Vai al contenuto

Classifica

  1. Vel Saties

    Vel Saties

    Utente Storico


    • Punti

      8

    • Numero contenuti

      2856


  2. modulo_largo

    modulo_largo

    Utente Storico


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      2452


  3. Oppiano

    Oppiano

    Utente Storico


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      8185


  4. Reficul

    Reficul

    ADMIN


    • Punti

      5

    • Numero contenuti

      11827


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/25/22 in Risposte

  1. Avete già detto tutto; ritengo ci sia poco da aggiungere salvo qualche sfumatura. Il tema dirimente per la tutela (e poi eventualmente per la valorizzazione) del patrimonio numismatico pubblico è lo studio e la pubblicazione. Perché non si pubblicano le sylloge greche delle collezioni di Siracusa e Napoli, solo per citarne un paio? Qual è il danno del non fare, anche solo in termini di conoscenza? Come si tutela il patrimonio se non lo si conosce? E ancora, se ad esempio il Jenkins non avesse studiato (e parzialmente pubblicato nel suo corpus) il Gela hoard (conservato al museo), che conteneva anche decine di esemplari di didrammi dallo stesso accoppiamento di conii, come faremmo a valutare la rarità e importanza per il patrimonio culturale italiano di una moneta di questa zecca? Infine non mi convince la tesi dei costi esorbitanti per la pubblicazione. Ritengo che si potrebbero trovare anche degli sponsor privati, peraltro. ES
    4 punti
  2. Salve @miroita, sempre un piacere risentirti. Confermo si tratta di un tre cavalli e non di un due cavalli. Provo a fare un po' la storia cronologica di questo nominale. Partendo dal Vergara la moneta viene indicata come un tre cavalli. La letteratura successiva invece, a partire dal Sambon, in base al peso, stabilì si trattasse di un 2 cavalli. E così, dal Cagiati, CNI, Pannuti/Riccio, Bovi, MIR ed altri si è seguito a definirlo un 2 cavalli. A tal proposito ritengo interessante un passaggio di Dell'Erba che testualmente riporta "Questo Due cavalli ha un peso medio di grm: 3,80, laonde erroneamente è stato ritenuto da molti per un Tre cavalli, tratti forse in inganno dal largo modulo che presenta, o non tenendo a calcolo i pesi dell'epoca rispetto a quelli posteriori". I dubbi però restano ed ecco che, anche se in maniera dubitativa, il due cavalli torna ad essere considerato un tre cavalli, nel 2018, nel lavoro The Italian Coin of Charles V di A. D'Andrea, A. Boroni e S. Realino. Idem per la parte da me curata (zecca di Napoli) nel volume The Italian Coins In The British Museum a cura di B. Cook, S. Locatelli, G. Sarcinelli e L. Travaini edito nel 2020. Per quanto mi riguarda più che un discorso di peso i dubbi si sono basati sull'impronta iconografica della moneta. Per chi conosce la monetazione di rame del regno di Napoli sa bene che la croce al R/ è sinonimo (in base al modulo) di un tre cavalli. Ciononostante, per smentire la letteratura precedente era necessaria una cosiddetta, passatemi il termine, "prova provata". Quest'ultima probabilmente è stata trovata dal Magliocca che nel suo volume afferma che si tratta di un tre cavalli e fu battuto dal novembre del 1535. Pare quindi che ogni dubbio sia fugato anche se quanto riportato è privo di fonte. La parola fine viene messa, come deve avvenire, con la pubblicazione di documentazione probante. In questo caso abbiamo l'importante lavoro Il fondo numismatico della Società Napoletana di Storia Patria in cui G. Rinaldi, nel descrivere questa moneta, riportando i dubbi passati, cita un inventario della strumentazione di zecca nel 1574 in cui si legge "uno ponzone con dui scudi che serve per li mezi tornesi". Queste poche parole chiudono definitivamente la diatriba su questo nominale. Ovviamente per chi non conosce approfonditamente la monetazione napoletana il mezzo tornese corrisponde al tre cavalli. Spero di essere stato esaustivo ed aver risposto appieno. Se c'è bisogno di riferimenti più dettagliati resto a disposizione.
