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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/31/22 in Risposte

  1. Un Corpus dell'emissione congiunta dei tresviri monetales dell’82 a. C. (Lucius Marcius Censorinus, Caius Mamilius Limetanus e Publius Crepusius), l'emissione RRC 360/1, che mostra 64 conii di diritto e 71 conii di rovescio. https://www.academia.edu/89632861/F_De_Luca_Lemissione_congiunta_dei_tresviri_monetales_dell_82_a_C_L_Marcius_Censorinus_C_Mamilius_Limetanus_e_P_Crepusius_Monete_Antiche_n_111_Maggio_Giugno_2020_pagg_24_34
    6 punti
  2. DE GREGE EPICURI L'ultima conferenza dell'anno al CCNM si terrà il 22.11.2022, ore 20.45 (Milano, via Kramer 32). Ci parlerà Alessandro Toffanin, che concluderà una serie di incontri sui Visconti e gli Sforza, tenuti a partire dal 2019; il tema sarà la monetazione di Massimiliano Maria (1512-1515) e di Francesco 2° Sforza (1521-1535). Le guerre d'Italia, la caduta del Moro e la discesa francese con le ambizioni sul Ducato, congiuntamente alla morte dell'imperatore Massimiliano e alla salita al trono di Carlo V, sconvolsero i precari equilibri italiani. La variabilità dei valori della monetazione del Ducato di Milano agli inizi del XVI secolo fu una diretta conseguenza del caos politico ed economico che ne seguì. L'analisi delle gride monetarie dell'epoca e dei documenti pervenuti permette una revisione ed una redistribuzione più curata dei nominali emessi nell'ultima fase della monetazione sforzesca del Ducato di Milano.
    3 punti
  3. Riassumendo brevemente la questione. Negli studi sul tema è stata conferita particolare importanza ad un ripostiglio rinvenuto a Taranto nel 1908 (IGCH 2016), pubblicato da Vlasto (NC, s. IV, vol. IX, 1909, 253-63) e smembrato subito dopo la scoperta, composto da più di 151 monete, di cui 126 nominali di Taranto del peso di gr. 3,90-3,20 e 1,70-1,60 (X periodo Evans), 19 di Metaponto e 6 esemplari cartaginesi. Da Vlasto 1909, pl. XIX Da Kraay, IGCH, p. 300, n. 2016 La corrispondenza dei valori ponderali degli esemplari di Tarentum e Metapontum con quelli dei nominali cartaginesi ha veicolato l’ipotesi che le due zecche magnogreche avessero tagliato la loro valuta sul modello di quella di Cartagine. Da ciò è scaturita la definizione di tali monete come ½ e ¼ di shekel, la moneta utilizzata da Annibale durante la seconda guerra punica. A sostegno di tale ipotesi Evans osservava che alcuni nomi presenti sulle monete, ad esempio Seràmbos e Sokànnas, non sembravano riferibili all’onomastica greca e propose di riconoscere in essi nomi di personaggi cartaginesi con funzione di controllori delle emissioni monetarie. Queste osservazioni appaiono certamente interessanti, tuttavia non spiegano perché durante gli anni dell’occupazione punica Taranto avesse conservato il diritto di battere moneta con tipi propri e in alfabeto greco. Dovremmo supporre che la città avesse mantenuto ancora un ruolo preminente che le consentiva di tener aperta la zecca e produrre moneta ma nel contempo bisognerebbe anche tener presente che una tipologia sostanzialmente greca (Taras sul delfino, cavaliere), accompagnata dall’etnico cittadino (e dai nomi dei personaggi) in caratteri greci e realizzata da maestranze greche, improvvisamente adotti valori ponderali specifici e funzionali al pagamento delle truppe cartaginesi. La questione è in realtà molto complessa. Se da un lato le osservazioni di Evans sono di una certa acutezza, dall’altro non si può non constatare che questi esemplari appaiono plurifunzionali potendo afferire: a) al sistema monetario greco ossia sottomultipli corrispondenti alla metà dei didrammi di peso ridotto b) al sistema cartaginese (½ e ¼ di shekel) c) al sistema romano per il peso che non si discosta da quello del denarius, la cui emissione sembrerebbe avvenire proprio negli anni della seconda guerra punica, secondo le più diffuse tendenze