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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/28/21 in Risposte

  1. Voi parlate principalmente di case d'asta, ma il ragionamento è di più ampio respiro e, in particolar modo, colpisce con maggiore incisività determinate tipologie di collezioni e conseguentemente particolari settori di mercato. La situazione delle case d'asta l'avete espressa e analizzata bene, fin qui. Ma vanno presi in considerazione anche altri fattori. La situazione normativa inglese sui ritrovamenti e sull'immissione nel mercato delle monete antiche è differente rispetto a quella di molti altri paesi, ergo, la moneta antica (o il ripostiglio) rinvenuti nel regno unito e regolarmente denunciati alle autorità competenti, se non ritenute di interesse nazionale e acquistate da qualche museo, vengono restituite allo scopritore e al proprietario del fondo su cui sono state scoperte. Queste poi vengono reimmesse nel mercato. Al più, se giudicate "tesoro" sono soggette a un certificato di esportazione (che non prevede costi, almeno io non ho mai pagato alcunché per averlo!). Questo comporta l'immissione di una gran quantità di "materia prima" nel mercato numismatico con frequenza pressoché costante. C'è quindi tutta una tipologia di monetazione antica (romana) che entra nel mercato numismatico e che proviene dall'Inghilterra e che segue sì i canali di vendita delle aste ma anche dei negozi fisici e virtuali dei professionisti britannici e le piattaforme di vendita online in cui operano anche i privati. Materiale che fino al 01/01/2021 non subiva particolari maggiorazioni di prezzo, anzi! Data la relativa grande disponibilità permetteva anche un prezzo di mercato abbastanza competivo rispetto ad analoghi esemplari nel mercato da tempi più "storici". Nello specifico io colleziono monete imperiali del III secolo, principalmente usurpatori britannici, impero gallico e monete provenienti da ripostigli registrati e catalogati. Per ciascuna moneta mi sono sempre premurato di avere tutti gli appoggi burocratici necessari per l'acquisto e, se previsto, per l'importazione. Data la tipologia di monete che seguo, un 80% delle monete della mia collezione proviene da venditori professionali inglesi (negozi fisici, negozi che operano online su vCoins, MaShop ed eBay o su siti propri, case d'asta inglesi o con base uk), un 15% da venditori francesi, un 4% da venditori tedeschi e un marginale 1% da USA, Svizzera, Austria, Spagna e Olanda. L'applicazione di dazi e comunque dell'iva più i costi fissi dello sdoganamento colpirà quindi l'80% dei miei acquisti futuri, un 80% di cui solo una parte abbastanza marginale proviene da case d'asta (diciamo un 15/20%) in quanto la restante parte deriva direttamente da commercianti al dettaglio (con alcuni ho un rapporto più o meno diretto e li contatto anche al di fuori delle piattaforme in cui operano acquistando, sempre con fattura e documentazione, direttamente da loro). Ora sto aspettando che mi contatti la dogana per un ultimo acquisto fatto da un commerciante tramite eBay. Il pacchetto con una manciata di monetine da ripostiglio e regolare fattura d'acquisto, è fermo da 10 giorni a Milano, per i controlli doganali. Il venditore mi ha detto che ha dichiarato l'esatto valore che ho pagato (perché è ligio e non fa magheggi o dichiarazioni mendaci per non avere, giustamente, grane). La soglia è inferiore alle 135£ quindi non ho dazi doganali, ma essendo superiore comunque ai 22€ sto aspettando la comunicazione della dogana per sapere l'importo relativo all'iva e ai diritti di sdoganamento (questi ultimi li so già memore di un precedente acquisto dalla Svizzera e ammontano a 7,50€). Sapevo della situazione e dei cambiamenti in atto dal 1 gennaio. L'acquisto l'avevo fatto a dicembre, ma - causa le festività - e l'aggiunta di un'altra moneta all'ordine, la spedizione è partita il 2 gennaio e il venditore è stato anche più che tempestivo... tant'è che io il pagamento l'ho fatto il 3 gennaio, quindi dopo la spedizione! Conoscendoci, sebbene virtualmente, ovviamente sapeva che di me ci si può fidare quanto ad affidabilità per i pagamenti. Purtroppo questa spedizione è andata così, e le monete subiranno una maggiorazione di circa 1/3 rispetto a quanto le ho pagate. Ho pendenti due offerte presso ROMA NUMISMATICS per un importo che ho stimato a filo budget provando a stimare da me i costi di importazione per l'iva e dovrei stare al di sotto del limite dei dazi (se non incide una qualche maggiorazione estremamente pesante del corriere!), ma che sarà soggetta al balzello dell'IVA. Questo fa sì che le mie offerte non saranno passibili di rilanci qualora superate perché altrimenti sforo il limite di spesa impostomi. Capite bene che la situazione post Brexit nel mio caso incide in maniera considerevole. E' vero, gli operatori italiani nel mercato sono molti e l'offerta è variegata. Tuttavia, non trovo operatori italiani che abbiano la stessa disponibilità di materiale (per la mia specifica collezione) come gli operatori inglesi, in particolar modo per le monete provenienti da ripostigli. Tutto ciò non bloccherà la mia collezione, ma ne limiterà la prosecuzione in maniera alquanto pesante... al che mi sorge il sospetto, che dietro a tutto questo ci sia un manovratore oscuro... un burattinaio che tesse le fila e che ha portato gli inglesi a volere la Brexit con tutte le conseguenze del caso. E credo anche di aver capito chi è: mia MOGLIE!!!! Così può finalmente smettere di lamentarsi perché compro un sacco di monete! Perdonatemi la battuta finale... ma dovevo sdrammatizzare perché per me la Brexit è stata una vera batosta numismatica!!!
