina Gadoury e vari particolari mi fanno pensare che alcuni processi di lavaggio "spinto" dell'argento possano incidere sull'integrità dei fondi (che potrebbero apparire più lisci e brillanti di quanto fossero, attraverso una "microfusione" dell'argento) e contemporaneamente determinare un effetto sui sul soggetto rappresentato e sui caratteri che potrebbero apparire meno definiti rispetto ad una moneta veramente integra. Da cui l'attenzione che deve sempre essere riservata all'aspetto "sharp" dei particolari stessi per valutare adeguatamente la storia di un determinato esemplare. 3) per me la moneta è SPL (per lo meno la versione NAC) o AU55 (all'americana). Dopo svelato il trucco ha perso qualsiasi fascino.2 punti
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Salve. Sfogliando il corposo ed elegante catalogo Leu delle aste del 23, 24 e 25 ottobre prossimo ho notato due emissioni in oro di Metaponto ai tempi di Pirro d’Epiro del tipo Leucippo/Due spighe d’orzo che non conoscevo. Per la descrizione rimando alle pagine delle rispettive aste https://www.sixbid.com/en/leu-numismatik/7826/the-kleinkunst-collection/6397488/b-lucania-metapontion-i-time-of-pyrrhos https://www.sixbid.com/en/leu-numismatik/7827/greek/6397842/b-lucania-metapontion-i-time-of-pyrrhos1 punto
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Ciao a tutti amici. Vi presento l’acquisto del giorno ? ho cercato discussioni su questa banconota nel passato e mi sembra di non averne trovate. Bella soddisfazione, ora trovare la sua gemella, quella senza filigrana sarà un po’ più oneroso ?1 punto
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Sappiamo bene che la storia è piena di scontri celebri, come quello tra Agamennone e Priamo, Annibale e Scipione, Giulio Cesare e Pompeo, Riccardo Cuor di Leone e Saladino, Napoleone e il duca di Wellington e molti altri ancora. Anche la storia millenaria del Giappone è ricca di rivalità, ma la più leggendaria e conosciuta è senza dubbio quella avvenuta durante il periodo Sengoku tra 2 grandi signori feudali. Oggi parleremo di Takeda Shingen e Uesugi Kenshin. Il periodo Sengoku Prima di iniziare a raccontare la vita di questi due grandi condottieri è giusto esaminare il momento storico. Il periodo Sengoku, o degli stati combattenti, è un'epoca della storia giapponese caratterizzato da sconvolgimenti sociali, intrighi politici e conflitti militari quasi costanti tra signori feudali. Come si arrivò a tutto questo? Nel Giappone feudale l'imperatore era "ufficialmente" il sovrano dello Stato, e tutti giuravano fedeltà a lui. Era davvero il "capo di Stato"? Assolutamente no. Principalmente l'imperatore del periodo feudale era più una figura cerimoniale e religiosa in quanto veniva considerato come l'incarnazione vivente di un dio. Il potere effettivo era invece nelle mani dello shogun, un nobile che era più o meno equivalente a un dittatore militare. Prima dell'inizio del periodo Sengoku, lo shogunato Ashikaga (1336 - 1573) perdeva sempre più influenza e controllo sui governatori provinciali, gli shugo. Nonostante avesse ereditato la struttura politica e amministrativa del precedente shogunato Kamakura (1192 - 1333), e istituendo un governo di sovrani guerrieri, lo shogunato Ashikaga non fu capace di guadagnarsi la fedeltà di gran parte degli shugo, soprattutto di quelli che avevano i domini lontani dalla capitale Kyoto. Questi feudi in particolare iniziarono a esercitare sempre più una forte influenza politica, militare ed economica, tanto da minacciare la stabilità dello shogunato. Il processo che portò a questo nuovo equilibrio di potere viene detto gekokujo, che letteralmente significa "i subordinati prevaricano i superiori". Inoltre, dall'indipendenza degli shugo emerse la nuova categoria dei daimyo, i veri e propri signori feudali. L’inizio del periodo Sengoku viene fatto coincidere con lo scoppio della guerra Ōnin (1467 - 1477), un conflitto iniziato per via del malcontento provato dai signori feudali nei confronti del governo militare tenuto dallo shogunato Ashikaga. Negli anni successivi ogni daimyo fondò un vero e proprio Stato, in conflitto con quasi tutti gli altri e armato con un proprio esercito costituito essenzialmente da samurai e ashigaru. Le guerre, sempre più cruente e devastatrici, aumentarono nel corso degli anni tanto che alla fine del 1550 si arrivò ad avere un numero largamente ridotto dei daimyo ancora al potere, che passò dagli iniziali 300 a meno di 20. Per oltre 80 anni il conflitto andò avanti senza un vero e proprio vincitore, fino alla comparsa dei 3 grandi unificatori del Giappone: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu. Il 1603, anno di partenza del periodo Edo, è anche la data in