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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/19/21 in Risposte
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Di numismatica ho ancora tantissimo da imparare, ma l'italiano almeno lo capisco Il pezzo riportato si riferisce chiaramente alla zecca di Napoli nella sua interezza e continuità temporale, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere esplicitamente "e in modo particolare per quelle di Ferdinando II". Le due pagine che precedono questo estratto, ad esempio, sono interamente dedicate ai 10 tornesi di Francesco II. In ogni caso, i miei interventi non hanno nessuna volontà polemica, e lo dico sinceramente. Avevo semplicemente alcune curiosità riguardanti le monete borboniche intorno alla metà dell'800 (e pensare che ancora non ho nemmeno affrontato il dubbio principale sui famosi graffi da conio ). Onestamente non riesco bene a capire cosa si intende per "varianti non intenzionali": mi sembra condivisibile il fatto che mettere 13 o 14 torrette fa una bella differenza sostanziale e visibile. Dire che questa differenza non è voluta significa dire implicitamente che le persone dedicate alla preparazione dei conii non avevano la capacità intellettiva di distinguere 13 da 14 torrette. Siccome io non credo che sia questo il caso, mi sembrava interessante cercare di ricostruire quella fosse il vero motivo per introdurre queste differenze. Saluti!7 punti
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La perfezione incisoria eseguita sui conii dei Tari' di Francesco II è superiore a tutta la precedente produzione di FerdinandoII, ( sempre nei Tari' ). La torretta in meno la considero "un segno " per distinguere una liberata da un'altra. Mio parere personale.4 punti
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Ecco tutti i numeri del Gazzettino. Ci sono anche il numero 4 e 5 nella versione a colori. Questo è quello che si può chiamare impegno per la divulgazione numismatica.4 punti
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A seguito della recente discussione sul denario di Furius Purpureo mi erano tornate in mente alcune letture di qualche tempo fa, ma mi ci è voluto un attimo per inquadrare nuovamente la questione. Il punto di partenza è un bellissimo articolo di Pedroni del 2009 (Roma, Luna e i Liguri, in "Analecta Romana Instituti Danici", pp.7-18) ove si analizzano le 12 tipologie denariali ove al rovescio è presente la dea con lunga veste, a volte con busto scoperto, alla guida di una biga e con l'inequivocabile crescente sul capo. Di queste, una decina presentano un coerente quadro cronologico di emissione compreso tra il 190 e circa il 170 a.C., parrebbero emessi su piede ridotto 3,7-3,8 g ed hanno segno di valore X e quindi precedenti alla ritariffazione della metà del II secolo. In taluni casi poi le emissioni in bronzo associate sono su standard sestantale ridotto, i denari tipo Cr. 161/1 e Cr. 207/1 presentano in legenda una lettera L ad angolo acuto (forma paleograficamente inquadrabile in un periodo antecedente al 170 a.C.) e tre emissioni risultano affiancate a nominali minori quali il quinario o il vittoriato, il cui ciclo produttivo parrebbe interrompersi intorno al 170 a.C. (l'emissione di quinari riprenderà tempo dopo). Delle 12 ben 9 vengono poste dal Crawford tra il 194 ed il 170 (133/3, 136/1, 140/1, 141/1, 156/1, 158/1, 159/2, 161/1, 163/1) ed una, la 187/1, in un periodo compreso tra il 169 ed il 158, dunque con limite cronologico prossimo. Delle due restanti, il già citato tipo a legenda FLAVS è datato al 150 ma con grafia della lettera L che potrebbe far supporre ad una datazione differente, mentre l'ultimo tipo, a legenda A. SPVRI (Cr. 230/1) è datato al 139 a.C. Il tipo monetale con Luna rappresentò uno dei primi modelli iconografici "di rottura" rispetto al precedente tipo fisso anche se riscosse un successo piuttosto limitato. Analizzando il pantheon romano del periodo Luna non è certo da considerare una tra le principali figure divine ed è quindi lecito domandarsi il motivo che portò all'adozione di tale particolare soggetto che, agli inizi del II secolo, andò ad affiancare il tipo dei Dioscuri. Ben vangano pareri ed osservazioni in merito a questa introduzione riguardante un tema che a mio parere porterà ad ipotesi estremamente interessanti. Ecco un indizio, decisamente famoso:3 punti
