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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/28/23 in Risposte
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anche io ho un 1796 in bella conservazione. è tra le mie preferite come tipologia.5 punti
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Aspettavo a confermare perché lo saprò più avanti, quest’anno fino a fine giugno ho un impegno importante in un altro ambito associativo che mi occupa alcuni sabato, però posso già dire che stiamo lavorando molto sul prossimo Gazzettino di Quelli del Cordusio che sarà il nostro numero 10 e che sarà lo posso già dire un supernumero ma uscirà dopo l’estate. vi aggiorno …5 punti
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Buongiorno a tutti, esattamente un anno fa (era l'ultima domenica di aprile) mi ritrovai a sbirciare sulle bancarelle di Cordusio e feci il mio primo acquisto: un denario di Augusto con Lucio e Caio sul rovescio. Una moneta di scarsa conservazione, pagata poche decine di euro, ma capace di spingermi a cominciare una collezione di monete romane imperiali. Voglio condividere con voi il risultato di questo primo anno, fatto di acquisti in asta con certificati di lecita provenienza, e di studio sui libri suggeriti da molti di voi, oltre che di una metodica lettura delle discussioni del forum. Il bisogno di condividere ciò che ho messo insieme non è per mera esibizione, ma per raccogliere suggerimenti utili a migliorare; mi è molto chiaro che il collezionismo numismatico è una lunga maratona e non una gara di velocità, e posso, con molte probabilità, aver sbagliato qualcosa al momento della partenza. Adesso però devo iniziare a gestire la corsa con più consapevolezza, e mi serve anche il vostro aiuto. Come potete vedere, la mia collezione inizia con un paio di repubblicane, un piccolo sesterzio in argento che spero di poter presto confrontare con un sesterzio imperiale, e un denario, e termina con "un'invasione" a Costantinopoli con due solidi bizantini. In mezzo diverse imperiali, mi affascinano molto i denari ma non disdegno qualche bronzetto. La regola è una: la moneta mi deve piacere per il ritratto e/o per il rovescio. Sono riuscito a raggiungere uno degli obiettivi importanti che mi ero posto: un denario con elefante di Giulio Cesare. Ultimamente ho scoperto la bellezza dei follis del terzo secolo, e credo che i miei prossimi acquisti saranno principalmente in quell'area. Naturalmente, conto di raccoglierne il più possibile del mio omonimo Gratianus. Obiettivi medio/importanti da raggiungere senza fretta: il "tribute penny" di Tiberio, un Caligola (anche un bronzetto andrebbe bene), un sesterzio (mi piacerebbe molto di Nerone, come potete vedere è un imperatore che mi piace molto, ma credo che dovrò accontentarmi di qualcosa di più economico), un solido del terzo secolo. Adesso, qualche domanda in ordine sparso: - al momento ho acquistato solamente da Inasta e da Artemide, mi dite quella che secondo voi è un'altra casa d'aste da cui dovrei assolutamente comprare per la qualità dei pezzi offerti? - ha senso aggiungere in collezione monete di scarsa conservazione se appartengono ad un imperatore di cui non se ne trovano facilmente, ad esempio Pertinace, o i quattro imperatori del 69 d.c.? - conviene comprare dai negozi di numismatica che si trovano online, o è meglio aspettare l'occasione in un'asta? Attendo di leggere i vostri consigli - mi interessano meno i giudizi - saranno molto preziosi per me. p.s.: vi terrò aggiornati sugli sviluppi della mia collezione aggiungendo nei commenti le foto dei nuovi arrivi.4 punti
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La tipologia comprende : A.Gritti - Scudo 3 tipi e mezzo scudo P.Lando - scudo F.Donà - scudo e mezzo scudo F.Venier - scudo e mezzo scudo G.Priuli - scudo (di cui si conosce un solo esemplare. Non sollevano entusiasmi queste monete. Forse perchè se si esclude lo scudo Gritti non se ne vedono spesso in giro, forse perchè il disegno è simile a differenza dei ducati-zecchini che molte varianti le hanno. Io con fatica sono riuscito a metterne in collezione tre, Gritti 3, Donà e Venier. Vi mostro il Donà il più raro dei tre3 punti
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Ciao @lory90, ben arrivato nel Forum. Se non già lette, ti segnalo le Line Guida del ns. Regolamento: https://www.lamoneta.it/guidelines/ Per quanto riguarda la tua richiesta, ti segnalo quanto BCE descrive: Sulle monete da €1 e €2 figurano i castelli e gli stemmi araldici del paese circondati dalle 12 stelle dell’Unione europea. L’immagine simboleggia il dialogo, lo scambio di valori e la dinamica della costruzione europea. Al centro campeggia il sigillo reale del 1144. https://www.ecb.europa.eu/euro/coins/html/pt.it.html Sposto nella Sezione più appropriata. Saluti.3 punti
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a noi? sei il portavoce del forum?3 punti
