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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/05/22 in Risposte
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Oggi voglio mostrarvi alcune foto che ho realizzato nel corso del tempo per le mie pagine social. Immagini che hanno attirato l’attenzione di tantissime persone e hanno avvicinato alla cartamoneta gente interessata ad altri settori. Un omaggio visivo a tutti voi amici del forum! Perché per la nostra passione queste immagini fanno bene al cuore. Un caro saluto a tutti.7 punti
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Stasera vi presento una banconota che è opportuno confrontarla con il 100 Mark del 1910 postato in questa discussione. Pochi giorni fa mi è arrivato il 5 Mark del 1904 dell'Impero germanico, periodo che va dal conseguimento di una piena unità nazionale il 18 Gennaio 1871 fino all'abdicazione del Kaiser Guglielmo II il 9 Novembre 1918. Le Reichskassenscheine erano banconote che circolarono nel Reich tedesco dal 1874 al 1923 e furono emesse dalla "Reich Debt Administration". Quindi le banconote della Reichskasse erano cartamoneta statale con l'obiettivo di sostituire le diverse banconote federali che circolavano in quel periodo negli stati indipendenti tedeschi fino al 1871. Questo diede la possibilità di riordinare ma soprattutto unificare la cartamoneta nel Reich. La loro emissione fu regolata per la prima volta il 30 aprile 1874 dalla legge sull'emissione di titoli del tesoro del Reich, compresi i tagli da 5, 20 e 50 marchi. Nel corso della crisi di liquidità, il 6 Ottobre 1906 il loro valore massimo fu limitato a 10 marchi. Durante il periodo di inflazione, queste banconote persero completamente il loro valore fino al 1923, insieme alle banconote del Reich, del registro dei prestiti, a quelle private e alle varie emissioni di emergenza. Questa banconota da 5 Mark del 1906 fa da contraltare al 100 Mark del 1910 "Flottenhunder": infatti mentre nel 100 Mark viene raffigurata una Germania bellicosa nel 5 Mark del 1906 né abbiamo una visione più pacifica. Storicamente siamo negli anni della guerra russo-giapponese (8 febbraio 1904 — 5 settembre 1905) che oppose le ambizioni imperialistiche dell'Impero Russo e dell'Impero Giapponese per il controllo della Manciuria e della Corea. Va ricordato che tale conflitto fu favorito dalla Germania, interessata a indebolire l’alleanza franco-russa, e dalla Gran Bretagna, in contrasto con la Russia in India e perciò disposta a finanziare l’impresa giapponese. Il fronte della banconota sembra raffigurare lo status assolutamente pacifico dell'Impero germanico dei primi del '900 ed infatti l'oceano si estende fino all'orizzonte senza una sola nave da guerra in vista. Sulla riva però, oltre ai simboli dei vari mestieri (l'agricoltura, l'industria, il commercio e la navigazione), si intravede la prua di una nave vichinga, che probabilmente vuole riaffermare le origini di un popolo esploratore, conquistatore e dedito al commercio. La "Germania incoronata", invece, è raffigurata senza la spada e con lo scudo (con l'aquila prussiana, riconoscibile dallo scudo bianco e nero) messo da parte; la punta della lancia che porta sulla spalla è velata da uno stendardo. L'attenzione dello spettatore cade al centro dell'immagine dove una colomba con il ramo d'ulivo nel becco vola via dalla mano di un bambino nudo seduto vicino alla Germania, con messaggio molto chiaro per tutti i paesi: il Reich tedesco offre la pace al mondo! Nel rovescio della banconota c'è la conferma di tale messaggio ed infatti il temibile drago Fafner della saga dei Nibelunghi ha reso omaggio al motto “Io giaccio e posseggo” (Ich lieg’ und besitz’; R. Wagner-La saga dei Nibelunghi), in senso difensivo, ma solo difensore dello status quo. Quindi il degno rappresentante di una nazione che vuole godersi in pace i frutti del proprio guadagno. Voglio continuare ad annoiarvi perché è più forte di me...quindi chi è curioso e vuole conoscere la storia di Fafner (o Fafnir) può continuare la lettura... --------------------------------------------------- IL MITO DI FAFNIR, SIGFRIDO E IL TESORO MALEDETTO ---------------------------------------------------- Fafnir ("Quello che abbraccia") è il drago che custodisce il