Vai al contenuto

Classifica

  1. Ptr79

    Ptr79

    Utente Storico


    • Punti

      8

    • Numero contenuti

      1914


  2. dupondio

    dupondio

    Utente Storico


    • Punti

      8

    • Numero contenuti

      2674


  3. Vel Saties

    Vel Saties

    Utente Storico


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      2856


  4. ART

    ART

    Utente Storico


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      6153


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/29/23 in Risposte

  1. Salve, chiedo vostro parere conservazione della piastra in foto. Peso 27,43g. Ringrazio in anticipo.
    4 punti
  2. Salve vorrei chiedere vostro parere in merito alla conservazione della piastra in foto. Peso 27,48g. Ringrazio in anticipo. Cordialità
    4 punti
  3. Vorrei puntualizzare che non si tratta di un mascherone, bensì di un cherubino: Fonte: Gionata Barbieri, "Considerazioni epigrafiche iconografiche ed araldiche sui tari napoletani stemma-globo di Carlo II di Spagna", Nobiltà, n. 161, ANNO XXVIII, p. 199.
    3 punti
  4. Ci ho riflettuto sopra ma non ne sono così certo. Sono sempre più convinto che il problema non stia tanto nella situazione economica (non così florida come prima delle varie crisi, ma non certo catastrofica) quanto piuttosto nello stato generale in cui versa la società. In pratica, sintetizzando, in questo periodo le pezze le abbiamo più al cervello che al culo.
    3 punti
  5. Ciao di nuovo! Prima un po' di storia: La Reichsbank aveva previsto una nuova banconota da 1000 marchi per il dicembre 1922, ma quando arrivò il momento di emettere la banconota, 1000 marchi non valevano quasi più niente e la banconota non fu più emessa. Nel settembre del 1923, quando si rese necessario emettere banconote da 1 miliardo di marchi, queste vecchie banconote furono ripescate e "gretizzate" timbrandoci sopra un nuovo valore. Con la stessa veecchia data, le banconote entrarono in circolazione a partire dal 21 settembre 1923. La "sorellina"da 5000 marchi del 15 marzo 1923 fece la stessa fine e fu emessa solo nell'ottobre dello stesso anno con la sovrastampa di 500 miliardi di marchi. ==================== Da qui in poi il "secondo me" è sottinteso Questa banconota all'estero non ha senso. In quei tempi di iperinflazione nessuno si sarebbe mai sognato di prenderne una senza poterla spendere in tempi (molto) brevi, e parlo di giorni, non di settimane. Visto che le banconote tedesche del periodo venivano pure usate come tappezzeria o come combustibile, tanto può essere che una banca italiana, anzi un "Banco", ne avesse prese due quintali per farci dei volantini ("Tesoro, guarda! Una banconota da un MILIARDO, neanche fosse il Signor Bonaventura!") e pubblicizzare i propri servizi. Un'altra possibilità (che però ritengo meno probabile) è che il timbratore seriale di svastiche ed aquilette (molti sapranno di cosa parlo, gli altri possono guardare qui: si sia inventato un'altra storia. ==================== Per quanto riguarda il colore dei numeri, DEVONO - almeno in parte - essere verdi, se no dobbiamo riscrivere i cataloghi: in tutte le serie delle banconote con il lato marrone, c'è una componente verde. Se fotografo (male) la mia banconota, qui i numeri sembrano anche neri: se però prendo la "megamacchina" diventano verdi anche ingrandendo la tua vedo una composizione del colore diversa dal nero ======================= Cercando in rete ho trovato una pubblicità del Banco S. Alessandro sull'eco di Bergamo e noi non si butta via niente: Leggete vi prego l'avventura della bambina che si trastullava sull'argine! Anch'io mi sarei gettato coraggiosamente con l'acqua alta un metro!!! Servus, Njk _______ Fonte: https://www.crespidadda.it/wp-content/uploads/2015/01/1914_Statistica_eucaristica_al_villaggio_crespi_dadda.pdf
    3 punti