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Non è chiaro se le monete erano state catalogate/fotografate dal Museo Immaginerei pero' di si perche altrimenti come si fa a sequestrarle/bloccarle per la vendita ad una casa d'aste o commerciante. La pecca di moltissimi musei italiani e ' la non pubblicazione - almeno digitale - delle collezioni. Pubblicare significa salvaguardare3 punti
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Come scrive qualcuno: “condivido volentieri”, 🤣 direttamente dall’asta Nomisma 67. I colpetti al bordo non inficiano più di tanto la bellezza dei rilievi, la loro satinatura e il lustro di conio sui fondi speculari. E siamo a sette colli lunghi in FDC 🙏🏼2 punti
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Visto che siamo in tema vi mostro anche il Francesco Venier. Il mio Gritti è normale2 punti
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Buongiorno avete mai visto uno scudo della croce cosi " pasticciato" ? Francesco Erizzo doge XCVIII, 1631-1646. Scudo della croce, AR ??,?? g. FRANC EZZOZO DVX VEN Croce ornata e fogliata, accantonata da quattro foglie di vite. All’esergo, B B (Bernardo Balbi massaro). Rv. SACTVS MMA VENEE Leone in soldo, entro scudo ornato; all’esergo, 1440. Paolucci 9. Cordialmente Giovanni Melior est sapientia quam vires2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Traiano (98-117 d. C.) con la personificazione sul rovescio della dea Vittoria in una delle diverse sue raffigurazioni coniato a Roma nel 100 d. C. circa. È chiaramente un rovescio celebrativo forse di uno dei tanti successi delle diverse campagne militari di questo Augusto. Traiano fu il primo imperatore adottato quindi non discendente per dinastia dal suo predecessore, che inauguro' un lungo periodo di imperatori appunto non dinastici. Fu l'anziano imperatore Nerva, succeduto a Domiziano in un periodo molto travagliato per l'impero, che non avendo figli lo adottò designandolo come suo successore. Nacque nella provincia di Italica in Spagna (il padre era di origine umbra, di Todi, ed era un senatore) quindi fu anche il primo provinciale a guidare l'impero, e faceva parte dell'esercito dove si era distinto per le sue eccellenti capacità strategiche e militari. Il buon Nerva, che governo' per soli due anni, non era ben visto dall'esercito e sappiamo come l'appoggio o meno di quest'ultimo aveva rilevanza fondamentale, perché da senatore era solamente un politico di lungo corso e lui con lungimiranza pose un freno a questo con l'adozione di Traiano (amatissimo dai militari) che quando lo sostituì operò in maniera egregia anche dal punto di vista politico tanto da ricevere l'appellativo di Optimus Princeps. Uno dei migliori imperatori che può essere annoverato tra quelli più amati dal popolo romano. Il denario da esame diretto risulta coniato (spero ai tempi di Traiano 🙂), abbastanza centrato, con discreto metallo (erano coniati in buon argento) ed ha chiaramente circolato ottemperando alla sua funzione. Grazie ed alle prossime ANTONIO 18 mm 3,18 g RIC 58 I miei denari di questo imperatore cui aggiungere un sesterzio 🙂2 punti
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I testi che posseggo sulle monete siciliane.2 punti
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Buongiorno. Avrei piacere di avere qualche notizia o parere, se qualcuno come penso conosce questo genere di banconota, sul pezzo del quale allego una foto. E' consueto trovare impresso il timbro di una banca ? Grazie a chi vorrà intervenire.1 punto
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Lo Scudo d’oro veneziano Nel 1528 Venezia coniò una nuova tipologia monetale, lo scudo d’oro, per pagare i suoi soldati. Di Carlo Barzan. Gli anni del dogato di Andrea Gritti, dal 1523 al 1538, furono piuttosto tumultuosi per l’Italia. La battaglia di Pavia aveva dato a Carlo V il temporaneo predominio nella penisola. Roma aveva subìto il sacco da parte dei lanzichenecchi, i mercenari arruolati nell’esercito imperiale. Firenze aveva perso le sue libertà. I possedimenti veneziani a Oriente erano minacciati dall’impero ottomano. La Repubblica di Venezia rispose con decisi interventi militari e finanziari. Per far fronte alla richiesta di monete d’oro da parte delle truppe impegnate sui vari fronti, il Consiglio dei Dieci previde di affiancare al ducato allora in uso una nuova tipologia monetale aurea. Il 15 maggio 1528 un decreto firmato da Daniel Rhenerius e Franciscus Donatus chiariva: «Questo Conseglio intende quanto sia il continuo bisogno che si ha di trovar scudi dal sol per mandar alli exerciti nostri». Annunciava quindi l’entrata in uso della nuova moneta, lo scudo, e lo descriveva: «con il S. Marco in soldo in uno scudo da una banda et dall’altra una iusticia cum lettere atorno che dicano Andr. Griti». In effetti sul diritto la moneta raffigurava una croce fiorata all’interno di un cerchio, mentre dentro un bordo perlinato la legenda citava Andreas Griti dux Venetiar(um), ‘Andrea Gritti doge di Venezia’. Al rovescio il campo era occupato al centro dal leone di san Marco e nella parte superiore da un gruppo di tre foglie e due volute ai lati. La legenda precisava Sanctus Marcus Venetus. L’iconografia era semplice ma vigorosa: mancava il