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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/07/22 in Risposte
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Buona giornata Potevo far passare la ricorrenza della battaglia di Lepanto, peraltro combattuta in maggioranza da navi veneziane, senza un rimando numismatico? Di seguito l'osella che il Doge Alvise Mocenigo I fece emettere a ricordo della vittoria Cristiana. Oltre a questa ci sono da ricordare le tante "S. Giustine" immortalate su vari coni veneziani, emessi successivamente alla battaglia e fino alla caduta della Serenissima; Santa Giustina era infatti la Santa martire che si festeggiava nel calendario veneziano il 7 ottobre, giorno della battaglia, che si disse fu vinta grazie alla intercessione della Santa. saluti luciano4 punti
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Se intendi i due simboli cerchiati in rosso, come scriveva @azaad si tratta del marchio dell'orefice (a sinistra) e del titolo dell'oro (750/1000, a destra).3 punti
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Allora mi provochi! Stupende, complimenti! Quella dei colli lunghi è stata la prima serie dei Savoia pre-unitari che ho completato, con non poca soddisfazione... le conservazioni sono quello che sono e nessuna si avvicina al FDC. Su certi millesimi però anche volendo il FDC semplicemente non esiste. Mi riferisco al 1852 Torino e al 1856 Genova in particolare, che secondo me sono le più difficili, insieme al 1859 Torino, di questo però i FDC ci sono, anche se estremamente rari... uno dei pochi che ho visto è in vendita alla prossima Nomisma Aste #2 (base 15K) Io ri-condivido la mia coppiola di 1859 Torino, quello di sinistra preso in Asta da Montenegro 13 del 2019 (e pagato...), il secondo ex Morton & Eden del 2021 (preso decisamente meglio)... devo sempre decidere quale dei 2 cedere, ma non ci riesco Quello di Montenegro ha rilievi migliori, quello di Morton & Eden ha una patina arricchita dal fumo di Londra di fine 1800, ed è più affascinante. Se qualcuno vuol fare uno scambio con un bel 1838 Torino...3 punti
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Segnalo la pubblicazione del n. 387 di Panorama Numismatico Questo è il sommario: Gianni Graziosi, Il fascino delle monete incuse – p. 3 Roberto Diegi, Valeria Messalina: imperatrice dissoluta o vittima di secolari calunnie? – p. 11 Rino Sequino, Un inedito tremisse coniato a Ravenna in onore dell’imperatore Tiberio II Costantino – p. 15 Vladimiro Pirani, Un bolognino di Bonifacio IX per la Marca di Ancona. Inedito? Falso? – p. 17 Cristian Lavrencic, Il IV tipo del 10 reali di Filippo II di Spagna. Tre rovesci a confronto – p. 21 Alberto Castellotti, Da uno straordinario multiplo a un’umile medaglietta religiosa – p. 26 Lorenzo Bellesia, Nuovi appunti sulla zecca di Mirandola – p. 29 Fabio Robotti, Le medaglie a ricordo della Lega doganale tra gli stati italiani patrocinata da Pio IX – p. 37 Giuseppe Carucci, Madonna con il Bambino – p. 42 Giuseppe Carucci, Il tallero della campana – p. 45 Recensioni – p. 48 Notizie dal mondo numismatico – p. 50 Emissioni numismatiche – p. 60 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 632 punti
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Una monetina non certo in buona conservazione (ma è pur sempre un R2 abbastanza infrequente), che presi per ben 7$ in USA su ebay.... piccola ma ricca di storia, come ha voluto testimoniare il precedente possessore. Chissà quante ne avrebbe da raccontare questa moneta!2 punti
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Facciamo un salto in avanti e vi mostro una monetina, molto gradevole per me, da 1/2 tarì 1722 MIR 539 Spahr 9 1,20 g Avrei da ricollegare ai 2 tarì un'altra moneta in mio possesso già mostrata in una precedente discussione perché guardandola insieme alla sorella dello steso identico tipo io resto convinto si tratti di una varietà interessante con in leggenda caratteristiche che non trovo nel nostro catalogo.2 punti
