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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/13/21 in Risposte
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Buongiorno Rocco e buongiorno amici Quella volta sono stato pronto e fortunato a portare a casa quel 6 cavalli, è uno dei pezzi d cui vado più fiero. Però la mia napoletana di oggi non è un 6 cavalli, non è un 3 grana per Murat ma un 2 grana...provenienza Francia, variante con due stelle a chiudere la legenda al rovescio. D/ GIOACCHINO NAPOLENE RE DELLE DUE SICI. R/ PRIN * E GRAND AMMI'DI FRAN** Un punto al dritto e 4 stelle al rovescio. Data stretta. Come vi pare? Un caro saluto6 punti
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La settimana scorsa ho vissuto uno di quei momenti che rendono il nostro hobby unico e particolare. Ho trascorso due ore a casa di @ilnumismatico ad ascoltare una lezione sulla serie del cinquantenario. Da quando mi son accostato a questo mondo ho sempre ricercato dimensioni che mescolassero emozioni, sapere, cultura, tecnica... Nel mio collezionare VEIII e nel leggere i diversi libri considerati imprescindibili, ero sempre alla ricerca di un'analisi che permettesse di approfondire tecnica, storia, analisi dei dettagli della singola moneta. Questo finalmente l'ho trovato da Fabrizio! Ho avuto chiaro per la prima volta l'importanza di analizzare la singola moneta non solo con gli strumenti generali, ad esempio i gradi qualitativi, ma di vederli applicati nello specifico e comprendere quali elementi esaminare nell'analisi complessiva e comparativa. È stato come andare a fare un vestito su misura e scoprire che è molto più articolato e complesso del vestito standard, ma anche più affascinante e coinvolgente! Spero che Fabrizio continui in questo suo studio e ci regali chiavi di lettura specifici per ogni moneta del regno, con quel valore aggiunto della sua passionalità che rende il tutto unico! Grazie Fabrizio!!!4 punti
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Io invece sono del tutto indifferente al valore economico futuro degli oggetti che acquisto, sono interessato esclusivamente al loro valore storico e scientifico, per me una collezione di monete o medaglie, come una biblioteca, è una grande opera di rilevanza scientifica che ha unicamente fini culturali e non economici, punto di vista personale ovviamente... Ecco, queste considerazioni sono a mio avviso di grande pregnanza e interesse riguardo il tema su cui si sta discutendo, la numismatica è innanzitutto una disciplina storica, ed è una disciplina i cui oggetti sono sostanzialmente gli unici reperibili sul mercato a prezzi abbordabili per tutte le tasche, se si vuole possedere e studiare personalmente un oggetto di età greca, romana o medievale, a quali altre testimonianze materiali ci si può rivolgere? Tutto ciò che appartiene al filone estetico artistico è assai arduo da procurarsi, sia per i prezzi che per le normative vigenti, i libri e i documenti originali per certe epoche non esistono più, i pochissimi papiri superstiti sono appannaggio di istituzioni museali o fondazioni e collezioni di potenti nababbi, lo stesso per quanto riguarda le armi antiche... gli unici oggetti originali facilmente accessibili anche per i tempi più antichi sono le monete e questa semplice considerazione è una possente garanzia di continuità del collezionismo come dello studio delle monete, in quanto chiunque sia appassionato di un'epoca storica e desideri possedere una qualche testimonianza materiale di quei tempi dovrà rivolgersi per forza di cose alla numismatica, il potenziale di crescita della disciplina, se si prende in considerazione il più vasto bacino dei semplici appassionati di storia, è quindi notevole...4 punti
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Per quel che riguarda la mia personalissima visione delle cose, considero la mia collezione di monete come un bene di famiglia e come tale da conservare e trasmettere di generazione in generazione. Così come non mi permetterei mai di vendere, ad esempio, il servizio di posate in argento dei nonni o i gioielli di mia madre, non vedo perché i miei eredi dovrebbero disfarsi della mia intera collezione il giorno in cui passerò a miglior vita. Anzi, spero vivamente che proseguano il lavoro svolto, ampliando ulteriormente la collezione con nuovi acquisti e mettendoci lo stesso entusiasmo e passione che ci sto mettendo io. So che magari può sembrare un discorso utopistico o da marziano oggi che siamo ormai abituati ad un mercato di monete aggiudicate e rimesse all'asta nell'arco di un anno ma, secondo me, molto dipende dall'educazione che impartiamo ai nostri figli. A me hanno sempre insegnato che vendere è una sconfitta, a meno che non lo si faccia per poi comprare qualcosa di migliore. Per questo mi interessa relativamente poco di quanto varrà la mia collezione tra 10 o 20 anni. Sì, magari mi potrà far piacere vedere di aver "comprato nel momento giusto" e di aver speso meno di quanto avrei dovuto spendere un domani per comprare le stesse cose ma di certo non penserei di rimetterle in vendita così da ottenere un profitto fine a se stesso. Io compro per collezionare e perché mi affascinano le monete, non per avere un ritorno economico sul medio-lungo termine. Ovviamente, questo è solo il mio personale punto di vista e non bisogna per forza essere d'accordo.4 punti
