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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/31/22 in Risposte

  1. Buongiorno, finalmente l'ho portata a casa, era un annetto che ero in trattativa, tira e molla con il venditore, ora riposa finalmente tra le sue sorelle, non è una variante nuova per la mia collezione, ma semplicemente un 10 grani 1815 con punto dopo il 10 del valore, moneta comune, ma molto rara in alta conservazione, ecco l'ho presa solo per via dell'alta conservazione che si porta appresso. Volevo aprire un post apposito, ma credo che il posto giusto sia qui. Cito un po' di lamonetiani ( @borbonik @Rocco68 @Litra68 @lamanna921 @caravelle82 @nikita_ @Ledzeppelin81 @dareios it @santone @gennydbmoney @Fondamentale @giuseppe ballauri @Raff82...e chiunque altro, era da na vita che non lo facevo ? e spero di fare cosa gradita nel condividere questo bel cioccolatino/ tombino che ha fatto un bel buchetto nel mio portafoglio. 27,73 grammi per un diametro di 36,77mm Variante G.10. (c'è la variante G.10) Eccola, foto da cel e fatte da me, portate pazienza.
    8 punti
  2. Capisco che a certe richieste si risponda a volte col pilota automatico ma perchè far perdere tempo con foto dettagliate, addirittura del contorno? Basta ingrandire quelle che ci sono per rendersi conto che si tratta del classico accumulo di monete comuni e riproduzioni senza valore: notate, tra le altre, 5 lire del 1914, 100 lire fascione e Vetta in alpacca (o metallo simile), tallero di Umberto, e altro ancora. Quel che resta, vista anche la conservazione, probabilmente non raggiunge i 10 euro complessivi di valore. Mi spiace @Denise00 petronius
    4 punti
  3. E così, con l’abolizione del contante, ci mettiamo totalmente nelle mani delle banche e di chi le controlla e diventiamo ricattabili e discriminabili con un semplice clic…… complimenti, davvero una visione illuminata e interessata ai diritti civili personali….. quesra di che è una ciarlatanata di partito….ma del partito dei fessi , quelli che credono che l’evasione si faccia con le valige di soldi contanti… ma poveri frustrati indottrinati dal partito …. chiedete ad Amazon o a Ikea o alla Stellantis come si fa a non pagare le tasse… altro che il pizzicagnolo di quartiere… siete intrisi di invidia e risentimento contro chiunque pensiate possa fare un mezzo passo in più di voi…. Tutti a tirare verso il basso chi spicca anche di poco, piuttosto che cercare di innalzarvi anche voi… che miseria mentale …!
    4 punti
  4. Buongiorno, oggi parliamo di falsi a danno della circolazione (cd. falsi d'epoca) della Repubblica Italiana monete in lire. La falsificazione di monete presuppone che ci sia una differenza positiva tra valore nominale della moneta e costo di produzione della stessa. Questa differenza positiva costituisce il profitto del falsario, più è grande questa differenza e più al falsario conviene falsificare e rischiare. Quindi per massimizzare i profitti i falsari puntavano su monete in circolazione ad alto valore facciale e costi di produzione bassi. Questo concetto è molto importante e ci spiega alcune cose. Infatti, non è un caso che tra le monete più falsificate della Repubblica troviamo le 500 lire e le 10 lire (negli anni 50), le 100 lire negli anni 70 e le 200 lire negli anni 80-90. Infatti, in quel periodo erano le monete con più alto valore o con costi di produzione più bassi. A supporto riporto una statistica tratta dalla Relazione della Zecca che dà evidenza nel decennio 1956-1965 di quanti falsi sono stati riconosciuti tali dall'ufficio perizie della Zecca (divise per tipologia di moneta). Balza subito all'occhio che le monete più falsificate erano le 500 lire (maggior valore) e le 10 lire (poco costose da produrre e passavano meno osservate a differenza delle 500 lire). Sul finire degli anni 60 le 500 lire spariscono dalla circolazione e con l'inflazione anche le 10 lire perdono importanza, la moneta a più alto valore in circolazione in quel momento era la 100 lire e quindi l'attività dei falsari si è concentrata su quella moneta. Alla fine degli anni 70 entra in circolazione la 200 lire, i falsari la prendono di mira e si concentrano su quella moneta. L'attenzione sulle 200 lire non viene distolta dall'introduzione delle 500 lire perchè sebbene a più alto valore legale richiedeva dei costi di produzione molto elevati, quindi il margine maggiore si poteva ricavare sempre dalle 200 lire. Per tutti questi motivi capiamo come mai certe monete si trovano falsificate solo in certi periodi e certe altre è molto difficile se non impossibie trovarle falsificate sia per il loro valore basso (es. 1 lira o 2 lire) rispetto alle altre in circolazione oppure per la complessità di falsificazione (es. 500 lire e 1000 lire). Vi allego alcune foto di falsi d'epoca (particolari) delle monete più falsificate della Repubblica