della recente bibliografia. Sempre che non si tratti di una funzione bivalente che poteva soddisfare, considerato il peso e il metallo adoperato, tanto l’ipotesi b) quanto la c). Sappiamo peraltro dalle fonti che l’occupazione punica non fu totale ma riguardò sostanzialmente la parte orientale della città mentre la rocca restò in mano ai Romani. Altro punto che i successivi studi dovranno chiarire è il motivo per cui Metaponto, a differenza di Taranto, pur coniando nominali di peso analogo, adottò al D/ tipi differenti per ciascuno di essi (risp. testa di Athena e testa di Demetra). Mangieri chiama in causa a tal proposito un’urgenza di moneta che avrebbe determinato a Taranto l’utilizzo di conii già approntati per la battitura dei nomoi, ipotesi che spiegherebbe la sostanziale coincidenza dei moduli tra questi ultimi e i nominali di peso ridotto ma che tuttavia andrà verificata attraverso l’esame della documentazione disponibile e che in ogni caso lascia aperte molte questioni, non ultima l’adozione del simbolo dell’aquila. RN 7, 2014, 29 (gr. 3,53) Lucania, Metapontion AR 1/2 Shekel. Punic occupation, circa 212-207 BC. Head of Athena to right wearing crested Corinthian helmet / Ear of barley with leaf to right; owl in flight above leaf. Robinson, Punic pg. 50, 3; SNG ANS 550; HN Italy 1634. 3.53g, 20mm, 3h. Gorny & Mosch 224, 2014, 32 (gr. 1,94) 1/4 Schekel (1,94g). Circa 212 - 207 v. Chr. (Zeit des Hannibal) Vs.: Kopf der Demeter mit Ohrring n. r., im Haar Ährenkranz. Rs.: Zwei nebeneinander aufrecht stehende Gerstenähren, r. Fackel mit Kreuz, l. am Rand META. SNG ANS 551; HN Italy 1636.
    3 punti
  4. Propendo anch'io per questa versione di classificazione. Tuttavia ho letto che in quel periodo vari signorotti, anche per via della scarsità di circolante, prendevano l'iniziativa di emettere moneta(come se la Zecca gli avesse dato l'appalto!!) odjob
    2 punti
  5. Grazie @Archestrato per aver ricordato i contributi di Mangieri e Cantilena, che delineano le principali problematiche connesse a queste emissioni seppur sulla base di una documentazione parziale. Le posizioni tuttavia rimangono ancora fortemente divergenti tra gli studiosi e credo che solo uno studio sistematico dell'evidenza disponibile - attraverso la sequenza dei conii e l'analisi dei dati di rinvenimento - potrà fornire indicazioni utili ad un migliore inquadramento delle serie in oggetto. La questione non è certo semplice in quanto ci troviamo nella delicata fase di passaggio dal nomos al denarius. Per Taranto come per Metaponto restano pertanto aperte molte questioni che andranno indagate con sistematicità. Il carattere sostanzialmente cartaginese delle serie tarantine è ad esempio evidenziato anche da Burnett (La documentazione numismatica, in "Tramonto della magna Grecia", Atti del XLIV Conv. di studi sulla Magna Grecia-Taranto 2004, Taranto 2005, 161 ss., di cui allego alcune pp.), benché gli elementi portati a sostegno della sua ipotesi restino subordinati, come dicevo prima, ad uno studio organico della documentazione. Burnett 2005, 170-3
    2 punti
  6. Ho notato l'assenza di una discussione adeguatamente approfondita su un'iniziativa della numismatica italiana e mondiale che a mio avviso è di importanza eccezionale eppure tenuta in una sorta di limbo opaco, o almeno non fatta oggetto di un approfondimento e una discussione consoni alla rilevanza del progetto in questione, mi riferisco alla pubblicazione della collezione reale nella collana materiali del Bollettino di Numismatica, un'opera epocale e di rilievo assoluto, non solo per la numismatica italiana, ma direi per tutta la numismatica medievale e moderna vista l'importanza della collezione in questione, un'opera oltretutto auspicata da anni da grandi voci e maestri della numismatica italiana, penso a Panvini Rosati che dalle pagine dello stesso Bollettino si era speso molto per suscitare iniziative che