  6. Salve, segnalo : Il tesoretto di Populonia Fiorenzo Catalli e Luciano Giannoni (curatori) Martina Fusi, Stefano Legnaioli, Carolina Megale, Vincenzo Palleschi (contributi) Il tesoretto di Populonia venne rinvenuto nel 1939 durante campagne di scavo archeologiche ed il ritrovamento fu diviso fra la famiglia Gasparri (proprietaria del fondo) e lo Stato Italiano, che le custodisce ancora oggi presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. L’opera pubblica, per la prima volta, tutti gli esemplari. Nel libro, oltre a ripercorrere le fasi storiche e documentali della scoperta, vengono compiute anche analisi statistiche e XRF, queste ultime finalizzate a comprendere la composizione delle leghe utilizzate per realizzare le monete. https://www.edizionidandrea.com/
    2 punti
  7. Salve. Fra le mie monete ho rintracciato una 1848 con 8 su 7. Ho pensato di pubblicarla. Stesso conio di quella di Ptr79? Conservazione? Non eccezionale! Saluti a tutti.
    2 punti
  8. Lo ricordo così odjob
    2 punti
  9. La tipologia comprende : A.Gritti - Scudo 3 tipi e mezzo scudo P.Lando - scudo F.Donà - scudo e mezzo scudo F.Venier - scudo e mezzo scudo G.Priuli - scudo (di cui si conosce un solo esemplare. Non sollevano entusiasmi queste monete. Forse perchè se si esclude lo scudo Gritti non se ne vedono spesso in giro, forse perchè il disegno è simile a differenza dei ducati-zecchini che molte varianti le hanno. Io con fatica sono riuscito a metterne in collezione tre, Gritti 3, Donà e Venier. Vi mostro il Donà il più raro dei tre
    2 punti
  10. Buon pomeriggio, Ecco il mio ultimo acquisto bizantino appena consegnato. Un 6 nummi di Eraclio, scovato tra le centinaia di monete in vendita sul web. Mi ha colpito la particolarità della grande S, e dopo qualche ricerca, sono riuscito a prendere questa ad un prezzo decisamente economico La catalogazione come Sear 682 dovrebbe essere quella giusta.....
    2 punti
  11. lasciala cosi... è il suo bello.
    2 punti
  12. Per il primo di maggio ci saranno ritrovamenti in massa! Forza! tutti in BI a cambiare le lireeeee!
    2 punti
  13. Eros e pathos a Pompei, ecco il carro della sposa Ricostruito dopo il restauro. E' la prima volta al mondo Abbracci voluttuosi e amplessi rubati, violenza e piacere che si mischiano, eros e pathos. Restaurato in ogni suo pezzo e assemblato con un'operazione che non ha precedenti, torna in vita dopo duemila anni - documentato in esclusiva dall'ANSA - lo stupefacente carro della sposa ritrovato nel 2021 a Pompei, nel portico della villa di Civita Giuliana, la stessa da dove emersero, grazie ai calchi, i corpi dei due fuggiaschi. "Un lavoro straordinario che recupera un manufatto unico al mondo" sottolinea Massimo Osanna, il dg musei del Mic che lo ha voluto, in prima assoluta, per "L'istante e l'eternità", la grande mostra in programma dal 4 maggio al 30 luglio a Roma alle Terme di Diocleziano. "Una perla che dimostra l'unicità del nostro patrimonio, applaude il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, sottolineando che il restauro "è anche il coronamento di uno sforzo che ha visto operare insieme parco archeologico di Pompei, Procura della Repubblica di Torre Annunziaa e Carabinieri del comando per la tutela del patrimonio culturale" Strappato per un soffio ai tombaroli, che lo cercavano da anni e che quasi l'avevano trovato scavando cunicoli a più non posso alla ricerca dei tesori della lussuosa villa alle porte di Pompei, questo carro che i romani chiamavano pilentum, era conosciuto in realtà quasi soltanto dalle immagini di mosaici e bassorilievi e dal racconto delle fonti antiche, Livio, Virgilio, Claudiano, che l'associavano ai culti femminili descrivendone lo splendore e la comodità. Il restauro, che dopo la delicatissima fase dello scavo ha impegnato per un intero anno, microscopio alla mano, il team guidato da Emiliano Africano, ci riporta ora davanti agli occhi l'oggetto stupefacente di quei racconti. Con Massimo Osanna alla scoperta del Carro della sposa "Quasi più una lussuosa carrozza", sottolinea Osanna indicandone ogni particolare mentre accanto a lui i restauratori assemblano con mille cautele gli ultimi pezzi sotto le volte monumentali delle terme romane. "Un veicolo rilucente di bronzi e di argenti, fatto per stupire e incantare". Vederlo da vicino, quando ancora non è montata la vetrina che dovrà proteggerlo dalle moltitudini di visitatori, quasi toglie il fiato. "E' incredibile come Pompei abbia questa particolarità di fermare l'attimo", sorride il dg. Perché a dispetto degli