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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/11/20 in Risposte
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Buona sera a tutti, Condivido con voi tutti l'ultima piastra di un grande Re. Ha una piccola variante il legenda che se non ricordo male il manuale Magliocca la classifica R3. Saluti Raffaele.5 punti
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Mi pare che nessuno ha minimamente pensato ad responsabilità della casa d'aste. Ci mancherebbe.......qui si sta descrivendo che non la NAC , ma vari collezionisti e studiosi, che hanno potuto vedere la moneta e addirittura pubblicata in un libro. Non pensi che fare un pò di chiarezza, giovi a chi come @coinzh, ha dovuto passare mesi, o anni , a frustarsi . Visto che la moneta l'aveva acquistato perché gli piaceva. Qui non è in causa la NAC che puntualmente ha rimborsato e ritirato la moneta. Con la NAC ..... si sa che si può dormire sonni tranquilli. Certamente sono cose che possono succedere. a qualsiasi società. D'altronde resta sempre il famoso motto del grande Roberto.......Il più bravo e , quello che sbaglia meno"5 punti
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Le due zecche dell'impero gallico furono Treviri (la principale) e Colonia (aperta verso la fine del regno di Postumo). Con la riannessione del territorio dopo la resa di Tetrico in favore di Aureliano, la zecca di Colonia cessò la sua attività mentre la zecca di Treviri emise solamente due monete (almeno solo due oggi sono note) a nome di Aureliano prima di essere chiusa/trasferita a Lione. Aureliano a Treviri coniò durante l'estate del 274 questi due esemplari: IMP AVRELIANVS AVG PACATOR ORBIS IMP AVRELIANVS AVG VIRTVS AVG Qualche giorno fa, da Roma Numismatics, è stata venduta una interessantissima moneta di Tetrico II che ahimé non sono riuscito ad aggiudicarmi perchè oltre il mio budget (minimo) che avevo previsto: notate nulla di strano? Si tratta di un esemplare inedito di Tetrico II, apparentemente di buono stile e di fattura ufficiale con una particolarità: il rovescio è del tipo VIRTVS AVG con Marte, scudo, lancia e fiore in mano. Si tratta di una tipologia di rovescio "sconosciuta" per i sovrani gallici il che fa pensare a una moneta di congiunzione tra l'Impero Gallico e la riannessione di Aureliano. La mente e la fantasia volano e fanno ipotizzare un'ultima emissione gallica ripresa come prima coniazione dal nuovo sovrano che aveva appena riconquistato la Gallia con le sue relative zecche. E la fantasia si rafforza ancor di più se andiamo ad analizzare questo esemplare di Aureliano (ne sono conosciuti tre in tutto) appartenuto a Philippe Gysen e venduto un paio di anni fa in asta da Jacquier: Vi ridomando: notate nulla di strano? ...vi metto un'altra immagine (perdonate se la scala non è delle migliori): se la vista non mi inganna, si tratta del medesimo conio di rovescio, robe da far cadere la sedia all'indietro! Quindi? Prende consistenza l'ipotesi precedente? Se sì, la storia della zecca di Treviri nel periodo di passaggio tra l'impero gallico e la riannessione all'impero centrale, andrebbe riscritta o comunque rivista. Tuttavia, anche se mi piacerebbe fosse così, rimango con qualche dubbio che non posso fugare non avendo in mano la moneta e sostanzialmente il dubbio è questo: molto probabilmente si tratta di una emissione locale realizzata per fusione accoppiando due stampi ricavati da monete ufficiali: una di Tetrico II e una di Aureliano... un po' come accaduto per questo esemplare: In ogni caso, mi fermo qui, in attesa di ulteriori sviluppi, ipotesi e approfondimenti. Incidentalmente ho scoperto che su questo pezzo sta preparando un articolo un numismatico francese... l'ho saputo oggi in quanto l'ha pubblicamente detto, abbiamo discusso delle mie ipotesi (che in sostanza sono anche le sue) e mi ha anticipato qualche sua considerazione sul pezzo, che però secondo me viene meno se siamo in presenza della medesima coppia di conii cosa che io ritengo con assoluta convinzione. In ogni caso mi fermo per rispetto accademico e parcheggio la mia idea di farne un piccolo articolo in attesa della sua pubblicazione. Si tratta di un grande conoscitore (e collezionista e commerciante) dell'Impero Gallico a cui va tutto il mio rispetto e la mia stima. Nulla ci vieta di discuterne però in questo spazio col tenore di una chiacchierata tra appassionati!4 punti
