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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/05/22 in Risposte
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Non so come possano averla identificata come Contea del Tirolo, forse per l'aquila, che però non è quella tirolese, ma quella polacca. Infatti la moneta è: Kazimierz Jagiello 1447-92 Danzica Scellino D/ + KAZIMIRVS REX PO, scdo con l'aquila R/ (anello) MONETA CIVIT DAN, scudo con stemma della città di Danzica Rif.: Gumowski 458 Arka Diligite iustitiam7 punti
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Ettore Gucciardo, L'usura nel medioevo, Edizioni ETS. Allego l'indice e un estratto del libro. 3198.pdf3 punti
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Non è una stranezza, la moneta è proprio così, in quanto il rovescio raffigura un desultor. Il desultor era la persona abile a saltare da un cavallo all'altro. Si trattava di prodezze di equitazione diffuse negli spettacoli romani, ma che avevano anche una versione guerriera, da usare in battaglia.3 punti
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Salve, Aquila, Ladislao di Durazzo 1386 - 1414 bolognino, variante con stellina a fine legenda del dritto, censito dallo scrivente su Monete Antiche , lettere errate AAQL , RRRR2 punti
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Tabella dei pesi aggiornata 3 GRANA 14,70 16,20 16,23 16,27 16,70 16,71 16,73 16,75 16,80 16,92 17,13 17,26 17,27 17,30 17,31 17,39 17,50 17,57 17,62 17,63 17,71 17,73 17,81 17,86 17,89 17,99 18,01 18,14 18,16 18,18 18,28 18,33 18,48 18,53 18,59 18,60 18,71 18,83 19,04 19,12 19,52 19,57 22,95 media gr. 17,81 GRANA 3 15,15 15,39 16,06 16,22 16,51 16,75 17,16 17,18 17,22 17,31 17,47 17,61 17,72 17,84 17,94 18,01 18,07 18,11 18,21 18,23 18,29 18,38 18,39 18,44 18,56 18,63 18,71 19,11 19,12 19,18 19,22 19,47 19,66 19,78 20,15 20,68 20,73 21,88 21,91 media gr. 18,292 punti
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E' la lettera Φ (phi). Il tuo denario pare come questo (asta Kunker 51, lotto 30): Õ-Denar, 88 v. Chr. Rom, C. Marcius Censorinus; 3,89 g. Köpfe des Numa Pompilius und des Ancus Marcius nebeneinander r.//Zwei Pferde r. auf dem einen Desultor, unten Φ. Bab. 18; BMC -; Crawf. 346/1 e; Syd. 713 c.2 punti
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La moneta, con un pedigree di tutto rispetto (ex coll. de Nanteuil: Leu 11, 2020, 41), proviene da una coppia di conii per la quale già Noe schedava appena 6 pezzi (gruppo H, n. 124). La rarità del pezzo è inoltre comprovata dall’assenza di esemplari (almeno a quanto mi risulta) della serie 124 nei ripostigli noti e sul mercato antiquario. La cronologia del gruppo H dopo varie revisioni cronologiche, soprattutto ad opera di Kraay, sembrerebbe potersi fissare nell’ultimo quarto del V secolo, come sembrerebbe indicare anche la legenda nella forma allungata resa con lettere ioniche (almeno per omega in quanto la desinenza, non visibile su alcun esemplare, potrebbe essere sia - che - ). I tondelli presentano un diametro di circa 22-21 mm. Sia i tipi che la legenda (al R/) risultano parzialmente fuori campo su entrambi i lati. Aggiungo qualche ulteriore pezzo del catalogo Noe: London, BM 1896-0703.20 (Noe 124.a: gr. 7,80) Paris, BN, de Luynes 695 (gr. 7,68. Noe 124.e: gr. 6,68) London, BM 1946-0101.584 (Lloyd: gr. 8,03) Erroneamente citato come Lloyd 554 in Noe 1252 punti
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Saluti a Tutti, Ormai questo Grana 3 lo chiamo “Murat con il pizzetto retrogrado”. Cristiano ha postato la sua bella moneta, complimenti. Quasi contemporaneamente ne ho acquisita una e cercando nelle Aste ho notato che non sono sole. Se il pizzetto fosse stato nel solito posto, la somiglianza sarebbe stata notevole con Aramìs dei Tre Moschettieri oppure, restando nel campo della Numismatica, con il Sabaudo Carlo Emanuele I° 😄 Ecco la mia moneta: Probabilmente è una frattura del conio che ha portato ad un' eccedenza di metallo. E' una curiosità, non certamente una variante. Queste sono le sorelle che ho scovato sul Web: Difficile stabilire la successione temporale delle quattro monete, in quanto l'usura ha appiattito il difetto. Sicuramente provengono dallo stesso conio. Buona Giornata, Beppe2 punti