inevitabili interventi moderni -il legno di base del cassone che naturalmente è stato ricostruito, gli elementi in plexiglass per indicare le parti mancanti- quello che ci troviamo davanti agli occhi è a tutti gli effetti una macchina di duemila anni fa, meravigliosa, complessa e certo delicatissima. Con grandi ruote che una volta erano in legno di faggio e i cerchioni in ferro che l'orrore dell'eruzione e l'ingiuria del tempo hanno risparmiato, i tronconi dei mozzi in legno che il fenomeno della mineralizzazione ha in qualche modo tenuto in vita, il lungo perno in ferro che garantiva il movimento delle ruote anteriori ancora lì a rendere possibile lo sterzo. Senza parlare del cassone di legno dipinto -stretto, certo, se immaginato per una ragazza di oggi- letteralmente tappezzato di metalli lucenti, grandi e piccoli medaglioni con scene erotiche anche molto crude, amorini, figurine femminili, una miriade di raffinate e a volte microscopiche decorazioni sparse ovunque, dallo sfondo in bronzo alle pigne che rifinivano i terminali dei mozzi. Tutto è decorato in questo capolavoro di raffinatezza artigianale, persino le bobine in ferro dove si avvolgevano le funi che si immagina sorreggessero un po' come una culla il cassone della carrozza, così da offrire a chi ci stava sopra il conforto di un'andatura basculante. E poi la spalliera della seduta di cui oggi rimane solo lo scheletro in ferro ma che è facile immaginare ricoperta di cuoio e di comodi cuscini, con i due braccioli per rendere più agevole il percorso alla sposa e a chi l'accompagnava. "Chi sa forse la madre", ipotizza Osanna facendo notare che il sedile sembra fatto per due persone. Un carro simile a questo, racconta, è stato ritrovato anni fa in Grecia, nei luoghi dell'antica Tracia, in una tomba appartenuta a una famiglia di alto rango. "In quel caso però si decise di lasciarlo nel tumulo senza restaurarlo né rimontarlo". Anche questo rende straordinaria l'operazione del parco di Pompei: è la prima volta al mondo che un pilentum viene ricostruito e studiato. I restauri che hanno reso leggibili i decori riportando alla luce centinaia di particolari, confermano il legame di questo carro con il mondo femminile e con le nozze. "Ora bisogna lavorare sull'iconografia dei medaglioni", anticipa Osanna, e poi "sul sistema di movimento del carro". Ludovica Alesse e Paola Sabbatucci, le restauratrici del parco di Pompei, supervisionano attente i lavori di assemblaggio. "Eravamo lì quando il carro veniva fuori, impresse nella cinerite erano ancora evidenti le tracce delle corde, delle stoffe, dei legni", raccontano. Tutte cose che il tempo ha dissolto, come l'impronta delle due spighe di grano lasciate sulla seduta. A pochi metri da lì, nella grande stalla, sono stati trovati i resti dei cavalli, anche un sauro ancora bardato. Gli scavi, come gli studi, intanto proseguono. Certo, è difficile dire se quel giorno di festa la giovane sposa l'abbia vissuto davvero. Ma chissà che non sia proprio il suo splendido carro d'argento ora a raccontarci qualcosa di più. www.ansa.it/amp/sito/notizie/cultura/2023/04/29/eros-e-pathos-ecco-il-carro-della-sposa-di-pompei_19bca3ca-e188-47da-ae08-e3c42eceff46.html Ecco le condizioni di ritrovamento
    1 punto
  14. Non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima in cui immagini satellitari permettono di scoprire siti nascosti sottoterra. Ma io ogni volta impazzisco letteralmente… Tre Forti romani d’espansione scoperti con le immagini aeree di internet. Ora si scende e si scava -> https://www.stilearte.it/tre-forti-romani-despansione-scoperti-con-le-immagini-aeree-di-internet-ora-si-scende-e-si-scava/ Immagine satellitare del campo orientale (Fonte: Google Earth; Maxar). Un’indagine di telerilevamento nel sud della Giordania ha identificato almeno tre Forti temporanei romani che indicano una probabile campagna militare non documentata in quella che è oggi l’Arabia Saudita, e che gli studiosi che hanno compiuto la scoperta suppongono sia collegata all’annessione romana del regno nabateo nel 106 d.C. La scoperta è stata pubblicata ieri, 27 aprile 2023, a livello di anticipazione, sul sito dell’Università di Cambridge e troverà spazio