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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/14/23 in Risposte
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facile dirlo ora ma all'epoca pochi si sbilanciarono e buona parte della discussione era incentrata sull'autenticità o meno del pezzo. Personalmente quel pedigree cosi lungo, dettagliato e anche troppo pomposo mi suonava di artefatto. Mi autocito da quella discussione: Basta fare un controllo nelle principali opere antiche che trattano la numismatica romana, incluso i cataloghi della collezione Tiepolo ( ma anche della Farnese, il Vaillant, il thesaurus Morellianus e una buona dozzina di altre opere) che riportavano tutto il conosciuto dell’epoca e gli elenchi esaustivi delle prime grandi collezioni ( inclusa l’imperiale d’Austria). estremamente improbabile che di un esemplare del genere - presumably custodito da nobili e persone di cultura - non fosse stata data notizia in alcun modo.8 punti
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L home Land security da quando fa expertise affidabili sulle monete e la loro autenticità? A parte questo, l’hanno rilasciato immediatamente, quindi ….attendiamo almeno le udienze, anche se capisco che il tiro al numismatico è sempre uno degli sport preferiti dai talebani della cultura e anche di qualche collega o altro che ne vorrebbe beneficiare di questa situazione…. ma non fa assolutamente bene al mondo collezionistico questa caccia alle streghe, presunte o irreali che siano….già l’ambiente è mal visto, se poi gli diamo anche una mano noi stessi a classificarlo e incasellarlo come pozzo di nefandezze totale, poi non lamentiamoci dei sequestri arbitrari5 punti
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Buongiorno a tutti, ciao Beppe... Provo ad esporre il mio punto di vista, che può essere condivisibile o meno. Prendiamo in esame un campione di 18 Piastre 1836 (prese a caso) ed analizziamole solo al D/: Io, conto 13 diversi conii - ma potrei anche sbagliarmi e potrebbero essere 12 o forse 14. Bene, a mio avviso, si tratta quindi di tredici conii, tredici pezzi unici, effigi e legende con delle inevitabili - ma quasi impercettibili - differenze. Queste differenze di conio sono dovute al metodo artigianale di produzione dei conii, a parte alcuni piccoli dettagli - di cui abbiamo già largamente discusso - che potrebbero esser stati incisi con l'intento di poter riconoscere ogni specifico conio. Tredici DIFFERENZE DI CONIO e NESSUNA VARIANTE degna di nota. Ora, faccio un altro esempio ed allego la scansione di quattro mie Piastre 1836... Dalla scansione, dalle misurazioni e dalla comparazione tramite GIF, le differenze che si rilevano sono veramente minime e per questo, direi poco rilevanti, a parte la quarta piastra, che avendola in mano - già ad occhio nudo - è ben visibile un "taglio lineare" alla base del collo, anziché il "gradino" presente su tutte le Piastre degli anni'30. In questo caso quindi, io parlerei di tre teste "standard" e di una sola VARIANTE degna di nota, perché per l'appunto, la differenza dalle altre piastre dello stesso tipo è riconoscibile anche ad occhio nudo. Un saluto, Lorenzo4 punti
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Ho aggiunto in collezione una nuova moneta, come da titolo si tratta di un 5 soldi del 1697 di Vittorio Amedeo II. Fino ad oggi non ero ancora riuscito a trovare un esemplare che avesse un rapporto qualità/prezzo equo, o prezzi troppo onerosi per discrete qualità oppure veramente messi male come conservazione. Nonostante sia classificata con un grado di rarità R non se ne vedono molte in circolazione e veramente poche sono quelle degne di essere messe in collezione, vorrei conoscere se questa mia affermazione è condivisa dagli altri estimatori sabaudi, ma io ho notato che la tipologia seguente è molto più presente sul mercato rispetto a questa e si trova in migliore conservazione, sono stati coniati ovviamente più esemplari, per questo penso che non siano paragonabili come rarità. Mi sono dilungato anche troppo... Con un peso di 4,60 gr. Ecco la moneta!3 punti
