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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/30/21 in Risposte

  1. Salve a tutti, condivido con voi con piacere l'ìultima entrata, uno scudo largo genovese del 1653. Basso di conio qua e là, come spesso in questa monetazione, ma la conservazione mi piace, specie l'effigie della Madonna con bambino. Ringrazio in anticipo per i commenti.
    6 punti
  2. L'esecutore del conio deve essersi trovato senza il punzone della N. Non so i tempi di preparazione di un puzone, ma immagino che non sia una cosa di breve durata. Ma il conio doveva essere preparato. Come fare? Utilizzando un'altro punzone a disposizione. Quello più simile era quello della M. Lo rovescia proprio per distiguerlo dalle M e far capire l'emergenza. E' sicuramente una curiosità interessante, che ci fa vedere come si risolveva problemi pratici in quell'epoca. Arka Diligite iustitiam
    4 punti
  3. @marco.dainese, molti di noi oltre che collezionisti sono studiosi e appassionati di archeologia, di storia "locale". Vedere un oggetto simile pone interrogativi. Sicuramente vien da pensare come ne è entrato in possesso senza sapere cosa sia? Probabilmente in modo lecito, ... ma non meravigliarti che a qualcuno sorgano dei dubbi dal momento che poni una richiesta senza scrivere due parole sull'origine dell'oggetto, come, almeno a me, sembrerebbe logico. Qui nel Forum vengono immediatamente (e giustamente) chiuse le richieste di identificazione di chi ingenuamente dichiara il ritrovamento "casuale" di qualcosa. Come hai puntualizzato appaiono molte "cose sporche" per le quali la discussione rimane aperta. Ma non sta al Forum decidere cosa è "sporco di terra" se non viene espressamente dichiarato. E per questo tu hai avuto le risposte che cercavi. Anche per questo oggetto. Ma nello specifico, è proprio un oggetto come questo che "fa venire un pò di mal di pancia" a quelli di noi appassionati a storia e archeologia ... una statuetta bronzea di San Pietro in cattedra ... da dove viene? Forse da un luogo dove vi era un sacello, un capitello, una chiesetta? Pensa che importanza avrebbe per la storia locale di un territorio. Tu l'avrai avuto sicuramente in modo lecito, ma piange il cuore vederlo come un semplice bell'oggetto ma che non testimonia più la storia.
    4 punti
  4. Buonasera a tutti, per una Napoletana al giorno, ripropongo il mio Tarì Propago Imperi 1716. Carlo VI d'Asburgo. Moneta commemorativa, emessa In occasione della nascita del principe Leopoldo Giovanni d’Asburgo, unico maschio nato a Vienna il 13 aprile 1716 dal matrimonio con Elisabetta Cristina di Braunschweig-Wolfenbuettel, riprende un po' l'uso delle monete classiche di commemorare, e precorre un po' I tempi moderni. Ricordo durante gli anni 90 mi sono lasciato molto tentare dal raccogliere le emissioni commemorative della Repubblica Italiana, chissà se qualcuno nel passato ha messo da parte questo Tarì con lo stesso intento ?. A proposito vi ricordate a cosa dovesse servire ? vediamo chi lo ricorda. Cosa ne dite dei puntini all'interno delle lettere E al posto dell'asticella centrale..? Saluti Alberto
    3 punti
  5. In effetti il termine libertà è simile ad altri termini come amore o dio, soggetti ad ambiguità, eccesso di astrazione, visioni soggettive, fraintendimenti... Personalmente non credo nella possibilità di una libertà assoluta, quella del "buon selvaggio" non è affatto una libertà assoluta in quanto se vive in una tribù deve rendere conto alle regole esistenti nella tribù, e quandanche vivesse da eremita sarebbe soggetto ai limiti intrinseci alla vita in natura e ai bisogni umani, la vera costrizione di base sono i bisogni intrinseci alla natura umana, abbiamo bisogno di aria respirabile, acqua, cibo, riparo dalle intemperie, questo solo per quanto i riguarda le necessità della sopravvivenza fisica, poi ci sono quelli psichici ed emotivi, più esposti alla soggettività del temperamento individuale ma ugualmente cogenti e incisivi nella vita umana come ognuno può constatare nella propria esperienza. Sono tutti questi bisogni e necessità di base, legati alla sopravvivenza fisica e anche psichica, che nel corso della storia umana hanno condotto le comunità a creare strutture, istituzioni, regole che da una parte hanno limitato lo spazio delle scelte individuali, dall'altra hanno aumentato le probabilità di soddisfare i bisogni di base per una quantità maggiore di individui, si tratta del famoso contratto sociale di rousseauiana memoria, un modello certamente semplicistico, ma comunque una buona approssimazione concettuale dello sviluppo verso comunità sempre più complesse tipico della nostra specie, essendo relativa la libertà si basa sempre su scelte individuali o collettive basate su priorità che possono essere dedotte dalla scala di Maslow, quelle della sopravvivenza di base vengono prima, seguono quelle legate al soddisfacimento dei bisogni psichici ed emotivi, perciò vi è sempre un po' una diatriba tra sicurezza e ordine, cioè esistenza di strutture fortemente regolamentate e autoritarie che limitano molto le libertà di scelta individuale in cambio di maggiore sicurezza collettiva e soddisfazione dei bisogni primari, e tra individualismo e soft power, strutture più aperte, con regole più flessibili e attente ai diritti, prerogative e caratteristiche individuali, che favoriscono appunto le possibilità di scelta degli individui perdendo però di mordente sul lato della compattezza comunitaria, il grado di paura e il senso di precarietà avvertito dalle masse incide molto sulle scelte in un senso o nell'altro tra le due modalità, e la situazione che stiamo vivendo ne è un esempio lampante. Sul piano del denaro il discorso è particolarmente interessante, in tempi di moneta coniata a valore reale, cioè di oggetti che basavano il loro valore sulla quantità di intrinseco, quindi metallo prezioso contenuto, un