    3 punti
  5. Gli Ostrogoti, genti di stirpe germanica originari dell' Europa orientale, verso il IV sec. arrivano alla Pannonia e da qui hanno un lungo periodo di rapporti spesso conflittuali con il vicino impero romano di Costantinopoli . Nel 485 l' imperatore di oriente, Zenone, in chiave di contrasto al potere di Odoacre, favorisce il re Teodorico che porta gli Ostrogoti in Italia : Odoacre è prima sconfitto e poi ucciso ( 489-493 ) e Teodorico, però, fa a sua volta dell' Italia un suo regno indipendente da Costantinopoli . Giustiniano I, decide la riconquista dell' Italia, avviando il lungo, devastante periodo delle guerre gotiche, che dal 535 al 553 imperversano nella penisola . Baduila, o Totila, è l' ultimo importante re degli Ostrogoti che, per oltre un decennio, si oppone, talvolta con successo, ai Bizantini, fino alla sua sconfitta nel 552 nei pressi di Gualdo Tadino, nella quale perde anche la vita . Al nome di Baduila abbiamo interessanti 1/2 silique in argento : del suo predecessore Teodato ( 482-536 ) , un 40 nummi in bronzo, del quale, per la figura particolarmente definita, si ipotizza che possa essere un raro esempio di ritratto realistico di quel personaggio .
    2 punti
  6. Buonasera, a titolo di contributo: https://archive.org/details/1933doubleeagle2002stac/mode/2up The 1933 Double Eagle by Stack's Publication date 2002-07-30 Numismatics, Auction catalogs, 1933 Double Eagle Publisher: Stack's Saluti.
    2 punti
  7. Riproduzione moderna, nessun valore
    2 punti
  8. Potrebbero essere dovute allo slittamento del conio tali stranezze (?). Foto diverse possono evocare diverse suggestioni, allego quelle delle precedenti vendite citate dal catalogo d’asta di Künker. Künker 376/4360 del 2022: Nomos 16/45 del 2018: Roma Numismatics V/119 del 2013, ex Comery collection:
    2 punti
  9. Un caloroso saluto a tutti voi, amici e colleghi numismatici! A distanza di alcuni mesi dalla discussione inerente la monetazione di Girolamo Bonaparte, quest'oggi ho deciso di iniziare un nuovo progetto che ci accompagnerà per le prossime settimane. Come da titolo, andremo a trattare la figura di Luigi Bonaparte Re d'Olanda, un sovrano che, come vedremo, risulta essere molto interessante sia dal punto di vista storico che, soprattutto, numismatico. Prima di addentrarci nei meandri della sua variegata monetazione, però, direi di iniziare con una breve introduzione biografica. La nostra storia ha inizio ad Ajaccio, il 2 settembre 1778. Figlio di Carlo Maria Buonaparte e Letizia Ramolino, Luigi seguì, come i fratelli Girolamo e Napoleone, una formazione di tipo militare. A soli 20 anni partecipò alla campagna d'Egitto al fianco di Napoleone e qui iniziò la sua "fortunata" carriera, ovviamente influenzata più dal legame di parentela che dalla bravura dimostrata sul campo. Per rendervi conto di quanto fu rapida la sua scalata al vertice, vi basti sapere che dopo soli 5 anni ottenne il grado di generale. Nel 1802, sotto forti pressioni del fratello maggiore, convolò a nozze con Ortensia de Beauharnais, nata dalla precedente relazione tra Giuseppina (attuale moglie di Napoleone) e Alexandre de Beauharnais (morto ghigliottinato nel 1794, durante gli anni della Rivoluzione). L'obiettivo di Napoleone era quello di cementificare il legame tra le due famiglie, attraverso un vero e proprio matrimonio combinato. Né Luigi né Ortensia poterono opporsi più di tanto a tale decisione piovuta dall'alto, pur esprimendo entrambi apertamente il proprio dissenso in merito. Alla fine, il loro fu un matrimonio privo d'amore, nonostante ebbero comunque tre figli, il più piccolo dei quali diventerà addirittura imperatore di Francia col nome di Napoleone III. Il 5 giugno 1806, Napoleone, preoccupato dall'atteggiamento eccessivamente indipendentista del governo dei Paesi Bassi, decise di sciogliere definitivamente la Repubblica Batava. Si trattava della prima delle cosiddette "repubbliche