cui, convenzionalmente, si conclude il periodo Sengoku. I principali clan giapponesi nel 1570 La storia di Takeda Shingen Dopo aver riassunto brevemente il periodo Sengoku possiamo iniziare a raccontare la storia di Takeda Shingen, la “tigre del Kai”. Takeda Shingen nacque nel 1521. Era il figlio maggiore di Takeda Nobutora, un potente daimyo che controllava l'antica provincia del Kai. Nel 1536, all'età di soli quindici anni, fu fondamentale durante l’assedio al castello di Unnokuchi. La battaglia iniziò con l’invio di una guarnigione nelle terre di Genshin, il signore feudale locale. Lo scopo era ben chiaro: Nobutora voleva espandersi. Nonostante il numero inferiore di sudditi, Genshin respinse l’assalto con violenza, e poco dopo imperversò una tempesta di neve che costrinse l’esercito del clan Takeda alla ritirata. Durante il ripiegamento Shingen chiese il permesso al padre di ricoprire le retrovie. Il padre, inizialmente titubante, acconsentì la richiesta del primogenito. Alla testa di 300 cavalieri, Shingen approfittò della copertura generata dalla bufera e si avvicinò al castello durante l’alba. Il castello adesso era difeso da pochi uomini, anche perché Genshin aveva notato l’armata nemica in ritirata. Shingen divise i guerrieri in diversi gruppi, riuscendo poi a entrare nella fortezza senza particolari resistenze. I nemici furono costretti ad arrendersi, e la testa di Genshin fu consegnata a Nobutora. Shingen giocò d’astuzia, ma il padre lo rimproverò dicendogli che era troppo impulsivo, amareggiandolo. Il figlio capì che il padre non lo avrebbe mai apprezzato. A complicare ancora di più il rapporto fu la successiva decisione del padre di nominare come erede il figlio minore, Nobushige. Per Shingen era troppo e così iniziò a tramare nell’ombra: si finse sprovveduto, goffo e inferiore al fratello minore, ma allo stesso tempo mostrò le sue vere potenzialità a Imagawa Yoshimoto, signore feudale di Suruga. Ignaro di ciò che si tramava alle sue spalle, Nobutora si consultò proprio con Yoshimoto per il futuro del figlio, e ciò gli fu fatale. Il daimyo del clan Imagawa ne approfittò adottandolo, lasciandogli così cammino libero. Ora Shingen era autonomo e i generali gli giurarono subito fedeltà, forse annebbiati dal suo prestigio nato a seguito dell’impresa. A seguito della deposizione del padre, i territori del clan Takeda furono preda delle ambizioni di conquista dei vari daimyo limitrofi. Partirono subito all’attacco, ma Shingen mise in piedi una forte armata e gli respinse a uno a uno. La fama cresceva sempre di più. Negli anni successivi, però, il successo improvviso gli aveva dato alla testa, cambiandolo di carattere. Shingen stava assumendo sempre più il carattere del padre, arrogante e presuntuoso, e si faceva coinvolgere ai vari piaceri trascurando gli affari del governo. Come si poteva farlo ragionare? Nessun vassallo voleva ammonirlo per paura della sua reazione. La "tigre del Kai" aveva un punto debole: amava comporre versi in cinese. In effetti, durante la gioventù, Shingen era più visto come un poeta anziché futuro guerriero. Un giorno un servitore, che conosceva il cinese, scrisse una poesia che interessò il condottiero, e ne approfittò della sua attenzione per farlo ragionare. Il servo parlò con voce seducente, alternando il discorso con citazioni di poesie e classici cinesi. Shingen rimase talmente colpito che accettò i vari consigli del servo. Così negli anni successivi il capo del clan Takeda iniziò a progettare, dando avvio alla sua politica espansionistica. Assoldò un brillante stratega, Yamamoto Kansuke, e decise di far indossare a tutti i guerrieri un’armatura rossa laccata nelle prime linee dei suoi eserciti in modo da intimidire psicologicamente il nemico. Le prime mosse di Shingen furono di consolidare i possedimenti del clan e di espandere il proprio dominio nelle province circostanti: uno dei suoi primi obiettivi consisteva nella conquista della provincia di Shinano. A seguito delle brillanti vittorie negli assedi delle fortezze di Uehara e Kuwabara (1541), una coalizione di numerosi signori feudali dello Shinano marciarono con i propri eserciti fino alle porte della provincia del Kai, nel tentativo di neutralizzare anticipatamente Shingen prima che avesse l'opportunità di espandere ancora di più le proprie terre. Benché avessero pianificato di sconfiggerlo a Fuchu, la coalizione venne presa alla sprovvista dagli uomini di Takeda nella battaglia di Sezawa (1542). Shingen sconfisse la coalizione composta da 12.000 guerrieri con soli 3.000 uomini! Proseguì poi con l’assedio di Fukuyo (1542) e la battaglia di Ankokuji (1542). Nel 1543, 1544 e 1545 conquistò rispettivamente i castelli di Nakakubo, Kojinyama e Takatō. Nel 