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Salve a tutti, condivido le varianti 1831 e 1836 con il "taglio del collo lineare". Una curiosità: qualche anno fa, alla pagina 6 di questa discussione é stata postata un'altra 1836 "collo lineare".2 punti
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Qualche piccola aggiunta. All’interno del catalogo Noe-Johnston (1984) la coppia di conii n. 140 veniva documentata da 4 esemplari: Il primo, che è anche quello illustrato nella tavola del Noe (pl. XI, 140), proviene dal ripostiglio rinvenuto a Curinga nel 1916 (IGCH 1881), edito nel 2004 dalla Spagnoli (cat. n. 33), benché con dati pondometrici più elevati (mm. 28.5, gr. 8.15) rispetto a quelli di Noe (mm. 27, gr. 8.02) a seguito di una verifica autoptica, come avverte la studiosa (p. 75, nota 48). (da Spagnoli 2004, tav. IV, 33) Il secondo pezzo faceva originariamente parte della coll. de Sartiges (Hirsch XI, 1904, 40) per poi confluire in progresso di tempo nella coll. Salton. E’ stato recentemente venduto da Stack's (January 2022 NYINC Auction, 14.01.2022, 4055: gr. 8,09). https://www.acsearch.info/search.html?id=9001506 Del terzo esemplare non dispongo attualmente di riproduzione fotografica. L’ultimo si trova al British Museum (BMC 13 erroneamente BMC 12 in Johnston 1984) ed appare in cattivo stato di conservazione. BMC 13 (gr. 5,922) Presented by Mr. J. Doubleday Sept. 27th 18452 punti
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" Apparently unrecorded die " ed RRR : così nella descrizione di un particolare esemplare di statere incuso di Poseidonia, con al diritto etnico retrogrado e simbolo delfino . Sarà il 5 Novembre in vendita Artemide LVIII al n. 66 .1 punto
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Buongiorno a tutti, la monetazione di Carlo Il di Spagna è quella che meno ho preso in considerazione nel tempo, ma la sto rivalutando. Da qui l'idea di proporre questa discussione che mi piacerebbe diventasse un contenitore/Archivio delle monete presenti nelle nostre collezioni. Come sempre arricchendo la discussione con brevi note storiche che riguardino il periodo e il regnante. Inizio io postando il mio tornese e i miei tre grani che certo non spiccano per bellezza e conservazione. Ma certamente rappresentano il passaggio dalla coniazione al martello a quello al bilanciere. In questa discussione potremo postare sia monete in rame che d'argento ( più avanti posterò il mio Tari'). Ci tengo a precisare che non voglio assolutamente paragonarmi a chi fa veramente divulgazione, non ne ho le basi tantomeno la capacità. Ma nel mio piccolo mi piace condividere e cercare di invogliare alla partecipazione. Sicuramente molto è già scritto, ma magari qualche sfumatura interessante o curiosa la riusciamo a trovare . La fonte delle note storiche è Wikipedia. Carlo II di Spagna (Madrid, 6 novembre 1661 – Madrid, 1º novembre 1700), soprannominato Carlo lo Stregato (Carlos el Hechizado), fu l'ultimo Asburgo di Spagna. Fu re di Spagna e dell'impero d'oltremare di Spagna, Sicilia[1] e Sardegna, duca di Milano, sovrano dei Paesi Bassi spagnoli, conte palatino di Borgogna e, come Carlo V[2], re di Napoli. Alla morte senza eredi di Carlo II succedette una fase di tensione in Europa, poiché questi aveva indicato nel proprio testamento Filippo d'Angiò (nipote di Luigi XIV di Francia) erede universale, a condizione di non unire la Corona di Spagna ad altre corone europee. Gli Asburgo, casa regnante in Austria e imperatori del Sacro Romano Impero, rivendicavano il diritto alla successione. Ma il rischio di vedere i Borbone sui troni di Spagna e Francia allarmò anche la Gran Bretagna, preoccupata di vedere la Francia impossessarsi delle colonie spagnole. La controversia dinastica condusse alla Guerra di successione spagnola (1702-1714). Saluti Alberto1 punto
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Buonasera Nella prossima asta MDC Monaco viene proposta una bella serie di fiorini, da diversi giorni mi ero riproposto di aprire una discussione per analizzare alcuni di questi, soprattutto alla luce di quello che ci siamo detti in passato riguardo alle imitazioni medievali di fiorini di Firenze ed a quello che abbiamo letto sullo studio di Massimo de Benetti relativo ai primi 100 anni di coniazione di queste monete (a proposito, credo che non ringrazierò mai abbastanza @ghezzi60 per averci segnalato questa pubblicazione). Ne "I primi 100 anni del fiorino d'oro evoluzione e classificazione" si trova un capitolo sulle "imitazioni non firmate" dove De Benetti propone una diversa provenienza rispetto alla zecca di Firenze per tre gruppi distinti di fiorini, individuati con precisione. Il gruppo III viene definito co "N inverse" per il diverso orientamento della stanghetta nella N della leggenda, altro carattere distintivo è il punto a fine leggenda del rovescio. Allego alcune immagini prese dallo studio citato: segue..1 punto