sorelle", istituita nel "lontano" 1795. Fondamentalmente, era una nazione guidata da un governo filo-francese che, però, negli ultimi tempi stava iniziando a dimostrare una certa insofferenza nei confronti delle continue imposizioni provenienti da Parigi. O, almeno, questo era ciò che percepiva Napoleone. Fatto sta che la repubblica divenne regno e sul trono fu posto proprio il nostro Luigi. Stranamente questa ingerenza esterna fu tutto sommato ben accolta dal popolo olandese che, difatti, salutò con un certo favore il nuovo sovrano. Luigi, dal canto suo, si dimostrò fin da subito un buon monarca, interessandosi in prima persona alle questioni del regno e portando avanti diverse riforme importanti per la modernizzazione del Paese. Ben presto, finì con l'anteporre gli interessi del proprio regno alle imposizioni francesi, entrando più volte in contrasto col fratello imperatore. Tanto che nel 1810, dopo soli 4 anni di regno, abdicò in favore del figlio Napoleone Luigi, consentendo di fatto l'annessione del Paese all'Impero francese. Il motivo principale della rottura fu la non adesione al Blocco Continentale contro l'Inghilterra. L'economia olandese si basava essenzialmente sul commercio marittimo e, pertanto, non poteva permettersi di entrare in contrasto contro la potenza navale inglese. Considerato ormai come un traditore della causa francese, Luigi fuggì in Austria, dove trovò asilo politico presso la corte di Francesco I. Ovviamente, una delle prime cose che fece fu separarsi dalla moglie Ortensia. Appassionato di Storia ed archeologia, dedicò gran parte degli anni successivi a viaggiare, trasferendosi in Italia, prima a Roma e poi a Livorno, dove morì nel 1846. Bene. Con ciò, abbiamo concluso l'introduzione biografica. La prossima volta cominceremo la descrizione delle monete. Buona serata.
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  10. Segnalo l'uscita del n. 386 di Panorama Numismatico Questo è il sommario: Gianni Graziosi, Dalla dea della caccia alla “fata verde” – p. 3 Roberto Diegi, Il Tempio nella monetazione romana dell’Impero d’Occidente, seconda parte – p. 11 Michele Guarisco, Le monete di Sciacca – p. 19 Alberto Castellotti, Una “saldissima speranza” coniata ma disillusa – p. 24 Lorenzo Bellesia, Un sesino inedito di Vespasiano Gonzaga – p. 27 Giuseppe Carucci, I talleri dei quattro fratelli – p. 31 Giuseppe Carucci, Lima e Vigo – p. 35 Alberto Castellotti, Assegnata a Bianca Cappello un’artistica medaglia anonima opera di Alfonso Ruspagiari – p. 39 Notizie dal mondo numismatico – p. 42 Emissioni numismatiche – p. 60 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 63
    1 punto
  11. Carissimi, risolti quasi del tutto i miei problemi di login nel Forum, posso finalmente condividere con voi le ultime mie entrate in collezione, a partire da questo grosso di Pietro Gradenigo dall'Ex Asta 37 Rauch, lotto 2357 Dritto • PE • GRADONICO • / • S • M • VENETI • Al centro, San Marco stante a destra, di fronte, tiene nella sinistra il libro dei Vangeli e con la destra porge il vessillo al Doge stante a sinistra, di fronte. La banderuola con la croce è volta a sinistra. Lungo l'asta DVX Verso Il Redentore, con nimbo crociato, seduto in trono di fronte. Ai lati del nimbo, IC / XC Contorno Liscio Riferimenti C.N.I. VII D/6 R/6, Montenegro 50, Gamberini 56, Paolucci 2, Papadopoli 2, Zub-Luciani 63[09], Keber 38[B-a] Una notazione: consultando la rete per prendere visione di altri esemplari, per quanto sia una moneta comune, a mio parere i Grossi di Pietro Gradenigo soffrono moltissimo di un processo di coniazione "molto superficiale", poco attento, e generalmente sul mercato si trovano soprattutto esemplari con rilievi usurati. Questo esemplare presenta invece i caratteri della legenda molto ben definiti, si notano sulle vesti al D/ addirittura alcuni piccoli dettagli con rilievi molto ben definiti (es. il polsino e la manica destra del Doge) che, a mio modestissimo parere, rendono questo esemplare in alto stato di conservazione. Sono graditi ovviamente i vostri sempre preziosi pareri e ben accetti diversi punti di vista. Buona domenica a tutti!!!
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  12. come consigliato da @azaadapro questo topic. oro in salita, euro in picchaita, caro energia e chiusura attività, caro gas e benzina. qui sta andando tutto a rotoli e nessuno ha aperto una discussione.