1546 prese il castello di Uchiyamae e vinse la battaglia di Odaihara. Nel 1547 conquistò il castello di Shika. Shingen raccoglieva vittorie su vittorie, fino a quando si scontrò con Muramaki Yoshikiyo nella battaglia di Uedahara (1548), dove il condottiero Takeda subì la prima sconfitta. Inoltre, fu il primo scontro della storia del Giappone dove vennero utilizzate le armi da fuoco. Shingen pianificò la vendetta e il clan Murakami fu sconfitto nell'assedio di Toishi nel 1550 - 1551. Yoshikiyo fuggì dalla regione e chiese asilo alla provincia di Echigo da Uesugi Kenshin, diventandone uno dei più importanti generali. Nel 1548 Takeda Shingen sconfisse Ogasawara Nagatoki nella battaglia di Shiojiritōge e prese Fukashi nel 1550. Uesugi Kenshin scese in campo in quel momento poiché i Takeda erano ormai giunti ai confini della sua provincia. A questo punto, le strade dei due grandi condottieri s’incrociano... Statua raffigurante Takeda Shingen La storia di Uesugi Kenshin Adesso è il turno di Uesugi Kenshin, il “drago di Echigo”. Uesugi Kenshin nacque nel 1530. Era l’ultimo dei quattro figli di Nagao Tamekage, capo del clan Nagao e servitore del signore feudale Uesugi Fusayoshi. Neanche lui, come Takeda Shingen, era amato dal padre, tanto che lo voleva più come monaco che come guerriero. Tuttavia, a seguito alla morte del padre a opera della setta Ikko – Ikki nella battaglia di Sendanno (1536), molti comandanti militari gli si dichiararono fedeli e ne riconobbero il valore nonostante fosse ancora un bambino, ma un amministratore locale preferiva che l’erede fosse il primo figlio, Harukage; egli voleva approfittarsi della sua incapacità per farne una marionetta, e per realizzare il suo piano non aveva problemi a far fuori tutti gli altri figli. Kenshin si accorse del piano e riuscì a fuggire, nascondendosi nel monastero di Rezin, dove si dedicò allo studio fino all'età di 14 anni. Qui venne adottato da un famoso condottiero servitore del clan Uesugi, Usami Sadamitsu. I suoi nemici non smisero mai di cercarlo, e il giovane Kenshin dovette continuare a nascondersi. Più tardi organizzò un’armata poderosa con l’aiuto del suo tutore, e sconfisse una volta per tutte i suoi inseguitori. Negli anni successivi venne adottato dal clan Uesugi, che lo elessero come condottiero. In seguito ai suoi successi molti comandanti lo volevano come daimyo, ma lui non acconsentì in quanto lo spingevano allo scontro con il fratello Harukage, da tempo diventato capo del clan Nagao. Preferì diventare monaco, prese i voti ma le insistenze dei comandanti si facevano sempre più pressanti. Alla fine, Kenshin fu convinto dal fatto che fosse una cosa necessaria per il bene della provincia di Echigo, e dopo una serie di scontri voluti da lui e da Usami Sadamitsu, riuscì a strappare il controllo del clan da Harukage nel 1547. Il destino di Harukage rimane un mistero, poiché alcune fonti affermano che gli è stato permesso di vivere, ma altre raccontano di un suicidio forzato. Dopo aver trionfato sui suoi ultimi oppositori, Kenshin viaggiò a Kyoto per rendere omaggio all'imperatore, poi si fece ricevere dallo shogun Ashikaga Yoshiteru. Kenshin era diventato daimyo a tutti gli effetti. Nonostante il controllo sul clan Nagao, gran parte della provincia di Echigo rimaneva ancora indipendente. Kenshin iniziò immediatamente a rafforzare il suo potere nella regione, ma il piano venne interrotto quando Ogasawara Nagatoki e Murakami Yoshikiyo, due signori della provincia di Shinano, chiesero il suo aiuto per fermare il signore della guerra Takeda Shingen. Con le conquiste dei Takeda che li portarono notevolmente vicino ai confini dei suoi territori, il “drago di Echigo” scese in campo contro la “tigre del Kai”... Stampa del periodo Edo che raffigura Uesugi Kenshin Le battaglie di Kawanakajima Takeda Shingen e Uesugi Kenshin, la "tigre" contro il "drago". I due grandi condottieri si scontrarono sempre nella piana di Kawanakajima, vicino alla odierna città di Nagano. In tutto furono cinque le battaglie: la prima nel 1553, poi nel 1555, 1557 1561 e infine nel 1567. Nella prima battaglia i due eserciti erano schierati a poca distanza, uno di fronte all’altro, ma nessuno si azzardava a fare la prima mossa. Forse i due condottieri stavano osservando e studiando le rispettive forze in modo da non commettere nessun passo falso? Molto probabile. Per ventisette giorni ci si limitò a questo. Nel ventottesimo giorno Kenshin lanciò un ultimatum a Shingen: il "drago" si proclamò difensore dei clan aggrediti di Shinano e invitò la "tigre" alla ritirata e alla restituzione dei terreni. Shingen andò su tutte le furie e chiese al nemico di combattere. La battaglia durò nove ore ed entrambi gli eserciti si scontrarono