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Cari amici di Genova dopo essermi inserito in una vecchia discussione di Venezia desidero postare qui a vostro beneficio, l'ultima arrivata nella mia piccola collezione. Si tratta, come potete ben vedere, di un rarissimo grosso imitativo di Martino Zaccaria emesso a Scio probabilmente nel 1328-1329, ma sicuramente dopo la morte del figlio Bartolomeo nel 1327. La moneta riporta: D/ +M.Z.S.V.IMPATOR. DVX lungo l'asta .S.SIDOR.SYI R/ IC-XC cerchio sotto il gomito. ed è conosciuta in pochi esemplari anche se è segnalata come R3 nel nostro catalogo. Per identificarla sono stati utilissimi una serie di volumi partendo dal Giuseppe Lunardi “Le monete delle colonie genovesi” https://www.storiapatriagenova.it/Docs/Biblioteca_Digitale/SB/396b22c37e8bbc6c44c30828fc127900/b951fa2b11b625617738aac13db46a05.pdf Domenico Promis “La zecca di Scio durante il dominio dei Genovesi” https://books.google.it/books/about/La_Zecca_Di_Scio_Durante_Il_Dominio_Dei.html?id=0OfguQEACAAJ&hl=en&output=html_text&redir_esc=y Gamberini di Scarfea “Le imitazioni e le contraffazioni monetarie nel Mondo” vol. 3 e specialmente Andreas Mazarakis “Zaccaria e Della Volta nell'Egeo Orientale 1268-1329” https://docplayer.it/56369244-Zaccaria-e-della-volta-nell-egeo-orientale.html Sono letture necessarie per un appassionato di Venezia e delle contraffazioni ed imitazioni che la riguardano. Questi libri mi erano stati di grande aiuto nella stesura di un articolo riguardante proprio la zecca di Scio. https://www.academia.edu/39945295/UNA_POSSIBILE_CONTRAFFAZIONE_DELLA_ZECCA_DI_SCIO_A_NOME_DI_FRANCESCO_FOSCARI_NUMEROSE_FONTI_TESTIMONIANO_COME_SCIO_ABBIA_AVUTO_NOTEVOLI_DISSAPORI_CON_LA_SERENISSIMA_RIGUARDO_CONTRAFFAZIONI_DI_MONETE4 punti
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Buonasera a tutti! Oggi condivido la mia 1826 per non discriminare il buon Francesco I Un caro saluto!4 punti
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Mi e sembrato corretto fare chiarezza, affinché non si verificano simili fatti. Tutto comincia, nell'ottobre 1998, asta NAC collezione Moretti. Lotto 79 nomos in Ar gr. 7,55 aggiudicata ad un collezionista (anonimo) per 2.600 CHF. Moneta proveniente dalla collezione Vlasto, vista e studiata da Dott. Fischer-Bossert che la pubblica nel suo libro sulle didracme di Taras. Fin qui, nessuno si accorge della genuinità di questo Nomos interessante. Dopo 7 anni, la moneta ricompare nell'asta del 5 aprile 2006, Coinz l'acquista e la inserisce nella sua raccolta. Più la guarda e più gli vengono dubbi, fa vedere la moneta a qualcuno e da quando gli rispondono, non lo soddisfano. Preso dai suoi impegni personali, la cosa resta in attesa di chiarimenti. Scrive alla NAC , gli rispondono con gentilezza, la piena disponibilità. Con il passare degli anni, ha acquistato in altre aste, diverse monete per la sua raccolta. Casualmente si è imbattuto su qualche altro falso, da qui la preoccupazione, nol chiedere quale è una percentuale di falsi che si possono riscontrare nelle aste.3 punti