ritratto del regnante, ma il simbolo cristiano della croce e il leone, per antonomasia riferimento al potere di Venezia, bastavano per identificarla immediatamente. Il peso era di 3,4 grammi e il titolo di 917 millesimi, inferiore quindi al titolo del ducato, che era di oro zecchino, cioè 997 millesimi. A causa della nuova commessa, la zecca di Venezia si trovò a dover fronteggiare un improvviso e imponente carico di lavoro. I provveditori in zecca cercarono di rimediare con l’assunzione di nuovo personale: intanto ad aiutare Gambello e Benintendi alla lavorazione dei conii era arrivato Paolo de Franceschi. Fra maggio 1528 e luglio 1529 tutta la produzione si svolse sotto la sovrintendenza del massaro all’oro Marco Donà. Le loro fatiche furono premiate perché, grazie agli utili derivati dalla produzione delle nuove monete, la zecca di Venezia poté provvedere autonomamente al pagamento dei salari, che dal 1507 erano a carico della cassa del Consiglio dei Dieci. Il 7 novembre 1530 «ritrovandose questa cita et altre terre nostre in strettela de monede» venne ritenuto conveniente «proveder che almeno se possi haver oro de menor quantità de quello del ducato». Fu quindi introdotta anche una frazione dello scudo: pesava 1,68 grammi, valeva la metà ed era definita medias corona aureas. (Panorama Numismatico, luglio 2018)1 punto
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Grazie per il tuo intervento Pxacaesar, e questo è un consiglio di cui farò sicuramente tesoro. Ti leggo sempre con molta attenzione, e ti ringrazio perché condividi i tuoi nuovi arrivi arricchendo le foto delle monete con informazioni preziosissime.1 punto
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Cari forumisti, spero di farvi cosa gradita, oggi condivido con voi questo gioiellino in alta conservazione. È moneta comune (a differenza della sorella coniata a Roma), ma non è facile trovarla in queste condizioni:1 punto
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Aggiungo a quanto scritto questo post: Questo è il contenuto per facilitarne la lettura Scoperta una Moneta di Carlo Magno coniata poco prima della Morte by Matteo Rubboli E’ stata scoperta poco tempo fa una rarissima moneta d’argento che mostra il volto di Carlo Magno, uno dei pochi ritratti conosciuti realizzati durante la vita dell’Imperatore franco. La genesi del ritrovamento è curiosa tanto quanto la rarità del denario d’argento. All’asta su eBay Poco tempo fa un piccolo imprenditore agricolo francese aveva necessità di liquidi per realizzare una casa. Anziché recarsi in banca per un mutuo ha pensato di scrutare fra i beni preziosi di casa e ha scoperto una piccola collezione di monete, dei reperti collezionati dal nonno nel terreno di famiglia. Fra queste c’era anche il denario raffigurante Carlo Magno, una moneta d’argento coniata circa 1200 anni fa. L’uomo ha messo il reperto in vendita su Ebay dove è stato intercettato da un esperto prima che si concludesse l’asta. Frank Pohle, direttore della “Route Charlemagne”, un gruppo di musei di Aquisgrana, in Germania, ha spiegato che diversi esperti controllano eBay per verificare l’eventuale offerte di reperti reali. Uno di questi ha scoperto il Denario, e il museo ha subito contattato il venditore per acquistare direttamente la moneta. Il museo ha fatto un’offerta e il venditore ha accettato, rendendo disponibile per gli studi un bene raro e prezioso. Purtroppo non sappiamo quanto sia costata la moneta, ma Frank Pohle ha dichiarato che “Non era così costoso. Siamo molto soddisfatti“. Il piccolo Denario La moneta mostra da un lato Carlo Magno e il suo titolo imperiale: IMP(erator) AVG(ustus), riferimento ovviamente al primo Imperatore Ottaviano Augusto. Nei capelli mostra il copricapo d’alloro, un particolare insolito per i re dei Franchi, e inoltre indossa anche un vestito da generale romano. Il ritratto di Carlo Magno mostra un volto tondo, i baffi e un collo abbastanza corto, un particolare meno noto della fisionomia del Re. Dall’altro lato si nota un edificio che somiglia a una chiesa o a un tempio romano, con una croce disegnata al suo centro. Se siamo abituati a vedere delle monete romane con il volto degli imperatori la cosa è molto più rara in epoche successive, e questa è infatti una delle pochissime del periodo carolingio giunta ai tempi moderni. L’Importanza della moneta a livello storico Carlo Magno fu re dei Franchi dal 768 fino alla sua morte, nell’814 d.C., e fu il primo sovrano a unire l’Europa occidentale e centrale dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Oltre a essere famoso come re guerriero è passato alla storia anche per la sua incoronazione a Roma il giorno di Natale dell’800, quando Papa Leone III lo nominò “Imperatore dei Romani”. Il fatto che Carlo abbia ordinato la realizzazione di monete d’argento con il suo ritratto è una chiara operazione di promozione dell’istituzione imperiale. Un po’ come facevano gli Imperatori Romani anche Carlo fece Marketing con le monete, l’unico modo per raggiungere (quasi) tutti i cittadini. Di quei Denarii con ritratto sono giunti a noi