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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/02/23 in Risposte
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Ciao a tutti, oggi posto per condividerlo con voi, un un sesterzio di Filippo II con patina verde intonsa, proveniente dall' Asta Roma Numismatics. Allego descrizione dell'asta: Philip II, as Caesar, Æ Sestertius. Rome, AD 244-246. M IVL PHILIPPVS CAES, bare head and draped bust right / PRINCIPI IVVENT, Philip II standing left, holding globe and spear; S-C across field. RIC 256a; C. 55, 56. 18.85g, 34mm, 1h. Ex Chapdelaine Collection, Roma Numismatics E-Sale 27, 28 May 2016, lot 789.6 punti
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Non ricordo se l'ho già postata ma la stavo riguardando ed anche se usurata mi piace un botto, ha questa patina quasi nera cosi tanto intensa...bella...spero si noti in foto.🧐3 punti
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Buonasera a tutti Sono fiero di presentarvi la mia new entry. Premetto che non colleziono più da tempo monete angioine o del regno di Napoli ma non appena l'ho vista me ne sono letteralmente innamorato. Era poi da tempo che osservavo esemplari analoghi e che tra me e me fantasticavo sul pensiero di comprare, un giorno o l'altro, sia il mitico saluto d'argento (che ancora ahimè mi manca) sia, appunto, il gigliato: due monete che hanno segnato la storia del basso medioevo. La cercavo ben centrata e in ottima conservazione e questa, sebbene non sia perfetta, esteticamente mi ha fin da subito colpito Questo è l'esemplare in questione Volevo avere un parere riguardo la conservazione e anche un eventuale stima economica per capire se l'ho strapagata. Vi ringrazio in anticipo per tutti i pareri😊 (P.S. perdonatemi per la prima immagine che non sono riuscito proprio a ruotare😅)3 punti
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ROMA COLLEZIONA del 4-5 Marzo 2023 presso il Complesso Scolastico Seraphicum Via del Serafico, 3 – Roma EUR2 punti
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Bella come Biancaneve. Ha 3800 anni. Studi genetici rivelano l’origine di un popolo straordinario che si è estinto Erano indo-europei in migrazione? E la “Biancaneve” di Tarim – scomparsa 3800 anni fa – con tratti così occidentali, da dove veniva? Tanti gli interrogativi che erano aperti su uno dei luoghi sacri più semplici ed eleganti del mondo. La necropoli di barche del Tarim. In Cina. Veduta aerea del cimitero di Xiaohe. © Wenying Li, Istituto di reperti culturali e archeologia dello Xinjiang Un luogo di sabbia, desolato, che presenta tante dune, come un mare prosciugato, all’interno di una zona oggi desertica, ma un tempo attraversata da fiumi. Una terra un tempo ricca e feconda. Su una di queste dune, nel 1910, un contadino che vagava nella zona desertica aveva visto pali piantati nella sabbia e barche ormeggiate, ad ogni palo. Come avviene in una laguna. Mettiamo, a Venezia. Pensiamo a tanti pali e a tante barche a remi, ormeggiate, a Venezia. Ma qui le barche ormeggiate erano sprofondate nella sabbia. Ogni barca era protetta da una coperta di cuoio e conteneva un defunto perfettamente conservato, vestito, dotato di corredi anch’essi perfetti. Il sito si presentava con numerosi elementi decorativi. Manufatti con simboli sessuali. E formaggi che avrebbero accompagnato – come sostentamento – chi era partito per un lungo viaggio. Documentazione novecentesca dell’apertura di una delle barche Inutile dire che il contadino pensò di essere arrivato nell’Aldilà, quando spostando la coperta di cuoio di una delle barche si trovò di fronte un volto così, perfettamente conservato. E fuggì disperato, pieno di terrore. Ma attorno a ciò che raccontò si svilupparono le prime verifiche. Siamo fronte di una conservazione straordinaria. Dalla barca della necropoli al Bowers Museum per una mostra Gli studiosi che, nel tempo sono giunti in quel luogo, sono rimasti stupefatti dalle fisionomie occidentali dei defunti, che sono perfettamente conservati senza il ricorso a particolari sostanze. Si pensa che siano il clima del luogo e la qualità del terreno ad aver favorito questo processo straordinario. Ma pure la necropoli ha qualcosa di straordinariamente unico. Mostra elementi culturali precipui. Sotto il profilo fisionomico colpì, in particolar modo, la bellezza occidentale di una giovane donna. Non che non esistano altre bellezze. Ci sono bellezze orientali, bellezze africane, bellezze indie, bellezze arabe eccetera. Ma questa, oggettivamente, presenta tutti i canoni del nostro