    5 punti
  2. "Tanto pe' cantà Perché me sento un friccico ner core Tanto pe' sognà Perché ner petto me ce naschi 'n fiore Fiore de lillà Che m'ariporti verso er primo amore Che sospirava le canzoni mie E m'aritontoniva de bucie..." Non so perchè ho fatto sto cappello ma ce l'avevo in testa il buon Nino Manfredi...comunque "Tanto pe' gradì Perchè me sento un friccico alla valiggetta Abafil Tanto pe' guardà Perchè nella macchineta me uscita qualche foto Foto de rame Che m'ariporti verso er primo amore numismatico Che svuotava il portafoglio mio E m'arintontoniva de varianti.... Sono un demente... Giuro non ho bevuto credo sia la febbre In ogni caso altra foto di gruppo... 4 quattrini 1791 4 quattrini 1782 2 quattrini 1782 1 quattrino 1791
    4 punti
  3. Buongiorno...a casa con i postumi del richiamo Pfaizer proseguo con questa che ha me piace molto soprattutto per la conservazione. 5 grani 1815 legenda al rovescio senza punto finale e al dritto ETHIER senza spaziatura dopo ET corredata da una bella patina antica FERD.III.P.F.A.SICILIAR.ETHIER.REX 1815. SECURITAS PVBLICA V.B. G.5. Saluti.
    4 punti
  4. Carissimi appassionati , grazie per avermi accolto in questo interessante forum. Sono un neofita , quindi mi scuso in anticipo per alcuni errori o richieste errate che farò. Posseggo alcune piastre 120 grana di Ferdinando II ( che variano dal 1833 al 1857 ) . Posto qui alcune foto di una del 1852 che secondo me è quella meglio conservata . Purtroppo sono foto fatte con il telefonino, quindi chiedo scusa se la qualità è troppo bassa . Conto solo in un parere approssimativo , nel frattempo sto provvedendo a farmi prestare una Reflex . Desideravo quindi chiedervi : - se è autentica :) ( spero di si) - un parere sullo stato di conservazione - Non sono assolutamente in grado di valutare se nella moneta sono presenti particolarità/varianti nè tantomeno capire se ci sono difetti di qualsiasi tipo, quindi mi affido a voi. Come specificato sopra posseggo altre monete di questo tipo. Ho preso questa come riferimento per avere un idea sulla valutazione , e se effettivamente vale la pena chiedere pareri anche per le altre. PESO : 27G DIAMETRO : 37 MM CONTORNO : providentia optimi princips GRAZIE
    2 punti
  5. Buon giorno. Desidererei un aiuto per la classificazione di questo che presumo essere un quattrino di Musso di Gian Giacomo Medici. Se la classificazione fosse esatta vorrei anche conoscerne l'eventuale rarità e valore . Diametro mm. 15 - 15,5 Peso gr. 1,27 Cordiali saluti. Gabriella
    2 punti
  6. Carissimi Buonasera, La moneta in questione a mio giudizio non è stata ritoccata per niente, solo è probabile che sia stato steso o sia rimasto un leggero velo di terriccio / colore biancastro per accentuare i rilievi e che questo sia rimasto intrappolato nelle zone basse della superficie o quelle più riparate, dando origine a un colore più chiaro di quello generale, ed escludo l'uso del bulino. Personalmente non nutro dubbi che siamo di fronte al solito caso di un conio o approntato o meglio rinfrescato con punzoni che hanno "sbalzato" in positivo nel conio (e di conseguenza in negativo sulla moneta) parte del metallo... Per avere una conferma tombale che sia prodotto da un punzone per rinfrescare ( o piuttosto qualche altra soluzione simile tipo la struttura del punzone già in origine) sarebbe interessante trovare lo stesso sesterzio prima e dopo la cura, ma non ne sono a conoscenza. Nella discussione ( contenuta nella discussione citata sopra) , mi sembra ben spiegato tecnicamente soprattutto alla pagina 2 ( il buon @numizmo) e ho memoria di una terza discussione, molto più lunga, in cui si era parlato di tecniche incisorie e conii, con @Tinia Numismatica @gionnysicily e io stesso... un cordiale saluto a tutti !
    2 punti
  7. Ciao Alberto, sono monete molto belle in effetti, peccato che di solito il ritratto del Re è sempre piuttosto consumato. Posto la mia moneta che purtroppo non è molto ben conservata. Ciao Beppe
    2 punti
  8. Grazie, @gionnyscily; la lascerò così, anche perché dal vivo non è affatto male; le fotografie riescono a evidenziare difetti che con la moneta in mano non si vedono, se non in misura molto minore.