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Antonino Pio Cesare Tito Elio Adriano Antonino Augusto Pio, nato come Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino (in latino Titus Aurelius Fulvus Boionius Arrius Antoninus Pius, nato a Lanuvio il 19 settembre 86 e morto a Lorium il 7 marzo 161), è stato un imperatore romano dal 138 al 161. Imperatore saggio, l'epiteto pius gli venne attribuito per il sentimento di amore filiale che manifestò nei confronti del padre adottivo che fece divinizzare. Il suo regno fu caratterizzato da un'epoca di pace interna e di floridezza economica. L'unico fronte in movimento fu quello in Britannia, dove Antonino avanzò oltre il Vallo di Adriano, facendo erigere un altro vallo più a nord, che però fu abbandonato dopo solo venti anni dalla costruzione. Antonino mantenne sempre un atteggiamento deferente verso il senato, amministrò saggiamente l'impero evitando sperperi e non avviò nuove costruzioni importanti o riforme urbanistiche. Fu attento alle tradizioni religiose senza però perseguitare i culti non ufficiali. In questo periodo l'impero ottenne il pieno consenso delle élite cittadine e delle province, che beneficiavano ampiamente della Pax Romana. [... continua in fondo...] Antonino Pio (138-161) Valore nominale: Sesterzio Zecca: Roma Officina: Anno: 151 Diritto: . IMP CAES T AEL HADR ANTONINVS AVG PIVS P P (Imperator Cæsar Titus Ælius Hadrianus Antoninus Augustus Pius Pater Patriæ) . Busto laureato a destra Rovescio: . TR POT XIIII COS IIII (Tribunicia Potestate quartum decimum Consul quartum) . Roma drappeggiata, seduta a sinistra, i piedi sulla prua di una nave, tiene una lancia nella mano destra, il gomito sinistro poggiato su uno scudo decorato con un lupo Campo: S-C Esergo: ROMA (Roma) Conservazione: qBB Rarita': R3 Metallo: Rame Peso: 24.12 gr Diametro: 32.50 mm Riferimenti/Link: RIC ---, Cohen ---, BMC/RE 1871var Note: Ultimissimo acquisto. Spatinato e anche leggermente lisciati i campi al retro (in alcuni punti) ma fondamentalmente non pasticciato. A me piace comunque tanto. Voi che ne dite? Commenti? Critiche? Attendo vostri pareri. Ave! Quintus [... continua ...] Nacque il 19 settembre dell'86 a Lanuvio (Lanuvium) nel Lazio, la sua famiglia aveva in parte origini galliche, essendo infatti originaria della colonia latina di Nîmes (Nemausus). La sua famiglia era illustre: un nonno (Tito Aurelio Fulvo) fu praefectus urbis e console due volte, l'altro (Arrio Antonino) fu proconsole d'Asia e anch'egli per due volte console. Inoltre i suoi genitori erano anche benestanti: possedevano fabbriche di mattoni nella regione romana e vaste proprietà in Italia; per questo Antonino fu uno dei più facoltosi senatori della metà del secolo, una ricchezza rafforzata ancor di più dal matrimonio con Annia Galeria Faustina (Faustina Maggiore), figlia di Marco Antonio Vero. Antonino trascorse gli anni della giovinezza a Lorium (fra la Bottaccia e Castel di Guido, a circa 12 miglia da Roma) e, dopo la morte del padre, i due nonni provvidero alla sua educazione, in particolare quello materno, che era amico di Plinio il giovane. Molto si ignora del suo cursus honorum prima di diventare imperatore: fu questore nel 111, pretore nel 116, console nel 120, uno dei quattro consolari d'Italia, proconsole d'Asia (133-136) e membro del Consiglio imperiale (Concilium principis). Gli ultimi anni di Adriano furono angustiati da una dolorosa malattia e dal problema della successione. Dione riporta l'episodio, non necessariamente vero, di una conversazione al tavolo da pranzo in cui si fecero i nomi di dieci possibili successori, tra i quali sembra che Adriano avesse scelto Lucio Giulio Urso Serviano. Serviano aveva più di novant'anni, ma aveva sposato la sorella di Adriano, e il loro nipote, Gneo Pedanio Fusco Salinatore, allora diciottenne, era l'unico parente di sangue di Adriano. Ma non c'è nessuna prova che Adriano abbia considerato di farlo suo erede, e Serviano era chiaramente troppo vecchio. Oltretutto, forse per mano di una congiura, sia Serviano che Fusco vennero uccisi in circostanze che a molti senatori ricordarono l'affare dei quattro ex consolari all'inizio del regno. Alla fine del 136 Adriano rischiò di morire per emorragia. Convalescente nella sua villa di Tivoli, scelse inizialmente Lucio Ceionio Commodo (conosciuto poi come Lucio Elio Vero) come suo successore, adottandolo come suo figlio contro la volontà delle persone a lui vicine. Dopo una breve permanenza lungo la frontiera del Danubio, Lucio tornò a Roma per pronunciarvi, il primo giorno del 138, un discorso davanti al Senato riunito. La notte prima del discorso, però, si ammalò e morì di emorragia nel corso della giornata. Il 24 gennaio del 138 Adriano scelse allora Aurelio Antonino come suo nuovo successore. Si trattava del consolare Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino. Questi era genero di Marco Annio Vero e, dopo essere stato esaminato per alcuni giorni, fu accettato dal Senato e adottato il 25 febbraio col nome di Tito Elio Cesare Antonino. A suo volta, come da disposizioni dello stesso princeps, Antonino adottò il diciassettenne Marco Aurelio (nipote di Antonino, in quanto figlio del fratello di sua moglie Faustina maggiore) e il giovane Lucio Commodo, figlio dello scomparso Lucio Elio Vero. Da questo momento Marco mutò il suo nome in Marco Elio Aurelio Vero e Lucio in Lucio Elio Aurelio Commodo. Marco rimase sconcertato quando seppe che Adriano lo aveva adottato come nipote: solo con riluttanza passò dalla casa di sua madre sul Celio a una casa privata di Adriano. Poco tempo più tardi, Adriano chiese in Senato che Marco fosse esentato dalla legge che impediva di diventare questore prima del ventiquattresimo compleanno. Il Senato acconsentì e Marco divenne prima questore nel 138, ricevette quindi l'imperium proconsolare nel 139-140, ed il consolato nel 140 (a soli diciotto anni). Fu quindi facilitato nel percorso della sua classe sociale attraverso l'adozione; egli sarebbe probabilmente diventato, prima triumvir monetalis (responsabile delle emissioni monetali imperiali), in seguito tribunus militum in una legione. Marco probabilmente avrebbe preferito viaggiare e approfondire gli studi. Il suo biografo attesta che il suo carattere rimase inalterato: "Mostrava ancora lo stesso rispetto per i rapporti come aveva quando era un cittadino comune ed era così parsimonioso e attento dei suoi beni come lo era stato quando viveva in una abitazione privata". La salute di Adriano continuava a peggiorare tanto da desiderare la morte anche se questa non arrivava, tentando anche il suicidio, impedito dal successore Antonino. L'imperatore, ormai gravemente malato, lasciò Roma per la sua residenza estiva, una villa a Baiae, località balneare sulla costa campana. Le sue condizioni però continuavano a peggiorare tanto che Adriano disattese la dieta prescrittagli dai medici, indulgendo in cibo e bevande, morendo infine di edema polmonare il 10 luglio del 138. Le sue spoglie furono sepolte inizialmente a Pozzuoli, per poi essere traslate nel mausoleo monumentale che egli stesso aveva fatto costruire a Roma. La successione di Antonino si rivelò ormai stabilita e priva di possibili colpi di mano: Antonino continuò a sostenere i candidati