possessore di tali monete aveva la certezza che questo valore sarebbe stato garantito in ogni transazione, anche in ambito internazionale in caso di monete ad alto valore intrinseco, rimaneva però soggetto a tutti i rischi della conservazione fisica e del trasporto di tali oggetti, rapine, guerre e saccheggi, requisizioni statali, anche perdite accidentali, naufragi e incidenti, erano eventualità tutt'altro che remote, ragion per cui le comunità si adoperarono per limitare questi rischi attraverso varie modalità, nacquero le banche con i loro depositi e i loro titoli, l'individuo possessore di monete a valore reale sceglieva di affidarsi a delle istituzioni che lo garantissero dai rischi suddetti e gli rendessero la vita commerciale pure un po' più comoda... a forza di maneggiare pezzi di carta a vario titolo i possessori di capitali cominciarono ad assuefarsi ad un concetto, cioè la fiduciarietà, vale a dire la trasmissione del valore dall'oggetto reale ad un suo surrogato, i titoli cartacei, che nei primi tempi erano nominali e convertibili, ma che nel tempo si trasformarono in titoli al portatore, cioè l'odierna cartamoneta, oggetti che non hanno più alcun valore intrinseco ma che si basano ormai totalmente sulla fiducia che i possessori di capitali hanno nelle istituzioni da cui provengono, banche e stati... la diffusione della cartamoneta non è stata immediata, ha attraversato varie fasi, come è tipico di tutti i processi in cui è in ballo quel sentimento labile e precario eppure così fondamentale per le comunità umane che è la fiducia, eppure oggi ci fidiamo talmente di questi pezzi di carta nonostante le modalità della loro emissione e circolazione siano conosciute da pochissimi e per i più rimangano dei misteri esoterici al pari di antichi testi alchemici in arabo. Credo che il problema della moneta elettronica sia più o meno simile, è un problema di fiducia, la cartamoneta può essere un pochino esoterica nel modo in cui acquista e conserva il suo valore, ma rimane comunque un oggetto, si può possedere, conservare, scegliere dove metterlo, offre tangibilità, cosa non più possibile con la moneta elettronica, anche l'ultimo tabù è violato, dopo il valore intrinseco anche la materialità della moneta non esiste più, al suo posto un complicato gioco di numeri su uno schermo, tanti misteri esoterici, paure e timori di grandi fratelli in agguato nell'ombra che ci possono fottere il soldo in qualunque momento, cosa che almeno prima richiedeva un atto materiale, cioè una bella rapina violenta e sanguigna, adesso invece la rapina sarebbe eventualmente silenziosa, asettica, occulta, quindi ancora più spaventosa...
    3 punti
  6. Io temo una cosa. Se dovessimo passare alla moneta elettronica in modo esclusivo, rinunceremo a una bella fetta di libertà. Non sono sicuro che ne valga la pena. Già adesso, ogni volta che vado al supermercato, mi chiedono se ho la loro tessera. Io rispondo: No, perchè tengo alla mia libertà. Ma avrebbe degli sconti, mi dice la cassiera. La rinuncia a questi sconti è il prezzo che pago per la mia libertà, rispondo io. Qualche cassiera è d'accordo con me. Arka Diligite iustitiam
    3 punti
  7. Concordo , con te su molte cose studio archeologia anch'io , la mia collezione è ampia e gli oggetti accumulati in decine di anni , partecipo a fiere e convegni di numismatica e altro, e come ho detto questo oggetto l ho sempre lasciato cosi per un mio piacere personale, hai scritto delle parole sagge e le rispetto , l ' importante è non fare critiche ingiuste piuttosto domandate, e se leggi i post su altre discussioni ,non sto attraversando un bel periodo,i miei capelli bianchi pesano e ho alcune difficoltà, ti ringraziò nuovamente e chiedersi di chiudere qua questa discussione,io rispetto tutti voi. Cordialità Marco
    3 punti
  8. Aggiudicata in asta Artemide giugno 2019 Lotto 1068: Doge e Dogaressa. Gettone, ultimo quarto del XVI sec. D/ Leone di S. Marco a sinistra, tiene il Vangelo aperto. R/ Il Doge e la Dogaressa stanti di fronte. Volt. 725. Correr, tessere n. 227. AE. g. 5.48 mm. 29.00 Inc. Hans Krauwinkel. R. Probabilmente coniata a Norimberga. Bel BB. ?
    2 punti
  9. Buonasera a tutti! Da poco ho completato la mia serie sui bagattini da 12 ? Finalmente tutti e 27 assieme ? Ci tenevo a condividere con voi amanti della Serenissima questo mio piccolo trionfo numismatico ❤ (Ora piano piano, alzerò il livello di conservazione di qualcuna ?) A presto, Nic P.s. Se vi serve la foto di qualcuna in particolare chiedete pure
    2 punti
  10. Buonasera a tutti, in attesa del 47, posto il mio comunissimo 1852. Punteggiatura incompleta in leggenda. Magliocca 740 Saluti Alberto
    2 punti
  11. Anche Cronaca Numismatica ricorda Sergio, con un toccante articolo di Roberto Ganganelli https://www.cronacanumismatica.com/addio-a-sergio-rossi-editore-numismatico-online/ petronius
    2 punti
  12. Unione Sovietica, 1 rublo 1985 Dedicato a Friedrich Engels
    2 punti
  13. OPERA PIA PANE QUOTIDIANO Dal volume: I 100 ANNI DEL PANE QUOTIDIANO E QUALCHE APPUNTO SULLA POVERTA'
    2 punti
  14. Eh si ? Comunque lo ha comprato un noto collezionista e divulgatore di falsi, attivo anche sul nostro forum: https://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=125091.0
    2 punti
