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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/28/23 in Risposte
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anche io ho un 1796 in bella conservazione. è tra le mie preferite come tipologia.5 punti
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Aspettavo a confermare perché lo saprò più avanti, quest’anno fino a fine giugno ho un impegno importante in un altro ambito associativo che mi occupa alcuni sabato, però posso già dire che stiamo lavorando molto sul prossimo Gazzettino di Quelli del Cordusio che sarà il nostro numero 10 e che sarà lo posso già dire un supernumero ma uscirà dopo l’estate. vi aggiorno …5 punti
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Buongiorno a tutti, esattamente un anno fa (era l'ultima domenica di aprile) mi ritrovai a sbirciare sulle bancarelle di Cordusio e feci il mio primo acquisto: un denario di Augusto con Lucio e Caio sul rovescio. Una moneta di scarsa conservazione, pagata poche decine di euro, ma capace di spingermi a cominciare una collezione di monete romane imperiali. Voglio condividere con voi il risultato di questo primo anno, fatto di acquisti in asta con certificati di lecita provenienza, e di studio sui libri suggeriti da molti di voi, oltre che di una metodica lettura delle discussioni del forum. Il bisogno di condividere ciò che ho messo insieme non è per mera esibizione, ma per raccogliere suggerimenti utili a migliorare; mi è molto chiaro che il collezionismo numismatico è una lunga maratona e non una gara di velocità, e posso, con molte probabilità, aver sbagliato qualcosa al momento della partenza. Adesso però devo iniziare a gestire la corsa con più consapevolezza, e mi serve anche il vostro aiuto. Come potete vedere, la mia collezione inizia con un paio di repubblicane, un piccolo sesterzio in argento che spero di poter presto confrontare con un sesterzio imperiale, e un denario, e termina con "un'invasione" a Costantinopoli con due solidi bizantini. In mezzo diverse imperiali, mi affascinano molto i denari ma non disdegno qualche bronzetto. La regola è una: la moneta mi deve piacere per il ritratto e/o per il rovescio. Sono riuscito a raggiungere uno degli obiettivi importanti che mi ero posto: un denario con elefante di Giulio Cesare. Ultimamente ho scoperto la bellezza dei follis del terzo secolo, e credo che i miei prossimi acquisti saranno principalmente in quell'area. Naturalmente, conto di raccoglierne il più possibile del mio omonimo Gratianus. Obiettivi medio/importanti da raggiungere senza fretta: il "tribute penny" di Tiberio, un Caligola (anche un bronzetto andrebbe bene), un sesterzio (mi piacerebbe molto di Nerone, come potete vedere è un imperatore che mi piace molto, ma credo che dovrò accontentarmi di qualcosa di più economico), un solido del terzo secolo. Adesso, qualche domanda in ordine sparso: - al momento ho acquistato solamente da Inasta e da Artemide, mi dite quella che secondo voi è un'altra casa d'aste da cui dovrei assolutamente comprare per la qualità dei pezzi offerti? - ha senso aggiungere in collezione monete di scarsa conservazione se appartengono ad un imperatore di cui non se ne trovano facilmente, ad esempio Pertinace, o i quattro imperatori del 69 d.c.? - conviene comprare dai negozi di numismatica che si trovano online, o è meglio aspettare l'occasione in un'asta? Attendo di leggere i vostri consigli - mi interessano meno i giudizi - saranno molto preziosi per me. p.s.: vi terrò aggiornati sugli sviluppi della mia collezione aggiungendo nei commenti le foto dei nuovi arrivi.4 punti
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La tipologia comprende : A.Gritti - Scudo 3 tipi e mezzo scudo P.Lando - scudo F.Donà - scudo e mezzo scudo F.Venier - scudo e mezzo scudo G.Priuli - scudo (di cui si conosce un solo esemplare. Non sollevano entusiasmi queste monete. Forse perchè se si esclude lo scudo Gritti non se ne vedono spesso in giro, forse perchè il disegno è simile a differenza dei ducati-zecchini che molte varianti le hanno. Io con fatica sono riuscito a metterne in collezione tre, Gritti 3, Donà e Venier. Vi mostro il Donà il più raro dei tre3 punti
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Ciao @lory90, ben arrivato nel Forum. Se non già lette, ti segnalo le Line Guida del ns. Regolamento: https://www.lamoneta.it/guidelines/ Per quanto riguarda la tua richiesta, ti segnalo quanto BCE descrive: Sulle monete da €1 e €2 figurano i castelli e gli stemmi araldici del paese circondati dalle 12 stelle dell’Unione europea. L’immagine simboleggia il dialogo, lo scambio di valori e la dinamica della costruzione europea. Al centro campeggia il sigillo reale del 1144. https://www.ecb.europa.eu/euro/coins/html/pt.it.html Sposto nella Sezione più appropriata. Saluti.3 punti
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a noi? sei il portavoce del forum?3 punti
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Non è chiaro se le monete erano state catalogate/fotografate dal Museo Immaginerei pero' di si perche altrimenti come si fa a sequestrarle/bloccarle per la vendita ad una casa d'aste o commerciante. La pecca di moltissimi musei italiani e ' la non pubblicazione - almeno digitale - delle collezioni. Pubblicare significa salvaguardare3 punti
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Come scrive qualcuno: “condivido volentieri”, 🤣 direttamente dall’asta Nomisma 67. I colpetti al bordo non inficiano più di tanto la bellezza dei rilievi, la loro satinatura e il lustro di conio sui fondi speculari. E siamo a sette colli lunghi in FDC 🙏🏼2 punti
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Visto che siamo in tema vi mostro anche il Francesco Venier. Il mio Gritti è normale2 punti