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Non riesco a identificare questo follis; assomiglia a Massimiano RIC Tessalonica 21b, ma nel segno di zecca vi è un solo punto dopo TSB Grazie di cuore a chi mi aiuterà1 punto
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Buon pomeriggio, mi piacerebbe capire di che moneta si tratta, non posso indicare il peso esatto perché non in mio possesso (sotto i 2 grammi credo), le misure però le ho prese con un righello e sono mm 16X14. Le foto sono fatte col telefonino. Grazie anticipate1 punto
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Ottima ricerca! per me si doveva andare direttamente in Spagna! In buona sostanza, qualora la medaglia fosse autentica, si tratterebbe di questa: Peccato non avere i dati ponderali di entrambe.1 punto
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Sembra un oggetto interessante. Concordo con @Asclepia che la fattura sembra coeva alla data riportata e anche secondo me il materiale potrebbe essere argento. Escluderei la monetina da merendine perchè solitamente imitano delle monete vere e qui questo tondello non pare assomigliare a nessuna moneta di preciso. Fatto non irrilevante inoltre le legende sono tutt'altro che scontate e non capisco bene a cosa si riferiscano, non credo siano parole a caso ma penso anzi abbiano un ruolo preciso, una moneta da merendine non avrebbe legende così insolite e specifiche a mio avviso. Penso possa trattarsi di un qualche gettone o medaglietta, tutto da scoprire il suo scopo ma interessante secondo me Potrebbe trattarsi di qualcosa del genere: Una coniazione molto locale con finalità commemorativa https://www.numismaticodigital.com/noticia/7011/articulos-medallistica/una-medalla-conmemorativa-de-la-proclamacion-del-rey-carlos-iv-en-la-isla-de-tenerife.html1 punto
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Guarda …..non serve minimamente la lente, tranquillo Ok che faccio male le foto, ok leggere male una foto, ma farlo pure con 2 diverse……. Poi ovviamente non devo convincere nessuno di nulla, ci mancherebbe, chiunque è libero di commentare come meglio crede1 punto
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Mah… delle due l’una secondo me: o un po’ di forfora oppure alopecia…😇😉1 punto
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Grazie a tutti di essere intervenuti. Avevo delle idee in proposito e me le avete confermate, a parte il discorso prezzi, che è sempre un po' particolare, ognuno ha le proprie fonti ed opinioni, personalmente un fdc con busta della zecca a meno di 10.000 al momento non lo trovo. Si tratta di un acquisto importante che valuterò dal prossimo mese, ma se sarò nelle condizioni potrei farlo; a quel punto mi rivolgerò nuovamente alla community dove siete in tanti ad avere molta più esperienza di me. Buona serata a tutti Lucas1 punto
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@Cecco, dalle foto non sembra argento la moneta... Forse si tratta di un falso d'epoca? Sarebbe utile conoscerne il peso esatto.1 punto
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Mi sembra doveroso fare un po' di chiarezza. Le moneta classificata da Crawford al n. 346/1, corrispondente a quella classificata da Babelon e Sydenham, ha numerosissime varianti a seconda che ci sia o meno un "qualcosa" di controllo e questo "qualcosa" fosse un marchio, un simbolo, una lettera greca o un numerale romano: vedete in proposito la scheda citata da #apollonia. Ovviamente, sia le lettere, sia i simboli, sia i marchi sono di più generi differenti. Ciò non toglie che, con ogni verosimiglianza (ma sarebbe più corretto scrivere "con certezza"), fosse una sola emissione, rilasciata dal medesimo monetario nel medesimo anno. Per questa ragione non può essere sbagliata l'attribuzione al Crawford a seconda che sia una lettera o un simbolo (al più, è 346/1d anziché 346/1f, ma sempre 346/1) e, sempre per questo, gli autori precedenti non facevano