con grande abilità. Alla fine, si giunse a una sorta di pareggio, e nonostante il lieve vantaggio Kenshin ordinò la ritirata. Le altre quattro battaglie hanno un esito simile: se uno avesse preso il sopravvento, l’altro si sarebbe ritirato. Era come se i due condottieri preferissero affrontarsi in altre occasioni, per rinfacciargli nuovamente la sua inferiorità. La più famosa delle cinque battaglie è senza dubbio la quarta, la più sanguinosa. In questo scontro Kenshin usò una tattica ingegnosa: mise in piedi una formazione speciale in cui i soldati nella parte anteriore si scambiavano con i loro compagni nella parte posteriore, mentre quelli nella linea frontale si stancavano o venivano feriti. Ciò permise ai soldati stanchi di prendersi una pausa, mentre i soldati che non si erano cimentati nell'azione avrebbero combattuto in prima linea. Fu una tattica efficace e Kenshin riuscì quasi a sconfiggere Shingen. Inoltre, durante la battaglia avvenne uno degli episodi più leggendari della storia del Giappone. Kenshin notò un buco tra le file nemiche e cavalcò velocemente fino ad arrivare a Shingen: il "drago" colpì numerose volte la "tigre" con la sua spada, ma Shingen respinse tutti i colpi con il suo famoso ventaglio da guerra in ferro. Alla fine, un sottoposto di Takeda respinse Kenshin, che si ritirò velocemente insieme al resto del suo esercito. Shingen rimase sconvolto. Durante la ritirata molti guerrieri del clan Uesugi persero la vita in un fiume vicino mentre altri furono uccisi in battaglia dai soldati del clan Takeda. Dall'accampamento dei Takeda si levarono urla di trionfo, ma la prima parte della battaglia fu vinta nettamente dal clan Uesugi. Complessivamente la quarta battaglia si concluse ancora con un pareggio. La lotta tra i due signori della guerra durò ancora a lungo, ma alla fine della quinta battaglia gli ufficiali e i soldati dei due eserciti invocarono una tregua. In dodici anni entrambi i fronti avevano subito gravi perdite, tutto al vantaggio dei daimyo vicini che volevano approfittarsene della situazione… Stampa del periodo Edo che raffigura il famoso scontro tra Takeda Shingen e Uesugi Kenshin Gli ultimi anni di vita di Takeda Shingen e Uesugi Kenshin Sebbene Shingen e Kenshin siano stati rivali per più di quattordici anni, è noto che si sono scambiati doni in molteplici occasioni in segno di rispetto reciproco. Uno dei doni che si ricorda in particolare nella storia dei due comandanti è quello di una spada di immenso valore donata da Shingen a Kenshin. Ma nuovi pericoli incombevano all'orizzonte. Il potente signore feudale Oda Nobunaga, capo del clan Oda, aveva ucciso a tradimento Imagawa Yoshimoto e il suo potere aumentava sempre di più. Inoltre, un illustre condottiero, Tokugawa Ieyasu, si era schierato dalla sua parte. Per proteggersi dai nuovi nemici, la "tigre" e il "drago" si allearono. Successivamente Shingen dovette affrontare Nobunaga, che voleva impadronirsi delle sue terre. Nel 1573, durante l’assedio al castello di Noda da parte degli alleati di Tokugawa Ieyasu, un proiettile colpì alla testa Shingen. Il capo del clan Takeda morirà poco dopo. La sua morte andava tenuta segreta il più a lungo possibile, per evitare ulteriori invasioni nei domini dei Takeda. Il fratello Nobutsuna, fisicamente molto simile a Shingen, prese il comando del clan. Questo episodio diede spunto al celebre film del famosissimo regista Akira Kurasawa: Kagemusha, l’ombra del guerriero. Il segreto funzionò per poco tempo, poi la notizia della morte di Shingen si diffuse tra i signori feudali limitrofi. Si dice che Kenshin pianse a squarciagola per la perdita del suo più famoso rivale. Risolto il problema Takeda, Oda Nobunaga spostò la sua attenzione verso Kenshin. Nell’inverno del 1578, Uesugi Kenshin muore in circostanze poco chiare. La versione ufficiale accenna a un colpo apoplettico, mentre altre versioni descrivono un feroce attentato in bagno da parte di alcuni ninja assoldati dal capo del clan Oda. Ritratto di Oda Nobunaga eseguito dal gesuita missionario italiano Giovanni Niccolò Spero che anche questa discussione sia stata di vostro gradimento! Naturalmente per qualsiasi domanda o dubbio scrivete senza problemi. Devo dire che sono contento che le mie discussioni sulla storia del Giappone sono particolarmente apprezzate. Anche questa lo sarà? Speriamo! Concludo tutto il racconto con questo antico poema che elogia Takeda Shingen: I vostri castelli sono gli uomini, Le vostre mura sono gli uomini, la tolleranza è la vostra alleata, l’odio è il vostro nemico. Alla prossima Xenon971 punto