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Buongiorno avete mai visto uno scudo della croce cosi " pasticciato" ? Francesco Erizzo doge XCVIII, 1631-1646. Scudo della croce, AR ??,?? g. FRANC EZZOZO DVX VEN Croce ornata e fogliata, accantonata da quattro foglie di vite. All’esergo, B B (Bernardo Balbi massaro). Rv. SACTVS MMA VENEE Leone in soldo, entro scudo ornato; all’esergo, 1440. Paolucci 9. Cordialmente Giovanni Melior est sapientia quam vires2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Traiano (98-117 d. C.) con la personificazione sul rovescio della dea Vittoria in una delle diverse sue raffigurazioni coniato a Roma nel 100 d. C. circa. È chiaramente un rovescio celebrativo forse di uno dei tanti successi delle diverse campagne militari di questo Augusto. Traiano fu il primo imperatore adottato quindi non discendente per dinastia dal suo predecessore, che inauguro' un lungo periodo di imperatori appunto non dinastici. Fu l'anziano imperatore Nerva, succeduto a Domiziano in un periodo molto travagliato per l'impero, che non avendo figli lo adottò designandolo come suo successore. Nacque nella provincia di Italica in Spagna (il padre era di origine umbra, di Todi, ed era un senatore) quindi fu anche il primo provinciale a guidare l'impero, e faceva parte dell'esercito dove si era distinto per le sue eccellenti capacità strategiche e militari. Il buon Nerva, che governo' per soli due anni, non era ben visto dall'esercito e sappiamo come l'appoggio o meno di quest'ultimo aveva rilevanza fondamentale, perché da senatore era solamente un politico di lungo corso e lui con lungimiranza pose un freno a questo con l'adozione di Traiano (amatissimo dai militari) che quando lo sostituì operò in maniera egregia anche dal punto di vista politico tanto da ricevere l'appellativo di Optimus Princeps. Uno dei migliori imperatori che può essere annoverato tra quelli più amati dal popolo romano. Il denario da esame diretto risulta coniato (spero ai tempi di Traiano 🙂), abbastanza centrato, con discreto metallo (erano coniati in buon argento) ed ha chiaramente circolato ottemperando alla sua funzione. Grazie ed alle prossime ANTONIO 18 mm 3,18 g RIC 58 I miei denari di questo imperatore cui aggiungere un sesterzio 🙂2 punti
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I testi che posseggo sulle monete siciliane.2 punti
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Da Crotone nel Bruzio, un non comune esemplare di statere incuso con al diritto tripode con etnico ed al rovescio aquila ad ali spiegate incusa . Sarà il 4 Maggio in vendita Hirsch 380 al n. 35 .1 punto
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Buongiorno. Avrei piacere di avere qualche notizia o parere, se qualcuno come penso conosce questo genere di banconota, sul pezzo del quale allego una foto. E' consueto trovare impresso il timbro di una banca ? Grazie a chi vorrà intervenire.1 punto
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Buongiorno, segnalo l'articolo a firma DI DANIELA GIANNACE del 25 u.s. apparso su: https://leganerd.com/2023/04/25/monete-vichinghe-antico-tesoro-scoperto-in-danimarca/ Monete vichinghe risalenti a oltre 1.000 anni fa sono state scoperte in un campo di grano vicino ad una fortezza vichinga nel nord-ovest della Danimarca. Il tesoro, composto da circa 300 monete d’argento di origine danese, araba e germanica, è stato scoperto grazie ad una ragazza che stava cercando metalli lo scorso autunno. L’importanza della scoperta è stata sottolineata dal direttore del North Jutland Museum, Lars Christian Norbach, che ha dichiarato che un tesoro come questo è molto raro. Il tesoro comprende non solo le monete, ma anche pezzi di gioielleria provenienti dalla Scozia o dall’Irlanda. Secondo gli archeologi, questi reperti risalgono allo stesso periodo del forte, costruito dal re Harald Bluetooth, e offrono una visione più ampia e profonda della storia dei vichinghi. L’intenzione degli archeologi è quella di continuare a scavare nella zona durante il prossimo autunno, nella speranza di trovare ulteriori tesori, come i luoghi di sepoltura e le case dei proprietari delle monete. Dalle iscrizioni presenti sulle monete sembra che queste possano risalire all’anno 980 e che possano esserci legami tra il forte e il tesoro, probabilmente causati da un incendio che ha colpito il forte. Inoltre, i vichinghi credevano che seppellire il tesoro consentisse di ritrovarlo dopo la morte. Le monete saranno esposte al pubblico a partire dal prossimo luglio presso il Museo storico di Aalborg, mentre la ragazza che ha scoperto il tesoro riceverà un compenso economico la cui cifra non è stata resa nota. Questo ritrovamento è importante perché offre un’opportunità unica per approfondire la conoscenza dei vichinghi e della loro cultura, nonché per scoprire nuovi tesori che potrebbero essere ancora sepolti in quel luogo.1 punto
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Condivido volentieri.1 punto
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Ciao di nuovo! Prima un po' di storia: La Reichsbank aveva previsto una nuova banconota da 1000 marchi per il dicembre 1922, ma quando arrivò il momento di emettere la banconota, 1000 marchi non valevano quasi più niente e la banconota non fu più emessa. Nel settembre del 1923, quando si rese necessario emettere banconote da 1 miliardo di marchi, queste vecchie banconote furono ripescate e "gretizzate" timbrandoci sopra un nuovo valore. Con la stessa veecchia data, le banconote entrarono in circolazione a partire dal 21 settembre 1923. La "sorellina"da 5000 marchi del 15 marzo 1923 fece la stessa fine e fu emessa solo nell'ottobre dello stesso anno con la sovrastampa di 500 miliardi di marchi. ==================== Da qui in poi il "secondo me" è sottinteso Questa banconota all'estero non ha senso. In quei tempi di iperinflazione nessuno si sarebbe mai sognato di prenderne una senza poterla spendere in tempi (molto) brevi, e parlo di giorni, non di settimane. Visto che le banconote tedesche del periodo venivano pure usate come tappezzeria o come combustibile, tanto può essere che una banca italiana, anzi un "Banco", ne avesse prese due quintali per farci dei volantini ("Tesoro, guarda! Una banconota da un MILIARDO, neanche fosse il Signor Bonaventura!") e pubblicizzare i propri servizi. Un'altra possibilità (che però