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Molto interessante, senza alcun dubbio, è quanto scrive G. Werdnig (Le Oselle- Monete - Medaglie della Repubblica di Venezia. Traduzione a cura di Elda Winsemann Falghera - Edizioni Lint Trieste - 1983). Leggiamo insieme come viene descritto il Rovescio di questa Osella: "Una figura femminile, velata solo nei lombi, capelli al vento, braccia alzate, si dirige velocemente in direzione verso destra, appoggiando il piede destro sui frantumi di una ruota. Un fascio di raggi convergenti, irrompenti dalle nubi a sinistra, verso il quale volge il capo a ritroso, la colpisce al centro del corpo. Dal suo braccio destro pende un vessillo." Opportuno però continuare nella descrizione dell'Osella da parte del Werdning in quanto ulteriori informazioni si traggono. "L'Osella si riferisce all'elezione del doge, il quale ebbe nei tre Procur. S. M.: Giovanni Donà, Angelo Diedo e M. Antonio Barbarigo degli appassionati concorrenti. Gli Annali raccontano che nessuno dei quattro candidati aveva potuto raggiungere il prescritto numero di 25 voti. Sembra che Giovanni Donà, il quale era fra i 41 elettori, un pò per le ridotte possibilità di riuscita in seguito alla dispersione dei voti, un pò per la intima spinta di conseguire una buona scelta, abbia proposto di far convergere i voti su Mocenigo, ciò che infatti avvenne. La legenda è tolta dal salmo 88, 19 ed il relativo versetto suona: "Quia Domini est assumptio nostra et Sancti Israel regis nostri". Allioli lo traduce come segue: "Poiché è il Signore, il Santo d'Israele che ci ospita". Dato che in ebraico la parola "manegon" significa scudo, il versetto pertanto suona: "Poiché il Signore è il nostro scudo ecc.". Quindi "assumptio" nel salmo significa "prendere sotto protezione" da cui deriva il significato più tardi "attirare a sé" ossia assunzione, elevazione, come in assumptio Mariae = Assunzione di Maria, oppure in assumptio sancti alicujus = ricorrenza del giorno della morte di un santo, cioè il giorno della sua assunzione in cielo. Così ci avviciniamo al senso della legenda in quanto diciamo: "Non siamo noi ad elevarsi, ma è la potenza di Dio che ci eleva e ci assume (sotto la sua protezione)". Così come tutti i regnanti si definivano, "Dei Gratia regnantes", così anche Mocenigo non attribuiva l'elevazione a doge ai suoi meriti, bensì alla grazia di Dio. Se non fosse stato per volontà di Dio, sembra voglia dire, la sua elezione in circostanze così aggravanti come riferite dalla storia, non avrebbe potuto avvenire. La Fortuna su una ruota è una raffigurazione che ricorre spesso al tempo del Rinascimento. La Fortuna, nuda o vestita, su un globo alato, in volo sul mare, con il vessillo gonfiato dal vento, la troviamo per es. su medaglie dell'arciduca Carlo d'Austria, nel periodo dal 1560 al 1575, accanto al suo motto: "Fortuna (Dio) audace juvat". Qualche volta incontriamo la fortuna anche in piedi su due delfini. Una spiegazione del XVII secolo suona: "Fortunam in pilam poetae collocant propter mutabilitatem - audax, qui se committit pilae - audacior, qui Delphinum equitat vere nihil aliud est fortuna, quam incerta rerum causa(1)". Un doppio tallero del duca August di Braunschweig-Luneburg reca la Fortuna nuda su un globo, capelli al vento, stringente un vessillo gonfiato sopra la testa (Kohler, Munzbelustigungen). Noi interpretiamo la raffigurazione come segue: La Fortuna, in corsa, su una ruota, sfruttando il vessillo, gonfiato dal vento, come vela, rappresenta l'individuo, il quale si fida delle proprie fragile forze. Il vessillo qui non è altro che il simbolo nella fiera fiducia delle proprie forze. La ruota si sfracella nello scontro con un improvviso ostacolo, la Fortuna (cioè l'audax se rotae committens) si spaventa, precipita, il vessillo non è più gonfiato dal vento, bensì si affloscia nella tempesta: è allora che la Fortuna (sempre nella personificazione dell'audax) alza lo sguardo timoroso al cielo, donde prorompe dalle nubi il raggio di sole salvatore (il raggio della grazia di Dio), che dice: "Non sta a voi, fragili uomini, di elevarvi; la forza umana è simile alla ruota in corsa che si sfracella all'incontro con il primo imprevisto ostacolo". In questo senso la Fortuna serve come illustrazione al versetto del salmo(2)". (1) Symbola pontificum et regum, 1686. (2) "Domini est assumptio nostra" si trova anche sulla medaglia di papa Alessandro VIII, del 1690. "Domini assumpsit me" è la legenda sul rovescio di una moneta spicciola di re Giovanni Casimiro di Polonia, del 1649 (Kohler, Munzbelustigungen"."3 punti