una sotto-classificazione. I marchi/simboli/lettere/numerali di controllo servivano, probabilmente, a distinguere i conii, per motivi oggi sconosciuti (probabilmente di natura contabile); sarebbe insensato su questa sola base dire che si tratta di emissioni diverse (un po' come dire che due autovetture non possono essere entrambe Alfa Romeo Giulia perché hanno colori diversi). Sul desultor si può leggere qualcosa anche qui https://www.lamoneta.it/topic/101634-denario-di-l-calpurnius-piso-frugi/#comment-1141162 Infine anche io concordo sul fatto che sia una "phi". Mi sembra infatti molto più probabile che l'incisore abbia tracciato fuori asse la "gamba" della "phi", piuttosto che pensare che abbia allungato quella della coppa. Inoltre, non è sicuro che le lettere greche fossero qui usate nel senso di numerali: anzi mi sembra strano, perché in tal caso dovremmo trovarle tra loro accoppiate per formare anche i numeri 2, 3, 4 etc.; se quindi è usata come lettera, sarebbe strano che sia stata utilizzata la qoppa, ormai sparita dall'alfabeto ionico canonico.1 punto
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Concordo con te 👏🏽 a volte su blog/social/wup la comunicazione e’ molto poco fluida. sarebbe uni studio interessante riuscire a stimare quanto della comunicazione verbale scritta perde rispetto ad un’interazione verbale ( con tutto il non verbale connesso) che avviene in presenza1 punto
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Saluti a tutti, @nikita_ riporto in tabella il peso che ho trovato nelle varie Aste ( come già rilevato purtroppo gran parte non lo riportano ) e da privati collezionisti. Ho inserito una colonna ( NOTE ) per evidenziare la provenienza, qualora possibile. Rinnovo l'invito agli amici del Forum nel rendere condivisibili i dati ponderali di questa tipologia. Grazie e Buona Serata.1 punto
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Cosa vuol dire togliere la lucidatura? Le monete "lucidate" sono semplicemente pulite se fatto bene cioè senza lasciare segni vari. Il tempo ridarà una leggera patina su una moneta usurata se è stato fatto su un FDC o SPL allora hanno tolto tutto o in parte il lustro originale e quello non tornerà più, in questo caso la moneta è stata peggiorata irrimediabilmente.1 punto
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Un non comune esemplare di statere di Caulonia a doppio rilievo, con al diritto Apollo offerente su un cippo con piccolo toro . Sarà il 1 Novembre in vendita BussoPeus 433 al n. 1067 . Unisco la descrizione della tipologia, in H.N.Italy di Rutter al n. 2058 .1 punto
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Non so se è più criptica la domanda o la risposta...😂 Comunque, @Diana20: se sei in possesso di monete che ritieni possano avere un valore, pubblicale e qualcuno ti darà risposta. Se invece vuoi una lista degli errori di conio che possano rendere di valore una moneta del 2017 altrimenti comunissima, allora lascio subito la parola a qualcuno più esperto nel campo. Attenzione però a credere a qualsivoglia cosa si legga in rete: spesso trovi monete con fantomatici "errori di conio", messe in vendita a cifre stratosferiche, che non valgono nulla più del loro facciale. Questo perché tanti fanta-venditori spacciano per errori di conio delle comunissime imperfezioni che sono riscontrabili su moltissimi esemplari. I VERI errori di conio normalmente sono ben visibili, senza cercare con lenti d'ingrandimento il pelo nell'uovo (anzi, il graffio sulla moneta).1 punto
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Probabilmente sarà autentica ma è meglio verificarla perchè credimi che le fanno bene. Ti mostro una foto di una lavorata. Peso conforme alle 50 lire, contorno solo in parte zigrinato. Il fatto che sia più sottile nella parte opposta alla zona zigrinata è normale ed è presente anche nelle lavorate, perchè la zona zigrinata ha il bordo rialzato, la zona liscia non ha il bordo e quindi dà l'impressione di essere più sottile. Lo spessore andrebbe misurato sul campo della moneta con un micrometro. Purtroppo in Sicilia direi che non ci sono periti con competenze specialistiche sugli errori. Ciascun perito ha una sua specializzazione, non si può sapere tutto. Una moneta greca io non la porterei da un perito che tratta monete decimali....stessa cosa per gli errori...1 punto