nella rivista Antiquity. Lo studio è firmato da Michael Fradle, Andrea Wilson, Bill Finlayson e Roberto Bewley. Le strutture molto precise e la sopravvivenza del recinto fortificato nonché delle suddivisioni reticolari lascerebbero intendere che non siano semplici accampamenti, ma fortilizi temporanei d’espansione realizzati dall’esercito romano e mantenuti vivi almeno per tutta la durata della campagna come punti di sosta dell’esercito stesso per raggiungere i campi di battaglia e per poter all’occorrenza arretrare, con coperture. Vista aerea obliqua del campo centrale, da est. Possibili divisioni interne rettilinee sono visibili sul lato sinistro del recinto (APAAME_20221123_FAB-0154, ripresa da F. Bewley). “L’analisi delle immagini satellitari nel sud della Giordania da parte del progetto Endangered Archaeology in the Middle East and North Africa(EAMENA) – dicono i ricercatori – ha permesso di identificare una serie di tre campi di marcia romani a est di Bayir. Queste sono probabili prove di una spedizione militare verso Dûmat al-Jandal nella regione di Jawf in Arabia Saudita. Sebbene al momento non sia possibile datare queste strutture in modo più accurato o collegarle a campagne militari romane documentate nella regione, ipotizziamo che possano essere correlate all’annessione del regno nabateo iniziata nel 106 d.C.”. Le immagini sono state “catturate” dall’altro sia con immagini satellitari di Google earth che attraverso altre indagini aeree più approfondite A lost campaign? New evidence of Roman temporary camps in northern Arabia -> https://www.cambridge.org/core/journals/antiquity/article/lost-campaign-new-evidence-of-roman-temporary-camps-in-northern-arabia/538421A1D1F89C6EA23F1B757D08CB91 Remote sensing survey in southern Jordan has identified at least three Roman temporary camps that indicate a probable undocumented military campaign into what is today Saudi Arabia, and which we conjecture is linked to the Roman annexation of the Nabataean kingdom in AD 106. Type Project Gallery Information Antiquity , First View , pp. 1 - 6 DOI: https://doi.org/10.15184/aqy.2023.50[Opens in a new window] Copyright Copyright © The Author(s), 2023. Published by Cambridge University Press on behalf of Antiquity Publications Ltd. Introduction Analysis of satellite imagery in southern Jordan by the Endangered Archaeology in the Middle East and North Africa (EAMENA) project has identified a series of three Roman marching camps to the east of Bayir. These are probable evidence of a military expedition toward Dûmat al-Jandal in the Jawf region of Saudi Arabia. Although it is not currently possible to date these structures more accurately or connect them to any documented Roman military campaigns in the region, we conjecture that they may relate to the annexation of the Nabataean kingdom that began in AD 106. Methodology and results The EAMENA project systematically analyses open-source satellite imagery through platforms such as Google Earth to identify and document the form and condition of archaeological sites. During survey of the Jordan-Saudi Arabia border region the slight trace of a rectangular enclosure was identified, exhibiting the classic playing-card shape of a Roman fort or camp. Further investigation identified two additional enclosures to the west (Figure 1). These images showed clearly the form, symmetrical entrances, and the titulusoutworks in front of the entrances that confirmed these were temporary camps built by the Roman army. On 23 November 2022 the Aerial Archaeology in Jordan (AAJ) project photographed the western and central camps (for all AAJ photographs, see www.apaame.org). Figure 1. Distribution map, showing location of the temporary camps (figure by the authors using QGIS). The western camp (EAMENA-0216152) is approximately 43.5km (27.05 miles) east-southeast of Bayir and measures approximately 125 × 105 m, with an internal area of around 1.291ha (3.189 acres). Oblique aerial photographs show possible rectilinear internal divisions (Figures 2 & 3). This western site had been registered on the MEGA-Jordan platform (NN/SITE 3501.004), but the site is not identified as a Roman camp. Figure 2. Oblique view of