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Direi che si tratta di un'ottima notizia. Inventare di sana pianta provenienze false per creare un background fittizio alle monete è una truffa di cattivo gusto verso la clientela. Ricordo la discussione che facemmo in questo forum a proposito della provenienza dell'aureo e non pochi espressero parecchi dubbi su una moneta proveniente da un collezione di un non meglio definito barone e spuntata dal nulla dopo secoli. Ora è uscito fuori che Roma Numismatics, probabilmente (il tutto se non ho capito male andrà poi dimostrato in sede processuale) ci ha preso tutti per il . Chiaramente il mio pensiero va principalmente agli acquirenti, che mi augurano non abbiano rogne per incauto acquisto. Allego la "probabile" supercazzola. qui la discussione in cui ne avevamo parlato.3 punti
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https://www.artnews.com/art-news/news/worlds-most-expensive-coin-fake-provenance-roman-eid-mar-1234659762/?fbclid=IwAR3ELX7fb-ez8-fHrGiXA8IP7YU7_Rh_DGMNY4ALQ69dqiHNjPtfgnYQ76o Il link sopra è quello di www.artnews.com che ha dato la notizia In sintesi il proprietario della casa d'aste, con sede a Londra, Roma Numismatics ,lui o chi per lui avrebbe falsificato la provenienza dell'aureo EID MAR ,che fu venduto dalla sua casa d'aste qualche anno fa ,per aggirare le leggi sulle esportazioni di beni culturali. odjob2 punti
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Alessandro Severo Marco Aurelio Severo Alessandro Augusto (in latino Marcus Aurelius Severus Alexander Augustus , nato ad Arca Caesarea il 1º ottobre 208 e morto a Mogontiacum l 18 o 19 marzo 235), nato come Marco Bassiano Alessiano (in latino Marcus Bassianus Alexianus) ma meglio noto semplicemente come Alessandro Severo (Alexander Severus). E' stato imperatore romano appartenente alla dinastia dei Severi, che regnò dal 222 fino alla sua morte avvenuta nell'anno 235. Adottato dal cugino e imperatore Eliogabalo, dopo il suo assassinio Alessandro salì al trono. Data la sua giovane età (fu imperatore a tredici anni), il potere fu effettivamente esercitato dalle donne della sua famiglia, la nonna Giulia Mesa e la madre Giulia Mamea. Passato alla storia come esempio di buon imperatore, rispettò le prerogative del Senato e si prese cura dei sudditi, non aumentò il carico fiscale e favorì il sincretismo religioso, infatti nel suo larario trovò posto anche una statua di Gesù Cristo, insieme a quella di Abramo. Come Antonino Pio, di carattere fu mite e buono, ebbe nobili inclinazioni. Anche quando giudicò su colpe gravissime, non inflisse la pena di morte. L'imperatore non fu però all'altezza dei problemi militari che dovette affrontare. Nel 229 la dinastia dei Sasanidi incominciò un'offensiva che strappò ai Romani la Cappadocia e la Mesopotamia, fino a minacciare la Siria. Severo riuscì ad arginare l'invasione, ma dovette rapidamente trasferirsi sul fronte del Reno per difendere la Gallia dall'aggressione dei Germani. Nel 235 fu assassinato dai suoi stessi soldati durante una campagna contro le tribù germaniche in quanto stava trattando un accordo col nemico ed essi trovavano troppo esitante la sua condotta in guerra. Al suo posto salì al trono un generale di origine barbarica e di grandi capacità militari, Massimino il Trace. (Fonte Wikipedia) Valore nominale: Sesterzio Diametro: 29 mm circa Peso: 19,74 gr Metallo: Bronzo Dritto: IMP SEV ALE-XANDER AVG (Imperator Severus Alexander Augustus), testa laureata dell'imperatore volta a destra con paludamento sulla spalla destra Rovescio: P M TR P VIII COS III P P (Pontifex Maximus Tribunicia Potestate octavum Consul tertium Pater Patriæ), Alessandro su quadriga al passo verso destra, con le redini dei cavalli nella mano destra e lo scettro con l'aquila in cima nella sinistra, S - C in campo Zecca: Roma Officina: Emissione: Anno di coniazione: 229 Riferimento: RIC 495, Cohen 377 Rarità: R2 Note: Sesterzio di barra Altro dei miei sesterzi di Alessandro Severo. Pur non in ottima conservazione soprattutto al rovescio (lo scettro, al r., è scomparso. 😞) l'iconografia illustrata su questo sesterzio mi piace tantissimo. Così come trovo fantastiche anche le monete degli altri imperatori hanno coniato sesterzi con l'imperatore alla guida di una quadriga come, ad esempio Antonino Pio, Commodo, Massimino il trace... Pareri? Commenti? Ave! Quintus2 punti