circa 50, coniati però in diversi momenti della vita dell’Imperatore. La maggioranza delle monete del regno carolingio mostrava solo il nome di Carlo, senza alcun ritratto. Avere a disposizione un pezzo dell’ultimo periodo di vita è molto importante a livello storico. Gli esperti del museo hanno stabilito che la moneta da 1,5 grammi venne probabilmente coniata ad Aquisgrana, dove Carlo Magno nacque e morì. Ma la data del suo conio non è chiara. Dopo essere stato incoronato imperatore da Papa Leone III, Carlo non usò immediatamente il titolo di “Imperatore Augusto” che si trova sulla moneta. Frank Pohle spiega che l’imperatore non usò quel titolo fino almeno all’812, due anni prima della morte. Questo particolare aveva a che fare con i suoi rapporti diplomatici con Costantinopoli e quindi con l’Impero Romano d’Oriente. Fu solo nell’812 che l’Impero Romano d’Oriente (Bizantino) riconobbe Imperatore Carlo Magno, e da quell’anno il Re Franco iniziò a usare il titolo scritto facendolo scrivere anche sulla moneta. Carlo rinunciò all’Istria, alla Dalmazia e al litorale Veneto per ottenere questo riconoscimento, e la moneta testimonia anche l’importanza che egli dava al nuovo titolo imperiale. La moneta potrebbe risalire all’anno 813, quando il figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, fu nominato co-imperatore e fece coniare monete simili. Il vecchio Re era ormai malato da tempo, almeno dall’810, e si stava adoperando per garantire un futuro all’Impero. Gli era rimasto ormai solo un figlio che nominò co-imperatore nell’813, e la moneta potrebbe esser stata coniata proprio in quell’anno. Giunti alle conclusioni storiche una curiosità sul valore del Denario. Anche se è difficile fare un paragone con la valuta corrente possiamo pensarla in questi termini. La quantità d’argento della moneta è molto bassa, ma con una cifra dai 10 ai 20 denarii era possibile acquistare una mucca. Matteo Rubboli Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...1 punto
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Concordo...ha sicuramente bevuto un'ombretta di troppo...😉 Scusatemi ma FRANC...EZZOZO...mi fa troppo ridere🤣1 punto
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Pxacaesar i tuoi denari di Traiano sono meravigliosi, è un imperatore che ancora manca nella mia giovane collezione e spero di poterlo "ospitare" molto presto. Complimenti sinceri, anche per le dettagliate descrizioni delle tue monete che leggo sempre con molta attenzione.1 punto
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Ciao, la banconota è stra-conosciuta ma il timbro è piuttosto inconsueto, è talmente nitido e dal colore inusuale (vedo bene verde scuro?) tanto da sembrare un'ulteriore soprastampa, difficile se non impossibile stabilire se è coevo/a alla banconota, sappiamo solo che il Banco Sant'Alessandro di Bergamo esisteva a quel tempo. L'emissione originaria come mille marchi è del dicembre 1922 successivamente soprastampata per un miliardo dal settembre 1923. In ogni caso bisognerebbe prima sapere se le banche sul territorio italiano potevano accettare d'incassare una cartamoneta che non aveva nessuna corrispondenza con le riserve d'oro del Paese emittente, e che di fatto, nel giro di poche settimane (ottobre 1923), non aveva alcun valore anche se si trattava di un miliardo di marchi. Aspetta l'intervento di qualcun'altro che magari ne è a conoscenza.1 punto
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Qualche settimana fa sono riuscito ad accaparrarmi questa moneta stranamente passata un po’ in sordina, per mia fortuna. Si tratta di Nerone (piccolo, appunto, ma pur sempre Nerone): Come detto, la moneta e’ piccola, complessa nel rovescio e non ben centrata; pertanto, mi ha richiesto una lunga ed attenta osservazione per poter cercare di interpretare tutti gli elementi (dalle effigi alle legende) necessari per arrivare ad una identificazione e quindi ad una classificazione le più corrette possibile (si spera), anche perché di questa monetina esistono diverse “varianti”. Ma, come spesso succede con la monetazione romana imperiale, la classificazione non e’ la cosa più importante. O almeno non lo e’ per me e non lo e’ in questo caso. Comunque, dovrebbe trattarsi di un semisse di Nerone in oricalco, il RIC I 233. Diametro massimo: 17,32 mm Peso: 2,82 g Ecco la descrizione (in corsivo) del RIC: NERO CAES AVG IMP: Nero, laur., r. CER QVINQ ROM CO: Table, seen from front and r., bearing urn on l. and wreath on r.; on the front panel, a bas-relief of two sphynxes (or two griphons) confronted; a round shield rests against table-leg. Value-mark S above table to l. S C ex. La moneta in mano e’ assai piacevole, con l’oricalco che occhieggia giallognolo dalle parti più in rilievo. Il ritratto di Nerone e davvero nitido ed espressivo, ben apprezzabile anche nei dettagli del viso (nonostante un piccolo eccesso di metallo adiacente al naso), soprattutto nonostante le dimensioni ridotte della moneta. Il rovescio e’ bellissimo nella sua complessità e i molti elementi rappresentati sono tutti apprezzabili. Che cosa