ampliassero il Corpus e che valorizzassero adeguatamente la magnifica collezione reale, come a Mario Traina che faceva lo stesso dalle pagine della sua Cronaca Numismatica... finalmente questo lavoro, lungo, lento, complesso, ma in costante evoluzione e positivo sviluppo, è partito ed ha intrapreso il suo viaggio con ottimi risultati, sono stati prodotti al momento 67 volumi, tutti disponibili gratuitamente sul sito del Bollettino di Numismatica così come sempre gratuitamente scaricabili in formato pdf, alcuni di questi volumi sono disponibili anche in formato cartaceo a prezzo modico (ovviamente la speranza è che nel tempo tutti i volumi pubblicati possano avere la loro controparte cartacea), sono state trattate zecche di grande importanza e ricchezza produttiva, come Milano, Bologna, Firenze, così come zecche "minori", che hanno prodotto monete per periodi più limitati, interessantissimi a mio parere i volumi dedicati alle zecche bizantine e alle monete della Sicilia Islamica, che trattano in parte una produzione monetale non presente o trascurata a suo tempo nel Corpus, ogni volume, curato da uno specialista nella monetazione specifica di cui tratta, è provvisto di sintetiche quanto preziosissime introduzioni storiche che presentano le tipologie monetali in oggetto con le loro problematiche, seguite poi dal catalogo con schede accurate e provviste di belle foto anche ingrandite, un aiuto fondamentale per l'analisi e lo studio dei materiali. Credo che tutta questa manna vada adeguatamente apprezzata, tenuto conto di tutto il lavoro, spesso oscuro e dietro le quinte, che si sta facendo in merito al suo sviluppo e della fruizione gratuita dei materiali in rete per tanti appassionati che potranno finalmente approfondire la conoscenza di una delle più belle e ricche collezioni di monete mai messa insieme, patrimonio e orgoglio del nostro Paese, un lavoro che una volta completato fungerà da fondamentale complemento e aggiornamento di quel primo monumento scientifico ed editoriale della numismatica italiana che è ancora oggi il Corpus Nummorum Italicorum. Questo post vorrebbe avere il fine di concentrare in tale sede tutti gli aggiornamenti in merito, ovviamente in primis quelli inerenti la pubblicazione di nuovi volumi, ma anche di permettere ulteriori approfondimenti sul tema, anteprime, recensioni, osservazioni critiche sui vari volumi e ogni sorta di riflessione utile all'argomento. Di seguito posto il link del sito dove trovare tutti i volumi al momento pubblicati: https://www.bdnonline.numismaticadellostato.it/materiali/index.do
    1 punto
  7. Dovrebbe essere un denario romano repubblicano di C. Licinius Macer https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G248/1 La moneta è suberata.
    1 punto
  8. The reverse controlnumbers are 1-151. There are 124 known reverse dies. The 27 not yet found are: 1,7,10,13,22,24,27-28,47-48,51,71,85,93-94,97-99,114-117,121,136,138-139,142 Richard
    1 punto
  9. andata a 38'000 USD. sarà vero ?
    1 punto
  10. andata a 19'000 USD. sarà vero ? tra un anno la vedremo in un'altra asta Lansky ?
    1 punto
  11. Un osservazione che mi sovviene sul simbolo dell’aquila ad ali aperte è la relativa somiglianza con il tipo presente sulle emissioni auree tarantine datate all’epoca di Pirro. Cronologicamente siamo due o tre generazioni prima dell’epoca di Annibale, eppure anche allora Taranto si confrontava con gli sviluppi del crescente, dilagante, potere di Roma. Certo sono due contesti non poco differenti all’atto pratico, eppure mi pare una curiosa coincidenza il riproporsi di un’aquila, ancorché come simbolo e non tipo principale, dalle fattezze alquanto simili. Come esempi riporto due esemplari: Uno statere ex CNG TRITON XX/20: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=324213 Un quarto di statere ex CNG TRITON XX/21: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=324214