di Adriano ai vari pubblici uffici, cercando di venire incontro alle richieste del Senato, rispettandone i privilegi e sospendendo le condanne a morte pendenti sugli uomini accusati negli ultimi giorni di vita da Adriano. Per il suo comportamento, rispettoso dell'ordine senatorio e delle nuove regole, Antonino fu insignito dell'appellativo "Pio". Uno dei primi atti ufficiali di governo (acta) fu la divinizzazione del suo predecessore, alla quale si oppose fieramente tutto il senato, che non aveva dimenticato che Adriano aveva diminuito l'autorità dell'assemblea e ne aveva mandato a morte alcuni membri. "Certi teologi dicono che il divino imperatore Antonino non era virtuoso; che era uno stoico testardo, il quale, non contento di comandare agli uomini, voleva anche essere stimato da loro; che attribuiva a se stesso il bene che faceva al genere umano; che in tutta la sua vita fu giusto, laborioso, benefico per vanità, e che non fece nient'altro che ingannare gli uomini con le sue virtù; e a questo punto esclamo: «Mio Dio, mandaci spesso di queste canaglie!»" (Estratto dalla voce Virtù del Dizionario Filosofico di Voltaire) Alla fine si giunse ad un compromesso: il senato non si sarebbe opposto alla divinizzazione del defunto imperatore ma Antonino avrebbe abolito l'organo di governo dell'Italia formato dai quattro giudici circoscrizionali. Per aver cercato un accordo con il senato (l'imperatore se voleva poteva mettere a tacere le polemiche facendo intervenire i soldati) Antonino ricevette l'inusuale titolo di Pio. Adeguandosi alle usanze Antonino rifiutò il titolo di padre della patria (pater patriae), ma poi finì con l'accettarlo nel 139 insieme con un secondo consolato, seguito da un terzo e da un quarto (120 il primo, 139 e 140 il secondo e il terzo, 145 il quarto). Ligio alla religione e agli antichi riti, nel 148 celebrò solennemente il novecentesimo anniversario della fondazione di Roma. Antonino fu un ottimo gestore dell'economia dell'Impero e, nonostante le numerose campagne edilizie, riuscì a lasciare ai suoi successori un patrimonio di oltre due miliardi e mezzo di sesterzi, segno evidente dell'ottima cura con cui resse le redini dello stato. Tuttavia il suo regno fu tutto tranne che eccessivamente parsimonioso. Egli infatti aumentò le elargizioni alla plebe di Roma (ai tempi di Augusto circa 200.000 cittadini di Roma avevano grano e acqua gratuitamente; a partire da Antonino Pio, ad una quantità di cittadini maggiore, si ebbero distribuzioni anche di olio e vino, che però furono rese stabili solo sotto Settimio Severo), continuò l'opera del suo predecessore nel campo dell'edilizia (furono costruiti ponti, strade, acquedotti in tutto l'impero anche se pochi sono i monumenti dell'Urbe da lui fatti costruire che ci sono giunti) e aiutò con la sospensione del tributo dovuto diverse città colpite da calamità varie (incendi: Roma, Narbona, Antiochia, Cartagine, terremoti: Rodi e l'Asia minore). Senza ridurre le spese per le province, aumentò quelle per l'Italia, a differenza del predecessore. Infine c'è da aggiungere che aumentò la distribuzione di sussidi, inaugurata da Traiano, alle orfane italiche, dette "Puellae Faustinianae" dal nome della moglie di Antonino (la quale morì nel 140 o nel 141 e, nonostante la tradizione posteriore ne abbia messo in discussione il carattere, ricevette non solo onori divini, ma anche iscrizioni commemorative in misura senza precedenti sulle monete, e altri riconoscimenti). Privò dei fondi solo coloro che riteneva oziosi (Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, VII) come il poeta Mesomede. Nell'amministrazione generale dell'impero, e particolarmente in campo legale, Antonino seguì nelle grandi linee gli indirizzi di Adriano benché per quanto concerne questo aspetto l'Historia Augusta esordisca così: "Notevole fu l'impronta da lui lasciata nel campo del diritto tramite i giureconsulti Vindio Vero, Salvio Valente, Volusio Meciano, Vepio Marcello e Diaboleno". Sotto il suo regno giunse a conclusione e ci fu il riconoscimento giuridico formale della distinzione tra le classi superiori (honestiores) e le altre (humiliores), distinzione espressa nelle diverse pene cui le classi erano soggette. Si nota la tendenza a sottoporre i ceti più umili della società, siano pure cittadini romani, a pene generalmente riservate in età repubblicana agli schiavi. Che Antonino abbia autorizzato un ulteriore sviluppo di questo sistema è chiaro. Basterà citare il seguente passo del Digesto tratto da un frammento del giurista Domizio Ulpiano: «Si quis ex metallis caesarianis aurum argentumve furatus fuerit, ex edicto divi pii exilio vel metallo, prout dignitas personae, punitur» «Chiunque rubi oro o argento dalle miniere imperiali è punito, secondo un editto del Divo Pio, con l'esilio o il lavoro in miniera, a seconda della sua condizione personale.» (Digesto 48.13.8 Ulpianus 7 de off. procons.) Sempre in campo giuridico è interessante una norma che migliorava la condizione degli schiavi anche se egli sottolinea che "il potere dei padroni sugli schiavi deve restare intatto e nessuno deve vedere diminuiti i propri diritti" (Digesta I, VI, 2). Ancora interessanti sono le notizie, riportate dalla Historia Augusta (Vita di Antonino Pio, V e VI), che egli rinnovò l'incarico anche per sei o nove anni ai governatori delle province più capaci e che prestava particolare attenzione ai reclami giuridici verso i suoi procuratori del fisco nelle province. Riguardo infine alla politica estera vale la pena citare un passo della Historia Augusta secondo la quale: "Antonino ricevette a Roma la visita di Farasmane (re degli Iberi, una popolazione transcaucasica), che si mostrò verso di lui più deferente di quanto non fosse stato verso Adriano. Nominò Pacoro re dei Lazi (popolazione stanziata sulla riva sud-orientale del Mar Nero), riuscì con una semplice lettera a distogliere il re dei Parti (Vologese III), dall'invadere l'Armenia e bastò la sua autorità per richiamare il re Abgaro (re dell'Osroene in Mesopotamia), dall'Oriente. Pose anche sul trono d'Armenia il re filo-romano Soemo. Fu anche arbitro nelle contese tra i vari sovrani. Rifiutò seccamente di restituire al re dei Parti il trono regale che era stato preso come parte del bottino da Traiano, ridiede il governo del Bosforo a Remetalce (Re del