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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/27/20 in Risposte

  1. Citando il grande Mario Traina "a quelli che mi chiedono se con la numismatica ci si può arricchire....rispondo di lasciar perdere le monete e tentare al casinò". Michele
    8 punti
  2. Qui siamo di fronte ad un'altra notevole rarità. Un denaro tornese che dimostra come questa moneta, anzi questo nominale, sia presente nella circolazione del nostro meridione al punto da essere battuto da zecche diverse anche nella seconda metà del XV secolo. Ne è riprova la presenza di un denaro tornese di Tocco nel tesoretto di pari nominali rivenuto a Napoli e descritto dal De Petra (DE PETRA G., Tesoretto di denari tornesi trovati in Napoli, in Rendiconti della Regia Accademia di Archeologia di Napoli, XII, Napoli 1886). Tra l'altro questo denaro tornese, a causa di una errata lettura dovuta alla bassa conservazione della moneta, creò erroneamente la zecca di Luco dei Marsi (sempre in Abruzzo) in quanto al posto di IN TOCCHO, fu letto IN LUCCHO. In realtà non si tratta dell'unico caso in cui un denaro tornese di Tocco ha creato una errata lettura e quindi una errata attribuzione. In precedenza infatti, G. Schlumberger nel suo "Numismatique dell'Orient Latin" Parigi 1878, nel descrivere un denaro tornese presente presso il British Museum, leggendo al R/ di una moneta da lui indicata come usurata, IN TOCCHI (interpretato come dominus Tocchi), l'attribuisce a Carlo I Tocco, duca di Leucade. Una autentica rarità che in due sue apparizioni ha creato errori di attribuzione giustificati comunque dalla bassa conservazione tenendo sempre conto delle difficoltà che avevano gli studiosi del passato rispetto a noi attualmente. In allegato la moneta descritta dallo Schlumberger e presente nella sua opera (TAv. XIII, nr. 27) e quella descritta dal De Petra e presente sul Cagiati:
    4 punti
  3. Carlo I D'Angiò, a seguito del Trattato di Viterbo, assunse la Signoria sulla Grecia Franca e , dopo la morte di Guillhaume II de Villehardouin, assunse il controllo della zecca ove inviò personale per la sua riorganizzazione. Riprendo quanto scritto da R. Cecchinato: nel suo libro " Il Denaro tornese della Grecia Franca" a pag. n.33: “Ai 16 Giugno della XI indizione anno 1281 presso Civitavecchia. Si ordina al giustiziere di Terra di Lavoro l’acquisto di libbre 1300 di bulzonaglia, in difetto di rame vecchio, o nuovo per coniarsi nella zecca di Clarenza i tornesi piccoli simili a quelli battuti in tempo di Guglielmo olim principe recolendae memoriae”. Questi denari circolavano normalmente nel Regno di Napoli. Ne allego uno emesso da Carlo I D'Angiò, classificato Malloy n. 11
    3 punti
  4. Vi presento il mio secondo Tarì di Ferdinando IV suberato entrato in raccolta. Purtroppo il millesimo non si distingue bene.
    3 punti
  5. simbolo aquiletta, rarissimo
    3 punti
  6. La differenza tra le due monete da 10 Tornesi 1839 che ho appena postato a mio avviso non sta nella posizione della linea dell'esergo, ma nel fatto che il primo esemplare ha il rovescio identico alle monete da 10 Tornesi del 1° tipo. Il secondo esemplare, invece, è del 2° tipo sia al dritto sia al rovescio. Questo lo desumo non dalla linea dell'esergo, ma dalla scritta TORNESI / DIECI che, come si vede chiaramente dalla foto, presenta uno spazio ridotto tra i due righi della scritta. Nel 1° tipo questa distanza è maggiore, nel 2° tipo è minore. Tutte le monete da 10 Tornesi 1839 (sia conio misto sia 2° tipo) hanno al dritto la base del collo del ritratto di Ferdinando II appuntita. Sperando di non annoiarvi troppo, voglio fare alcune osservazioni anche sulle monete da 10 Tornesi 1840. Nella moneta da 10 Tornesi del 1840 la distanza tra le scritte TORNESI e DIECI rimane ampia negli esemplari che hanno la scritta TORNESI con caratteri più stretti e ridiventa minima negli esemplari che hanno la scritta TORNESI con caratteri più grandi e spaziati. La linea dell'esergo nei 10 Tornesi 1840 con caratteri stretti della scritta TORNESI è alta (a differenza dei 10 Tornesi 1839 conio misto). Infine la base del collo del ritratto di Ferdinando II nelle monete da 10 Tornesi 1840 con caratteri stretti della scritta TORNESI può avere la punta più appuntita (uguale a quella dei 10 Tornesi 1839) oppure arrotondata (come nei 10 Tornesi 1840 con caratteri più larghi e spaziati e nei successivi 10 Tornesi 2° tipo dal 1841 al 1851). Anche la Piastra 1840 può avere la base del collo appuntita.