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  13. Oggi vorrei presentarvi questa moneta che ho acquistato di recente: Si tratta di un denario del peso di 1,94 grammi e del diametro massimo di 19.93 mm. Purtroppo, la moneta, oltre ad essere in bassa conservazione, ha anche una perdita di sostanza da ore 8 a ore 10 (quasi un distacco lineare ad andamento verticale) che non la deturpa, ma che anzi mi ha consentito di buttare un occhio al suo interno per studiarmelo. Se l’ho classificato correttamente dovrebbe trattarsi di un denario di Elagabalo, il RIC IV 140: D/ IMP CAES M AVR ANTONINVS AVG: busto di Elagabalo volto a destra, laureato, drappeggiato e corazzato R/ SALVS ANTONINI AVG: la Salus, in abito drappeggiato, stante a destra, nutre (da un piatto che tiene con la mano sinistra) un serpente che tiene fermo sul petto con la mano destra. Zecca di Roma. Data di emissione indeterminabile secondo il RIC durante l’intero regno di Elagabalo (218-222 d.C.) Rarità: C Giusto per orientarci, ecco un esemplare tratto da Wildwinds: Certo tutta una altra storia... Come avete visto, il mio e’ un denario suberato. E questo e’ stato il motivo che mi ha spinto all’acquisto, complice anche un costo davvero basso, poco più di una pizza al salamino piccante, la mia preferita. Non avevo ancora un esemplare suberato in collezione e, peraltro, non avevo ancora nulla di Elagabalo. Quale occasione migliore quindi? Devo dire che trovo l’effigie di Elagabalo molto bella, pur con tutti i limiti di una conservazione certo non ottimale. Il ritratto e’ quello di un giovane adolescente, dai lineamenti delicati e dallo sguardo fermo, ma non autoritario; una immagine che certo non fa intravvedere gli eccessi di cui, secondo gli storici antichi, si rese protagonista durante il suo regno. Trovo che la malachite che emerge dal bronzo, con quella particolare forma e disposizione, dia un particolare fascino al volto che quasi delinea senza deturpare. Poi, quel verde brillante crea un bel contrasto con il grigio perlaceo dell’argentatura residua. Il rovescio e’ assai particolare. E’ praticamente tutto di rame scuro (di colore “bronzeo”, appunto), con aree rossicce ed un po’ rilevate di cuprite tra ore 10 ed ore 12. Il rivestimento argenteo si e’ quasi del tutto perso nella lunga strada percorsa dalla moneta prima di giungere nelle mia mani; residua solo un piccolo lembo tra ore 4 e ore 5, con il bordo leggermente sollevato, quasi che stia per staccarsi anche lui per liberare del tutto l’anima di rame della moneta da cui emerge, confusa e nebulosa l’immagine della Salus e del suo serpente. Questa e’ una Salus particolare; e’ una SALVS ANTONINI AVG. Qui il rovescio si riferisce all’imperatore come garante del benessere (in senso lato) della dinastia degli Antonini di cui faceva parte anche lui dopo che il capostipite della famiglia severiana, Settimio Severo, si era autoproclamato figlio di Marco Aurelio e fratello di Commodo, attribuendo il nome di Antonino al suo figlio maggiore Caracalla. Credo che il nome Antoninus associato ad Elagabalo risalga ai momento dello scontro con Macrino, quando le “siriane” Iulia Maesa e Iulia Mamaea, iniziarono a complottare per la salita al trono del rispettivo nipote e figlio sostenendo che fosse figlio naturale di Caracalla. Per orientarci, ecco l’albero genealogico dei Severi: Torniamo alla Salus. Quella che vediamo qui è la rappresentazione più comune della Salus a partire da questo momento in avanti. La dea e’ in piedi ed e’ colta nel gesto di tenere stretto contro il petto il serpente (che con le sue spire pare dimenarsi tra le sue braccia) per poi spingerlo verso il piatto che tiene in mano per nutrirlo. Ho letto (ora non ricordo dove) che il gesto (piuttosto irrealistico) ricorda un po’ quello che fanno i bambini quando per gioco cercano di dare da mangiare agli animali domestici come se fossero bambole. Non entrerò nel merito del significato e del ruolo dei suberati (sui quali tanto si e’ scritto e tanto si scriverà) in quanto ciò esula dalla discussione che vuole essere soprattutto descrittiva. Il nome “suberato” deriva da “sub” ed “aes” ed indica una moneta di rame rivestita di argento. Viene talora indicata anche con il termine francese “fourré ” che a me, onestamente, piace e che si può tradurre con “farcito”. Mi piace perche’, forse, mi fa venire in mente i wafers che adoravo da piccolo e che mangio tutt’ora quando ne ho l’occasione… Il rivestimento, infatti, poteva avvenire applicando una sottile pellicola di argento sul tondello di metallo vile con pressione a freddo e successivo riscaldamento alla temperatura di fusione dell’argento, appena di poco inferiore a