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Vorrei fare alcune precisazioni 1. io non ho deciso di illustrare i fatti e questa discussione io non ho consentito ad aprirla. C'e' stato un malinteso tra me e gionnysicily. Ora la discussione e' aperta e per me puo' continuare. 2. la moneta e' illustrata sul catalogo delle monete del museo delle antichita' di basilea. Questo catalogo fu scritto da Herbert A. Cahn, Leo Mildenberg, Roberto Russo, Hans Voegtli. Non so se almeno uno di questi autori ha preso in mano la moneta in passato. 3. mandai le foto ad alta risoluzione (dettagliate come quella del messaggio 12 sopra) di diritto e rovescio a Fischer-Bossert e lui mi rispose che a prima vista dalle foto non vede nulla che possa far pensare ad un falso. Scrisse inoltre che dalle foto non si puo' mai dire con sicurezza se e' un fuso. Questo lo si puo' determinare solo con un'autopsia o un' "attacco", mi scrisse 4. una casa d'asta a cui mandai le foto mi disse che la moneta e' falsa 5. i signori Russo della NAC dopo aver visionato la moneta dal vivo con una lente mi dissero che la moneta puo' essere falsa oppure autentica e mi dissero che loro la riacquistano se desidero. Io desideravo tenerla se autentica e ridarla se falsa. Siccome c'erano pareri contrastanti sull'autenticita' non sapevo che fare. Ora l'ho ridata.3 punti
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Ho tenuto per ultimi i dati ponderali che sono Gr. 1,45 di peso e mm. 18 di larghezza. Questi permettono di capire che la tosatura della moneta è stata fatta per portarla al peso medio dei grossi circolanti nell'area balcanica. Una conferma ci viene da Simon Bendall che in “A late 14th Century Hoard of Balkan silver coins” https://www.persee.fr/doc/numi_0484-8942_1989_num_6_31_1944 dove vengono descritti 14 grossi bulgari di Ivan Alexander e Michael Asen (1331-1335) con un range di peso che varia da gr. 1,15 a gr.1,81 ma con ben 4 esemplari sui gr. 1,40 (precisamente 1,41-1,46-1,44-1,41). Lo stesso autore porta a conoscenza che nel Gospodjin Vir hoard depositato dopo il 1373 erano presenti un'alta proporzione di monete pesanti la cui media di peso portava a gr. 1,38 per il tipo contro la media di 1,41 di questo ritrovamento. Regnante nello stesso periodo a Bisanzio Andronico III (1328-1341) dopo aver sconfitto gli Zaccaria a Scio inizia la politica di riduzione del peso del basilikon per riprendersi dalla guerra civile che aveva sconvolto l'Impero. Verso il 1335/1340 anche a causa della grave crisi dell'argento il peso del basilikon viene portato da gr. 2,00 a gr. 1,40. Andronico III 1335-1341 basilikon ridotto circa 1335-1341 IC – XC stella – B. OITHHΔ − ΑΝΔΡΟΝΙΚ... S. Demetrio/Andronico Γ / Ο / Δ. LPC p. 118, 4 var. PCPC 197 (sigla B ) DO 875 var (stella al posto di giglio). Sear 2472 var. http://www.tuttonumismatica.com/uploads/monthly_02_2016/post-427-0-85016000-1454970425_thumb.jpghttp://www.tuttonumismatica.com/uploads/monthly_02_2016/post-427-0-83912800-1454970433_thumb.jpg Nella stessa Serbia con re Stefan Dusan (1331-1355) abbiamo l'emissione di nuovi Dinar dal peso medio di gr. 1,40. Credo che ulteriori interventi da parte degli amanti di Genova siano benvenuti in modo da poter ampliare questa discussione ed invito @matteo95 a citare altri amanti delle monete genovesi in quanto sicuramente ne scorderei alcuni. Sperando di avervi fatto una cosa simpatica auguro una buona serata a tutti.3 punti
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Merito a @gionnysicily per avere ben interpretato e condotto la situazione !!! Che altro aggiungere a quanto detto da Giovanni? Credo nulla!!! Ciao Simone domanda lecita e pertinente, la moneta non è un falso che possa ingannare un buon esperto,può darsi che,come detto da te, sia stata poco attenzionata. Sicuramente, visto anche l' evoluzione positiva nei confronti dell' utente,credo che ci sia stata soprattutto buona fede della NAC che si e' fidata probabilmente del pregresso che la accompagnava.3 punti
