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  1. Quintus

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/22/23 in Risposte

  1. Gallieno Publio Licinio Egnazio Gallieno (in latino Publius Licinius Egnatius Gallienus, meglio noto come Galleno (Gallienus), nato nel 218 e morto a Milano nel settembre 268) è stato un imperatore romano, dal 253 al 268, famoso per la sua riforma dell'esercito, nonché valente condottiero. Salì al potere insieme al padre Valeriano nel 253 e quando questi fu catturato dai Sasanidi (nel 260, dopo sette anni di regno) rimase l'unico imperatore per altri otto anni, fino alla morte quando era cinquantenne. Durante il suo regno ci furono due secessioni di territori dell'impero (l'Impero delle Gallie a occidente e il Regno di Palmira a oriente) e molti aspiranti imperatori. Gallieno fu un imperatore colto e sotto il suo regno le arti e la cultura vissero un breve periodo di fioritura. A Gallieno si devono due provvedimenti che modificarono l'organizzazione dell'esercito e che contribuirono a superare la crisi militare. Tolse il comando delle legioni ai senatori e l'affidò a generali di estrazione equestre. Organizzò un tipo di difesa più flessibile "in profondità": anziché distribuire le truppe su tutto il confine, le concentrò nelle retrovie, nei punti strategicamente più importanti e costituì reparti mobili basati sull'uso prevalente della cavalleria. Rappresentò il punto di svolta nel tragico periodo di crisi che colpì l'Impero romano, dopo la fine della dinastia dei Severi. Non è un caso che proprio Gallieno sia stato il primo a regnare per quindici anni (sette con il padre e otto da solo), cosa assai rara se si considera il primo periodo dell'anarchia militare (dal 235 al 253). Era, infatti, dai tempi di Settimio Severo (193-211) che un Imperatore non regnava tanto a lungo. Pose, inoltre, le basi per un periodo di ripresa e riconquista, come quello degli Imperatori illirici (268-285), oltre che di restaurazione, come quello tetrarchico di Diocleziano (284-305). (Fonte Wikipedia) Valore nominale: Sesterzio Diametro: 26 mm circa Peso: 10,24 gr Metallo: Bronzo Dritto: IMP C P LIC GALLIENVS AVG (Imperator Gallienus Pius Felix Augustus), busto di Gallieno volto a destra laureato, drappeggiato e corazzato Rovescio: IOVI CONSERVA (Iovi Conservatori), Giove stante a sinistra con fulmine e scettro, S - C in campo Zecca: Roma Officina: Emissione: Anno di coniazione: 254-255 Riferimento: RIC 215 var., Cohen 355 Rarità: R2 Note: Sesterzio leggero e di piccole dimensioni ma comunque gradevole. Ritratto bellissimo, forse uno dei migliori che abbia visto, rovescio ancora leggibile. Attendo vostri pareri ed osservazioni, soprattutto sulla catalogazione. 😄 Ave! Quintus
    7 punti
  2. Le monete delle Sedi vacanti con la rappresentazione dello SS sotto forma di colomba, erano spesso forate e portate al collo (in particolare bambini) a motivo di ‘protezione’, un po’ come le catenine ancora oggi in uso. Questo grosso è appunto forato e riflette l’uso popolare dell’epoca. Personalmente lo lascerei così com’è: detto alla veneta ‘el tacon l’è pezo del buso’ ovvero ‘la riparazione è peggiore del buco’.
    5 punti
  3. Buon pomeriggio, oggi vi presento un mio modesto Sesterzio di Gordiano III . L' esemplare si presenta abbastanza leggibile. Patina purtroppo saltata in diversi punti. Ma nel complesso mi piace. Mi accontento della conservazione. Riporto classificazione della casa d'aste. Gordianus III. AD 238-244. Æ Sestertius. (28 mm, 14,2 g). Rome. Draped bust r. with laurel wreath. R/Felicitas standing l. with caduceus and cornucopia. Coh. 82; RIC 330. Riporto poche note di Gordiano III prese da Wikipedia. Marco Antonio Gordiano Pio, meglio noto come Gordiano III (in latino: Marcus Antonius Gordianus Pius; Roma, 20 gennaio 225 – Circesium, 11 febbraio 244), è stato imperatore romano dal 238 alla sua morte, avvenuta durante una campagna militare in Oriente contro i Sasanidi. A causa della sua giovane età (salì al trono a tredici anni e regnò fino a diciannove), il governo dell'impero fu nelle mani di reggenti appartenenti all'aristocrazia senatoriale, che si dimostrarono capaci; Gordiano funse da simbolo dell'unità dell'impero, riscuotendo il sostegno del popolo. La storiografia ne dipinge quindi un ritratto estremamente positivo, forse anche in opposizione al suo successore Filippo l'Arabo. Riporto un interessante Trafiletto sempre da Fonte Web. Gordiano III fece aprire, per l'ultima volta della storia, le porte del tempio di Giano e nel 242, a capo dell'esercito, marciò verso oriente, avendo come braccio destro Timesiteo e il consiglio dell'altro Prefetto del pretorio, Gaio Giulio Prisco. Ci sono tante altre notizie a proposito della sua figura ma non vorrei appesantire la lettura. Saluti Alberto
    4 punti