ritengo meno probabile) è che il timbratore seriale di svastiche ed aquilette (molti sapranno di cosa parlo, gli altri possono guardare qui: si sia inventato un'altra storia. ==================== Per quanto riguarda il colore dei numeri, DEVONO - almeno in parte - essere verdi, se no dobbiamo riscrivere i cataloghi: in tutte le serie delle banconote con il lato marrone, c'è una componente verde. Se fotografo (male) la mia banconota, qui i numeri sembrano anche neri: se però prendo la "megamacchina" diventano verdi anche ingrandendo la tua vedo una composizione del colore diversa dal nero ======================= Cercando in rete ho trovato una pubblicità del Banco S. Alessandro sull'eco di Bergamo e noi non si butta via niente: Leggete vi prego l'avventura della bambina che si trastullava sull'argine! Anch'io mi sarei gettato coraggiosamente con l'acqua alta un metro!!! Servus, Njk _______ Fonte: https://www.crespidadda.it/wp-content/uploads/2015/01/1914_Statistica_eucaristica_al_villaggio_crespi_dadda.pdf1 punto
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L’eccezionale DENARO con l’unico RITRATTO COEVO di Carlo Magno. Torna all’asta uno dei pochi esemplari del denaro con ritratto di Carlo Magno, moneta che Emporium Hamburg propone a 100.000 euro di base -> https://www.cronacanumismatica.com/leccezionale-denaro-con-lunico-ritratto-coevo-di-carlo-magno/ Torna all’asta uno dei pochi esemplari del denaro con ritratto di Carlo Magno, moneta che Emporium Hamburg propone a 100.000 euro di base [in realta' la base d'asta è 90.000. 100.ooo è la stima n.d.r.] a cura di Fama Numismatic News | Dall’8 all’11 maggio 2023, Emporium Hamburg terrà le sue aste 102 e 103 è il pezzo forte è uno dei pochissimi denari con il ritratto di Carlo Magno. Questi ritratti in moneta, infatti, sono le uniche raffigurazioni coeve del sovrano giunte fino a noi. Era alto, con la testa rotonda, una faccia amichevole e un po’ di pancia: così lo studioso Eginardo descrisse il re franco Carlo I, che in seguito sarebbe stato chiamato Carlo Magno. Eginardo è più o meno l’unico testimone contemporaneo che ci ha lasciato un’opera storica che fornisce una visione dettagliata del più importante sovrano carolingio. Ma per quanto riguarda l’aspetto di Carlo Magno, ci è pervenuta una fonte migliore: rarissimi denari – si stima ne esistano non più di 35 esemplari – raffiguranti l’immagine realistica di Carlo Magno, realistica almeno quanto può esserlo un ritratto medievale in moneta. Carlo Magno (800–812), denaro di zecca sconosciuta. Dettaglio del ritratto imperiale al dritto. Dall’asta Emporium Hamburg 102&103 (8–11 maggio 2023), lotto 1714 Il sistema di monetazione carolingia Non fu Carlo Magno a istituire il sistema di conio carolingio: fu suo padre Pipino il Breve. Stabilì che il privilegio di coniare moneta fosse monopolizzato dal re e commissionò l’emissione di un pfennig d’argento, di cui 264 pezzi dovevano essere prodotti da una libbra d’argento. Ciò significava che un denaro aveva un peso di 1,24 grammi di fino. Questi denari venivano usati per il pagamento. Ai fini contabili, tuttavia, i mercanti contavano dodici denari come un soldo d’argento. Almeno in epoca carolingia, questa denominazione non veniva emessa sotto forma di monete – a differenza dei solidi d’oro bizantini, da cui prendeva il nome il solidus di conto. Probabilmente nel 794 Carlo ordinò di aumentare il peso dei suoi denari. Da quel momento in poi, solo 240 pezzi dovevano essere realizzati da una libbra (lira) d’argento carolingia. Questo sistema è stato utilizzato dai mercanti per secoli. La riforma della monetazione di Carlo Magno faceva parte di una campagna più ampia per standardizzare tutti i pesi e le unità di misura nel suo impero. Questo era un elemento cruciale della politica di Carlo Magno. Estratto da un codice medievale, contenente la Lex Visigothorum, la Lex Salica e la Lex Alamannorum. Biblioteca abbaziale di San Gallo Cod. Sang. 731, 111 Come governare l’Europa? Per capire quanto fosse importante la monetazione per la politica di Carlo Magno, bisogna prima capire le difficoltà che dovette affrontare. Era a capo di un regno in cui una popolazione minuscola rispetto agli standard odierni era sparsa su un’area incredibilmente vasta. Come avrebbe potuto Carlo comunicare a queste persone che le governava? Anche se un sovrano era costantemente in movimento nel Medioevo, la sua influenza rimaneva limitata. Quindi come poteva instillare la sensazione di vivere sotto il dominio franco in tutti gli abitanti del suo regno? Gli imperatori romani avevano affrontato un problema simile. L’immagine dell’imperatore divenne il simbolo dell’Impero, segno dell’onnipresenza imperiale, anche se Augusto, Traiano o Settimio Severo si trovavano a migliaia di chilometri. Il ritratto dell’imperatore era impresso sugli stendardi in ogni castrum, in ogni città, ovunque la gente si riuniva. Inoltre, l’imperatore era raffigurato su tutte le monete che circolavano. Carlo Magno si ispirò a questa forma di “comunicazione di massa”. Ha fondato monasteri in tutto il regno, non per essere venerato, ma in modo che i monaci pregassero per il sovrano. Coloro che frequentavano la chiesa sentivano il nome di Carlo e sapevano che era il loro sovrano. E le monete col monogramma del sovrano servivano allo stesso scopo. Così, sebbene Carlo non potesse raggiungere tutti i contadini e i pastori, gran parte della popolazione era sicuramente a conoscenza della sua esistenza e del suo ruolo. Il giorno di Natale dell’800, Leone III incoronò Carlo, proclamandolo imperatore. Sächsische Weltchronik, fine del XIII secolo. Biblioteca statale e universitaria di Brema, msa 0033 L’incoronazione imperiale dell’anno 800 Il giorno di Natale dell’anno 800 è una delle poche date ricordano anche coloro che non una passione particolare per la storia. Proprio in questo giorno papa Leone III incoronò imperatore il re franco Carlo. Nessuno può essere sicuro oggi se ciò sia accaduto con o senza che il sovrano lo sapesse. Questa incoronazione fu resa possibile dal fatto che l’imperatrice Irene