quella del rame, consa che avrebbe consentito l’adesione dei foglietti. Una altra tecnica era quella del “bagno”, che consisteva nell’immergere in tondello riscaldato nell’argento fuso. Insomma, tipo un "Oreo" come questo (il suggerimento e’ di mia figlia): Ora proviamo ad analizzare l’interno della moneta guardandolo proprio nel punto in cui vi e’ la perdita di sostanza. Ho provato a fare una foto con i miei scarsi mezzi e con la mia poca competenza (non chiedetemene un’altra, di meglio non posso fare) ed ecco cosa e’ saltato fuori. Per orientarci, la parte superiore corrisponde al dritto. Pare di rilevare tre strati (a mo’ di wafer, appunto) che io l’ho interpretato così. Partendo dall’alto, il primo strato, piuttosto sottile, dovrebbe essere l’argentatura che sul dritto e’ ancora ben rappresentata (ed in particolare lo e’ in quel punto). Il secondo, più spesso, dovrebbe essere l’anima di bronzo Il terzo (di spessore intermedio tra i precedenti) ipotizzo che possa trattarsi della patina del bronzo del rovescio, anche perché in questo punto l’argentatura e’ saltata (chissà quando, ma non penso da poco, visto comunque lo spessore). Penso che sia la patina perché anche questa, lì sul margine, pare staccarsi. Un ultimo accenno al peso. I denarii ufficiali sotto Settimio Severo avevano un tenore medio di argento di 50,78% e contenevano quindi fino a 1,72 grammi in media di fino (dati tratti dai lavori di Walker del 1978 e di Carradice del 1983 e riportati da Savio in “Monete romane”). Qui siamo pochi anni dopo e credo che si possa considerare una percentuale di fino del 50% circa. A conferma di ciò, cercando sul nostro forum ho letto che Prieur, per i denarii di Elagabalo coniati a Roma, ha calcolato in media un peso di 3.38 grammi con un tenore d’argento del 50% e, tra essi, quelli della tipologia SALVS ANTONINI AVG hanno un peso di 3.05 g. Guardando su OCRE, la media dei pesi su 11 esemplari di SALVS ANTONINI AVG e’ di 3,08 grammi (sebbene su pochi esemplari, in linea con quanto trovato da Prieur). Ora il mio denario pesa 1,94 grammi, nettamente sottopeso; tuttavia, bisogna considerare anche la perdita di sostanza che sicuramente incide nella determinazione. Ora vi lascio. La famiglia mi reclama. Vado a fare colazione con gli amati wafers. Da Vardacate, buona lettura (spero) e buona domenica. Stilicho
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  14. Da: Banca d’Italia, Relazione Annuale sul 1988. La Commissione tecnica incaricata di accertare i casi di falso nummario ha individuato 37.427 biglietti falsi, pari a 190 biglietti ogni dieci milioni di pezzi in circolazione. L'aumento delle falsificazioni rispetto al 1987 — anno in cui furono individuati 8.606 biglietti contraffatti — è generato quasi esclusivamente da una particolare contraffazione del taglio da L. 50.000 «tipo 1984», la quale, peraltro, è di qualità piuttosto scadente. Nell'ambito della collaborazione con l'Autorità giudiziaria nella lotta al fenomeno, i membri della Commissione hanno svolto 154 incarichi peritali (104 nel 1987).
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  15. 3 kreuzer emesso dalla zecca di Chur a nome di Carlo VI... https://en.numista.com/catalogue/pieces130500.html Ciao Mario
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  16. Buon pomeriggio Dalla foto che hai postato, non si capisce quale moneta sia. Si legge CONT, quindi direi Contarini e vedo nell'esergo uno "O" probabilmente accantonato da rosette; puoi gentilmnte mettere una foto intera? Riguardo al problema potrebbe trattarsi del riaffioramento della lega (in massima parte rame); se si trattasse di un Ducatello a nome di Alvise Contarini, avrebbe un contenuto di 0,826 millesimi d'argento ed il resto sarebbe lega che, forse, non si è ben amalgamata durante la fusione. Io non applicherei nessun "accanimento terapeutico" e lascerei tutto come sta. saluti luciano
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  17. In effetti servi rende meglio, ma schiavo era nell accezione più antica,” schiavo vostro” e poi c’è più gente schiava di se stessa che servi per costrizione….. e , come hai detto tu, fanno molti più danni loro…. Il 25 settembre una idea ce l’ho… vedremo se avrò avuto ragione o si dimostrerà anche questo un quaqquaraquà come quelli degli ultimi 20 anni
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  18. Caruccia ma ben spesi. apollonia
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  19. Vi ringrazio per la gentilezza
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  20. Sono convinto che il mio esemplare circa 200 anni fa si trovava su per giù nelle stesse condizioni .... complimenti!
