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  1. Rocco68

    Rocco68

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/23/23 in Risposte

  1. Buongiorno, non scrivo da qualche tempo ma vi seguo sempre . Le monete di Dupondio mi hanno acceso l'interesse ad ampliare la mia collezione 🙂 Non ho ancora ricevuto la moneta ma appena in mie mani procedo con le foto. Allego foto del venditore . Macrino (217-218) Denario – Busto laureato a d. IMP C M OPEL SEV MACRINVS AVG – R/ PONTIF MAX TR P II COS II P P, la Salute seduta a s. – RIC 39 Cohen 102 AG (g 3,58)
    5 punti
  2. Vabbe' Ve lo faccio vede' Taglio con quadratini e cerchietti.....o cerchietti e quadratini ☺️
    4 punti
  3. L'argomento, come riconosciuto da tutti, è interessante dal punto di vista storico e archeologico, e mi sembra sia stato esposto da @Vel Saties in modo corretto, con un linguaggio appropriato. Comprendo le riserve di @ARES III sulla possibilità che questa discussione sia letta anche da bambini, ma al tempo stesso non posso non riconoscere che nel web, purtroppo, c'è ben altro, e a disposizione di tutti, senza filtri. Soppesate entrambe le cose, non ritengo sia il caso di operare una censura, a patto, ovviamente, che la discussione si mantenga su binari corretti, come è stato finora. Ma per questo so di poter contare sulla serietà di tutti i partecipanti.
    3 punti
  4. Buona Napoletana a tutti😊. Piastra 1786 un pò sottopeso....ma molto rara per un particolare .
    3 punti
  5. Un’altra mezza piastra Sebeto anno 1736 in condizioni BB ex Künker asta 261 lotto 5726
    3 punti
  6. Come dicevo nel mio primo post, ognuno nella propria collezione fa quello che gli pare: io parlavo di criteri scientifici, che sono un'altra cosa. A me comunque (senza tirare in ballo gli euro) risulterebbe bizzarro anche inserire insieme ad Augusto gli antoniniani di restituzione di Traiano Decio coniati due secoli e mezzo dopo.
    3 punti
  7. Buonasera, ultimamente sto portando avanti con mia soddisfazione personale, due tematiche, una sono i denari e gli antoniniani delle Imperatrici e l'altra sono i denari e antoniniani degli imperatori. Vi presento recente acquisizione in collezione Litra68 di un Antoniniano di Claudio il Gotico di cui trovo molto gradevole il ritratto . Riporto la descrizione della casa d'aste. Claudius II Gothicus. AD 268 - 270. Æ Antoninianus. (18,9 mm, 3,6 g). Rome Mint. IMP C CLAVDIVS AVG, Radiate head of Claudius right. R/GENIVS AVG, Genius standing left holding patera and cornucopia, Z in right field. RIC 49 Saluti Alberto
    2 punti
  8. Anch'io avevo già detto che non si deve censurare. Il mio era solo un consiglio per il futuro evitando certi argomenti, ma non per il sottoscritto, piuttosto per determinare categorie di utenti. Conosco personalmente alcuni nonni che fanno navigare in libertà i nipotini nel nostro Forum perché sanno che è un luogo sicuro dove (eccezion fatta per qualche momentanea uscita fumantina) i bambini possono divertirsi imparando e non ci sono pericoli.
    2 punti
  9. Oltre a quello che ha suggerito @Bruzio puoi provare a vedere: DAVID WOODS The Late Roman 'Camp Gate' Reverse Type and the "Sidus Salutare" Published By: Royal Numismatic Society Vol. 177 (2017) , pp. 159-174 (16 pages) http://numismatics.org/ocre/ https://www.nummus-bible-database.com/ https://www.forumancientcoins.com/notinric/index.html https://www.coinarchives.com/a/results.php?results=500&search=Camp+Gate https://www.cointalk.com/threads/a-thread-honoring-“campgates-”-post-yours.342067/
    2 punti
  10. E tu continui a non voler capire: esiste anche chi colleziona una cosa perché, semplicemente, gli piace, FREGANDOSENE altamente del fatto che fra 10 o 20 anni possa valere meno di quanto l'ha pagata. Concordo sul fatto che molte delle proposte moderne non siano nemmeno annoverabili fra le "monete" (basta guardare cosa propone la zecca francese), ma che sia un "errore" comprarle solo perché in futuro potrebbero non valere nulla beh, è un'idea del tutto campata per aria, e tipica di chi non colleziona, ma compravende.... Il tuo interesse è comprare solo ciò che in futuro ti potrà garantire un guadagno? Benissimo, ognuno fa quel che vuole, ma smettila per favore di ritenerti superiore a chi magari compra solo per passione roba che potrebbe non valere nulla fra tot anni
    2 punti
  11. Di seguito anche il 4 Tornesi, Proveniente dalla Numismatica De Falco.
    2 punti
  12. Quoto in toto @Gallienus. Per quanto mi riguarda ci dovrebbe essere una bella differenza tra una "moneta di" ed una "moneta per". Per una qualunque inventariazione o catalogazione museale è impensabile mettere sotto Augusto (raffigurato) una moneta di Tiberio o Traiano Decio. Io farei nello stesso modo. E' l'unico modo corretto e logico. Oltre a ciò bisognerebbe considerare che quando un'autorità (imperatore B) emette moneta - potentissimo e fondamentale strumento di propaganda - a ricordo di un'altra autorità (imperatore A) non lo fa certamente per sentimentalismo o nostalgia ma per motivi puramente strumentali a rafforzare ed avallare pubblicamente il proprio potere. E' un atto deliberato e calcolato. Quindi anche per questo motivo una moneta "in ricordo" andrebbe sempre inserita in base ad autorità emittente e data. Lo stesso problema lo abbiamo con le monete coniate da autorità che si rifanno ad altre per motivi politici o con le monete che presentano la famiglia imperiale. Pensiamo a Costantino ed i figli e la moglie e come Fausta e Crispo siano stati improvvisamente eliminati da esse dopo la presunta congiura. Ricordo, per es, le monete ostrogote con la raffigurazione di Giustiniano al diritto ed il monogramma di Teodorico (morto prima dell'ascesa al trono dell'imperatore) al rovescio, o le monete di Baduila a nome di Anastasio I morto più di 20 anni prima. O le monete emesse dal comune di Bergamo a nome di Federico II tra il 1236 e il 1302 ben oltre la sopravvivenza in vita dell'imperatore. My 2 cents. Disclaimer: POI, OVVIAMENTE, UNO FA QUELLO CHE CREDE CON LA SUA COLLEZIONE. Soprattutto come nel caso di chi collezione i ritratti degli imperatori. Ma questo non ha a che vedere con la correttezza del dato scientifico.