  4. Ciao Sergio @motoreavapore è stato sicuramente un ottimo acquisto, in quanto il millesimo è molto raro e bisogna accontentarsi della conservazione. Il mio è molto usurato ma è stato uno degli ultimi millesimi che ho trovato per completare la raccolta dei 10 Tornesi. Eccolo (ex Rinaldi ). Nella ricerca che ho svolto ( ultimi 15 anni ) ne ho contati 7 in vendite pubbliche ai quali vanno aggiunti i 4 postati in questa discussione. Pertanto ritengo che R3 sia una valutazione giusta. Alcune considerazioni. Dei 7 passati in vendita pubblica solo un paio sono in conservazione superiore al BB. Il migliore ( a mio parere ) è stato battuto all'Asta Nomisma N. 32 ( prezzo base 1500 E. Invenduto ). In seguito battuto da ACM ( prezzo base 1200 E - invenduto ). Ecco le foto. Un ultima nota: in un paio di esemplari il "7" finale è punzonato al di sotto delle altre cifre ( come si nota anche nella moneta di @ferdinandoII ) Buona Serata, Beppe
    4 punti
  5. In realtà, la moneta presentata è classificata come "NON EMESSA", per cui la dicitura PROVA non viene riportata. Cito testualmente dal Gigante: "Negli anni della guerra del 1915-1918 la circolazione monetaria si fece sempre più critica, tanto da rendersi urgente una riforma mirata alla sostituzione delle monete in bronzo con monete in altri materiali. Nel gennaio del 1918 il ministero del Tesoro espresse le proprie preoccupazioni per il fatto che le monete di bronzo venivano incettate ed esportate su vasta scala, tanto che la minuta circolazione era diventata difficile e stentata. Tuttavia, si riconoscevano pure le fortissime difficoltà che avrebbe presentato una rapida sostituzione delle monete di bronzo con monete di ferro, che era il solo materiale allora disponibile. Vi era, inoltre, la consapevolezza che per via della legge fondamentale che la moneta cattiva scaccia quella buona (legge di Gresham), l'introduzione della moneta di ferro avrebbe accelerato l'esodo della moneta di bronzo [Lanfranco 1933a, p. 18]. In merito alla fabbricazione delle monete da 5 centesimi in ferro-nichel, del tipo "Spiga", Lanfranco [1933b, p. 131] riferisce che "La fabbricazione dei tondelli della lega ferro-nichel fu affidata dal ministero Armi e Munizioni alle Acciaierie Ansaldo di Cornigliano Ligure, per la preparazione delle billette, ed alle Acciaierie e Ferrerie Lombarde di Sesto Lombardo, per le successive operazioni di laminazione a caldo ed a freddo, tranciatura dei tondelli e cordonamento cioè orlettatura. Detta fornitura sarebbe dovuta essere di proporzioni imponenti, pari a più di un miliardo di pezzi da coniarsi in meno di un anno, e, per fronteggiare tale impresa, la zecca si attrezzò rapidamente con 50 presse monetarie celeri, delle quali 35 di piccola potenza, fatte costruire con urgenza dalle Officine Dubosc di Torino. Tuttavia, sia per le difficoltà tecniche manifestatesi nella fabbricazione dei tondelli che presentavano sulla superficie difetti che non era ben chiaro se dovuti ad impurità nella preparazione delle billette od a cattiva laminazione, a caldo ed a freddo, delle billette stesse, sia anche perché la coniazione presentava speciali difficoltà per il fatto che le impronte dei conî avevano un rilievo eccessivo, non adatto per una pasta dura come quella della lega ferro-nichel, la nuova moneta non poté essere emessa e dovette, dopo molte peripezie, essere abbandonata. Pertanto, gli esemplari coniati, ed in seguito deformati, debbonsi considerarsi come prove." Tuttavia, non si può ignorare il fatto che le prove di questi 5 centesimi di ferro-nichel esistono e sono tutte datate 1918; queste monete, invece, che sono state coniate appositamente per la circolazione, presentano addirittura i primi due millesimi d'emissione 1918 e 1919. Infatti, non va sottovalutato il fatto che esse furono regolarmente autorizzate dal RD 2067/1918 che ne prescriveva la fabbricazione e l'emissione, che poi non avvenne per i motivi tecnici riscontrati nel corso della loro produzione, quindi non dipendenti da scelte di circolazione monetaria. Queste monete, costituiscono la monetazione ufficiale e non le prove delle monete [Pagani 1957, p. 61, nn. 372-373] o, addirittura, le prove del progetto delle monete [Simonetti III, p. 200, nn. 264/1-2]. Infatti, in base al Verbale di emissione della Regia Zecca [31 dicembre 1918], a seguito di un sopraluogo effettuato dal Direttore, dal Capo Tecnico e dal Controllore Capo della Regia Zecca presso l'Officina Stampa, nella Cassa di Deposito, queste monete furono quantificate in 922.000 esemplari e riconosciute tutte emissibili; tuttavia, successivamente, la produzione fu sospesa a causa dei problemi tecnici e la quasi totalità del quantitativo prodotto fu deformato e distrutto. Pertanto, in tutta evidenza, non si tratta di prove o di progetti ma di monete che non furono emesse."