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...con spazio alle domande eventuali del pubblico. È una via perseguibile? A me manca tanto andare in edicola e comprare un periodico numismatico. Capisco perfettamente che la soluzione dell'abbonamento è quella più sostenibile, ma a me manca andare in edicola... ? Helmut Rizzoli ha detto una cosa che andrebbe stampata a lettere cubitali in ogni circolo, in ogni medagliere, in ogni aula universitaria (forse esagero...). Non sono in grado di riportare le esatte parole, ma, parafrasandole, grossomodo suonavano così: "Rivendico senza timidezza alcuna la mia natura di storico, scienziato, collezionista e curioso." ???3 punti
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Diciamo che è la prima volta che leggo una cosa del genere. Il tutto naturalmente rientra nella normalità italica che davanti a una fattura pagata chiede altri documenti , magari è il funzionario di turno che vuol farsi notare La casa D'Aste non c'entra niente.3 punti
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Ciao @Archestrato Alla richiesta di un parere tecnico, io descrivo la mia. Escludendo l'ipotesi di una pulitura aggressiva, che si possa asportare parti cosi rilevate, come la clamide, rimane che la moneta è stata coniata cosi com'é, senza la clamide. Una dimenticanza dell'incisore ? probabile, e che in un secondo tempo, abbia inciso sul conio, la clamide. La prova della mia ipotesi, sta nel confronto con altre due monete DALLO STESSO CONIO, ANS 605 e Parigi. Dalla foto che allego, si evidenzia una iniziale rottura ( quadratino in nero ), tra il piano e la cornice ad ore 4. Segno inequivocabile questa rottura, che sulla moneta LEU è iniziale, pertanto è stata coniata prima delle altre due ANS e Parigi.3 punti
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Gent.mo @gennydbmoney giustamente scrivi che è impossibile determinare la Rarità delle due versioni ( a 14 e 13 Torrette ) in quanto non contemplate dai Manuali più diffusi. Sicuramente è da considerare una Variante in quanto già il CNI descrive sia la 14 sia la 13 Torrette. Gentilmente poi mi dovresti spiegare in quali stampe il Tarì di Francesco II è raffigurato con 7 Torrette, in quanto non ho riscontri. Rispetto la tua idea della “casualità” ma non la condivido, in quanto non penso che gli allievi della Zecca riempissero gli spazi vuoti punzonando a caso, in preda ad una sorta di “horror vacui”. A mio modesto parere è più probabile che fossero dei “segni” o, ancor meglio, delle “firme” la finalità delle quali non è possibile conoscere per la mancanza di documenti. Queste monete che variano da uno specifico “standard” ( che in mancanza di scritti ufficiali può essere anche quantitativo, basato sui passaggi in Asta etc ) dovrebbero essere considerate vere e proprie Varianti. Sottolineo che queste mie affermazioni sono del tutto personali e ti ringrazio per l'eventuale risposta. Cari Saluti, Beppe3 punti
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Buon pomeriggio potrebbe essere utile una discussione di uno studio fatto da me in riguardo alle torrette dove ho espresso il mio parere personale ecco il mio intervento.2 punti
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Si confermo è varicella ? !!! Ma devo dire @Orodicarta che mi piace questa banconota in uno stato diverso sarebbe un bel pezzo da avere in collezione ?!!!2 punti
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E’ una foto importante questa, e’ quella della convivialita’, tutti insieme a parlare di numismatica e di vita dal giovane a Moruzzi, dallo studioso a Rizzolli, dal collezionista a Ottolini, mancava...il reale e la convivialita’ ...e sostituisce quello che mancherà ancora una volta a Verona ...2 punti
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Sono d'accordo con te sulla qualità dei colori ma anche sul piano artistico si fanno apprezzare. Per quanto riguarda la consistenza forse risultano leggermente più sottili e quindi più soggette a pieghe e usura ma comunque qualunque altra banconota riposta in una tasca di un indumento e centrifugata sarebbe uscita in condizioni simili. Comunque ragazzi la procedura per il lavaggio delle banconote è molto preciso nelle sue fasi basta solo seguirlo per ottenere ottimi risultati: 1) Inserire le banconote in lavatrice a 600 giri lavaggio 30° gradi con detersivo per capi delicati. Si raccomanda di evitare la centrifuga, gli audaci possono provarci ; 2) Stendere le banconote al sole e ritirarle leggermente umide. Attezione ad occhi indiscreti, potrebbero farvi una visita di cortesia; 3) Stirare accuratamente ogni singola banconota e nel caso ci sia bisogno vaporizzare leggermente con acqua demineralizzata. La stiratura va eseguita fronte/retro con delicatezza facendo attenzione a non danneggiare o bruciare il biglietto: Mai più stropicciature e banconote nuove e profumate. Buon lavaggio ??!!!!2 punti