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Si la zigrinatura viene trasferita in fase di coniazione dalla virola. In questo caso il tondello era più piccolo e quindi solo una porzione della moneta era a contatto con la virola in fase di battitura. Ti suggerisco di far periziare la moneta, mi hanno mandato da analizzare delle monete lavorate a regola d'arte che avevano il peso conforme con le 50 lire. Il peso è solo uno degli effementi, necessario, ma non sufficiente.1 punto
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E' una battitura decentrata fuori virola. Le scritte in incuso sul contorno vengono fatte in fase di produzione del tondello attraverso una particolare macchina orlettatrice (come i FERT del Regno). La zigrinatura viene incisa dalla virola. Essendo una battitura decentrata fuori virola il contorno riporta le scritte in incuso ma non la zigrinatura1 punto
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Spink 13015, 2013, 3 (gr. 8.03) Heritage 3012, 2011, 24381 (ex Auc. 3010, 2010, 20004: mm. 27, gr. 8.15) NAC 33, 2006, 25 (mm. 29, gr. 8.09) Nomos 21, 2020, 36 (mm. 27, gr. 8.18) From the collection of W. Belser, Zürich, acquired prior to 1965, and that of his son, acquired in the early 1970s.1 punto
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Le immagini non sono quelle di Gadoury ma la moneta dovrebbe essere quella... Mario p.s. dovrei avere anche le immagini di un esemplare di Firenze (o presunto tale), se interessano le cerco.1 punto
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Fa un certo effetto vedere delle monete inglesi con un ritratto diverso da quello di Elisabetta.1 punto
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La figura al rovescio è Mên, con il berretto frigio: https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/9/12711 punto
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E' una tradizione, ma non esiste una legge che lo impedisca. Poi, vedremo se entreranno effettivamente in circolazione.1 punto
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Un paio di scudi che a me piacciono parecchio e che reputo assai difficili da reperire cosi'😊......post precedente un 5 lire 1862 Napoli .....qui invece un millesimo che ritengo assai ostico da trovare (in questa conservazione) del regno di sardegna😉.....1 punto
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Buongiorno...pare una piccola medaglia/gettone, a me sembra coevo e originale giudicando fattura e foggia. Mi ricorda qualcosa che ho già visto in qualche asta spagnola, Aureo e Calicò e simili...ma non riesco a mettere a fuoco il ricordo. Di certo non una moneta giocattolo o da merendine. Saluti. p.s. sembra argento e questo esclude monete giocattolo.1 punto
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Ho letto da più parti che ne esistono diverse varianti e zecche. Questa qui in foto credo sia tra le più comuni. Mi piacerebbe sapere ulteriori notizie a riguardo le varianti della zecca di Roma e cortesemente bibliografia di riferimento se ce ne. grazie1 punto
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Buongiorno ancora amici...domanda, tanto per fa un pò il professorino ...scherzo ovviamente. Ma quante varianti si conoscono del GRANA 3 con stella?? Nel mentre vi posto il mio ultimo acquisto, non è particolarmente rara, tra le varianti con stella c'è ne sono di ben più rare, ma appunto mi mancava e ultimamente ho la trovavo troppo cara, o troppo brutta...così ho portato a casa questa, la conservazione per il tipo è buona e allora me la sono accattata: GRANA 3 I8I0 , lettera I in data al posto della cifra 1, stella come simbolo e data non spaziata. Un caro saluto Cristiano. Eccola:1 punto
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Buonasera a tutti, @gennydbmoney bello il tornese del 1677. Interessanti le note relative a Carlo II. Una vita non facile la sua. Stasera posto il mio unico Argento di Carlo II . Un Tari del 1694. Un anno nefasto per Napoli e parte del meridione, cercando qualche notizia sono stato attratto da quello che vado a riportare. Fonte Wikipedia e ISTITUTO NAZIONALE DI GEOGRAFIA E VULCANOLOGIA. I paesi menzionati sono gli stessi del Terremoto del 1980 che ben 300 anni prima hanno subito la stessa sorte. Il terremoto dell'Irpinia e Basilicata del 1694 colpì gran parte dell'Italia meridionale: circa 9.500 km² tra le province di Avellino e Potenza. Tra i comuni