    1 punto
  12. Il fatto che qualcuno li posti qui sul forum a disposizione di tutti ritengo sia una buona cosa ! Grazie, quindi.
    1 punto
  13. L’antico magazzino del sale portato alla luce tra le barene della laguna a Lio Piccolo nel progetto Vivere d’acqua (foto unive) Il progetto Vivere d’acqua dell’università Ca’ Foscari ha portato alla luce un altro segmento dell’antica storia lagunare, rivelando un ulteriore settore delle monumentali strutture in legno di un edificio collegato ad una filiera produttiva, probabilmente un antico magazzino per il sale, di epoca romana. Si tratta di una delle pertinenze rustiche della cosiddetta villa marittima di Lio Piccolo. L’edificio aveva una particolarissima configurazione: in una fossa di fondazione larga 1,5 m e profonda altrettanto, gli antichi romani hanno depositato a coppie lunghe e possenti travi di legno, spesse 25/30 cm. Sopra di esse erano appoggiati, senza chiodi o cavicchi, numerosi robusti tronchi di risorse lagunari. Veduta da drone dell’antico magazzino per il sale a Lio Piccolo nello scavo della villa romana del progetto Vivere d’acqua (foto unive) L’elemento di novità dello scavo del 2022, che prosegue il progetto inaugurato lo scorso anno in collaborazione con il finanziamento del Comune di Cavallino-Treporti e l’alta sorveglianza della soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, risiede nel fatto che si è riusciti a documentare un lungo periodo di occupazione del sito, che va dal I secolo d.C. al VI secolo d.C. La fotografia proposta è quella di una laguna stabilmente sfruttata in antichità, soprattutto presso gli spazi acquei di comunicazione tra il porto dell’antica città di Altino e la sua costa, ovvero lungo i canali di marea che connettevano il porto con il mare. Si è, quindi, molto lontani da quell’idea che avevamo in passato di una laguna in epoca romana priva di strutture antiche pre-veneziane. Allo stesso modo le ricerche di tipo globale che sono condotte in seno al progetto (survey, analisi di materiali, studi tipologici) ci permettono di capire che i reperti che abbondantemente troviamo in laguna (ad esempio le anfore) spesso non sono legati a un generico insediamento, ma a delle vere proprie attività di sfruttamento del territorio, dove si costruivano argini con anfore per dividere valli da pesca e “fondamenti” di saline. Dallo scavo emergono numerose le tessere musive e i frammenti di intonaco che decoravano un edificio antico presente nella stessa area, databile proprio al I secolo d.C. È da qui, infatti, che provengono i numerosi frammenti di affresco raccolti da Ernesto Canal, celebrati dalla famosa mostra nel 2019. Gli archeologi spiegano come queste strutture, prima abitative e produttive, e poi eminentemente produttive, abbiano cambiato forma nell’arco dei secoli adattandosi a diversi modelli economici di sfruttamento della laguna: il prodotto non cambiava (si continuava a fare sale) ma cambiavano le tipologie delle strutture e le modalità di occupazione in base a modelli economici che via via si sono susseguiti nel territorio dell’antica Regio Venetia et Histria. Così, ad esempio, lo scavo ci illustra come tra V e VI secolo d,C. l’edificio di legno venga sostituito da un edificio in muratura, con muri di laterizi di epoche precedenti riutilizzati e con un diverso orientamento. Carotaggi a Lio Piccolo nella laguna di Venezia nell’ambito del progetto Vivere d’acqua (foto unive) Non solo la villa marittima, ma un complesso sistema di insediamenti romani per lo sfruttamento delle risorse costiere: da qui si origina la “forza lavoro” che contribuirà alla creazione della futura Venezia. L’équipe del progetto Vivere d’Acqua sta concludendo l’indagine in questi giorni con una serie di carotaggi e di analisi geologico ambientali per comprendere come la micro-morfologia del territorio abbia permesso questo tipo di insediamenti e lo sfruttamento della costa in epoca romana. E, forse, anche in epoca precedente. Dallo scavo e dai carotaggi, infatti emergono alcuni interessantissimi livelli antropici forse di età pre-augustea. Cristophe Morhange (Universitè Aix-Marseille) e Giovanni Sarti (Università di Pisa) insieme con il team veneziano sono certi che il litorale di tutta l’area di Lio Piccolo darà importanti informazioni in futuro sulla conformazione di