    2 punti
  9. L'importante è che sia una moneta e non un masso! 18 stivers saint barthelemy
    2 punti
  10. Certo che la Numismatica è una materia affascinante con sempre nuove cose da scoprire o da studiare. Vere o false, qualsiasi sia il responso finale, io mi sto divertendo parecchio. Grazie anche a tutti voi. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  11. Mi sembra di ricordare che su queste legende/lettere "ridefinite" se ne fosse già discusso anni fà. Purtroppo non trovo i riferimenti sul forum. skuby
    2 punti
  12. Sono andato a vedere per curiosità secondo l'indicazione di caravelle82, è una prova di conio propedeutica alla decimalizzazione dell'uno o del due cent non una vera moneta... ...meno male che non ha scelto lo specimen completamente liscio del dollaro della stessa serie!
    2 punti
  13. Da quel che mi risulta, la moneta in questione è un denaro di Pavia a nome di Enrico di Franconia (anche detta dinastia salica). Il numerale II si riferisce al fatto che è stato il secondo Enrico ad essere imperatore del Sacro Romano Impero, come anche il secondo ad essere re d’Italia. Come re di Germania, invece, è Enrico III Il primo Enrico imperatore del SRI e primo re d’Italia (e secondo Enrico ad essere re di Germania, terzo Enrico ad essere duca di Baviera) è Enrico di Sassonia, della dinastia ottoniana.
    2 punti
  14. DE GREGE EPICURI Voi parlate di Milano, ma sulla seconda foto non si legge PAPIA?
    2 punti
  15. Ringraziando @Raff82 e tutti gli amici che contribuiscono alla conoscenza di questa Piastra 1834, in passato forse poco considerata perchè comune, ma in realtà molto interessante soprattutto dal punto di vista storico, posto la variante "FERDINANDAS" : Saluti a Tutti, Beppe
    2 punti
  16. Autentica credo di si ma la barba e i capelli sono stati rifatti,non so se a bulino ma si vedono che sono incisi quasi graffiati,per me.
    2 punti
  17. Buonasera a tutti, per la mia Napoletana di oggi ho scelto uno dei miei Grani 12 Cavalli millesimo 1791. Non so voi, ma io li trovo veramente graziosi, questo esemplare che pecca molto al diritto lo trovo veramente bello al rovescio, in fondo non si può avere tutto. ? Saluti Alberto
    2 punti
  18. @r.tino fa un discorso da commerciante e non da collezionista. O al massimo da collezionista seriale, di quelle monete di regno/repubblica/euro, che si trovano in qualunque momento in tutte le aste. Chi colleziona monete più antiche trova spesso e volentieri la moneta che cerca in asta una volta all'anno o forse anche meno. Mi pare surreale dire che avere una spesa fissa in più non cambi niente: cambia tutto, per esempio mi rende meno competitivo nei confronti di chi il dazio non lo paga perché è inglese. Il risultato sarà inevitabilmente una maggiore reticenza per noi a partecipare alle aste inglesi (io sono un cliente fedelissimo di Bertolami: ora lo dovrò essere molto meno) con la conseguenza che ci verrà preclusa una fetta assai importante dell'offerta; qualora invece il pezzo esitato dovesse fatalmente attrarmi, inevitabilmente lo dovrò pagare di più, con l'ulteriore seccatura che la mia spesa non va ad alimentare virtuosamente il mercato numismatico, ma finisce nelle casse statali per idiozie politico-burocratiche.
    2 punti
  19. Segnalo la pubblicazione del n. 369 di Panorama Numismatico questo l'indice: Curiosità numismatiche – Pag. 3 Roberto Diegi, I solidi (ex aurei) dai Valentiniani a Giovino – Pag. 9 Alberto Castellotti, Un Nigrinien parisien - Pag. 15 Pietro Magliocca, I coni di un incisore tedesco nella zecca di Napoli: Nicolò Globo – Pag. 19 Emilio Guadagnini, Catalogazione delle monete da 20 lire di Umberto I con cifre del millesimo ribattute - Pag. 24 Giuseppe Gasbarro, Bolognino "alieno" in cerca di zecca - Pag. 41 Giuseppe Carucci, Ritratti e monete, prima parte - Pag. 43 Corrado Marino, Uno sguardo sulla monetazione indiana - Pag. 55 Recensioni - Pag. 59 Notizie dal mondo numismatico - Pag. 61 Mostre e Convegni – Pag. 62 Aste in agenda – Pag. 63
    1 punto
  20. Ad essere disordinati - e io lo sono - si hanno a volte delle gradite sorprese, com'è successo a me che non ricordavo di avere questo bel libretto in sedicesimo, in edizione limitata. Ancor più gradito perché vi ho trovato la raffigurazione di un leone che si trova sul battistero dove fui battezzato...