    4 punti
  6. Buon pomeriggio a tutti, Grano Filippo IV anno 1635 Magliocca 58 pagina 222 Libro la Moneta Napoletana dei Re di Spagna nel periodo 1503 - 1680. Saluti Alberto
    3 punti
  7. ALTARE DI CERTOSA Buona serata da Stilicho
    2 punti
  8. Moneta di discreta conservazione, ne ho viste (e ne possiedo) di peggio! 🙂 Veramente bella la patina. Devo invece tirare le orecchie alla casa d'aste che, come spesso succede, scazza la catalogazione. La RIC 330 (Cohen 82) riporta al R/ FELICITAS TEMPORVM e non è la tua. Tu hai un bel FELICITAS AVG e al D/ IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG, tradotto in "italiano": Valore nominale: Sesterzio Diametro: Peso: Metallo: Bronzo Dritto: IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG (Imperator Gordianus Pius Felix Augustus), busto di Gordiano III volto a destra laureato, drappeggiato e corazzato, visto di tre quarti indietro Rovescio: FELICITAS AVG (Felicitas Augusti), la Felicitas (Beatitudine) stante a sinistra, tiene nella mano destra un lungo caduceo e nella sinistra una cornucopia, S - C in campo Zecca: Roma Officina: 1a Emissione: Anno di coniazione: 240 Riferimento: RIC 310 a, Cohen 76 Rarità: R1 Note: Spero di esserti stato utile. Ave! Quintus
    2 punti
  9. La dicitura E.A. non la invento io,è sul manuale Attardi,ovvero uno studioso. Egli ha segnalato una marea di EA,errori artefatti. Questo perchè ritiene siano stati fatti in zecca....gli errori (artefatti). Ecco perchè invece,anche per pa lingua italiana,suona benissimo. Saluti😉
    2 punti
  10. Dopo aver letto meglio sulla stampa polacca, confermo che il ripostiglio era interamente composto da ''boratynki'' ovvero scellini di rame coniati tra il 1660 e il 1667 che prendevano il nome dallo zecchiere italiano Tito Livio Boratini. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  11. Praticando il metaldetecting per ricerche militari solo una volta li ho chiamati per aver trovato una moneta romana.....svogliati,scaxxati,nervosi,trattato peggio di un tombarolo ( ovviamente il miei vaffa erano d'obbligo ) e gli ho semplicemente spiegato che per legge sono tenuto a chiamarli anche per monete vecchie di 50 anni e che qst era il loro lavoro e avrebbero solo dovuto ringraziarmi che avendo questa passione si possono ampliare le vetrine dei musei ( anche se son certo che sarà finito in qualche scantinato a far polvere ) .....la loro risposta : "eh ma è roba romana come facciamo a sapere di cosa si tratta?" la mia risposta educata ma x presa in giro " signori, esistono i periti numismatici anche per questo ".....la loro risposta " eh allora se la legge dice che ci deve chiamare per monete vwecchie anche di 50 anni vuol dire che ci deve chiamare anche per le lire"....." certo nessun problema .....richiamati e fatti venire in mezzo al bosco tra sali e scendi di doline almeno 5 volte per monete da 10 lire degli anni 60 " si si è vero son bastarello.... ma come mi han detto i carabinieri : la prossima volta che trovi una romana tientela in unalbum per monete almeno con te faà più bella figura che con gente che dovrebbe come minimo ringraziarti per un hobby che porta alla luce la storia....
    2 punti
  12. Buonasera a tutti, stasera vi presento un bel volume/catalogo per arricchire la vostra biblioteca: IL VERO E IL FALSO Editore: ‎Ist. Poligrafico dello Stato Anno: Dicembre 2008 Copertina flessibile‎ Pagine: 448 Indice: Descrizione: Il presente volume nasce dalla mostra de "Il Vero e Il Falso" (2008) tenutosi in concomitanza con il 32.mo anniversario dell'istituzione del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza la cui funzione è di contrastare tutte le varie forme di illegalità che minacciano la circolazione monetaria ostacolandone il corretto funzionamento. Esso illustra con ampio apparato iconografico le falsificazioni, le contraffazioni e le imitazioni di banconote e monete dal mondo antico all'età contemporanea. La falsificazione non è stata solo un'attività delittuosa posta in opera da privati, ma talvolta nel corso delle vicende storiche approvata anche dalle autorità statali. Il volume si avvale dei contributi del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, della Banca d'Italia e dello studioso di numismatica Fiorenzo Catalli. Edizione limitata su carta appositamente fabbricata dalle Cartiere Miliani Fabriano Inoltre tale catalogo, come la stessa mostra, permette di riflettere sulle monete e banconote, non solo nella loro tradizionale funzione di strumento di pagamento, ma anche come prodotti dell'ingegno umano in cui elementi d'arte, tecniche raffinate e tecnologia si combinano e testimoniano un patrimonio culturale e creativo da custodire e tramandare. Di seguito riporto alcune immagini del testo: Monete Banconote Grazie e buona lettura numys
    2 punti
  13. Salve a tutti, Questo è il mio 10 tornesi 1937 entrato di recente in collezione, Saluti
    2 punti