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Vent'anni di circolazione per un piccolo taglio sono veramente tantissimi, in special modo per una popolazione abituata ad avere in tasca (chi poteva permetterselo) lo stesso nominale in argento, ben più resistente della carta. Il ritiro e la sostituzione dei logori con il tipo del 1914 sarà stato estremamente massiccio, tra l'altro, seppur piccolo, esprimeva un buon valore, quest'ultimo rimasto inalterato sin dalla seconda metà dell'800. L'inflazione comincia dalla fine della prima guerra mondiale in poi, ecco perché anche gli straccetti mantengono un valore piuttosto notevole per la conservazione in cui si trovano. All'epoca c'erano ben altre esigenze quotidiane…. non si pensava a trattenerli come "ricordino", con il valore eroso dall'inflazione galoppante lo si poteva fare con le lirette cartacee degli anni '40 (se ne trovano a mazzette intere) o con la banconota da 500 lire alla fine degli anni '80.1 punto
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Questa è semplice..10 dollari del Suriname xké non ha i numeri di serie in crescendo di grandezza dei caratteri. Quella di prima è abbastanza complicata ☺ vorrei sapere se quel DERISE era un aiuto ☺1 punto
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Anche a me sembra un quattrino a nome di Benedetto XIV della zecca di Ravenna. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/riepilogo/W-BE14RA1 punto
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Buongiorno a tutti ! Dopo aver letto questa splendida discussione , ho riguardato tra le poche monete di Milano che avevo e così posso dare anch’io un mio piccolo contributo . Se ho imparato e seguito bene dovrebbe essere una parpagliola di Filippo IV , me lo confermereste ? La chicca probabilmente sta al dritto dove credo sia un “errore di battitura” sullo scudo ! Che ne pensate ? Grazie peso : 1.78 gr. Diametro : 18 mm1 punto
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Uno dei miei primi scarrafoni. Un comunissimo 10 Tornesi Ferdinando IV 1798. ? Saluti Alberto1 punto
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Quando sono in giro e vedo qualche bancarella di antiquariato o vintage, butto sempre l'occhio, ogni tanto capita un piacevole affare come è capitato a te @Antfolle86 Saluti Alberto1 punto
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Notizie storiche Metaponto, la città sul Golfo di Taranto nota per la prosperità della sua agricoltura, andava orgogliosa del suo fondatore acheo Leucippo, che secondo la leggenda l’aveva sottratta alla vicina e rivale Taras (Taranto) (Strabone, Geografia 6, 265). Nell’ultimo trentennio del 4° secolo a. C. la città ha emesso un gran numero di stateri che raffigurano sul diritto la testa barbata di Leucippo a d., che indossa un elmo Corinzio, e nel campo a s. un cane seduto che può essere il segugio "Molosso" con riferimento ad Alessandro d’Epiro chiamato da Taras a difesa delle locali città greche dai Lucani e dalle popolazioni indigene dell'interno. Il rovescio della moneta rappresenta una spiga d'orzo, il prodotto agricolo fonte di ricchezza per la città. LUCANIA, Metapontion. Circa 340-330 BC. Stater (Silver, 7.93 g 6). ΛΕΥΚΙΠΠΟΣ Bearded head of Leukippos to right, wearing Corinthian helmet; behind, dog seated to left, his right forepaw raised; below neck, Σ. Rev. ΜΕΤΑ Seven-grained barley ear with leaf to right; on leaf, bird with open wings to right; below leaf, ΑΜ[Ι]. HN III 1576. Johnston B3.16 (same dies). A lovely, well-centered coin, attractively toned. Extremely fine. From a European collection. The head of the hero Leukippos on this coin is particularly elegant. He was a mythical king of Messene whom the Metapontines claimed as the founder of their city. His appearance on the coins almost certainly serves as an allusion to the help given to Metapontum by Alexander the Molossian, another king from across the sea.1 punto
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Geta, with Septimius Severus and Julia Domna. As Caesar, AD 198-209. AV Aureus (19mm, 7.46 g, 12h). Dynastic issue. Rome mint. Struck under Septimius Severus and Caracalla, AD 200-205. P SEPT GETA CAES PONT, bareheaded, draped, and cuirassed bust right / CONCORDIAE AETERNAE, jugate busts right of Septimius Severus, radiate and draped, and Julia Domna, draped, wearing stephane set on crescent. RIC IV 7b; Calicó 2927 (same dies as illustration); BMCRE p. 196, note *; Biaggi 1244 (same dies); Jameson 200 (same dies); Mazzini pl. XLIII, manca (same dies); Ars Classica XV, lot 1754 (same dies); Hirsch 258, lot 2614 (same dies). Near EF. Extremely rare. Ex Phil Peck (“Morris”) Collection. Geta, with Caracalla. As Caesar, AD 198-209. AV Aureus (19mm, 6.96 g, 12h). Rome mint. Struck AD 200-202. P SEPT GETA CAES PONT, bareheaded, draped, and cuirassed bust Geta right / SEVERI