Bosforo Cimmerio, odierna Crimea, dal 131 al 153), risolvendo le pendenze che questi aveva con Eupatore, mandò nel Ponto rinforzi agli Olbiopoliti (abitanti di Olbia o Olbiopolis, antica colonia greca che sorgeva presso le foci del Dnieper e del Bug, sul Mar Nero), che erano in lotta contro i Taurosciti, e sconfisse questi ultimi costringendoli anche a dare ostaggi. Il suo prestigio presso i popoli stranieri, insomma, fu senza precedenti, in virtù soprattutto del fatto che amò sempre la pace, tanto da ripetere spesso il detto di Scipione che dice: «Preferisco salvare un solo cittadino che uccidere mille nemici»." (Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, 9.) Qui, in breve, alcune campagne militari dei suoi comandanti. In Britannia, tra il 141 e il 143 è costruito un nuovo muro, tra l'estuario del Clyde e quello del Forth (37 miglia), dunque più a nord di quello di Adriano. Non sappiamo il motivo di questo avanzamento (forse per compiacere le truppe, forse a causa di una sollevazione della tribù dei Briganti, oppure per via di una revisione strategica) ma sappiamo che il governatore della Britannia, l'africano Quinto Lollio Urbico da Tiddis in carica dal 139 al 145, riconquistò i Lowlands scozzesi. Verso il 154-155 delle monete celebrano una nuova sottomissione della Britannia. Nella stessa data, o poco dopo, il muro di Antonino è abbandonato a causa di una grave rivolta, riparato verso il 158, prima di essere poco a poco di nuovo abbandonato a partire dal 159. In pratica il vallo di Antonino è un terrapieno realizzato su una fondazione di sassi ampia quattordici piedi, con davanti un profondo fossato. La guarnigione era dislocata in piccoli fortilizi distanti due miglia l'uno dall'altro, diversamente dal vallo di Adriano che era dotato di forti più grossi ma più distanti. Lungo il limes germanico-retico, con un'ulteriore avanzata verso nord-est del tratto finale che conduceva al Danubio. Per questi successi, forse collegati anche all'aver "dato un nuovo re filo-romano ai Quadi", ottenne il titolo vittorioso di Germanicus. In Egitto, verso il 142-144, scoppia una sollevazione, verosimilmente di origine economica. Infatti l'imposizione rigorosa del lavoro forzato provocò la fuga degli indigeni dalle loro case, cui fece seguito una rivolta armata che dovette essere domata. Nelle Mauretanie, verso il 145, sono segnalati dei disordini: essi rendono necessario l'intervento di rinforzi prelevati sulle frontiere renana e danubiana. Il risultato fu quello di cacciare le popolazioni locali nella parte occidentale del paese. In Dacia, verso il 156-157, sono organizzate spedizioni militari per sopprimere una sollevazione. Per questi successi sembra si meritò il titolo di Dacicus. Nel 156 Antonino Pio compì settanta anni. Godeva ancora di un discreto stato di salute, seppure avesse difficoltà a stare eretto senza utilizzare dei sostegni. Il ruolo di Marco cominciò così a crescere sempre più, in particolare quando il prefetto del pretorio Gavio Massimo morì, tra il 156 ed il 157. Egli aveva mantenuto questo importante ruolo per quasi vent'anni, risultando pertanto di fondamentale importanza con i suoi consigli su come governare. Il suo successore, Gavio Tattio Massimo, sembra non avesse lo stesso peso politico presso il princeps e poi non durò a lungo. Nel 160 Marco e Lucio furono designati consoli insieme, forse perché il padre adottivo cominciava a stare male. Antonino morì nei primi mesi del 161: due giorni prima della sua morte, che nei racconti della Historia Augusta fu "molto dolce, come il più tranquillo dei sonni", l'imperatore, che si trovava nella sua tenuta di Lorium, aveva mangiato formaggio alpino a cena, piuttosto avidamente. Vomitò nella notte e gli comparve la febbre. Aggravatosi il giorno successivo, il 7 marzo 161, convocò il consiglio imperiale (compresi i prefetti del pretorio, Furio Vittorino e Sesto Cornelio Repentino) e passò tutti i suoi poteri a Marco. Egli ordinò che la statua d'oro della Fortuna, che era nella camera da letto degli imperatori, fosse portata da Marco. Diede poi la parola d'ordine al tribuno di guardia, «equanimità»; poi si girò, come per andare a dormire, e morì all'età di settantacinque anni. Il funerale di Antonino fu celebrato in modo che lo spirito potesse ascendere agli dèi, come era tradizione. Il corpo venne posto su una pira. Lucio e Marco divinizzarono il padre adottivo, attraverso un sacerdozio preposto al suo culto, con il consenso del Senato. Sulla base delle sue ultime volontà, il patrimonio di Antonino passò a Faustina, non direttamente a Marco. Gli succedettero, secondo il progetto da lungo maturo, Marco Aurelio e Lucio Vero. Marco era stato adottato nel 138 dal suocero (e zio) Antonino Pio. Era la prima volta che due imperatori, con pari potere, governassero l'impero romano. In passato era accaduto che un principe decidesse una successione diarchica: sotto l'imperatore Tiberio, che aveva fatto sua un'idea di Augusto (più tardi imitata da Claudio), designando una diarchia alla sua morte, con Caligola e Tiberio Gemello, ma le manovre del Senato e di Caligola stesso annullarono le sue ultime volontà. La successione congiunta potrebbe essere stata motivata da esigenze militari, come accadeva in età arcaica nella diarchia spartana, o con la coppia consolare in epoca repubblicana. Occorreva infatti una figura rappresentativa e carismatica al comando delle truppe. Neppure l'imperatore in persona avrebbe potuto difendere i principali fronti contemporaneamente, né avrebbe potuto semplicemente incaricare un generale di condurre un attacco. Questa autorità collegiale permise, inoltre, in epoca republicana di non permettere a una singola persona di impadronirsi del potere supremo. Il governo congiunto e formalmente paritario, che durò dal 161 al 169, venne di fatto ripristinato. Più tardi si ebbero solo pochi e brevissimi periodi di questo genere di potere, come ad esempio quando governarono insieme Caracalla ed il fratello, Geta (nel 211), oppure durante i regni di Pupieno e Balbino (nel 238) o di Gallieno e Valeriano (dal 253 al 260). Solo in seguito venne creata una struttura di potere collegiale stabile che, inaugurata da Diocleziano con Massimiano (la Tetrarchia, nata negli anni 286-293), durò con alterne vicende, almeno a livello giuridico, fino all'ascesa di Giuliano (nel 361). (Liberamente tratto da Wikipedia)3 punti