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  21. 1 punto
  22. P.S. piuttosto che uno scudo in fdc, mettiamo del 65, prenderei senza pensarci un r3 mb. tanto millesimi meno rari ne troverò sempre migliori, mentre per r3, r4 chissà quanto dovrò aspettare
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  23. io il fdc lo prendo solo su monete comuni, come gli scudi di VEII, ma mi accontento anche di qfdc. su monetine da 200/300 euro preferisco prenderle direttamente in fdc piuttosto che pagare 60 un bb e poi sostituirle. per monete r2 o r3 le piglio anche mb.
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  24. Questo era positivo: la piccola delinquenza per 'fame' non esisteva, o al meno la sua scusante. Questo mi da lo spunto per una piccola riflessione (non è rivolto a te @Arka ) : Quanti in Italia tra piccoli pensionati, disoccupati, famiglie monogenitoriale, ... commettono furtarelli nei supermercati perché non arrivano a fine mese? L'equità sociale (non parlo di redistribuzione totale perché non è giusto che tutti siano uguali in quanto non tutti si impegnano allo stesso modo o hanno le stesse capacità/competenze) dovrebbe essere un obiettivo comune: in sua presenza tutte le persone vivono dignitosamente e tranquille perché non hanno lo stress di non sapere cosa metteranno nel proprio piatto ed in quello dei propri figli a ora di pranzo o di cena. Diamo per scontato molte cose noi che scriviamo oggi, potremmo addirittura anche definirci fortunati (a prescindere dalle pregresse esperienze) perché parliamo di monete , cioè di beni che alla fine sono superflui per la sopravvivenza di ogni giorno e che hanno spesso anche un peso economico non indifferente. Quindi, io per primo, dovremmo sempre calcolare che la vita non è stata con tutti benevola (a prescindere dal proprio impegno quotidiano) e che bisognerebbe tendere verso una società che tiene in considerazione l'individuo non solo con diritti che scadono a volte anche nel ridicolo (diritto all'oblio es.) ma nel fornirgli gli strumenti economici per una vita decorosa e dignitosa. idget span
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  25. Un grande acquisto del Tir ?, che viaggia sempre forte e sperona qualsiasi concorrente si trovi sotto tiro. Che dire,si vedono chiaramente tutti i dettagli. Moneta bellissima . E secondo me siamo pure quasi sullo spl,quindi significa,per la tipologia che è grande cosa ...ed esborso?? Grande Cris,complimenti
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  26. Un altro clone si presenta (ma quanti ne avranno fatti ??). In asta Bertolami el.236 del 24-25 settembre al lotto 177. E prima che qualcuno dica "è meglio avvisare la casa d'asta", confermo che l'avviso è già stato fatto almeno una settimana fà ma la moneta è sempre presente sul loro sito.
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  27. La sto guardando dal telefonino, bella splendida. Complimenti Cristiano.
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  28. Buongiorno a tutti, Complimenti Cris, veramente una gran bella monetona.
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  29. Buongiorno Amico, le tue foto le rendono giustizia finalmente, hai fatto benissimo a portarla a casa. Complimenti ?
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  30. Esatto, piacevole da guardare anche se non è R, ma di rara bellezza per me
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  31. L'ultima opzione è quella della gita a San Marino! ? Spero che non serva ?
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  32. Perché” in Algeria e non certo da Putin”? …. Perché è più buono? ? Per simpatie o antipatie ideologiche? Per affinità religiosa?….no, solo perché l’Algeria è ancora un satellite economico della francia… quindi il prezzo lo decidono insieme.
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  33. Ci sono... Una imitazione del soldo di VA I di Mirandola Allego una interessante discussione al riguardo..