tesoro nella saga dei Voslunghi e nella saga dei Nibelunghi. Incarna il peggiore difetto dei draghi, l’avidità. Non è particolarmente molesto, si limita ad appestare l’aria per scoraggiare le visite dei curiosi e proteggere il suo tesoro. La storia inizia con il trio divino formato da Odino, Loki e Hoenir, inseparabili compagni d'avventura che, annoiati dalla beatitudine celeste, scendevano sulla terra, esplorando il mondo intero. In una di queste loro peregrinazioni, gli dèi giunsero nei pressi di un fiume e, per diletto, ne seguirono il corso fino ad una cascata. Qui, seminascosta dalla vegetazione lussureggiante, scorsero una lontra che stava mangiando avidamente un salmone appena pescato nelle acque gelide della cascata. Il perfido Loki, approfittando di quel momento, raccolse una pietra dal greto del fiume e la scagliò con forza contro l'ignaro animale, uccidendolo all'istante. Vantandosi di aver preso due prede con un sol colpo, Loki mostrò la lontra ed il salmone ai suoi compagni: avevano fame e quello era proprio il cibo che preferivano. Senza perdere tempo, si diressero verso una fattoria lì vicino e chiesero ospitalità. Era la dimora di Hreidhmarr, un contadino esperto di arti magiche, un uomo molto potente. Egli si mostrò entusiasta dell'offerta divina invitandoli ad entrare. Ma non appena scorse la lontra nelle mani di Loki, chiamò con un urlo bestiale i suoi figli, Fafnir e Reginn. Con mossa fulminea, padre e figli immobilizzarono gli Asi, cogliendoli di sorpresa. Poi il contadino disse che avevano ucciso suo figlio Otr il quale, trasformatosi in una lontra grazie ad uno dei suoi incantesimi, era andato a pescare. Il terzetto divino disse d'essere disposto a pagare qualsiasi quantità d'oro per ripagarlo della perdita del figlio. Allora il contadino scuoiò la lontra e ne prese la pelle, facendone un involucro: mostrandolo agli dèi, disse che dovevano portarglielo ricolmo d'oro massiccio e di gioielli. Odino inviò Loki, l'unico adatto a tal genere di missioni, nei territori degli Elfi neri: solo essi, infatti, possedevano simili tesori. Loki inoltre conosceva bene le vie tortuose del sottosuolo e, forte della sua esperienza di «tessitore d'inganni», sapeva come catturare Andvari, un nano famoso per i tesori che custodiva. Andvari ogni giorno si trasformava in pesce ed andava a tuffarsi nelle acque di un lago: Loki non fece altro che catturarlo mentre si trovava in acqua e, minacciandolo di morte, si fece condurre nella caverna dove era nascosto l'oro. Il nano gli consegnò il suo immenso tesoro: una miriade di monili in oro e gemme preziose. Andvari, pensando di sfuggire all'occhio vigile di Loki, tentò di trattenersi un anello d'oro che concedeva a chi lo indossava il potere di trovare altro oro. Ma Loki fu lesto: si impadronì anche dell'anello. E fu allora che Andvari lanciò la sua maledizione: chiunque avesse posseduto quell'anello sarebbe stato travolto da un mare di guai. Loki ascoltò le parole del nano e, dando il suo assenso, replicò che lui stesso avrebbe fatto conoscere la profezia ai futuri padroni dell'anello. Carico d'oro, Loki fece ritorno alla casa di Hreidhmarr e mostrò il suo bottino ad Odino. Il padre degli dèi, inspiegabilmente, prelevò dalla massa aurea l'anello maledetto e lo nascose. Fu chiamato il contadino per procedere al pagamento del riscatto: la pelle di lontra, sicuramente per virtù di qualche magia, si gonfiava a dismisura, accogliendo con voracità intere montagne d'oro e preziosi. Ma, alla fine, il budello si riempì, colmo del tesoro di Andvari: mancava solo l'anello sottratto da Odino. Scaltro ed ingordo fino all'inverosimile, Hreidhmarr indicò un minuscolo spazio della pelle rimasto vuoto: bisognava riempirlo altrimenti non avrebbe rispettato i patti. Allora Odino fu costretto a riempire quel vuoto con l'anello che aveva sottratto di nascosto. Solo allora l'astuto contadino liberò gli dèi. Appena fuori dalla casa, quando non c'era più nulla da temere, Loki raccontò della maledizione di Andvari e, con la dovuta solennità, pronunziò le formule magiche che l'avrebbero attivata: quell'oro sarebbe stato la rovina di chiunque lo avesse posseduto. Gli influssi malefici dei tesoro non tardarono a manifestarsi: nella dimora di Hreidhinarr scoppiò un furioso