mondo. Questa giovane donna – scomparsa nel 1800 a. C. – fu chiamata Bella di Loulan o, durante una mostra americana dei reperti, Biancaneve, perchè il suo volto, la statuaria bellezza, la posizione nella barca, l’eleganza, i capelli che morbidamente scendono sulle spalle e sul petto, le ciglia lunghe e inarcate, gli occhi tondeggianti che ricordano un’antica e vasta gamma espressiva rinviavano al personaggio delle nostre fiabe, sotto la teca di cristallo. Ma la stessa elegante cura è presente anche nelle altre barche. Ogni defunto è perfettamente vestito, con attenzione ad ogni particolare, al punto che – visto con l’occhio di oggi – pare che tutte le barche e i loro occupanti si accingessero a partire, in corteo, come gli invitati a una gioiosa ed elegante cerimonia nuziale. Non c’è nulla di terribile e di definitivo. Non c’è fuoco, non ci sono divinità infernali, non ci sono cani dell’Aldilà, né mostri. Non c’è Morte in questa morte. Ma chi erano questi uomini? E qual era il loro segreto? Il volto autentico della giovane donna, spicca con eleganza dagli abiti alla mostra del 2010 al Bowers Museum Ora un studio genetico condotto da ricercatori cinesi è arrivato a una conclusione. Un tempo ritenuti migranti di lingua indoeuropea provenienti dall’Occidente, gli uomini mummificati dell’età de Bronzo trovati nel bacino del Tarim si rivelano essere una popolazione indigena locale con profonde radici asiatiche. In sostanza, gli studiosi cinesi, sostengono che quelli di Tarim erano gli abitanti antichissimi del luogo, che non si fusero con altre popolazioni in movimento. Quindi non si fusero né con le popolazioni che avrebbero portato alla nascita dei cinesi moderni né discendevano dagli europei. Fu una comunità culturalmente molto avanzata, in grado di colloquiare con le popolazioni vicine, di avviare interscambi ma portata all’endogamia, considerato il fatto che non appaiono segni di fusione genetica con altre popolazioni. Le sepolture indicano una fortissima identità etnica. Fu forse questa diversità culturale ad annullare la possibilità di matrimoni misti? Chiusi in se stessi, come comunità, ma aperti ai commerci e agli scambi. E, infine, estinti. “Dalla fine degli anni ’90, la scoperta di centinaia di resti umani naturalmente mummificati risalenti a un periodo compreso orientativamente tra il 2.000 a.C. al 200 d.C. nel bacino del Tarim ha attirato l’attenzione internazionale a causa del loro aspetto fisico cosiddetto “occidentale“, dei loro vestiti di lana infeltriti e intrecciati e della loro economia agropastorale che comprendeva bovini, ovini e caprini, frumento, orzo, miglio e persino formaggio kefir ( un latte fermentato, simile allo yogurt, originario del Caucaso e del Tibet, ndr.) – afferma Christina Warinner del’ Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia – Sepolte nelle bare delle barche in un deserto arido, le mummie del bacino del Tarim hanno a lungo sconcertato gli scienziati e ispirato numerose teorie sulle loro origini enigmatiche”. Un mascherone trovato nella sabbia “Per comprendere meglio l’origine della popolazione fondatrice delle mummie del bacino del Tarim, che per prima si stabilì nella regione in siti come Xiaohe e Gumugou intorno al 2.000 a.C. – prosegue Christina Warinner – un team di ricercatori internazionali dell’Università di Jilin, l’Istituto di paleontologia e paleoantropologia dei vertebrati, il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, Seoul National University of Korea e Harvard University hanno generato e analizzato dati sull’intero genoma di tredici delle prime mummie conosciute del bacino del Tarim, risalenti a un periodo compreso tra il 2.100 e il 1.700 a.C., insieme a cinque individui risalenti a circa 3.000-2.800 a.C. nel vicino bacino di Dzungarian. Questo è il primo studio su scala genomica delle popolazioni preistoriche nella regione autonoma uigura dello Xinjiang e include i primi resti umani ancora scoperti della regione”. I risultati? Bella e tutti gli altri della sua misteriosa etnia appartenevano a un “isolato genetico“, che non si mescolò con nessun altra etnia. Discendevano da una popolazione pleistocenica – gli euroasiatici del Nord – un tempo diffusa, ma che era in gran parte scomparsa entro la fine dell’ultima era glaciale. Loro furono tra i pochi a resistere, a proclamare la propria diversità, conservandola, fino a scomparire. Secondo gli studi, non ebbero discendenti. Restano però i loro lontani cugini, anch’essi discendenti dallo stesso ceppo: le popolazioni indigene della Siberia e dell’America che condividono con i Tarim il 40 per cento dei geni. Anche nel nostro corredo genetico esistono tracce di parentela, ma il legame non è particolarmente stretto. PER LEGGERE L’INTERA RICERCA DEGLI STUDIOSI, è POSSIBILE CLICCARE SUL LINK QUI SOTTO https://www.nature.com/articles/s41586-021-04052-7#citeas https://www.stilearte.it/bella-come-biancaneve-ha-3800-anni-studi-genetici-rivelano-lorigine-di-un-popolo-straordinario-che-si-e-estinto-2/2 punti