    2 punti
  13. Gli euro non possono essere scansionati, nel senso che lo scanner ha una specie di software che te lo impedisce. Puoi fotografarli e modificare la foto.
    2 punti
  14. Mai sentito parlare della costellazione di Eurione? https://it.wikipedia.org/wiki/Costellazione_di_EURione
    2 punti
  15. I legni di Ercolano: l'antichità ora ha un'aria di casa L’eruzione del Vesuvio carbonizzò senza bruciare arredi e oggetti: un patrimonio straordinario e unico, finalmente esposto al pubblico nella mostra "Materia" Un letto proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina I latini distinguevano tra legna da ardere e legna da costruzione: la prima è “lignum”, la seconda è “materia” (voce rimasta in spagnolo, madera, e portoghese, madeira). Il legno dunque non solo come materia prima ma la prima tra tutte le materie. E “Materia” si intitola la mostra che per la prima volta espone “il legno che non bruciò a Ercolano”. Fino al 31 dicembre nella Reggia di Portici, sede in età borbonica dell’Herculanense Museum, la raccolta dei primi scavi e germe del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono infatti raccolti armadi, tripodi, sgabelli, letti, tavole, larari a forma di tempio, una culla, ritrovata con i resti del neonato. E poi lo scafo di una barca, un dritto di prora, un argano. Portamonete con serratura e il loro contenuto. Elementi decorativi in avorio e bronzo. E tavolette per la scrittura: il legno come supporto scrittorio è testimoniato a Ercolano da otto archivi privati di tavolette incerate trovati all’interno delle domus, che hanno conservato il contenuto graffito. Unicum tra gli unica, il soffitto del salone dei marmi della Casa del Rilievo di Telefo, ritrovato nel 2009. Divelto e rovesciato dallo spostamento d’aria, era finito sulla sabbia umida del litorale e quindi coperto dal fango poi solidificato: una particolare condizione che ha conservato il legno “vivo” e persino elementi della cromia. I cassettoni sono assemblati quasi esclusivamente a incastri a mortasa e tenone, senza uso di chiodi. Lo stato di conservazione di alcuni lacunari ne permette tutt’oggi smontaggio e rimontaggio. Una culla carbonizzata proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina Ercolano è di fatto l’unico sito che attesti con larghezza l’ebanisteria e la carpenteria dell’antichità romana. Oltre agli arredi mobili sono oltre trecento i legni architettonici rimasti in situ come travi, porte, tramezzi, balaustre, arredi di bottega. Nella sequenza di distruzioni e ricostruzioni che segna la storia delle civiltà, gli oggetti d’uso, anche quelli di pregio, e gli elementi costruttivi realizzati in una “materia” deperibile come il legno, sono sempre i primi ad andare perduti: bruciati, demoliti, consunti, gettati via. Paradossalmente è stata proprio la distruzione operata dalla celebre eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ad averceli consegnati. A differenza di Pompei, devastata da una nube di ceneri e lapilli, la massa alta 20 metri di fango lavico ad altissima temperatura precipitata sulla città ha fatto sì che a causa dell’assenza di ossigeno il legno si sia carbonizzato e non combusto. Ma questi legni per diverse ragioni, principalmente conservative, sono sempre stati nei depositi. Solo un impegnativo e sperimentale progetto di restauro, tuttora in corso, coordinato da Elisabetta Canna e realizzato con la consulenza dell’Herculaneum Conservation Project, ha consentito di renderli in parte visibili. È una mostra che riporta il mondo antico alla nostra quotidianità. La persistenza, persino formale, degli arredi fa cadere la distanza di due millenni. È la forza di Ercolano e la mostra, attraverso l’allestimento, enfatizza la continuità dell’esperienza umana rispetto al dato scientifico, che pure può essere approfondito attraverso una app: «La mostra sui legni è stata un modo per avvicinare tempi lontanissimi – spiega Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano e curatore della mostra – Mi sono rifiutato di scrivere “letto” vicino al letto, “culla” accanto alla culla. Abbiamo invece voluto accompagnare il percorso con citazioni di ogni tempo, non solo antiche. La statua, il mosaico, la pittura non sono la nostra esperienza quotidiana. Ma i mobili, quelli li abbiamo tutti. E sappiamo bene che un tavolo non è semplicemente un piano con quattro gambe, ma uno spazio di confronto e di condivisione della nostra vita». La mostra non è solo un modo nuovo di avvicinare l’archeologia ma ha una dimensione programmatica. Non a caso Stefania Siano, co-curatrice, la definisce «necessaria e improrogabile»: «L’eccezionalità di questo complesso di oggetti ha assunto un significato sempre più identitario per il sito». Se “ materia” contiene in sé “ mater”, questa mostra allora è la madre del futuro prossimo di Ercolano. https://www.avvenire.it/agora/pagine/i-legni-di-ercolano-mobili-carbonizzati-materia-mostra-alla-reggia-di-portici
    1 punto
  16. Buongiorno. Dopo quella che avevo postato qualche tempo fa: questa è una nuova offerta di lavoro che viene, in questo caso, dalla CNG LLC tramite la loro newsletter: CNG LLC Cerca numismatico a tempo pieno Classical Numismatic Group, LLC ha una ricerca di disponibilità immediata per un numismatico a tempo pieno nel nostro ufficio di Lancaster, in Pennsylvania, per lavorare con le spedizioni in arrivo. I candidati devono avere una buona conoscenza della monetazione antica e mondiale. Tutti i benefici sono inclusi e lo stipendio sarà commisurato all'esperienza. Se sei interessato ad entrare a far parte di uno staff numismatico di livello mondiale questa opportunità potrebbe fare al caso tuo. Le richieste possono essere inviate in via confidenziale a Mike Gasvoda, Managing Director.