  14. Arte trafugata al Metropolitan Museum di New York: nel museo statunitense oltre mille opere rubate anche in Italia Nel suo catalogo compaiono 1.109 statue, vasi e reperti archeologici che appartenevano a collezionisti e mercanti incriminati o condannati per furti e ricettazioni. Più di 300 sono esposti. L’inchiesta dell’Espresso con il consorzio Icij e altre testate internazionali di Paolo Biondani e Leo Sisti Oltre mille opere presenti nel catalogo ufficiale del Metropolitan Museum di New York nascondono una storia giudiziaria imbarazzante: a possederle in passato erano collezionisti o mercanti che risultano incriminati o condannati per presunti furti e traffici clandestini di reperti archeologici e preziosi pezzi d’arte antica. Su un totale di 1.109 opere di provenienza sospetta, ben 309 sono tuttora in mostra nelle sale del prestigioso museo americano. E più di 800 erano di proprietà di un unico mediatore internazionale, che era stato indagato in Italia, ma è stato salvato dalla prescrizione. A svelare questi retroscena del mercato mondiale dell’arte è un’inchiesta giornalistica chiamata Hidden Treasures (Tesori nascosti), durata cinque mesi e coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) in collaborazione con L’Espresso (in esclusiva per l'Italia), il sito investigativo Finance Uncovered e altre testate internazionali. Una ricerca che solleva pesanti dubbi sulle procedure di verifica e controllo del Met, considerato il più importante museo americano, con le sue gallerie piene di tesori provenienti dall'Italia e da molte altre nazioni, dalla Grecia all’Egitto, dall’India al Nepal, dal Medioriente alla Cambogia. Collezioni che richiamano schiere di appassionati e influenzano molti altri musei in tutto il mondo. Un collezionista di New York, Jonathan P. Rosen, è il «mister 800» di questa storia. Professione: banchiere. E investitore immobiliare. Segni particolari: ricchissimo. Il suo nome è ripetuto molte volte nelle 1.500 pagine della sentenza del tribunale di Roma che alla fine del 2004 ha condannato un suo fornitore italiano, Giacomo Medici, come uno dei più grandi trafficanti internazionali di reperti archeologici trafugati. Con la sua Atlantis Antiquities di New York, il banchiere Rosen si mette in società, negli anni ‘80 e ’90, con Robert Hecht, altro raffinato esperto d’arte e mercante americano. La sentenza ricostruisce i primi affari italiani di Rosen. Nel 1987, in particolare, la sua società cede al Getty Museum della California, per 80 mila dollari, un tripode etrusco, insieme a un antico candelabro di bronzo da 65 mila, dichiarando che erano stati esportati legalmente dall’Italia e quindi acquistati regolarmente due anni prima a Ginevra. Sono bugie clamorose. I due reperti, come si accerta nelle successive indagini e processi, erano stati rubati dalla collezione di famiglia del marchese Guglielmi. I due soci americani, Rosen ed Hecht, vengono quindi indagati nel 1997 dalla Procura di Roma per furto e traffico internazionale di opere d’arte. Con l’italiano Medici, secondo l’accusa, formano un trio specializzato nel business dei reperti archeologici. In primo grado, nel marzo 2005, il giudice di Roma Guglielmo Muntoni, al termine di un processo svoltosi con rito abbreviato, ha condannato Medici a 10 anni di reclusione: una pena poi ridotta in appello a 8 anni e quindi confermata in via definitiva dalla Corte di Cassazione. Sempre il giudice Muntoni, in udienza preliminare, si è espresso sulle posizioni di Hecht e della ex curatrice delle antichità del Museo Getty, Marion True, che erano accusati di associazione per delinquere e ricettazione di beni archeologici trafugati da tombaroli. Il 7 luglio 2005 li ha rinviati a giudizio davanti al tribunale di Roma. Il processo, lentissimo, si è chiuso diversi anni dopo con un proscioglimento all’italiana: entrambi, tra il 2010 e il 2012, hanno ottenuto la prescrizione dei reati. Quanto a Rosen, il fornitore del Getty non è mai stato giudicato, come ha spiegato all’Espresso lo stesso giudice Muntoni, per la stessa ragione: «A differenza di Hecht e True, il signor Rosen era stato incriminato solo per ricettazione, non per associazione per delinquere. Gli episodi a lui attribuiti risultavano commessi prima del 1987 e, quindi, erano vicinissimi alla prescrizione già quando era stato aperto il procedimento a suo carico. Per questo motivo, Rosen non è mai stato rinviato a giudizio e di conseguenza non è stato sottoposto al processo». Intanto il tripode e il candelabro che risultavano trafugati sono stati restituiti dal Museo Getty all’Italia. In passato Rosen era stato chiamato in causa anche per un altro scandalo, che riguarda 10 mila antiche tavolette mesopotamiche, donate dalla sua famiglia alla Cornell University. Era stato il Los Angeles Times, nel 2013, a ipotizzare, citando il parere di alcuni esperti, che quei reperti fossero stati saccheggiati dall’Iraq dopo la prima guerra del Golfo del 1991. Sul caso aveva aperto un’indagine la procura federale degli Usa. Alla fine, le tavolette sono state restituite a Baghdad. Rosen, tramite un avvocato, ha precisato che le tavolette erano state «acquistate legalmente» e che «nessuna prova di illeciti» era mai emersa dall'inchiesta americana. Ma c'è anche un altro personaggio italiano collegato alla società Atlantis Antiquities di Hecht e Rosen: è Gianfranco Becchina, un mercante d’arte di Castelvetrano. Che ha fatto diversi affari trattando personalmente con Hecht. L’Espresso ha pubblicato il 29 gennaio scorso un primo articolo («Ruba l'arte e mettila al museo») che ha rivelato, grazie al parere di alcuni archeologi, come almeno