questo paesaggio antico, oggi paesaggio sommerso. Il documentario “Panorami sommersi”. Un’intuizione geniale cerca Venezia prima di Venezia, un pioniere nelle ricerche archeologiche veneziane, un team di ricercatori attivi in laguna convinti che raccontare lo scavo “mentre si fa” sia un dovere etico e una modalità scientifica di co-interpretazione dei paesaggi antichi: questi sono alcuni degli elementi narrati nel film documentario di controcampo produzioni panorami sommersi, prodotto in collaborazione con l’università Ca’ Foscari Venezia. “Panorami sommersi” è il titolo del film documentario di cui il progetto vivere d’Acqua è uno dei protagonisti. Il film, presentato nella sua anteprima veneziana il 26 ottobre 2022 all’Auditorium S. Margherita, è prodotto da Controcampo, e rappresenta una modalità inedita di raccontare l’archeologia del territorio veneziano, collegando i fili di narrazioni antiche con narrazioni contemporanei. Il gusto estetico e poetico del regista, Samuele Gottardello, ha incontrato la pragmaticità degli archeologi che scavano il fango, e insieme hanno provato a raccontare una storia di riappropriazione di un paesaggio scomparso, quello romano, indicato e descritto prima di tutti da Ernesto Canal. Il film narra come nasce un’intuizione archeologica, come il modello interpretativo possa venire elaborato e come la comunità se ne possa riappropriare in tutti i modi possibili che l’archeologia, la storia e l’arte consentono. Grande la risposta del pubblico nelle visite guidate allo scavo di Lio Piccolo con il progetto di archeologia pubblica di Vivere d’acqua (foto unive) Il progetto di archeologia pubblica dell’università Ca’ Foscari. Il progetto Vivere d’Acqua ha scelto una via di comunicazione partecipata per condividere con quasi 2mila visitatori in un mese di scavo le ricerche in corso. Il programma di archeologia Pubblica con eventi, visite guidate, conversazioni e aperitivi archeologici ha permesso alle comunità locali, agli archeologi, e ai visitatori di riunirsi intorno allo scavo in corso e insieme narrare in modi diversi un passato comune. La lunga stagione degli appuntamenti di archeologia pubblica e partecipata collegati al progetto “Vivere d’Acqua, archeologie tra Lio Piccolo e Altino” hanno visto quasi 2 mila persone visitare e intrattenersi presso lo scavo della Villa marittima di Lio Piccolo. Il film “Panorami Sommersi” rappresenta uno di questi capitoli dove l’archeologia incontra la comunità. Proiettato per la sua “prima veneziana” presso l’Auditorium di Santa Margherita di Ca’, è un omaggio alla comunità cafoscarina che ha collaborato e ospitato parte delle riprese anche durante le ricerche archeologiche per individuare i resti della Villa Romana sepolta, riemersa in parte con gli scavi del 2021 e i recenti interventi, e di cui Canal ha più volte segnalato l’esistenza. Il film di Controcampo Produzioni ha felicemente incontrato il progetto dell’università Ca’ Foscari “Vivere d’Acqua”. Il progetto ha poche semplici regole: condivisione continua delle ricerche archeologiche con la comunità locale, comunicazione e co-progettazione delle azioni archeologiche e costruzione collettiva delle narrazioni del nostro passato, unendo archeologi e cittadini nel momento magico della scoperta e dell’interpretazione delle tracce sepolte. Gli incontri non hanno voluto essere didattici ma cogliere storia di uomini e di sogni alla ricerca della verità, in un’esperienza unica per vivere la Laguna meno nota e frequentata come un fertile incubatore di civiltà, di racconti, di esperienze, di ambienti naturali, di bellezza. https://archeologiavocidalpassato.com/2022/10/30/venezia-scavo-della-villa-romana-di-lio-piccolo-portato-alla-luce-un-antico-magazzino-per-il-sale-dagli-archeologi-del-progetto-vivere-dacqua-di-ca-foscari/
    1 punto
  14. È un raro denario di Marco Antonio. https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I10/1 Tutti i denari che stai postando sono sicuramente interessanti, ma sembra che abbiano subito una pulizia davvero troppo invasiva ed è un vero peccato.
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  15. Non è che non sia finito, è solo che il tondello è rimasto attaccato al conio di martello e alla battuta successiva ha fatto da conio riportando la stessa impronta da ambo le facce in o!