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Il desiderio di condividere con Voi questo grosso di Martino Zaccaria nasce anche dalla sorpresa avuta effettuando ricerche nel nostro forum. Digitando “ grosso di Scio” abbiamo 7 discussioni, ma non pertinenti mentre digitando Martino Zaccaria grosso ho visualizzato una bella discussione con @dizzeta il quale afferma che: Certo che .... se fosse, come alludi, e cioè una falsificazione di Chios (o Focea) degli anni che indichi .... avrei raggiunto lo scopo per cui ho iniziato a collezionare: "Trovare una moneta degli Zaccaria" .... ma posso correggere il tiro adesso aggiungendo .... "d'oro"..... così sono sicuro che non accadrà e posso continuare a collezionare tranquillamente la mia bella Genova (e dintorni). Ed allora eccomi qui. La moneta (di cui posto l'immagine presa dal nostro catalogo essendo più completa) è molto similare ad un grosso del Soranzo (1312-1328) oltre che per l'iconografia, in maniera particolare per la lettera P tagliata (non risultano altri dogi veneti che si sono susseguiti con l'utilizzo di questo particolare punzone). Oltre alla legenda si può notare (come affermato dal Dr Schulte in Mazarakis) una differenza sostanziale nello stendardo. Mentre nei grossi veneziani c'è una croce (cosa errata perchè abbiamo evidenziato una molteplicità di segni) nei matapani degli Zaccaria c'è lo scudo. Invece al Rovescio è presente un anelletto, come segno del massaro. Non riesumo la storia di Martino Zaccaria in quanto seppur interessante non ho le competenze del caso e pertanto lascio a voi colmare questa lacuna. Sarà un piacere leggervi.3 punti
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Un confronto con una genuina CNG gennaio 2002. Evidenzia che la moneta CNG è coniata , vissuta ed ancora con tracce di cloruro d'argento. evidente la mancanza della lettera ( N ) sopra la coda del delfino3 punti
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Sempre meglio del corso forzoso, ma la paghi comunque più di 83 Euro al grammo. Con 2500 Euro oggi compri 6 sterline per un totale di quasi 44 g e avanzi almeno 150 Euro.3 punti
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Pazienza Perseo. Intanto siamo nell'ottobre del 52 a. C. La guerra è vinta, Giulio Cesare e i suoi guardano ingrugniti il Gallo... ... che depone le armi ai piedi del vincitore: Lionel Noel Royer: "Vercingetorige getta le armi ai piedi di Cesare", 1899 HIRPINI3 punti
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Signori, anche se rammaricato, vi sono grato per il parere espresso. Parere che, a quanto pare, è unanime. Quindi, moneta di "fantasia" che, purtroppo, non vale nulla. Sicuramente non mollo, anche perché ne ho altre da porre alla Vostra attenzione. Intanto Vi ringrazio per la disponibilità.3 punti
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Amico @Perseo, ecco un denaro di Vercingetorige, postato anni fa su questo sito. Non ti abbattere per la diagnosi di @gigetto13, anch'io ho cominciato con una collezione che includeva diverse riproduzioni o monete di fantasia. Oggi le conservo, come conservo anche monete originali ma decisamente brutte. Pensa che anche un magnifico numismatico come il re Vittorio Emanuele III, che possedeva oltre 100.000 monete, molte delle quali assai rare e di eccellente qualità, non disdegnava di mantenere in collezione anche monete di modesta o mediocre conservazione, come scrive Vico d'Incerti nel suo 'La raccolta numismatica del Re'. Quindi coraggio, questo affascinante mondo ti aspetta.3 punti
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1961 India - 50 paise (mezza rupia) Su tutte le monete indiane destinate alla comune circolazione e non, da quando fu istituita la Repubblica indiana, è presente la 'Colonna di Ashoka', trovata nel sito archeologico di Sarnath, uno dei più importanti luoghi sacri del buddismo. Proprio in questa città Siddharta, dopo l'Illuminazione, aveva pronunziato il suo primo sermone e fondato la prima comunità di monaci. Il famoso capitello (IV sec. a.C.) è conservato nel museo di Sarnath, scolpito su un blocco unico di arenaria e levigato con estrema perfezione, rappresenta quattro leoni asiatici su un fiore di loto capovolto, i felini simboleggiano potere, coraggio, orgoglio e confidenza. E' stato adottato in India come emblema nazionale sin dal 1950.3 punti