  15. Due belle monete, e quella di Massenzio è anche assente dal RIC per la sesta officina (cf RIC 17b) mi sembra? Ma @Stilicho, è vero, abbiamo dimenticato di parlare dello scudo di Procopio. Si è ipotizzato che questo scudo « macedone » sia stato adottato da Costantino in riferimento ad Alessandro ma anche per il suo simbolo solare (e poi cristico, forse assimilato al monogramma iota chi) e che divenne per quello appannaggio dei soldati delle Scholae Palatinae, al diretto commando dell’imperatore. Costantino, seguito da Costanzo II, avrebbe dato a questo scudo, assieme al diadema ellenistico e al labaro, un valore di regalia. Questo spiegherebbe la sua raffigurazione ad esempio sui solidi di Costanzo Gallo o Giuliano ancora cesari ma ostentatamente reintegrati nella famigli costantiniana e destinati a regnare. Questo scudo che s’incontra su tante monete di Procopio sarebbe quindi un’altro esempio di simboli presi in prestito per affermare la sua appartenenza alla dinastia costantiniana, e da cui attingeva la sua legittimità. Un articoli su’ll argomento da Fernando Lopez Sanchez, in francese: https://www.academia.edu/18113857/Procope_et_le_bouclier_macédonien Non colleziono, ma vorrei mostrarvi il rarissimo tipo per i bronzi, figurando l’imperatore poggiando il piede su una prora, sempre con la legenda REPARATIO FEL TEMP, con un bel esempio dello scudo « macedone » di Procopio. RIC IX, 6, Cyzicus. L’esemplare conservato al Kunst Historisches Museum di Vienna:
    2 punti
  16. Aggiudicatami in asta Nomisma n. 15 del 14 aprile 2020 Lotto 84: BENEVENTO Ludovico e Angilberga (870-871) Denaro - MIR 244; MEC 1116 AG (g 1,16) RR Grading/Stato: SPL
    1 punto
  17. In questo periodo sto leggendo un interessante volume sull’imperatore Valente e sono giunto al momento dell’usurpazione di Procopio. Ho quindi deciso di fermarmi un attimo e di approfondire l’argomento per condividere con voi l’avvenimento storico e le sue ricadute sulla monetazione del periodo. Di Procopio si e’ già parlato nel forum in alcune interessanti discussioni che troverete in calce. Ho comunque deciso di riprendere l’argomento per dare una rinfrescata alla nostra memoria, ponendo una particolare attenzione alla interazione tra la storia e le monete. Per me, ovviamente, e’ stata una bella occasione per studiare. La rivolta di Procopio (settembre 365-maggio 366 d.C.) fu piuttosto anomala. Vediamo il perché. Innanzi tutto, partì da Oriente e ciò e’ piuttosto strano in quanto le usurpazioni, di solito, avvenivano ad Occidente, dove vi erano grandi unità mobili dell’esercito lontane dal potere imperiale. Inoltre, non ebbe origine (come la maggior parte delle usurpazioni) dai i ranghi militari e Procopio stesso non aveva un comando militare ufficiale a quell’epoca. Procopio era cugino di Giuliano II in quanto era figlio della sorella di Basilina, madre dell’Apostata: Questo lo legava alla famiglia dei Costantinidi in quanto Giuliano II, a sua volta, era figlio di Giulio Costanzo, fratellastro di Costantino I. Per questo Procopio dichiarava la sua parentela costantiniana, facendone la pietra angolare dell’edificio della sua rivolta. Inoltre, a differenza di Valente, era nato da una famiglia illustre ed era stato “educato in maniera corrispondente” come dice Ammiano. Parlava correntemente sia il greco che il latino, mentre Valente parlava poco il greco (un grosso svantaggio per un sovrano d’oriente). Sempre secondo Ammiano, per dare una patina di legittimazione alla sua rivolta, fece anche circolare la voce che Giuliano II, prima della partenza per la spedizione persiana, lo avesse investito della futura successione imperiale consegnandogli un mantello di porpora. Sappiamo però che, alla morte di Giuliano II, i militari elessero a imperatore Gioviano. Pare che Procopio (forse in quel momento privo di appoggi politici, ma in particolare dell’appoggio dell’esercito) abbia riconosciuto Gioviano, preferendo però, per sua sicurezza, fuggire. Alla morte di Gioviano, Procopio rimase nascosto probabilmente a Costantinopoli per sfuggire alla caccia di Valente che, evidentemente, lo cercava temendone l’ascendente sulla popolazione orientale, vedendo in lui (alla luce dei suoi legami familiari) un pericolo alla sicurezza del suo regno. E’ proprio a Costantinopoli che lo troviamo all’inizio della sua rivolta. Qui cavalcò il profondo malumore della popolazione causato dalla forte pressione fiscale operata da Petronio (il suocero di Valente) che stava accumulando ricchezze facendo ricorso anche alla violenza. Il Senato ed alcune unità dissidenti dell’esercito, stanche della situazione, videro in Procopio un ottimo portavoce delle loro istanze e lo nominarono imperatore senza colpo ferire (settembre 365). Naturalmente, per Procopio la prima cosa da fare fu quella di procurarsi il denaro per finanziare l’impresa e soprattutto pagare (e corrompere) i soldati. Saggiamente capì che, per far funzionare la rivolta, sarebbero stati necessari ingenti capitali. Quindi, corrotte con i primi denari alcune truppe di stanza in Costantinopoli, occupò la tesoreria e la zecca della città e cominciò a battere moneta a suo nome. Con questa pagò il reclutamento delle truppe dalle masse urbane, la corruzione degli ufficiali, la cooptazione di altre unità dell’esercito e l'appoggio dei Goti che non perdevano occasione per inserirsi nelle questioni interne dell'impero a loro esclusivo vantaggio. Si impossessò poi delle tesorerie e delle zecche di Eraclea, Nicomedia e Cizico battendo anche qui moneta propria. Ricorse anche alle confische ed alla richiesta di pagamenti in cambio di incarichi. Perfettamente consapevole dei vantaggi della sua educazione e del suo lignaggio, Procopio mise in opera una vera e propria guerra di propaganda contro Valente. La prova si ha nella sua monetazione : egli, infatti, era consapevole del fatto che le monete fornivano il modo più rapido per raggiungere il pubblico più ampio. Su di esse Procopio si fa ritrarre con una barba da filosofo. Questo e’ un dettaglio non casuale perché ci riporta al cugino Giuliano II che pubblicizzò le sue ambizioni filosofiche con una bella barba. E’ tuttavia un po’ tutta l’effigie che, nel suo complesso, ci ricorda Giuliano II: In questo bel solido trovo interessante la legenda del rovescio, ovvero SECVRITAS REIPVB, un chiaro riferimento al fatto che Procopio si ergeva a paladino dello stato oppresso e messo in pericolo dalla politica di Valente. In questa moneta vediamo l’imperatore con un globo nella mano destra e uno scettro nella