INVICTI AVG P II FIL, radiate, draped, and cuirassed half-length bust of Caracalla right, wearing aegis and raising right hand. RIC IV 21 corr. (rev. legend); Calicó 2930. Good VF, slightly wavy flan, a few minor marks. Very rare. Una scena mitologica: GETA. As Caesar, 198-209 AD. AV Aureus (7.14 g, 7h). Struck 207 AD. P SEPTIMIVS GETA CAES, bare headed, draped, and cuirassed bust left / PONTIF, COS in exergue, Bacchus and Ariadne seated left; herm behind, panther at feet of Bacchus; in background, Silenos, satyr, double-flute player, and two maenads. RIC IV 33; Calicó 2897 = Biaggi 1260 (same dies); BMCRE p. 243, *; Cohen -; O. Voetter, Sammlung Bachofen von Echt (Vienna, 1903), 1766; Sir Arthur Evans Collection (Naville III, 16 June 1922), lot 102; Kent & Hirmer 392 (this coin). Superb EF, underlying lustre, light scratch in exergue on reverse. Bold high-relief portrait. Extremely rare, one of four known. ($50,000) Ex Collection of a Perfectionist (Leu 87, 6 May 2003), lot 66; E. von Schulthess Collection (Hess-Leu 17, 23 March 1961), lot 274; 1901 Karnak Hoard(?). This aureus features one of the most unique and distinctive reverse types in the Roman Imperial series. The coin was part of a special donative issue celebrating the fifteenth anniversary of Septimius Severus and the tenth of Caracalla, of which only four examples (see above), all struck from the same dies, are known today. The scene of Bacchus and Ariadne's marriage is well represented in Roman paintings, engravings, and sculpture, and was chosen for this issue as Bacchus was the patron of Geta. Ariadne, the elder daughter of King Minos of Crete, fell in love with Theseus of Athens and assisted him in slaying the Minotaur. For her reward, she was abandoned by him on the island of Naxos; Theseus then returned to Athens, and there married her younger sister, Phaedra. According to the commonest version of the myth, Bacchus, in the company of his Maenads and satyrs, were traversing the island when they happened upon her.The god rescued Ariadne and took her to be his consort; the diadem she wore at the ceremony was subsequently placed in the heavens to become the constellation Corona Borealis. La celebrazione dei lavori di ristrutturazione del Circo Massimo decretati da Caracalla: Caracalla. AD 198-217. AV Aureus (20mm, 6.90 g, 6h). Rome mint. Struck AD 213. ANTONINVS PIVS AVG BRIT, laureate, draped, and cuirassed bust right / P M TR P XVI, COS IIII P P in exergue, view of the Circus Maximus, with spina, metae, and obelisk in center. RIC IV 211B = BMCRE p. 439, † corr. (rev. legend); Calicó 2710 (same rev. die as illustration); Biaggi –. Near EF. Extremely rare and important architectural type. While gladitorial combat is the sport that most people today would associate with ancient Rome, chariot races held at tracks, or circuses, were the real passion of the populace. The Circus Maximus (“largest” or “greatest circus”) lived up to its grand name, with modern scholars estimating that the building could hold some 150,000 spectators, or roughly three times the number of people that the Colosseum could accommodate (Pliny’s statement that the Circus could hold 250,000 appears to be an exaggeration). Caracalla renovated the Circus in AD 213, and rare aurei and sestertii were issued to celebrate the project. This artistic aerial view depicts the Circus as it would be seen from the Palatine Hill. According to Pliny, the Circus was established during the reign of the Tarquinius Priscus, Etruscan king of Rome (circa 616-579 BC), although a permanent structure may not have existed until 329 BC, when the starting gates (carceres) were erected. By the early 2nd century AD, the structure was very close to the form that we see on our coin. In the center of the Circus we find the spina (“spine”), upon which is the obelisk of the Pharaoh Ramesses the Great that Augustus brought to Rome and erected in the Circus (it is located today in Rome’s Piazza del Popolo). At each end of the spina is a meta, or conical column situated where the charioteers would make their harrowing turns, while an equestrian statue of Trajan and a shrine of Cybele can be found immediately to the left and right of the obelisk, respectively. In the foreground and to right are arcades and a prominent arched gate, while on the left we find the semicircular end of the structure, with the attic statuary of a triumphal arch of Titus visible. The temple of Sol and Luna, built into the seating, is visible on the far end of the structure, to the left of the obelisk’s peak. The coin cited in RIC and BMCRE was in Baldwin’s stock in 1927. The example plated in Calicó, with which our coin shares the same reverse die, was sold by Freeman & Sear in 2005 (FPL 10, no. 111), while another specimen was recently sold by Künker (Auction 270, lot 8855). Our coin may be only the third or fourth known, depending on whether or not the 1927 Baldwin’s piece is distinct from the other known examples. Come avete avuto modo di osservare spesso si trattava di “edizioni auree” di denari (o se preferite il contrario il denario era la versione “economy” del prototipo aureo). Ma ciò non si verificava sempre. Spero che vi sarete fatti un po' gli occhi e avrete gradito... Illyricum1 punto