di Atene era stata sul trono dell’Impero romano d’Oriente dal 797. Era la prima unica imperatrice regnante nell’Impero romano e i Franchi non accettavano donne sul trono: pertanto, Carlo considerava il trono imperiale vacante e pronto per lui. In ogni caso, la sua incoronazione portò vantaggi per tutti gli interessati. Il controverso papa Leone III si guadagnò un sostenitore e, dall’altro canto, un’incoronazione richiedeva un pontefice la cui legittimità fosse irreprensibile. Carlo, d’altra parte, poté così aumentare i suoi sforzi per promuovere ancora di più il suo ideale di rinnovamento dell’Impero romano. Sfortunatamente, Niceforo depose Irene dal potere nell’802 e si pose sul trono imperiale. Ciò diede vita una situazione assurda di coesistenza di due sovrani che non venne risolta fino alla Pace di Aquisgrana dell’812. Le parti concordarono che Carlo era rimaneva Imperator (imperatore), ma solo l’imperatore bizantino era Imperator Romanorum (imperatore dei Romani). Da quel momento in poi, Carlo amava usare la circonlocuzione di Romanum gubernans imperium, riferendosi a se stesso come colui che governava l’Impero romano. Carlo Magno (800–812), denaro di zecca sconosciuta. Estremamente raro, solo circa 35 esemplari. Da molto fine a estremamente fine. Stima: 100.000 euro. Dall’asta Emporium Hamburg 102&103 (8–11 maggio 2023), lotto 1714 Uno sguardo alla moneta I denari raffigurano un ritratto stilizzato di Carlo Magno che acquista tratti realistici per via dei baffi. Carlo indossa una corona d’alloro. Un mantello è avvolto intorno alle sue spalle, anche questo nello stile dei suoi modelli antichi. La legenda recita KAR[O]LVS | IMP[ERATOR] AVG[VSTVS]. A noi l’acconciatura di Carlo Magno sembra naturale, ma i suoi contemporanei la vedevano diversamente. I capelli lunghi erano un segno di potere per i governanti merovingi. È affascinante vedere che Carlo volle rompere con questa tradizione facendosi raffigurare come un uomo franco in tutto e per tutto, con i capelli corti e lunghi baffi. Sul rovescio, la moneta è del tipo Christiana Religio cioè mostra un edificio identificabile come una chiesa circondato da XPICTIANA RELIGIO (fede cristiana). Con Ludovico il Pio, successore di Carlo Magno, questo rovescio divenne un tipo standard nella monetazione. Carlo Magno (800–812), denaro di zecca sconosciuta. Rovescio con tempio e legenda XPICTIANA RELIGIO. Dall’asta Emporium Hamburg 102&103 (8–11 maggio 2023), lotto 1714 Perché e quando furono coniate queste monete? I denari carolingi sono piuttosto comuni. Dopotutto, il loro scopo era quello di essere utilizzati da quante più persone possibile. Rarissimi sono invece i denari con il ritratto di Carlo Magno. Nel suo manuale di numismatica medievale, Bernd Kluge parla di “un totale di soli 35 esemplari”. In altre parole: è impossibile che le monete con il monogramma siano state semplicemente coniate prima dell’incoronazione imperiale, mentre le monete con il nuovo titolo e il ritratto siano state coniate dopo l’incoronazione. Abbiamo a che fare con una quantità relativamente piccola di monete emesse, coniate in diverse zecche italiane e franche. Sorge la domanda su quando e perché queste monete siano state prodotte. Alcuni suggeriscono che queste monete fossero una sorta di “emissioni festive o cerimoniali” emesse in occasione dell’incoronazione. Ciò spiegherebbe la rarità dei pezzi oltre che il fatto che alcuni furono usati come gioielli. L’ipotesi che queste monete siano state realizzate per un’occasione speciale è supportata anche dal fatto che i pezzi continuarono ad essere emessi dopo la morte di Carlo Magno. Carlo Magno ornato con le insegne del Sacro romano impero, copia da un dipinto di Albrecht Dürer conservata a Vienna Sta di fatto che i rarissimi denari con il ritratto di Carlo Magno creano un collegamento diretto con uno degli eventi più importanti della storia medievale. L’incoronazione di Carlo Magno è all’inizio di quello che in seguito sarebbe stato orgogliosamente chiamato Sacro romano impero, dal cui nucleo sarebbe emersa secoli dopo la potenza tedesca.1 punto
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Bella monetina, dal peso corretto, quindi non tosata.Penso proprio di sì che al Correr sia presente. Complimenti.1 punto
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Aggiungo a quanto scritto questo post: Questo è il contenuto per facilitarne la lettura Scoperta una Moneta di Carlo Magno coniata poco prima della Morte by Matteo Rubboli E’ stata scoperta poco tempo fa una rarissima moneta d’argento che mostra il volto di Carlo Magno, uno dei pochi ritratti conosciuti realizzati durante la vita dell’Imperatore franco. La genesi del ritrovamento è curiosa tanto quanto la rarità del denario d’argento. All’asta su eBay Poco tempo fa un piccolo imprenditore agricolo francese aveva necessità di liquidi per realizzare una casa. Anziché recarsi in banca per un mutuo ha pensato di scrutare fra i beni preziosi di casa e ha scoperto una piccola collezione di monete, dei reperti collezionati dal nonno nel terreno di famiglia. Fra queste c’era anche il denario raffigurante Carlo Magno, una moneta d’argento coniata circa 1200 anni fa. L’uomo ha messo il reperto in vendita su Ebay dove è stato intercettato da un esperto prima che si concludesse l’asta. Frank Pohle, direttore della “Route Charlemagne”, un gruppo di musei di Aquisgrana, in Germania, ha spiegato che diversi esperti controllano eBay per verificare l’eventuale offerte di reperti reali. Uno di questi ha scoperto il Denario, e il museo ha subito contattato il venditore per acquistare direttamente la moneta. Il museo ha fatto un’offerta e il venditore ha accettato, rendendo disponibile per gli studi un bene raro e prezioso. Purtroppo non sappiamo quanto sia costata la moneta, ma Frank Pohle ha dichiarato che “Non era così costoso. Siamo molto soddisfatti“. Il piccolo Denario La moneta mostra da un lato Carlo Magno e il suo titolo imperiale: IMP(erator) AVG(ustus), riferimento ovviamente al primo Imperatore Ottaviano Augusto. Nei capelli mostra il copricapo