    1 punto
  17. 1 punto
  18. Ora ne abbiamo la certezza:https://www.eestipank.ee/en/press/eesti-pank-transferred-next-part-sales-revenue-its-coin-cards-ukraine-23022023
    1 punto
  19. Grazie mille per la delucidazione, @CdC. Ora sappiamo che linea tenere anche per il futuro, @ARES III. Procedere con delicatezza e cum grano salis (parlo per me ovviamente) .
    1 punto
  20. Hai detto bene: "una decina di anni fa"; forse pure qualche anno in più.
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  21. In realtà ciascuno compra ciò che gli piace. Il problema è vedere un Istituto quale la zecca, che dovrebbe svolgere un compito istituzionale, abbassarsi a spacciare per monete quanto moneta non è. Commemorare Diabolik? Prosecco e granseola? Ancora la storia della lira? Figurine panini e tutela ambiente con monete quadre o romboidali? Decine e decine di emissioni per far cassa? Non nascondo siano oggettini piacevoli, però non monete. Diciamo che l'IPZS pecca in mancanza di serietà!
    1 punto
  22. Personalmente le considero molto più rare queste Piastre di Ferdinando IV con i rarissimi tagli . Tosata, rigodronata dalla Zecca Napoletana e rimessa in circolazione. La piastra del 1786 La Piastra del 1787
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  23. rimanendo in "casa", puoi guardare qua: https://numismatica-classica.lamoneta.it/
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  24. Buonasera a tutti gli intervenuti . Esprimo un mio parere su questo oggetto , e' una ipotesi gia' espressa da @Vel Saties , in esso vedo bene un pestello , ne farebbe fede la parte terminale di forma quasi cilindrica , ben piu' grande della parte terminale che , sfinando , termina quasi a punta , e' questa parte terminale che lo fa sembrare simile all' apparato riproduttivo maschile , ma secondo me non lo e' . Lo vedo come un pestello utile per schiacciare erbe , bacche o quant' altro di tenero essendo in legno e non in pietra , materiale quest' ultimo che piu' si adatterebbe a rappresentare un fallo . Probabilmente quello che inganna l' osservatore e' quella scanalatura terminale nella parte piu' fina dell' oggetto che potrebbe anche essere stata fatta a posteriori ; inoltre se fosse quello che alcuni suppongono essere mancherebbe "qualcosa" , il legno e' facile a modellare .
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  25. Mi ricordava qualcosa di già visto! Per il tuo gettone commemorativo del 1977 è stato usato su per giù a modello un notgeld (moneta di necessità) del 1917. https://en.numista.com/catalogue/pieces17148.html
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  26. Buongiorno a tutti. La moneta di cui di seguito posto la foto (Ar. - 20mm - gr. 1,40) non sono riuscito ad identificarla. Chiedo quindi cortesemente l'aiuto degli amici del forum. Grazie. Renzo
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  27. All'epoca era importante la quantità e non la qualità del prodotto. Fai conto che dopo 2 anni istallano i bilancieri in zecca per monete qualitativamente migliori
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  28. Bellissima moneta complimenti, ottimo ritratto, ottimo argento e alta conservazione👏
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  29. Si, ho capito. E di disposizione parlavo io, ribadendo che - SECONDO ME - l'unica disposizione *** STORiCO CRONOLOGICA *** valida in un monetiere è per autorità emittente e datazione, quindi secondo una logica scientifica. Ma io sono stato abituato con i record di inventariazione e catalogazione museale e con l'uso di software strutturati e lì non è che potevi tanto zazzare con la base dati.
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  30. Augusto mantenne la tradizione, tanto che nel suo denario più comune (quello "dei nipoti") simpulum e lituus campeggiano in alto, tra le figure di Gaio e Lucio Cesari. Anche gli imperatori successivi, in particolare a partire dai Flavi, emisero monete con gli strumenti sacrificali. Dal 2° secolo, si può notare che esse prevalgono a nome dei cesari, e sono accompagnate dalla scritta PIETAS AUG.