sette opere di provenienza furtiva, ora ritrovate al Met, provenivano dalla sua galleria svizzera, chiamata Galerie Antike Kunst Palladion. In questi anni Becchina è stato bollato dalla Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi come un uomo d’affari «vicino sia alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara sia a quella di Castelvetrano», che è risultata «attiva nel commercio illecito di reperti archeologici provenienti da scavi clandestini nell'area di Selinunte», con «interessi facenti capo a Matteo Messina Denaro e, prima ancora, a suo padre Francesco». Becchina si è sempre proclamato innocente. Ma per gli stessi presunti legami si è visto sequestrare il patrimonio dai giudici del tribunale delle misure di prevenzione. Questo allarme viene ora confermato ai giornalisti di icij anche da Bruce McNail, ex partner di Robert (Bob) Hecht, fornitore del Met fin dagli anni ’50: «Non penso che Bob rivelasse in modo specifico al museo da dove provenivano quelle cose. Mi chiedete se io sapevo che arrivavano da siti illegali? No, ma lo intuivo». McNail, che oggi è pentito di quegli affari, fa dichiarazioni ancora più esplicite sui fornitori iniziali di quelle opere d’arte, in Italia e Turchia: «È un business gestito dalla mafia, bisogna stare molto attenti. Questa è gente dura. Io mi sono sempre detto: "Se la veda Bob, non voglio avere niente a che fare con persone del genere”». Parole pesanti. Che trovano riscontro anche in un libro di memorie scritto da Thomas Hoving, direttore del Met dal 1967 al 1977. Nel saggio, Hoving si vanta di aver trasformato il Met in un museo di caratura mondiale per il livello delle opere contenute. Sono stati, racconta, dieci anni di transazioni spericolate. Essere complici di trafficanti, scrive lui stesso, era necessario per il ruolo che ricopriva. Hoving rivela tra l’altro di aver approvato l'acquisto di grandi collezioni di antichità indiane e cambogiane, anche se già sospettava che fossero state contrabbandate. E quando le autorità turche gli chiesero la restituzione di presunti reperti trafugati, l’allora direttore del Met lo ammise, dichiarando al curatore di un museo greco: «Sappiamo tutti che quel materiale è stato scavato illegalmente… Per l'amor di Dio, se i turchi troveranno delle prove, finirà che dovremo restituiremo il tesoro dell’arte greca antica. Questa è la politica. Abbiamo corso dei rischi facendo quegli acquisti». Secondo Erin Thompson, docente di Art Crime al John Jay College of Criminal Justice di New York, il problema è l’ambizione al primato globale. «Il Met è stato fondato per essere in competizione con i maggiori musei del mondo, quindi voleva avere di tutto». Alla fine del suo mandato al Met, lo stesso Thomas Hoving ha tuttavia cercato di cambiare le pratiche di acquisto. All'inizio degli anni Settanta, ha preso parte alle sessioni dell'Unesco sulle antichità saccheggiate. E si è subito reso conto che «l'era della pirateria era finita». Per questo, poco dopo, ha deciso di modificare i criteri e i metodi seguiti dal Metropolitan Museum per creare le sue collezioni. Nonostante queste riforme interne, però, il numero delle opere di provenienza sospetta è continuato ad aumentare. I giornalisti di Icij hanno chiesto all’attuale direzione del Met un commento su tutte queste notizie. Il portavoce Kenneth Weine non ha smentito i dati, ma ha risposto così: «Il Metropolitan Museum è impegnato nel collezionismo responsabile di opere d'arte. Si impegna a fondo per garantire che gli acquisti degli oggetti della sua collezione siano conformi alle leggi e alle politiche più rigorose in vigore al momento dell'acquisizione. Le linee guida del collezionismo sono mutate nel tempo. Quindi, sono cambiate anche le politiche e le procedure del Museo. Oggi il Met effettua continue ricerche sull’origine delle sue collezioni, in collaborazione con esperti di tutto il mondo». Questo articolo è il frutto del lavoro collettivo dei giornalisti dell'Espresso e di altre testate internazionali, in particolare di Spencer Woodman (Icij), Malia Politzer (Finance Uncovered), Delphine Reuter (Icij), Namrata Sharma (Nepal, Free Lance), Emilia Díaz-Struck (Icij), Karrie Kehoe (Icij), Jelena Cosic (Icij), Agustin Armendariz (Icij). https://espresso.repubblica.it/inchieste/2023/03/20/news/metropolitan_museum_new_york_opere_rubate-392985046/
    1 punto
  15. Una bolla plumbea [imm. 1-2] di Domenico Michiel 1118 - 1130 (SPINK 132. BYZANTINE SEALS, THE COLLECTION OF GEORGE ZACOS. PART II) , grazie ad una buona conservazione e all'ottima centratura, ci presenta una curiosità: Al Dritto il vessillo sull'asta[imm. 3] ricorda, molto da vicino, lo stemma personale della famiglia Michiel [imm. 4]. Il mosaico della cappella di Sant'Isidoro (San Marco) [imm.5] e il suo dettaglio [imm.6] ci offrono la possibilità di un confronto tra le due bandiere. Negli esemplari emessi dai Dogi ( con Nicolò Sagredo 1675 -1676 l'asta ha in cima una croce, scompare la bandiera) successivi questa particolarità sembra non essere presente, vengono (quando la combinazione conservazione/impressione delle matrici consente una "lettura") rappresentati i vari vessilli in uso nella Serenissima: leoni, croci ... [imm. 7-8]
    1 punto
  16. ecco la gemellina! Ed il suo dritto!