d’alloro, un particolare insolito per i re dei Franchi, e inoltre indossa anche un vestito da generale romano. Il ritratto di Carlo Magno mostra un volto tondo, i baffi e un collo abbastanza corto, un particolare meno noto della fisionomia del Re. Dall’altro lato si nota un edificio che somiglia a una chiesa o a un tempio romano, con una croce disegnata al suo centro. Se siamo abituati a vedere delle monete romane con il volto degli imperatori la cosa è molto più rara in epoche successive, e questa è infatti una delle pochissime del periodo carolingio giunta ai tempi moderni. L’Importanza della moneta a livello storico Carlo Magno fu re dei Franchi dal 768 fino alla sua morte, nell’814 d.C., e fu il primo sovrano a unire l’Europa occidentale e centrale dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Oltre a essere famoso come re guerriero è passato alla storia anche per la sua incoronazione a Roma il giorno di Natale dell’800, quando Papa Leone III lo nominò “Imperatore dei Romani”. Il fatto che Carlo abbia ordinato la realizzazione di monete d’argento con il suo ritratto è una chiara operazione di promozione dell’istituzione imperiale. Un po’ come facevano gli Imperatori Romani anche Carlo fece Marketing con le monete, l’unico modo per raggiungere (quasi) tutti i cittadini. Di quei Denarii con ritratto sono giunti a noi circa 50, coniati però in diversi momenti della vita dell’Imperatore. La maggioranza delle monete del regno carolingio mostrava solo il nome di Carlo, senza alcun ritratto. Avere a disposizione un pezzo dell’ultimo periodo di vita è molto importante a livello storico. Gli esperti del museo hanno stabilito che la moneta da 1,5 grammi venne probabilmente coniata ad Aquisgrana, dove Carlo Magno nacque e morì. Ma la data del suo conio non è chiara. Dopo essere stato incoronato imperatore da Papa Leone III, Carlo non usò immediatamente il titolo di “Imperatore Augusto” che si trova sulla moneta. Frank Pohle spiega che l’imperatore non usò quel titolo fino almeno all’812, due anni prima della morte. Questo particolare aveva a che fare con i suoi rapporti diplomatici con Costantinopoli e quindi con l’Impero Romano d’Oriente. Fu solo nell’812 che l’Impero Romano d’Oriente (Bizantino) riconobbe Imperatore Carlo Magno, e da quell’anno il Re Franco iniziò a usare il titolo scritto facendolo scrivere anche sulla moneta. Carlo rinunciò all’Istria, alla Dalmazia e al litorale Veneto per ottenere questo riconoscimento, e la moneta testimonia anche l’importanza che egli dava al nuovo titolo imperiale. La moneta potrebbe risalire all’anno 813, quando il figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, fu nominato co-imperatore e fece coniare monete simili. Il vecchio Re era ormai malato da tempo, almeno dall’810, e si stava adoperando per garantire un futuro all’Impero. Gli era rimasto ormai solo un figlio che nominò co-imperatore nell’813, e la moneta potrebbe esser stata coniata proprio in quell’anno. Giunti alle conclusioni storiche una curiosità sul valore del Denario. Anche se è difficile fare un paragone con la valuta corrente possiamo pensarla in questi termini. La quantità d’argento della moneta è molto bassa, ma con una cifra dai 10 ai 20 denarii era possibile acquistare una mucca. Matteo Rubboli Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...1 punto
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Allora volendo escludere il caso di falsi a diverso tenore di metallo è normale che nel corso di 10 20 30 40 50 anni sia variato il contenuto soprattutto di rame a discapito dell'argento presente in lega per arrivare a mille millesimi partendo dai 916. Ovviamente a mio modesto parere per ogni anno dovrebbe essere un colore omogeneo punto. Per il resto per avere la certezza bisognerebbe parlarne con qualcuno che conosce esclusivamente queste monete con la tecnica di coniatura. Stiamo parlando comunque di metalli che sono quasi inalterabili in condizioni domestiche al ritrovare quello che ti dico se tu mi dire uno su di me hanno un colore molto ma molto più scuro, mentre le prime sono quasi giallo paglierino grazie a un'elevata quantità di argento presente a scapito del rame.1 punto
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Da Wikipedia: "a partire dal giugno 1923, nessun paese straniero accettava più i marchi tedeschi per il pagamento dei propri prodotti" e di conseguenza, presumo, le banche non li cambiavano. Dovrebbe valere anche per questo biglietto, sovrastampato nel settembre di quell'anno. Proviamo a coinvolgere @littleEvil che forse ne sa di più. petronius1 punto
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Ciao, la banconota è stra-conosciuta ma il timbro è piuttosto inconsueto, è talmente nitido e dal colore inusuale (vedo bene verde scuro?) tanto da sembrare un'ulteriore soprastampa, difficile se non impossibile stabilire se è coevo/a alla banconota, sappiamo solo che il Banco Sant'Alessandro di Bergamo esisteva a quel tempo. L'emissione originaria come mille marchi è del dicembre 1922 successivamente soprastampata per un miliardo dal settembre 1923. In ogni caso bisognerebbe prima sapere se le banche sul territorio italiano potevano accettare d'incassare una cartamoneta che non aveva nessuna corrispondenza con le riserve d'oro del Paese emittente, e che di fatto, nel giro di poche settimane (ottobre 1923), non aveva alcun valore anche se si trattava di un miliardo di marchi. Aspetta l'intervento di qualcun'altro che magari ne è a conoscenza.1 punto
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Ad esistere esiste (la plastica vegetale, da riciclare conl'organico, ormai è usata largamente per le bottiglie di acqua minerale), ma bisogna anche vedere che durata ed effettiva capacità di "proteggere" ha.1 punto
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Ciao, questa moneta e molte altre sono la dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come per esemplari rari ed unicum il dubbio sulla loro autenticità è salutare . Altrimenti si rischia di guardare il dito che indica e non la luna 🙂. Un grazie a @Vel Saties per il topic, molto interessante per neofiti e non. ANTONIO1 punto