    1 punto
  21. Buonasera a tutti denaro Forte Buono I tipo del nuovo Cudazzo C49 (d?) P : 0,91g T:20mm
    1 punto
  22. PORTATI ALLA LUCE GLI SPETTACOLARI STRUMENTI DI CACCIA UTILIZZATI 6000 ANNI FA IN NORVEGIA A causa dello scioglimento del ghiaccio, in Norvegia, sono stati portati alla luce tantissimi manufatti degli antichi uomini che vivevano in questi luoghi. Per l'esattezza sono state trovate 68 frecce e molti altri oggetti da un antico sito di caccia alle renne. I primi oggetti risalgono a 6.000 anni fa. "È il sito di ghiaccio al mondo con il maggior numero di frecce", scrive l'archeologo Lars Pilø, del Dipartimento dei Beni Culturali. "Fare ricerca sul campo qui e trovare tutte le frecce è stata un'esperienza incredibile, il sogno di un archeologo". Scoperte del genere ultimamente vengono fatte sempre più spesso, a causa dello scioglimento dei ghiacci. La maggior parte delle frecce risalgono al tardo neolitico (2400-1750 a.C.) e alla tarda età del ferro (550-1050 d.C.). Per quanto riguarda la ricostruzione dell'area dalle scoperte, i ricercatori hanno dovuto prendere in considerazione molti fattori diversi: il movimento del ghiaccio e dell'acqua di fusione, l'impatto dei venti, l'esposizione e così via. "È importante tenere presente che le placche di ghiaccio non sono i tuoi siti archeologici regolari", scrive Pilø. "Si trovano in alta montagna in un ambiente freddo e ostile". La zona di ghiaccio di Langfonne è ora meno di un terzo delle dimensioni di 20 anni fa e si è divisa in tre sezioni separate. I ricercatori pensano che la caccia alle renne si sia intensificata appena prima dell'era vichinga (intorno all'800 d.C.), ma c'è ancora molto da imparare. https://tech.everyeye.it/amp/notizie/portati-luce-spettacolari-antichi-strumenti-caccia-norvegia-483735.html
    1 punto
  23. Ringrazio @vitellio ricambiando i saluti...questo forum è veramente una risorsa!
    1 punto
  24. Potresti scrivere a Italo Vecchi, per qualche informazione , ricordo sia a Londra.
    1 punto
  25. Mi chiedevo se questa moneta fosse considerata non comune , come avevo capito cercando su internet , o si tratta di moneta comunissima. Approfitto per postare qui le foto , fatte anche queste con il Telefonino , purtroppo . Chiedo infine un opinione a gli esperti o chiunque volesse dare un valutazione approssimativa riguardo la conservazione e in generale il valore della moneta. PESO : 28 G. DIAMETRO : 39 mm
    1 punto
  26. Il tempio di Giano, distrutto sotto Domiziano e sostituito da un arco quadrifonte, veniva chiuso durante i periodi di pace, come avvenne durante il regno di Numa Pompilio (715 a.C. - 673 a.C.), nel primo consolato di Tito Manlio Torquato (235 a.C.) e nel corso dei principati di Augusto (10 a.C.) e di di Nerone, secondo la testimonianza di Svetonio. «Il tempio di Giano Quirino che, dalla fondazione di Roma, non era stato chiuso che due volte prima di lui, sotto il suo principato fu chiuso tre volte, in uno spazio di tempo molto più breve, poiché la pace si trovò stabilita in terra e in mare» (Svetonio, Vite dei Cesari, Divus Augustus 22) «Salutato imperatore per questo fatto, Nerone portò al Campidoglio una corona di lauro e chiuse il tempio di Giano Bifronte (o Giano Gemino), come se non rimanesse da fare più nessuna guerra». Il tempio venne aperto per l'ultima volta sotto il regno del giovane imperatore Gordiano III, prima della sua partenza per una campagna militare contro i Sassanidi nel 242. Le uniche immagini dell’edificio, scomparso senza lasciare alcuna traccia, ci vengono da alcune monete di Nerone, il quale celebrò la chiusura del santuario con una serie emessa dalle zecche di Roma e di Lugdunum.
    1 punto
  27. Il tempio, nell'architettura così come la conosciamo dell'antico mondo greco, è considerato l'edificio più eclatante : in Italia, la Magna Grecia e la Sicilia, ci hanno conservato numerosi ed importanti esempi di templi, nella quasi totalità nello stile dorico e nella tipologia di tempio periptero ed esastilo . Derogano a questa 'norma' , la cosidetta Basilica di Paestum, inconsueto tempio periptero ennastilo (fronte con colonne impari) ed il tempio 'G' di Selinunte, una collina di ruderi nella quale gli archeologi hanno riconosciuto un tempio periptero ottastilo di grandissime dimensioni ( 46 x 109 metri ) , più grande del Partenone anch'esso ottastilo . E' invece molto particolare, pressochè unico, il colossale tempio di Zeus olimpio ad Agrigento . Terone tiranno di Agrigento, in alleanza con Gelone tiranno di Siracusa, nel 480 a.C. affronta l'esercito cartaginese ad Imera infliggendogli una pesantissima sconfitta : questa vittoria viene commemorata in Agrigento da Terone, che fa erigere il tempio dedicato a Zeus olimpio . Probabilmente già danneggiato nel 406 a.C. alla caduta di Agrigento, il tempio crolla poi totalmente per un terremoto nel 1401 : l'enorme ammasso di rovine che ne risulta è da allora una cava per materiali di recupero per costruzione, dalla quale ancora nel XVIII sec. sono cavati i blocchi per costruire i moli di Porto Empedocle . Le indagini degli archeologi ci dicono di un tempio pseudoperiptero eptastilo di grandissime dimensioni ( 53 x 110 metri ) probabilmente il più grande noto : l'edificio risulta di particolare costruzione eseguita nella totalità ( colonne e muri ) in muratura a corsi orizzontali sovrapposti di blocchi . Nella volontà della ricerca dell'inusuale grandezza di questo particolare tempio, potremmo vedere un parallelo, nella stessa Agrigento, nella volontà di emettere gli eclatanti, più che inusuali decadrammi di argento, pervenutici in estremamente rari esemplari : monete forse di ostentazione, uniche, con quelle di Siracusa, in tutta la monetazione dei Greci in Italia .