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Per me è stato lo stesso! Purtroppo un impegno nel primo pomeriggio mi ha impedito di esserci al pranzo e conoscervi tutti di persona ma volentieri vorrei in futuro. Anch'io, a parte Mario, non sono riuscito ad identificare nessun utente del forum... avevo solo qualche ipotesi! Ad una prossima occasione di incontro spero di fare la conoscenza dal vivo di molti utenti che stimo qui sul forum!2 punti
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Io questa non la vedo assolutamente come una colpa della casa d'asta. O ci aspettiamo che debbano sapere tutte le norme di tutti i paesi del mondo incluse quelle inventate dal burofunzionario di turno della dogana?2 punti
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Piena corrispondenza, e non è sorprendente, probabilmente coniate con gli stessi conii (non c’è dubbio per il conio del busto di Diocleziano) Questi quinarii di Ticinum sono tutti rari (busti radiati e corazzati) o rarissimi e verosimilmente destinati a donativa, (teste laureate, RIC VI 27 e 28, legenda VTILITAS PVBLICA, T all’esergo), databili al 294/295. https://www.acsearch.info/search.html?id=1429241 Nel caso di quinarii senza esergo come il tuo, dallo stile poco riconoscibile a causa del piccolo modulo, la datazione e la zecca sono spesso difficili da stabilire. Esistono anche per Roma, Siscia (con esergo) Treveri e Lione, durante la diarchia e in seguito durante la tetrarchia per gli augusti e i loro cesari. Infatti se ne trovano fino a Crispo... Ad esempio, questo quinaro è elencato nel RIC 5b, (dal 285 al 293 d.C) per la zecca di Lione: https://www.acsearch.info/search.html?id=953672 Questo qua, anch’esso assente nel RIC, zecca di Roma? Venduto 2200 $. https://www.acsearch.info/search.html?id=1285111 Almeno per questo, lo stile corrisponde bene a quello di Lione: https://www.acsearch.info/search.html?id=2120961 Il tuo quinario a doppio busto era già presente nel libro di Cathy King, ma non sò se era illustrato. (Roman Quinarii from the republic to Diocletian and the tetrarchy, 2007) Non si vede bene sulla foto se le zone danneggiate sono dovute a concrezioni o ossidazioni. Forse potresti fare delle foto migliori? Magari sarebbe possibile pulire questa moneta, se qualche utente conosce un restauratore professionale che potrebbe esaminarla? Ne vale la pena, per parlare solo del valore commerciale ricordo il prezzo di 5500 CHF (sopravvalutato secondo me) ottenuto per la moneta della NAC, comunque meglio conservata.2 punti
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Grazie grazie grazie e... ...ancora grazie a tutti! È davvero rincuorante sapere che esiste un tale livello divulgativo in cui non ha posto alcun elitarismo. È l'esperienza di ogni persona interessata a pesare. Fatto! Se vuoi ti passo le righe che ho appuntato come si faceva a scuola. ? Però la mia calligrafia è molto ostica.2 punti
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Fossero monete di modesto valore farebbero pensare ad un fonte votiva ma le monete del ritrovamento sono molto belle e rare. Vedremo questa sera alle 20:45 in via Kramer 322 punti
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C'è il lev bulgaro anni '90 col famoso Cavaliere di Madara, che sarà riportato anche sui loro euro: (bozzetto di fantasia)2 punti
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La foto da me inviata e' tratta da Asta del Titano 36 del 20.04.2010 pag 109 e venduta come falso da studio2 punti
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Per il dritto, hanno usato un Galvano elettrotypo, che il BM li creò per collezionisti.2 punti
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Leggiamo da Mario Traina (Il linguaggio delle monete. Motti, imprese e legende di monete italiane. Editoriale Olimpia 2006): ”Figura femminile (la Fortuna), illuminata da raggi spioventi dall’alto, velata nei lombi, capelli al vento, il volto e le braccia alzati verso l’alto, con un vessillo pendente dal braccio destro e col piede destro sui frammenti di una ruota. Si riferisce alla contrastata elezione del doge, che attribuisce la sua ascesa al dogato non ai suoi meriti ma alla volontà di Dio. La Fortuna corre su una ruota sospinta dal vento, grazie al vessillo che fa da vela e che simboleggia la fiducia dell’individuo nelle proprie forze; ma ad un tratto, davanti ad un ostacolo, la ruota va in pezzi e la Fortuna si arresta, volgendo lo sguardo e le braccia al cielo, dal quale attraverso i raggi della grazia di Dio arriva l’aiuto implorato a sostegno della fragilità umana.”2 punti