    3 punti
  3. Oltre all'impeccabile spiegazione del generale @Stilicho aggiungo, pedissequamente, che trattasi di un denario databile al 231-235 d.C. D) IMPALEXANDERPIVSAVG Testa di Alessandro Severo, barbuto, laureato, drappeggiato sulla spalla sx, a dx R) PROVID E NTIAAVG Providentia (o Annona), drappeggiata, stante a sx, tiene nella dx due spighe e nella sx una cornucopia; a terra, a sx modius RIC IV 250 Alessandro ricevette il titolo di Pio (Pius) nel 231. In cambio, abbandonò il suo praenomen Severus nel titolo monetario. Il tipo Providentia è stato prodotto tra la quindicesima e la diciottesima emissione. Al momento non c'è modo di separare le monete da queste emissioni. Per convenzione attribuiamo quindi tutte queste monete alla quindicesima emissione. Nella mente dei romani, era la Provvidenza a dirigere il destino di tutti, come una nave. Providentia tiene un timone o un'ancora. Ma qui la Provvidenza assume i tratti dell'Annone. Aggiungo immagini di altri esemplari per mostrare le differenze di realizzazione del rovescio rispetto alla tua bellissima (complimenti) moneta.
    3 punti
  4. Verissimo Dracma e pensiamo che l’IIN non ha quasi praticamente fondi . I suoi responsabili a volte si trovano ad anticipare i soldi che servono per riparare le fotocopiatrici. Un istituto culturale nato cent’anni fa che ha fatto e fa ancora oggi ricerca numismatica di altissimo livello - a volte penso che in Ghana siano messi meglio.. Riprendendo quanto suggerito da Emilio Siculo ci vorrebbero delle iniziative come questa o come quella dei Bollettini dell’MNR - partnership Pubblico - Privato - per ogni grande collezione da pubblicare . a cominciare da Napoli ( fondamentale - ed e’ uno scandalo che non si sia fatto nulla per un secolo e mezzo!) a Palermo, Siracusa, Agrigento, Taranto etc. Ma anche le grandi collezioni del nord non hanno cataloghi ne’ cartacei ne’ on line: Archeologico Milano/Brera ( eccetto per i lodevolissimi cataloghi promossi da Arslan), Padova, Venezia / Correr ( ha il vecchio Castellani pregevole ma con pochissime tavole e bisognoso di revisione) . Uniche eccezioni Bologna e Firenze che si sono date molto da fare e il cui esempio andrebbe seguito.
    3 punti
  5. Buonasera, leggo sempre con molto interesse le vostre discussioni. Gli incusi di Metaponto sono davvero affascinanti. Condivido questo obolo entrato di recente in collezione: Zecca: Metaponto Anno: 470-440 A.C. Classificazione: HN Italy 1489 Peso: 0.41 g Diametro: 8 mm Un caro saluto, Τάρας
    3 punti
  6. Segnalo questo webinar sulla cronologia delle monete (e dei Re) di Lidia, tenuto da Wolfgang Fischer-Bossert il 5 dicembre 2022, a partire dalle ore 12. Nella locandina allegata è presente il link a cui ci si potrà registrare. Scrivero a Fischer-Bossert per sapere se seguirà una qualche pubblicazione di quanto verrà discusso. Un saluto a tutti. Early_Lydian_Coinage_and_Chronology.pdf
    2 punti
  7. Buonasera, Dalle stesse impronte di dritto e rovescio dell’esemplare dì apertura, nella prossima asta Solidus Numismatik 109/1015. 25 mm, 7.78 g. https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=6320&lot=1015 Da notare alcune piccole apparenti differenze (asta verticale della T al rovescio) ed altre curiose corrispondenze (alcune delle irregolarità dei rilievi sulla spiga al dritto).