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Per caritá,è lodevole la curiositá,la voglia di capire e dare un senso ad un ricordo,ad un oggetto,magari anche appassionarsi: è giusto e lecito. È la forma che a volte andrebbe cambiata,non la sostanza. #32 punti
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Ciao @Emiliano77 È Caracalla per la zecca di Petra, con legende di questo tipo: [AYT K M AVP ANTO] NEINO [METPOΠOΛIC] AΔ • ΠΕT • https://www.acsearch.info/search.html?id=55292632 punti
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Non è questo il modo di rispondere a chi cerca di farti capire un concetto, ovviamente per chi è abituato a parlare e discutere di monete basta il colpo d'occhio per riconoscere un falso da bancarella, questo devi concederlo a chi ha perso tempo a risponderti e segnalarti dove è il problema.. Comunque la tua pseudomoneta ha delle differenze enormi da quella originale Il bordo stretto, la scritta FERT nel contorno diversa da quella originale, il colore, il materiale, l'impronta di conio più sfocata, il peso sicuramente e mille altre cose... Per gli esperti o conoscitori è ovvio a prima vista, per chi non è esperto no, ma anche se non era stato fatto un elenco delle incongruenze non era necessario rispondere male!2 punti
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Segnalo l'uscita del n. 392 di Panorama Numismatico. Questo è il sommario: Gianni Graziosi, Immagini femminili sulla cartamoneta, II parte – p. 3 Roberto Diegi, La monetazione di tipo greco in Sicilia, 5, La monetazione di Kamarina – p. 11 Angelo Cutolo, Un rarissimo e discusso follaro battuto nella zecca di Capua sotto Roberto II – p. 17 Vito Vittorio, La monetazione di Menelik II Imperatore d’Etiopia (1889-1913), I parte – p. 25 Giuseppe Carucci, Il tallero di Carolina – p. 41 Alberto Castellotti, Una introvabile medaglia milanese – p. 43 Emissioni numismatiche – p. 46 Giuseppe Carucci, Due monete per Torino 2006 – p. 47 Recensioni – p. 49 Notizie dal mondo numismatico – p. 55 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 632 punti
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Ciao, ottimo esemplare hai preso. In generale, altri requisiti per verificare se si tratti di coniazione postuma o meno sono: flan più ampio, figura più "cicciotta" del re in trono, il rovescio con il campo più pieno", ossia con la croce ed i gigli più ampi rispetto alle coniazioni coeve. Per me, quindi, il tuo è postumo ed è in conservazione splendida. Il gigliato è stata una moneta molto amata ed imitata all'epoca. Saluti Eliodoro2 punti
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Buondi' La Napoletana di oggi è un'altra Piastra "cerchietti e quadratini" nel taglio, millesimo 1787.. bruttina ma molto rara.2 punti
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Nei Sec. XVI e XVII il personale della Zecca di Napoli era diviso in due categorie: gli Ufficiali e gli operai. I primi, in numero di nove, erano contraddistinti e remunerati in base alle loro funzioni ed al modo con cui erano venuti in possesso dell'ufficio. Il Mastro di Zecca. Era responsabile del buon andamento di tutti i lavori ed ordinava la coniazione delle monete sui tre metalli, in applicazione delle norme emanate dalla Regia Corte. Aveva il diritto di apporre le sue iniziali sulle monete. Il Credenziere maggiore, o della bilancia grande, campionava e «liberava» le monete. Il Credenziere della Sajolla, o della bilancia piccola, pesava le monete, pezzo per pezzo, durante la coniazione. Il Mastro di prova. Eseguiva le prove dell'oro e dell'argento che entrava nella zecca e delle bontà del metallo con cui venivano coniate le stesse monete. Apponeva la sua sigla sulle monete. Il Mastro di cugno. Lavorava i conii ed i punzoni per le monete e vi apponeva anch'egli la sua sigla. Il Comprobatore. Assisteva il Mastro di prova nelle sue funzioni. Il Guardaprova. Assisteva agli assaggi delle monete coniate e conservava di ogni liberata alcuni pezzi. Il Campione. Vigilava sul buon funzionamento delle bilance e dei pesi delle monete. Il Giudice delle differenze. Derimeva eventuali controversie tra il Mastro di