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Buongiorno, sarò a Verona per sabato 20 maggio e mi aggiungo anche per il pranzo1 punto
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Soffro anch' io della stessa patologia, riferita anche ad altri ambiti (di natura commerciale). Ma tutto: le monete, gli interessi, ( il nostro rapporto con gli altri) vanno sempre visti con la semplicita' che traspare dagli occhi di un bambino. Sembrerebbe un controsenso, ma non lo e'. L' atteggiamento positivo che si evidenzia nei suoi commenti Le rende merito. Per il resto "Non ti curar di loro ma guarda e passa....". Cordiali saluti, SANTI1 punto
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Ciao Gratianus, complimenti per la piacevole raccolta che sei riuscito a comporre in appena un anno. Il Cordusio è un ottimo posto per vedere monete e acquisire un esperienza, questa è fondamentale sulle monete antiche per riconoscerne il valore, capirene la qualità, distinguere i falsi. Anche io lo frequento. Dimenticati i certificati di provenienza però, anche se questi rimangono un puro formalismo italico, che certifica ben poco a mio parere: lo conferma il fatto che monete che vedo al Cordusio, sono poi nelle aste o viceversa e dalle aste ai negozi dei commercianti e questo la dice lunga… I mercatini sono il canale più economico per comprare, ma il più rischioso, capitano monete false, maneggiate, non hai fattura o certificazioni. Le aste offrono qualche garanzia in più ma non sono esenti da questi problemi, i commercianti credo offrano le migliori garanzie sull’autenticità delle monete, ma paghi, come giusto, un sovrapprezzo. Sul grado di conservazione scegli tu, in base alle tue disponibilità, su quale settarti, anche se a parer mio quello delle monete che hai già rappresenta un ottimo compromesso. Anche io non ti consiglio di scendere troppo: una moneta liscia finisce per essere poco apprezzabile nel tempo anche se rara. Meglio spendere qualcosa in più e avere in collezione qualcosa di piacevole da guardare, in questo non bisogna avere fretta, non ci corre dietro nessuno e non dobbiamo completare un album di figurine. Spero di averti dato qualche consiglio utile e Buona collezione F F1 punto
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Massa di Lunigiana Alberico I. Cybo-Malaspina, 1554–1623. Beischlag 1606 zu den niederländischen Löwentalern. + MO + NO + ARG 16 - 06 + PRIN + MAS+, behelmter Ritter nach links, das Löwenschild haltend. Rs: Rose + CONFIDENS + DNO + NON + MOVETVR +, steigender Löwe nach links. CNI - (vgl. XI, S. 208 ff.), Gamb. - (vgl. 20), Dav. - (vgl. A3973). 27,05g. Äußerst selten. Schwach ausgeprägt, sonst vorzüglich. Löwentalerbeischläge aus diesem Herrschaftsbereich sind bis jetzt nur von Carlo I., 1623-1662 bekannt. Dass bereits sein Vorgänger die beliebte Münze imitieren ließ ist bis dato aus der einschlägigen Literatur nicht ersichtlich. LANZ 147, 719 2.11.2009 agg. 65001 punto
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queste considerazioni piu' che alle platee di Collezionisti presenti sul forum, nei Circoli etc. andrebbero portate all'attenzione degli addetti ai lavori Ministeriali che dubito le condividano anche solo in parte. Si è creata, soprattutto se non 'solo' in Italia, una mentalità distorta che vede il Collezionista come nemico del bene pubblico e 'sottrattore' di risorse alla pubblica fruizione. E' una visione completamente distorta che elude o ignora il fattore storico - dirimente - che ha visto nel collezionismo storico - di centinaia d'anni piu' antico di Sovrintendenze e Belle Arti, alimentare TUTTE le collezioni pubbliche nessuna esclusa. Voler limitare o addirittura eliminare il collezionismo storico privato e come voler fermare i fiumi nel loro percorso di alimentazione del mare di risorse pubbliche che vengono poi messe a disposizione di tutti. La contrapposizione Stato-Privato è un falso ideologico propugnato da chi non conosce la Storia o volutamente la ignora. NOn deve esistere un impedimento al Collezionismo - svolto nel RISPETTO delle regole - deve invece introdursi una collaborazione ove il Privato sia un domani incentivato a lasciare parte almeno dei suoi beni alla fruizione pubblica. E' una questione di cultura e di formazione professionale che non mancavano certo a certi eccellenti funzionari pubblici ma di 80/100anni fa che hanno collaborato con fior di privati a costruire quello di cui oggi godiamo - e che non è certo il frutto di miseri acquisti coattivi o penose espropriazioni - bensi di acquisti fatti alla luce del sole e condivisi se non addirittura consigliati tra privati ai funzionari pubblici che le hanno attuate. Rileggiamo la storia e impariamo invece di nasconderci dietro comode credenze e falsi ideologici.1 punto
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Caro @SAURON05 , la tue parole costituiscono la conferma del fatto che i collezionisti privati siano un "patrimonio" da tutelare al pari di quel patrimonio culturale numismatico (mi limito a questo) che il nostro Stato afferma di preservare chiudendolo (a volte neanche bene, vedi furti vari) nei propri polverosi e dimenticati depositi. E il fatto che a scrivere sia un giovane diciottenne, testimonia quanto sia diventato improcrastinabile operare una inversione di rotta a livello normativo - prima ancora che giurisprudenziale - in materia di libera circolazione del patrimonio culturale numismatico. Il collezionista conosce ogni singola moneta che compone la propria raccolta, di ciascuna di esse ne conserva la storia e l'integrità (a proprie spese). E' capace di amare e rispettare ogni tondello in maniera nettamente più intensa di come farebbe lo Stato accumulatore seriale, come dimostra quello che hai scritto. Il collezionista è per natura "esibizionista" (nel senso buono del termine); il collezionista, generalmente, trae piacere dal mostrare i propri oggetti (nel nostro caso le monete) e dalla condivisione della sua passione con altre persone (parenti, amici, conoscenti, altri collezionisti ecc..). Il collezionismo è condivisione, non segregazione, e come ogni forma di condivisione non può che generare arricchimento culturale. L'atteggiamento ai limiti del persecutorio assunto dallo Stato rappresenta un evidente freno a mano tirato su questa spinta alla condivisione. Un concetto semplice da capire ma per qualcuno difficile da accettare. Oggi, invece, chi colleziona monete antiche avverte sempre più forte un senso di isolamento culturale. C'è paura anche solo nel raccontare di collezionarle: lo spauracchio del sequestro è sempre dietro l'angolo. E allora è ovvio che le monete in mano a privati finiscano per diventare fruibili solo per i loro effettivi detentori, motivo spesso addotto - in maniera miope - a sostegno della preferibilità dello Stato al privato: è un cane che si morde la coda. Saluti1 punto