the western camp from the south-west. Possible rectilinear internal divisions are visible on the bottom and left of the enclosure (APAAME_20221123_RHB-0055, taken by R. Bewley). Figure 3. Oblique aerial landscape view of the western camp, from the north-east (APAAME_20221123_FB-0087, taken by F. Bqa'in). The central camp (EAMENA-0216151) lies around 44.2km (27.05 miles) east-southeast of the western camp and measures approximately 95 × 65m, with a smaller internal area of some 0.691ha (1.709 acres). Oblique aerial photographs again suggest rectilinear internal divisions (Figures 4 & 5). Finally, the eastern camp (EAMENA-0216150) is located around 37.7km (23.42 miles) east-southeast of the central camp, and again measures approximately 95 × 65m (Figure 6). Figure 4. Oblique aerial view of the central camp, from the east. Possible rectilinear internal divisions are visible on the left side of the enclosure (APAAME_20221123_FAB-0154, taken by F. Bewley). Figure 5. Oblique landscape view of the central camp, from the east (APAAME_20221123_FB-0166, taken by F. Bqa'in). Figure 6. Satellite image of the eastern camp, 26 February 2017 (Source: Google Earth; Maxar). Neither the central nor the eastern camp is recorded on the MEGA-Jordan platform, and they appear not to have been previously documented. In terms of condition, all three sites are relatively stable, but have been affected by modern vehicle tracks. The three camps are located on the barren limestone and chalk formations on the west side of Wadi Sirhan, while the oasis and possible Roman installation of Bayir is situated on the Belqa group limestones of central Jordan. The near-complete absence of other structural remains of any period on the satellite imagery is in contrast to surrounding regions and suggests that the landscape was relatively uninhabited for millennia. The area along the southern end of Wadi Sirhan, to the east of this line of camps, was also examined. As this area is today largely covered by recent central-pivot irrigation systems, Kh9 Hexagon images taken on 24 August 1982 were analysed, but no further potential camps were identified. On current evidence, the eastern camp is the final station in the line, but camps to the east may have been lost under wind-blown sands. Discussion This line of camps is a remarkable survival of Roman military activity in northern Arabia. Temporary camps built by the Roman army are rarely identified in the region, and in Jordan only four possible examples are listed in Kennedy's (Reference Kennedy2004) overview. These include a large example at Azaima to the north of the Dead Sea, a possible camp underlying the later fort at Azraq, and two camps (see Figure 1) to the south-west from Bayir: Tell Abara, near Udruh, and Kh. Abu Safat. The trajectory indicated by these new camps suggests an expedition toward Dûmat al-Jandal and Sakaka in the Jawf region at the eastern extent of the Nabataean kingdom. Charloux and Loreto (Reference Charloux and Loreto2013) suggest the existence of a minor caravan route linking Bayir and Dûmat al-Jandal, which would mirror the route implied by the camps. The use of such a peripheral route could have been part of a strategy to bypass the more obvious route down the Wadi Sirhan, adding an element of surprise to any attack on the Jawf region, or as a flanking manoeuvre as part of a broader campaign, with a second force in the Wadi Sirhan possibly responsible for the camp built at Azraq. The distance between the camps across barren terrain is arguably too far to be crossed by infantry in a day and supports the alternative that the camps were for mounted troops—perhaps with camels. Based on the models developed by Richardson (Reference Richardson2002) on Roman camp capacity, we conjecture that the western camp could have held two notional mounted cohorts, while the smaller central and western camps held a single mounted cohort. The reduction in camp size from the western to the central camp raises an important question about what happened to the expedition. One possible scenario is that half of the force was lost before reaching the central station, but it is more likely that half of the force only