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  28. un consiglio: non abbiate mai la certezza dell'inviolabilità delle comunicazioni. anche nel caso di Quantum cryptography
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  29. @TIBERIVS Certo che dò i contanti alla badante. Il problema è che non sono rimborsabili spese di farmacia non tracciate. La carta prepagata è accettata come tracciabile? @giacutuli Quando i giovani di oggi si troveranno di fronte a problemi che arrivano dopo i 60 anni, vorrei proprio vederli... E per quanto riguarda l'evasione, il problema non sono i contanti. In Germania non ci sono limiti al contante e l'evasione è molto inferiore a quella italiana. Per battere l'evasione basta un semplice (troppo semplice) trucco. Tutto scaricabile. Renderebbe l'evasione irrisoria e risparmieremmo un sacco di spese inutili. Arka Diligite iustitiam
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  30. Scritte arrotondate, direi Myanmar (Birmania). 10 Pyas
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  31. Propendo per l'autenticità...
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  32. Ciao Massimo, non ho idea di che moneta si tratti, mi sono limitato a schiarire un po' la tua foto . Speriamo che qualcuno la conosca e sia in grado di identificarla. Buona Giornata
    1 punto
  33. Dobbiamo renderle più difficoltose... India orientale olandese, mezzo duit
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  34. @Scudo1901, io stò scrivendo solo verità, se il tuo amico @lm97 scrive il falso avendo letto personalmente i suoi messaggi intercorsi con Andrea Pucci mi sento in obbligo di segnalarlo. EDITATO Visto e considerato che quello sbagliato sarei io vi garantisco che non inoppurtenerò più nessuno con i miei scritti da incompetente, un grande saluto a tutti gli amici del forum ci sentiremo da altre parti. EDITATO
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  35. __________________________________ Ragazzi ho qualcosa di simile, che ne pensate? __________________________________ Qualcosa di simile? vuoi dire che hai una FAC SIMILE! __________________________________ FAC SIMILE = PATACCA! __________________________________ Nessuno? __________________________________ Nessuno? guarda che ti abbiamo risposto!! __________________________________ UP __________________________________ UP? ma che fai non ci leggi?? __________________________________ Scusate, per errore vi ho messo tra gli utenti ignoranti. __________________________________ 'UTENTI IGNORATI' non ignoranti! __________________________________
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  36. 6,000 years of arrows emerge from melting Norwegian ice patch The record-setting discovery of 68 projectiles from the Neolithic to the Viking Era also upends ideas on how ice both preserves and destroys archaeological finds. A researcher examines a wooden arrow shaft that emerged from the Langfonne ice patch in Norway. Radiocarbon dating is used to determine the age of many objects once trapped within the now-melting ice. GLACIER ARCHAEOLOGY PROGRAM, INNLANDET COUNTY COUNCIL Archaeologists in Norway have discovered dozens of arrows—some dating back 6,000 years—melting out of a 60-acre ice patch in the county’s high mountains. Expeditions to survey the Langfonne ice patch in 2014 and 2016, both particularly warm summers, also revealed copious reindeer bones and antlers, suggesting that hunters used the ice patch over the course of millennia. Their hunting technique stayed the same even as the weapons they used evolved from stone and river shell arrowheads to iron points. Now the research team is revealing the finds in a paper published today in the journal Holocene. A record-setting total of 68 complete and partial arrows (and five arrowheads) were ultimately discovered by the team on and around the melting ice patch–more than archaeologists have recovered from any other frozen site in the world. Some of the projectiles date to the Neolithic period while the most “recent” finds are from the 14th century A.D. The upper part of the melting Langfonne ice patch as viewed by helicopter. Researchers estimate that Langfonne today is half the size it was in the late 1990s—and a tenth of its extent during the Little Ice Age, a centuries-long dip in global temperatures that lasted from about A.D. 1300 into the 1800s. GLACIER ARCHAEOLOGY PROGRAM, INNLANDET COUNTY COUNCIL While the sheer number of historical projectiles is stunning, the Langfonne discoveries are also upending generally accepted ideas in the relatively new specialty of ice-patch archaeology, and yielding new clues as to ice’s potential to preserve or destroy evidence from the past over the course of thousands of years. An icy ‘time machine’? Since archaeologists started systematically surveying melting ice sites 15 years ago, ice patches from Norway to North America have yielded almost perfectly-preserved artifacts from long-ago time periods. In isolation, the individual finds contain information about craftsmanship and long-ago hunting traditions. Langfonne, in fact, was one of the first ice patch sites to come to light, after a local hiker discovered a 3,300-year-old leather shoe sitting next to the edge of the ice patch in the summer of 2006 and reported it to archaeologist Lars Pilø, now a researcher at the Innlandet County Council Cultural Heritage Department and a co-author of the new study. Ever since that discovery alerted Pilø to the possibility of artifacts preserved in mountain ice patches, researchers in Norway and beyond—there are similar sites in Canada’s Yukon, the Rockies in the U.S. and the Alps in Europe—have wondered if the distribution of objects on and around the ice might tell them about how and when the ice patch sites were used and how they grew over time. Unlike glaciers, which are essentially slow-moving frozen rivers, ice patches are fixed deposits of snow and