litigio. I due figli contestavano al padre il possesso dell'oro: anch'essi, fratelli di Otr, fonte di quell'improvvisa ricchezza, avevano diritto ad una parte del riscatto. Hreidhimarr rifiutò con sdegno di consegnare anche un solo pezzo del «metallo del litigio» a Reginn e Fafnir. E un giorno, con l'animo ormai annebbiato dai sogni di ricchezza, i due fratelli uccisero il padre: l'oro maledetto aveva fatto la sua prima vittima. Subito dopo Fafnir, che era il più violento dei due, ebbe la meglio e, senza pietà, cacciò di casa il fratello. Fafnir prese l'elmo fatato usato dal padre per le sue magie e la spada, l'invincibile Hrotti e, portando con sé la pesantissima pelle di lontra, si rifugiò nelle oscure contrade di Gnita. Qui, con circospezione, si scavò una tana profonda nella roccia e, recitando arcane formule, si trasformò in un drago, una bestia mostruosa che lanciava lingue di fuoco dalle narici e dalle fauci. Da quel momento, accovacciato sulla pelle di lontra, Fafnir non si allontanò mai dal tesoro, tenendo alla larga chiunque osasse passare per quelle terre. Intanto Reginn aveva iniziato a peregrinare per il mondo, finché un giorno arrivò alla corte del re Hiaìprekr di Thiodhi, divenendo il suo fabbro di fiducia. L'abilità di Reginn nel forgiare armi ed utensili, furono conosciute anche nel regno di Sigmund della stirpe dei Volsunghi, che, come allora si usava, decise di affidargli l'educazione di suo figlio Sigfrido. Seguendo gli insegnamenti del suo tutore, questi divenne in breve tempo un nobile condottiero, famoso per la sua maestria nel maneggiare armi e per il coraggio. Quando Reginn ritenne che il suo protetto fosse pronto per l'impresa eroica, gli raccontò del tesoro custodito dal drago e lo convinse a partire per conquistare quelle immense ricchezze. Le mani di Sigfrido brandivano la spada chiamata Gramr, forgiata da Reginn: essa aveva una lama talmente affilata che l'eroe riusciva a tagliare in due un filo di lana trascinato dalla corrente di un fiume. Reginn accompagnò Sigfrido a Gnita e gli mostrò la tana del drago Fafnir: insieme studiarono le mosse del mostruoso custode. Solo una volta al giorno il drago abbandonava la sua caverna, ma sempre con il tesoro ben stretto nelle sue grinfie, per andarsi a rinfrescare nelle acque di un fiume lì vicino. Allora l'eroe scavò una buca lungo il percorso abituale di Fafnir e, senza farsi scorgere dal drago, si calò dentro. Quando, come ogni giorno, Fafnir si mosse, fu costretto a strisciare sulla fossa: con tutta la sua energia Sigfrido gli conficcò, dal basso, la spada nel ventre, dilaniandolo a morte. Sigfrido si lavò dunque nel sangue di Fáfnir, che lo rese invulnerabile, tranne che per un punto della spalla dove si era posata una foglia. Prima di morire Fáfnir ammonì Sigfrido che l'anello sarebbe stata la sua rovina, senza però essere ascoltato. Solo dopo l'uccisione del drago rispuntò Reginn, che era rimasto nascosto ordinandogli di estrarre il cuore del drago e di arrostirlo: voleva mangiarlo per acquisire i poteri magici del padre. Sigfrido, fedele agli ordini del suo tutore, aveva estratto il cuore di Fafnir e, conficcatolo su uno spiedo, lo stava arrostendo. Sigfrido, casualmente, assaggiò il sangue di Fáfnir e si rese conto d'essere in grado di comprendere il linguaggio degli uccelli che gli permise di scoprire i piani del perfido patrigno. Decise così di uccidere Regin decapitandolo con la sua spada. Poi stipò tutto l'oro appartenuto al nano Andvari nelle borse laterali che portava appese alla sella del cavallo e lo nascose in un posto sicuro lungo il corso del Reno. Sigfrido, che si guadagnò il nome di Fáfnisbani" ("Uccisore di Fáfnir"), apprese da un falco che Brunilde, una delle più belle Valchirie, era stata relegata da Odino sulla vetta di un monte circondato di fiamme. Sigfrido riuscì a liberarla e si innamorò perdutamente di lei; anche Brunilde era profondamente innamorata del bellissimo eroe e i due decisero di sposarsi e l'anello maledetto suggellò il loro fidanzamento. Per la bella Valchiria, però, ardeva d'amore anche Gunther, Re dei Burgundi, un popolo guerriero di stirpe Vichinga, il quale invitò l'eroe a corte per una partita di caccia. Gunther, però, mirava anche ad impadronirsi del tesoro nascosto e chiese