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  31. http://asa.archiviostudiadriatici.it/islandora/object/libria%3A179374#mode/1up
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  32. https://www.sciencealert.com/this-wooden-phallus-might-be-a-rare-2000-year-old-dildo TORNANDO più seri... L'oggetto è stato inizialmente scoperto nel 1992 e piuttosto innocentemente ritenuto essere uno strumento da rammendo. Ma i ricercatori ora sono abbastanza sicuri che si tratti effettivamente di un pene disincarnato. A parte una linea scolpita sulla punta che assomiglia sospettosamente al glande dell'appendice, l'oggetto di legno è abbastanza liscio, il che suggerisce che fosse abituale, sfregando il contatto con un'altra superficie. Gli archeologi hanno avanzato tre possibili spiegazioni per ciò che potrebbe essere stata quella superficie. L'attrezzo lungo 160 millimetri (6,3 pollici) avrebbe potuto essere usato come un pestello per macinare, appositamente progettato per "infondere" proprietà spirituali a cibo, cosmetici o medicine. Sebbene lo strumento sembri in grado di schiacciare materiali morbidi, l'assenza di macchie o scolorimento sull'estremità smussata dell'oggetto significa che non esiste un modo semplice per confermare questa particolare ipotesi. È anche possibile che l'oggetto in legno fosse in realtà un pene, uno che adornava una statua o era esposto all'esterno di un edificio; una caratteristica comune nell'antica Grecia e Roma. Le persone che passavano potrebbero quindi aver strofinato il pene per buona fortuna. Senza segni di agenti atmosferici esterni o di rimozione o reinserimento in una tacca abrasiva, anche questo è uno scopo improbabile. La terza e ultima spiegazione avanzata dai ricercatori è la più interessante da considerare: l'antico pene potrebbe essere un dildo del II secolo d.C. "Sappiamo che gli antichi romani e greci usavano strumenti sessuali - questo oggetto di Vindolanda potrebbe esserne un esempio", afferma l'archeologo Rob Collins dell'Università di Newcastle in Inghilterra. Fallo in legno Il fallo di legno di Vindolanda. (R Sabbie) Oggi potremmo essere tentati di chiamarlo un sex toy, ma gli archeologi che lavorano al manufatto pensano che quel termine potrebbe non essere applicato in epoca romana. "L'uso potrebbe non essere stato esclusivamente sessuale o per il piacere dell'utente", spiegano. "Tali strumenti potrebbero essere stati usati in atti che perpetuavano squilibri di potere, come tra una persona schiava e il suo proprietario, come attestato nella ricorrenza della violenza sessuale nella letteratura romana". L'antico dildo potrebbe non essere stato nemmeno utilizzato per la penetrazione. In effetti, i segni di usura all'esterno dell'oggetto potrebbero supportare meglio la stimolazione del clitoride. I ricercatori affermano che il manufatto mostra "un'usura percettibilmente maggiore alle due estremità rispetto al centro". Questo sembra allinearsi con i segni di usura su un dildo di bronzo di 2000 anni trovato in Cina, anche se gli esperti affermano che è difficile confrontare i modelli tra manufatti così antichi. Sebbene il fallo di legno dell'antica Roma sia "semplice nella forma", i ricercatori sospettano che sia stato creato dalla mano di un artista sicuro di sé, un esperto praticante di peni, se vuoi. In un forte romano come Vindolanda, sarebbe stata una vera abilità. "Il fallo di Vindolanda è una sopravvivenza estremamente rara", afferma l'archeologo Rob Sands dell'University College di Dublino. "È sopravvissuto per quasi 2000 anni per essere recuperato dal Vindolanda Trust..." Interpretare il fallo di legno come un pestello o un portafortuna potrebbe essere una spiegazione meno problematica e scomoda, ma gli archeologi sostengono che bisogna "accettare la presenza di dildo e la manifestazione di pratiche sessuali nella cultura materiale del passato". Il più antico dildo sospetto mai trovato in archeologia risale a 28.000 anni fa. Con ogni probabilità, questi strumenti sessuali fanno parte della storia umana, che li riconosciamo o no. Lo studio è stato pubblicato qui col titolo "Toccare legno: fortuna, protezione, potere o piacere? Un fallo di legno proveniente dal forte romano di Vindolanda": https://www.cambridge.org/core/journals/antiquity/article/touch-wood-luck-protection-power-or-pleasure-a-wooden-phallus-from-vindolanda-roman-fort/53F4B0838D23DB65F6A244695624102E ABSTRACT: Le condizioni anaerobiche del forte romano di Vindolanda, vicino al Vallo di Adriano nel nord della Gran Bretagna, hanno notoriamente preservato una varietà di reperti realizzati con materiali organici, tra cui tavolette da scrittura in legno e un paio di guantoni da boxe in pelle. Qui gli autori riesaminano un oggetto in legno originariamente recuperato nel 1992, reinterpretando il ritrovamento come un grande fallo disincarnato. I falli in pietra e metallo sono noti in tutto il mondo romano, ma l'esempio di Vindolanda è il primo fallo in legno ad essere riconosciuto. Combinando le prove del potenziale uso-usura con una revisione di altre informazioni archeologiche e contestuali, gli autori considerano varie possibili interpretazioni della funzione e del significato del fallo di Vindolanda durante il II secolo d.C.
    1 punto
  33. Esatto MC Marco Corner 1520-21
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  34. Forse Marco Corner. Prova a cercare la sigla tra quelle dei massari.
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  35. Torna al mercato dopo 35 anni, un esemplare sul mercato da 156 anni : un raro statere in oro da Taranto al tempo di Pirro dell' Epiro, con al diritto testa di Zeus ed al rovescio aquila su fulmine . sarà l' 11 di Marzo in vendita LeuNum. 25 al n. 67 .
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  36. Per me è il risultato di una doppia battitura con rotazione del conio, lo si può capire dalla posizione della sigla che è coerente con la posizione della prima C di CCAROLVS
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  37. Non mi metto a discutere sul resto perchè è opiniabile. Quello che proprio non digerisco è ostentarsi a sostenere che comprare le emissioni della zecca sia buttare i soldi sia solo un affare per chi vende. Tralasciando che uno dovrebbe collezionare per pure piacere collezionistico, ti invito a prendere visione delle attuali quotazione dei 2€ proof dal 2014 ad oggi, visto che mi sembra di capire che sei poco informato o non scriveresti così. Ti faccio un sunto io! (prezzi reali e mi sono tenuto basso apposta) Prezzo di emissione 20€/22€ a seconda degli anni 2014 carabinieri 350€ 2015 expo 70€ 2015 bandiera 50€ 2016 donatello 80€ 2016 plauto 75€ 2017 san marco 180€ 2017 tito livio 170€ 2018 costituzione 200€ 2018 ministero della salute 280€ 2019 leonardo 450/500€ Sono abbastanza sicuro che il giorno che uno volesse vendere, monetizza senza se e senza ma visto anche l'elevata richiesta. P.S.: tu continua a collezionare e a comprare le monete del regno e dello stato italiano pre euro! nessuno te lo impedisce! ma visto che ci tieni tanto a parlare di valori, da quello che so, la monetazione dal 1946 in poi in lire ha subito un crollo negli ultimi 5 anni.