ice that may grow and shrink over time. Sites like Langfonne, researchers assumed, resemble a patch of snow at the end of winter: As temperatures increase, artifacts trapped inside melt out in the order they were deposited. A Viking-era arrow foreshaft found at Langfonne features a preserved iron arrowhead with sinew and birch-bark lashings. Another Viking-age arrow from Langfonne also features an iron arrowhead with sinew and birch-bark lashings. MUSEUM OF CULTURAL HISTORY/UNIVERSITY OF OSLO The idea was, ice is like a time machine. Anything that lands on it stays there and is protected,” Pilø says. That meant the oldest items would be found in the deepest core of the ice patch, in the same way that archaeologists working with artifacts buried in soil assume lower layers of dirt contain older artifacts. And because the ice patches were thought to grow steadily with each winter’s snowfall, more recent finds would be closer to the edges of the patch. If ice patches froze artifacts exactly where they were lost, archaeologists theorized, those items could help reconstruct what people did there in the past, how big the ice patches were at specific points in prehistory, and how fast they grew and shrank over time. The Langfonne arrows seemed like a way to test the time-machine theory. The arrows and reindeer bones confirmed earlier suspicions that Norway’s high mountain ice patches were reindeer-hunting hotspots: When the cold-loving creatures retreated to the ice to avoid biting insects during the summer months, people followed with bows, arrows, and hunting knives. But after radiocarbon dating all the arrows and gathering dozens more dates from reindeer remains they found on the ice, the researchers realized that, at Langfonne at least, the time-machine theory was unreliable. Researchers expected that the oldest items would be trapped in place from the day they were lost and preserved just as well as artifacts buried in the ice in later centuries. But the oldest artifacts at Langfonne, which date back to the Neolithic, were fragmented and heavily weathered, as though they’d been churned by the ice or exposed to sun and wind for years. Arrows from later periods, like the 1,500-year-old arrow that used a sharpened mussel shell harvested from a river at least 50 miles away, looked as though they were shot just yesterday. “That raises the suspicion something happened inside the ice” that exposed and re-froze the older items, Pilø says. And the arrows didn’t seem to be emerging in any particular order, as you’d expect if the ice formed perfect layers over time. Arrows made thousands of years apart were lying not far from each other along the ice edge. “The idea that you find the oldest evidence when the ice patch is at its smallest—that isn’t really true,” says Montana State Parks archaeologist Rachel Reckin, who was not part of the research team. “It looks like gravity and water are moving artifacts down a great deal.” Co-author Atle Nesje, a glaciologist at the University of Bergen, says that thousands of years ago, warm summers probably exposed older artifacts, which were carried to the edge of the ice patch by streams of meltwater before freezing again. The weight of ice pressing down on lower layers might have caused them to shift, carrying their frozen contents with them. Or lightweight wooden arrow shafts might have been blown across the surface by fierce winds before getting lodged in rocks or getting covered again by snow. Arrows lost in the snow more recently, meanwhile, might have stayed in place. Because old arrows might be washed down by meltwater and then re-freeze, the spot where they were found could be a long way from where they originally landed. That meant using radiocarbon dated arrows to map the size of the ice patch in the past was a dead end. “Glaciologists and ice patch archaeologists were hoping that artifacts could give us an idea of the size over time, but that’s not the case,” Reckin says. Wolverines and Vikings Researchers were pleasantly surprised that the Langfonne arrows, once dated, could provide useful clues to how people used the ice patch over time. During certain periods, for instance, the team found lots of reindeer bones but very few arrows. That suggests people weren’t hunting on the ice; instead, reindeer were probably being killed by wolverines, which bury their carcasses in the snow to eat later. Between A.D. 600 and 1300—roughly the Viking Age—radiocarbon dating revealed a different type of activity on the Langfonne patch. “There’s a lot of arrow finds, but hardly any reindeer material,” Pilø says. “That’s not a coincidence.” Humans were hard at work removing slain reindeer from the ice, harvesting their fur and antlers to sell as trade goods. The rapidly changing understanding of the ice and the secrets it holds matches the speed at which the ice is disappearing. “I’ve been studying Norwegian glaciers for the last 40 years. It’s a lot of change,” says Nesje. “It’s quite scary to see how fast the ice patches can melt away, from one day to another.” Based on lichen growth on the rocks around the ice patch, Nesje estimates that Langfonne today is half the size it was in the late 1990s—and a tenth of its extent during the Little Ice Age, a centuries-long dip in global temperatures that lasted from about 1300 AD into the 1800s. The steady melting means archaeologists have to move fast while preserving as much information as possible. “Time is of the essence, and we’re trying to be good scientists while doing the best we can with the data we have,” Reckin says. “Every piece of this puzzle that helps us understand the complexity of these processes is really helpful.” https://api.nationalgeographic.com/distribution/public/amp/science/2020/11/6000-years-arrows-emerge-melting-norway-ice-patch
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  37. L’iscrizione a rovescio non è stata bulinata, la moneta nasce così.