sinistra. Tuttavia, su alcuni bronzi di Costantinopoli, questa legenda si associa anche ad un'altra effigie di rovescio con l’imperatore che tiene un labaro o una lancia nella mano destra e che si appoggia su uno scudo sulla mano sinistra: Questa effigie confluirà poi nelle REPARATIO FEL TEMP: Essendosi impadronito della maggior parte delle zecche orientali (Costantinopoli, Cizico, Nicomedia ed Heraclea) Procopio mandò addirittura suoi uomini di fiducia nell’Illirico (non casualmente, essendo zona di confine tra pars orientis e pars occidentis) a distribuire monete con la sua effigie, come ci riferisce Ammiano. Si tratta di monete con al rovescio proprio REPARATIO FEL TEMP… Costantinopoli: Cizico: Heraclea: Nicomedia: Le REPARATIO FEL TEMP (sicuramente la tipologia più comune per Procopio) rappresentano un richiamo esplicito alle FEL TEMP REPARATIO di Costanzo II in particolare. Infatti Procopio, per garantirsi la lealtà delle truppe, tenne come ostaggi Fausta e Costanza (rispettivamente moglie e figlia di Costanzo II) quali emblemi viventi della sua rivendicazione dinastica e che soleva esibire in ogni cerimonia ufficiale. Il significato e ‘ chiaro: ritornano i tempi felici dopo il regno oppressivo di Valente. Il dritto lo ritrae ancora con la barba, un attributo che intendeva (come già detto) evocare allo stesso tempo le ambizioni filosofiche di Procopio e i suoi legami dinastici con L’Apostata. A differenza di Giuliano II pare, però, che Procopio fosse cristiano, cosa pubblicizzata dalla presenza del labaro con il Chi-rho sul rovescio. Attraverso la giustapposizione di questi simboli in apparenza contraddittori , Procopio sfruttava tutti gli aspetti possibili della politica dinastica, rappresentandosi simultaneamente come il legittimo erede del cristiano Costanzo II e dell’imperatore-filosofo Giuliano II. Ma torniamo alla storia. All’inizio Valente si mostrò impreparato ad affrontare la rivolta. E dovette farlo da solo perché Valentiniano, bloccata la via dell’Illirico, non intervenne in aiuto del fratello perché impegnato con gli Alamanni che minacciavano il fronte renano, ma anche perché correvano voci di una possibile usurpazione anche nella pars occidentis. Tuttavia Valente, grazie all’azione di abili consiglieri ed al sostegno di validi generali, cominciò ad agire con decisione. Ci furono una serie di scontri non decisivi finchè ci fu lo scontro finale a Tiatira dove Procopio fu sconfitto definitivamente. Fuggì, ma fu catturato a Nacolia e giustiziato (maggio 366 d.C,) A soli otto mesi dall’inizio, la rivolta era giunta alla fine. Ben altro tempo rispetto ai cinque anni di regno auspicato dai VOTA V sulle sue silique d’argento: Ciao da Stilicho Fonti: - Lenski: Il fallimento dell'impero. 21 Editore - Procopius. - Monete Romane Imperiali - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo - Procopio, che era costui? - Monete Romane Imperiali - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo
    1 punto
  18. Lotti 875 e 876 aggiudicatimi in Asta Artemide n. L del 3-4 novembre 2018: Lotto: 875: Venezia. Pasquale Cicogna (1585-1595). Scudo della croce, Zaccaria Barbaro massaro. CNI 184 var. Paol. 11. AG. g. 31.67 R. Patina dorata Bel BB. Lotto: 876: Venezia. Giovanni Bembo (1615-1618). Scudo della croce, Leonardo Vendramin massaro. CNI 18. Paol. 8. AG. g. 31.70 R. Bellissima patina iridescente. qSPL/SPL.
    1 punto
  19. Ciao Pippo78. Le monete che posti sono sempre molto belle. Io da quel che intuisco dalle foto direi SPL o max SPL+. Vedo sempre usura sul collo e sul volto e questa volta i campi non mi sembrano esenti da segni.... però magari sbaglio....( Sembrano esserci tracce di pulitura)
    1 punto
  20. Purtroppo le foto non sono delle migliori per poter permettere una valutazione attendibbile, comunque da quello che si riesce a vedere, Aazzardo a dire SPL.
    1 punto
  21. Anche questa una bella moneta, con lo sguardo fiero ed austero di Procopio ed una barba assai ben apprezzabile. Grazie per il tuo contributo e per l'apprezzamento. Buona serata da Stilicho
    1 punto
  22. Assolutamente, ci mancherebbe altro. Il punto cruciale è che, alla fine, stai comunque comprando qualcosa che ti appassiona. A mio avviso, un collezionista si distingue da un investitore in base al presupposto per il quale è spinto a comprare un determinato oggetto. Un collezionista compra in base al proprio gusto personale, attratto dal fascino che prova nell'osservare quell'oggetto. Guardando al mondo della numismatica, il collezionista prova una forma di attrazione verso ciò che compra; per certi versi la moneta "gli parla". A volte, il collezionista è anche portato ad acquisti poco logici o impulsivi, perché guidato da un sentimento (la passione) che non può essere totalmente imbrigliato dalla ragione. L'investitore, invece, è guidato dalla logica del profitto. Non compra perché attratto dal significato storico della moneta e da ciò che porta dietro di sé. Il suo interesse primario è comprare un qualcosa che nel futuro possa acquisire un plusvalore. L'oggetto in sé, così cruciale per il collezionista, diventa un qualcosa di subordinato all'andamento del mercato e alla convenienza economica nell'investire o meno. Oggi possono essere le monete, domani le automobili d'epoca e dopodomani i fumetti della Marvel. Ciò che conta è dove tira il "dinero". Ovviamente, questi due sono casi limite, da me volutamente estremizzati. A volte, questi due universi possono anche trovare alcuni punti di congiunzione. Senza voler fare le verginelle, è evidente che dopo che uno ha speso migliaia di euro, si guardi alle spalle e pensi un attimo anche a ciò che ne sarà. Sarebbe abbastanza ipocrita negarlo. Resta, comunque, il fatto che quelle migliaia di euro le ha spese per qualcosa verso cui prova interesse e piacere. Un investitore "puro", invece, non agisce in questo modo e valuta fin da subito la convenienza di ciò che sta facendo.