    1 punto
  17. Bastava scrivere "artefatto" senza premetterci "errore", non c'era proprio nessuna "pappardella". Abbi pazienza, ma i soldi per comprarmi le monete me li guadagno insegnando la lingua italiana, e sono un po' puntiglioso.
    1 punto
  18. Errore creato appositamente nella Zecca emittente. Questo sarebbe il significato di Errore Artefatto. Ora se in Italiano grammaticale sia giusto non lo so, bisognerebbe chiedere all'Accademia della Crusca........ Pagina d'entrata - Accademia della Crusca
    1 punto
  19. Ciao, io per la 2023 ho pagato 39 euro per la Proof (stesso prezzo della 2022) e 8,50 per la Coincard entrambe comprensive di IVA. Chiaramente spese di spedizione a parte.
    1 punto
  20. Complimenti per la descrizione, è proprio vero quando si dice che la numismatica è un vero e proprio studio
    1 punto
  21. Mah... essendo del 1732 lo vedo molto "fresco". Per me riconio.
    1 punto
  22. Guarda caso molte delle monete "incriminate" sono coniate con millesimo 2002.. Mi faccio un po di pubblicità...leggetevi il mio libro "Stato e collezionismo. Indagine sulla numismatica"...e parecchie cose vi appariranno sotto una luce diversa..e più corrispondente alla realtà... A me pare autentica..2002.. primo anno dell'Euro...e prime "invenzioni" realizzate in zecca
    1 punto
  23. Complimenti moneta fantastica.
    1 punto
  24. Ti confesso che un pochettino ho imbrogliato. La tua foto mi ricordava una moneta ma, ovviamente, non riuscivo a mente a classificarla. Tuttavia so bene che quella è l'iconografia dello scettro; mi è bastato mettere "scettro" nel motore di ricerca del nostro catalogo e mi sono uscite 9 pagine di monete (fra repubblicane e imperiali), non così tante da non poter essere esaminate ... Aspetto positivo: colgo l'occasione per far pubblicità al nostro catalogo, http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-REP , che è una risorsa incredibile ma purtroppo molti utenti non lo conoscono abbastanza Ora vogliamo la moneta intera!
    1 punto
  25. Come spesso accade, alle volte parte della risposta si trova anche da soli... ho provato a cercare "sileno" e "giove" ed in effetti qualcosa di simile c'è. Questa volendo gli assomiglia anche, ma mi rimangono i dubbi sull'autenticità... https://www.acsearch.info/search.html?id=10048263 Soprattutto perché Giove deve aver mangiato parecchio, da quella patera, per ingrassare così... 🤣 Ma attendo pareri!
    1 punto
  26. Complimenti bel pezzo 👏👏👏
    1 punto
  27. Personalmente ho provato a lavarle con acqua e sapone liquido e qualcosina è venuto via.
    1 punto
  28. aspettiamo lumi. Mi piacciono queste medaglie, sarebbe un peccato rovinarle
    1 punto
  29. Buongiorno È un problema abbastanza comune che mi capita di veder spesso. Anche nelle mie medaglie. Anche macchioloni piú grossi ma meno presenti. La causa credo anche io sia attribuibile agli agenti atmosferici,condizioni climatiche anche in concomitanza dei materiali usati. Io mi sarei anche rassegnato. Daltronde,non si possono incapsulare le medaglie coi nastrini😆. Per qualche argento lo faccio anche e problema risolto. Certo in tal caso @1412luigi ,una volta risolto il problema,ti conviene veramente incapsularla Luigi. Per il rimedio non saprei. Sono curioso di leggere commenti di chi sa qualcosa,perchè mi interessa,non si sa mai,le macchie dovessero peggiorare e si debba intervenire..... Grazie
    1 punto
  30. E' una moneta che non ha mai circolato, ma che presenta leggeri graffi o difetti dovuti alla coniazione (caduta o sfregamento con altre monete). E' chiaro che non puoi pretendere la quotazione piena di catalogo, ma orientarti su quella intorno allo SPL, che è molto diversa. Complimenti per l'acquisto!
    1 punto
  31. Concordo sul fatto che non vale la pena riparare il foro.
    1 punto
  32. Mi sembra una secvritas reipvblicae di IV secolo con vittoria
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  33. Non posso che applaudire Non ho mai avuto "miei" sesterzi, forse sarebbe ora di rimediare... Concordo sulla bellezza del ritratto, per il resto la moneta è in condizioni usuali per il tipo.
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  34. Complimenti, bellissima moneta con rarità /R); credo comunque che la moneta di prova, dovrebbe essere quella del 1918 e ovviamente riportare (prova).
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  35. Concordo, anche perché i fori otturati si vedono sempre e in una eventuale rivendita futura penalizzano sensibilmente il valore delle monete, perché vanno dichiarati. Spesso anche le piastre facevano la fine descritta da Giovanni, tant’è vero che gli esemplari intonsi, soprattutto dallo SPL in su, sono molto ricercati.