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  38. Non ho soldi per nessun avvocato e non intendo più a 74 anni di perdere tempo con l'IPZS- tra l'altro sono un pittore e la numismatica è solo uno sfizio che mi sono permesso fino ad ieri - ho inviato una recensione sulla NUTELLA e credo non lo pubblicheranno mai-
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  39. E' successo anche a me. Usa questa procedura: 1- entrare ne Il mio Account. 2- cliccare su I miei ordini nel menu a sinistra. 3- cliccare su Visualizza ordine. 4- una volta nell'ordine, in alto a destra sotto il numero dell'ordine, trovare il link Stampa ordine/Annulla ordine. 5- Cliccare su Annulla ordine Ti arriverà poi una mail dove ti chiederà di comunicare: 1. N. ordine 2. Importo ordine 3. Nominativo intestatario carta di credito utilizzata 4. IBAN per il rimborso
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  40. Ciao, @gionnyscily; un esperto come te può dirmi se la moneta è migliorabile, facendola pulire da un professionista? Come la giudichi, val la pena di tentare?
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  41. Buonasera a tutti, condivido il mio 10 Tornesi 1857 Ferdinando II ? Saluti Alberto
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  42. Buongiorno, seguo l'Amico Alberto @Litra68 10 Tornesi 1856 Buona domenica a tutti.
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  43. Buonasera a tutti, torno a scrivere sul forum dopo un periodo d’assenza visto che l’argomento della discussione e il modo in cui è stata affrontata mi hanno imposto quasi l’obbligo morale di scrivere alcune righe. Scusatene la lunghezza. Vorrei innanzitutto partire commentando il tono della discussione. È vero che è da qualche anno che non frequento il forum ma mi sembra di ricordare che è un posto dove vige la libertà di parola (entro certi limiti, s’intende), pertanto chiunque può esprimere liberamente un suo pensiero e nessuno, a mio modo di vedere, può arrogarsi il diritto di stabilire chi “dovrebbe avere almeno il pudore di stare zitto e imparare prima di parlare” e chi invece può parlare. Mi riferisco al commento di @simonesrt che peraltro, oltre a questo passaggio quantomeno discutibile, non ha apportato nulla di costruttivo alla discussione. Non mi pare poi sia legge non scritta che la preparazione numismatica di un utente dipende da quanto tempo egli sia registrato sul forum. Dando uno sguardo agli interventi di Agrippina vedo che è stata perlopiù attiva nella sezione identificazioni, rispondendo ad alcune richieste. Una nuova iscritta ma attiva e non il classico utente “da una botta e via” interessato al valore di quello che ha tra le mani e che poi, una volta ottenuta risposta, sparisce. Ad ogni modo, passando al merito della questione, leggo che nessuno di quelli che sostengono l’autenticità dell’esemplare, ha mostrato immagini di esemplari incontrovertibilmente autentici e simili a quello del British. Si parla di un dupondio di Tranquillina, moneta R4 sul RIC, e già soltanto questo dovrebbe imporre cautela nel dare giudizi affrettati, nell’uno e nell’altro senso. “Moneta autentica.” con tanto di punto perentorio scrive @skubydu, chiedendoci, immagino, di credergli sulla parola. Nell’attesa che @Crivoz fornisca le immagini di cui ha parlato, vorrei fare alcune osservazioni sui bronzi di Tranquillina e i suoi dupondi, visto che un esemplare di questi è argomento del topic. Non sarei così fiducioso, innanzitutto, di trovare dupondi originali nelle vendite all’incanto. Essendo i bronzi molto più rari dei già rarissimi esemplari argentei a nome di Tranquillina, ci si può aspettare l’esistenza di una nutrita produzione fraudolenta, non soltanto moderna, ma anche risalente agli scorsi due o tre secoli. Non è certo un mistero che i vecchi collezionisti facevano a gara per inserire nella loro collezione i pezzi o i nominativi più rari, incappando spesso in esemplari non autentici o facendoseli realizzare appositamente (nel caso di esemplari rarissimi o di nominativi di cui non erano e non sono tuttora note monete) come “tappabuchi” per la raccolta. E infatti nell’IBSCC troviamo scritto "It has long been a suspicion that most known sestertii of Tranquillina, if not all were made in the 19th century”. Possiamo estendere questo “suspicion” anche ai medi bronzi? In un articolo del 1933 pubblicato su The Numismatic Chronicle and Journal of the Royal Numismatic Society, Fifth Series, Vol. 13, No. 51, pp. 203-219, Karl Pink parla del falsario Claude Augustin De Saint Urbain (1703-1761) e delle sue produzioni, tra cui si annovera anche un denario di Tranquillina. Nella nota 12 a questo esemplare, a pagina 412, egli cita alcuni esemplari di dupondi di Tranquillina, di cui tre nella collezione del Museo di Vienna: “According to Elmer, all three Vienna pieces are from the same die and false. The same is true of Weber Sale, Pl XXXII, 2144,2145 and of the coin (? the same as 2145) in Riechmann, Lager-kat., May 