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Cile - 100 Pesos 2005 Nell'illustrazione una Donna Mapuche, popolo nativo dell'America del Sud. Suddiviso in varie etnie di cui mantenevano la stessa struttura sociale, nonché la lingua, la loro estensione territoriale comprendeva il Cile centrale e meridionale ed i contigui territori dell'Argentina.3 punti
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Io sono dell’idea che le monete a differenza dei francobolli o delle tessere telefoniche, tanto per fare due esempi, non saranno mai destinati a “passare di moda”. Nemmeno nel momento in cui il denaro sarà in Toto digitale. E lo credo non solo perché comunque anche se digitale sarà pur sempre denaro, quindi un qualcosa di familiare seppur non più materiale. Sopratutto perché la numismatica è probabilmente una delle poche Linee di contatto col passato. Chi è un numismatico? Un amante della storia . Tutti gli amanti della storia vorrebbero poter possedere un “pezzetto” di storia. Le monete sono il modo più facile per possedere questa storia e sopratutto le monete hanno fatto in prima persona la storia. Quindi secondo me eserciteranno sempre un certo fascino. Io sono uno studente di Storia all’università. Ogni volta che studio un determinato periodo storico nasce in me la voglia di possedere qualche moneta appartenete a quel determinato periodo storico. Tanti colleghi che non sono collezionisti e quindi non sono numismatici spesso comprano in negozi monetine dei periodi storici che andiamo studiando perché seguono il ragionamento fatto prima. Insomma, sono fiducioso per il futuro ☺️3 punti
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Dico la mia: Il collezionismo numismatico è qualcosa di molto più fluido di quanto possa apparire a prima vista. Può capitare che zecche o periodi storici che raccoglievano, fino a 10/20 anni fa, fior di interessanti, ne attirino ora molti meno. Al contrario capita anche che periodi storici o zecche trascurate dai collezionisti fino a pochi anni fa attirino ora centinaia e centinaia di collezionisti. Chi colleziona monete di zecche che ultimamente raccolgono meno interesse, avrà l'impressione (errata) di un indebolimento del movimento numismatico nel suo complesso. Viceversa per chi colleziona monete caratterizzate negli ultimi anni da vasto consenso di pubblico. A titolo di esempio, nell'ambito delle zecche meridionali, negli ultimi 10 anni è crollato l'interesse verso le monete del periodo normanno/svevo, a favore del periodo vicereale. Un mezzo denaro svevo che oggi ha pochissimo mercato e giace tristemente nei vassoi dei commercianti, solo 10 anni sarebbe andato rapidamente a ruba a prezzi doppi o tripli rispetto a quelli con cui si vende (quando si vende) oggi. Al contrario, 10 anni fa i commercianti ti tiravano letteralmente dietro i pezzi del vicereame (mi ricordo i 4 Tarì belli a 40/50 Euro). Oggi i prezzi di questa monetazione sono quasi triplicati. Già questo fenomeno aiuta a spiegare perchè alcuni possano avere l'impressione di una rarefazione del mercato. Se si colleziona Aquileia, Napoleoniche o altre zecche di nicchia è facile avere questa impressione. Tuttavia i collezionisti sono più di prima, solo che spesso comprano altro. Vi è poi un ulteriore fenomeno, Internet, che complica e non poco l'analisi di cui sopra. Internet ha fatto esplodere l'offerta di monete comuni con conseguente crollo dei prezzi di tutto quello che non è raro. La platea di acquirenti, per alcune monetazioni, è purtroppo aumentata meno di quanto sia aumentata l'offerta di materiale. Generalmente solo le monete rare per qualità o reperibilità generalmente non hanno mai perso mercato, chiaramente a meno dei cali di interesse discussi sopra (vedi lira repubblicana con crollo dei prezzi anche in FdC). Io guarderei il tutto da un altro punto di vista. Collezionare monete non è mai stato tanto semplice e per certe monetazioni economico (per altre molto meno) come in questo momento.3 punti
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Buonasera, Non preoccupatevi, niente che non vada! Domani va in asta oltreoceano un interessante nomos dì Kaulonia (475-425 a.C.) ribattuto su un didracma di Akragas. L’asta è la CNG 118, il lotto il numero 33. I dati fisici della moneta: diametro 22 mm, peso 8.10 g con asse di conio ad ore 5. La buona conservazione dell’esemplare e del sottotipo, legati ad una coniazione non perfettamente riuscita, hanno dato come risultato una ottimale leggibilità delle caratteristiche della moneta akragantina, tali al punto da consentire la sua classificazione secondo la catalogazione che ci offre il lavoro della professoressa Westermark sulle emissioni greche di Agrigento. Curioso che Classical Numismatic Group non abbia avuto interesse ad approfondire la catalogazione, dato che menziona una generica ribattitura su un didracma di Akragas. La classificazione del sottotipo è da individuarsi nell’accoppiamento di conii Westermark 203 (488/485-480/478 a.C.), sotto al granchio sono ancora visibili le tracce dell’elmo corinzio. Posizione forma e dimensioni delle chele e delle zampe del granchio, di quel che ne resta, ci fanno identificare il conio di martello R137, la sagoma dell’aquila il conio di incudine O74. Di seguito le immagini della moneta in asta e di due esemplari corrispondenti per accoppiamento di conii al nomos di Kaulonia ed al sottotipo akragantino. CNG 118/33, ex CNG 72/137 del 14-06-2006: https://auctions.cngcoins.com/lots/view/4-3958EG/bruttium-kaulonia-circa-475-425-bc-ar-nomos-22mm-810-g-5h L’esemplare pubblicato in The Coinage of Akragas Westermark 203.5, a New York dal 1944 grazie al lascito Newell, SNG ANS 947, ex Jacob Hirsch 8/565 del 1903: Noe Caulonia 98, ex Nomos 18/23 del 26-10-2018, ex Roma Numismatics 7/49 del 22-03-2014: https://nomosag.com/default.aspx?page=ucAuctionDetails&auctionid=17&id=23&p=1&s=&ca=0&co=0&type=auction L’individuazione del sottotipo potrebbe essere di aiuto per una più precisa datazione delle emissioni di Kaulonia, visto l’ampissimo (50 anni) lasso di tempo che corre nello studio del Noe (475-425 a.C.)? Che ne pensate? Non conosco, se non basilarmente, la monetazione della zecca del Bruzio ma mi piacerebbe avere qualche ragguaglio o approfondimento sulla datazione di queste emissioni a doppio rilievo, per meglio comprendere la circolazione della valuta akragantina nella Magna Grecia. In particolare mi farebbe piacere sentire l’opinione di @dracma dato che ricordo che si interessa all’argomento delle emissioni greche ribattute del sud Italia. Buonanotte2 punti