al mago Hagen di aiutarlo nell'impresa. Il mago preparò un filtro magico che fece accendere d'amore il cuore di Sigfrido per la bella Crimilde, sorella di Gunther. Sigfrido abbandonò Brunilde e le rubò l’anello e lo regalò alla sua nuova moglie, Crimilde. La bella Valchiria, però, umiliata e tradita, mise ben presto in atto la sua vendetta: rivelò al mago Hagen il punto vulnerabile dell'eroe e questi durante una partita di caccia lo colpì a morte. Venuta a conoscenza della verità, Brunilde, sopraffatta dal dolore e dal rimorso, si gettò sulla pira che Crimilde aveva fatto preparare per Sigfrido. Metà del tesoro venne bruciato sulla sua pira funebre, affinché potesse goderne nell’aldilà. Spietata, invece, fu la vendetta di Crimilde nei confronti degli assassini dell'amatissimo marito. Diventata la sposa di Attila, re degli Unni, Crimilde invitò ad un banchetto suo fratello e il suo seguito e anche il mago Hagen poi chiese ad Attila, il quale non aspettava altro, di farne strage per impossessarsi del tesoro ma il fratello di Crimilde morì senza rivelarne il nascondiglio. Nel frattempo, l’immortale nano Andvari continuò a cercare di recuperare il suo tesoro. Non usò incantesimi e non radunò eserciti. Lo fece da vero nano, sfruttando le sue competenze geologiche perché sapeva che il posto migliore per nascondere un tesoro e poterlo recuperare era in una grotta lontano dalla gente. Le grotte si formano solo in certi tipi di rocce e, cercando nei posti giusti, Andvari ritrovò il suo oro ma l'anello maledetto fu perso per sempre. Se siete arrivati fin qui meritate un grazie all'infinito?3 punti
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Buongiorno a tutti, non so se si possa fare, ma vorrei riprendere questa discussione di 14 anni fa. Il denaro di Genova proposto da @fra crasellame è sicuramente ribattuto su un denaro di Asti. Ne ho censiti un'altra decina come questo per un lavoro in corso sui denari di Asti. Ci sarebbe molto altro da dire, ma per ora non posso fare troppe anticipazioni. Quello che si legge ancora sono la prima lettera C e le ultime di CVNRADVS II al dritto, mentre al rovescio sotto la R di REX sembra intravedersi una S di ASTENSIS. Chiederei un favore agli amici liguri di controllare i loro denari, soprattutto tra quelli che presentano un globetto anche tra la I e la A di IANVA, se qualcuno presenta tracce di ribattitura. Grazie! Luca3 punti
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Abbiamo le facce nazionali ufficiali https://www.numismatica-visual.es/2022/02/estas-son-las-monedas-euro-de-croacia-que-llegaran-en-2023/3 punti
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Nuovo video di Quelli del Cordusio sul nostro canale YouTube con Marco Ottolini su Carlo Magno e la riforma monetale carolingia https://youtu.be/V_3Nc1v8DoM2 punti
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Quindi ricapitolando abbiamo in comune al rovescio i seguenti particolari: corona formata da un ramo di ulivo e uno di stele di grano,la legenda per intero e la data posizionata sopra il fiocco che lega i rami per i 12 carlini e i grana 3,con la particolarità che il 12 carlini è stato coniato un anno prima del grana 3 che ne ha riprodotto la corona,la legenda e la posizione della data... In successione il 3 grana e grana 2 che hanno in comune la legenda ridotta e la posizione della data,mentre sono diverse le corone...2 punti
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Buon pomeriggio amici. Condivido un'altra recente acquisizione, come da titolo un 2 grana 1810 Dritto: GIOACCHINO NAPOLEONE RE DELLE DUE SICI. Rovescio: PRIN.E GRAND'AMMI.DI FRAN. 1810 Legenda con soli punti e data stretta, non spaziata! Qualcuno ha un esemplare con data spaziata? O un altro esemplare con la medesima variante che le confrontiamo? Il mio esemplare in conservazione onesta e in linea con le altre sorelle della collezione Asclepia...che vi pare? Ecco le foto e buon proseguimento2 punti
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Questa è un marchio apposto dall'artigiano che ha eseguito la montatura (poi rimossa) della moneta; un amico collezionista ne aveva diverse, ancora con la montatura integra, a volte anche il rosario su cui la moneta era divenuta "medaglione". Ciao, RCAMIL.2 punti