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Grazie per il tuo intervanto Beppe... faccio delle considerazioni personali in base ai dati raccolti, azzardo delle ipotesi e se volessi riassumere con un grafico il numero di differenze che ho riscontrato sui mezzi busti dal 1831 al 1839, il risultato sarebbe una curva gaussiana: Sulle piastre 1831, i ritratti risultano abbastanza uniformi e "stabili", con poche e trascurabili differenze (perché difficili da carpire ad occhio nudo), che riguardano il profilo del sovrano ed in special modo, la punta del collo (più o meno voluminosa) così come degli altri piccoli dettagli, attribuibili semplicemente alla diversa mano tra il primo ed il secondo incisore del dritto. Quindi, a parte un conio "collo lineare" che potrebbe anche definirsi un tipo a sè stante, perché presente anche sui 10 tornesi, l'effige per questo millesimo la potremmo definire del "tipo base". Anche sulla data 1832 si riconoscono due mani nell'esecuzione dei conii, con qualche variazione più evidente (rispetto al '31) riguardo alla punta del collo. Nel 1833, in un crescendo di varianti, i ritratti forse si possono attribuire anche a tre diversi incisori e pure in questo caso, si riscontrano maggiori differenze (rispetto all'anno precedente), con diversi profili, diversi tipi del taglio del collo e diverse punte. Nel 1834, quando la curva di Gauss raggiunge il suo picco più alto, probabilmente aumenta la richiesta di Piastre ed aumentano le liberate per coniare più monete di questo valore nominale - quindi vengono verosimilmente impiegati più conii (più incisori e più aiutanti) e probabilmente, più bilancieri, più operai, etc. Presumo che nel 1834, gli artisti all'opera per l'incisione dei conii al dritto siano stati almeno tre o forse quattro. Fino a qui, tutto fila... sembra tutto direttamente proporzionale alla quantità di monete coniate... ma comparando il grafico a barre con la curva delle varianti, qualcosa non torna. Considerando che, le barre gialle rappresentano il numero di Piastre che ho analizzato per ogni millesimo - numeri pressoché in linea con il grado di rarità delle stesse - mi chiedo - perché sulla comunissima data 1836 (nonostante la notevole tiratura), possiamo constatare una discesa della curva delle differenze di conio e quindi, una maggiore uniformità dell'effige? Posso capirlo per una data molto rara, come la 1837 - dove si conoscono appena due conii al dritto - ma perché, per una data così comune come la 1838, posso riscontrare un appiattimento della curva delle varianti sulla linea orizzontale? Continuo a domandarmi, come hanno fatto gli incisori ad ottenere così tanta uniformità nei ritratti incisi sull'acciaio? Sinceramente, io una spiegazione me la sono data o perlomeno, ci ho provato... Ipotizzo che, verso la fine degli anni'30, siano sopraggiunte delle nuove tecniche di produzione, la realizzazione dei modelli in cera, la fusione di nuove leghe d'acciaio per la produzione dei conii (per conii più duraturi nel tempo), i brevetti di nuovi macchinari (vedi - tornio da riduzione o pantografo)... e suppongo che, proprio grazie a queste innovazioni, le differenze nei ritratti dello stesso tipo per i successivi due decenni di regno, furono quasi completamente azzerate. Cosa ne pensate? Tutto questo, potrebbe essere plausibile? Un saluto a tutti. Lorenzo2 punti
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Foto della sua tomba all'interno della Basilica di San Zanipolo (Santi Giovanni e Paolo in veneziano) che ho scattato a novembre dello scorso anno.2 punti
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Ciao! Bella domanda! Se diamo retta ai cronisti dell'epoca e a Marin Sanudo questo grosso dovrebbe essere stato coniato la prima volta tra il 1192 ed il 1194; quindi è durata oltre un decennio. Se così fosse ne dovremmo avere in circolazione parecchi .... se però dovessimo dare credito a Martino da Canale, cronista contemporaneo, lui dice che l'emissione è stata fatta nel 1202, quindi appena tre anni circa prima della morte del Dandolo! Può essere questa la motivazione? Non sono concordi gli studiosi, figurati se posso essere certo io! Personalmente credo che questo Grosso sia raro perché non circolava a Venezia; pochissimi l'hanno tesaurizzato; il Grosso, per il suo valore intrinseco dovuto al contenuto d'argento ed il valore che rappresentava (26 denari), era fatto per pagare le transazioni internazionali; nessun veneziano lo usava per andare a fare la spesa, ma per acquistare merci di valore principalmente in oriente. Ovvio che essendo esportati, venivano poi fusi .... non tornavano a casa! E' chiaramente un mio pensiero. saluti luciano2 punti