    1 punto
  16. è molto interessante ed una collezione di monete medievali siciliane deve assolutamente annoverare questa tipologia di monete
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  17. Una delle ipotesi che è stata avanzata (per Taranto) è che una impellente urgenza di moneta per pagare le truppe cartaginesi avrebbe determinato per questi nominali l'utilizzo di conii già approntati per gli stateri. E a ben guardare tra gli uni e gli altri non si osservano differenze di modulo. Ovviamente si tratta solo di un'ipotesi che andrebbe verificata con lo studio complessivo delle ultime serie emesse da Taranto. I problemi aperti restano tuttavia molti e di non facile soluzione. Tra i maggiori, la continuità/discontinuità tra i periodi IX-X Evans che si lega tra l'altro alla dibattuta questione dell'anno 228 quale data di cessazione (o sospensione?) dell'attività monetaria della zecca; secondo quali modalità Taranto emise moneta in età annibalica e, in particolare, l'eventuale adeguamento ponderale alla valuta cartaginese o alla moneta di Roma, specie in considerazione del più ampio credito conferito alla seconda guerra punica quale contesto di riferimento per l'emissione del denarius rispetto al 269 indicato da Plinio. In quest'ottica andrà chiarito se questa ulteriore "riduzione ponderale" documentata dalle ultime serie sia in qualche rapporto con la precedente, cominciata in età pirrica e poi proseguita stabilmente o se risponda a nuove esigenze determinate da situazioni diverse e contingenti. Le stesse considerazioni di Mangieri sul ripostiglio rinvenuto di Taranto 1883, messo in relazione con gli avvenimenti della conquista cartaginese di Taranto, appaiono certamente interessanti ma andrebbero comprovate da una generale risistemazione dei periodi IX e X Evans che risultano a tutt'oggi poco indagati.
    1 punto
  18. DE GREGE EPICURI Ad un anno circa dalla conferenza di Adelchi Benetton al CCNM, ho finalmente l'occasione di vedere dal vivo un soldino, e di individuare lo zecchiere. Il doge è Giovanni Dolfin (1356-1361), il soldino mi pare in buono stato, anche se mi devo scusare per la foto del rovescio. Ma veniamo allo zecchiere: direi che si vede una M gotica, anzi onciale, e perciò: massaro Marco Marmora. Pesa 0,55 g e misura 15 mm. Dico bene, @aratro, @417sonia e altri?
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  19. Si,i feedback sono un' altra cosa. Se dovessimo mettere quei feedback anche per la valutazione dello stato conservativo( il piú vicino all' oggettivitá),pochi venditori vanterebbero quel pienone😉
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  20. Bella moneta ma spl mi sembra eccessivo. Io starei sul BB+ a veder le foto.
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  21. Tu devi essere sempre te stesso,contro la massa e le mode,sempre convinto del tuo giudizio,ancor piú del tuo metro di giudizio! Perciò non ti devi curar delle eventuali "nomine". Meglio tirchiarello e parac...che largo e sprovveduto🤷🏻‍♂️
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  22. Per questo lo prendiamo sotto custodia😁 Cosí riflette e mette un altro tassello nello zaino delle informazioni😁
    1 punto
  23. Il buon vecchio @Franks ama dilapidare le proprie sostanze pescando nel vasto mare della rete: egli è mosso dal demone del collezionista neofita e a nulla è servito ogni mio tentativo di ricondurlo sulla retta via. Preghiamo per lui.
    1 punto
  24. L'esimio @caravelle82 invero, non esprime un parere malvagio: concordo col suo BB+. Solo per confronto, ecco una moneta (sia pure di anno e zecca diversi) catalogata SPL:
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  25. Ciao! Beh,a mio avviso invece siamo piú bassi,ovvero sul BB+ Considerato che il venditore dice spl,ci dovremmo star.....pompano spesso di 3/4 di punto😁 Mia considerazione😉 Con questo non voglio affermare che non sia gradevole,anzi....molto bella come moneta. Il guaio è che te la fará pagar da spl.......
    1 punto
  26. Se la casa d'aste è italiana, prova a telefonare per chiarire la cosa. Spesso si risolve.
    1 punto
  27. Acquisto di ieri, ciotola da 1 euro, pescato questo 5 franchi 1958 Congo Belga, Amministrazione fiduciaria del Ruanda Urundi (mandato ONU dal 1946 al 1962), un pò acciaccato....