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I 192esimi di statere dovrebbero esistere, ma se ne conoscono pochissimi. E' in asta Leu questo presunto 192esimo di statere: https://leunumismatik.com/en/auction Sembrerebbe essere una contraffazione dell'epoca, con "cuore" in argento. Cosa ne pensate? @numa numa tu cosa ne dici? IONIA. Uncertain. Circa 600-550 BC. 1/192 Stater (Subargentum, 4 mm, 0.07 g), a contemporary plated imitation. Rosette with central pellet. Rev. Cruciform incuse with pellet in center and in each arm. Cf. Heritage 231925 (2019), 63058 (differing reverse and 1/96 stater). Cf. Leu Web Auction 18 (2022), 1290 (silver hemitetartemorion with similar design). SNG Kayhan -, cf. 740 (silver hemitetartemorion with similar design). Weidauer -. Extremely rare and of great numismatic interest. Breaks in plating, otherwise, very fine. This is a highly interesting coin in several ways. First, as an 1/192 stater, it is both the smallest as well as the rarest recorded electrum denomination. Secondly, close examination under a microscope reveals that the coin consists of a silver core plated with a thin layer of electrum - thus, not even the tiniest of the early precious metal issues were safe from fraud and deception!1 punto
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E per il collezionismo privato, mi permetto di aggiungere. Non mi aspetto certo cose mirabolanti, ma avere chiarezza su ciò che si può fare e ciò che è vietato sarebbe un passo avanti.1 punto
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Salvo imprevisti dovrei parteciparvi avendo ricevuto l'invito. Spero che da tale evento esca qualcosa di positivo per la numismatica1 punto
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Il mio pensiero. Premesso che quella formulata sia solo una ipotesi, non credo che questo elemento cambi nella classificazione della moneta. La spezzatura della legenda dritto, da quello che vedo, potrebbe essere compatibile con la tua moneta: GLOR-IA EXERC-ITVS. La posizione non identica delle lettere rispetto alla effigie non mi pare rilevante. Buona giornata anche a te da Stilicho1 punto
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Nei 3 grana invece il valore è racchiuso in una corona formata da un ramo di mirto e uno di alloro(quindi non più di olivo e grano),e la legenda viene accorciata: PRIN.E GRAND'AMMI.DI FRAN. Stessa legenda per il grana 2 ,mentre la corona è formata da due rami di lauro... Inoltre presentano in comune la data 1810 sotto l'intreccio dei rami,mentre nel grana 3 è posizionata come nei 12 carlini d'argento,cioè sopra l'intreccio dei rami....1 punto
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È già riportata come dritto, ma penso sia utile inserire di questa 1834 nuove foto e passaggi d'asta. Artemide Aste XXVI del 18 -19 Ottobre 2009 Lotto 860, peso 27,40 grammi Conservazione qBB Base d'asta 400,00 euro.1 punto
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e, sebbene un po' malconcio, un "limes" di AQUILIA SEVERA, seconda ( e quarta) moglie di Eliogabalo ...1 punto
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Aggiungo un video con il mio intervento. La partecipazione in diretta in remoto ha raggiunto 20 persone quindi è un buon risultato.1 punto
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Buongiorno a tutti, mi sono posto una domanda che ripropongo in questa interessante discussione centrata sui Grana 3 e 3 Grana, perdonatemi se dico sciocchezze, soprattutto se già esiste una risposta ( in tal caso ho peccato di attenzione ) . Perché nei 3 Grana la data è al di fuori della ghirlanda mentre nei Grana 3 si trova all' interno? Lo spazio disponibile mi sembra essere lo stesso . Saluti Alberto1 punto
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il mio "limes" di Orbiana mm.18 gr. 3,17 D/ SALL BARBIA ORBIANA AVG R/CONCORDIA AVGG Ciao1 punto