    2 punti
  8. Buon giorno. Per la descrizione completa della moneta occorre anche la descrizione del bordo che può essere liscio o rigato. In questo stato di conservazione, direi nell'ambito del qBB, comunque la distinzione serve a poco poiché la moneta in ambo i casi(liscio o rigato) ha valore economico basso, direi massimo poche unità di euro. Cordiali saluti. Gabriella
    2 punti
  9. Ricognizioni importanti ed interessante e dettagliato da seguire, il sito del diario delle operazioni in divenire .
    2 punti
  10. M scuso per il ritardo ma ho dovuto documentarmi. L'opera di riferimento per la zecca di Modena è ancora oggi la monografia pubblicata nel 1884 da Arsenio Crespellani; le opere che sono seguite (Zocca, CNI, Bollettino di Numismatica 30-31, MIR Emilia) hanno mutuato molto dal Crespellani e non hanno aggiunto nulla ai dati storici (ordini di battitura, grida, ricerche d'archivio) sulla zecca di Modena. Ho verificato su Nobilita Estensis, Conii, punzoni e monete del Medagliere Estense (1998, IPZS) se fossero disponibili le immagini dei conii di sesini, soldi e bolognini (le monete in rame puro) ma senza successo... Il Crespellani descrive e documenta la ribattitura dei sesini emessi a nome di Rinaldo I. Da quanto scrive il Crespellani risulta quindi evidente che diverse tipologie di monete (Cappelloni, Giorgini, Muraiole e Sesini) vennero ritirate dalla circolazione per essere squagliate e utilizzate per riemettere gli stessi nominali ma con intrinseco in argento decisamente inferiore. Mi pare ovvio che per le tipologie con intrinseco già limitatissimo (le muraiole) o in puro rame (i sesini) procedere alla loro fusione per riemetterle con lo stesso tenore di metallo prezioso doveva risultare antieconomico e per questo motivo si dovette procedere alla loro sovrastampa. Si conoscono infatti sia muraiole che sesini di Rinaldo I sovraimpressi con i tipi di Francesco III. Il Crespellani purtroppo non descrive le tecniche utilizzate per tali operazioni ma è ovvio che riconiare singole monetucole come i sesini e le muraiole poteva essere possibile solo procedendo manualmente a martello o, forse, al torchio; di sicuro non in lamine e con conii a rullo o oscillanti. Ho potuto verificare una quindicina di esemplari di normali sesini emessi a nome di Francesco III e di sicuro si può affermare che presentano una notevole variabilità stilistica nelle forme e nelle dimensioni dello scudo estense e nella qualità del ritratto del duca, incompatibili con la ripetitività di impronte impresse su rulli (ma il campione è sicuramente troppo limitato). Nessuno degli esemplari che ho potuto verificare inoltre presenta la tipica scodellatura presente nei sesini fustellati da una lamina, nè presentano le frequenti tracce della cattiva sincronizzazione dei conii. Alcuni (2) presentano invece le tipiche tracce di un salto di conio... insomma tutto compatibile con produzione manuale... ma, come detto sopra, il campione verificato è limitato e, in mancanza di documentazione, si possono fare solo delle ipotesi. Interessante infine l'anomala particolarità di due sesini per Francesco III tagliati e/o squadrati a cesoia sulla falsariga di simili esemplari emessi a Piacenza con i conii di Maria Teresa e di Francesco Farnese... ciao Mario
    2 punti