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Prima ho parlato del nuovo libro del Prof. Helmut Rizzolli, facciamo una anteprima pubblicando il pieghevole che lo illustra datomi dal Professore Retro2 punti
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E cosa c’entra la casa daste? Se abbiamo un ministero demenziale e regole demenziali non è certo colpa degli inglesi o delle case d’asta….2 punti
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D'incerti, nel stesso testo riportato sopra, propone la seguente spiegazione (immagino già nota a molti, ma la riporto per completezza )2 punti
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Buona sera. La qualità delle fotografie dei campi è proprio un po' bassa per esprimersi, ma dalle immagini del taglio mi sembra tutto a posto. In attesa di altri pareri la saluto cordialmente. Gabriella.1 punto
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Stavo gauardando questa bell'immagine di serena convivialità, quando mi è caduta l'attenzione sulla tavola: ho contato non meno di dieci, e ribadisco, dieci bottiglie d'acqua e solo una di vino ... ma non è che per caso la numismatica porta all'astemia? No perchè se è così da domani vendo banconote e cataloghi e mi dedico alla collezione dei tappi di bottiglia Saluti e salute a tutti.1 punto
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Beh se sono monete rare non e’ che si trovino sul web al primo colpo.. magari le hanno avute - essendo all’imtorno di quella zona - o possono dirti se e dove eventualmente sono reperibili. Puoi altrimenti anche chiedere a numismatici tedeschi o austriacj che sono anche le pricipali case d’asta dei rispettivi Paesi. Nella sezione case d’asta puoi facilmente trovare i riferimenti delle principali ditte.1 punto
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Accipicchia che bella lezione!! Affascinante la storia. Ma con una di quelle monete, all'epoca cosa si poteva comprare? Che valore intrinseco aveva? Forse molto, dato la poca comodità a portarselo appresso per pagare. Se uno doveva comprare casa, gli ci sarebbe voluto un camion pieno o quasi:1 punto
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In epoca angioina è documentato l'utilizzo d'argento proveniente dalle miniere calabresi di Longobucco anche se la gran parte del bianco metallo utilizzato per formare la lega dei denari proveniva dalle "miniere veneziane" con la fusione di grossi veneti.1 punto
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Un interessante articolo : https://www.fogliodisicilia.it/2011/storie-di-sicilia/le-miniere-di-fiumedinsi-e-ali-a-partire-dal-xv-cecolo-e-la-ferriera/ Grazie @fricognaper l'ottimo spunto di ricerca.1 punto
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In particolare, sulle miniere di Longobucco, aggiungo; http://www.comunelongobucco.eu/agenda-eventi1/232-le-miniere-di-longobucco.html1 punto
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Risvolti politici ? Boh ! Se compriamo fuori UE dobbiamo sdoganare. E' stato sempre fatto per acquisti in USA e Svizzera ( salvo colpi di fortuna ) e adesso con GB. Se poi qualche doganiere si inventa una richiesta di autenticità che non c'entra nulla con un invio di monete se ne può dedurre che non sa fare il suo mestiere.1 punto
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Non sei l'unico, anch'io ho ancora molto da imparare... Allora sono io che non lo capisco visto che non riesco ancora a comprendere cosa c'entra l'intera produzione monetaria borbonica quando si sta discutendo del numero di torrette nella partizione del Portogallo sullo stemma "monetato"di Francesco II... Sinceramente io penso il contrario... Eppure hai scritto che l'italiano lo capisci,variante non intenzionale vuol dire che si è creata una cosa diversa senza volerlo... Su questo sono assolutamente d'accordo con te... Ma non stiamo giocando a "cerca le differenze"... Il lavoro degli allievi incisori era realizzato completamente a mano e come tutti i lavori manuali ci possono essere sostanziali differenze tra una mano e l'altra,e siccome il numero di torrette non era "standardizzato"succedeva che un allievo ne inseriva 13, un'altro ne inseriva 14... Aggiungo che tu hai aperto una discussione per porgere una domanda,cosa lecita ,io mi sono permesso di risponderti e questo si chiama cortesia,se poi non ti aggradano le mie risposte per un motivo o per un'altro puoi sempre aspettare le risposte dei grandi esperti di questa sezione... Buon proseguimento di discussione...1 punto