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Se l'argomento è sempre lo stesso non solo si può, ma si deve riprendere. Così si mantiene il filo del discorso. Molto interessante il fatto delle ribattiture. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Infatti ho specificato che difficilmente troverà qualcuno che li vorrà. Agganciandoci al famoso detto “il brutto ce l’hanno tutti mentre il bello no”. comunque il 100 mila di solito in quelle condizioni SE si riesce a vendere si trova sui 10 euro mentre il 10 mila castagno lo si può trovare sui 5 euro. Ovviamente collezionisti addentrati questi pezzi li prendono SOLO in FDS o giù di lì. Messe tutte insieme in un’asta magari a partire da 1 euro senza aspettarsi niente può stupire e arrivare anche alle cifre sopra dette, ho visto miracoli in passato.1 punto
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Fido in te, che sai molto più di me come e dove andare a scartabellare. Comunque, alcuni aspetti incominciano a delinearsi in modo alquanto chiaro : - la variante è presente, almeno fino ad ora, solo sulle piastre del 1736; - ad oggi, complessivamente, le monete documentate con foto sono cinque; - tre delle cinque monete hanno uno stesso conio ( sia al dritto che al rovescio ), le restanti due ancora uno stesso conio ( sia al dritto che al rovescio ) che, però, si differenzia in modo evidente da quello delle prime tre. In definitiva, i conii interessati sono sicuramente due. Questi dati aspettano conferme e sono certo che, nel tempo, altri esemplari con la variante salteranno fuori. Torno a ringraziarti tantissimo per la disponibilità. Ciao1 punto
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No purtroppo non ce l'ho, ho un buco nei mezzi dollari di quel periodo. Ho ricominciato a collezionare americane dopo un lungo periodo di inattività e vedo che di occasioni a prezzi contenuti, come quelle di qualche anno fa, non se ne trovano più. Anche se qualcosa sono riuscito a scovare... ? he he he, stay tuned.1 punto
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Buongiorno Alberto, magari sbaglio,ma non potrebbe essere una mancanza di metallo?... ...1 punto
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Rocco, ti ringrazio per aver contribuito a ricercare Sebeto con gigli invertiti nello spazio Medici. L’esemplare di cui hai mandato la foto evidenzia che ha lo stesso conio della mia piastra e di una di quelle inviate da Gennydbmoney. Le altre due pubblicate da Gennydbmoney hanno, invece, un conio identico fra loro e , evidentemente, diverso da quello delle prime tre. Quindi, le Sebeto apparse fino ad oggi in rete sono complessivamente cinque, tutte del 1736 ( anche quella inviata da te deve sicuramente essere del 1736 ). Ti ringrazio tantissimo ,saluti sentitissimi1 punto
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I gradi di rarità del Varbanov sono molto diversi di quelli del RIC, da R1: > 1500 esemplari, a R10 (1 o 2 esemplari)1 punto
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Ciao Releo, non ho Sebeto in collezione ma spero di poterti aiutare nel censire gli esemplari con i gigli invertiti nella palla dei Medici. Ecco un altro esemplare da una vecchia asta.1 punto
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La conocchia, a sua volta, resa entro corona d'alloro e abbinata al D/ all'arco e alla faretra, contrassegna lo stesso nominale (diobolo o triemiobolo) forse coevo o leggermente seriore. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b11315496p.r=luynes argentluynes potinluynes billontarente tarente?rk=2253230;01 punto
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Ciao @nikita_. concordo con te, con 5 euro siam off-topic per questa discussione. Comunque @Wilhelm Jean hai postato una bella monetina che solitamente, solo in conservazione inferiore si trovano a 1 euro o meno. Per la mia esperienza 5 euro è un buon prezzo. Guardando queste foto, come conservazione gli darei comunque un XF, BB+ Saluti1 punto
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Per completezza allego la foto dell'esemplare della coll. de Luynes 369 (gr. 0,78) tratto dagli stessi conii della moneta della CNG. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84752022.r=luynes argentluynes potinluynes billon369 369?rk=21459;21 punto
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Ciao, un bronzo di Pergamo, di datazione incerta, RPC I 2374 D/il Senato R/busto di Roma https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/1/23741 punto