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  38. Hai ragione!!! e mica l'avevo notato questa estrema e rarissima particolarità! Quella banconota è effettivamente per collezionisti seri!!
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  39. E' autentica se hai pagato circa 100mila euro per venirne in possesso, o se un tuo padre/zio/nonno ha sborsato un centinaio di milioni di lire per venirne in possesso, o se il tuo bisnonno era un generale di corpo d'armata o Ministro del Regno. In tutti gli altri casi è falsa.
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  40. Taglio: 1 euro Nazione: San Marino anno: 2019 Tiratura: 500.000 Condizioni: Spl Città: Padova
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  41. Piastra o 120 grana 1749 Ex NAC 130 lotto 590 BB/buon BB
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  42. 6 Tornesi 1799 Repubblica Napoletana ex Inasta 11 lotto 1202 SPL+, conservazione eccezionale per il tipo di moneta
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  43. Vista l'ammucchiata di Rocco...La serie del 1804 con qualche doppione...
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  44. Ciao @Maastricht e benvenuto, prima di tutto ti consiglio di costruirti una base solida di informazioni consultando il web, fra tutti, senza far torto a nessuno, ti consiglio il sito della BCE ed EUROCOLLEZIONE in cui puoi trovare tutte le informazioni che ti servono oltre a spunti ed idee per impostare la tua collezione. Ovviamente questo forum è un'altra fonte inesauribile ed interattiva a cui attingere, leggiti un po' di post, anche datati, delle 3 sezioni sull'EURO magari utilizzando la funzione "cerca" se vuoi trovare un argomento specifico. Di possibilità collezionistiche ce ne sono svariate, qualcuno prima di te aveva già posto le stesse domande, ci sono discussioni sull'argomento, fatti la tua idea e poi parti, non cominciare ad accumulare per poi scoprire che non è il percorso che più ti interessava. Molto, se non tutto, dipende anche dal budget che ti prefiggi, se vuoi collezionare, ad esempio, i microstati preparati a sborsare anche qualche centinaio di euro (o migliaia in un paio di casi). Per gli acquisti ben vengano i negozi ma non ti aspettare questa gran differenza dagli acquisti nei diversi canali, è vero che puoi "scegliere" la moneta, ma è anche vero che gli euro coniati per la circolazione non sono affatto esenti da graffi e colpetti a meno di non andare sulle monete proof. Ne avrei da dire mille ma non voglio diventare illeggibile per cui concludo con una mia personale valutazione: a me piacciono le monete splendenti, la patina tanto ricercata per le monete storiche la vedo fuori luogo su di una moneta attuale per cui, oltre ai difetti visibili, tengo in considerazione anche l'eventuale maneggiamento delle monete che potrebbe causare spiacevoli effetti a medio termine, a questo proposito ti linko di seguito una mia discussione che, ovviamente non vuole essere la verità, ma semplicemente un spunto per crearti la tua personale idea:
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  45. E allora mettiamogli vicino un bel 20 grana … un saluto a tutti!
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  46. La guerra del Tallero di Maria Teresa in Africa. La ‘grassa signora’ Un tallero di Maria Teresa del 1780, fonte Wikipedia 11.02.2023 – 07.01 – L’inaugurazione a Trieste del monumento dedicato a Maria Teresa, l’omonimo Tallero, offre un’opportunità per approfondire la storia di una moneta che travalica la biografia della sovrana, assumendo i contorni di una leggenda numismatica, una ‘gigantessa’ tra le monete. Una vicenda che, dalla zecca di Vienna prima e di Trieste poi, si allarga agli staterelli della Germania pre unificazione, giungendo all’Italia risorgimentale e approdando tra le sabbie incandescenti del Corno d’Africa. Il tallero di Maria Teresa fu la conseguenza della sua riforma monetaria che prevedeva, per l’appunto, il tallero d’argento come moneta principale, seguita da sei parti di tallero da 20 kreuzer, anch’essi in argento, erano questi i ‘pezzi’ che circolavano maggiormente. I primi talleri teresiani vennero coniati nel 1741 dalle zecche di Vienna e Kremnitz; raffiguravano il volto della sovrana, all’epoca giovane, e sul retro l’aquila austriaca. Col passare dei decenni il tallero fu coniato nelle zecche più importanti nell’Europa centro-orientale, cioè ad Hall, Praga, Graz, Gunzburg, Karlsburg, Nagybanya e Siebenburger. Furono prodotte, durante il periodo di regno di Maria Teresa, ventisei varianti che raffiguravano di volta in volta il volto dell’imperatrice; giovane, adulta, matura, anziana, velata di lutto. La storia del Tallero ripercorreva così l’ascesa dell’imperatrice, sino alla scomparsa nel 1780. Il tallero era all’epoca una moneta di riconosciuta validità per il contenuto di argento; la X (croce di Sant’Andrea) posta al rovescio dopo la data equivaleva al numero 10, cioè indicava il decimo del peso dell’unità di riferimento per l’argento, il cosiddetto ‘piede monetario‘. Verso la metà del settecento corrispondeva a 233,85 grammi di argento puro; da un singolo piede era allora possibile ricavare 10 talleri. La presenza della X pertanto certificava che quella moneta conteneva 23,385 grammi di argento. La moneta, per le sue caratteristiche di costruzione e per l’ascesa della sovrana dopo la fase delle guerre dinastiche, conobbe un immediato successo in tutta Europa; e presto travalicò i confini austriaci tanto a nord, quanto a sud. Nel caso della direttrice settentrionale, il tallero svolse un ruolo di collante tra gli stati e le città