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  34. Avete nominato Scarrafoni? ?❤️
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  35. E se anche in quel caso si trattasse dello strappo di uno snodo di spilla? Ciò spiegherebbe l'osservazione che le monete presentano lo stesso difetto nello stesso punto (appunto quello in cui ci si aspetterebbe per l'inserzione dei fissativi di una spilla). La foto sottostante è una elaborazione che sulla dx vede la sovrapposizione in trasparenza di altra porzione di osella "dallo stesso conio". A ben guardare 1) prossima al bordo sn (contornata in rosso) vi è una zona irregolarmente appianata che potrebbe avere lo stesso significato di quello ipotizzato da @aratroe @Oppiano qui sopra; 2) la frattura sulla destra è slabbrata ed estremamente ampia, non congruente ad una fessura creatasi sotto il conio battente; se la frattura si fosse formata durante la battuta del conio, si dovrebbe determinare una distorsione della moneta (che si apre mentre aumenta la pressione sul tondello da parte del conio), mentre la sovrapposizione di destra (contornata con linea blu leggera) mostra che la moneta non ha aspetto "aperto e deforme", ma sembra semplicemente mancante di un pezzo (come si intravvede in trasparenza da altro esemplare); 3) per la verità il peso riportato da VL nummus è eccedente (9.82 g) e questo contrasterebbe, ma vorrei vedere in mano (e con lo stereomicroscopio) la moneta, che è andata invenduta (così come nella precedente vendita di InAsta 11, che non ne riportava il peso). Poi alzi la mano (e posti la foto) chi ha mai visto una simile frattura "da conio" in altri esemplari ...
    1 punto
  36. Buonasera, può trovare un esemplare qui, venduto a 90 € con base 50. https://www.deamoneta.com/auctions/view/806/49 Saluti, Domenico
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  37. Ti ringrazio, ma so cavarmela da solo. E poi, pensa, a me l'Unione Europea piace molto. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  38. in realtà la frase è compiuta, volevo dire che darei una bassa probabilità all'ipotesi della rottura di conio a scalino ?
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  39. La locuzione napoletana utilizzata vuol dire: "Farsi la croce con la mano sinistra" che di solito commenta situazioni che stupiscono o meravigliano e penso che questa situazione sia meravigliosamente sbalorditiva?
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  40. Buonasera, confermo che trattasi di tessera mercantile italiana, come riportata nel lavoro di Alberto Banfi, Tessere mercantili italiane in uso fra i secoli XIII-XV. Marzo 2000. Tipo 382 (vedi foto allegata) rientrante nel novero delle tessere che presentano la medesima insegna al D/ e R/. Attribuzione: maestro dell’Arte di pietra e legname. Niccolò di Bocchino di Rimbaldese. L’Arte dei Maestri di pietra e legname con i suoi muratori, scalpellini, stuccatori, falegnami, ebanisti, ecc., ognuno eccellente nel proprio mestiere, fu la più numerosa delle corporazioni fiorentine. Premesso che la corona fiorata che si incontra in tanti simili esemplari è uno dei tanti simboli di difficile attribuzione per la mancanza degli smalti, l’Autore ritiene che il Tipo 382 si deve intendere per l’uso di artigiani della pietra e del legno, i quali avevano nei Quattro Santi Coronati i patroni della loro Arte. Iconograficamente, detto Santi erano rappresentati con la corona del martirio. In realtà, tali Santi erano nove e non quattro, e furono protagonisti di una leggenda nota sotto molte forme diverse ma con un fondamento storico. Essi vengono universalmente riconosciuti come patroni del mestiere muratorio. L’emblema dei Quattro Martiri Coronati consiste in una sega, un martello, un mazzuolo, un compasso e una squadra, spesso sormontati da una piccola corona. Difficile stabilire perché le corone siano state inserite nell’emblema. Al riguardo, la migliore tesi è che si tratti, appunto, della corona del martirio, che col passare del tempo andò associandosi in maniera particolare a quei santi. Domenico
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  41. questo è l'altro lato, purtroppo devo pulirlo con più calma senza esagerare, ma comunque sembra essere identico entrambi i lati.
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  42. Vedere una moneta dei Savoia a me fa sempre piacere! Non è certamente una moneta rara, però è completa, si vede tutta la data e le sigle e non sempre questo è possibile. Grazie di averla condivisa con noi!
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  43. Esatto. E pensare che il popolo italiano ha detto di no al nucleare per motivi di sicurezza e abbiamo le centrali francesi ai confini. Geniale!
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  44. Buongiorno, Bentornato @gionnysicily . Del resto sempre Solidus aveva già proposto in vendita questo stesso esemplare poco meno di nove mesi fa alla stessa base di oggi. Sembrava aggiudicato, ma possiamo immaginare che i dubbi li abbia avuti anche l’acquirente di dicembre? L'immagine è più chiara.. e non a testa in giù! Altro elemento dubbio la classificazione come emiobolo. Solo 0,17 grammi avrebbero potuto spingere ad azzardare un trionkion. Solidus asta 91 lotto 33 del 09-12-2021: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=5288&lot=33
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  45. Io le medaglie non le compro mai, ma questa si, è un modo per fare beneficenza...
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  46. È una questione di beneficenza non di collezionismo o peggio ancora speculazione sulle basse tirature. Se volete fare beneficenza questa è l'occasione giusta in quanto i proventi sono direttamente gestiti da papa Francesco.