rappresenta? La legenda e’ importante. Sciogliendola diventa: CERTAMEN QVINQVENNALE ROMAE CONSTITVTVM che si potrebbe tradurre come “giochi quinquennali istituiti a Roma”, intendendo quel ROMAE come genitivo locativo con valore di stato in luogo, vista la posizione nella frase. Questa e’ una mia ipotesi, ma il mio latino e’ scarso e vecchio. Magari qualcuno può contribuire con una traduzione più congrua della mia. Comunque, grammatica latina a parte, il senso dovrebbe essere chiaro. A cosa si riferisce, quindi, il rovescio? Nel 60 d.C. Nerone istituì a Roma (secondo il modello greco) il certamen quinquennale, un complesso di giochi (simili ai giochi pitici) cui diede il nome di Neronia. Esso comprendeva tre tipi di gare: ginniche (di atletica), equestri (corse di carri) e musicali (che includevano prove di canto e di recitazione in prosa ed in versi). Ecco cosa dice Svetonio a proposito dei Neronia (De vita Cesarum, Nero) : “Instituit et quinquennale certamen primus omnium Romae more Graeco triplex, musicum gymnicum equestre, quod appellauit Neronia”. “Fu il primo tra tutti ad istituire a Roma un concorso quinquennale secondo l’usanza greca articolato in tre sezioni, musica, esercizi ginnici, corse di cavalli che chiamò Neronia”. E Tacito, Annales, Liber XIV: “Nerone quartum Cornelio Cosso consulibus quinquennale ludicrum Romae institutum est ad morem Graeci certaminis, varia fama, ut cuncta ferme nova.” “Nell’anno del quarto consolato di Nerone e di Cornelio Cosso furono istituiti a Roma i giochi quinquennali sul modello di quelli greci, con reazioni molto diverse, come quasi sempre avviene con le novità.” Dei Neronia parla anche Cassio Dione nella sua Storia Romana (ho trovato la citazione, ma non il passo). Ma vediamo meglio il rovescio, davvero interessante. Forse, quella che si vede e’ una cosiddetta “mensa agonistica” sulla quale si esponevano i doni per i vincitori delle gare atletiche. Ci potrebbe stare visto ciò che si trova sopra, ovvero una corona d’alloro e un’urna che forse, ad onor del vero, sembra più una coppa, simile a quella che viene data oggi in premio ai vincitori delle competizioni. Inoltre, a terra potrebbe esserci uno scudo, ma secondo alcuni addirittura un disco che potrebbe richiamare le gare atletiche. Interessanti anche i grifoni (o sfingi?) affrontati del fondo che potrebbero essere un richiamo ad Apollo ed ai giochi pitici, più simili (rispetto a quelli olimpici) ai Neronia. Il termine quinquennale è stato molto discusso dagli storici anche sulla base delle fonti antiche (soprattutto Svetonio e Tacito). Probabilmente con esso, in realtà, si intendevano i giochi a cadenza “quinquennale”; ogni 4 anni, quindi, dal momento che in antichità nel conteggio venivano compresi il primo e l’ultimo anno dell’intervallo temporale. Ciò sarebbe in sintonia con il fatto che i giochi successivi al 60 si sarebbero dovuti tenere nel 64. E secondo Svetonio, in effetti, si tennero nel 64; invece, secondo Tacito, nel 65. Magari avevano ragione entrambi. Non è escluso che si siano svolti in due parti (nel 64 e nel 65) sia a causa di impegni imprevisti ed intercorrenti di Nerone (viaggio in Egitto e nelle province orientali, poi rimandato all’ultimo), sia soprattutto a causa dell’incendio di Roma. Circa invece l’edizione del 68 non sappiamo nulla. Probabilmente non si fece a causa delle ribellioni di Giulio Vindice, di Clodio Macer e della ascesa della figura di Galba che precedettero di poco la caduta di Nerone (e la sua morte) nella primavera proprio del 68. Nerone aveva forse altro a cui pensare… Dal punto di vista numismatico e’ una moneta che fa parte della III emissione di Roma del 64-65 d.C. caratterizzata dal fatto che, per la prima volta, tutta la serie bronzea (dai sesterzi ai quadranti) veniva coniata in oricalco. Probabilmente, si ipotizza, emessa proprio per la seconda edizione dei giochi. Si tratta di un effetto della riforma monetaria di Nerone (attuata tra il 63 d il 64 d.C.) che riguardò non solo la monetazione nobile di oro e argento, ma anche, per l’appunto, la monetazione enea. Con essa, tutta la monetazione bronzea fu coniata in oricalco e con una riduzione di peso di tutti i nominali. Le motivazioni della scelta di una emissione tutta in oricalco appaiono oscure e si possono solo fare delle ipotesi. L’oricalco, infatti, pur avendo in questo periodo subito una riduzione del tenore di zinco (componente fondamentale della lega) aveva un costo ben più elevato del rame. Quindi, pur se associato ad una riduzione del peso dei nominali, non si capisce bene che vantaggio economico ne avrebbe ricavato l’autorità emittente. Da come ho letto, forse vi era da parte di Nerone la volontà di armonizzare la moneta bronzea nonché il desiderio di migliorarne l’aspetto estetico (cosa cui, come sappiamo, Nerone prestava molta attenzione). Sta comunque di fatto che questa modifica ebbe vita breve. Alla fine, si tornò al sistema augusteo, ma con la testa radiata sui dupondi e con una riduzione della percentuale di zinco nel divisionali in oricalco. Certo che, quante cose ci sono dietro una piccola monetina! Un saluto a tutti da Stilicho1 punto