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Sono piuttosto orgoglioso del mio esemplare, raro (1735 NEAP:), patinato, pressochè FDC, proviene da una NAC di qualche anno fa, tra i pochi a non presentare alcun graffio al R/ (Sebeto) e solo pochissimi e lievi al D/. Mi spiace solo di non essermi aggiudicato anche la mezza piastra di quell'asta, ma ero già fuori budget. Un prezzo comunque molto più contenuto di quello fino ad ora raggiunto dalla piastra di ART-RITE.2 punti
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Grazie a tutti per i complimenti! Allego le foto del mio 5 sols del Giuramento, secondo tipo. 🙂2 punti
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Allora, se queste sono le le premesse, il silenzio è d’oro e l’esposizione mediatica fa solo male a tutti… come diceva Socrate : se non puoi dire niente di buono, non parlare di tizio2 punti
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La moneta é immagine dell’autorità e la prerogativa di battere moneta é tradizionalmente dell’imperatore. Sulle monete ostrogote appare quindi sul diritto il nome e il ritratto dell’imperatore bizantino contemporaneo del sovrano ostrogoto, che emette moneta a nome dell’imperatore, avendone ricevuto la delega. Mantenere la stessa tipologia delle monete dell’imperatore di Bisanzio garantiva inoltre una buona accettazione della moneta ostrogota, soprattutto d’oro, destinata agli scambi internazionali di alto livello. Ne sono passate in asta recentemente sia da InAsta che da Aurora. Probabilmente coniata a Ravenna.2 punti
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Mi ricordo di essere intervenuto nella vecchia discussione, chissà se a sproposito. Premesso che tutti i fatti andranno provati in un eventuale processo, aldilà della finta documentazione (prassi assolutamente inaccettabile, ma temo assai comune nel mondo dell'arte), sarebbe quasi comico se le monete fossero degli ottimi falsi. Intendiamoci, non ho nessuna base per sostenere una cosa del genere (anzi), però troverei persino divertente una situazione del genere. E non sarebbe la prima volta, peraltro, sono convinto (parlo in generale). Perdonatemi la facezia.2 punti
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Messina, viaggio nei sotterranei del Museo: i tesori salvati dopo il terremoto del 1908 L’idea è stata di quelle che lasciano il segno. Entrare nella suggestione di quel disastro, che a Messina il 28 dicembre del 1908 arrivò dalla terra e dal mare, è stato un attimo. Con sapienti giochi di luce e buio, l’atmosfera, per i 40 spettatori limitati per ognuna delle due serate, si è creata in un attimo, generando quel pathos necessario per quanto da lì a poco si sarebbe potuto vedere. Nei sotterranei, solitamente inaccessibili al pubblico, gli attori hanno condotto i visitatori in un percorso surreale. A fare da guida Antonio Salinas, impersonato da Fortunato Manti, direttore dell’epoca del museo archeologico nazionale di Palermo e soprintendente dei monumenti, musei e gallerie di Sicilia. Quando partì per Messina per salvare il salvabile aveva 67 anni. Moltissimo di quanto è stato possibile ammirare nei sotterranei umidi fu salvato da Salinas e dai suoi più stretti collaboratori, primo fra tutti il suo assistente professore Gaetano Mario Columba. Delle 91 chiese ispezionate rimase ben poco. S. Elia, S. Elisabetta, S. Giovanni Decollato, S. Maria del Bosco, S. Filippo Neri, una carneficina di monumenti e opere d’arte. Marmi, gessi, stoffe, tavole e tele recuperati e ammassati in quei sotterranei sembrava potessero raccontare quanto vissuto a chi, in quei momenti di religioso silenzio, procedeva ammutolito in quegli spazi fisici. Uno spettacolo nello spettacolo, scritto dal direttore del Museo, Orazio Micali, attraverso le parole che Salinas riportò di suo pugno, in alcuni appunti, a testimonianza di quel lavoro di recupero. Commozione e amarezza è stata espressa da un interessato pubblico che non conosceva quanto Antonio Salinas avesse fatto per la città di Messina, una città che lo ha dimenticato troppo in fretta. «Nemmeno una strada, una piazza