advanced as far as one day's ride from the wells at Bayir and was possibly involved in ferrying water to the eastward advancing units until they could reach water stops on the Wadi Sirhan. On this route and with such a small force, speed was presumably the priority. A final option is that the force split and advanced in different directions on leaving the western camp, and we have not identified the second route. The spacing of the camps provides more evidence that the well station at Bayir may also have been occupied by the Roman military, whether in a temporary or more permanent capacity. A fort at Bayir was demolished in the early 1930s and has been interpreted as an Islamic structure (Field Reference Field1960: 99–101), but lacks detailed study. The identification of Latin, Greek and Nabatean inscriptions in the vicinity of Bayir suggests earlier activity in the area (Calzini & Ruffo Reference Calzini and Ruffo1995), now further supported by its position within the alignment of camps under discussion. The campaign against the Nabataean kingdom by Marcus Aemilius Scaurus in 62 BC focused on Petra, far to the west (Josephus, Antiquities of the Jews 14.80–81; Jewish War 1.159; trans. Whiston Reference Whistson1850). The most probable context for the newly identified camps is the annexation of the Nabataean kingdom following AD 106, potentially supporting views that the process may have been more violent than previously understood (Cimadomo Reference Cimadomo2018). The Roman army was present as far south as Hegra by AD 175 (Fiema & Villeneuve Reference Fiema, Villeneuve, Sommer and Matešić2018) and Dûmat al-Jandal by the third century AD (Bowersock Reference Bowersock1982: 158; Charloux & Loreto Reference Charloux and Loreto2013: 31). By this time, however, control had long been established over the area and it is therefore a less convincing context for a military campaign; the annexation period under Trajan after AD 106 offers the most likely setting for this expedition. Future fieldwork could potentially confirm some of these initial interpretations, particularly if material could indicate the period in which the camps were built and occupied. Further investigation in the southern Wadi Sirhan and in the vicinity of Dûmat al-Jandal might also add to our understanding of the Roman army operating in this region. Funding statement We would like to thank our funders at Arcadia Fund, a charitable fund of Lisbet Rausing and Peter Baldwin (grant no. 4178). The Aerial Archaeology in Jordan project is grateful to the Augustus Foundation for its continued funding.
    1 punto
  15. nell'inserzione forse no, ma se si fa caso ad un paio di particolari... https://warholfoundation.org/ --> Sito ufficiale https://andywarholfoundation.org/ --> sito ??? di prova? telefono per es. 123-456-7890??? Ologramma (ma c'erano già allora? con gli indirizzi mail e/o web?) certificazione "grafy.blog" - e qui mi sembra ci sia un po' d'Italia https://www.grafy.blog/index2.html che fanno? si autocertificano? Maddai!!! Però almeno il servizio è gratis Boh... mi sa che ultimamente qualcuno stia giocando a chi fa le cose più strambe. Servus, Njk EDIT: ancora una http://warholfoundation.info/ che neanche esiste...
    1 punto
  16. Acquisti 2023, tante Vicereali e una sola Borbonica in questo vassoietto. 😊
    1 punto
  17. Un esemplare non comune e di bella conservazione dei piccoli follari di Ruggero II d' Altavilla, per la zecca di Messina . Passerà a fine mese in asta Artemide LVII al n. 804 .
    1 punto
  18. Buonasera a tutti. Acquistato il Doppio Sestino del post #35, ampio flan e nessuna traccia di cancro del bronzo . Terzo esemplare in Collezione Rocco68🤗 Inizia il lavoro di schedatura con disegno.
    1 punto
  19. Conferma gradita Con F è R magra: D ita!
    1 punto
  20. Una volta si diceva che intelligenti si nasce, ma la saggezza arriva con l' eta'. Nel seguire il tuo percorso intellettuale (naturalmente non mi riferisco solamente a questo tuo ultimo commento), devo dirti che quello che ho adesso esposto ti corrisponde perfettamente (relativo all'intelligenza). Non ho visto il tuo profilo. non so' la tua eta', ma ti devo fare i complimenti per come ti approcci ai problemi. Saluti (da un povero vecchio), SANTI