    1 punto
  23. L’obiettivo è quello di elencare la raffigurazione della Madonna, Vergine Maria, nelle Oselle veneziane cercando di rispettare la tempistica temporale degli esemplari in funzione dei dogati tempo per tempo vigenti. In primis, merita però di essere segnalata la c.d. Medaglia Osella Anonima, epiteto derivante dal fatto che essa non porta alcun nome di Doge, né una data, né altra qualsiasi indicazione che possa far precisare il tempo e la finalità della sua coniazione. Ora, al di là della questione sorta circa se considerare l’esemplare una Osella o meno, il Diritto di questa Osella Anonima è stato così descritto: Sopra due troni posti uno di fronte all’altro, stanno la Vergine Maria e il Redentore; la mano di questo posa la corona sul capo della Vergine, Ai piedi di ciascuna figura è un angelo; e in alto una colomba, circondata da teste alate d’altri angioletti. L’iscrizione, che gira il complesso delle figure, è assai strana per la sua ortografia, di un latino… molto discutibile. Eccola: .REDENTOR. (sic) .MVNDI. .REGINA CELI. (sic) . Doge NICOLO’ CONTARINI (1630-1631) Anno 1630 – Osella Ia Rovescio: Rappresenta un ricco tempio, sopra il quale è la figura della Vergine che tiene in braccio il Bambino; dinanzi al tempio sta inginocchiato il Doge, avente ai piedi il berretto ducale. Attorno leggesi: IN TRIBVLATIONE DILATASTI MIHI . Quest’Osella nel suo rovescio è allusiva alla famosa peste di quell’anno 1630, che infierì a Venezia come in gran parte d’Italia; e per la liberazione dal flagello fu decretata dal Senato Veneto l’erezione del tempio della Salute, eretto poi di fatto lungo il Canal Grande, su fastoso progetto dell’architetto Baldassarre Longhena. La scritta significa: “Tu m’ hai dato sollievo nel dolore”. Doge FRANCESCO ERIZZO (1631-1646) Anni dal 1631 al 1645 corrispondenti ad altrettante numero di Oselle, pari a quindici, partendo dalla Ia. In tutte queste Osella, il Rovescio raffigura un albero ricco di fronde, sulla cima del quale sta un’immagine della Vergine col Bambino: ai lati dell’albero sono due teste soffianti. Attorno leggesi: DEDI SVAVITATEM ODORIS . Tale Rovescio allude alla salubrità dell’aria di Venezia, dopo cessata la famosa peste del 1630; e attribuisce alla Vergine la riacquistata sanità. La frase “Dedi svavitatem odoris”, tolta dall’Ecclesiaste, significa appunto che dolci e salubri effluvi avevano sostituito in Venezia per grazia della Vergine, le fetide emanazioni della peste. Doge DOMENICO CONTARINI (1659-1675) Anno 1667 e 1668 (Osella IXa e Xa). Rovescio: Vi è rappresentata la Madonna col Bambino, posti nel centro di una grande stella. L’iscrizione è la seguente: SIT TVTA HOC SIDERE CRETA . Essendo venuto meno a Venezia, nella guerra contro i Turchi, l’aiuto della Francia, in questa Osella si è voluto mostrare come la Repubblica non dovesse più far conto che sull’aiuto divino. Le parole del rovescio significano infatti: “Così è sicura, affidandosi a questa stella”. Doge ALVISE III MOCENIGO (1722-1732) Anno 1723 – Osella IIa. Rovescio: Vi è rappresentata la Vergine tra le nubi, circondata di raggi e di stelle. In basso si scorge una figura rappresentante Venezia con lo scettro in mano; vicino a lei è il leone alato, e presso a questo un corno ducale. La scritta all’ingiro dice: DOMIN: REGIT ME ET NIH. MIHI DEERIT . Il rovescio allude ai sentimenti profondamente religiosi del Doge, alla sua fede nella protezione di Dio e della Vergine; il motto appunto significa: “Dio mi regge, e nulla mi mancherà”. Doge ALVISE III MOCENIGO (1722-1732) Anno 1731 – Osella Xa. Rovescio: La Vergine col Bambino, circonfusa da una grande aureola di raggi, da nubi e da stelle, ha sopra il capo lo Spirito Santo. Ai suoi piedi sorgono altre nubi fra le quali si scorge un serpente attorcigliato ad una mezza luna. All’ingiro la scritta: AB IPSA SALVS . L’immagine della Vergine riprodotta in questo Rovescio è tratta da quella che dall’isola di Candia i Veneziani avevano portata alla loro città, ponendola sull’altare maggiore di quel tempio della Salute che appunto cento anni prima dell’anno 1731 era stato eretto per pubblico decreto in ringraziamento per la liberazione dalla peste del 1630. Il Doge volle comunque ricordare su questa Osella il centenario dall’erezione del tempio. Il motto significa: “Da lei la salvezza”. Doge PIETRO GRIMANI (174-1752) Anno 1751 – Osella XIa. Diritto: Sono rappresentati effigiati S. Marco e il Doge, entrambi in atto di adorazione dinanzi ad un tabernacolo nel centro del quale è raffigurata la scena dell’Annunciazione di Maria Vergine. Il Diritto si riferisce al Giubileo bandito in quell’anno, e che per Venezia cominciò appunto il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione. Doge FRANCESCO LOREDAN (1752-1762) Anno 1752 – Osella Ia. Diritto: Sopra un alto piedistallo è una figura rappresentante la Vergine col Bambino; a destra è inginocchiato il Doge, che in terra presso di sé ha il berretto della sua carica; a sinistra S. Marco che appoggia il Vangelo presso la statua della Vergine e stende la destra verso un calamaio con la penna che è a terra presso di lui. Sotto il piedistallo, sul pavimento a dadi marmorei, è sdraiato il leone. Il Doge Loredan, facendo derivare il suo nome di famiglia