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@demonetis mi permetto di incollare qui l'indice che hai postato nella discussione sulla bibliografia inerente la numismatica meridionale. Nel testo sono presenti numerose informazioni inedite come la tiratura della monetazione aurea (inerente, purtroppo, solo alcune date), la corretta attribuzione di alcune monete alla zecca di Messina, informazioni sui periodi rivoluzionari del 1820 e 1848 e tanti approfondimenti sulle singole monete (dove è stato possibile effettuarli).1 punto
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Ancora più raro il sedicesimo di statere (0,40 gr) in vendita ad una prossima asta. Un divisionale insolito, una sorta di miniatura dello statere.1 punto
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GF - GI sotto al busto, moneta tosata e quindi non visibili del tutto, ma stanno là1 punto
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Ottima deduzione @Vel Saties : il peristilio del ' tempio ' di Segesta, innalzato ma ancora privo delle finiture in opera ( p.es. scanalature ), con i blocchi dello stilobate a piedi colonne, con i tenoni di imbragatura da trasporto non ancora eliminati .1 punto
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Troppe le monete trafugate per pensare ad un ladro esterno...1 punto
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Caro @SAURON05 , la tue parole costituiscono la conferma del fatto che i collezionisti privati siano un "patrimonio" da tutelare al pari di quel patrimonio culturale numismatico (mi limito a questo) che il nostro Stato afferma di preservare chiudendolo (a volte neanche bene, vedi furti vari) nei propri polverosi e dimenticati depositi. E il fatto che a scrivere sia un giovane diciottenne, testimonia quanto sia diventato improcrastinabile operare una inversione di rotta a livello normativo - prima ancora che giurisprudenziale - in materia di libera circolazione del patrimonio culturale numismatico. Il collezionista conosce ogni singola moneta che compone la propria raccolta, di ciascuna di esse ne conserva la storia e l'integrità (a proprie spese). E' capace di amare e rispettare ogni tondello in maniera nettamente più intensa di come farebbe lo Stato accumulatore seriale, come dimostra quello che hai scritto. Il collezionista è per natura "esibizionista" (nel senso buono del termine); il collezionista, generalmente, trae piacere dal mostrare i propri oggetti (nel nostro caso le monete) e dalla condivisione della sua passione con altre persone (parenti, amici, conoscenti, altri collezionisti ecc..). Il collezionismo è condivisione, non segregazione, e come ogni forma di condivisione non può che generare arricchimento culturale. L'atteggiamento ai limiti del persecutorio assunto dallo Stato rappresenta un evidente freno a mano tirato su questa spinta alla condivisione. Un concetto semplice da capire ma per qualcuno difficile da accettare. Oggi, invece, chi colleziona monete antiche avverte sempre più forte un senso di isolamento culturale. C'è paura anche solo nel raccontare di collezionarle: lo spauracchio del sequestro è sempre dietro l'angolo. E allora è ovvio che le monete in mano a privati finiscano per diventare fruibili solo per i loro effettivi detentori, motivo spesso addotto - in maniera miope - a sostegno della preferibilità dello Stato al privato: è un cane che si morde la coda. Saluti1 punto
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😀Dico in genere.. lo so che quando chiedo un giudizio dovrei postare delle foto dignitose..1 punto
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Salve chiedo vostro parere in merito ad autenticità e conservazione della moneta in foto. Peso 24,985 grammi ringrazio in anticipo1 punto
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Ciao a tutti, questa sera vi parlo di una moneta che qui sul forum non è mai stata presentata. Come da titolo, si tratta del testone di Paolo V per Ferrara. Paolo V (1605-1621), Ferrara, Testone. Munt 211, CNI 112, MIR 1605/1. D/: Busto a destra con camauro e mozzetta. . PAVLVS . V . BURGH . PONT. MAX +. In basso nel giro in fuori: ++1619+ R/: Il Santo con elmo non piumato, in armatura a cavallo galoppante a destra, in atto di trafiggere con la lancia nelle fauci il drago in piedi a destra, retrospicente. . S . GEORGIVS . FER - RARIAE . PROTECT All'esergo, due armette ovali: a sinistra quella del cardinal legato Giacomo Serra, sormontata da cappello; a destra, quella della città di Ferrara, sormontata da corona. Nel mezzo +. T/: liscio. Peso 9.56 g Al rovescio, è protagonista San Giorgio, patrono di Ferrara. È rappresentato secondo i caratteri tipici della sua iconografia, in armatura a cavallo, intento ad uccidere il drago. La leggenda narra che Giorgio fosse un nobile cavaliere errante, originario della Cappadocia (nell’attuale Turchia), di fede cristiana. Apostolo su un bianco cavallo, giunse un giorno nel regno di Silene, in Cirenaica, che era funestato dalla presenza di un terribile drago, la cui forza distruttrice poteva