  11. La Providentia e' abitualmente rappresentata con un globo (che indica il mondo) nella mano destra o ai suoi piedi (in questo caso indicato con un bastone) e con uno scettro nella mano sinistra. Qui la legenda si accompagna, però, ad una figura femminile che tiene spighe nella mano destra con cui riempie un moggio ai suoi piedi ed una cornucopia nella mano sinistra. Questi sono attributi più tipici della Annona. Qui probabilmente si vuole alludere alla rassicurazione, alla garanzia da parte del sovrano che sarà in grado di "provvedere" (uno dei significati di Providentia, qui accompagnata appunto alla parola "augusti") al regolare approvvigionamento di grano dell'impero. Inoltre, la stessa cornucopia indica, in generale, che l'imperatore e' in grado di provvedere alla prosperità ed alla ricchezza dello stato. MI complimento, una bella moneta. Ciao da Stilicho
    2 punti
  12. Io penso che fossero tutte prodotte nella stessa regione, Alessandria D'Egitto, magari li il culto di Antinoo era più forte, anche l'altra tessera che ho postato, quella del cavaliere al verso ed il Nilo al rovescio incoronato da Eutenia credo non generi troppi dubbi, la fonte ispiratrice è praticamente l'unione di due rovesci di epoca adrianea, il primo dei quali è un cavaliere con caudeceo e corona hemhem, tipica di Antinoo.. io se dovessi scommettere, scommetterei per il si, anche se certezza assoluta su oggetti anepigrafi non può esserci purtroppo..
    1 punto
  13. Personalmente non ho dubbi. Di crescenti lunari come simbolo in sé o come attributo se ne vedono a iosa sulle iconografie monetali e non, ma un crescente con "gobba a ponente", quindi una chiara allusione non solo alla luna, ma ad una luna specificatamente crescente, non è per nulla usuale e neppure casuale. Nelle pagine precedenti si può vedere anche un'altra tessera, dove Antinoo appare di fronte ad Iside...ed il riferimento alla trasformazione in stella avvenuta in congiunzione ad una specifica fase lunare è il medesimo. Dal periodo tolemaico Iside assunse infatti la valenza di una divinità lunare (si trattò si un fenomeno di sincretismo declassante) ed associata al solare Serapide.
    1 punto
  14. A mio parere l'attribuzione ad Antinoo è più che plausibile. L'iconografia del dritto è piuttosto particolare per via della posizione del crescente lunare, posto proprio davanti al ritratto. L'immagine nel suo complesso corrisponde perfettamente alla descrizione fatta da Elio Sparziano riguardante la catasterizzazione di Antinoo, dove fu visto apparire nel cielo notturno un nuovo astro errante in congiunzione con la fase di luna crescente. L'evento fu interpretato come il Ka di Antinoo divenuto una nuova stella.
    1 punto
  15. Un esemplare di nomos di Metaponto nella tipologia con al diritto testa laureata forse di Apollo ed al rovescio spiga con lunga foglia ed etnico . Sarà il prossimo 3 Dicembre in vendita Artemide 25 al n. 81 . Unisco dalla rete un altro esemplare della stessa tipologia e di vicina classificazione ( Noe 461 invece che 462 ) .
    1 punto
  16. Prescindendo dalle particolarità stilistiche che hai opportunamente rilevato (e che a mio parere inducono a riflettere), uno degli aspetti che più mi colpisce è la scheda dell'esemplare. Lukanien. Metapont. Stater (Silber). Ca. 540 - 510 v. Chr. Vs: Getreideähre, im Feld rechts META. Rs: Inkuse Getreideähre; im Feld rechts META retrograd. 25 mm. 7,78 g. HN Italy 1482; Noe (1984) Cass IX, 179. Fast vorzüglich. Non solo infatti viene proposto un confronto con la serie Noe 179 (classe IX: tondello medio) che tuttavia, a parte la disposizione della legenda, si diversifica nettamente dalla moneta in oggetto, ma addirittura si data l'esemplare al 540-510 a.C., ossia nella fase di coniazione a tondello largo, il cui momento conclusivo nella riedizione del corpus metapontino a cura della Johnston del 1984 - a cui fa riferimento la scheda - è peraltro abbassato al 500. Noe 179 https://www.acsearch.info/search.html?id=6736272