più colpiti vi furono Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania, Muro Lucano, San Fele, Calitri, Bisaccia e Picerno. Il sisma di magnitudo 6,87 si verificò alle ore 18:45 dell'8 settembre 1694, e durò circa un minuto causando circa 6.000 morti. A Napoli si verificò anche uno tsunami. Le ricerche archivistiche A partire dai primi anni 1990, per migliorare le conoscenze su questo evento, sono state condotte approfondite ricerche sulle fonti archivistiche, che hanno consentito di integrare e precisare notevolmente le informazioni sugli effetti subiti dalle località dell’area colpita e di ricostruire il quadro dell’impatto che il terremoto ebbe sulle popolazioni. Dallo spoglio della documentazione amministrativa conservata all’Archivio di Stato di Napoli non sono emerse le relazioni sui danni inviate dalle autorità periferiche (presidi e percettori provinciali) al governo centrale. Probabilmente tale documentazione è andata perduta o dispersa nelle distruzioni belliche subite dall’archivio napoletano. Tale grave lacuna è stata in parte compensata dalla documentazione reperita in Spagna all’Archivo General de Simancas che, insieme alla corrispondenza intercorsa tra il viceré di Napoli, Francisco de Benavides conte di Santisteban, e il re di Spagna, Carlo II d’Asburgo, conserva copie delle relazioni inviate a Napoli dai presidi delle Udienze di Principato Ultra, Principato Citra, Basilicata e Capitanata corrispondenti all’incirca alle attuali province di Avellino, Salerno, Potenza e Foggia. Saluti Alberto1 punto
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Non vedo l'ora di poter vedere la mia... ma mi sa che dovrò attendere l'emissione della 5€ carabinieri (che non ricordo quando sarà emessa e sul sito ipzs è sparita)1 punto
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DE GREGE EPICURI Penso che da Milano saremo in tre: Marco Sassi, Tiziano Caronni e il sottoscritto.1 punto
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Ben volentieri condivido una delle ultime entrate in collezione sul fronte delle "beneventane" in argento. Agli occhi dei più "esperti" l'ardua sentenza.... Lotto 25 dell'asta Varesi n. 79 del 10-11/05/2022 di cui allego foto (sito web) e descrizione in catalogo: BENEVENTO - GRIMOALDO III, Principe (788-806) Denaro MIR 196 Ag g 1,58 mm 19 RRRR • Bellissimo esemplare con patina di vecchia raccolta SPL. Su tale Principe (https://www.treccani.it/enciclopedia/grimoaldo_(Dizionario-Biografico)? Principe di Benevento, primo di questo nome, era figlio del duca Arechi (II) e di Adelperga, figlia di Desiderio, re dei Longobardi, un'unione che avrebbe fortemente contribuito a indirizzare la politica del giovane principe. Suo padre era salito al trono ducale verso la fine degli anni Cinquanta dell'VIII secolo, poco meno di vent'anni prima della caduta del Regnum Langobardorum a opera di Carlo Magno. Gli anni della giovinezza di G. - la cui data di nascita potrebbe essere collocata entro il settimo decennio del secolo - furono segnati dal progressivo deterioramento dei rapporti con il re franco. Il padre di G. aveva contribuito a rinnovare e a potenziare il potere ducale ponendosi per molti aspetti sullo stesso piano di una figura regia con tutto quello che ciò implicava, e non solo nel quadro di una politica tradizionalmente indipendentistica dal Regnum. Aveva infatti radicalmente mutato il valore della sua titolatura da ducale a principesca, esprimendo così un più alto senso della propria autorità e imponendosi quale effettivo erede della tradizione regia longobarda. Sue dunque erano le nuove, altisonanti definizioni del potere quasi-regio in area beneventana dal 774; e sempre sue furono le migliorie legislative che con un predicato, sia pure non propriamente regio, apportò al già cospicuo corpus di leggi emanate dai re longobardi. Migliorie, che - sebbene inquadrate in un contesto storico-geografico relativamente ristretto e in un panorama politico particolare - furono pur sempre pensate in una prospettiva che, va ribadito, era decisamente quasi-regia. Riforme in linea con l'aulico programma e con la nuova coscienza principesca beneventana vennero attuate anche in campo monetario, nei rapporti con l'episcopato locale e la Chiesa romana, negli usi cancellereschi e nel cerimoniale di corte. Studi recenti (Albertoni, p. 23; Gasparri, p. 110) hanno ribadito l'estraneità dei