prova ed il Comprobatore. Tutti gli ufficiali della Zecca avevano diritto ad un determinato numero di aiutanti. Gli operai invece erano divisi e remunerati secondo il lavoro che svolgevano. Gli Obrieri. Avevano la funzione di ridurre in «zagarelle», o lamine, i pezzi quadrangolari di metallo necessario per la coniazione. Gli Affilatori. Mediante forbici adatte riducevano in tondelli le lamine e ne verificavano il peso. I Coniatori. Erano gli operai addetti ai lavori di coniazione delle monete. I Trafilatori. Erano addetti alle trafile, ossia a quella macchina, composta da due cilindri metallici, che rendeva lisce le lamine (questa macchina entrò in funzione con la coniazione al bilanciere). Ad ogni trafila erano addetti cinque operai. Fonte: G. De Sopo, Le monete di Napoli. L’evoluzione della tecnica monetaria e le varianti della zecca napoletana dal 1516 al 1859. Luigi Regina Editore - Napoli - 1971.1 punto
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Apparemment je vois une lettre pour l.atelier vercelli ? Mais je ne sais pas quel type ? m’en espérant que cela vous fera plaisir .1 punto
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Sono contento di aver pensato giusto.1 punto
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DE GREGE EPICURI Sarei curioso di sapere quale ente coniava queste strane medaglie. Il centurione fa il saluto fascista a Cristo, il quale...non è molto chiaro come reagisca. Al rovescio, addirittura quattro fasci: ma perchè proprio quattro? Infine, quale rapporto possa esserci fra il re, la fraternità e il timore di Dio mi è completamente oscuro.1 punto
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DE GREGE EPICURI E' forse la più comune moneta di Siracusa, ma ha secondo me un particolare fascino. Al rovescio c'è l'ippocampo, che sarebbe poi in teoria un cavalluccio marino, ma con aspetti del tutto fantastici: zampette anteriori, piccole ali, coda attorcigliata da pesce, e qualche volta anche delle briglie (come un cavallo...) E' stata coniata in grande quantità e con pesi molto variabili, da 4-5 fino a oltre 10 grammi. Esistono anche contromarcate, con contromarca ΣΥΡΑ.1 punto
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Ciao a tutti, Riguardo il D'Andrea Contreras gli autori attribuiscono il ducale alla zecca di Palermo anche se circolante prevalentemente in Puglia, dove aveva la funzione di moneta intermedia tra i tarì siciliani e la monetazione in rame. Saluti Eliodoro1 punto
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Domus romane a due passi dalla Torre di Pisa, dagli scavi pedine da gioco e monete Tra le stanze meglio conservate e portate alla luce anche un triclinio, dai muri ancora riccamente colorati. I bicchieri recano visibile il marchio di chi li fabbricò nel I secolo d.C. 13:54 Suppellettili antiche, monete e una testa di leone di terracotta. Ma anche pedine da gioco e bicchieri con il marchio “di fabbrica” ancora perfettamente leggibile. Sono i primi doni che lo scavo in piazza Andrea del Sarto, a Pisa, sta regalando agli archeologi e agli appassionati di storia. I lavori, a due passi dalla celeberrima Torre, hanno preso avvio lo scorso settembre e stanno portando alla luce i resti di una o più domus romane degli inizi del I secolo d.C., provviste ancora di pavimenti decorati eccezionalmente conservati e spazi scoperti, probabilmente giardini fiancheggiati da portici. A sorpresa è emerso dagli scavi un triclinio ben conservato: nella sala da pranzo, dove i convitati mangiavano e conversavano sdraiati su tre letti sistemati sui lati, appare chiaro il riquadro pavimentale che si presenta come una sorta di tappeto riccamente decorato. Dal sito dei lavori stanno inoltre affiorando grandi quantità di frammenti dei rivestimenti delle pareti che, nonostante gli anni, ancora conservano i colori estremamente vivaci utilizzati e che indicano anche il notevole livello di ricchezza di dimorava nella casa. Le stoviglie trovate recano, chiaramente visibile, il marchio di fabbrica delle officine pisane del I secolo d.C.. Insieme ad esse gli archeologi hanno rinvenuto contenitori da trasporto per vino, olio e salse di pesce, lucerne, pedine da gioco, gemme incise e numerose monete. Al momento, lo scavo, diretto dal professore Fabio Fabiani del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, ha riguardato solo una porzione della piazza, ma i resti delle strutture antiche si estendono sicuramente su tutta l'area. È verosimile ipotizzare che le domus appartenessero allo stesso quartiere residenziale di cui facevano parte le abitazioni