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  28. Ciao, personalmente non ne capisco di banconote in €uro, ma se ti riferisci alla presenza di quei sei 7 , magari potremmo usare un metro di valutazione come per le £ire. Li vedo purtroppo intervallati da altri numeri, il biglietto avrà al verso questo codice verticale corto ' 734774 ' pure non interessante. Credo che non ci sia nessuna rarità, ma è giusto che aspetti i pareri di chi segue queste banconote.
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  29. Nella seconda metà dell'800, era diffusa l'usanza/abitudine di sfruttare la circolazione del denaro (nel nostro caso le monete) a scopo pubblicitario. Sono conosciute le monete di 5 e 10 centesimi di Vittorio E. II riportanti la punzonatura "LE PICOTIN APERITIF" locale di ritrovo/BAR di PARIGI. Sono anche conosciute alcune monete riportanti "PEARS SOAP" per pubblicizzare il primo sapone trasparente prodotto per la prima volta nel 1789. Nel caso della moneta in esame, "STANUS LEUZE" potrebbe essere stata modificata per pubblicizzare un azienda produttrice di apparecchiature elettriche presente negli anni in FRANCIA. Un saluto a tutti.
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  30. Ma il vecchio CNI lo usano anche senza < rarità e prezzi >... Arka Diligite iustitiam
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  31. Anche io ho scritto in privato, ma non per fare offerte. Gli ho dato dei consigli e anche una valutazione personale.
    1 punto
  32. Bravo Arka che li usi ! Uno degli ostacoli alla loro diffusione e’ stato anche il fatto che non tutti sono stati pubblicati a stampa ( non per colpa del Medagliere ma del famigerato Poligrafico - ente la cui parabola qualitativa negativa conosciamo purtroppo tutti - dai fasti passati di un’editoria d’eccellenza (la famosa Libreria dello Stato che ha prodotto capolavori) ad iniziative commerciali di discutibile levatura oggi. un altro limite e’ dato dalla forma e tipologia del volume. Il loro formato attuale di catalogo a schede va benissimo come ‘sykloge’ piu’ ragionata descrittiva della collezione. Un domani, ho suggerito, l’insieme dei bollettini dedicati ad una singola zecca ( milano, bologna, firenze, mirandola, etc) potrebbe dare luogo a delle singole monografie ( anche ovviamente in piu’ volumi) con un formato interno di piu’ immediata e facile consultazione consolidando il ruolo di opera di riferimento rappresentando spesso, se non sempre, la raccolta piu’ rappresentativa e completa per le moneta di ciascuna zecca considerata.
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  33. Stanus è un cognome abbastanza diffuso in Francia, e Leuze è una cittadina della Piccardia, sempre in Francia. Potrebbe essere che il signor Stanus un giorno abbia deciso di incidere nome e provenienza su una moneta. La scritta illeggibile sul dritto a me pare sempre che si riferisca a STA xx NUS.
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  34. Dovrebbe essere un denaro di Alfonso d'Aragona o Giovanni come re di Sicilia coniato dalla zecca di Messina. La seconda foto è al contrario e mostra l'Aquila simbolo della Sicilia. Domani se ho tempo provo a decifrare la legenda per capire di quale regnante si tratti, sempre se qualche collega lamonetiano non mi anticipi 😊
    1 punto
  35. Con l' arrivo nel 568 in Italia, i Longobardi si strutturano in una serie di Ducati pressochè autonomi : correggeranno questa situazione potenzialmente centrifuga tornando nel 584 all' elezione di un re, con Autari . Tra questi Ducati, quello di Chiusi, di breve durata forse dal 728, pare venga affidato dal re Liutprando ( 690-744 ) al proprio nipote Gregorio . Un interregno nel Ducato di Benevento, con la morte del duca Romualdo II che lascia erede il figlio bambino Gisulfo, con tentativi di usurpazione, viene risolto con l' intervento di Liutprando che nomina nel 732 duca il nipote Gregorio, già duca di Chiusi . Gregorio terrà i 2 Ducati e li condurrà per altri 7 anni fino alla sua morte nel 739 . La monetazione longobarda di questo periodo vede le emissioni di tremissi di Liutprando, mentre a Gregorio sono attribuiti solidi battuti in Benevento .