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Ecco, ci sono riuscita. Credo sia un BB al massimo BB+2 punti
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Mah, anche circolate dovrebbero valere un po' di soldini. D'accordo che oggi sembra esistere solo il FDC, ma se uno che non può permettersi il Grace Kelly FDC a 2000 euro ne trova uno BB a 500, dici che almeno un pensierino non ce lo fa? Darle via al facciale sarebbe un lusso, o peggio uno spreco, inconcepibile. petronius2 punti
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Nella stessa ciotola, sempre a 50 centesimi, ho trovato anche questa: 20 lepta 1912, falso d'epoca, pure lei...... pesa 2,61 grammi (contro i 5 grammi dell'originale) e ha diametro leggermente inferiore , 22,6 mm (contro i 23 mm dell'originale) e non è magnetica...non so di che metallo possa essere. Nella foto a confronto con una originale. E poi lungo il contorno è presente una riga in rilievo...2 punti
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Io credo che sia giunto il momento di concludere, e l'invito è diretto soprattutto a @leonid. Si sono lette cose anche divertenti e simpatiche, ma siamo arrivati al quarto giorno di discussione, e poichè immagino che una volta svelato il busillis ne seguiranno altrettanti di commenti direi che il tempo è arrivato.2 punti
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Forse anche in numismatica si riverbera quel modo di vivere abbastanza diffuso dove tutto è "presente"... Del "passato" e forse anche del "futuro" non tutti hanno voglia di occuparsi: e questo vale per la politica, per le imprese e per ogni altra attività umana, numismatica compresa...2 punti
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Ciao avendo letto il tuo intervento permettimi di fare una mia osservazione senza vena polemica verso di te sia ben chiaro, anzi ti ringrazio per avermi fatto da sponda. Sinceramente io non capisco quando si parla di valutazione o svalutazione delle monete che si collezionanano tanto più quando si parla di guadagno nel rivenderle. Questo discorso è comprensibile se fatto da chi colleziona monete per investimento (che quindi deve principalmente pensare a questo) è chi lo fa per professione come i rivenditori,ma francamente per gli altri collezionisti che secondo me sono la maggioranza (almeno lo spero) ed è questo il mio parere dovrebbero farlo per la passione ed il fascino delle monete che acquistano, e per la sensazione che si prova quando si aggiunge un nuovo pezzo alla propria collezione. Almeno per me è cosi e penso anche per molti di voi. E chi se ne frega se poi nel tempo la mia collezione si dimezzi nel suo valore o raddoppi. Casomai un giorno(io penso mai) dovessi decidere di dismettere la mia collezione per qualche motivo potrei perdere anche il cinquanta per cento dei soldi spesi ma quello che avrò acquisito in conoscenza ed emozione che tale passione mi da varrebbe tranquillamente questo prezzo. E non faccio questa considerazione perché colleziono monete modeste, avrei potuto farlo anche con monete di gran lunga più impegnative dal punto di vista economico, ma è stata una mia scelta ben precisa e di cui non mi pento assolutamente anzi più vado avanti e più sono soddisfatto di questa scelta. Questo per dire a tutti quelli che come me si sono avvicinati da poco alla numismatica, una volta individuato il periodo storico che intendete collezionare, cercate prima di documentarvi ed acquisire un minimo di esperienza teorica(io l'ho fatto per un anno) e poi iniziate ad acquistare per acquisire esperienza pratica potendo vedere ed analizzare dal vivo l'oggetto della nostra passione.Tutto questo vi posso assicurare aiuta moltissimo. Alla prossima ANTONIO2 punti
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Buonasera Banconota 100 Ariary Madagascar 20042 punti
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I giovani ci sono, credetemi, li vedo ai convegni - poco - e sui social - tanto - e non hanno meno passione dei loro predecessori. Ma è cambiato l'approccio alla numismatica. in passato non c'era lo stesso occhio di riguardo verso l'aspetto economico e verso l'alta conservazione (e spesso questi due fattori sono fra loro correlati) Non si comprava già in vista della futura dismissione del pezzo o della intera raccolta, o con l'intento di guadagnarci. Se il pezzo si presentava, nel suo complesso, piacevole e con un prezzo adeguato alle proprie possibilità lo si prendeva. punto. E non si escludevano a priori gli esemplari che non rientravano in un determinato standard qualitativo (a volte più ipotetico che reale). Ora ti senti rifiutare uno Spl perché in collezione ci vanno solo Fdc o quasi, e questo senza nemmeno dare un'occhiata alla moneta, che magari non è da meno di altre già acquistate.... Non credo che l'innalzamento dell'età media del collezionista possa determinare la fine della numismatica, ma la sparizione del contante, quello sì mi fa paura. La filatelia sta vivendo una crisi grave e profonda data, a mio avviso, dal fatto che i francobolli non si usano più. E come puoi interessarti ad una cosa se non la usi, non la vedi, non la conosci; insomma, se non la tocchi con mano ? Per quello credo sia importante, quasi fondamentale, l'apporto dei convegni affinché la numismatica viva.2 punti
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Buongiorno e buon fine settimana a tutti. Napoletana di oggi è un Tornese da 6 Cavalli 1804 di Ferdinando IV. Dopo tanto tempo sono riuscito a trovarne un esemplare con dei rilievi un po più alti al dritto rispetto al mio esemplare. Le foto sono quelle del venditore del lotto di cui il pezzo faceva parte. Come lo giudichereste in conservazione? Grazie a chi vorrà rispondere.2 punti