1921, xvii, 1734. Is there a genuine original, and, if so, where?” Pink afferma quindi che Elmer ha ritenuto falsi gli esemplari di Vienna, tutti provenienti da stesso conio, e lo stesso vale per gli altri. Si chiede, quindi, se esistono esemplari autentici di dupondi di Tranquillina e, se esistono, dove sono. Ho deciso quindi di pormi la stessa domanda di Pink e facendo qualche ricerca, mi sono imbattuto in un dupondio di Tranquillina conservato nella collezione del Museo Archeologico Saint-Raymond di Tolosa. L’esemplare non soltanto appare essere una vecchia fusione, di quelle tipiche sette-ottocentesche, ma anche dello stesso “conio” (o impronta) dell’esemplare conservato nel British. Cosa comporta questo? In primis che la strana sensazione di cui parla @Poemenius non è dovuta a restauro o pulizia eseguiti sull’esemplare British: le due monete di Tranquillina nascono proprio con quel disegno e con quelle lettere. Non si può sostenere, inoltre, che l’esemplare di Tolosa sia una fusione ricavata dai calchi di quello del British in quanto quello di Tolosa presenta più dettagli di quello del British (a titolo esemplificativo si osservi parte della perlinatura sul bordo destro del D/ di quello di Tolosa, assente invece su quello del British). Si notano anche altre sospette similitudini tra i due esemplari, quali la forma del tondello, e i difetti o presunti tali dello stesso, posizionati tutti nei medesimi punti su entrambi gli esemplari (si veda l’immagine). Escludendo che l’esemplare di Tolosa provenga dai calchi di quello del British, resta l’ipotesi di una comune provenienza dai calchi di un terzo esemplare oppure da matrici realizzate nel XVIII secolo atte a produrre falsi di questo tipo. Per quanto riguarda la provenienza dei due esemplari, sappiamo che quello del British proviene dalla collezione del Duca di Blacas d'Aulps, continuata dopo la sua scomparsa e poi venduta nel 1867 al British. Come giustamente detto da @Luigi78, collezione importante e prestigiosa, non priva però di falsi. Ho scritto al Museo di Tolosa per conoscere la provenienza del loro esemplare e mi è stato risposto che apparteneva alla collezione di Charles Clément Martin de Saint-Amand (1700-1763), e che il Museo ospita 4247 monete di questa collezione. Quindi: due monete di due importanti collezioni di origine francese, raccolte tra il 1700 e il 1800, entrambe dalle stesse matrici, dalla forma del tondello molto simile e che presentano gli stessi difetti localizzati negli stessi punti del tondello. Senza dimenticare i cinque/sei esemplari falsi riconosciuti da Elmer, tre dei quali nel Museo di Vienna (di questi esemplari sarebbe interessante poter visionare le immagini, per valutare se anche i due British/Tolosa provengono dalle stesse matrici di quelli citati da Pink). Orbene, tutto considerato, mi sembra che i dubbi di chi ha aperto la discussione possano essere quantomeno comprensibili. Certamente, @Luigi78, il British avrà esaminato con cura i pezzi della collezione acquisita, tuttavia lo stesso Museo di Vienna conserva ben tre esemplari falsi di dupondi di Tranquillina, secondo quanto riportato da Pink e non penso siano stati meno scrupolosi nel selezionare gli esemplari. Questo per dire che più che fare affidamento sulle storie o sulla provenienza (più o meno prestigiosa) di una moneta preferisco guardare alla moneta stessa. Penso che un atteggiamento di questo tipo, in cui si raccolgono elementi inerenti all’argomento e si cerca di dimostrare o di smentire una tesi o anche soltanto le sensazioni di un utente, sia molto più utile e soprattutto più educato che ridurlo al silenzio tacciandolo di incompetenza. Un saluto a tutti
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  44. Ed il mio 1838 con contrassegno diverso e cifre della data più piccole rispetto a quello di @Rocco68 Qualcuno ha il 1838 con punto sotto il collo?
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  45. Io preferisco più questa Napoli Filippo III di Spagna, (1598-1621). Scudo 1617, AR 32,84 g. D/PHILIPP III D G REX HISP Busto radiato, corazzato e drappeggiato a d., con colletto alla spagnola e mascherone sullo spallaccio; dietro, I C / C (Giovanni Francesco Citarella, zecchiere e Costantino di Costanzo, maestro di prova) e sotto, nel giro, [1617]. R/ QVOD VIS Aquila coronata (la corona è nel giro), ad ali spiegate e volta a sinistra, stringe nell'artiglio d. un ramo di ulivo ed in quello s. un ramo di palma. Riferimenti:CNI 123. Pannuti-Riccio 2a. MIR 200/1. Estremamente raro. Ex asta NAC 76, 2013, 151. Esasperato per la lentezza delle trattative di pace con la Repubblica di Venezia, il Vicerè di Napoli, duca di Ossuna, autorizzò la battitura di questo scudo, il cui rovescio è una chiara allusione alle due opzioni: la pace o la guerra. Foto da asta NumismaticaArsClassica asta 112 lotto n°53 BLOG:https://numismaticameridionale.altervista.org Salutoni odjob
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