a lui intitolate, una targa a testimonianza della sua dedizione a questa città», hanno espresso con enfasi. Anche Orazio Micali nella sua presentazione ha puntualizzato come questo studioso meriti di essere scritto nel libro dei Giusti. Registi dello spettacolo “La ricerca del patrimonio sepolto” Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, del ClanOff che organizza gli spettacoli al MuMe. Le letture sono state a cura di Gabriele Giliberto. Quello di venerdì e sabato è stato il primo di un ciclo di tre rappresentazioni sceniche prodotte dal Museo regionale di Messina, in collaborazione con il Clan degli Attori, che si svolgeranno nell’allestimento teatrale che si trova all’interno del MuMe. Opere che ripercorrono alcune delle tappe più significative della storia del teatro, messe in scena attraverso testi che raccontano storie e personaggi per un pubblico da emozionare e interessare. https://messina.gazzettadelsud.it/foto/cultura/2023/03/13/messina-viaggio-nei-sotterranei-del-museo-i-tesori-salvati-dopo-il-terremoto-del-1908-6339a32c-aa82-4701-886e-f7905513bbb3/15/2 punti
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Gentile @Auriate ci sfugge il motivo per cui sia andato a ripescare una discussione vecchia di ben 14 anni per inserirvi un suo sfogo, che riteniamo francamente fuori luogo. Se ha delle rimostranze da fare sulla conduzione del forum, potrà contattare in pvt, come da regolamento, i moderatori o gli admin, quanto a questa discussione, che numismaticamente ha detto ormai da molto tempo quel che aveva da dire, non resta che chiuderla.2 punti
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A proposito di effigi diverse, avevo già postato una Piastra 1836 con il naso più piccolo ed affilato. Devo dire che allora non aveva avuto molto successo ed i commenti erano stati pochissimi. Ho cercato nei vari archivi numismatici un riscontro e monete con queste caratteristiche ne ho trovate altre 4 oltre la mia. Pertanto la ripropongo sperando che qualche amico del Forum fornisca il proprio prezioso parere. Tengo a sottolineare che il peso è di 26,48 g ed il contorno non presenta anomalie, pertanto, a mio modesto parere, la moneta è originale. Questo è il confronto tra una 1836 normale ed altre 3 che presentano le stesse caratteristiche Grazie, Buona Serata, Beppe2 punti
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Ciao LOBU, anche per me si tratta di un' effige diversa. Si notano delle differenze: ciuffo che non si chiude a ricciolo ( come nella norma), naso, taglio delle labbra, barba sotto il mento diverse. Complimenti per la scoperta.2 punti
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Si chiama "esperienza", quando vedi migliaia di monete con errori genuine e false da periziare, lo capisci anche da piccoli particolari senza dover vedere la moneta nel suo complesso2 punti
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Buonasera a tutti. Queste due monete saranno sicuramente già passate su questo forum, ma quando le metto una accanto all'altra non posso fare a meno di pensare: stesso facciale e stesso anno, ma quanta storia, quanti accadimenti e quanto sangue tra questi due pezzetti di rame. Che ne pensate?1 punto
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Mi permetto di rispolverare questa discussione, sperando di fare cosa gradita, per mostrare i due esemplari della mia collezione corrispondenti a quelli pubblicati dal Mitchiner. il primo: il secondo, speculare:1 punto
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Molto interessante, nell'articolo citato al primo post, la seguente frase: "the coin came from “an old Swiss collection,” which Easter claims is known code in the antiquities trade for an item of dubious provenance." Ho sempre trovato la frase "proveniente da un'antica collezione svizzera" piuttosto di comodo. Qui viene addirittura considerata una frase in codice nel commercio di antichità per "oggetto di dubbia provenienza".1 punto