già trovate nella vicina Piazza Dei Miracoli, fiancheggiando l'antico fiume Auser. Quest'ultimo, oggi scomparso dal paesaggio urbano, caratterizzava infatti, insieme all'Arno, la Pisa romana. Lo scavo in Piazza del Sarto ha infatti indagato un ulteriore tratto di questo antico fiume, oltre a quello già scavato presso la stazione di Pisa San Rossore dove sono stati trovati i relitti delle ormai celebri imbarcazioni romane. Tra le sabbie dell'antico alveo, sono state recuperate grandi quantità di contenitori da trasporto, merci di vario tipo e frammenti del fasciame ligneo di antiche imbarcazioni. Nei secoli seguenti quest'area venne progressivamente abbandonata. Nel IV secolo d.C., quando ormai le domus avevano cessato di essere utilizzate, questa zona della città continuò ad essere frequentata: ne sono prova i resti di strutture (muri e pavimenti in terra battuta) e le ceramiche che lo scavo ha permesso di recuperare. Tra fine IV-V secolo d.C., nell'area ormai diventata periferica si cominciarono a seppellire i defunti in semplici fosse scavate nella terra. Tra VI e VII secolo d.C., infine, la zona diventò un luogo di recupero di materiale da costruzione. In un momento in cui la città aveva evidentemente 'fame' di materiali per realizzare nuove opere, si dette avvio ad operazioni di smontaggio dei muri delle domus, per recuperarne le pietre. Le tracce di questo intervento sono lunghe e profonde trincee che attraversano tutto lo scavo. https://www.rainews.it/articoli/2023/03/domus-romane-a-due-passi-dalla-torre-di-pisa-dagli-scavi-pedine-da-gioco-e-monete--b02060a2-428f-438a-a202-caf0ae855fd2.html1 punto
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Valgono entrambe 1€; la prima poi è banalmente stata piallata a mano da qualcuno che evidentemente non aveva niente di meglio da fare, altro che rara... @Antoniosalva Puoi pure risparmiare i soldi della perizia.1 punto
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Indubbiamente tanti documenti rari ed unici come il contratto d'affitto firmato dal compositore Mercadante e probabilmente ultimo suo autografo data la sua scomparsa nel Dicembre del 1870: Altro esempio è uno dei più antichi libretti di conto corrente datato 1878: Quindi una mostra che racconta attraverso i suoi oggetti tanta storia da conoscere e divulgare.1 punto
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Disamina molto interessante e ricca di riferimenti, che mi pare davvero innovativa soprattutto in relazione alla possibilità di una coniazione di lucenses da parte pisana prima dell’avvio delle coniazioni a Pisa stessa... se si riuscisse a definire un tipo di lucenses “napoletano” distinto nell’attuale classificazione si avrebbe la piena conferma anche archeologica di quanto presentato... Sulla possibilità di coniazione del ducale in una zecca diversa da quella di Palermo, in effetti trovano spazio alcuni miei dubbi legati ad aspetti che non mi spiegavo... considerando una coniazione palermitana, non mi tornava l’adozione in pieno ambito arabo-normanno di un’iconografia del tutto bizantina... inoltre non riuscivo a comprendere perché coniare a Palermo una moneta che avrebbe dovuto circolare unicamente (stando a Travaini, ma non solo a lei) sui territori continentali... Dopodiché, la presenza di diverse varianti (già segnalate nel volume 14 del MEC), se davvero il ducale fosse stato battuto solo per un breve periodo subito dopo l’unificazione (come sembra suggerire l’articolo sopraccitato) potrebbe effettivamente accordarsi con diverse sedi di zecca...1 punto
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Ciao il 5 lire del 1901 è la moneta più iconica di Vittorio Emanuele III ed anche “una” (non “la”) delle più costose. Come già scritto molte volte in questo (ed altri) contesti numismatici, tutti gli esemplari autentici presenti sul mercato, poche decine, hanno una provenienza controllata, una perizia solida e un pedigree lungo come la fame. 😁E, di converso, tutti i numerosissimi esemplari rinvenuti nei cassetti, sacchetti, tiretti, pacchetti di nonni, nonne, zii, zie, cugini, parenti e affini 🤣 sono invece inesorabilmente dei falsi, fatti più o meno male, ma al 100% (non 99,99%, il 100%!) riproduzioni senza valore. E la tua rientra tra queste, senza nemmeno bisogno di vederla, tanto è remota la possibilità di reperire casualmente uno degli esemplari autentici. Si potrebbe dire che è più facile vincere al Superenalotto col 6 o essere colpiti da un meteorite1 punto