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@grigioviola, la numismatica secondo me è una tra le rarissime passioni che unisce economia, politica, storia, sociologia, arte e perché no natura. Con le monete possiamo avere un sottile scorcio della vita del passato, possiamo osservare popoli ormai scomparsi che hanno lasciato come testimonianza del loro passaggio sul nostro pianeta solo pochi oggetti, spesso monete. Molte volte mi è capitato di guardare sul cellulare qualche monetina consunta dal tempo di secoli fa e che qualcuno mi dicesse:"come fai a definire bella questa patacca, è rovinata e a malapena si legge cosa c'è scritto sopra". Io rispondo sempre:"l' arte non è per tutti, è di chi la comprende e la osserva con occhi diversi, questa è arte". In più ogni moneta è diversa dall'altra, nessuna è identica, e se questa non si può chiamare esclusività io non so cosa lo possa essere. Quando tengo in mano una moneta, non tengo in mano solo un tondello in metallo, ma tengo in mano un qualcosa di unico, speciale con un valore storico incommensurabile, al di fuori della nostra piena comprensione. Per di più su alcune monete sono stati impressi dei momenti sfuggenti e frivoli, rapidi come un battito d'ali di un colibrì. Basti pensare ad alcune monete Celtiche che raffigurano la cometa di Halley che passa sopra la Terra ogni 76 anni. Scusate se mi sono dilungato ma neanche un libro di 1000 pagine potrebbe spiegare la mia passione per la numismatica. Spero che quello che ho scritto non sia fuori luogo e possa essere apprezzato e compreso a pieno dai qui presenti numismatici.1 punto
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Ciao si tratta di un normalissimo 1937 in rame, metallo che a volte, a seconda delle condizioni dove viene conservata la moneta, può assumere colorazioni le più differenti, anche con riflessi giallognoli.1 punto
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Ciao @Alex Cinquantenario, bell'esemplare. Per confronto e commenti, ti allego i miei esemplari: Saluti.1 punto
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https://www.muenzkurier.de/p/karl-der-grosse-gold-gedenkpraegung-ausgabe-zur-deutschen-2-2023-karl-der-grosse1 punto
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Ciao @ro64be, come mi hanno già preceduto, sarebbe preferibile postare una foto di entrambi i lati dell'esemplare da te descritto, magari indicandone anche il peso e il diametro. Solo così, può essere possibile (forse) fornire un giudizio sulla moneta. Sono certo che comprenderai. Grazie mille.1 punto
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Trovati 2 tesori in un campo arato. 300 pezzi d’argento dei quali 50 monete di 1000 anni da I membri del Nordjysk Detektorforening – un’associazione che unisce appassionati di metal detector – hanno trovato monete d’argento in un campo a Bramslev, a nord-est di Hobro, a circa otto chilometri dal castello vichingo di Fyrkat. I primi pezzi sono stati scoperti da Jane Foged-Mønster, membro dell’associazione. Ha prima portato alla luce un lacerto d’argento, che si è poi rivelato un dirham arabo ritagliato, poi una sfera di metallo prezioso. Il gruppo, dopo aver ricevuto tanti altri segnali dalle strumentazioni elettroniche, ha avvertito gli esperti del Museo dello Jutland settentrionale, senza scavare ulteriormente. Numerosissimi i pezzi recuperati. Gli archeologi hanno stabilito che provenivano da ben due tesori vichinghi sepolti a pochi metri di distanza. I tesori possono, tra l’altro, sulla base delle monete coniate sotto Harald Blåtand, essere datati al 980 circa, lo stesso periodo in cui, non lontano, fu costruito – appunto – il castello di Fyrkat. La notizia del ritrovamento è stata data in queste ore dal Nordjyske museer danese, che ha coordinato le operazioni e ha iniziato lo studio dei reperti. L’epoca, come abbiamo visto, è quella di Re Aroldo “Dente Azzurro” – Harald Blåtand, in lingua danese – il primo sovrano a unificare il frammentario regno di Danimarca (che allora comprendeva solo la penisola dello Jutland) dal punto di vista politico e religioso. Aroldo visse tra il 911 circa e il 987. Alcune monete del tesoro riemergono dal terreno sabbioso. @ Foto: Nordjyske museer dk Prezioso elemento decorativo recuperato nel campo danese @ Foto: Nordjyske museer dk “I due tesori sono stati rinvenuti nello stesso campo, a meno di 50 metri di distanza, e contengono entrambi un gran numero di piccole monete d’argento e gioielli d’argento tagliati, che probabilmente servivano come mezzo di pagamento a peso”. – dicono gli studiosi del Nordjyske museer – Complessivamente i due tesori comprendono fino a 300 pezzi d’argento, di cui circa 50 monete intere”. A causa della moderna aratura ed erpicatura, spiegano gli studiosi, i depositi antichi sono stati disturbati, nel tempo, e sparsi su un’area più ampia. Originariamente erano depositati abbastanza vicini l’uno all’altro, ma sono poi stati sparpagliati dalle macchine agricole. È quindi difficile per gli archeologi determinare con certezza al 100% a quale dei due depositi appartenessero i singoli reperti. Ma si può accertare che entrambi i tesori contengono un misto di monete danesi, tedesche e arabe. Le monete