essere contenuta solo da sacrifici umani. Fu proprio il “soldato di Cristo” a salvare dalle fauci del mostro la figlia del re, e come ricompensa non volle né onori né denari, ma che tutto il popolo si convertisse ricevendo il battesimo. La rappresentazione di san Giorgio che combatte con il drago è in assoluto una delle più diffuse nell’arte cristiana, in epoca medievale ma ancora nei tempi moderni, in Occidente come in Oriente (dove il cavaliere è annoverato fra i megalomartyroi, cioè i santi per eccellenza della tradizione ortodossa). Numerosissime sono le varie rappresentazioni di San Giorgio e il drago nella storia dell'arte. Ve ne allego due, celeberrime, quella di Paolo Uccello e di Raffaello. Nella provincia di Ferrara il culto è particolarmente diffuso poiché spesso, nella credenza popolare dell'Alto Medioevo, il Po e altri corsi minori venivano considerati la tana di un drago, che san Giorgio avrebbe ucciso salvando gli abitanti. In realtà il drago è stato identificato come metafora della pericolosità delle piene del fiume, che rischiavano di distruggere Ferrara e gli altri centri della zona. A Ferrara le due chiese principali gli sono dedicate. Sempre a Ferrara, gli è dedicato il palio, nel quale il premio è appunto il drappo del "santo Zorzo" (san Giorgio nel locale dialetto). Sempre al rovescio della moneta è presente lo stemma della città di Ferrara, che è costituito da uno scudo perale diviso orizzontalmente a metà, con la parte superiore di color nero e la parte inferiore di color argento. Lo scudo è timbrato da una corona ducale, ricordo del periodo ducale della città. Da un punto di vista numismatico, si tratta di una moneta ritenuta rara, che compare abbastanza di frequente sul mercato. Dei due anni di coniazione (1619 e 1620), il 1619 è sicuramente più raro, in base ai passaggi che ho registrato sul mercato, nonostante il MIR assegni R al 1619 e RR al 1620. Nella grande maggioranza dei casi però la conservazione non va mai oltre il BB ed in genere si tratta di un conio che presenta spesso debolezze, salti e ribattiture. Questo esemplare, sicuramente superiore alla media, appare scevro dai difetti maggiori e si presenta ben impresso e corredato da una gradevole patina. Il significato dei segni "croce", "rosetta" e "stella" che compaiono nei testoni (e nei giuli) è di difficile interpretazione. Non si tratta di segni di zecca in quanto si accompagnano spesso alle iniziali F.R degli zecchieri Franchini e Rivaroli; è più probabile che siano segni di differenziazione delle varie emissioni. Michele1 punto
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Ti prendo un po' in giro, ma sai che faccio il tifo per te, e che siamo tanti a volerti bene1 punto
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perché non si inizia magari a postare comparazioni con esemplari di certa autenticità? dire mi piace o non mi piace, serve a poco... Per chi non lo sapesse, questo può essere un primo approccio..1 punto
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Trovati 2 tesori in un campo arato. 300 pezzi d’argento dei quali 50 monete di 1000 anni da I membri del Nordjysk Detektorforening – un’associazione che unisce appassionati di metal detector – hanno trovato monete d’argento in un campo a Bramslev, a nord-est di Hobro, a circa otto chilometri dal castello vichingo di Fyrkat. I primi pezzi sono stati scoperti da Jane Foged-Mønster, membro dell’associazione. Ha prima portato alla luce un lacerto d’argento, che si è poi rivelato un dirham arabo ritagliato, poi una sfera di metallo prezioso. Il gruppo, dopo aver ricevuto tanti altri segnali dalle strumentazioni elettroniche, ha avvertito gli esperti del Museo dello Jutland settentrionale, senza scavare ulteriormente. Numerosissimi i pezzi recuperati. Gli archeologi hanno stabilito che provenivano da ben due tesori vichinghi sepolti a pochi metri di distanza. I tesori possono, tra l’altro, sulla base delle monete coniate sotto Harald Blåtand, essere datati al 980 circa, lo stesso periodo in cui, non lontano, fu costruito – appunto – il castello di Fyrkat. La notizia del ritrovamento è stata data in queste ore dal Nordjyske museer danese, che ha coordinato le operazioni e ha iniziato lo studio dei reperti. L’epoca, come abbiamo visto, è quella di Re Aroldo “Dente Azzurro” – Harald Blåtand, in lingua danese – il primo sovrano a unificare il frammentario regno di Danimarca (che allora comprendeva solo la penisola dello Jutland) dal punto di vista politico e religioso. Aroldo visse tra il 911 circa e il 987. Alcune monete del tesoro riemergono dal terreno sabbioso. @ Foto: Nordjyske museer dk Prezioso elemento decorativo recuperato nel campo danese @ Foto: Nordjyske museer dk “I due tesori sono stati rinvenuti nello stesso campo, a meno di 50 metri di distanza, e contengono entrambi un gran numero di piccole monete d’argento e gioielli d’argento tagliati, che probabilmente servivano come mezzo di pagamento a peso”. – dicono gli studiosi del Nordjyske museer – Complessivamente i due tesori comprendono fino a 300 pezzi d’argento, di cui circa 50 