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Ciao @Zenzeroavendo un po' di tempo a disposizione ho fatto una ricerca ed ho trovato altri esemplari che presentano dritto e rovescio identici al tuo denario. Non essendo tale tipologia presente in RIC,per i dubbi che ho evidenziato nei miei post e la presenza di esemplari identici su siti che riportano monete false, purtroppo anche la tua moneta risulta fortemente indiziata. Le foto non sono perfette ma si può vedere che hanno identici conii (indipendentemente se ottenute per coniazione o altre tecniche), percui. Lascio la parola ad altri. ANTONIO1 punto
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Sono d'accordo con quanto detto da chi mi ha preceduto. Un segno ulteriore dell'importanza simbolica di una semplice moneta è il fatto che i Francesi entrarono a Roma a Luglio del 1849, ma Pio IX in persona tornò solo nel 1850. Quindi, pur rimanendo lontano rimanendo lontano da Roma, se quello che raccontano quelle monete (segno di zecca R e anno 1849), diede comunque ordine di iniziare a battere nuovamente monete papali per coprire quelle repubblicane. Saluti1 punto
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Buongiorno , sembrerebbe questa.https://it.m.wikipedia.org/wiki/Medaglia_interalleata_della_vittoria_(Italia) cordiali saluti1 punto
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Ciao Cosa abbastanza normale in queste monete di conio basso trovare le legende mal impresse e con mancanze, penso si tratti più che ad un tondello fine sui bordi ad una battitura poco accurata, infatti diversi esemplari sono anche parecchio decentrati. Ti porto un esempio preso dai volumetti del Traina ... bella conservazione ma legende sfuggenti.1 punto
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Pur senza nutrire soverchie illusioni sull’esito della vicenda nel caso di una « guilty plea procedure », mi sembra che l’atto d’accusa e la posta in gioco vadano ben oltre l’inganno nei confronti degli acquirenti. Se ne è già parlato in questa discussione:1 punto
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Io non offro di più, ma propongo il mio esemplare per confronto, ugualmente periziato FDC e acquistato pochi anni fa, vi giuro a meno di un terzo di quanto l’attuale offerente, diritti inclusi, dovrà sborsare per avere l’esemplare offerto in asta. Certamente non è un esemplare eccezionale. Ed è di qualità inferiore anche solo per i graffietti di conio al R, ma…tenuto conto di tutto, sapevo di aver fatto un affare ai tempi, ora, a vedere questi prezzi, ne sono ancora più convinto. 🤷🏽♂️1 punto
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Non mi dispiacerebbe un balcone con la scritta Banca d'Italia sopra. Per ora mi sa che dovrò accontentarmi della porta di casa con il nastro bianco e rosso e la scritta "Equitalia"...1 punto
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Tutto fa pensare a un quattrino sia per materiale che per peso. Saluti Fofo1 punto
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Grazie mille . É uno spettacolo leggere le tue discussioni , riesci a portare la nostra mente a quell'epoca . Grandissimo!1 punto
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Arco di Trionfo di Traiano 1 Anche l’arco di Traiano è avvolto nel mistero. Dell’arco si hanno notizie solo letterarie e monetali. La collocazione e l’anno della sua edificazione sono incerti. Secondo i Cataloghi regionari venne eretto nella Regio I Porta Capena. La Regio I Porta Capena era la I delle 14 regioni di Roma augustea classificata poi nei Cataloghi regionari della metà del IV sec.. Prese il nome dalla porta delle mura serviane da cui entrava in città la via Appia e si estendeva nella valle da questa percorsa a sud del Celio lungo la via Latina, fino oltre il successivo percorso delle mura aureliane. Qui si estendeva dalla Porta Appia, fino alla Porta Metronia, includendo la Porta Latina, ed oltre le mura il fiume Almone (nei pressi del quale sorgeva un tempio di Marte). Si fa riferimento all’arco di Traiano anche quando viene citato in un decreto del Senato nel 117 d. C.. Durante il XIX secolo gli studiosi formularono varie ipotesi sulla sua collocazione, che sembrava più probabile entro il Foro di Traiano stesso. Per quanto riguarda l’arco rappresentato sulle emissioni monetali, ne viene rappresentato di due tipologie, forse perché ce n’era più di uno. Il primo arco di Traiano è inciso su