    1 punto
  17. Un ulteriore esemplare al BM: https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_1841-B-102
    1 punto
  18. Buongiorno a tutti, oggi vorrei porre alla vostra attenzione questo denario di Alessandro Severo. Avendo iniziato a collezionare da pochissimo monete Romane volevo sapere se qualcuno poteva darmi maggiori informazioni su questa moneta. Lo stato di conservazione è ottimale (spl). Grazie a tutti quelli che risponderanno.
    1 punto
  19. Buona sera Riapro presta discussione di alcuni mesi fa per aggiungere un particolare utile per il riconoscimento dell'autenticità della moneta: Come giustamente già detto si tratta di una moneta falsa. Da alcune ricerche fatte, risulta un falso del 2° tipo che spesso ripete uno sfregio al centro della croce, presente anche nella moneta postata dall'utente titolare della discussione. Particolare molto utile perché questo 2° tipo è fatto benino... saluti
    1 punto
  20. Mi sembra che il timone sia associato alla Fortuna e non alla Providentia. Quanto all'ancora, onestamente ora non ricordo. Ciao da Stilicho
    1 punto
  21. Ciao, questa del Duomo di Colonia in vendita su Ebay è di zinco, la potrebbe essere anche la tua.
    1 punto
  22. Potrebbe essere un follis di Eraclio (con Costantino) zecca sicilia (contromarca SCLs). Anni fa, sempre su La Moneta:
    1 punto
  23. Ammettiamo per ipotesi che sia del secondo/terzo secolo, ammettiamo che quei quattro pallini stiano a significare quattro assi, ovvero un sesterzio, il peso rientrebbe benissimo, anche in considerazione che da nuovo molto probabilmente pesava 20 grammi tondi..
    1 punto
  24. 1 punto
  25. partecipai a quell'asta, purtroppo non osai abbastanza. non ricordo il risultato, ma mi pare rimase sotto i 2000 il pezzo è questo qui:
    1 punto
  26. Salve. Con piacere vengo ancora a condividere due monete reimpresse: una piastra 120 grana del 1817 ed una piastra 120 grana del 1818. La 1817 mi sembra sia stata impressa su un 12 carlini, per la 1818, invece, brancolo nel buio. Sono certo, comunque, che saprete chiarirmi la situazione. Vi ringrazio e vi saluto caramente.
    1 punto
  27. Buongiorno, è un 2 cavalli di Carlo V per il regno di Napoli...
    1 punto
  28. A me interesano tantissimo le tessere ma per quanto riguarda la tua domanda allo stato attuale cosa si sa dell'utilizzo di queste tessere? è una questione spinosa. Ne sono state rinvenute a valanghe ma sono sempre state snobbate. Si ritiene abbiano usi vari che vanno dall'essere pedine di gioco , al biglietto per entrare ad uno spettacolo, o ad una tessera per ritirare beni di consumo offerti come donativi, etc etc Alcune, sono votive e/o devozionali. ce n'è una serie in bronzo i cui esemplari presentano tutti dei fori passanti per essere appese. POi c'è da dire che tutto il mediterrano ne ha prodotte ed anche a differenza ci area geografica potrebbe comportare un diverso uso di oggetti simili. il mondo anglosassone le definisce tesserae or tokens proprio per sottolineare la loro natura ancora indefinita... Potresti leggerti: Tokens Culture, Connections, Communities, ed Crisà, Gkikaki, Rowan, Royal Numismatic Society, London 2019 e vuoi una cosa più veloce in questo topic avevo segnalato la storia di una tessera:
    1 punto