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Si segnala un interessante articolo la cui indagine è nata da alcune disposizioni di zecca dove risulta si dovesse coniare una moneta tutt'oggi mai rinvenuta nel mercato numismatico e non censita in alcun testo. Nell'articolo si approfondisce come la circolazione della moneta bassa in Napoli influenzasse anche le monete siciliane e come le politiche economiche portate avanti nella penisola avessero penalizzato l'economia sicula. Sono inoltre approfondite alcune monete dalla dubbia esistenza viste le fonti non sempre affidabili e mai apparse sul mercato (sarebbe interessante vedere le rarità attribuite dai cataloghi). L'articolo è consultabile per intero su Numismatica Sicula, di seguito il link. Numismatica Sicula - Una moneta ordinata e mai rinvenuta2 punti
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Nella York vittoriana, nel 1866 era attivo un banco dei pegni gestito da Henry Hardcastle in Lady Peckitt’s Yard. Si trattava di un negozio ereditato dal suocero Bertie Vowles e aperto inizialmente da George Fettes, originario di Edimburgo, nel lontano 1770. - la vetrina della sede al 31 Stonegate negli anni '50 - Questo banco dei pegni godette di un particolare e florido successo tant'è che la famiglia Hardcastle gestì anche le sedi di 31 Stonegate, 31-32 Petergate, 102 High Petergate, 6 & 7 Precentor’s Court sempre nella città di York fino agli anni '50 del secolo scorso, mentre lo storico banco di Lady Peckitt’s Yard Pavement venne chiuso nel 1921. - una delle sedi del banco dei pegni di H. Hardcastle in una vecchia foto dell'epoca - Alla sua morte avvenuta nel 1907, Henry Hardcastle lasciò ai figli una cospicua, per l'epoca, eredità ammontante a 27.000£. Sono sopravvissuti diversi registri dell'esercizio commerciale, specialmente della prima gestione Fettes dove, con grande drammaticità, a scorrere la lista dei beni impegnati si può avere uno spaccato di un'epoca segnata da grandi difficoltà e povertà che spingeva la gente a impegnare perfino il proprio "panciotto della domenica" divorato dai tarli per appena uno scellino! Henry Hardcastle ebbe modo di raccogliere una eterogenea collezione di monete che spaziava dalle greche alle emissioni della compagnia delle indie. I pezzi più recenti si assestano attorno agli 20 dell'800. Si tratta di monete raccolte non con interesse collezionistico, ma come pegno non riscattato degli abitanti di York o dei dintorni cittadini che si recavano nel suo banco per monetizzare pezzi antichi o fuoricorso con denaro corrente. In una raccolta così eterogenea trovano posto anche diverse monete antiche, romane per lo più, rinvenute in città o nelle campagne circostanti, in larga parte risalenti al III secolo che dovevano quindi costituire un unico (o forse più?) ripostiglio scoperto a cavallo tra il XIX e XX secolo. Questa particolare collezione, o comunque ciò che ne rimane, è stata venduta nell'asta Spink "20106 - The Hardcastle Collection: Numismatic 'Pledges' to a Yorkshire Pawnbroker e-Auction" del 10 novembre 2020. E da quest'asta proviene la mia ultima acquisizione: Si tratta del lotto 2636 con questa descrizione: Un concentrato di storia che travalica più epoche e scenari: un antico ripostiglio romano occultato nei pressi di York, un rinvenimento fortuito da parte di qualche contadino che ha cercato di monetizzare il tutto recandosi a un banco dei pegni, storie ed epoche distanti che si incrociano come i destini dei loro proprietari passati e presenti... di fronte a tutto questo che io chiamo "meta-numismatica" non riesco a trattenermi e così, mi son fatto il regalo di compleanno in anticipo di qualche giorno Sperando di non avervi annoiato troppo, vi lascio la parola per un commento, se vi va!2 punti
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Nello spulciare virtualmente cataloghi di aste prossime o appena trascorse, alcuni esemplari colpiscono più di altri per qualche errore che, effettivamente , pur essendo tale e senza arricchire la letteratura numismatica, contribuisce se non altro a personalizzare la raccolta di ciascuno. Avevo segnalato qualche giorno fa una curioso rovescio dove lo stranamente elegante profilo del nostro Filippo faceva capolino dal ....ehm... lato b di un impertinente tosone.... Ora mi ha colpito un tari di Carlo....Carlo V? Macché.?.Carlo IIIIII2 punti