da Loreto, dov’è il celebre Santuario della Vergine, fece imprimere in questa Osella l’immagine sacra, come segno di omaggio verso la divina protettrice della sua casa e della Repubblica. Anno 1753 – Osella IIa. Diritto: S. Marco e il Doge che pregano davanti ad una immagine della Vergine che è raffigurata in un piccolo quadro nel centro di una specie di altare cui sostengono figure d’angeli e che è sormontato da ornati e vasi. Accosciato sul pavimento è il leone. Anche in questa Osella, il diritto esprime la devozione del Doge alla Vergine, a cui egli raccomanda sé e la patria. Anno 1755 – Osella IVa. Diritto: Nel quadro, chiuso tra colonne, archi e fregi di stile Rinascimento, è raffigurata la nascita di Cristo. Ai piedi del quadro sono in atto di preghiera San Marco e il Doge; fra essi il leone. Il Diritto non è altro che una delle consuete dimostrazioni di fede religiosa del Doge. Anno 1756 – Osella Va. Diritto: Vi è raffigurato un vaso, sormontato da una immagine della Madonna, e dentro il vaso sono scritte le parole: VAS ONORABILE. All’intorno, figure d’angeli volanti, alcuni dei quali suonano la tromba; al di sotto, S. Marco in atto di riposo, col leone alato, e il Doge pregante col berretto a terra. Anche questo Diritto manifesta la devozione grandissima del Doge per la Vergine, glorificata col simbolo di una delle allegorie che la Chiesa ha ideato in onore della Madre di Dio, che si riscontra nelle litanie. Anno 1757 – Osella VIa. Diritto: Vi è impressa un’arca, sostenuta da un angelo e sormontata dalla figura della Vergine; entro l’arca sono le parole FOEDERIS ARCA. Ai lati, arcate e colonnati; in basso, S. Marco col leone, in atto di benedire il Doge genuflesso col berretto ai piedi. Questa Osella afferma la pietà religiosa e la devozione particolare che il Doge Loredan ebbe sempre per la Vergine, e ritrae il soggetto del Diritto da uno dei titoli con cui la Chiesa invoca la Vergine nelle sue litanie. Anno 1758 – Osella VIIa. Diritto: La Vergine Maria è il soggetto del Diritto di questa Osella sulla quale si vede un quadro rappresentante l’Immacolata Concezione. Il quadro è chiuso in una cornice a foggia di baldacchino, sostenuto da due angioletti a volo; in basso si scorgono le due figure di S. Marco in piedi e del Doge in ginocchio; fra essi il leone, e presso il leone il berretto del Doge. Doge Alvise IV Mocenigo (1763-1779) Anno 1763 – Osella Ia. Diritto: Si vede rappresentata la Vergine col Bambino in braccio, in mezzo alle nubi. La scritta dice GENS MARIANA. SVMVS . Con l’apporre alla sua prima Osella l’immagine della Vergine, questo Doge volle, come già alcuni suoi predecessori, rammentare la grande devozione sua e della città alla Madre di Dio. La scritta significa: “Noi (Veneti) siamo una gente devota a Maria”. Anno 1764 – Osella IIa. Diritto: Rappresentato un tabernacolo sorretto da un gradinata con due parapetti ai lati e ornato di panneggiamenti e di fregi; nel centro sta un quadro con l’effige della Madonna. Intorno sono le parole: SANTA MARIA DELLA PACE . Secondo alcuni, questo Diritto si riferisce alle trattative di pace che si stavano negoziando in quel tempo tra Venezia e i Bey di Tripoli, Algeri e Tunisi, allo scopo di far cessare le incursioni dei pirati che infestavano il Mediterraneo e causavano gravissimi danni al commercio veneziano. Altri, invece, riferiscono il Diritto di questa Osella al restauro di un quadro della Madonna della Pace, ordinato in quell’anno dal Senato. Anno 1776 – Osella XIVa. Diritto: Un’immagine della Vergine con Bambino, librata fra le nubi; ai suoi piedi il Doge, a capo scoperto, orante; più sotto il leone alato. Attorno si legge: DOMINA. MATERQ: NOSTRA . Affermazione personale del Doge circa la propria fede religiosa nella Vergine, cui son rivolte le parole: “Nostra Signora e Madre”. Si può tuttavia considerare anche questa Osella come allusiva al giubileo emanato in quel tempo da Papa Pio VI. Doge Lodovico Manin (1789-1797) Anno 1793 – Osella Va. Diritto: Rappresenta la Vergine che scende dal cielo col capo coronato di stelle, e allontana da Venezia, allargando le braccia, una nave. La scritta dice: NEC NVPER DEFECI . Grazie ad opportuni provvedimenti, Venezia fu in quell’anno tenuta immune dal flagello della peste; una nave straniera infetta, per poco non la diffuse fra i cittadini, e fu a tempo mandata in quarantena a Poveglia. Il fatto fu attribuito per intercessione della Vergine, dalla quale, secondo la rappresentazione del Diritto, verrebbero proferite le parole: “Né pur ora mancai”. ?
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  24. A me risulta che, nella monetazione incusa della Magna Grecia, il conio di rovescio spesso non era il "negativo speculare" di quello del dritto come nella moneta in esame (se gli occhi non mi ingannano). Questi sono due esempi:
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  25. Riportato a casa dagli Stati Uniti, un grano del 1719 coniato a Palermo per Filippo V.
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  26. Buon pezzo...complimenti
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  27. Di certo è stato pulito pesantemente, e male. È un pelo leggero, ma ci può stare. Se fosse falso non lo definirei una patacca comunque.