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  36. Bella la moneta, bella la sua rarità, bello il cartellino d’epoca e bella la foto. Complimentoni! 👏🏽
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  37. Eeeeeeeh campa cavallo! Fai almeno prima uscire la divisionale 🤣 Una cosa alla volta
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  38. Ciao Bradi : di medaglie e gettoni omnibus qui nel Sito ne abbiamo parlato tantissime volte. Basta recarsi in un negozio che vende coppe, targhe e medaglie per trovarne in uso tuttora, soprattutto per quanto riguarda quelle a carattere sportivo : da un lato un simbolo che allude ad un determinato sport, al rovescio lo spazio libero per incidere data e nome di una gara, ed eventualmente anche il nome del percettore. Le due fronde sul bordo, legate da un nastro, sono un fregio ricorrente su monete e medaglie già dai tempi del Regno, solitamente sono fronde di alloro e di quercia, ma non solo. In alto. il tradizionale stellone italico. Il volto femminile sormontato da una corona civica è anch'esso un elemento ricorrente su medaglie, gettoni, francobolli. Circa la datazione di queste due medaglie non saprei, la seconda sembra un riconio moderno, potrebbe risalire anche ai primi anni della Repubblica, mentre la prima direi sia antecedente. Non vedo tracce della Azienda che le ha prodotte, controvalore commerciale irrilevante. Alla prossima, Bradi, saluti.
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  39. io vedo 2 colpi tipo forellini ( li ho cerchiati ) per me siamo sul spl
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  40. Per chi mette titoli così senza un pò i educazione con un buongiorno/buonasea, grazie,ecc dovemmo argli pagare una tassa per il sostnere il forum già che qui gli aiuti vengono forniti gratuitamente ed un pò di educazione fa sempre piacere ma mi sa che oramai l'educazione si è persa
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  41. Il mio pensiero. Ipotizzo che si possa trattare di una imitativa. Sul dritto, pare di leggere, ad andamento sinistrorso e con alcune lettere invertite, qualcosa del tipo CONSTAN.. Il rovescio ha un insieme di lettere incomprensibili. Imitative Types (beastcoins.com) Sperando di non aver detto inesattezze, saluto, Stilicho
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  42. Peccato, proprio la settimana che faccio il pomeriggio. Mi sarebbe piaciuto poter partecipare, ho già avuto modo di poter vedere la bella mostra, ma sarei tornato volentieri per poterla rivedere con le delucidazioni di una guida d’eccellenza come Luca Gianazza.
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  43. Ciao @LOBU Ciao @Releo E' la medesima opinione che ho espresso nel post #716, in questo siamo concordi. Certamente nella discussione nessuno ha scritto che te le sei inventate. Ci sono dei pareri diversi e vanno rispettati. Ci sono delle Varianti censite e non riportate dagli esperti o dai manuali, altre invece sono state recepite. E' nostra facoltà cercare di far capire la nostra opinione a quelli che la pensano diversamente ( soprattutto agli esperti e a chi scrive di numismatica). Una via maestra è quella perseguita da @LOBU che ci fornisce documenti a volte dimenticati oppure difficili da reperire. Certamente "non tutto è scritto" e penso che in futuro qualche spiegazione sulle varietà della monetazione Borbonica sarà trovata. I "venti contrari" che senti, probabilmente sono dovuti non a posizioni preconcette, semplicemente penso che ci troviamo in un periodo di " revisione" oppure di " rivalutazione " di certe particolarità, varianti, errori di questa monetazione. Se noti gli Autori storici, ai quali tanto dobbiamo, ( Cagiati, Vittorio Em.III con il CNI, D'Incerti etc) non davano molta importanza alle cosiddette "Varianti" come le consideriamo noi. Nell'ultimo decennio invece, studiosi o semplici collezionisti, hanno giustamente portato alla luce quelle che sono diversità rispetto ad un'ideale moneta base ( soprattutto grazie al confronto che questo sito ci permette ). Però adesso si è giunti a considerare anche la minima ribattitura come qualcosa di "diverso". Questo porta al rovescio della medaglia: una moneta con una minima particolarità che prima non era conosciuta, adesso la paghi X volte. Ha scritto @LOBU che una Variante per essere tale deve corrispondere ad un conio diverso ( se no si parlerebbe di "nasino 1, nasino 2 etc ). Non nego di aver meditato a lungo e non dico di essere completamente d'accordo, però la questione delle Varianti necessita di una rivalutazione e soprattutto dei parametri validi per essere definita tale. Buona Serata Beppe
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  44. Ovunque si scavi in Italia e ....non solo , tornano in luce reperti e ricordi di un tempo andato . Ritrovamento eccezionale a Cordovado, in località Belvedere, dove a una profondità di 1,70 metri sono emersi resti strutturali di un insediamento di epoca romana, risalenti al periodo compreso tra il I/II secolo d.C. e il IV secolo d.C., come fanno intendere le analisi eseguite sui materiali raccolti e le tecniche murarie messe in opera. A favorire la straordinaria scoperta le indagini archeologiche preventive per la realizzazione del Metanodotto Mestre-Trieste. I lavori, eseguiti dalla società Archeo.Kun di Parma, sono stati coordinati dalla dottoressa Serena Di Tonto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Cosa è stato ritrovato Gli scavi hanno portato alla luce i limiti di due strutture