Beneventani alla sfortunata sommossa antifranca del 776, anche se l'assenza di prove, nelle fonti documentarie e cronachistiche, di una complicità del padre di G. non basta certo a fugare tale sospetto. Tuttavia, l'orgogliosa insofferenza del Ducato meridionale nei confronti del potere franco doveva apparire una vera e propria sfida. Carlo d'altra parte, pressato dalle richieste di intervento della Chiesa di Roma, si accordò anticipatamente con papa Adriano I per la donatio di quell'area al Patrimonium S. Petri. Per mantenere un certo equilibrio politico-territoriale locale raggiunse inoltre un'intesa con i Bizantini e, infine, con l'indipendente Ducato napoletano. Nel 787 Carlo, benché forse non del tutto convinto a invadere il Beneventano, territorio che nel complesso mosaico di dominazioni in area meridionale poteva servirgli da cuscinetto, specie nei confronti dell'Impero orientale, dopo una rapida avanzata raggiungeva il Ducato apprestandosi a occuparlo. Arechi, per scongiurare rappresaglie franche, inviò sia doni al nemico sia, quali ostaggi, due suoi figli: G. e Adelchisa (il Poeta Saxo, Vita, II, ad annum 786, si riferisce invece all'invio di G. e di suo fratello Romualdo). La fedeltà giurata del duca al sovrano poneva momentaneamente fine alle ostilità con i Beneventani. Anche Carlo auspicava questa pace sia perché si era imbattuto in una decisa quanto inaspettata resistenza dei Longobardi di Capua, sia in quanto temeva, e con ragione, un'assai prossima ribellione dei Bavari del duca Tassilone (III). Si trattava di episodi che, se concomitanti, avrebbero reso problematica la difesa, se non la permanenza, di truppe franche in Italia, intrappolate tra due fronti nemici. Pochi mesi dopo, nell'agosto 787, Arechi moriva lasciando vacante il trono per la prematura scomparsa di suo figlio Romualdo (luglio 787) che avrebbe dovuto succedergli. G., che nel frattempo era stato condotto da Carlo alla corte di Aquisgrana, ottenne dal re franco di poter tornare a Benevento, dove la reggenza era stata presa da Adelperga, esaudendo così le reiterate richieste di lei e dei locali magnates in tal senso. G., a questo scopo, dovette giurare fedeltà a Carlo facendo giurare anche il suo popolo e promettendo altresì, una volta giunto in patria, di porre il nome del sovrano franco sui diplomi e le monete che avrebbe emesso. Tra le condizioni di Carlo cui G. non acconsentì una volta giunto in patria con l'incarico di amministrare il Principato - non è noto se per legame vassallatico - ci furono invece il taglio della barba ai suoi uomini e l'abbattimento delle mura di Salerno, Conza e Acerenza anche se va osservato che non si è certi, per quest'ultimo punto, della bontà delle fonti e dell'eventuale accoglimento di tale proposta da parte del principe. Giunto a Benevento, G. inaugurò il suo governo rendendo grazie in cattedrale; l'inizio del suo principato è collocato concordemente (da Di Meo a Schipa, da P. Bertolini a Gasparri) nel maggio del 788, come appare dalla datazione del primo diploma da lui emanato, ma questa data non trova riscontro negli annali e nelle cronache locali che pure descrivono gli avvenimenti del tempo. Né Erchemperto infatti, né gli Annales Beneventani, né Romualdo Salernitano né il Chronicon Salernitanum offrono chiari ragguagli sul preciso momento in cui G. pervenne al potere. È stato giustamente supposto, al riguardo, che, tacendo i particolari dell'assunzione al trono di G., si evitava abilmente di chiarire il ruolo decisivo ricoperto al proposito dal sovrano franco (P. Bertolini, pp. 34 ss.). G. optò per il temporaneo mantenimento di una linea politica che, per quanto possibile autonoma, pur nella formale dipendenza dai Franchi, in breve lo rese ostile alle ingerenze papali e a quelle bizantine. Il papa Adriano I, dal quale si erano recati in ambasceria alcuni longobardi capuani restii a sottomettersi a Carlo, aveva nel tempo chiaramente fatto intendere, con la sua politica genericamente antilongobarda ancor più che filofranca, di avere delle mire verso i territori della Campania, tra il Liri e il Volturno. D'altra parte G., sottomettendosi ai Franchi e favorendone la politica, aveva in un certo senso reso più difficile quell'espansione a Sud cui il Papato avrebbe invece mirato, specie stando alle promesse e agli accordi con Carlo Magno, stipulati a metà degli anni Settanta. Nel 788, durante il suo primo