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Ciao, non ho mai commentato i sesterzi che ci dai il privilegio di ammirare ma questo , per quelli che sono i miei gusti, è il più bello di tutti. I rilievi più sporgenti delle figure appena appena consunti lasciano presumere che abbia circolato almeno un poco e quindi svolto la sua funzione. Per me il massimo che può esprimere una moneta di quasi 2000 anni. Alla prossima 🙂 ANTONIO1 punto
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Ciao dalla fattura, dallo stile e dalla confusione nelle legende mi ricorda le monete ad imitazione del soldo sabaudo attribuite a Castiglione su cui si è già discusso diverse volte sul forum tipo qui.. Quello che mi pare ancora oggi strano è come mai si rintracciano in buona conservazione (o discreta) ancora oggi...1 punto
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Buongiorno a tutti, temo non sia semplice darti un consiglio, anche perché la materia è ampia, prova per prima cosa a circoscrivere almeno un periodo , un gruppo di imperatori ad esempio. Poi leggi nella sezione delle Imperiali già li c'è tantissimo materiale e potresti trovare ciò che ti interessa o almeno indirizzarti dove trovare ciò che cerchi. Saluti Alberto1 punto
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Parlo da ragazzo che da poco ha compiuto 18 anni e sapere che nella desolazione lavorativa cui mi trovo davanti ci sia qualcuno che richieda personale nell'ambiente numismatico mi dà un certo sollievo. Purtroppo le mie competenze numismatiche sono ancora estremamente basilari per pensare solo di provare ad ottenere il lavoro. Chissà a livello economico all'inizio quanto si guadagni, penso poco come in qualsiasi posto.1 punto
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a mio modesto parere potrebbe essere Traiano Decio con la Dacia al rovescio.... mi sembra di scorgere qualcosa in cima al bastone . prova un confronto https://numismatics.org/ocre/id/ric.4.tr_d.1011 punto
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Al retro dovrebbe essere la pietas https://numismatics.org/ocre/id/ric.4.ss.574 Io penso che sia un denario , potrebbe essere un denario del limes vista la totale mancanza di argentatura?1 punto
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Bene, chiudo con la "Briciola" del Gazzettino di Quelli del Cordusio #7 del settembre 2020:1 punto
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Abbiamo un livello di usura un po' troppo marcato per essere semplice frutto di circolazione intensa: QUI C'E' UN FORTE LEZZO DI CRIMINE CONTRO LA SACRALITA' DI NOSTRO SIGNORE IL DENARO.1 punto
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Buonasera a tutti . Una gran bella conservazione per questa Piastra di Ferdinando IV del 1794, con un rovescio abbellito da una leggera patina iridescente . Ho deciso di separarmene....🤗1 punto
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Bellissima moneta molto suggestiva , così a occhio i rilievi sono forse da SPL +. La frattura, ma parere personale, data la tipologia non disturba particolarmente1 punto
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Aggiornamento finale da LEU...... Odisseo thank you for your information. We have informed the buyer and will take the coin back for a full refund. Kind regards Lars Rutten1 punto
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Max Gandolph v.Kuenburg Arcivescovo dal 30.7.1668 al 3.5.1687 1/6 di thaler-klippe 1669 class. Z.2019. peso circa 4,70 L'ultima messa in asta è alla base di 40 € non ha trovato offerenti. Direi che : un bel BB = 150 . SPL = 300. Quasi tutte le klippe di Salisburgo hanno appiccagnoli o fori otturati e non, perciò questo influisce poco sulle valutazioni La moneta postata è appena B e non credo trovi compratore se non a 10/20 €.1 punto
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La prima è un 2 cavalli di Napoli coniato sotto Carlo V imperatore, la seconda è romana mi sembra di Domiziano1 punto
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Ciao a tutti! Contribuisco anche io in maniera modesta a questo Topic che trovo molto interessante. Di seguito la mia prima napoletana, scelta anche in base ad una sorta di affetto/ammirazione per il personaggio al dritto.1 punto