monete intere”. A causa della moderna aratura ed erpicatura, spiegano gli studiosi, i depositi antichi sono stati disturbati, nel tempo, e sparsi su un’area più ampia. Originariamente erano depositati abbastanza vicini l’uno all’altro, ma sono poi stati sparpagliati dalle macchine agricole. È quindi difficile per gli archeologi determinare con certezza al 100% a quale dei due depositi appartenessero i singoli reperti. Ma si può accertare che entrambi i tesori contengono un misto di monete danesi, tedesche e arabe. Le monete danesi, in particolare, hanno permesso la datazione dei depositi e hanno attirato l’interesse degli archeologi perché sono le cosiddette monete crociate, coniate sotto il re Harald Blåtand, negli anni ’70 e ’80 del 900 d. C. Una delle monete che hanno permesso la datazione del tesoro @ Foto: Nordjyske museer dk Le prime monete del Re non erano decorate con una croce. Probabilmente il sovrano introdusse il simbolo cruciforme in relazione a una serie di azioni – reali e simboliche – con le quali intendeva cristianizzare i danesi. Le monete crociate di Harald erano in circolazione da meno di qualche decennio quando il sovrano, a metà degli anni Ottanta del 900, perse il potere, che fu violentemente acquisito dal figlio. I tesori risalgono, quindi, a un periodo altamente drammatico dell’era vichinga. Oltre alle monete e ai lacerti di metallo, i depositi contengono altri due pezzi d’argento particolarmente interessanti. Pesano circa 70 grammi, e ovviamente provengono dallo stesso gioiello: una spilla ad anello. Tali spille ad anello erano usate soprattutto dagli uomini ai vertici della società nell’Irlanda dell’era vichinga e nelle isole vicine. Alcuni di questi gioielli in argento pesavano circa mezzo chilo. Gioielli di queste dimensioni e qualità erano indossati da vescovi e re. I danesi probabilmente razziarono questi pezzi e li usarono come argento monetario. “I due tesori d’argento costituiscono di per sé una storia fantastica, ma trovarli abbandonati in un insediamento a soli otto chilometri dalla fortezza vichinga Fyrkat di Haralds Blåtand è incredibilmente eccitante”, afferma l’archeologo e ispettore dei musei dello Jutland settentrionale, Torben Trier Christiansen. Fyrkat, insieme agli altri castelli ad anello di Harald Blåtand, furono utilizzati solo per un periodo molto breve, intorno all’anno 980. Non si sa perché i castelli ad anello furono abbandonati, ma a Trelleborg in Zelanda, sono state trovate tracce di battaglie. “Forse i castelli non sono stati abbandonati del tutto volontariamente, e forse l’abbandono è avvenuto in connessione con lo scontro finale tra Harald Blåtand e suo figlio Svend Tveskæg. Apparentemente i tesori di Bramslev furono sepolti più o meno nello stesso periodo o poco dopo che i castelli furono abbandonati”. dice Torben Trier Christiansen. Lo scavo dell’area proseguirà in autunno con il sostegno economico da parte dell’Agenzia danese dei Beni monumentali e della Cultura. Probabilmente non ci sono più tesori d’argento da trovare, ma durante le indagini di questa primavera, è stato stabilito che entrambi i depositi preziosi erano originariamente sepolti all’interno o molto vicino ad edifici, poi scomparsi. Le prossime indagini si concentreranno quindi sulle tracce di insediamenti. Dal 1° luglio gli interessati potranno saperne di più sui due consistenti depositi d’argento e potranno ammirarli al Museo storico di Aalborg, dove saranno esposti quest’estate. In numerosi Paesi europei la collaborazione tra lo Stato e gli appassionati di metal detector è regolamentata e virtuosa. Il lavoro dei “rilevatori elettronici” si rivela particolarmente prezioso nei campi arati, dove non esiste più un terreno stratificato e dove gli oggetti archeologici possono essere devastati dai trattori. https://www.stilearte.it/trovati-2-tesori-dargento-in-un-campo-arato-300-pezzi-dei-quali-50-monete-di-1000-anni-fa/1 punto
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Gran bella moneta! Complimenti! Tra l'altro solitamente definisce le tue monete "in buona conservazione" mentre qui si è sbilanciato😄 Davide1 punto
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Perché poi solo nel 1838 ? In questo anno troviamo : La Piastra 1838 della Collezione Bovi con busto più piccolo. caratteri grossi nel valore 120, Sottocorona rigato, Mancanza di punteggiatura al rovescio, In una rara mezza piastra 8 quadratini nello scudetto del Portogallo, disposti in modo corretto e allineato ! Secondo la mia personale opinione, a parte la Piastra del Bovi, si tratterebbe di distinzioni fra lavori di diversi incisori nel conio del rovescio. Ma in mancanza dei registri nulla è certo.1 punto
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In Italia avrebbero mobilitato i N.O.C.S., arrestato il piccolo imprenditore agricolo e la moneta sarebbe poi finita chissà dove. Per fortuna esistono ancora paesi civili, queste sono belle notizie anche se per noi "italici" un approccio così sensato, logico e corretto sembra davvero fantascienza.1 punto
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