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Conservo le false e le riproduzioni (alcune fuse riprese dalle splendide di Cavino) perché i figli o chi mi farà il cappotto di legno possa capire e sapere, discernere e giudicare, saper assolvere e condannare. Dunque c'è una dignità anche in ciò che è indegno, se serve a guardare più in alto.2 punti
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1961 Italia - 500 Lire (Decreto 23 Marzo 1961)2 punti
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Dupondio=testa radiata = 2assi doppio sesterzio = testa radiata = 2sesterzi mi pare abbastanza logico e semplice senza cercare astrusità interpretative , la radiatura era stata introdotta per indicare il raddoppio del valore, con adeguamento ponderale conseguente, e diversificazione del metallo usato (almeno nei primi tempi). Poi è rimasta solo quella, indipendentemente dalla duplicazione effettiva del peso e dal materiale utilizzato per la coniazione( bronzo o oricalco) , ma sempre nella forbice del tipo di valuta per il periodo. Nel tempo, essendo praticamente svanito qualsiasi valore intrinseco nelle monete in AE generico, i pesi si sono totalmente svincolati dalla radiatura o meno e dal tipo di metallo , resta solo l’effigie a differenziare i vari tagli. Postumo fa razza a se.2 punti
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Il mio post precedente #71 ha un motivo che va oltre un'osservazione sulla moneta e che riprende quanto ho detto in precedenza sul modo di lavorare un pò "facilone" e "distratto" (per usare degli eufimismi) di molte case d'asta. Mi spiego..... Siamo tutti d'accordo (mi auguro) che la provenienza ex Bank Leu 2 del 1972 è un pedigree nel vero senso del termine. Nel modo del collezionismo, la provenienza di una moneta classica da una vendita Leu degli anni 70' è un pedigree di eccellenza. Detto questo, mi aspetterei, ma forse sono io troppo "esigente" e "pignolo", che se a distanza di alcuni decenni ricompare in asta una moneta con citata tale provenienza, il catalogatore faccio lo sforzo di dare un'occhiata e comparare fotograficamente gli esemplari (anche se con foto b/w) per accorgersi che la moneta ha subito una modifica importante: è stata pulita. Nel caso del Messana con Pan non ci vuole di certo un drago!!! Attenzione, non sto criticando o asserendo che l'intervento di pulizia è un minus o rappresenta un elemento negativo, ma a mio avviso andrebbe dichiarato del tipo "expertly conserved since". L'esigenza è sicramente più avvertita per i bronzi, ma a mio avviso anche per gli argenti con residui evidenti...... Questo fino ad un pò di anni fa si faceva nei cataloghi, ora è da anni che si fa finta di nulla.......non lo trovo corretto. E questo si inserisce con la DECADENZA DEI COSTUMI nel mondo della numismatica classica. Per questo ritengo che una buona biblioteca ed un record di foto rappresenteranno sempre l'arma migliore per cultori, collezionisti e studiosi. Saluti Odisseo2 punti
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NON CI POSSO CREDERE! e mica ci avevo fatto caso! quello è lo stemma della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts !!! Come fan sfegatato di Harry Potter non posso allora che confermare la bontà di tutto quello che è periziato dal diupon !!2 punti
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Salve, segnalo : https://www.numismatica.sm/premio-letterario-numismatico-san-marino/1 punto
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Credo che il suo messaggio fosse solo a scopo enciclopedico e didascalico, tra l'altro molto interessante. Scusate l'intrusione, non sono in grado in realtà di dire qualcosa in più, anche se il 1954 non mi pare per questa moneta un'annata particolare. Fossi in te la terrei per incrementare la tua collezione, senza riservare attenzioni eccezionali alla sua "salute". E comunque io che sono un collezionista di monete belle e di scarso valore questa moneta non ce l'ho. Saluti, Saverio1 punto