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  28. Faccio un esempio: Aretusa, al post #31, ha citato un articolo riportando un link che ho aperto x leggerlo. È apparso il solito avviso sull'accettazione preliminare dei cookies e, x non essere tracciato, ho chiuso la pagina senza leggere. Ho fatto una scelta "di libertà"? O, al contrario, ho rinunciato alla mia libertà x non subire una invasione di privacy? Che libertà è quella che impedisce di fare qualcosa? Mi spiego meglio, o almeno ci provo. Ci sono diversi concetti che denotiamo abitualmente con la parola "libertà". C'è il concetto di "licenza": "prendersi delle libertà" ovvero permettersi di fare qualcosa che potrebbe andare a scapito della libertà altrui (es. "Mi sono preso la libertà di venire a casa tua x parlarti di persona" ecc..) Poi c'è il concetto di "facoltà": "libertà di stampa", "di parola", "di orientamento sessuale" ecc. Poi c'è la "Libertà" assoluta, quella del "buon selvaggio" che vive da solo nel bosco e non deve rendere conto a nessuno se non a sé stesso. Poi c'è ancora un concetto di "responsabilità" o "rispetto reciproco" per cui la libertà deve essere collettiva e quindi "la mia libertà finisce dove comincia la tua" (anche se io preferisco la versione libertaria x cui "la mia libertà È la tua") e che cerca di calare il concetto utopistico di libertà assoluta nella realtà di una società. In nessuno di questi concetti io ritrovo la libertà di non essere tracciati: "libertà di non" è di per sé una contraddizione. Nel caso di libertà dal tracciamento io parlerei semplicemente di privacy perché il fatto di essere tracciato non lede in alcun modo la mia libertà. Tutt'al più è una invasione della mia sfera privata che, per quanto fastidiosa, però non limita le mie facoltà decisionali. Quindi, tornando all'inizio di questo lungo messaggio, quando ho deciso di non leggere l'articolo x non essere tracciato, non ho avuto la sensazione di aver protetto la mia libertà. Al contrario, ho esercitato la mia libertà decisionale e ho rinunciato alla mia facoltà di leggerlo per proteggere la mia privacy.
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  29. Ciao, città e provincie del periodo potresti trovarle in questo sito, sono in ordine alfabetico: https://en.numista.com/catalogue/etats_allemands-1.html Per Aquisgrana (Aachen) per esempio: https://en.numista.com/catalogue/aachen_notgeld-1.html
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  30. Purtroppo mi sembra una patacca ☹️, quanto l'hai pagata? I rilievi somo impastati ed evanescenti, il bordo del Dritto non mi sembra conforme agli altri esemplari, a ore 9 del Dritto vi è una spaccatura riempita di metallo, il Rovescio è speculare al Dritto (in genere non è così).
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  31. Aggiudicata in asta Numismatica Picena del 13/04/2021: Venezia. Francesco Loredan (1752-1762). Osella anno IV/1755 (sigla A-D; Antonio Diedo massaro) AG gr. 9,89. Paolucci II, 238. Bellissima patina iridescente su fondi lucenti e conservazione eccezionale, FDC ?
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  32. salve, intravedendo le foto noto che alcune hanno lo stemma ed altre no. Vada a guardare qui: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GUQ/19 https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GUQ/30
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  33. A quanto si evince dall'amaro post le righe in azzurro sono le due ipotesi dell'accusa : art 176 codice Urbani per impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, che applicato a monete acquisite in aste sembra proprio una stortura, in quanto da riferirsi espressamente alle cose direttamente ritrovate nel sottosuolo, come da rimando nella formulazione all'articolo 91 ( "in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo" ). L'altra accusa è il 648 C.P., .... ricettazione... poco plausibile nei confronti di un acquisto alla luce del sole in asta pubblica, con pagamenti e quant'altro chiari e puliti ( almeno stando al post di cui sopra) Tra l'altro delle due l'una : o si è ricettato il bene culturale o se ne è impossessato..... le due cose non sembrano poter sussistere per il medesimo bene. Anche sulla rilevanza archeologica delle monete antiche ci sarebbe da dire parecchio.... Ovviamente mi baso su quanto esposto nel post, per essere più specifici e chiari bisognerebbe conoscere a fondo la vicenda e gli atti
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  34. Ciao! Anni fa me lo chiesi anch'io, anche perchè l'immagine della natività è una rappresentazione molto rara nella monetazione veneziana. Ne scrissi qui: Ad oggi non ho trovato risposte certe e forse non ci sono nemmeno! Magari è una scelta influenzata dai gusti pittorici e architettonici del periodo (fine barocco, detto anche barocchetto e inizio rococò) che vide tra i maggiori interpreti veneziani il Tiepolo, il Canaletto o il Guardi. saluti luciano
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  35. Ciao! Proprio così, è un evidente caso di ribattitura; era stata messa per errore una M e poi corretto lo svarione sovrapponendo a questa la X. Non dimentichiamo il Massaro GC, cioè Gerolamo Contarini, che assunse l'incarico il 7/11/1639. Complimenti Nicola. saluti luciano
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  36. tutto sommato i rilievi sono ancora buoni.. noto che in un punto di saldatura si è cercato di riprodurre la zigrinatura
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  37. Potrà sembrare strano ma le forate dal punto di vista collezionistico valgono sempre molto meno delle integre, questo perchè l'oggetto d'interesse primario del collezionista è la moneta stessa, anche se si studia in modo approfondito anche tutto il contesto che la riguarda, a partire da quello storico. Il tuo è ragionamento tipico degli archeologi, si vede che sei archeologo nell'anima
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  38. Grazie a Stilicho per l'interessantissima discussione, allego l'unica mia "PROCOPIO" con annesso "funghetto".... un cordiale saluto
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  39. Sono due anni che sono lì dentro e ancora con queste tasche molto Sottili sempre della leuchtturm non è successo niente. Comunque eventuale scalino era un rischio calcolato, le banconote le voglio per politica mia, sempre doppiamente protette.