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Certamente @LOBU ci troviamo di fronte a dei ritratti diversi. Nelle foto che hai postato sopra è molto evidente che la Piastra 1833, oltre al taglio del collo, presenti un naso più arrotondato, il mento che non ha il distacco dal labbro inferiore etc. Peccato che l'usura non permetta di apprezzare i capelli e soprattutto il ciuffo ( altra variabile delle Piastre di 1° Tipo ). L'unica tua affermazione che non mi trova concorde è correlare queste variabili ad un preciso incisore. Secondo il Pin, la Zecca aveva un 1° e 2° Incisore ed un Aiutante Incisore per il Dritto ( che operavano alle dipendenze del Direttore di Gabinetto). Pertanto ai punzoni erano 3 le persone addette. Difficile dire se, quando un punzone era da sostituire, fosse solo il 1° Incisore, oppure potessero intervenire anche i sottoposti ( eventualmente operando dei piccoli cambiamenti sia per il loro estro, sia per apporre una specie di firma). Buona Serata a Tutti,2 punti
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Per compensare la perfezione della moneta di cui sopra, posto quello appena acquisito...della serie mi accontento...peccato per il danno sul nome ma direi che l'identificazione e' comunque certa...peso 2,14 g...lo stile mi piace particolarmente nella rappresentazione del Cristo...consueta anche la rappresentazione delle bocche "a pesce lesso"...qualcuno sa perche' di grossi di Enrico Dandolo ce ne sono cosi' pochi?2 punti
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Grazie per i complimenti Stefano. Escludo l’originalità perché se ci fai caso i colori sembrano proprio quelli del 50 lire oltre alle cifre che sono “diverse” sia per caratteri e sia per posizionamento. In ogni caso tutto può essere, per questo ho chiesto il vostro parere 😂 Per quando riguarda la 10 lire monolingua sta già tra i miei obiettivi, spero di averla prima del tuo amico (che tra l’altro è anche mio amico 😀)2 punti
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Mi sembra doveroso fare un po' di chiarezza. Le moneta classificata da Crawford al n. 346/1, corrispondente a quella classificata da Babelon e Sydenham, ha numerosissime varianti a seconda che ci sia o meno un "qualcosa" di controllo e questo "qualcosa" fosse un marchio, un simbolo, una lettera greca o un numerale romano: vedete in proposito la scheda citata da #apollonia. Ovviamente, sia le lettere, sia i simboli, sia i marchi sono di più generi differenti. Ciò non toglie che, con ogni verosimiglianza (ma sarebbe più corretto scrivere "con certezza"), fosse una sola emissione, rilasciata dal medesimo monetario nel medesimo anno. Per questa ragione non può essere sbagliata l'attribuzione al Crawford a seconda che sia una lettera o un simbolo (al più, è 346/1d anziché 346/1f, ma sempre 346/1) e, sempre per questo, gli autori precedenti non facevano una sotto-classificazione. I marchi/simboli/lettere/numerali di controllo servivano, probabilmente, a distinguere i conii, per motivi oggi sconosciuti (probabilmente di natura contabile); sarebbe insensato su questa sola base dire che si tratta di emissioni diverse (un po' come dire che due autovetture non possono essere entrambe Alfa Romeo Giulia perché hanno colori diversi). Sul desultor si può leggere qualcosa anche qui https://www.lamoneta.it/topic/101634-denario-di-l-calpurnius-piso-frugi/#comment-1141162 Infine anche io concordo sul fatto che sia una "phi". Mi sembra infatti molto più probabile che l'incisore abbia tracciato fuori asse la "gamba" della "phi", piuttosto che pensare che abbia allungato quella della coppa. Inoltre, non è sicuro che le lettere greche fossero qui usate nel senso di numerali: anzi mi sembra strano, perché in tal caso dovremmo trovarle tra loro accoppiate per formare anche i numeri 2, 3, 4 etc.; se quindi è usata come lettera, sarebbe strano che sia stata utilizzata la qoppa, ormai sparita dall'alfabeto ionico canonico.2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario di Adriano, figlio adottivo di Traiano e suo successore nel 117 d. C, recante al rovescio la personificazione della Virtù (o Virtus) coniato a Roma nel 124/128 d. C (RIC 160). Nella Virtù erano racchiuse tutte le qualità positive di un uomo (Vir), messe poi in