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Ciao @andreademari, ti confesso che girovando sul forum l'avevo già vista la tua...per il rovescio è lo stesso identico conio, anche il numerale 1 ribattuto.1 punto
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La peculiarità principale è la provenienza dell'insieme dei pezzi. Quanto a rarità come indicavo sinteticamente nel post di identificazione, si tratta di monete abbastanza comuni. L'antoniniano con DIANA FELIX è quello più bello a mio avviso, ma ho un debole per i busti a sinistra, mentre il meno comune (non si può parlare di vera rarità, è il pezzo centrale nella prima fila: D\ IMP GALLIENVS PF AVG GERM; R\ LAETITIA AVGG; Goebl 129k (9 es) Tuttavia in questo stato di conservazione i singoli pezzi raggiungono talvolta quotazioni anche mediamente elevate sebbene non irraggiungibili.1 punto
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E strano, come nessuno si sia accorto del taglio netto del codolo di fusione. Non mi fa caricare le foto sui dettagli, poiché l'ho utilizzato per le altre postate. Più tardi li posto.1 punto
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@okt ciao, ho ingrandito il tuo documento nella parte in cui riporta una rassegna delle legende di Kaulonia sulle sue monete, nel duplice dialetto pre-ionico e ionico, Immagino che tu abbia l'opera intera, per essere riuscito a trovare la pagina giusta nella cospicua mole delle iscrizioni. Ti saluto ?1 punto
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E se invece vi avessi proposto direttamente solo le foto qui sotto? Prendo spunto da questo esperimento fotografico per una piccola riflessione, gentilmente provocatoria per cercare di stimolare opinioni. In particolare, visto che ovviamente la luce influisce così tanto sul giudizio di una moneta (al buio le monete sarebbero tutte uguali.. ) mi chiedo come sia possibile che non si utilizzino delle condizioni di illuminazione "standard" e, per quanto possibile, codificate per cercare di dare giudizi più uniformi possibili alle varie monete. Mi aspetto immediatamente l'obiezione, corretta, che le monete vanno viste in mano. Sono perfettamente d'accordo e infatti non parlo solo di fotografie ma anche dal vivo la luce ha chiaramente un impatto notevole sulla moneta. In questo esempio specifico, dal vivo la moneta (anche usando lente 10x) appare decisamente più simile alla seconda fotografia da molte più "angolazioni" di illuminazione. Quindi mi chiedo... quale è la vera moneta tra le due? e rovescio Saluti!1 punto
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Molte delle monete di Vittorio Emanuele III sono visibili sul Portale Numismatico dello Stato nella sezione ''Materiali''. Effettivamente sono molte le monete in bassa conservazione. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buonasera! Evidentemente non è riuscito. Posto al suo posto (scusate il gioco di parole) Saluti.1 punto
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Premesso che non colleziono le monete romane, questo bronzo che aveva già presentato anni fa sul forum mi sembra degno di nota. Maxentius, AD 307-312. AE Follis (25-26 mm, 6.77 g). Ostia mint, 3th officina, 1st emission, AD 308-309. Obverse: IMP C MAXENTIVS P F AVG Laureate head right Reverse: AETE – RNITAS - AVG N / MOSTΓ Castor and Pollux standing facing one another, each holding scepter and reins; behind, two horses facing one another; between, she-wolf standing left, head lowered right, suckling the twins Romulus and Remus. RIC VI, 16; Drost 17b.1 punto
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Buonasera a tutti, mi piacciono molto i riccioli di Murat, io che sono quasi calvo. ? Saluti Alberto1 punto