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E di cercare di tutelare i collezionisti, cosa affatto scontata se guardiamo la desolazione del passato, e quella di oggi. La preoccupazione, almeno per quanto mi riguarda, supera di gran lunga la speranza di vedere promossa una disciplina equa che protegga chi colleziona, evitando magari di notificare monete di 51 anni fa. Spero di sbagliarmi e che qualcuno legiferi con intelligenza. Ma può anche essere che non cambi proprio nulla, all’italiana.1 punto
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Una banconota sottosopra! e non è mica facile trovarle già così! Le condizioni purtroppo la penalizzano, ma essendo unica nel suo genere viene proposta ad un prezzo ridicolo.1 punto
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Buonasera, riprendo la discussione per un aggiornamento: la legge di bilancio n. 178/2020 ha istituito il Fondo per il rimborso delle spese legali sopportate dagli imputati assolti. Il 20 dicembre, quindi, il Ministero della Giustizia ha emanato il decreto di definizione dei criteri e delle modalità di erogazione dei rimborsi in parola. Qualcosa si è dunque mosso e oggi il rimborso è realtà (da verificare sul campo l’agilità della procedura). Sperando di fare cosa gradita, allego il D.M. Saluti {3501b917-04f5-4fd8-90eb-2fe23c366d3f}_ministero-giustizia-DM-20-dicembre-2021.pdf1 punto
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Posto il mio 35 NEA anche questo in modestissima conservazione...si può vedere benissimo la mancanza della C dopo &...1 punto
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Ciao...nei miei sebeti del 34 35 49 lo trovo sempre 2/1, non mi ero mai soffermato su quel dettaglio, da oggi lo farò! Con una RAPIDA ricerca online sembra più diffuso il 2/1 x il millesimo 36. Purtroppo in molti sebeti tale particolare manca se le monete non sono in gran conservazione e quindi risulta ancor più difficile stabilire con certezza la reale rarità. Intanto complimenti per il tuo esemplare, e visto che si parla di varianti e mi sembri interessato, condivido questo 1749 molto particolare... Saluti.1 punto
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Yessssa....li definirei uno corona aperta e uno corona chiusa...solitamente anche in esemplari in gran conservazione la troviamo chiusa, le due estremità si fondono. Da quello che ho potuto constatare la troviamo aperta negli esemplari con perlinatura e in quelli con legenda corta al dritto...nei primi lo stacco è più evidente, nei secondi le estremità sono molto vicine ma aperte, in tutti gli altri esemplari si fondono invece. Sotto un rovescio di un'legenda corta al dritto...le estremità sono vicinissime ma pur sempre staccate.1 punto
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Per carità no, ne abbiamo già abbastanza petronius1 punto
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Grazie, caro Profausto, per il contributo. Molto interessante anche per questo dettaglio: Il primo dei due capi (quello che ho evidenziato in verde) contiene effettivamente lo stemma di Piacenza. Ma in una versione molto rara e particolare. Perché si tratta dello stemma che la città di Piacenza ebbe da Napoleone Bonaparte. E che fu utilizzato soltanto per una decina d'anni all'inizio del XIX secolo, prima di decadere assieme al suo ideatore. É una versione molto poco conosciuta. Sarebbe interessante sapere perché sia stata "ritrovata" in sede di creazione dello stemma del 2° Reggimento Genio Pontieri, e soprattutto perché la si sia preferita alla versione "storica" e tuttora in uso. Aggiungo poi che il secondo dei due capi (quello in rosso) non è lo stemma di Torino, ma della Regione Piemonte. :good:1 punto
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Sempre al D io vedo una C che si incastra nella N... ed allora tornerebbe il discorso (di cui vedo anche io la D ). Peccato però che la legenda è CVNRAD1 e non CVNRADVS... Evidentemente i magistri operarii o monetarii o monerii erano alticci o "distratti" :D1 punto
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Per quanto mi pare di vedere sotto la + . I . A . N . V . A . si vede un ...DV, forse addirittura DVS con una S leggermente sdraiata, ma potrei avere benissimo le traveggole. Non tornerebbe tra l'altro con il rovescio...1 punto
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