pratica nell'operato quotidiano (principalmente nel campo di competenza) e che mettevano in evidenza il suo reale valore. Questo a partire dal 1 secolo d. C, nella Roma imperiale, è più precisamente con l'imperatore Ottaviano Augusto perché nella Roma repubblicana la Virtù era considerata più come un fatto privato ed appannaggio quasi esclusivo delle classi più agiate. Nella Roma imperiale invece inizio' ad avere una importanza più pratica e quindi ad essere riconosciuta come un merito concreto a quanti operavano con virtù nell'esercizio politico, cioè nella vita di tutti i giorni. Sul mio denario è rappresentata in piedi, volta a destra, con lancia e parazonio (che era una spada decorativa, segno distintivo per chi la portava e che veniva decorata ed abbellita in base ai gusti ed all'importanza del proprietario, si potrebbe definire più un oggetto di rappresentanza che una vera arma) e piede sinistro appoggiato su di un elmo (in segno di riposo?). Interventi sull'argomento sono sempre molto graditi. Il denario, in mio possesso da parecchio, da attento esame diretto risulta coniato, con evidenti segni di consunzione dovuti a circolazione. Con modulo importante, ben centrato, buon ritratto di Adriano ed usura regolare sia delle figure che delle legende che lo lasciano tuttavia, nel suo insieme, ancora abbastanza gradevole (almeno per me 🙂). Grazie ed alle prossime ANTONIO MM 20,50 G 3,24 RIC 1601 punto
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Scrutando tra le vendite di ebay mi sono imbattuto in un biglietto dato per genuino da 500 am lire monolingua. Subito la mia attenzione si è andata a focalizzare sulle fattezze generali del biglietto e ho notato che i zeri finali di ogni cifra sembravano aggiunti posteriormente e decentrati. Fin qui pensai al classico biglietto da 50 am lire con l’aggiunta coeva di uno zero per modificarlo e ricavarci di più. Poi però analizzando meglio il biglietto ho notato che molti altri dettagli differivano. Ad esempio, la parola “lira” era decentrata e comparato ad un biglietto originale da 50 lire alcune differenze generali si notavano. Saltai ad un’altra conclusione, ovvero che invece di aggiungere uno zero finale, i malfattori avevano cancellato direttamente tutte le cifre per poi aggiungerle di sana pianta nuove (il che è giustificato anche dal fatto che se notate ogni cifra è stampata in modo anomalo e anche nelle vicinanze del campo dove sono impresse le cifre ci sono tracce di inchiostro). Molti dettagli però continuano a non tornarmi, col tempo si è fatta strada in me l’idea che invece si potesse trattare direttamente di un falso. Allego le foto sia del biglietto in questione e per fare un confronto veloce allego anche i miei biglietti originali sia da 50 che 100 lire. Voi che idea vi siete fatti?1 punto
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Magnifica statua di Ercole di 2.000 anni emersa da uno scavo a Filippi Durante scavi condotti nell’antica città greca di Filippi, in Macedonia, gli archeologi hanno rinvenuto una statua di Ercole con busto e testa ben conservati. Una straordinaria statua di Ercole di 2.000 anni è stata scoperta tra le rovine di un edificio dell'antica città greca Filippi, che oggi si trova in Macedonia, nel comune di Kavala affacciato sul Mar Egeo. Il reperto, seppur frammentato, è considerato in ottime condizioni, in particolar modo per quel che concerne il busto e la testa dell'eroe e semidio, che risultano perfettamente integri. Lo scavo è stato condotto da archeologi e decine di studenti dell'Università Aristotele di Filippi, coordinati dalla professoressa Natalia Poulos e dai ricercatori Anastasios Tantsis e Aristotele Menzos. La statua di Ercole è emersa dai resti di un edificio riccamente decorato che un tempo si affacciava su una piazza dell'antica città della Tracia, che a sua volta sorse sui resti di Crenides. Il suo nome, Filippi (Philippes), è un omaggio al re Filippo II di Macedonia. È interessante notare che la città fu eretta in epoca bizantina, tra l'VIII e il IX secolo, circa tre secoli dopo la caduta di Roma, mentre la statua è stata datata in epoca romana. Gli archeologi ritengono sia stata realizzata 800 anni prima della costruzione dell'insediamento macedone. Come specificato dal Ministero della Cultura e dello Sport della Grecia, non c'è da stupirsi