tedesche; dovunque vi fossero tedeschi, vi era il tallero, informalmente moneta accettata un po’ d’ovunque nell’Europa centrale. L’eccezione alla regola era la Prussia, la quale mantenne fino all’unificazione tedesca politiche monetarie discutibili, ‘inondando’ di monete prive di valore o scadenti i vicini teutonici. Nel caso invece della direttrice meridionale, i veneziani iniziarono a usare il tallero teresiano nei traffici delle colonie; e congiuntamente ai tentativi di espansione coloniale austriaca nel settecento, lo diffusero presto in India, nel medio oriente e soprattutto nell’Africa orientale. Perchè il tallero di Maria Teresa piacque sino a tal punto alle popolazioni dell’Africa? Giocò un ruolo cruciale l’alto contenuto in argento che permetteva di trasformare il Tallero, di lavorarlo in oggetti di artigianato, gioielli e ammennicoli di ogni sorta. La moneta non era solo una moneta, ma materia prima con la quale creare opere d’arte. Il ‘tallero della grassa signora‘, come veniva definita, divenne popolare nei bazar e nei luoghi di scambio del medio oriente e delle coste africane già nel XVIII secolo; e presto i singoli regnanti africani iniziarono ad apporre i propri marchi sul tallero austriaco. I veneziani, a propria volta, cercarono di limitarne la diffusione con un proprio tallero, quello veneziano; fu il primo di una lunga serie di imitazioni, destinate però al fallimento. Lontana dalla patria dove era ormai scomparsa, la ‘grassa signora’ continuava a dettare legge. Il tallero rimase legalmente valido fino al 1858; tuttavia, constatato il successo nei mercati medio-orientali e africani, l’Austria continuò a produrlo. Lo rese valido, nel 1811, per le isole Azzorre e a Sao Tomè e Principe, nel golfo di Guinea; nel 1854 a Madera, nel 1888 in Mozambico e a Macao, nel 1889 in alcuni Emirati del Protettorato inglese di Aden, nel 1895 a Lourenco Marques (Mozambico). Zanzibar usava i talleri teresiani come ‘base’, sulla quale incidere la parola ‘Pemba’ col disegno di una scimitarra; e nelle Indie sotto dominio olandese il tallero teresiano aveva invece incisa la parola ‘Java’. E proprio con la zecca di Trieste e dallo scalo giuliano, i talleri viaggiavano alla volta di esotici mercati, arricchendo notevolmente il capoluogo già reso grande dalla sovrana. Tallero con marchio cinese, in uso nella Cina della guerra civile del 1920 Tallero con marchio del Sultanato di al-Qu’ayti, 1945 Verso i primi del novecento, l’Etiopia trasformò il tallero teresiano nella propria valuta ufficiale, riconoscendo una situazione informale. E qui la storia dell’austriaco tallero si mescola all’italiana lira, perché il neonato stato italiano, nei tentativi di avere delle colonie, aveva già incontrato il ‘conio’ austriaco. Il primo tentativo, ad esempio, di acquisto della Baia di Assab avvenne al prezzo, concordato coi capi locali, di seimila talleri di Maria Teresa. Gli italiani inizialmente tentarono di acquistare i terreni africani con sterline d’oro e rimasero sorpresi quando l’unica valuta accettata fu la vecchia moneta settecentesca. Ad onestà del vero nell’Africa orientale circolava una vasta gamma di monete che andavano dalle rupie indiane, alle piastre egiziane, a vecchio conio per gli acquisti spiccioli e alle (prime) lire italiane. Però il riferimento era sempre al tallero di Maria Teresa che lo stato italiano iniziò ad acquisire in quantità sempre maggiori. Verso il 1880, considerando le ingenti spese, si tentò di mediare con l’impero austro-ungarico, chiedendo di acquistare i diritti. Il tallero infatti si sarebbe potuto produrre anche in Italia, tramite i punzoni austriaci recuperati a Milano e Venezia. Tuttavia Vienna oppose un fermo rifiuto; il tallero raffigurava un’imperatrice e come tale non poteva essere venduto. Ci si limitò a offrire agli italiani uno sconto sull’acquisto dei talleri, prodotti a milioni nella zecca di Trieste. Si pensò allora, come avevano tentato i veneziani nel settecento, di sostituire la moneta con un simile conio. Fu l’inizio di una lunga storia di monete ‘simil teresiane’ che vennero però tutte rifiutate; si tentò ad esempio di introdurre un tallero d’argento, con l’effigie del sovrano con la corona (il capo scoperto non sarebbe stato apprezzato dai tribali) e un’aquila simile a quella asburgica, con la croce rimossa per non offendere i musulmani; e ad un certo punto si scelse anche di pagare con le banconote, le quali però si consumavano e disfacevano sotto il caldo sole africano. Intanto, per le spese delle guerre coloniali italiane, la zecca di Trieste vendeva talleri a milioni; servivano infatti agli italiani invasori per retribuire le truppe locali, l’amministrazione locale, gli informatori, i portatori e così via. Basti considerare che, solo tra novembre 1895 e marzo 1896, l’Italia spedì a Massaua 1 milione e 420mila talleri di Maria Teresa. Come se non bastasse, l’insuccesso delle monete ‘italiane’ era aggravato dalla speciale relazione del porto di Massaua con l’impero austro-ungarico; il traffico con l’Europa – il quale ammontava ad appena il 10%, il rimanente erano tutti commerci con l’India e l’oriente – avveniva solo con il porto di Trieste, grazie al servizio di linea del Lloyd Triestino. L’Austria, ad esempio, vendeva a Massaua non solo i talleri, ma anche prodotti specializzati come i fiammiferi. Nel primo dopoguerra la Repubblica Austriaca si rifiutò nuovamente di vendere il diritto di coniazione all’Italia; appena nel 1935, per diretto interessamento di Mussolini, il governo italiano comperò dalla zecca di Vienna i conii originali. L’Austria era all’epoca un regime autoritario, il cosiddetto austro-fascismo, che