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  47. Per Garrucci (1885, 52) e Lenormant (II, 99) il tipo dell’aquila alluderebbe alla presenza di un culto di Zeus a Crotone. L’ipotesi viene accolta anche da Maddoli (1984, 334) che richiama l’attenzione su una moneta crotoniate contrassegnata dall'aquila e dalla leggenda che evocherebbe il mito di fondazione del culto attico di Zeus Meilichios narrato da Antonino Liberale (Met., VI). Di tale culto di cui si conserva memoria nel cippo (o ancora) in arenaria (fine VI-inizi V sec. a.C.) rinvenuto nelle acque antistanti Capo Cimiti dedicato a Zeus Meilichios da Phayllos, concordemente identificato con il famoso atleta crotoniate, vincitore per ben tre volte nelle competizioni pitiche, che aveva partecipato alla battaglia di Salamina (480) al comando della nave che i Crotoniati, unici tra i Greci d’Occidente, avevano fornito per combattere contro i Persiani al fianco degli altri Elleni (Hdt. VIII, 47). Cippo di Phayllos con dedica a Zeus Meilichios Per Head, seguito da Giannelli (1963, 153-4) e Mele, si tratterebbe invece di un simbolo agonistico, allusivo alle vittorie degli atleti crotoniati nei giochi olimpici. Per Mele (1984, 415), in particolare, il tripode e l’aquila rifletterebbero quella valorizzazione delle tradizioni atletico-militari della città verso cui la predicazione pitagorica di quegli anni manifestava ampio consenso. Diversamente Kraay (1976, 168) pensa al prodotto di una zecca sussidiaria, dislocata ad Hipponion, in base al confronto con le più tarde serie enee della città, contrassegnate dal tipo dell'aquila. Tale ipotesi traeva origine dall'osservazione che l’abbinamento di tipi differenti è un tratto peculiare delle cd. monete di “impero” o di “alleanza”, a cui andrebbero pertanto ascritte anche le serie tripode-aquila. Esse documenterebbero, a giudizio di Kraay, un’emissione di alleanza riferibile a Crotone (tripode) e ad Hipponion (aquila). L’ipotesi di Kraay fu accolta inizialmente anche da Parise (1982, 108) per poi essere successivamente confutata dallo studioso (Parise 1990, 302-3) in base all'incrocio di conio tra uno statere a tondello stretto e spesso del tipo tripode/aquila e legg. TE (rilavorato con rasura del TE) ed un esemplare con la sola leggenda di Crotone . Per Stazio (1984, 376) le emissioni con aquila incusa al R/, integrandosi strettamente con gli altri segmenti produttivi della zecca (gruppo B: granchio; gruppo C : trampoliere), dovevano considerarsi non il prodotto di una zecca sussidiaria, bensì l’espressione di contrassegno di officina crotoniate – analogamente al granchio e al trampoliere - riferibile, forse, al culto di Zeus Olimpio. Un indizio in tal senso potrebbe cogliersim a giudizio dello studioso, nel racconto erodoteo (V, 44-45) relativo all’indovino Callias di Elide – riportato nel post precente - che avrebbe affiancato i Crotoniati nella guerra contro i Sibariti. Le strette connessioni tra gli Iamidi, presenti a Crotone in occasione dello scontro con Sibari, con l’Elide e con il culto di Zeus inducono Stazio a considerare l’introduzione del tipo dell’aquila l’indizio di “un momento di collegamento con il santuario di Olimpia e di particolare fortuna del culto di Zeus nella città”. Abbreviazioni: - R. Garrucci, Le monete dell’Italia antica, Roma 1885 - G. Giannelli, Culti e miti della Magna Grecia, Firenze 1963 - C.M. Kraay, Archaic and Classical Greek Coins, London 1976 - F. Lenormant, La monnaie dans l'antiquité, II, Paris 1878 - G.F. Maddoli, I culti, in Crotone, Atti del XXIII Convegno Studi sulla Magna Grecia (Taranto-Crotone 1983), Taranto 1984, 318-343 - A.Mele, Crotone e la sua storia, ibid., 9-87 - N.F. Parise, Crotone e Temesa. Testimonianze di una monetazione d’impero, in G.F. Maddoli-A. Stazio (curr.), Temesa e il suo territorio (Atti del Colloquio di Perugia-Trevi 1981), Taranto 1982, 103-118; Id., Moneta e società in Magna Grecia. L’esempio di Crotone, in Crise et transformation des sociétés archaïques de l’Italie antique au Ve siècle av. J.-C. (Roma 1987), Roma 1990, 299-306 - Stazio, Problemi della monetazione di Crotone, in Crotone, cit., 369-398
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