  29. Buongiorno, segnalo un link alla pagina del parco archeologico del Colosseo. Nello specifico, settimanalmente, viene aggiornata con i lavori di scavo lungo la piazza del Colosseo del settore a Sud e dei due ambulacri crollati del Colosseo. Un interessantissimo diario settimanale. https://parcocolosseo.it/evento/tutela-piazza-colosseo-scavo-settore-sud/
    1 punto
  30. e poi ci sarebbe da risolvere il problema di cosa ci fa il rovescio di un denario del 135 A/C su questa moneta. da notare anche che il dritto del denario del 135 A/C ha ispirato il dritto delle altre due monete d'oro di Filippo.
    1 punto
  31. Anche però, a mio parere, il 5 Lire del 1832 è particolare per la sua “origine”. Pare che “Di questa moneta furono coniati dalla Zecca di Milano 20.796 esemplari, col metallo ricavato dalla fusione del mobilio da toeletta che Maria Luigia aveva ricevuto in dono dalla Ville de Paris e da altre tre città francesi in occasione delle nozze con Napoleone. Maria Luigia ne decise la fusione nel 1831 per venire in soccorso agli abitanti del ducato minacciati da un'epidemia di colera.” http://www.museolombardi.it/sitolombardi/museolombardi/Right.asp?IDOpera=2117 Saluti, Domenico
    1 punto
  32. Ciao @lorluke, e allora non possiamo non rifarci al Santamaria che, a beneficio di tutti, riporto. Un saluto, Domenico
    1 punto
  33. Un pò come Silbannaco: per lungo tempo Silbannaco è stato noto per una singola moneta, un antoniniano che si dice sia stato trovato in Lorena ed è ora al British museum. Il dritto della moneta porta il ritratto dell'imperatore, raffigurato con la corona radiata solare, un drappeggio e la corazza, e tutto intorno la legenda IMP MAR SILBANNACVS AVG; il rovescio celebra le vittorie dell'augusto, mostrando Mercurio che regge una Vittoria e un caduceo, con la legenda VICTORIA AVG. Basandosi sul luogo di ritrovamento e sullo stile di questa moneta, oltre che sul fatto che il nome 'Silbannacus' mostra una origine celtica (come suggerisce il suffisso "-acus"), si è ritenuto a lungo che Silbannacus fosse un comandante militare in Germania superior, probabilmente rivoltatosi contro Filippo l'Arabo e soppresso da Decio, in quanto Eutropio riferisce di una guerra civile soppressa in Gallia da quest'ultimo. Un secondo antoniniano è stato pubblicato nel 1996, e riporta la legenda, accorciata in maniera scorretta, MARTI PROPVGT. In base allo stile, è stato concordato che questa moneta fu coniata a Roma; visto che questa legenda errata è presente su una moneta di Emiliano del 253, è stata avanzata l'ipotesi che Silbannaco si sia ribellato nella capitale in quell'anno, e che abbia tenuto il potere durante la marcia dell'imperatore Valeriano fino alla capitale. Una possibile ricostruzione dei fatti è che Silbannaco fosse un ufficiale lasciato da Emiliano a guardia della città, mentre l'imperatore si mosse incontro a Valeriano, acclamato imperatore dalle truppe. Dopo la sconfitta e la morte di Emiliano nel settembre 253, Silbannaco si sarebbe proclamato imperatore, col sostegno delle truppe rimaste a Roma (fatto che gli diede la possibilità di coniare monete con il suo nome), prima che Valeriano lo eliminasse. In questo caso le monete sono coniate e lo stile è coerente, questa è quella conservata al British museum:
    1 punto
  34. À Uto MO bile: “Croma, tamarro, N è!” = Automobile cromata marrone Il fumetto ci indirizza a tamarro [prob. dall’arabo tammār «mercante di datteri»], voce regionale diffusa nel gergo giovanile per indicare persona, per lo più di periferia, dai modi e dall’aspetto rozzi, volgari, villani. Se ne trovano anche sul forum. apollonia
    1 punto