mirava a sfuggire all’inglobamento nella Germania nazista tramite un ri-avvicinamento al regime italiano. Concedere il vecchio tallero fu allora un’azione diplomatica, e il governo fascista, con spirito pragmatico, si mise a ristamparlo tale e quale quello settecentesco. Questo nuovo tallero – austriaco nell’effigie, italiano nell’anima – sovvenzionò allora l’invasione dell’Etiopia, permise di rinsaldare i legami con le tribù alleate. È uno dei rari casi nella storia dove, a distanza di un secolo e mezzo, una moneta viene ristampata tale e quale. Il tallero poi sopravvisse alla dominazione italiana e alla seconda guerra mondiale, ‘resistendo’ ai tentativi della stessa Etiopia di introdurre un sistema monetario ‘moderno’ (1948). Solo negli anni Sessanta del novecento la moneta iniziò a perdere valore, a non essere più conio diffuso tra le popolazioni africane. Oggigiorno il tallero di Maria Teresa è la moneta più contromarcata al mondo e rimane una delle monete più popolari coi suoi quasi 400 milioni di pezzi battuti, pari a oltre 9000 tonnellate d’argento. Niente male per una ‘grassa signora’. Fonti: Alessandro De Cola, Il problema monetario nella Colonia Eritrea: il tallero di Maria Teresa nella letteratura coloniale (1857-1941) in Pallaver, Karin (Ed.); Podestà, Gian Luca (Ed.) (2021): Una moneta per l’impero: Pratiche monetarie, economia e società nell’Africa Orientale Italiana, Economia –Teoria economica – Pensiero economico, ISBN 978-88-351-1445-1, FrancoAngeli, Milano Sito GranDoblone, Il Tallero di Maria Teresa d’Austria
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  47. Personalmente penso che per un nuovo appassionato (sopratutto se ancora giovane) l'approccio migliore per gli acquisti sia il negozio numismatico e in particolare il rapporto diretto con i numismatici professionisti. La conoscenza personale che ne deriva è auspicio di un proficuo rapporto di fiducia: sara' interesse del commerciante fidelizzare il cliente e lo stesso avra' un riferimento preciso di aiuto e consigli nel fare gli acquisti. Vedrai nel tempo che si instaura, oltre al rapporto puramente economico, anche un rapporto di fiducia e amicizia. Ma io sono vecchio e non sono abituato a vedere il mondo tutto dentro uno schermo. Se non hai fisicamente la possibilita' di recarti ad un negozio numismatico (perche' magari troppo lontano), contatta i nip (numismatici italiani professionisti). Avrai la garanzia (non assoluta) di fare acquisti sicuri e certificati. L' approccio con le aste lo lascerei ad una fase successiva , quando avrai l' esperienza di vita e la conoscenza numismatica necessaria per entrare nel mondo delle aste. In ultimo Ebay: per effettuare un acquisto da sconosciuti ci vuole una profonda conoscenza di quello che vai ad acquistare per non incorrere in sonore bastonate. Ti saluto e ti auguro un felice futuro numismatico.
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  48. anni fà ,poco dopo l'entrata dell'EURO ,girovagando x bancarelle alla ricerca di monete trovai un piccolo album con tutti i commemorativi dell'URSS ,mi chiesero 60 euro e ricordo di averci pensato tutto il giorno per poi decidermi a fine della fiera a prendere l'intera collezione .Mai scelta fù più azzaccata visto oggi la non facile reperibilità, nonchè l'aumento vertiginoso dei prezzi. I pezzi sono 64 ...48 da 1rublo....3da 3rubli....13 da 5rubli
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  49. Proviamo a ravvivare un po' questa discussione, ecco la scheda che ho preparato della moneta da 1 Rublo 1924 "Il Rublo dei Lavoratori", anche se non è esattamente un Rublo di ferro. 1 Rublo 1924 Zecca: Leningrado Tiratura: 12.998.000 esemplari Metallo: Argento 900 Peso: 20 g Diametro: 33.5 mm Spessore: 2.6 mm Referenze WCK: Y# 90.1, Y# 90.2 D/ In alto, al centro, vi è lo stemma dell’URSS come formalizzato nella Costituzione del ’24, “Lo stemma si compone di una falce e di un martello sul globo terrestre disegnato nei raggi del sole e incorniciato di spighe. Al di sopra dello stemma vi è una stella a cinque punte.” Lo stemma taglia in due la sigla in cirillico "CCCP" (in caratteri latini "SSSR") formata dalle iniziali del nome ufficiale dello Stato. In basso, il valore in caratteri cirillici “Un Rublo" (ОДИН РУБЛЬ), e lungo il bordo perlato il motto marxista "Proletari di tutti i paesi, Unitevi!" (ПРОЛЕТАРИИ ВСЕХ СТРАН, СОЕДИНЯЙТЕСЬ!). Bordo perlinato. R/ Il rovescio è dominato dalla figura di un lavoratore con in mano due arnesi, sullo sfondo una fattoria agricola, alla sinistra un giovane rivoluzionario che tenendogli un braccio sulla spalla punta il dito al futuro e gli mostra "Il sol dell'avvenir" che sta sorgendo da un monte, ai piedi un edificio industriale. Il giovane proletario sta dicendo al vecchio lavoratore che la futura grandezza dell'URSS verrà attraverso l'industrializzazione. In esergo, la data “1924г” con vicino l’iniziale della parola russa “anno”. Bordo perlinato. C/ In incuso, il peso e le iniziali russe di P. V. Latishev, direttore della zecca di Leningrado, e la dicitura “Argento Puro 18gr.” (ЧИСТОГО СЕРЕБРА 18 ГРАММ) Storia della moneta Dopo il consolidamento del potere di Joseph Stalin in seguito alla morte di Lenin, nel 1924 l’URSS lanciò una terza riforma monetaria introducendo il Rublo "oro" per un valore di 50.000 vecchi rubli. Con questa importante riforma il Rublo veniva collegato allo Chervonets “oro” (10 Rubli) e si poneva così fine all'iperinflazione dei primi anni post rivoluzionari, la carta moneta fu emessa in rubli per valori inferiori a 10 rubli e in Chervonets per le denominazioni più alte. Si tratta della prima moneta