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Ho aperto questa discussione perché vorrei insieme a voi censire tutti i rovesci delle Piastre del 1798 con 9 torrette nello stemma del Portogallo e assegnare ad ognuno un grado di rarità in base alla loro frequenza. Avevo tempo fa chiesto nella sezione araldica il motivo di quella torre mancante, la conclusione fu che questo particolare araldico era di poca importanza e che la mancanza era dovuta al poco spazio rimasto per poterci inserire la 10ma torretta. Niente di più insensato secondo me, perché in alcuni rovesci di Piastre 1796/1798, nonostante lo spazio ridotto la decima torretta è presente... appena accennata.. ma c'è. Chi colleziona Piastre di ferdinando IV e le varianti delle stesse, sa che i rovesci delle 9 torrette sono molto particolari e presentano altre variazioni nel conio oltre alla mancanza della torretta: Sottocorona con rigatura obliqua nei due versi e almeno tre diverse chiusure nella parte superiore dello Stemma. Queste particolarità si riscontrano solo su questi pezzi ( tranne che per la rigatura obliqua nel sottocorona presente anche su un conio del 1799). Sono convinto che furono "segnate" per distinguerle dai conii normali, non ne conosco il motivo, e mi piacerebbe insieme a voi fare delle semplici e spensierate, magari anche insensate congetture... Considerando anche il periodo storico : il 1798 Inizio postando un esemplare che presenta al rovescio lo Stemma Borbonico con chiusura normale. E sottocorona con rigatura \\\\\\\\1 punto
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io questa storia della numismatica che godrebbe di ottima salute proprio non la capisco. Seguo anch'io le aste e mi rendo conto che le monete di elite spesso raggiungono prezzi incredibili. Ma chi non si accorge che le monete normali, i BB o più dei nominali minori tipo piccioli e quattrini che erano la passione dei numismatici normali, non dei nababbi o dei fondi speculativi, non raggiungono oggi la metà del valore ante 2010? Non credo sia solo una mia sensazione, visto che trovo riscontro nei collezionisti che incontro ai convegni da 30 anni a questa parte. Lo stesso vale per i Fusi, per le romane di conservazione BB etc. Provate a vendere una collezione messa insieme ai prezzi di 10 anni fa e ditemi se non ci perderete il 50%. Io tutto questo ottimismo non lo vedo. D'altronde Il materiale medio è tantissimo mentre gli acquirenti giovani sono sempre meno.1 punto
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@Scudo1901 anche se la scelta è multipla un botto di voti sarebbero andati comunque al 500 lire. Se per te questa esclusione è insensata, perchè non riesci a comprenderla come hanno fatto altri, per me lo è il fatto di creare polemica e lamentele su un semplice sondaggio di svago fatto su un forum. In un sondaggio un utente può anche chiedere di votare 3 monete su una serie completa di 25 pezzi non vedo il minimo problema sinceramente. Take it easy P.s. questa è la mia ultima risposta alla questione, non sono solito proseguire all'infinito e alimentare il clima polemico, buona serata1 punto
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Se ereditano una collezione conservata in cassetta di sicurezza e magari dal valore di decine di migliaia di euro dubito che provengano da famiglie che non abbiano beni immobiliari. Io, comunque, ho espresso il mio parere. Fortuna che non tutti gli eredi la pensino allo stesso modo, altrimenti le collezioni costruite nell’arco di varie generazioni non sarebbero mai esistite…1 punto
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Direi invece un denario di M. Antonius http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I10/61 punto
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a proposito di eredi: figli e nipoti che ereditano la passione numismatica sono mosche bianche. La mia esperienza è che i collezionisti che sentono prossima la fine decidono normalmente di vendere il frutto della loro passione di una vita. Questo proprio per evitare che i loro eredi, normalmente incompetenti e desiderosi di realizzare, svendano la collezione senza cognizione alcuna.1 punto
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Io sono sempre più convinto che sia un falso. Al diritto molte lettere della legenda non sono conformi, il fiocchetto dei capelli è proprio fatto male, la corazza dell'imperatore manca dei particolari e dei rilievi, i capelli sono disordinati e non marcati, pasticciati sulla fronte. Al rovescio le lettere della legenda sono più sottili e meno marcate, il clamide è poco definito ed evanescente in alcuni punti per esempio sotto il braccio che regge il globo, il globo stesso è molto diverso dagli esemplari originali. Per ultimo la faccia del dio sole è molto elementare con i raggi che si presentano sottili ed evanescenti. Se questa moneta fosse originale, felice di sbagliarmi, ma nello stesso momento sarei molto dispiaciuto perchè vorrebbe dire che in più di 55 anni che mi sono occupato di numismatica, non ho capito un ..... acca.1 punto
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La penso ugualmente, ma la vita è imprevedibile, e se dovesse capitare un'emergenza economica? Cosa si dovrebbe fare: prendere un prestito o attingere a questi beni? È giusto vivere le proprie passioni, influenzare le nuove generazioni, ma una volta che aimè non saremo qui, non è giusto obbligare o mettere in difficoltà gli eredi....anche perché se vogliono lo faranno comunque e non potremmo impedirlo.1 punto
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Un gran bel colpo! A me non solo non capita mai nelle ciotole,ma non capita neanche la vendita del falso in se per se. Complimentoni,interessantissimo?1 punto
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Ehhh te l' ho detto,la "malattia" è simile?1 punto
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Direi che non e’ la consuetudine di vedere armi ( per fortuna!) che tiene alto l’interesse per il collezionismo di armi antiche bensi un precipuo interesse ( e’ infatti un collezionismo colto e raffinato ) coltivato da un ben specifico gruppo di amatori che ne ammira il contenuto artistico, artigianale e - quando c’è- anche l’importanza storica . Le armi antiche sono di grande fascino come oggetti testimoni di un epoca e di una cultura. I francobolli hanno un uso precipuamente strumentale e il contenuto artistico - che non mi sentano i filatelici - e’ giocoforza assai modesto ..1 punto