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Aaaaazzzz si scoprono i metallari qua!!! Mmmhhh? Beh io quasi tutto?,l' importante sia potente,melodico e pieno di riff che tagliano la faccia? Detto questo,death,thrash,viking,classic,melodic,speed,progressive,power,epic....tutto??? Stay metal ?1 punto
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Personalmente, escludendo la "E" di REPUBBLICA, che non può essere presa in considerazione, io vedo tutte le lettere differenti e come ho già effermato noto anche differenza nei capelli. Se fosse un artefatto in ZECCA, vorrebbe dire che l'operatore ha utilizzato per la seconda battitura un altro conio, quindi avrebbe sostituito il primo? non credo proprio. Per me post ZECCA.1 punto
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Ecco, avendo dovuto io scappare per impegni pomeridiani, avendo 2 ore di viaggio, non ho potuto fermarmi. E, a parte Mario Limido, non ho potuto conoscere personalmente voi che scrivete. Per me è stata la prima volta che mi ritrovavo fianco a fianco con gli e le utenti del forum, e continuavo a chiedermi: "Secondo me lei è pincapallina78, lui invece sarà pincopallino87..." ?1 punto
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...e sai che effetto per i posteri mio caro @caravelle82 se il nostro @Litra68 ci fa una una bella dedica poetica, qualche macchia di caffè e un po' di scotch che non guasta mai e garantisce la consistenza della banconota....?!!!1 punto
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Salve! Sembrerebbe una Siracusana però ho trovato monete su internet con il peso doppio rispetto a questa moneta ma molto simili.1 punto
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E’ bella anche questa immagine complessiva con gli 8 Gazzettini più i 2 Speciali ...e siamo a oggi a 10...da oggi chi vuole può collaborare per il futuro Gazzettino 9 per questa collana autoprodotta e autogestita1 punto
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DE GREGE EPICURI E comunque non è emessa dalla "Associazione Numismatica Italana", ma da "Numismatica Italiana", che immagino sia la siglia piuttosto anonima di una ditta che l'ha prodotta (per conto della Associazione Internazionale Uomo nello Spazio: esisterà ancora?). Forse hanno ripreso/imitato qualche emissione dell'URSS. P.S. Cercando in rete: l'Associazione Internazionale Uomo nello Spazio (AIUS) è effettivamente esistita. Nel 1963 ha pubblicato a Roma gli atti di un convegno tenutosi a Milano (Fiera Campionaria) nell'aprile 1962, su temi di ricerca spaziale e argomenti di energia nucleare.1 punto
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Complimenti @crispo57 Assomiglia molto (anche nei particulari della corazza) a un rarissimo « quinario » di Ticinum, una moneta venduta dalla NAC nel 2014, ed è l’unico esemplare conosciuto dal « NOT IN RIC » di Lech Stepniewski. http://www.notinric.lechstepniewski.info/6tic-28b.html1 punto
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Salve @Brontolo Domanda più che legittima. Non mi sono spiegato eccessivamente per non annoiarla ma se ha questa curiosità provvedo a riassumerle brevemente la storia, a mio avviso affascinante, di questa moneta. Il Tallero di Maria Teresa 1780 è una moneta che nel tempo è divenuta una valuta franca, accettata e riconosciuta per scambi commerciali soprattutto in Levante Medio Oriente e Africa (ad esempio in Etiopia). Era una moneta molto apprezzata per varie ragioni tra cui ad esempio il fermaglio della veste che essendo molto in rilievo ne denotava facilmente l'usura (e quindi trattandosi di una moneta a valore intrinseco anche una perdita di peso e valore). Originariamente la moneta era coniata anche con millesimi precedenti al 1780 (con differenze nel ritratto e nell'aquila asburgica al rovescio molto sostanziali rispetto ai Talleri 1780). Alla morte di Maria Teresa nel 1780 il ritratto non venne modificato perchè ormai caratteristico della moneta e si iniziò a coniare il Tallero con millesimo 1780 postumo. Qui inizia la storia del Tallero di Maria Teresa sempre riconiato uguale con quel millesimo 1780 per mantenerne quell'aspetto, per motivi tecnici, più gradito e riconoscibile. I primissimi esemplari di Tallero 1780 furono coniati tra fine Settecento ed i primi anni