    1 punto
  36. Buonasera a tutti, io non ho fatto offerte in privato, ma la chiedo pubblicamente in regalo per Natale. Saluti Alberto
    1 punto
  37. Caro Norm55 hai postato una moneta che ha tolto la parola a molti a quanto pare. O forse è passata inosservata perché inserita all'interno di una discussione sulle pubbliche. Immagino che tu sappia benissimo cosa hai in mano e mi congratulo con te per la moneta e mi permetto di ringraziarti per avercela mostrata. La risposta sul probabile valore non è semplice. Non vi sono passaggi d'asta di riferimento e la moneta ha una rarità tale che qualsiasi stima potrebbe essere fuorviante. Anche la conservazione è notevole. Tutti fattori che rendono la moneta molto appetibile a chi colleziona questo particolare periodo della zecca di Napoli. In un'asta sono quasi certo che un pezzo del genere possa superare abbondantemente diverse migliaia di euro. Conoscendo le dinamiche del forum non mi sorprenderebbe che già ti siano giunte offerte in merito. Se scegli di vendere il consiglio è quello di affidare la moneta ad una casa d'aste per poter così cercare di raggiungere un realizzo il più vicino possibile al valore della moneta. Ma se collezioni questo tipo di monete io ti consiglierei di tenerla.
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  38. Pur non accettando supinamente (anzi) le posizioni di vecchi studi, Giuseppe Libero Mangieri sembra profondamente convinto circa l’attribuzione all’occupazione annibalica ed al sistema ponderale cartaginese per le emissioni di Taranto in questione. Merita certamente una lettura il Notiziario del Portale Numismatico dello Stato (n.8 del 2016) inerente il medagliere del museo archeologico di Taranto, dove veniva pubblicato un contributo del dottor Mangieri dal titolo “I tesoretti di Francavilla Fontana (BR) del 1926 e di Surbo (LE) del 1928”. Di particolare interesse la pagina 88 e, immagino, anche i riferimenti citati nella nota 24, tutti dell’ultimo decennio, cui purtroppo non ho accesso (Mangieri 2012 - Il tesoretto di monete rinvenuto a Taranto nel 1883, in Taranto 1883: il Medagliere prima del Museo, EOS IV ; Cantilena 2013 - Considerazioni sui “cavalieri” di Taranto di III sec. a.C. , EOS V). Chissà qualche utente li abbia o li abbia letti. Quindi, pur non trattandosi di studi sistematici, dobbiamo prendere atto che non tutti hanno “dormito” dai tempi di Evans, anche se non hanno potuto stravolgere del tutto quanto di buono i vecchi studi potevano contenere, secondo i loro pareri e visti i materiali indagati ed i dati ricostruiti negli ultimi anni. https://www.numismaticadellostato.it/pns-pdf/notiziario/Notiziario_8_2016.pdf
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  39. Interessante discussione e interessanti interrogativi fatti da @talpa. Sicuramente la pubblicazione della collezione di Vittorio Emanuele III è importantissima per la conoscenza, lo studio e la preservazione delle monete del re. Un grande plauso va quindi a chi ha deciso di procedere a questa opera immensa. Il lato negativo è invece quello del poco o nullo interesse da parte dei collezionisti per queste pubblicazioni. Ricordo bene quando molti dicevano che la mancata pubblicazione della collezione reale era uno scandalo. Le stesse persone che lo dicevano, ora che la pubblicazione sta procedendo, non la prendono in considerazione. Perchè? Non lo so. Probabilmente se venissero usati come cataloghi di riferimento avrebbero un seguito maggiore. Arka Diligite iustitiam
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  40. ...e complimenti a Lorenzo e ad @Arka per il recentissimo nuovo contributo!
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  41. Come già mi sono espresso in passato, questa non è numismatica, è oggettistica gadget. Citai anche il caso di uno su ebay che aveva venduto tipo 3000 pezzi che conferma il fatto che si tratta di gadget comprati per lo più da gente non collezionista (io per vendere monete e banconote vere a prezzo stracciato devo svenarmi la sopra.... )
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  42. stava nel mio album fino al mese scorso e lo è stato per diversi anni. Ora è stata tramutata in un +500 nel mio conto corrente XD
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  43. Non sei un collezionista di banconote €uro quindi ti invio questa
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  44. Due monete in non grande conservazione, ma data la rarità, per il sottoscritto van bene così:
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  45. un bel tris di 50 cent per la buonanotte 🙂
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