    1 punto
  21. È un piacere leggervi. Grazie di questa simpatica mezz’oretta! Ora scappo che vado a trarre in salvo fanciulle che si trastullano! (che bei tempi quando si poteva scrivere nome, cognome e indirizzo di una bimba di 5 anni senza che nessun garantedellapraivasi ti saltasse addosso 😍)
    1 punto
  22. Concordo in pieno con il bel BB. Vista la legenda al rovescio, con quello spazio eccessivo, la si potrebbe quasi definire una ".. ET HIE R." Saluti
    1 punto
  23. Buongiorno Oppiano nel mio archivio, tutti i mezzi scudi, hanno la croce con i bracci ricurvi, mentre gli scudi non hanno i bracci ricurvi. Secondo il mio modesto parere, questo è stato fatto per distinguere gli scudi dai mezzi scudi. Vediamo se altri hanno pareri diversi. Cordialmente Giovanni Melior est sapientia quam vires
    1 punto
  24. Complessivamente un bel BB secondo me
    1 punto
  25. La data sembra un 8 su 7,mi sbaglio?...
    1 punto
  26. Ciao @Ptr79, è una piastra del 1848 e concordo con @caravelle82 sul suo giudizio per la conservazione. Complimenti per l'acquisto.
    1 punto
  27. Una bella piastra,foto permettendo credo BB/BB+ ☺️
    1 punto
  28. Dipende in gran parte dalla bravura , professionalità’ e voglia di fare del curatore/direttore del Museo a Bologna sk sono mossi per primi con la d.ssa Giovetti che su e’ data da fare moltissimo per valorizzare e tutelare le collezioni. Roma e Firenze sono altri due esempi virtuosi e per dar loro merito occorre pensare che non hanno fondi speciali per portare avanti Loro progetti. Si tratta di loro professionalità e iniziativa. il Ministero dovrebbe istituire una graduatoria di merito per chi si da’ veramente da fare - e andrebbe giustamente premiato - e chi il giusto lo vede solamente nel sonno che continua s coltivare appellandosi alla lagna della mancanza di risorse che invece dipendono esclusivamente dalka sua ignavia
    1 punto
  29. Salve, segnalo : Il tesoretto di monete magnogreche rinvenuto a Taranto nel 1916 in contrada Corti Vecchie Giuseppe Libero Mangieri L’opera pubblica per la prima volta ed in maniera integrale tutte le monete del celebre tesoretto di Corti Vecchie, rinvenute nel 1916 (in passato si era avuto solo un saggio a firma di Laura Breglia, nel 1939). In totale sono catalogate 333 monete, emesse da Taranto, Eraclea, Metaponto, Turi, Terina, Lao, Poseidonia e Velia. A coronamento dell’opera l’autore, oltre a compiere una disamina delle vicende del tesoretto e del suo rinvenimento, affronta anche le tematiche sulla circolazione e sull’epigrafia, oltre che sui graffiti presenti su numerosi esemplari. https://www.edizionidandrea.com/
    1 punto
  30. In realtà il motivo è più banalmente grafico: la "testa" della Norvegia va oltre il bordo dell'anello interno, come del resto anche quella della Finlandia che dell'UE fa parte.
    1 punto
  31. Quando ancora abitavo nella mia vecchia, adorata, rimpianta casa che sorge nel mio vecchio, amato, magnifico quartiere (*), c'è stato un periodo in cui io e questo mio amico, che abitava in uno dei palazzi di fronte al mio, c'impegnavamo in passaggi e calci col suo pallone ovale, nel cortile o nell'area libera lì vicino. Niente più che questo, ma era divertente. Ho sempre trovato poco seducente prendere a scarpate un pallone, invece ben più consono alla mia indole passarlo facendolo ruotare come si deve in una traiettoria ragionata, per evitare che colossi con l'armatura ci mettano le mani sopra. Ora tutto ciò non esiste più: quel mio amico è ancora nel mondo terreno ma ci siamo persi di vista; entrambi non abitiamo più lì; da diversi anni l'area libera è stata quasi interamente occupata da... campi da calcio. Eppure quei momenti sono fra i ricordi che conservo con maggior piacere. (*) https://www.lamoneta.it/topic/208087-nostalgia-di-casa/
    1 punto