dell'Ottocento nelle zecche austriache di Vienna, Guenzburg, Karlsburg, Kreminitz, Praga (è attestata anche l'attività della zecca di Milano a fine Settecento nella coniazione del tallero 1780 e si ritiene che i talleri settecenteschi milanesi siano gli H35 anche se è ancora dibattuta la questione). Successivamente con l'espansione Napoleonica alcune di queste cessarono le coniazioni perchè finirono sotto controllo più o meno diretto dei francesi. Questo primo blocco di coniazioni del tallero teresiano 1780 è il più datato. Successivamente dopo il Congresso di Vienna e con la nascita del Regno Lombardo Veneto le zecche di Milano e Venezia sotto controllo austriaco iniziarono un'intensa attività di coniazione di questi talleri nel periodo 1815-1840 circa (e forse anche successivamente) per Milano e 1817-1866 per Venezia. Queste coniazioni sono di facile identificazione in quanto presentano al rovescio la croce decussata tra due punti (.X.) invece che con uno soltanto come nel suo esemplare di tallero 1780. Altra caratteristica per riconoscere queste coniazioni è il bottone che (a parte per quelle più tarde di Venezia del 1840-1866 dove è ovale) risulta tondo. Nel 1866 Venezia viene annessa al Regno d'Italia in conseguenza della vittoria prussiana (di cui l'Italia era alleata) nella guerra austro-prussiana. Da questo anno in poi le coniazioni del tallero 1780 si spostano a Vienna e solo lì dal 1867 al 1935. Prima di spiegare cosa accadde nel 1935 bisogna fare un salto indietro e calarci nella politica coloniale del Regno d'Italia. L'Italia a fine Ottocento inizia una penetrazione coloniale in Eritrea culminata con la proclamazione ufficiale dell'Eritrea come colonia italiana nel 1890. L'Eritrea come l'Etiopia era una regione dove il tallero teresiano era una moneta fondamentale nell'economia locale. Pertanto l'Italia aveva bisogno di poterlo coniare tuttavia il tallero di Maria Teresa era una moneta austriaca e la sua coniazione era una prerogativa della sola Austria-Ungheria che ne deteneva i conii. L'Italia quindi cercò di coniare un proprio tallero sostituendo quello teresiano, il tallero di Umberto I. Al dritto invece di Maria Teresa troviamo quindi Umberto I mentre al rovescio una snella aquila sabauda: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ERU/3 Questa moneta però non riuscì a soppiantare l'uso secolare del tallero teresiano anche per l'assenza di quelle caratteristiche tecniche di cui ho fatto menzione all'inizio (ad esempio la spilla della veste). L'Italia riprovò a soppiantare il tallero di Maria Teresa in Eritrea anche nel 1918 creando il Tallero d'Italia e questa volta cercando volutamente di imitare quello teresiano. Al dritto figura una personificazione dell'Italia molto simile al ritratto di Maria Teresa, anche i caratteri della legenda sono simili, nei capelli c'è un fermaglio identico alla spilla della veste di Maria Teresa e al rovescio un'aquila sabauda molto simile a quella bicefala dei talleri 1780. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ERV/0 Tuttavia anche questa moneta molto più "studiata" fallì completamente nel suo scopo di soppiantare il tallero 1780. Nel 1935 l'Italia fascista conduce la guerra d'Etiopia. Con la nuova Africa Orientale Italiana che sta nascendo nel corno d' Africa si fa impellente la coniazione di talleri 1780 per l'Italia visto l'uso consolidato della moneta in questa regione. Mussolini stipulerà quindi un accordo con l'Austria, all'epoca sotto la guida politica fascista del "Fronte patriottico" e quindi politicamente vicina all'Italia, per la cessione dei conii del tallero 1780 a Roma per 25 anni. Negli anni '30 Vienna però stava fornendo sotto contratto all'Impero Britannico i talleri che necessitava per le sue colonie e tale contratto viene bruscamente reciso poco prima della sua scadenza a causa dell'accordo stipulato con l'Italia. Il Regno Unito decise quindi di risolvere la questione sostenendo che il tallero di Maria Teresa non fosse più una moneta a corso legale in Austria e che l'Austria avesse scelto di abdicare al suo monopolio cedendo i diritti di coniazione all'Italia. Con questa giustificazione diplomatica il Regno Unito iniziò la coniazione dei talleri nel 1936 a Londra imitando il tallero teresiano. Questo precedente aprì la strada anche alle coniazioni del tallero a Parigi nel 1937 e a Bruxelles. Il Regno Unito attivò per la coniazione dei talleri anche le zecche di Birminghan e Calcutta. Il precedente italiano del 1935 aprì la strada ad un vaso di pandora nella coniazione del tallero 