per questo disallineamento temporale. “Sappiamo da fonti e dati archeologici che a Costantinopoli statue di epoca classica e romana hanno adornato edifici e spazi pubblici fino al periodo tardo bizantino. Questo ritrovamento dimostra il modo in cui venivano decorati gli spazi pubblici nelle importanti città dell'impero bizantino, compresa Filippi”, ha affermato il ministero in comunicato stampa. I ricercatori sottolineano che si tratta di una statua di Ercole e non di Eracle (il mito originale greco, da cui romani hanno attinto) proprio per via della datazione della statua. Non ci sono dubbi sull'identità del personaggio per gli oggetti tenuti mano; oltre alla famosa mazza, un oggetto iconico del periodo dell'Impero Romano, il figlio di Zeus sorregge le spoglie del leone di Nemea (o leone nemeo), una creatura mitologica che terrorizzava l'omonima città, impossibile da uccidere a causa di una pelliccia che non veniva trafitta da lance e frecce. Nel mito fu proprio Ercole a ucciderlo durante la prima delle famose “12 fatiche”, dopo averlo bloccato in una caverna e soffocato con un braccio grazie alla sua forza sovrumana. Dalla pelliccia del leone di Nemea Ercole ottenne un mantello impenetrabile grazie al quale fu aiutato nelle successive sfide. La mazza dell'eroe è stata purtroppo ritrovata in frantumi, mentre le spoglie del leone che pendono dalla mano sinistra dell'eroe sono ben conservate. La statua è di Ercole ha dimensioni maggiori di quelle reali, col semidio presentato con un corpo atletico e giovanile. Probabilmente la statua si ergeva fiera innanzi a una fontana di Filippi. L'antica città, dopo essere passata dai greci ai romani, fu abbandonata nel 1.300 dopo che i bizantini furono conquistati dall'Impero Ottomano. Oggi rappresenta un prezioso sito per le ricerche archeologiche. Gli scavi dove è stata trovata scoperta la statua di Ercole proseguiranno il prossimo anno. https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/magnifica-statua-di-ercole-di-2-000-anni-emersa-da-uno-scavo-a-filippi/1 punto
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Buongiorno a tutti gli amici del forum, dopo aver discusso sui 10 mon "Hōei Tsūhō" e 4 mon "Kan'ei Tsūhō" nella sezione Zecche straniere, e preso spunto dai commenti di @tiziano.goffi e @gennydbmoney, oggi parlerò della moneta più iconica del periodo Tokugawa: i 100 mon "Tenpō Tsūhō". Perché scrivo questa discussione qui? Per rispettare la cronologia del tempo descritta nella sezione Zecche straniere visto che ricopre un arco che parte dal Rinascimento e finisce all'età della Rivoluzione, non adatto per una moneta che iniziò il suo percorso nel 1835. Emblema del clan Tokugawa Dalla caratteristica forma ovale, i 100 mon sono una delle monete giapponesi più apprezzate e collezionate, e addirittura in Giappone vengono vendute anche come portafortuna. Le caratteristiche spesso cambiano in base alla zecca, ma mediamente buona parte degli esemplari hanno una lunghezza di circa 49 mm, una larghezza di 32 mm, uno spessore di 2,6 mm e infine un peso di 20 - 21 grammi. Generalmente la moneta era costituita dal 78% in rame, 12% in piombo e 10% in stagno. Al dritto della moneta si notano i caratteri 天保 (Tenpō), quindi un riferimento all'era in cui questa moneta è stata coniata, mentre sotto 通寳 (Tsūhō) che significa "tesoro circolante". Al rovescio invece si evidenziano i caratteri 當百 (Tō Hyaku) che significa "uguale a 100", mentre sotto si nota la firma del funzionario della zecca Hashimoto Mitsuji, un membro del clan Gotō che controllava la zecca di Kinza. Una breve storia della moneta...All'inizio del XIX secolo lo shogunato (Bakufu) entrò in profonda crisi economica. Nel 1835 il governo Tokugawa iniziò a emettere la moneta da 100 mon per cercare di risolvere il suo deficit fiscale, ma a causa del declassamento del rame nella moneta da 100 mon (5½ volte rispetto a una moneta Kan'ei Tsūhō da 1 mon) cominciò un'inflazione cronica dei prezzi delle materie prime. Nonostante ciò il Tenpō Tsūhō continuò ad essere prodotto per tutta la durata del periodo Edo, e il valore di mercato effettivo era significativamente inferiore al suo valore nominale (nel 1869 fu stimato a soli 80 mon). Verso la fine dello shogunato la moneta era la denominazione mon più comunemente circolata, rispettivamente del 65%. Tra