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Al rovescio sono rappresentati il basileus e san Demetrio che gli porge un vessillo sormontato da una croce patriarcale. La somiglianza mi ha ancor più colpito dopo aver scoperto che questa moneta è stata prodotta proprio durante la guerra greco-normanna, mentre i Normanni sotto la guida di Roberto il Guiscardo invadevano Epiro e Tessaglia, avvicinandosi alla regione di Tessalonica stessa: forte è la tentazione di pensare che una certa quantità di queste monete abbia fatto parte dei bottini normanni, sia stata portata in Italia e qui sia poi stata vista dal giovane Ruggero II entrando a far parte del suo immaginario... Appurata la natura tipicamente bizantina dell’iconografia del ducale, resta da approfondire cosa vedo di profondamente “normanno” in questa moneta. Il ducale è una moneta chiaramente celebrativa. Innanzitutto riporta l’anno di emissione (il 1140, datandolo come “anno decimo di regno”), per inquadrare senza possibilità di confusione il suo riferimento cronologico. Il suo rovescio mostra i “trionfatori” di una lotta lunga ma vittoriosa: Re Ruggero, magnificamente agghindato e con il globo crucigero in mano, a rimandare all’assolutezza quasi “orientale” del suo potere, ed il suo figlio primogenito Ruggero, in armi. La moneta porta poi nel suo nome stesso il richiamo alla dignità di Ruggero figlio. Questi, investito dal padre del Ducato di Puglia nel 1334, si era distinto per valore militare fin dalla battaglia di Rignano (1137) e nel 1139, dopo la morte del principale contendente di Ruggero II, Rainulfo d’Alife, era riuscito addirittura a catturare Papa Innocenzo II, costringendolo a confermare al padre Ruggero II il titolo regio ed a lui ed al fratello minore Anfuso rispettivamente i titoli di Duca d’Apulia e Principe di Capua. Ruggero d’Apulia, che nonostante la giovane età (era nato intorno al 1118) si era dimostrato in grado, nelle parole di cronisti coevi, di gestire il potere con assennatezza e polso, era ormai destinato a succedere al padre Ruggero II nella dignità regale, quando venne a mancare prematuramente ed in circostanze non chiarite tra il 1148 ed il 1149. Il ducale, come moneta, nonostante la ricchezza iconografica e la sua posizione “di snodo” nel nuovo sistema monetario introdotto da Ruggero II, non ebbe molta più fortuna del personaggio al cui titolo si riferiva. Scarsa pare la sua menzione come moneta “di conto” nelle fonti scritte e ancor più scarsi sono stati finora i suoi ritrovamenti, come se in realtà il ducale avesse avuto una circolazione limitata nell’economia “reale”. Addirittura, ancora è dibattuta l’estensione stessa della sua circolazione: per la natura simbolica di moneta che celebrava il potere ormai incontrastato di Ruggero II su tutto il Regno e per la sua nascita proprio in seguito alle Assise di Ariano (che miravano a sancire l’unità anche legislativa dei possedimenti normanni) si potrebbe pensare che dovesse aver corso in tutto il Regno; diversi Autori ritengono tuttavia che il ducale fosse destinato unicamente alle regioni continentali e, nonostante la sua coniazione a Palermo, non dovesse aver corso legale in Sicilia. Di fatto, la sua coniazione sopravvisse di poco a Ruggero II, proseguendosi soltanto nel regno del suo successore, Guglielmo I, con obbligate variazioni iconografiche (per perdita del “contesto” a cui si riferiva, a riprova della sua natura “celebrativa”) e per giunta con una svalutazione del suo contenuto di fino. Dall’ascesa al trono del sovrano successivo, Guglielmo II, il ducale non fu più battuto. L’epopea normanna era iniziata con un piccolo gruppo di avventurieri venuti dal Nord che infine, sotto il comando di Roberto il Guiscardo, erano giunti a conquistare l’intero Mezzogiorno italiano ed addirittura, sotto la guida di Ruggero I d’Altavilla, si erano posti come “precursori” delle Crociate liberando la Sicilia dalla dominazione araba. Attraverso una sapiente miscela tra valore militare e valorizzazione dell’eredità culturale e del capitale umano di arabi e bizantini, avevano saputo creare uno Stato fiorente e potente, in grado persino di recuperare terre ai musulmani in Nord Africa (il “Regno normanno d’Africa”, protettorato siciliano fino al 1160) e di insidiare il cuore dell’Impero bizantino con i tentativi di invasione della Grecia tra l’ultimo ventennio dell’XI e la prima metà del XII secolo. Lo Stato normanno nel Mezzogiorno d’Italia è stato così il crogiuolo da cui sarebbe poi scaturita l’esperienza dello “stupor mundi” medioevale. Eppure, nel giro di meno di due secoli, l’intero edificio statale normanno ha raggiunto l’acme del proprio splendore per poi crollare davanti all’avanzata sveva, forse proprio per la prematura scomparsa di Tancredi d’Altavilla, che ne ha vanificato la strenua resistenza. In questo senso, ho voluto scorgere nella breve coniazione del ducale quasi la “cifra” dell’esperienza normanna nel Mezzogiorno italiano: moneta “trionfale” ma