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Intendo che dalla sola immagine, che non è ottima, concludo che per me la moneta è autentica. Per essere sicuro al 100% però, bisognerebbe la vedessi dal vivo. Infatti ho chiesto peso e diametro per capire se stiamo all'interno della finestra corretta. Non è così semplice. Bisogna considerare anche possibili ritocchi, artefatti e imitazioni barbariche.1 punto
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Personalmente la penso come @Scudo1901, e ti spiego il mio punto di vista. Ti do ragione in pieno su tutto il resto, (arricchimento culturale ecc.. Ecc...) ti posso a ancor dar ragione (economicamente parlando) nel sottovalutare o non prendere in considerazione se la collezione non ha un impegno economico rilevante. Però se un soggetto ha "investito in cultura numismatica" ad esempio cifre importanti (es 200/300 k euro) dal mio punto di vista non può non considerare anche il lato "economico" della sua passione, anche per rispetto doveroso del "buon padre di famiglia" nei confronti di figli, mogle, nipoti.... se ne ha. Saluti TIBERIVS1 punto
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Ciao Rocco...bellissima moneta, molto rara, come tutti i millesimi 1804, salvo il 4 cavalli che è giusto giudicare raro. Il tuo esemplare ha degli ottimi rilievi sia al dritto che al rovescio. Io la giudicherei migliore di BB, un BB+ ci potrebbe stare. Foto migliori quando arriva Mi piace proprio, bel colpo!!1 punto
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Bravissimo @dabbene è una grande opera, che fa bene alla numismatica.1 punto
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Ciao Mi hai tolto la "parola di bocca"... Bellissima la nuova versione,per me anche meglio,in quanto valorizza meglio l' importanza, la bellezza e la fierezza dell' aquila! Salutoni1 punto
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That would be wrong. The weight of the Republican As sank from ~328g in ~300BC down to ~12g in ~90BC. The weight then remained ~12g through Augustus. Collectors should select Asses appropriate to their period. Commence with Aes Grave ~280g; ~50g ~200BC; ~30g ~170BC; and ~12g ≥90BC. Richard1 punto
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I giovani ci sono, pochi, ma ci sono. Non molti ai classici convegni numismatici, dove alla veneranda età di 53 anni, ad occhio risulto ancora fra i più giovani (= meno vecchi), come 30 anni fa. I più giovani hanno un approccio diverso alla numismatica, anche grazie alle nuove tecnologie. La numismatica non morirà con noi "vecchi", per fortuna. Ho conosciuto diversi giovani numismatici e devo dire che li apprezzo molto, anche nella loro eventuale ingenuità (noi, io, non eravamo meglio) e il loro sincero entusiasmo è contagioso. Mi piace confrontarmi con le nuove leve, che scopro spesso umili e preparate allo stesso tempo. Non tutti i giovani lo sono, ahimè. Ad un convegno abbastanza recente, confrontandomi con un conoscente, ho scoperto che, talora la gioventù e la supponenza possono però fare danni, anche seri. Ci sarebbe pare qualche giovane numismatico che collabora con non meglio identificate ditte numismatiche di livello, non so se italiane o estere, che ogni tanto la fa fuori dal vaso. Premesso che non mi ritengo un esperto di niente, ma non posso disconoscere di avere visto tante monete nel tempo. Ebbene, questo numismatico in erba, che forse farebbe bene ad approcciarsi alla materia con un pizzico di umiltà in più, aveva irrimediabilmente bocciato una collezione, o parte di essa, un numero comunque piuttosto rilevante, perché piena di falsi. La persona che l'aveva, piuttosto delusa (ed incazzata) ha avuto la bontà di mostrarmi gli album, con decine e decine di pezzi "bocciati", del settore antico. Ebbene, pur non collezionando da anni quelle monete, non ho trovato negli album più di un paio di monete sospette o non autentiche. A quel punto, il collezionista, sempre più imbufalito, mi ha chiesto se potevo trovare un altro numismatico cui chiedere un secondo (anzi terzo) parere: gli ho indicato una persona che conosco e dopo ho ascoltato il report dallo stesso proprietario. Le monete "dubbie" erano le due modestamente indicate da me, più una terza incerta (ci sta). Cosa insegna questo aneddoto? Che nessuno di noi, giovani o meno giovani ha inventato la numismatica e che nessuno ha tutte le risposte. L'umiltà ed il confronto dovrebbe essere la regola. Il confronto "de visu", oppure virtuale come nel forum, arricchiscono.1 punto
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Tranquilli, ho risolto il "problema" della locazione della discussione. Non c'è bisogno di chiuderla e riaprirla da capo. Buon proseguimento1 punto
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Ciao Rocco, ciao a tutti. sono felice tu abbia aperto questa discussione perchè questo tipo di considerazioni ha incuriosito molto anche me: in particolar modo la presenza contemporanea delle particolarità da te citate (9 torrette, rigatura del sottocorona e chiusura dell'arco dello stemma). Le 9 torrette rappresentano un unicum in questa tipologia di piastre, e non ritrovarle mai associate ad un sottocorona "ordinario" è quantomeno singolare. 1798 e 1799 furono anni densi di avvenimenti e, forse come mai prima nel periodo Borbonico, fu necessario identificare delle coniazioni in momenti difficili per il Regno. Molto interessanti gli esemplari mostrati (notevole conservazione scudo1901!). Contribuisco, nel mio piccolo, con le mie due della specie. Cordialità1 punto
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Buonasera a tutta la Sezione. Grazie @Rocco68 per avermi chiamato in causa. Il mio esemplare di Piastra del 1798 in effetti sembra abbastanza difficile da reperire in giro. Ha lo stesso conio del falso da te postato al #4, quindi un 10 torrette ma con arco continuo e sottocorona liscio. Fu un amore a prima vista, persi la testa, e il venditore gentilissimo e cortese capì e mi fece anche uno sconto. Piace anche a voi? Come vi sembra?1 punto
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Altro esemplare con stemma chiuso sopra con un grosso punto. E rigatura nel sottocorona \\\\\\\\\1 punto
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Nuovo arrivo in collezione : 5 lire 1852 Genova - Vittorio Emanuele II1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
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