il 1835 e il 1870 furono prodotte in totale 484.804.054 monete da 100 mon Tenpō Tsūhō. Ora la parte più interessante...L'identificazione della zecca! Personalmente devo dire che non è tanto facile, ma non impossibile. Il punto fondamentale per identificare la zecca è quello di controllare gli "shirushi", marchi a forma di fiore di sakura (il bellissimo ciliegio giapponese) presenti normalmente sul lato destro e sinistro della moneta. Gli stampi hanno varie forme e dimensioni a seconda della zecca. La grandezza della moneta, la lunghezza, la larghezza, lo spessore, il peso, il diametro del foro e la distanza A tra il carattere TEN (天) e HŌ (寶) sono sempre fattori chiave per identificare una zecca, quindi munitevi di righello, calibro e bilancia di precisione. Fortunatamente l'utente principale della sezione monete giapponesi del sito numismatico Zeno.ru ha fatto una guida disponibile per tutti molto utile per identificare la zecca. Questo è il link della prima versione di guida (http://charm.ru/coins/jp/Tenpo Tsuho.htm) mentre la seconda, decisamente più completa e consigliata, è un file PDF e per visualizzarlo cliccate sopra la scritta blu Guide for attribution of Tenpo Tsuho (https://www.zeno.ru/showgallery.php?cat=1463). Facciamo un piccolo esempio di identificazione... Questo è il primo 100 mon che ho acquistato. La moneta ha una lunghezza di 49 mm, una larghezza di 32 mm, spessore di circa 2,5 mm, pesa circa 21 grammi, ha un diametro del foro di 7 mm, la distanza A è di circa 41,1 mm e presenta uno shirushi simile a questo (si vede abbastanza bene nell'altro lato della moneta). Consultando la seconda guida, e considerando tutti i dati a disposizione, si arriva alla conclusione che la moneta in questione è un'emissione ufficiale dello shogunato (Bakufu-sen 幕府銭) coniata a Edo (Honza 本座, Kinza 金座, Asakusabashi 浅草橋, Edo 江戸) nel periodo Kōka 2 (1845). Le monete più comuni provengono proprio da Edo e valgono poco, ma come potete ben vedere dalla guida esistono altre zecche (Satsuma, Yamaguchi etc), alcune anche abbastanza rare come le monete di colore rosso rame della zecca di Akita. Da notare nella guida che lo "shirushi" del Bakufu è valido anche per la zecca di Osaka e Sado (altre zecche governative), ma grazie ai dati ponderali della moneta e delle altre caratteristiche l'identificazione è risultata più semplice. Il libro "Early Japanese Coins" di Hartill ne elenca otto varietà, tuttavia considerando anche le zecche ancora sconosciute e misteriose si presume che ne esistano in totale almeno 180. Ma se la moneta non presenta nessun segno di zecca? In quel caso non per forza si tratta di un falso, ma potrebbe essere un'emissione di una zecca sconosciuta o una rara moneta madre. Le monete madri, dette anche monete da seme, erano quelle utilizzate durante le prime fasi del processo di fusione (per le monete da 100 mon provengono tutte dalla zecca di Edo). Fate attenzione che anche i 100 mon sono falsificati, specialmente quelli più rari. Il mio consiglio è quello di evitare i 100 mon che presentano uno stile decisamente grossolano, e sopratutto chiedete sempre i dati ponderali e una foto dei marchi di zecca. Date uno sguardo anche al sito Zeno.ru visto che ci sono abbastanza discussioni sulle monete da 100 mon. Successivamente posterò un link di un sito giapponese che mostra delle foto di molti segni di zecca presenti nella guida, e in futuro aggiungerò anche le informazioni di un altro mon ovale importante: i 100 mon delle isole Ryūkyū (Ryūkyū Tsūhō) . A presto e buona giornata a tutti! Xenon97 PS: il link per visualizzare i vari tipi di shirushi (grazie infinite Tiziano!) http://kosenmaru.sub.jp/tenpo8.html1 punto
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Riproduzione moderna di un gigliato di Prato a nome di Roberto d'Angiò, se in oro vale solo il peso del metallo, note altre copie in argento1 punto
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pensa che questa piastra era finita in Nuova Zelanda... ne ho curato personalmente il rimpatrio, caratterizzato da una snervante quarantena presso l'Ufficio delle Dogane di Milano1 punto
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Partecipo con questo trittico di monete di rame del Governo della Toscana per il Re Eletto. Monete per il popolino, comuni e povere, ma in discrete condizioni:1 punto