coniata in nome dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, era stata preceduta dalla serie 10, 15, 20 e 50 copechi e 1 rublo tutte in argento 1921-1923 che portavano invece l'emblema e le leggende della RSFSR (Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa). Questa moneta nota come “Rublo dei lavoratori” assieme alla moneta da 1 poltinnik (½ Rublo) e la moneta in oro da 10 Chervonets rappresenta appieno lo stile artistico che nasceva in quegli anni in URSS, il Realismo socialista. Furono introdotte le monete di rame nei tagli da ½, 1, 2, 3 e 5 copechi, insieme a dei nuovi copechi d'argento nei tagli da 10, 15 e 20, che andarono ad affiancare le monete della RSFSR che continuavano ad avere corso legale, le monete di questo periodo furono emesse nelle stesse dimensioni e peso delle monete utilizzate durante il periodo zarista. Come facilmente immaginabile le monete in argento venivano subito tesaurizzate e sparivano dalla circolazione poco dopo essere state distribuite, l’argento stava diventando troppo costoso da utilizzare e gran parte doveva essere importato, nel 1930 la carenza di monete divenne acuta e le autorità sovietiche accusarono gli "accaparratori" e gli "speculatori di cambio" di essere i responsabili delle carenze, furono prese misure confiscatorie e nel 1931 furono definitivamente ritirate dalla circolazione e sostituite dalla nuova serie divisionale in cupronichel, da quel momento il solo possesso costituiva reato. Correva l’anno 1924, anno cruciale nella storia dell’Unione Sovietica. 21 Gennaio: a Gorky muore Lenin pseudonimo di Vladimir Il'ič Ul'janov, uomo politico, organizzatore del partito comunista (frazione bolscevica), capo della rivoluzione di ottobre del 1917, primo presidente dell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Servì come primo ministro della Repubblica russa dal 1917 al 1918, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa dal 1918 al 1922 e dell'Unione Sovietica dal 1922 al 1924. Sotto la sua guida la Russia – e in seguito l'Unione Sovietica – diventò uno Stato socialista monopartitico governato dal partito comunista sovietico. Ideologicamente marxista, le sue teorie politiche sono state poi riconosciute come "leninismo". Il suo corpo verrà imbalsamato. È attualmente visibile in un Mausoleo in piena Piazza Rossa a Mosca. Poiché i meccanismi di successione non erano stati stabiliti nelle procedure del Partito, la scomparsa del leader sollevò una feroce lotta tra fazioni. Questa "lotta per la successione" coinvolgerà principalmente due esponenti, Lev Trockij e Iosif Stalin 26 Gennaio: La città di Pietrogrado viene rinominata Leningrado in onore di Lenin. 31 Gennaio: Viene approvata dal II Congresso dei Soviet la Costituzione del 1924, che legittimò l'unione avvenuta nel 1922 della RSSF Russa, RSS Ucraina, RSS Bielorussa e RSSF Transcaucasica, viene proclamato ufficialmente il nuovo stato federale l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. La nuova Costituzione rifletteva ancora l'atmosfera tempestosa dei primi anni e proponeva la dittatura del proletariato senza alcun addolcimento; i borghesi, gli ecclesiastici e quanti non svolgevano un “lavoro produttivo” erano esclusi dal voto, secondo il principio “Chi non lavora non mangia”. Febbraio: la Gran Bretagna riconosce ufficialmente lo stato sovietico, seguita cinque giorni dopo dall'Italia fascista e dalla Francia, gli USA lo riconosceranno ufficialmente solo nel 1933. 7 Marzo: Per fermare l’iper-inflazione viene introdotto il “Rublo oro” per un equivalente di 50.000 vecchi rubli. Maggio: La moglie di Lenin consegna il “Testamento di Lenin” affinché possa essere letto al XIII Congresso del Partito. Il documento fu letto ma ampiamente ignorato. Inoltre, i sostenitori di Stalin gli altri due membri della Troika, Zinoviev e Kamenev dichiararono che Stalin era cambiato e che i commenti di Lenin non erano più pertinenti. Maggio: XIII congresso del PCUS, prende piede la tesi del socialismo in un solo Paese presentata da Stalin già al XII Congresso del 1923 in contrapposizione a quella della rivoluzione permanente di Lev Trotzkij. Stalin partiva dal presupposto che le prospettive di una rivoluzione europea fossero fallite dopo la distruzione della Lega Spartachista adoperata dai Freikorps nel 1919 e sottolineava la necessità impellente del consolidamento della «patria del socialismo» attraverso la normalizzazione dei rapporti con gli altri Paesi capitalisti e il convogliamento di tutte le risorse economiche dei partiti comunisti occidentali in questa impresa. All'interno invece bisognava pretendere il massimo sforzo per fare di un Paese sottosviluppato uno Stato industrializzato e potente. Trotzkij invece sosteneva la tesi della Rivoluzione permanente, ovvero bisognava favorire l'estendersi del processo rivoluzionario nell'Occidente capitalistico, Trockij voleva esportare la rivoluzione nel mondo tramite l'Armata Rossa e i partiti comunisti degli altri Paesi fino alla vittoria globale del socialismo. Fu uno scontro durissimo che interessò l'intero paese per tutto il resto dell'anno e si trascinò fino al 1927 dentro e fuori il partito, nelle piazze e sui giornali, Stalin si sbarazzò di Trotzkij (che del resto fu sempre in minoranza), fu dapprima rimosso da tutti gli incarichi di governo nel 1925 poi esiliato in Kazakistan e successivamente allontanato dall'URSS. Da allora questa dottrina è stata contrastata e considerata una «deviazione» come tutto il pensiero trockijsta dalle organizzazioni di sinistra legate all'Unione Sovietica o alla Repubblica Popolare Cinese.
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