un sesterzio coniato nel 100 d. C.. In questo caso l’arco è a tre fornici, presenta quattro colonne sul fronte ed è sormontato da dodici cavalli. Il secondo arco si trova su un aureo ed è a fornice unico e sormontato dal carro trionfale imperiale (trainato da sei cavalli). Accanto al fornice centrale sono raffigurate due nicchie con timpano per ciascun lato, dove si suppose che fossero conservate le statue dei prigionieri Daci (rimpiegati in seguito nell’arco di Costantino). In verità si è appurato che la raffigurazione sull’aureo non rappresenti nemmeno un arco, bensì la recinzione meridionale del Foro di Traiano come recita la scritta all'esergo del rovescio. Potrebbe comunque essere plausibile che l’accesso sud alla piazza fosse stato monumentalizzato come arco trionfale e dedicato poi effettivamente come tale dal Senato al Traiano, eventualmente con la semplice aggiunta di un’iscrizione dedicata all’imperatore. --- Voce da terminare ---1 punto
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Arco di trionfo di Gallieno - Parium in Mysia Arco di trionfo a tre arcate. Quelle laterali, più basse della centrale, paiono sormontate da ulteriori archetti. L'arco è sormontato al centro da una quadriga (?) di elefanti su podio incoronata da vittorie ai lati Roma Numismatics Ltd - E-Sale 101, Lot 846 Gallienus Æ 25mm of Parium, Mysia. AD 253-268. IMP C GALLIENVS, laureate, draped and cuirassed bust to right / Triumphal arch with three arches; quadriga of elephants on top of central arch, Victories on outer two arches; CGHIP in exergue. SNG BNF 1536. 8.15g, 16mm, 12h. Good Very Fine. Rare. From a private UK collection. Estimate: 75 GBP... ... Voce da terminare ....1 punto
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Il consiglio di @Adelchi66 è perfetto: il prezzo è elevato per quello che afferma di essere il venditore, quindi fra qualche tempo potrebbe ricontattarti lui.... Poi nel frattempo guardati in giro: aste, convegni,...1 punto
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È da qualche tempo che le provenienze riportate, oppure la loro assenza, che ritengo altrettanto problematica, per monete di grande pregio, destano qualche perplessità per non dire di più, e non solo da parte di Roma numismatics. Forse questa vicenda è la punta dell’iceberg, e potrebbe essere una pratica molto più diffusa di quanto si non pensi. Si apprende al passaggio che, a proposito del primo tentativo fallito di vendita dell’aureo di Bruto ad un altro venditore, (« informant 1 » ) nel 2015 durante un convegno a New York, l’espressione « old Swiss collection » significa nel mondo di compravendita di antiquariato una provenienza dubbiosa. (Peccato per il vecchio signore svizzero che vuole davvero vendere la sua collezione) Se R. Beale si è messo nei guai, è perché questa volta, per almeno 3 monete, l’affare era decisamente «too big» per non sollevare sospetti, e perché riguardo al decadramma di Alessandro la provenienza si è rivelata indubbiamente illecita. Si potrebbe sperare un’occasione inaspettata di rintracciare il luogo di ritrovamento del aureo di Bruto. Italo Vecchi, in quanto consulente esperto di Roma numismatics, coinvolto nella vicenda ma non incriminato, che avrebbe proposto a Richard Beale l’aureo di Bruto e il tetradramma di Naxos nel 2014 e 2013, potrebbe avere qualche informazione in proposito. Si può sempre sognare. Di solito il colpevole se la cava con una multa, il rimborsamento degli acquirenti, un articolo di pentimento in una rivista numismatica oscura, e a volte è anche successo che torna alle vecchie abitudini qualche anno dopo. Ma ritenere responsabile il sistema stesso che permette tali atteggiamenti, e auspicare maggiore trasparenza sul mercato numismatico internazionale, sono pochi a chiederlo. Anche perché nessuna delle due parti, collezionisti e case d’asta, ha interesse a far si che le regole cambino. Sembra che il piccolo mondo della numismatica trattenga il suo fiato. Pochissimi articoli su questa tremenda notizia, se ne trova uno sul sito generalista Artnews, che a parte petegolezzi sulla carriera atipica di Richard Beale, ci informa che l’aureo di Bruto è stato sequestrato, un dato che non era ancora chiaro, e rimane da confermare. https://www.artnews.com/art-news/news/worlds-most-expensive-coin-fake-provenance-roman-eid-mar-1234659762/ Non sappiamo se il corso dell’inchiesta verrà reso publico. Se non sbaglio, prossima seduta l’8 maggio.1 punto