    3 punti
  7. Dopo aver formattato il PC sto provando a ripristinarne tutte le funzioni. Spero solo di essere riuscito a salvare gran parte dei dati prima del "reset" totale. Un consiglio per tutti... fate sempre un backup dei dati importanti. Mi permetto quindi ora di rispondere in parte alle rarità postate in questa discussione. Parto con questo rarissimo denaro battuto a Teramo. In passato vi sono stati dubbi sulla sua attribuzione non riportando il nome dell'autorità emittente ma solo il titolo (DVX ADRIA) ed il nome della città emittente (DE TERAMO). Chi per primo affrontò l'argomento (G. Ruggero, Le monete di Teramo, in RIN 1905) non ebbe dubbi ad assegnarle ad Andrea Matteo Acquaviva, sia per il titolo di duca sia per il fatto che oltre a Teramo coniò anche ad Ascoli denari simili. Il dubbio però sull'attribuzione reale di queste monete ad Andrea o a suo padre Antonio lo insinua O. Rinaldi che nella sua Cronologia Storico-Numismatica, parlando della zecca di Teramo pubblica per la prima volta un obolo battuto a Teramo a nome di Antonio Acquaviva e di conseguenza attribuisce i denari sempre ad Antonio Acquaviva ma nel periodo 1493-1494, cioè dopo aver acquisito il titolo di duca mentre l'obolo lo attribuisce ad un periodo precedente. Successivamente però i dubbi rimangono in quanto il presunto obolo di Antonio Acquaviva, oltre che dal Rinaldi, non è stato visto da nessun altro e che il disegno da lui riportato presuppone si tratti di una moneta in bassa conservazione la cui corretta lettura appare difficoltosa e di certo non priva di eventuali errori. Appare quindi evidente che, in assenza di riprova oggettiva dell'esistenza di questo obolo, rimane sicuramente corretta la prima attribuzione ad Andrea Matteo Acquaviva, come giustamente indicato da Santone nel postare il rarissimo denaro (sulla corretta attribuzione si veda anche D'Andrea-Andreani "Le monete dell'Abruzzo e del Molise" Mosciano 2007). Di seguito il disegno dell'obolo descritto dal Rinaldi.
    3 punti
  8. Città del vaticano, 500 Lire 1967, Paolo VI°
    3 punti
  9. Il carato è equivalente ad 0,207031 gr. (Franco Rossi "Melior ut est florenus") di conseguenza moltipicato per 113 abbiamo il peso di gr. 23,394503 che sarebbe il peso del Ducatello nuovo emesso a partire Domenico Contarini con millesimo ridotto di 0,826 e dal valore di lire 6 e soldi 4 pertanto con valore liberatorio di 124 soldi. Trovo strano che il Padovan porti i 110 Carati perche lui stesso porta in lista la Deliberazioni ASV Consiglio dei 10 del 1562 con relativi pesi, ma piuttosto se hai scaricato da internet la lettura del peso è errata perchè sembra un 110, ma non è così. Quindi tieni buono il dato del Papadopoli
    2 punti
  10. Mantova. moneta un tempo classificata come quattrino anonimo emesso a nome di Francesco II Gonzaga... poi assegnato a diverse emissioni, fino all'ultimo studio di L Bellesia ce lo classifica come sesino emesso nel periodo a cavallo fra Carlo I Gonzaga Nevers e Carlo II Gonzaga... https://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FR2/3 Ciao Mario NB il peso ritengo sia da rivedere...4 g? veramente improbabile.