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Anch'io credo sia un falso e non un 50 lire con l'aggiunta dello zero. Se guardiamo dove è posizionata la cifra 50 rispetto ai riccioli, la vediamo molto distante rispetto alle cifre 500 del "corpo del reato". Anche la scritta "YUSSED IN ITALY" di sinistra, anzichè essere dentro il cerchio, ha le sigle "IN" e la lettera "Y" di Italy che sono sopra il cerchio.1 punto
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Come non ricordare Sebastiano Venier...me lo vedo sul ponte della "Capitana"...che personaggio!1 punto
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Io non concordo con questa ipotizzata "massonità" dei simboli. Si trattava di segni destinati, con ogni probabilità, a identificare i vari conii. Se anche fossero stati n pochi a capirne il significato ()cosa che, invero, non credo), perché mai avrebbero dovuto veicolare un messaggio segreto? Nessuno di noi riesce, a prima vista, a leggere un codice a barre apposto su un pacchetto di merendine. Mica per questo èun simbolo massonico. Infine, come ho detto, "phi" veniva sicuramente come lettera successiva a "ypsilon" e precedente a "chi": quindi semmai indicava l'undicesimo esemplare di una serie, non il numero 500.1 punto
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Quello specifico marchio di controllo viene fatto rientrare nella categoria "lettere greche": http://numismatics.org/sitnam/id/f8ca8507 http://numismatics.org/sitnam/id/3a857bb4 http://numismatics.org/sitnam/id/679f43d7 A mio parere tale inquadramento è dato dalla presenza del "globetto" alla sommità del simbolo, tipico della grafia di numeri e lettere lineariformi utilizzata in ambito monetale. Nei simboli, anche molto lineari, non vi sono generalmente globetti. Siamo però di fronte a marchi estremamente piccoli e stilizzati ed a volte è molto difficile riuscire a distinguere ciò che è parte integrante della rappresentazione di un oggetto da ciò che invece può essere una caratteristica calligrafica. http://numismatics.org/sitnam/id/8e6906a2 Anche in questo caso potremmo parlare sempre di una lettera greca, ma il marchio di controllo viene fatto rientrare tra i simboli e non tra le lettere (non ci sono globetti ai vertici). Questa forma sempre triangolare è invece chiaramente una lettera: http://numismatics.org/sitnam/id/f0f3f75f Qui invece un altro marchio molto strano, che potrebbe essere visto come un monogramma, ma che viene anch'esso fatto rientrare tra i simboli: http://numismatics.org/sitnam/id/6989d092 Anche nei monogrammi infatti la presenza dei globetti è la norma:1 punto
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Questa moneta, per quel che ne so, non esiste in oro. Per cui o si tratta di un riconio in oro di un gigliato di Roberto d'Angiò O si tratta di un originale dorato. Dato che mi sembra da vedere, nel rovescio il titolo d'oro, credo si tratti di un riconio in oro da gioielleria, che vale il valore dell'oro contenuto moltiplicato per il titolo.1 punto
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Un esemplare molto simile al secondo esempio sarà battuto nei prossimi giorni da Artemide. https://www.deamoneta.com/auctions/view/838/431 punto
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Grazie per il tuo intervento @caravelle82 e grazie anche a te @odjob... però devo contraddirti solo per il fatto che il tuo commento potrebbe sviare gli altri utenti... la tua osservazione sarebbe stata giusta, se non fosse che, non sono delle foto ma sono delle scansioni e quindi, nessuna diversa prospettiva.1 punto
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Buongiorno, bel gioiellino direi, devo essere sincero, mi sta piacendo questa carrellata di monete di Carlo II, monetazione che avevo pensato in maniera superficiale, che fosse abbastanza monotona, invece mi sta riservando belle sorprese, soprattutto il Rame . Saluti Alberto1 punto
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Ciao @caravelle82, lo spessore è veramente di 2 mm o qualcosina in più? Comunque "confermo" che si tratta della zecca di Edo, anche perché rivedendo bene il marchio è molto simile a quello delle zecche ufficiali. Quindi ricapitolando: Emissione ufficiale dello shogunato Zecca di Edo Anno di coniazione 1845 Le monete di Edo sono comuni, ma sono ugualmente belle. 😃 Per quanto riguarda Yamaguchi molti dati corrispondono, ma rivedendo il simbolo è completamente diverso.1 punto