oltre a un tracciato viario, che le divide. Di uno dei due edifici, rinvenuto nella porzione occidentale dell’area indagata, è stato individuato un unico ambiente con una pavimentazione in tessere di laterizio e strutture murarie a livello di fondazione. La struttura più orientale, invece, risulta più articolata. Formata da tre ambienti e un’area esterna, i piani pavimentali sono in ghiaia e frammenti laterizi, con strutture murarie dall’elevato più considerevole. Tra le due strutture è stato identificato un piano lastricato, con orientamento est –ovest, con solcature di carro ben visibili per buona parte del piano. Al momento il sito è stato delimitato lungo l’asse scavo del metanodotto per una lunghezza totale di 200 metri, dei quali la metà appare interessata dalla presenza di tali resti. Per preservare le rovine e permetterne lo scavo in estensione è stata valutata con la Committenza e la Ditta esecutrice una variante al percorso del metanodotto, che è stato interrato a una quota maggiore di quella prevista da progetto, attraverso la tecnica della trivellazione. Dopo la messa in opera delle tubature si è potuto così procedere allo scavo in estensione dell’insediamento individuato. Il rinvenimento si presenta come una scoperta archeologica eccezionale oltre che per l’assenza di scavi di contesti analoghi nella zona, anche per gli importanti dati che sta fornendo sulle diverse tecniche edilizie utilizzate, per i materiali restituiti e per lo studio della pianificazione territoriale antica nella zona e la definizione dell’antico corso del fiume Tagliamento in epoca romana. Da : https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/cordovado-ritrovati-resti-romani-di-2000-anni-fa-tornano-alla-luce-durante-gli-scavi-per-il-metanodotto/ar-AA18Rzb1?ocid=msedgdhp&pc=U531&cvid=dfcc1d53aba14a4b9e703acc0278943a&ei=28
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  45. Ciao, al momento siamo al punto 1. Ora passiamo al punto 2. e cioè le immagini nitide di fronte e retro.
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  46. Buongiorno a tutti, ciao Beppe... Provo ad esporre il mio punto di vista, che può essere condivisibile o meno. Prendiamo in esame un campione di 18 Piastre 1836 (prese a caso) ed analizziamole solo al D/: Io, conto 13 diversi conii - ma potrei anche sbagliarmi e potrebbero essere 12 o forse 14. Bene, a mio avviso, si tratta quindi di tredici conii, tredici pezzi unici, effigi e legende con delle inevitabili - ma quasi impercettibili - differenze. Queste differenze di conio sono dovute al metodo artigianale di produzione dei conii, a parte alcuni piccoli dettagli - di cui abbiamo già largamente discusso - che potrebbero esser stati incisi con l'intento di poter riconoscere ogni specifico conio. Tredici DIFFERENZE DI CONIO e NESSUNA VARIANTE degna di nota. Ora, faccio un altro esempio ed allego la scansione di quattro mie Piastre 1836... Dalla scansione, dalle misurazioni e dalla comparazione tramite GIF, le differenze che si rilevano sono veramente minime e per questo, direi poco rilevanti, a parte la quarta piastra, che avendola in mano - già ad occhio nudo - è ben visibile un "taglio lineare" alla base del collo, anziché il "gradino" presente su tutte le Piastre degli anni'30. In questo caso quindi, io parlerei di tre teste "standard" e di una sola VARIANTE degna di nota, perché per l'appunto, la differenza dalle altre piastre dello stesso tipo è riconoscibile anche ad occhio nudo. Un saluto, Lorenzo
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  47. Asti. Non è la mia monetazione per cui posso fare riferimento solo al CNI. Sul CNI II viene descritto come quarto di grosso emesso a nome di Carlo duca d'Orleans... mi pare corrispondere al n°19 del cni... D/ KAROLUS DVX AVRELIENSI / croce R/ SANCTVS SECONDVS ASTENSI / semibusto del santo... Mario
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  48. DE GREGE EPICURI Mi intendo abbastanza poco di "cavalli" e non riesco a collocare questo, di cui purtroppo non ho il peso; misura 17-18 mm. Leggo solo EQUITAS REGNI. In esergo mi pare ci sia una P, seguita da un cerchietto; prima e dopo ci sono due rosette, o forse globetti. Al D non vedo nulla di particolare. Nel nostro catalogo, ma anche in altri, non sono riuscito a trtovare questa "P": mi date una mano? Grazie.
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  49. I cavalli Brindisini come giustamente hai indicato hanno un ritratto inconfondibile, molto simile a quello presente sul rarissimo coronato. Quelli con il numerale, attribuibili a Napoli per l'assenza di identificativi di zecca, riportano un ritratto che non ha nulla a che vedere con quello di Ferrandino ma sono assegnati come sue emissioni proprio per la presenza del numerale. Tra questi poi si inseriscono una serie di esemplari privi di numerale che presentano un ritratto sicuramente più vicino a quello di Ferdinando I che a quello di Ferrandino... e qui l'attribuzione, a mio avviso, resta ipotetica. Di seguito alcune immagini di riferimento. Nella prima cavalli con il numerale provenienti rispettivamente da A&C coll. Crusafont Branca de Nàpols e da Artemide XXXIII lotto 321. Nella seconda cavalli brindisini con il ritratto certo di Ferrandino. Rispettivamente da NAC 89 lotto 678; Artemide 31 del 18-12-10 Lotto 170 ; Coll. Privata. Ricapitolando, a mio avviso, queste sono emissioni certe a nome di Ferrandino. Le altre, sempre a mio modesto parere, restano dubbie.
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