  35. Ciao,la mia idea, quindi del tutto personale ed ovviamiente opinabilissima è che in realtà non lo si voglia proprio fare perché fa comodo così... Non ci vogliono miliardi di euro per farlo, ma un po' di organizzazione, tanta volontà e naturalmente tempo. A chi giova questa situazione di stallo ? Francamente mi risulta un po' difficile individuarlo con precisione , anche se una piccola idea me la sono fatta..... 🙂 ANTONIO
    1 punto
  36. DE GREGE EPICURI Ancora un grande grazie ad Alessandro Toffanin! @ciosky68Il CD del circolo ha deciso recentemente che le registrazioni,quando effettuate, saranno riservate ai soci (motivi: l'impegno richiesto, che comporta anche qualche spesa).
    1 punto
  37. Ferdinando II Tarì 1856 @ferdinandoII, tu che sei aggiornatissimo: quante varianti per questo millesimo ?
    1 punto
  38. Nel mondo dell'archeologia accademica è tristemente diffusa quest'idea talebana di patrimonio culturale. Quando ho detto ai membri di uno scavo con cui collaboravo che collezionavo monete mi hanno guardato come se avessi detto che nel tempo libero faccio il serial killer.
    1 punto
  39. Mi sembra interessante far notare un particolare che ho potuto approfondire solo ora. Questo sesino è stato coniato su un sesino di Rinaldo I d'Este del tipo che riporto qui sotto... ruotando il dritto della moneta di @amoilconio si può riconoscere facilmente quello che resta del profilo di corona, ala sinistra e coda dell'aquila... Questa pratica di riutilizzare monete emesse dal precedente duca di Modena doveva essere piuttosto consolidata, anche se economicamente poco comprensibile, perchè già testimoniata da un altro esemplare... ciao Mario
    1 punto
  40. Il Ministero emette il 22 novembre 2022, quattro francobolli ordinari appartenente alla serie tematica Il Patrimonio naturale e paesaggistico, serie turistica, dedicati a Riccione, Candelo, Siracusa, Venafro, con indicazione tariffaria B. Le vignette raffigurano rispettivamente: Riccione - La spiaggia di Riccione con la cittadina romagnola sullo sfondo. Candelo - Panoramica dall’alto del Ricetto di Candelo, borgo medioevale fortificato, con le Alpi biellesi sullo sfondo. Siracusa - Uno scorcio del Castello Maniace che si affaccia imperioso sul Mar Ionio. Venafro - Un panorama di Venafro, co i campanili delle chiese di Cristo e della Santissima Annunziata, il Castello Pandone e, in primo piano, un particolare del Parco Regionale Storico dell’Olivo di Venafro. Completano i francobolli le rispettive legende “Riccione”, “Candelo”, “Siracusa” e “Venafro”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”. Bozzettisti: Tiziana Trinca per il francobollo dedicato a Riccione; Simone Emma per il francobollo dedicato a Candelo; Maria Carmela Perrini per il francobollo dedicato a Siracusa; Giustina Milite per il francobollo dedicato a Venafro. Tiratura: duecentocinquantamila dodici esemplari per ciascun francobollo Foglio: ventotto esemplari I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato SpA, in rotocalcografia su carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta e formato stampa: 48 x 40 mm; formato tracciatura: 54 x 47 mm; dentellatura: 9 effettuata con fustellatura; colori: cinque.
    1 punto
  41. Il rovescio del nuovo Tarì
    1 punto
  42. Il Notiziario del Portale Numismatico dello Stato sul tesoro di COMO versione in pdf https://www.numismaticadellostato.it/pns-pdf/notiziario/Notiziario_16_2022.pdf Link al Poligrafico e Zecca dello Stato per l'acquisto del volume cartaceo https://www.shop.ipzs.it/il-tesoro-di-como-via-diaz-20183000045914.html
    1 punto
  43. Posto altro trifollaro già postato da me nel 2013 ma con contromarca diversa
    1 punto