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Buongiorno a tutti. Queste monete testimoniano uno dei momenti più importanti della nostra storia, quale fu il Risorgimento. Che emozione vedere le monete del Regno di Sardegna lasciare il passo a quelle del Regno d'Italia, tra le prime testimoni di un'Italia che finalmente non era più solamente una "espressione geografica". E poi il 1866 con la Terza guerra d'Indipendenza, che la vulgata vorrebbe causa della rarità dei 5 lire di Napoli. Ottima discussione, ci voleva....1 punto
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Ciao! Hai ragione; non solo Napoli, ma anche la Spagna e lo Stato della Chiesa furono più prolifici di Venezia e coniarono monete veramente pregevoli, ma si sa, Venezia aveva scelto di avere monetazioni "ingessate" ed erano poco o nulla propensi ad emettere monetazioni "estemporanee" per ricodare eventi e persone. Unica eccezione erano le Oselle, soprattutto nelle emissioni del 600, dove l'iconografia diventa più elaborata e fantasiosa. saluti luciano1 punto
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La stessa occlusione,se.vogliamo,potrebbe considerarsi un errore di coniazione,ma quanto è importante? Quanto è diffusa? Quante probabilitá ci sono perchè avvenga? Questo fa la differenza. Saluti1 punto
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O anche occlusione. Questi euro.secondo me nascono con molte imperfezioni. A maggior ragione ( e lo vedi anche tu) saranno curiositá,ma ben diffuse. Insomma,nulla che faccia gridar allo scandalo ecco 😁 Saluti1 punto
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La moneta è un baiocco 1816 per Bologna. La zecca è certa, perché la punta dello scudo del diritto è arcuata per Bologna, simmetrica per Roma. Poi, nonostante quanto dicono i cataloghi, B MDCCCXV non esiste per una semplice ragione: l'incisore Mercandetti iniziò a preparare i conii a Bologna nel gennaio 1816 e non avrebbe avuto alcun senso predatarli. Essendo monete coniate "senza virola" l'I terminale sul bordo è sempre male impresso e talora sembra assente. Nello specifico, ovviamente, non potrebbe essere un 1815/a. XVII.1 punto
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Buon pomeriggio, il peso è di gr. 1,74. Comunque guardandola meglio, potrebbe benissimo essere di argento patinata. Come posso saperlo con esattezza, non voglio rovinare la moneta al mio amico.1 punto
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Dai dati che si trovano in rete praticamente tutti gli stati, tranne l'Olanda che, pur avendo contingente circolante, non ha rotolini dedicati ma mischiati con le monete di emissione nazionale. Sulle tempistiche di emissione però non è chiaro, ad oggi credo manchi solo il Belgio circolante che non si sa se sarà in rotolino dedicato e Malta con tutte le emissioni, tra le quali il rotolino.1 punto
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purtroppo le foto son quel che sono.......ma era in buona compagnia nel vassoio come paragone (pure senza lente)😉1 punto
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Anche io ti consiglio di prenderla non perchè possa costituire un investimento, ma solo se ti piace la moneta. Io l'ho acquistata ed è la preferita della mia collezione Adoro questa moneta per vari motivi...1 punto
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Se invece si pensasse ad una riforma normativa intelligente e logica , come avviene in altri paesi…. Ci sarebbe meno materiale nelle cantine e più spazio per valorizzare quello che realmente merita ….finanziando con le cessioni migliori location più sicure e personale che ci lavora ….1 punto
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Guarda questa discussione Cmq il libro della Travaini come inizio è il più indicato, poi ti consiglierei luppino: stato e collezionismo, indagine sulla numismatica.1 punto
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Salve, Aquila, Ladislao di Durazzo 1386 - 1414 bolognino, variante con stellina a fine legenda del dritto, censito dallo scrivente su Monete Antiche , lettere errate AAQL , RRRR1 punto
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