1780 per conto delle potenze coloniali di Regno Unito e Francia. L'Italia coniò quasi 20 milioni di talleri a Roma fino a sicuramente il 1941 (quando a causa delle vicende belliche perse l'Africa Orientale Italiana). Dibattuta è invece la prosecuzione delle coniazioni nel dopoguerra fino al 1950. I conii del tallero 1780 furono restituiti a Vienna nel dopoguerra e Londra cessò l'attività di coniazione dei suoi talleri negli anni '60. Con il de-colonialismo del dopoguerra la necessità di coniare talleri divenuta così imponente pochi anni prima cadde del tutto, senza imperi coloniali coniare il tallero divenne inutile per Regno Unito, Francia (che cessò le coniazioni nel 1957) e Italia. Dal 1962 ad oggi il Tallero è coniato dalla sola zecca di Vienna per i collezionisti ormai più che per scopi coloniali. Questa grande varietà di zecche ed epoche che si videro protagoniste nella coniazione del tallero ha fatto si che questo abbia subito dei minimi cambiamenti e differenze di conio che ne permettono la datazione e assegnazione della zecca. Per i talleri più datati è più facile, quelli settecenteschi austriaci hanno addirittura indicata la zecca con una sigla al rovescio. Quelli lombardo veneti sono inconfondibili per il punto dopo la croce decussata al rovescio (.X.) e, a parte per le coniazioni veneziane più tarde, per alcune differenze anche nel disegno. A partire da metà Ottocento però i talleri assumono un aspetto ormai più consolidato. In quel lungo periodo di coniazione della zecca di Vienna tra il 1860 ed il 1930 le differenze sono minime ed è difficile fare ordine in una forbice cronologica così ampia. Le coniazioni di Roma si compongono di due conii e il più comune di essi è facilmente riconoscibile per la legenda radente il bordo o tagliata. Le conazioni inglesi presentano due piume anzichè tre nella coda centrale. Le coniazioni più recenti di Vienna hanno l'unghia dx completa mentre le pre-belliche l'hanno corta. Le differenze sono tutte così, assolutamente minime, il tallero 1780 per questo non è una moneta facile. Ci sono anche differenze sostanziali in rarità e valore date da questi minimi dettagli, i talleri settecenteschi e lombardo-veneti sono tra i più pregiati e anche tra loro ci sono varietà molto differenti, tipologie comuni ed altre molto rare. Come detto il mondo dei talleri è abbastanza complesso ma, a mio avviso, anche molto affascinante! Le fornisco di seguito qualche riferimento online e cartaceo per approfondire: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MTTL/1 http://manuali.lamoneta.it/ManualeTallero/Tallero.htm http://numismaticamente.it/collezionismo-numismatico/i-talleri-1780-coniati-in-italia http://www.theresia.name/cgi-bin/Token.cgi?Language=en http://www.numismatik-cafe.at/gallery/album.php?album_id=989&sid=8cc6c59705ba89d270dc0ff5dbe03e7c Adrian E. Tschoegl, Maria Theresa's Thaler: A Case of International Money, Eastern Economic Journal , Fall, 2001, Vol. 27, No. 4 (Fall, 2001), pp. 443-462 Andrea Maria Ponzi, Tallero di Maria Teresa 1780 Manuale per l'identificazione delle zecche con grado di rarità e quotazioni, D'Amico Editore, 2021.1 punto
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Ciao, Osservavo come buona parte di queste serie di stile "rozzo" (che peraltro a me piace) sia stata ottenuta dalla battitura su spezzoncini di barretta; da qui la forma squadrata (come da esempio preso da Wildwinds) probabilmente proprio per una scelta tecnica di convenienza/praticità delle zecche mobili in questione,come è stato ben spiegato al post n. 31 punto
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Colgo l'occasione per allegare un'altro "cavaliere" a questa discussione. Parlo del trifollaro di Ruggero I, in cui si vede un cavaliere a cavallo con scudo e stendardo.1 punto
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Cambio completamente genere e periodo Sicilia: Carlo I° D'Angiò Tarì e multipli Cavaliere con spada sguainata che galoppa a destra. La gualdrappa del cavallo è ornata da fiordalisi R/ Croce con ai lati IC XC / NI KA Spahr 14/17 Ciao Mauro1 punto
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Ho trovato. Quale parola principale? La più bella della sez. monete moderne 2015 il più bello Per me Gonzaga-fenomeno delle dinastie rinascimentali che nelle arte numismatica e medaglistica incarnarono quel GENIUS LOCI. Il Rinascimento, al contrario, una meravigliosa infermita, una divina mostruosita che vezzeggiamo malgrado ci divori. Anatole France1 punto
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