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Molto bello e interessante, non conoscevo la storia di questa monetazione. Grazie Xenon97!!1 punto
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Placchetta in argento del SAN CARLONE DI ARONA - misura mm. 71x127 - la statua altezza senza piedestallo metri 23,401 punto
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Buonasera @nordcore sono felice di essere stato di aiuto I testi che ho consultato sono: Alessio Montagano, MIR monete italiane Regionali, ed. Varesi 2011 - Arrigo Galeotti, Le monete del Granducato di Toscana, ed. Forni ristampa 2006, la prima edizione è del 1930 - Andrea Pucci, Le monete della Zecca di Firenze epoca Medicea, Ferdinando II, ed. dell'autore 2009. Sono la bibliografia di riferimento per la monetazione fiorentina, il testo del Pucci è a mio avviso il migliore. Prima di darti una stima di quanto può valere dobbiamo capire che cos'è. Mi spiego: se fosse la moneta che ho indicato sarebbe una prova di zecca e non una moneta. Sarebbe dunque una prova conosciuta in soli 3 esemplari, 2 al museo del Bargello di Firenze e 1 al museo S. Matteo di Pisa e, a mia memoria, mai passata in asta. Impossibile quindi darti un valore senza riferimenti di vendite precedenti. Non mi aspetterei comunque cifre strabilianti, visto che la particolarità di questa moneta/prova richiederebbe un appassionato di questo genere di emissioni non così facile da trovare a mio avviso. Rimane comunque il problema del peso. Conosciamo il peso della prova da me indicata perché è riportato nel catalogo del Bargello (il testo fotografato da fofo), in questo caso dovrebbe pesare 5 grammi e avere un diametro trai 18 e i 22 mm. Un peso inferiore aprirebbe le porte a ogni genere di speculazione.. Potrebbe essere la battitura di una prova della crazia? Oppure una crazia battuta con i nuovi coni? Di cui però non c'è traccia nei registri della zecca di Firenze consultati da Andrea Pucci.. Di una cosa son sicuro, è una moneta interessante e merita approfondimenti.. Un saluto1 punto
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Salve, intanto è nella sezione sbagliata, siamo nelle monete di zecche moderne, la moneta raffigurata ha lo stesso stemma del doppio soldo di Ferdinando II, ma il peso non torna, in quanto sul libro del Bargello riporta un peso ben diverso. il doppio soldo a quanto riportato pesa sopra i 4 grammi dal libro. la legenda della sua moneta si intravede una E in alto a dx di FE. Per pulirla diventa un dramma perchè è una moneta in rame o lega, potrebbe provare con bagno di acetone puro per 10 minuti tamponi di cotone fioc e dopo risciacquo di acqua demineralizzata ma sul rame è sempre un pò rischioso.1 punto
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Buongiorno a tutti, mi rendo conto che quando si cerca di elaborare delle ipotesi - é sempre utile fare degli esempi chiari e facilmente comprensibili, magari in forma grafica, con delle immagini esplicative. Penso che la scoperta di una nuova variante - per chi studia l'arte monetale - non rappresenti "un punto di arrivo", ma un nuovo punto di partenza, un altro tassello utile per decifrare l'opera incisoria. Una nuova variante quindi, rappresenta semplicemente un'altra "chiave", utile a decriptare il metodo di elaborazione dei conii. Ad esempio, se analizziamo nel dettaglio questi 6 conii - e proviamo a mettere in relazione questo "segno", con tutti gli altri elementi che compongono la corona (tipo le interessanti "combinazioni" del numero di perle sui montanti), tutti gli stemmi all'interno dello scudo, la legenda... ci rendiamo conto che ogni conio é MATEMATICAMENTE diverso dagli altri e quindi, che ogni conio é stato VOLUTAMENTE eseguito come PEZZO UNICO, dove la "combinazione" di certe caratteristiche é presente SOLO su UNO specifico conio. Queste "combinazioni di elementi", niente affatto casuali e che non hanno niente a che vedere né con gli alchimisti - né con il simbolismo massonico - venivano certamente riportate per iscritto, probabilmente corredate anche da tavole di disegni e l'incisione del conio (ovvero l'impronta su carta). Così l'incisore illustrava queste caratteristiche sul suo taccuino personale - o su un registro di lavoro - o documento riservato - custodito in una cassaforte del Gabinetto d'incisione - con il quale ogni artista - nel momento in cui venisse chiamato a testimoniare - avrebbe avuto la possibilità di riconoscere (e dimostrare) l'opera sua (o di altri) con insindacabile certezza. Saluti1 punto