  44. Buonasera ragazzi, Pensavo di aver visto tutto quel che c'era da vedere per quanto riguarda i Grani Cavalli di Ferdinando IV, ma mi sbagliavo! ? La mia "sete" Numismatica mi porta a ricercare nuove varianti in qualsiasi luogo.... Sia aste, listini di vendita e siti online. Immaginate il mio stupore nel trovarmi di fronte a un Grano "informe", chiuso in bustina con foto solo del rovescio..... da fare schifo... Per il riflesso, senza indicazioni di diametro e di peso. Come mia abitudine richiedo nuove foto di entrambe le facce...... Ma niente. Sembrava un falso o un pezzo realizzato per fusione, Dovevo solo attenderne l'arrivo. Arrivato, studiato e pesato. L'ipotesi più verosimile è che sia uno "scarto di zecca" coniato su un tondello non a peso corretto.... pure decentrato. La moneta era all'asta in Canada, aspetto la chiusura e me l'aggiudico per soli 10,00 euro circa....spedizione compresa. Eccolo. Grano Cavalli 1793 Peso 3,10 grammi. Cosa ne pensate? Mi farebbe un gran piacere leggere i Vostri commenti. Grazie a chi vorrà intervenire.
    1 punto
  45. Condivido le impressioni di Adolfo... questo è il mio: sono monete difficili da trovare in conservazioni decenti... quì però direi che ci siamo più o meno...
    1 punto
  46. Bella e interessante la foto che ci proponi. Devo però dire che esemplari simili li ho già visti in qualche collezione. Il pezzo non è certamente di recente fattura ma questo non vuol dire che la moneta sia stata coniata nel 1200. Chi avrà letto il mio libro (MIR Toscana Zecche Minori) noterà che ho catalogato le monete cortonesi come "monete di dubbia autenticità" perchè la gran parte di questi esemplari numismatici sono stati prodotti nei secoli passati, sicuramente prima del XVIII secolo. Già nel '500 un manoscritto individuato da F.M. Vanni, conservato nella Biblioteca del Comune e dell'Accademia Etrusca di Cortona, intitolato "Memorie di Cortona", contiene questo pensiero: si vedono fino ad oggi 1582 quattrini con una croce et intorno lettere che dicono Cortona, e dall'altro lato un San Vincentio et alcune monete di più quattrini chiamati populini (cfr. Vanni 2005). Pertanto è fuori dubbio che questi esemplari non siano antichi ma ciò non vuol dire che siano del XIII secolo! Attenzione! Non dimentichiamoci che in nessun ritrovamento, tesoretto o scavo archeologico databile tra il '200 e il '300 è mai apparsa alcuna moneta di questo tipo, sebbene i documenti del periodo parlino di "denaro cortonese" (cfr. moneta di conto o misura di riferimento diversa dal "denaro toscano" su cui si basavano le città di Siena, Firenze, Lucca e Pisa. A riguardo consiglio di leggere un mio lavoro, scritto con Massimo Sozzi e Renato Villoresi intitolato "Ulteriori considerazioni sulle riforme monetarie adottate dal comune di Orvieto il 10 marzo 1318" apparso sulla RIN vol. CVI 2005). Pertanto il mio parere personale è che la moneta sopra descritta, così come tutti gli esemplari numismatici cortonesi simili alla stessa (a parte qualche falso moderno del Cigoi), siano delle produzioni di "fantasia" dei secoli passati (ante XVI secolo, probabilmente della prima metà). Non ci deve sorprendere che eruditi e/o collezionisti di Cortona, già in quei tempi, volessero dare maggiore "lustro" alla propria città natale, esaltandone i fasti e, magari, facendo qualche bel pezzo di pura invenzione.... Quanto detto però non deve fare preoccupare i detentori di questi pezzi numismatici che, preoccupati da un giudizio di "non autenticità", caldeggiano per l'ipotesi dell'attribuzione al XIII secolo: il prezzo dell'Asta sopra citato parla da sè ;-) Alessio Montagano
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.