senza futuro, come il principe da cui prendeva il nome, prematuramente mancato alle aspirazioni di successione del padre, e come lo splendido e fertile esperimento di Stato “moderno” e multiculturale fondato dagli Altavilla che, se temporaneamente sembrò rifiorire sotto Federico II (in fondo, un Altavilla anche lui, per parte di madre), fu poi definitivamente superato dall’invasione angioina. Bibliografia: Zecchino M. R., La riforma monetaria varata da Ruggero II nell’Assemblea di Ariano del 1140. Rivista di Storia del Diritto Italiano; 2013, vol. 86, pagg. 303-324. Travaini L., La monetazione nell’Italia normanna. Roma, 1995. Grierson P., Travaini L., Medieval European Coinage. With a catalogue of the coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge. 14. Italy (III) (South Italy, Sicily, Sardinia). Cambridge, 1998.1 punto
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Probabilmente alcuni si chiederanno il motivo per cui gli Herennii , di stirpe Sannita , riprodussero in questa moneta un fatto mitologico avvenuto in Sicilia , quale relazione ci fu tra i Sanniti Herennii e la Trinacria ? "La gens Herennia era una famiglia plebea dell'antica Roma . I membri di questa gens vengono menzionati per la prima volta tra la nobiltà italiana durante le guerre sannitiche e compaiono nell'elenco consolare romano a partire dal 93 a.C. In epoca imperiale ricoprirono numerose cariche provinciali e comandi militari. Discendente di questa gens era l'imperatrice Herennia Etruscilla . Gli estesi interessi mercantili degli Erennii sono attestati da diversi autori, che descrivono la partecipazione della famiglia ai commerci siciliani e africani , e soprattutto il loro coinvolgimento nell'acquisto e nell'esportazione del silfio , erba medicinale di grande valore nell'antichità, che cresceva solo lungo un breve tratto della costa africana, e ha sfidato tutti i tentativi di coltivarlo. L'interesse herennio per il commercio è attestato dal cognome Siculo (un siciliano), l'insediamento di un mercante di nome Erennio a Leptis Magna , la leggenda della fondazione di un tempio ad Ercole a Roma, e una moneta della gens recante al dritto la rappresentazione della dea Pietas , e al rovescio Anfinomo che porta il padre, riferimento alla leggenda dei due fratelli di Catania , scampati a un'eruzione dell'Etna portando con sé i loro genitori anziani. Un Cognomen usato dagli Herennii era Siculo , dove alcuni Herennii esercitavano il loro commercio. Un Herennio Siculo fu un aruspice e amico di Gaio Sempronio Gracco , fu arrestato a causa della sua associazione con Gracco; ma piuttosto che affrontare il disonore della prigionia nel Tullianum , sbatté la testa contro lo stipite della porta, e così spirò" Condensato ed estratto da : https://en.wikipedia.org/wiki/Herennia_gens1 punto
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Guarda, ci sono anche alcune celebri case d'asta che sono "di manica larga" con le conservazioni. Sei all'inizio: quello che conta ora è vedere più monete possibile, è capitato a tutti di non fare sempre ottimi affari (pure a me capita ancora adesso che colleziono da trent'anni...), ti consiglio solo in questa fase di non spenderci troppi soldi. Con il passare del tempo il gusto, l'esperienza e la capacità di scegliere arriveranno da sé. Ora ciò che conta è imparare il più possibile e cominciare ad orientarsi nel mondo della numismatica Ah, comunque dal punto di vista collezionistico è meglio questa del 5 lire 1874, c'è più usura ma non ci sono quegli sgradevoli segni di lucidatura.1 punto
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Medaglia devozionale Lauretana,ovale con appendici globulari a ore 3 - 6 - 9. Argento? o bronzo/ottone, della prima metà del XVII sec.- D/ La Madonna di Loreto stante, coronata,con Gesù Bambino in braccio a sx, alle sue spalle la Santa Casa, sopra un arco a cui sono appese due lampade votive, in esergo, ornato.- R/ Busto di S. Barbara, coronata, con grade croce sul petto, scritta: .SANCT.*.*.BARBA.- Iconografia molto rara della santa, che di solito è rappresentata con attributi come la torre con tre finestre, il calice o la pisside,il pavone,il ramo di palma(simbolo dei martiri),ecc.- Medaglia interessante e rara,in buona conservazione,complimenti. Ciao Borgho.1 punto
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Buongiorno. Penso che sia una rappresentazione di Santa Barbara, che a volte è rappresentato incoronato rara seicentesca. È raro ma alcuni può essere visto, come questo file. Saluti1 punto
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