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Ciao @giuseppe ballauri, il tuo é un ottimo spunto di riflessione... Il Pin nel suo libro racconta nel dettaglio che - per la piastra del 1831 - sotto la Direzione del Rega vi erano: Vincenzo Catenacci come primo incisore dei "dritti"; Andrea Cariello, dapprima come aiutante incisore e poi dal '32, come secondo incisore dei dritti ; Vi era anche Achille Arnaud come primo incisore dei "rovesci" (che nel '34 fu sostituito da Tommaso Vernucci)... Sempre nel 1834 vi lavorava anche Luigi Arnaud, che era uno dei migliori incisori napoletani - nonché autore del dritto delle piastre del 1855 - lo stesso, era spesso impegnato a realizzare sia i dritti che i rovesci delle monete, come anche i decori ed i caratteri delle legende. Questo per dire che si trattava sempre di stimati e ben remunerati artisti (autori anche di molte medaglie)... e premesso che la corona é un elemento molto importante dello stemma araldico - cioé - é parte fondamentale dello stemma borbonico... possiamo supporre che i primi incisori, non avrebbero mai lasciato metter mano sui loro pregiati lavori - a qualche giovane aiutante sprovveduto e alle prime armi... o a qualche distratto giovanissimo alunno senza paga... e credo che nella Zecca non vi fossero affatto dei maestri di conio incapaci - o degli aiutanti semi-analfabeti - o degli apprendisti incisori non curanti dell'araldica. Per questo, volendo avanzare delle ipotesi in merito alle mille differenze di conio, variabili o varianti della stessa data... di certo non parlerei di mille errori, di distrazioni o di approssimazione. A mio avviso, quando ad esempio nel 1834, servì coniare una grandissima quantità di monete, si dovettero realizzare decine e decine di conii dello stesso millesimo e si dovettero applicare per questo, una miriade di "segni" utili a contraddistinguere ogni singolo conio realizzato. Questo CODICE, fatto da una "combinazione" di segni segreti, serviva come un codice a barre, come un numero di serie. Ogni diversificazione del conio originale fungeva allo stesso tempo da: segno di paternità - di tracciabilità - di autenticità. Ora, proviamo ad immaginare una specifica combinazione di "segni" attuata dall'incisore "X" per poter distinguere il suo specifico conio, che fu realizzato con l'aiuto di "Y" nel mese di Settembre 1834 - e facente parte di una serie di 9 conii realizzati appositamente tutti con la variante "K" ed abbinati ai 3 diversi dritti dell'incisore "A" (che a Settembre era aiutato da "B"). Questi 9 conii con la variante "K" furono utilizzati solo ed esclusivamente per le 3 liberate del mese di Ottobre 1834 - per un totale di 36000 Piastre coniate. Cosa ne pensate? Un saluto, Lorenzo1 punto
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Pesare con bilancia eletronica. Probabilmente verniciata è. Bomboletta o polveri. Prova acetone vedere se toglie strato superficiale.1 punto
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20.001 monete di Monaco nel 2007, due in circolazione, se non erro già un po di tempo fa in Belgio si era trovato un esemplare, ora questo, io sono più convinto che questa non sia stata messa in circolazione dalla fonte o da uno sprovveduto, ma piuttosto che sia frutto di qualche refurtiva in casa di qualche collezionista di euro, ed il ladro poco esperto abbia speso questa moneta come un comune 2 euro, poi capitato in mano giusta, un appassionato l'abbia raccolta e sia ritornata in una collezione. Mio personale parere ovviamente e non è detto che le cose siano andate cosi.....................1 punto
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