    2 punti
  11. Concordo in pieno, l'unica cosa certa in questo momento è il continuo aumentare di valore delle monete in massima conservazione.....poi ovvio che tale punto di partenza deve essere abbinato anche alla conoscenza del mercato in qualsiasi momento. Ma oggi più che mai, tutto ciò che è in massima conservazione ( non per forza Fdc, per tante monetazione gia' uno SPL è da considerarsi massima conservazione) continua a valere sempre di piu'...... non a caso abbiamo assistito ,nelle aste di questo ultimo anno, a monete provenienti da aste di nemmeno un anno prima, a realizzi di svariate centinaia o migliaia di euro superiori!!!!! Una bolla? Non penso ormai, si continua a chiederselo, ma è ormai anni che il trend è questo , è aumenta in modo sempre più evidente. Io stesso ho ricomprato monete vendute negli ultimi anni a prezzi più alti .....e ve ne sono alcune vendute non più di un anno fa che ricomprerei a prezzi nettamente superiori Quindi trovo sbagliato dire che la numismatica non sia un investimento , poiché qualsiasi bene che aumenta di valore lo è......che poi , come per chi investe in borsa, uno deve essere a conoscenza di ciò che fa ( in questo caso studiare ,studiare, studiare le varie monetazione e non solo, bisogna studiare anche il mercato) questa è la prima regola fondamentale. Lo studio attento e approfondito poi porta anche a riuscire a comprare rarita' particolari di cui magari non tutti si accorgono, pagarle per questo un buon prezzo....e di conseguenza trovarsi ad aver acquistato monete che hanno un valore superiore al prezzo pagato Ovvio che è scontato che non ci si inventa esperti numismatici da un giorno all'altro......in questo campo posso addirittura affermare (a mio parere) che non si finisce mai di imparare
    2 punti
  12. Confermo quanto già detto da Santone. Entrambi denari gherardini battuti a Napoli a nome di Carlo II d'Angiò. Al D/ del primo è visibile, tra ore 6 e ore 9 parte della legenda SCD che indica il numerale del sovrano. Nel secondo invece ad inizio legenda del D/ si vede bene la parte iniziale della legenda KA... Le differenze stilistiche, seppur minime sono sempre presenti trattandosi di monete coniate in gran quantità e con l'utilizzo di numerosi conii. Non stai creando nessun intralcio. Continua a postare tranquillamente le tue monete. E' un piacere per me osservarle e cercare di scrivere qualcosa a riguardo. Piacere che sicuramente è condiviso anche dagli altri che seguono questa discussione.
    2 punti
  13. E per finire (purtroppo non ne ho più) 10 Tornesi 1840 con dicitura larga e simbolo stella a 5 punte. Da notare i diversi decori nella fascia della Corona Reale.
    2 punti
  14. Non finisci di stupirmi! Qui siamo di fronte ad un'altra rarità. Quattrino emesso a nome di Renato ma attribuibile al periodo di Giovanni d'Angiò. Tale attribuzione rientra appieno nel documento che Giovanni d'Angiò concede alla città dell'Aquila il 26 marzo 1460. Concessione che prevede la coniazione di carleni, e quatreni. Quest'ultimi da coniarsi al nr. di 40 pezzi l'oncia. Quindi con un peso teorico di circa 0,668 grammi ad esemplare che rientra appieno con la media ponderale dei quattrini con aquiletta censiti (5 esemplari con peso medio 0.615 gr). Mentre quelli privi di aquiletta ma ascrivibili al regno di Renato risultano avere un peso maggiore (0.705 gr su 39 esemplari censiti), quindi non rientranti nell'ordinanza del 1460. Un bel e raro pezzo coniato in un periodo storico che mi affascina molto.