anno di principato, G. ebbe occasione di adempiere fattivamente al giuramento di fedeltà a Carlo. Il re franco aveva infatti rifiutato la proposta della corte orientale, che avrebbe desiderato ottenere per promessa sposa del giovane imperatore Costantino VI una delle figlie di Carlo Magno. Lo sdegno bizantino sfociò in una spedizione punitiva organizzata ai danni di alcuni territori ormai franchi, come quelli beneventani. G. si impegnò vigorosamente a favore dei Franchi contro i Bizantini, particolarmente in Calabria. Probabilmente verso il 791, con una politica oscillante nelle sue alleanze, G. si unì in matrimonio con Ewanzia che, per Erchemperto (cap. 5; Chronicon Salernitanum, cap. 13), sarebbe stata una nipote dell'imperatore Costantino VI, mentre in realtà era cognata di quest'ultimo. L'unione tuttavia, è bene sottolinearlo, coronava un più articolato progetto di politica matrimoniale che era stato pianificato e parzialmente concordato, a suo tempo, dal padre di G. con l'imperatore d'Oriente. È altresì da rimarcare, nella disinvolta politica estera di G., il tentativo, momentaneamente riuscito, di scollare il Principato beneventano dall'orizzonte piatto di un'alleanza con la Corona franca, alleanza che sarebbe comunque stata senza speranze di autonomia. Da quel momento (791) cominciarono le incursioni franche in territorio beneventano ma, come è stato ampiamente posto in rilievo dall'attuale storiografia, si trattò di una serie di scaramucce senza gravi conseguenze per i contendenti. In un primo scontro G. ebbe facilmente la meglio sulle truppe condotte da Winichis, duca franco di Spoleto che, dopo una rapida penetrazione tra Abruzzo e Molise con l'occupazione dei gastaldati di Chieti e Ortona, venne fermato e catturato da G. a Lucera. Dall'unione con Ewanzia almeno per qualche tempo si ebbe un riavvicinamento alla corte orientale ma, come non manca di sottolineare Erchemperto (cap. 5, che tuttavia non chiarisce i motivi di un probabile disagio nella coppia), tra i due coniugi in pochi anni (forse nel 795) l'amore si trasformò in odio. Il ripudio di Ewanzia avvenne probabilmente durante i continui scontri con i Franchi. Era stato reso possibile, sempre secondo Erchemperto, dall'occasio, realistica, dell'opposizione d'Oltralpe all'unione di G. con la principessa bizantina, fatto che parve un chiaro riavvicinamento beneventano alla corte orientale. Forse il ripudio, cui già era ricorso l'imperatore, che a sua volta aveva lasciato la moglie (sorella di Ewanzia) per risposarsi, significò per G. la possibilità di far cessare le incursioni franche (ibid., dove acutamente si rileva la sua astuzia). G. mirava così al duplice riconoscimento, e dei Carolingi e di Costantino VI, per l'ossequio dimostrato a entrambe le corti. Narrando delle ostilità tra G. e i Franchi (in Italia ormai sotto la guida di Pipino), la partecipazione emotiva di Erchemperto, sebbene scrivesse a distanza di circa un secolo dagli avvenimenti, è fortissima: è palese il suo entusiasmo per l'indipendentismo dimostrato da G. quando usa, in senso partecipativo, la prima persona plurale (cap. 6). Non mancarono momenti di maggiore tensione quando alle azioni di guerriglia - perché di questo realmente si trattava - da parte franca parteciparono anche Pipino e Ludovico, figli di Carlo Magno (probabilmente nel 793, e ancora tra l'800 e l'801). L'entusiasmo per la fermezza di G. che risalta nelle pagine di Erchemperto non corrispose, nei fatti, a un sostanziale mutamento della situazione, che si mantenne più o meno invariata, in una sorta di stallo nel panorama politico meridionale. La tensione antifranca aveva caratterizzato i suoi circa diciotto anni di principato, dal maggio del 788 all'aprile dell'806, quando, morendo senza lasciare eredi diretti, gli succedette il suo "storesaiz" (probabilmente il tesoriere), Grimoaldo, che proseguì decisamente la linea politica del suo predecessore cercando di mantenere indipendente il Principato dall'ormai esteso dominio dei Carolingi. Quella della morte di G. è un'altra data che ha dato origine, dal Settecento a oggi, a una serie di complicate riflessioni sulla cronologia ducale-principesca beneventana, senza che tuttavia siano mai state rilevate delle particolari variazioni, se non nel riferimento al giorno della settimana o al mese. Saluti, Domenico1 punto
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