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Buongiorno a tutti, ho recentemente aggiunto un Tarì da 20 Grana di Francesco II ed ho un bel quartetto da mostrarvi, magari con qualche nota storica, perché a me piace molto presentarle con un po' di contorno, quando è possibile ovviamente. ? Cosa accadeva nel 1859, nel Regno delle Due Sicilie sicuramente un passaggio di Corona tra Ferdinando II che lasciava il 22 Maggio il Regno in mano ad un giovanissimo Francesco II. Ma nel resto della penisola e del mondo cosa accadeva? A Firenze nasce "La Nazione", secondo quotidiano italiano, diretta da Leopoldo Cempini A Titusville, Pennsylvania, Edwin Drake apre il primo pozzo di petrolio della storia 10 Novembre 1859 Viene firmata a Zurigo la pace tra gli imperatori Francesco Giuseppe d'Austria e Napoleone III di Francia che firma anche per il re di Sardegna Vittorio Emanuele II. La pace conclude la II guerra di Indipendenza (1859) con l'annessione al Regno di Sardegna della Lombardia. Se vi fa piacere potreste continuare anche voi... ? Saluti Alberto1 punto
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Condivido la foto di una delle mie monete di Francesco I 2 Tornesi 18261 punto
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Riassumo il succo dei molti interventi che ho letto, non mi dilungo più di tanto, perché davvero mi manca del tempo disponibile, altrimenti sarei stato più dettagliato. Anticipo che comunque tutti questi interrogativi sono stati da me risoluti nel mio volume. Partiamo dalla prima moneta ? ok … Il mezzo carlino di Filippo II è con la data 158Z (la documentazione è chiara): questa tipologia inizia la coniazione dal 1582, quindi non c’è da inventarsi nulla; dalla foto quello che potrebbe sembrare una cifra del 6 potrebbe essere la parte superiore della cifra 8, comunque sia non si inventano date al d fuori di quelle documentate. Il carlino di Filippo II è con la data 1575 ha chiaramente una doppia cifra 55 nella data, ma fortunatamente è chiara l’ultima cifra del 5, la quale se consunta, mal coniata o altro, avrebbe suscitato una possibilità (fasulla) di una data anacronistica con 1557, fatto che è accaduto proprio per questa motivazione per la data sul mezzo ducato di Filippo II con la data 1553 (moneta inesistente e inventata) ma catalogata dal MIR al n. 174/3; quest’ultimo esemplare da me attentamente esaminato ha la data 1577. Il carlino di Carlo V (sigla R dietro la testa), è un tipo molto raro, pochissime apparizioni, ma anche qui ho corretto vari errori/refusi: quello postato da giggio è del tipo con il numerale V come peraltro trascritto dal Pannuti al n. 33; il MIR inserisce un disegno ma al n. 146 è raffigurato anche un altro esemplare il quale però (PR manca) è con il numerale IIIII, ma non viene descritta (come negli altri nominali di Carlo V), la differenziazione tra V e IIIII, sarà stata una svista. Il rovescio di queste monete, così come per i carlini successivi con destra a destra (a parte i coni con altre raffigurazioni, anche con intrecci tra cerchietti e rami di quercia), hanno come delimitazione (al bordo) della legenda globetti disposti a croce, di cui quello centrale più grande. Questa forma di marchio è ben rappresentata anche in altre tipologie di monete di Carlo V sia al dritto che al rovescio e non sono lì per caso. Riguardo alla più volte citata moneta del Pannuti al n. 33, prima di sviscerare quello che ho riportato, ho controllato attentamente il bordo del rovescio: sono globetti e non crocette…osservate attentamente alla base della T di ET hanno la stessa forma di quelle che chiaramente si vedono nell'esemplare che ha postato Genny. P.S. questa è l’ultima volta che inserisco pezzi del mio Volume, è di prossima uscita, tempo un mese e potete tutti iniziare a controllare, ma da come potete osservare da questa scheda le monete sono già quattro e non una. Buona Domenica a tutti.1 punto
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Sempre cercando di migliorare gli esemplari presenti nella mia collezione tipologica di queste piccoline ho portato a casa questa monetina, non in condizioni eccelse, ma meglio di quella che avevo prima, certe date trovarle belle è una vera impresa! L'esemplare prima in collezione...1 punto
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