    2 punti
  15. Se ci fosse una risposta a questa domanda, saremmo tutti ricchissimi... Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  16. Da quel che ricordo, questi ''falsi'' altro non erano che copie vendute dal museo di Sofia a 2 dollari al pezzo. Qualcuno ne comprò parecchi e li immise sul mercato numismatico. Ci volle un po'di tempo per capire che erano delle riproduzioni... Arka Diligite iustitiam P.S. anche a me la moneta di @Lucifugo sembra buona.
    2 punti
  17. Quei difetti possono essere dovuti a uno scivolamento al momento della coniazione. O, ma meno probabile, all'uscita del conio. Il Giove è di notevole stile. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  18. Qui non credo ci sia altro da aggiungere... Una rarità assoluta. Ti ringrazio per averlo condiviso assieme alle altre monete. Ricordo all'epoca sullo studio della monetazione angioina che riuscimmo a censire solo 3 esemplari di questa moneta. La tua se non erro appartiene alla variante con il giglio sul pettine fra due stelle. Approfitto di questo post per salutare il maestro di questa monetazione @adolfos, con la speranza che questa situazione di cattività forzata per tutti possa presto terminare e si possa tornare ad incontrarci e a fare quattro chiacchiere numismatiche con le gambe sotto ad un tavolo come in passato.
    2 punti
  19. che poi, massimo rispetto per il Traina, ma secondo me la numismatica nel lungo termine rappresenta anche un investimento piuttosto proficuo e buona opportunità di arricchimento, ma servono competenze specifiche e non solo oltre alla possibilità di orientarsi su periodi di lungo termine.
    2 punti
  20. 10 Tornesi 1839 con contrassegno stella a 5 punte (conio misto: dritto del 2° tipo e rovescio del 1° tipo)
    2 punti
  21. Chiedo alle persone educate di non rispondere.
    2 punti
  22. Il mio acquisto più importante del 2020 è stato questo 20 grana 1826 di Francesco I non è in alta conservazione però lo cercavo da almeno 15 anni non riuscendo mai a metterlo in collezione perchè quando ne spuntava qualcuno in qualche asta vedevi subito lievitare il prezzo dovendo rinunciare per via delle poche risorse disponibili.
    2 punti
  23. Anni fa presi questa, é una variante censita ma non riportata nel RIC, raffigurata con singola cornucopia.
    1 punto
  24. Sulmona, bolognino di Ladislao
    1 punto
  25. Grazie @Rocco68per aver condiviso i tuoi 10 Tornesi 1840.
    1 punto
  26. Altro 10 Tornesi 1840, Stesso rovescio ma al dritto Variante con Busto "collo a punta" Stesso simbolo @ggioggio sembra diverso dal tuo come simbolo.
    1 punto
  27. Ferdinando II 10 Tornesi 1840 Dicitura TORNESI stretta Busto con punta del collo arrotondata e simbolo diverso da una stella a 5 punte. Nel rovescio il sottocorona è vuoto (senza rigatura verticale)
    1 punto
  28. Mi viene da dire che questa è una domanda che ad un certo punto, magari in forma diversa, si fanno tutti coloro i quali hanno investito del danaro, anche solo per passione, in libri e monete. Ci si allontana qualche metro dal tavolo e si guardano i nostri amati tondelli con L occhio dell’estraneo. Non solo quelli aggiudicati d istinto in qualche “E-asta “ che sono costati magari poche decine di euro , ma anche quelli acquistati con una certa spesa... La moneta desiderata da anni per la quale si è fatto qualche sacrificio o una piccola follia. Isolare il valore affettivo e culturale di ciò che si possiede dal valore economico e quindi atteggiarsi a puristi tout court forse è eccessivo. Così come, indubbiamente, approcciare a freddo qualsiasi campo artistico, culturale o hobbistico pensando subito alla vena d’oro. Con poco danaro, in poco tempo e scarsa cultura specifica, si ha poco ... In medio stat virtus.