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Adelchi, o Adelgiso, figlio del re dei Longobardi Desiderio, viene dal padre associato al trono nel 759 . All'inizio della guerra contro Carlomagno, Adelchi è con Desiderio alla difesa del regno : cadute nel 773 le Chiuse di Susa, i Longobardi sconfitti si ritirano, Desiderio in Pavia ed Adelchi in Verona . Cadute anche Verona e Pavia, cade il regno dei Longobardi : Desiderio prigioniero è confinato nel monastero di Corbie dove morirà a breve, mentre Adelchi si rifugia a Costantinopoli : dopo anni di attesi aiuti per una possibile riconquista del regno, nel 787 Adelchi è con il corpo di spedizione bizantino che viene inviato in Calabria per contrastare l'espansione dei Franchi in Italia . Grimoaldo III , cugino di Adelchi, è principe di Benevento e vassallo dei Franchi, in cerca di indipendenza per il proprio principato . E Grimoaldo, con Longobardi di Benevento e di Spoleto e con i Franchi condotti da Giunigi, è alla battaglia nella quale il corpo di spedizione bizantino è sconfitto . Dopo quella battaglia, non si hanno più notizie certe di Adelchi : per alcuni caduto in battaglia, per Eginardo tornato e vissuto in ombra per altri anni a Costantinopoli . Finito il loro regno, dei Longobardi proseguiranno alcuni potentati, tra Benevento, Capua e Salerno, fino a Gisulfo II principe di Salerno, che nel 1077 cederà i suoi possedimenti ai Normanni . nota : l'opuscolo dal quale ho tratto la seconda immagine di Adelchi, non chiarisce se sia dell'omonimo Adelchi, principe di Benevento tra 853 e 878 .1 punto
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Buonasera, sto alla guida e guardo la strada, per questo forse non vedo la moneta?1 punto
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Ciao a tutti amici, Mi unisco anche io a questa bella discussione. Complimenti a tutti amici, avete delle bellissime monete. Un saluto a tutti. Raffaele.1 punto
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@Pablos hai perfettamente ragione circa lo svilimento di una numismatica come raccolta di monete trascurate o ignorate nella loro valenza storica. Per quanto mi riguarda, il sapere è sconfinato e imparare è sempre qualcosa di piacevole oltre che necessario.1 punto
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Mi fa piacere che ci sia interesse su queste monete, una partecipazione che io stesso ho avuto e che mi ha portato a proporre questo studio. Condivido l’interesse di Adelchi66 che credo sia anche quello che esprimeva il prof. Asolati quando ne parlammo la prima volta alcuni anni fa a Milano. Tutto questo mi stimola a riprendere in mano lo studio. Grazie.1 punto
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- TAGLIO : 2 commemorativo - STATO : Germania (Deutschland) - ANNO : 2017 - Data di Emissione : 3 febbraio - Scultore : // - Incisore : Frantisek Chochola - TEMA : Renania – Palatinato (Rheinland – Pfalz) serie «Stati federali» (Bundesländer) - Tiratura : 30.613.000 (Divisionale FDC: 31.000 / Divisionale FS: 27.000 / Folder FDC : 34.000 / Folder FS : 41.000) - Diametro: 25,75 mm - Peso: 8,50 gr - Spessore: 2,20 mm - Zecche: Berlino (A) ; Monaco (D) ; Stoccarda (F) ; Karlsruhe (G) ; Amburgo (J) - Zecca della moneta postata : Amburgo (J) La Porta Nigra è sicuramente la porta più grande e meglio conservata risalente all’epoca romana, situata al nord delle Alpi. Costruita in occasione della costruzione ad Augusta Treverorum (Treviri – in tedesco: Trier) fra il 170 ed il 180 d.C. , anche se per altri studiosi l’edificazione risalirebbe in una data compresa fra il 180 ed il 200 d.C. . La Porta Nigra è sita in una zona accanto al fiume Mosella, dove prima dei Romani viveva la tribù gallica dei Treveri della Gallia Belgica. Essa era la porta d’entrata nord della città, come la Porta Alba era al sud e la Porta Inclyta ad ovest. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la Porta Nigra divenne anche una chiesa, ed in essa visse come eremita il monaco Simeon. Essa servì come chiesa sino al 1802, quando, assieme ad altre chiese, venne chiusa per ordine di Napoleone Bonaparte. Dal 1986 fa parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. La Porta Nigra e la sua città (Trier) fanno parte di uno dei sedici stati federati tedeschi: la Rheinland – Pfalz. Questo stato, situato ad ovest e confinante con la Francia, venne istituito nel 1946 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Faceva parte del Palatinato Renano, nato nel 1085 con Enrico II di Laach e decaduto nel 1803. Il suo capoluogo è Mainz ed ha poco più di 4 milioni di abitanti. La sua è una economia fiorente dove spiccano le industrie chimiche, farmaceutiche ed automobilistiche, nonché commercio, turismo, viticultura e agricoltura. I vini di questa terra sono molto rinomati, come rinomata è la "Deutsche Weinstraße" , ovvero “la strada tedesca del vino”, lunga 85 Km e dove in estate si tengono diverse feste legate appunto al vino. Le sue maggiori mete, siano esse città e non, sono principalmente: Mainz (Magonza), Trier (Treviri), Koblenz (Coblenza), il Castello di Eltz, Speyer (Spira) e i castelli della Valle del Reno.1 punto
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Esatto #numa numa..... Non dimentichiamo che i Westermark, i Jenkins etc....... nonostante una formazione prevalentemente accademica (a differenza ad es. di Hurter, Cahn e Mildenberg che invece nascono mercanti per poi evolversi anche in studiosi) comunque si ponevano con spirito critico il tema dei falsi presenti in aste e listini. Mi spiego meglio. Non è che ogni moneta di un dato conio o accoppiamento di conii presente in un dato listino o asta veniva citato o pubblicato a referenza nel corpus o testo relativo ad una zecca o monetazione, anzi, le pubblicazioni di questi signori (con tutti i limiti dell'essere umano come tale fallace) selezionavano a monete le monete, omettendo volutamente di citare esemplari dubbi o sospetti.... Non è una critica alle nuove giovani leve (ben vengano!) che si stanno affacciando al mondo numismatico da studiosi universitari o post, però di tanto in tanto mi chiedo con quali strumenti "personali" i giovani siano in grado oggi di scrutinare un'asta o un listino nella costruzione e/o aggiornamento di un corpus e delle emissioni....... ?!?!?! Quante monete maneggiano o osservano dal vivo sistematicamente per poter navigare in un mare sempre più impestato di falsi......?!?!?! Questo Forum con la sua importante opera e attività di divulgazione dei falsi ne è la prova. Con questo non voglio tirarmi dietro le antipatie di nessuno però ogni tanto sono domande che mi pongo....... La numismatica, in particolare antica/classica, rimane pur sempre una scienza, oltre che un hobby, che va coltivata con l'osservazione tattile e diretta della moneta....... Poi noi tutti giudichiamo molte volte pezzi da foto ma (parlo per me) perchè si parte da una base di esperienza acquisita in anni di "pratica" diretta con lentino e nummo in mano........analisi dei lucidi/lusters, dei fondi, delle lucentezze, dei modellati, delle patine etc...... Odisseo1 punto
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Concordo con @Archestrato, c'è "un problema" di stile e leggenda Forse è una "imitazione barbara". Westermark non lo menziona nel suo corpus, ma le imitazioni di litre sono ben conosciute (cf l'articolo di Christoph Boehringer: Die barbarisierten Münzen von Akragas, Gela, Leontinoi und Syrakus im 5. Jh. v. Chr.) Ho letto da qualche parte che Westermark considera imitazioni tutte le litre con l'aquila a destra. Ho nella mia collezione ad esempio una litra con l'aquila a destra e suo peso di 0.46g conferma l'ipotesi. Il peso della moneta di Varesi è OK ma il stile è strano, forse è per questo che Westermak non l'ha riconosciuta come ufficiale ?1 punto
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Al compleanno della discussione non potevo non postare un esemplare Filippo II al R/ finale di legenda tre pallini disposti in triangolo.1 punto
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In questo modo abbiamo aggiunto ai 16 soldi già conteggiati, il soldo ottenuto dalla somma dei denari. Ora procedendo come abbiamo fatto con i denari, andiamo ad aggiungere i soldi 7 della seconda cifra. Partendo quindi da 17 si passa a 18 (+1), 19 (+2), 1 LIRA (+3) e, ripartendo dall'1 del soldo, 1 (soldo) (+4), 2 (+5), 3 (+6), 4 (+7). Ed infatti 17 soldi + 7 soldi= a 24 soldi che sono Lire 1 e 4 soldi. A questo punto avremo una tabella come in figura: Passiamo ora alla somma delle lire. Come abbiamo fatto prima, togliamo la tessera sull'1 delle lire e spostiamo di una casella a sx la tessera che avevamo sul 3 (LIRE), portandola quindi sul 4 ed andiamo ad aggiugnere le lire della seconda cifra (3), muovendosi sempre verso sx, porteremo la tessera da 4 a 7 come in figura: ...Continua1 punto
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