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  40. Ciao @Lucifugo la moneta da te postata presenta sia al D che R le classiche schiacciature di conio. E' un fenomeno opposto alle debolezze di conio in quanto consiste in una pressione troppo forte, che schiaccia sul tondello generando evanescenze o appiattimenti (come el caso della didramma di Akragas) o dettagli impastati. D'altronde la fase della battitura richiedeva grande abilita' nel saper dosare forza e perpendicolarita' del colpo che si acquisiva negli anni. Odisseo
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  41. Buonasera a tutti ragazzi! Sono un novello collezionista di monete della Seranissima, qui sto imparando veramente molto, grazie infinite per le belle foto ed informazioni! vi mostro una bella monetina appena entrata in collezione a presto!
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  42. Non sono d'accordo sul fatto che non vi fossero vicinanza etnica, culturale e territoriale tra liguri apuani e liguri stanziati poco più a nord, (vi sono studi a riguardo spesso contraddittori) ma naturalmente rispetto la tua opinione. Anche volendo ignorare la relazione tra gli oboli di phistelia e le frazioni liguri credo che la somiglianza fra le 2 coniazioni e lo stanziamento di 40 mila liguri a pochi chilometri da phistelia resti un dato storico ormai assodato nonostante di questa antica città non si conosca l'esatta ubicazione. Per me quella da me illustrata rimane un'ipotesi percorribile
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  43. Riprendo questa discussione solo per fare notare che oltre alla C capovolta come giustamente ha fatto notare Chievolan, ce' anche la lettera F nel campo che e' messa al contrario. Probabilmente sono errori frequenti in quel periodo e una volta eseguito il conio, anche se magari se ne accorgevano venivano considerati " errori " lievi e come giustamente ha fatto notare ARKA, qualche post fa, il costo di dovere rifare il conio non era certo conveniente. Anche perche' la moneta sarebbe entrata in circolazione nella fascia piu' bassa della popolazione, che molto probabilmente non se ne sarebbero nemmeno accorta.
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  44. Ammettendo una discendenza degli oboli liguri da quelli di Phistelia :più probabile sarebbe forse l'ipotesi del mercenariato. I liguri erano tradizionalmente fornitori di manodopera bellica molto apprezzata ,un po' come i lanzichenecchi nel '500 e niente di più facile che qualche contingente di ritorno da qualche incarico abbia riportato discreti quantitativi di divisionale campano preso poi a modello per la nascente monetazione imitativa,da considerare anche la datazione degli oboli sannitico campani ,fine VI inizi III sec a.C , molto presto rispetto alla deportazione degli Apuani quindi avente tutto il tempo necessario ad essere conosciuta ed apprezzata dai mercenari liguri nelle loro sedi di origine.
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  45. Che pot-pourri, che fricandò, che gnommero, che guazzabuglio questa discussione! Bene, mi ci tuffo e... dico la mia. Non conoscevo il termine "colombina" applicato alla numismatica. Bella scoperta! Non prendetevela però né con la vecchina della storia né con @FFF. Il fatto che la signora abbia utilizzato il termine "colombina", come riportato nel racconto, smette di essere questione numismatica e diventa questione socio-linguistica. Uno slittamento di significato dalla "colombina" delle signorie padane alle "Caravelle", passando per l'Aquilino fascista, è linguisticamente parlando assolutamente probabile. Il termine sovraregionale "franc" usato per "lira" lo si ritrova un po' in tutto il Nord Italia. Non saprei attestarne precisamente l'uso dialettale, però è chiaro che lo sfondo concettuale su cui si basa tale uso risale al prestigio del Franco in seno all'Unione monetaria Latina, risale alle importanti riforme Monetarie e metrologiche napoleoniche (post-rivoluzionarie), risale al fatto che secoli fa, in alcuni periodi, i significati dei termini francesi francs e livres tendessero a coincidere dal punto di vista ponderale.
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  46. La datazione dell'intera monetazione repubblicana, puoi sfogliare il nostro catalogo:http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-REP Per quanto riguarda il denario anonimo, leggi in questa discussione e, soprattutto, in quelle citate nei link: Molto interessante il ritrovamento di monte Adranone: Qui trovi il pdf di un manuale per distinguere i vari denari anonimi: Ti evidenzio che la datazione del denario anonimo è molto discussa; anzi, costituisce l'argomento centrale di tutta la numismatica romana repubblicana. Qui trovi alcune discussioni al riguardo: Buona lettura!
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  47. Oggi posto delle schede sicuramente molto comuni, ma rappresentative per il cambio monetario in corso di quegli anni: Un giro nelle capitali dell'Euro
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  48. Beh allora contestualizzo quando sentii il termine "colombine" per identificare delle monete. La scintilla numismatica si è accesa proprio grazie a mia nonna Teresina (classe 1917), che quando io e mio fratello eravamo poco più che bambini, un giorno ci portò, preso da uno dei suoi misteriosi cassetti, un sacchettino di tela porpora che conteneva delle "monete vecchie". Si trattava di una manciata di 10 centesimi Ape, 5 centesimi Spiga, 2-1 lire 50 e 20 centesimi Impero, che aveva tenuto. Per noi quella fu una vera e propria folgorazione! Girarsi tra le mani quelle monete così strane e diverse ci fece volare con la fantasia e ci portò a fare tantissime domande a nostra nonna che era diventata improvvisamente depositaria della storia di quelle monete. Ci raccontò allora che c'erano anche le "colombine" che erano in argento e valevano 5 "franchi" (termine dialettale veneto che sta per "lire"), ma che di quelle non ne aveva tenute perché valevano. Ovviamente all'epoca non avevamo nessun catalogo da consultare per capire che moneta fosse questa misteriosa "colombina" ma quando arrivò (non mi ricordo più come!), la pubblicità di Bolaffi che proponeva l'acquisto della "rara moneta in argento da 5 lire Aquilino", facemmo vedere alla nonna quella moneta e lei allora disse: "Eccola, questa è la colombina". Divenuta pertanto da mito a realtà materializzata, io e mio fratello decidemmo di comprarla per 35.000 lire (spese di spedizione incluse). Solo dopo capimmo che avevamo strapagato un comunissimo Aquilino del '27 in BB+. Ma questa è un'altra storia! Michele
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