    1 punto
  29. Provo: a' T tesa D annosa ATTESA DANNOSA Che mi dici? Ciao da Stilicho
    1 punto
  30. Link sulle monete coloniali di Viminacium http://www.viminacium.nl/English index.html Ciao Illyricum
    1 punto
  31. Vedo che ultimamente è di moda vedere falsi dappertutto. Sembra che a trovare un falso si vinca qualcosa. Perché nessuno ha analizzato anche il dritto della moneta in questione? E che prove di falsità trovate nel dritto? Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  32. a me la monete sembra buona ….conservazione molto bassa, ma buona. skuby
    1 punto
  33. Aquila quattrini di Renato D'Angio' simbolo "compasso"
    1 punto
  34. Un parere non si nega a nessuno e qui c'è gente che ha investito tempo e risorse per crearsi un certo bagaglio culturale ed è felice di metterlo gratuitamente a disposizione di chi ne sa meno. Però la maleducazione non è tollerabile.
    1 punto
  35. Concordo. Ringrazio tutti per i loro interventi. Alla prossima condivisione. Un caro saluto, Rocco.
    1 punto
  36. ma infatti! Bisogna valutare se la rimozione (delicata e ben fatta con competenza) di terra e incrostazioni sia migliorativa o no dell'estetica della moneta. Chiaramente la patina, quella vera, va lasciata nel limite del possibile. Ma credete che le statue antiche non vengano restaurate? Pensate se il Lisippo del Paul Getty o i bronzi di Riace fossero stati lasciati come trovati!
    1 punto
  37. Buonasera et auguri a tutti moneta mostrata da un amico P : 0,64g T17mm C158.Ma sono sorpreso dal peso molto leggero Si vede una stella all'inizio della leggenda non descritta nel Cudazzo
    1 punto
  38. Ciao Eric Molto complicate le Savoia! penso che questo forte non sia nemmeno segnalato da Rovera, ma la stella a sei punte dovrebbe portare, secondo gli studi dell'ingegnere, alla collaborazione a Bourg fra gli zecchieri Raffano e Borgo tra la fine del1396 e la metà del 1397. Vedrò di informarmi, se riesco ad avere più notizie aggiorno..
    1 punto
  39. Un copia/incolla sbagliato.
    1 punto
  40. 1967 Banca d'Italia - 50.000 lire Carli/Febbraio 3 luglio 1967
    1 punto
  41. Aquila Giovanna II cella e bolognino
    1 punto
  42. Non solo, è anche tosata ad arte. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  43. 1 punto
  44. L'egida non è di Medusa: la testa di Medusa è affissa alla pelle come deterrente per gli avversari. E' rappresentata come una pelle di capra, indossata in vari modi, talvolta anche a copertura dello scudo. Sul tornese è riconoscibile proprio dalla testa di Medusa e dai pochi riccioli di pelo dietro la spalla (non dietro la nuca). Seguono esempi.
    1 punto
  45. taglio: 50 cent paese: Malta anno: 2017 tiratura: ? condizioni: bb città: Trieste taglio: 20 cent paese: Andorra anno: 2018 tiratura: 1.014.000 condizioni: bb città: Trieste
    1 punto
  46. Qualche ideuzza sull'origine della moneta ce l'avrei. Ad esempio nel 1322 a Teodorano (frazione di Meldola) si coniavano denari piccoli di Venezia e di Aquileia contraffatti. Verso la metà del secolo, poi, la Romagna era piena di zecche truffaldine impiantate dagli stessi signori cittadini. Allora, come oggi, la falsificazione di monete spicciole presentava notevoli vantaggi perché raramente i controlli erano severi su pezzi di così scarso valore e si potevano perciò spacciare in quantità senza grossi rischi (infatti conosco pochissimi processi per contraffazione di moneta piccola). I truffatori potevano così intascare lo stesso valore che le zecche ufficiali ottenevano dal signoraggio, che per le monete piccole è piuttosto elevato. Piuttosto l'errore di incisione del conio, che escluderei per una zecca ufficiale, dove i coni erano incisi in buon numero da persone esperte e specializzate, mi fa pensare ad un'iniziativa artigianale e improvvisata. Presumo che qualsiasi orefice fosse al corrente che gli stampi andavano incisi a specchio. Quindi l'autore dell'errore potrebbe essere un falsario improvvisato. A Venezia a fine Duecento c'era gente che si metteva a coniare monete, pochi pezzi per volta, addirittura nelle camere d'albergo (e ovviamente finiva con le mani tagliate).
    1 punto
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