danesi, in particolare, hanno permesso la datazione dei depositi e hanno attirato l’interesse degli archeologi perché sono le cosiddette monete crociate, coniate sotto il re Harald Blåtand, negli anni ’70 e ’80 del 900 d. C. Una delle monete che hanno permesso la datazione del tesoro @ Foto: Nordjyske museer dk Le prime monete del Re non erano decorate con una croce. Probabilmente il sovrano introdusse il simbolo cruciforme in relazione a una serie di azioni – reali e simboliche – con le quali intendeva cristianizzare i danesi. Le monete crociate di Harald erano in circolazione da meno di qualche decennio quando il sovrano, a metà degli anni Ottanta del 900, perse il potere, che fu violentemente acquisito dal figlio. I tesori risalgono, quindi, a un periodo altamente drammatico dell’era vichinga. Oltre alle monete e ai lacerti di metallo, i depositi contengono altri due pezzi d’argento particolarmente interessanti. Pesano circa 70 grammi, e ovviamente provengono dallo stesso gioiello: una spilla ad anello. Tali spille ad anello erano usate soprattutto dagli uomini ai vertici della società nell’Irlanda dell’era vichinga e nelle isole vicine. Alcuni di questi gioielli in argento pesavano circa mezzo chilo. Gioielli di queste dimensioni e qualità erano indossati da vescovi e re. I danesi probabilmente razziarono questi pezzi e li usarono come argento monetario. “I due tesori d’argento costituiscono di per sé una storia fantastica, ma trovarli abbandonati in un insediamento a soli otto chilometri dalla fortezza vichinga Fyrkat di Haralds Blåtand è incredibilmente eccitante”, afferma l’archeologo e ispettore dei musei dello Jutland settentrionale, Torben Trier Christiansen. Fyrkat, insieme agli altri castelli ad anello di Harald Blåtand, furono utilizzati solo per un periodo molto breve, intorno all’anno 980. Non si sa perché i castelli ad anello furono abbandonati, ma a Trelleborg in Zelanda, sono state trovate tracce di battaglie. “Forse i castelli non sono stati abbandonati del tutto volontariamente, e forse l’abbandono è avvenuto in connessione con lo scontro finale tra Harald Blåtand e suo figlio Svend Tveskæg. Apparentemente i tesori di Bramslev furono sepolti più o meno nello stesso periodo o poco dopo che i castelli furono abbandonati”. dice Torben Trier Christiansen. Lo scavo dell’area proseguirà in autunno con il sostegno economico da parte dell’Agenzia danese dei Beni monumentali e della Cultura. Probabilmente non ci sono più tesori d’argento da trovare, ma durante le indagini di questa primavera, è stato stabilito che entrambi i depositi preziosi erano originariamente sepolti all’interno o molto vicino ad edifici, poi scomparsi. Le prossime indagini si concentreranno quindi sulle tracce di insediamenti. Dal 1° luglio gli interessati potranno saperne di più sui due consistenti depositi d’argento e potranno ammirarli al Museo storico di Aalborg, dove saranno esposti quest’estate. In numerosi Paesi europei la collaborazione tra lo Stato e gli appassionati di metal detector è regolamentata e virtuosa. Il lavoro dei “rilevatori elettronici” si rivela particolarmente prezioso nei campi arati, dove non esiste più un terreno stratificato e dove gli oggetti archeologici possono essere devastati dai trattori. https://www.stilearte.it/trovati-2-tesori-dargento-in-un-campo-arato-300-pezzi-dei-quali-50-monete-di-1000-anni-fa/1 punto
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Francesco R. Serio, Pierluigi Baisi, Giuseppe Gugliandolo. L'ultimo secolo della monetazione del Regno di Sicilia 1720-18161 punto
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Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Commodo ( 180-192 d. C.) con la personificazione della dea Annona sul rovescio coniato a Roma nel 181 d. C. circa (spero 🙂). Commodo, figlio di Marco Aurelio e di Faustina Minore, un imperatore molto discusso a causa della sua personalità crudele e con poche remore, qualità poco edificanti che utilizzò anche per governare durante il suo regno. Per questo non fu mai apprezzato come suo padre, rimpianto dal popolo romano, discostandosi dall'operato dell'imperatore filosofo che gli costo' la damnatio memoriae dopo la sua morte anche se sembra poi fu revocata. Per ricordare solo alcuni episodi l'esilio della sorella Lucilla (rea di aver ordito un piano poi fallito per farlo eliminare) e della moglie Crispina sull'isola di Capri, un tempo tranquille dimore di Augusto e Tiberio, dove trovarono la morte fatte giustiziare per sua esplicita volontà😞. L'Annona era la dea delle messi (cereali) e delle derrate agricole dal quantitativo delle quali dipendeva il benessere alimentare di tutto il popolo romano. Veniva invocata e ringraziata con una festa in suo onore che si svolgeva presumibilmente a fine estate che era la stagione con più prodotti che giungevano a maturazione. Sul denario figura nella sua rappresentazione classica con cornucopia dell'abbondanza e spighe di grano che con la mano destra deposita nel Modio (contenitore per derrate secche ed unità di misura delle stesse) ai suoi piedi. Denario coniato, con buon metallo e con discreta usura da circolazione. Grazie ed alle prossime ANTONIO 17,50 mm 3,18 g RIC 14a Per archiviare anche questo imperatore devo aggiungere un sesterzio 🙂1 punto
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Cari partenopei stasera interpreto fedelmente lo spirito di questo thread che invita alla condivisione delle “più belle delle nostre collezioni”, un piastra 1796 già postata in altro contesto, ma che qui ho cercato di valorizzare esaltando per quanto possibile la patina omogenea sui fondi lucenti e sui rilievi intatti.1 punto
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Nella biblioteca del Forum ho pubblicato il catalogo della collezione Spahr con numerose rarità napoletane e siciliane.1 punto
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Buonasera,sulle mie si distingue a malapena, ma le posto comunque per fare statistica. La prima con : la seconda con +1 punto
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