  32. Volevo dirvi che... quando mi sono iscritto a questo gruppo l'ho fatto perché, dopo anni di archeologia sul campo e dopo averla abbandonata con delusione del sistema Italia ed universitario per dedicarmi ad altro, un mio amico - il fratello minore che non ho mai avuto - nipote di un importante collezionista e studioso di Bologna, mi ha fatto riappassionare alle monete antiche. e qui trovavo spunti di divertimento e di leggero approfondimento. si... leggero... Il problema è che sono stato investito da così tanta roba meravigliosa che ora sono impazzito per le monetazioni altomedievali, da lì la monetazione bizantina... ma non vuoi anche interessarti al periodo tardoromano? E poi c'è sempre la monetazione repubblicana romana che era stata la mia prima passione da studente di numismatica. Però anche le celtiche sono interessanti... E vuoi mettere le monete medievali? Ci sono aree del forum che non voglio neppure aprire per paura 🙂 Mannaggia a voi!!!! Il leggero problema è che ad ora ho in elenco qualcosa come 68 tra articoli scientifici e libri da leggere, sto collezionando centinaia di immagini tratte dal web della qualunque e tra un po' mia moglie cambierà la serratura della porta di casa... Mannaggia voi... grazie! PS... ho inserito queste due righe qui proprio perché è una questione visceralmente numismatica anche se non si tratta di un oggetto in particolare.
    1 punto
  33. Esemplare di particolare interessa @D'Aragona II che non conoscevo e non avevo notato . Una buona serata
    1 punto
  34. Visto che siamo in tema vi mostro anche il Francesco Venier. Il mio Gritti è normale
    1 punto
  35. Non essendoci una connessione tra l'iperinflazione tedesca e gli istituti di credito italiani, quel che penso è che: anche se si trattasse di una banconota autentica, quella dicitura stampigliata non ha una specifica funzione legata alla circolazione, nessuna ufficialità come ad esempio certi timbri che ben conosciamo: In buona sostanza hanno creato una curiosità, chiamiamolo pure un artefatto, se dei nostri giorni o dell'epoca non saprei dirlo.
    1 punto
  36. Eccellente esemplare, molto prossimo alla massima conservazione, complimentoni! 👏🏾
    1 punto
  37. Ciao, la banconota è stra-conosciuta ma il timbro è piuttosto inconsueto, è talmente nitido e dal colore inusuale (vedo bene verde scuro?) tanto da sembrare un'ulteriore soprastampa, difficile se non impossibile stabilire se è coevo/a alla banconota, sappiamo solo che il Banco Sant'Alessandro di Bergamo esisteva a quel tempo. L'emissione originaria come mille marchi è del dicembre 1922 successivamente soprastampata per un miliardo dal settembre 1923. In ogni caso bisognerebbe prima sapere se le banche sul territorio italiano potevano accettare d'incassare una cartamoneta che non aveva nessuna corrispondenza con le riserve d'oro del Paese emittente, e che di fatto, nel giro di poche settimane (ottobre 1923), non aveva alcun valore anche se si trattava di un miliardo di marchi. Aspetta l'intervento di qualcun'altro che magari ne è a conoscenza.
    1 punto
  38. queste considerazioni piu' che alle platee di Collezionisti presenti sul forum, nei Circoli etc. andrebbero portate all'attenzione degli addetti ai lavori Ministeriali che dubito le condividano anche solo in parte. Si è creata, soprattutto se non 'solo' in Italia, una mentalità distorta che vede il Collezionista come nemico del bene pubblico e 'sottrattore' di risorse alla pubblica fruizione. E' una visione completamente distorta che elude o ignora il fattore storico - dirimente - che ha visto nel collezionismo storico - di centinaia d'anni piu' antico di Sovrintendenze e Belle Arti, alimentare TUTTE le collezioni pubbliche nessuna esclusa. Voler limitare o addirittura eliminare il collezionismo storico privato e come voler fermare i fiumi nel loro percorso di alimentazione del mare di risorse pubbliche che vengono poi messe a disposizione di tutti. La contrapposizione Stato-Privato è un falso ideologico propugnato da chi non conosce la Storia o volutamente la ignora. NOn deve esistere un impedimento al Collezionismo - svolto nel RISPETTO delle regole - deve invece introdursi una collaborazione ove il Privato sia un domani incentivato a lasciare parte almeno dei suoi beni alla fruizione pubblica. E' una questione di cultura e di formazione professionale che non mancavano certo a certi eccellenti funzionari pubblici ma di 80/100anni fa che hanno collaborato con fior di privati a costruire quello di cui oggi godiamo - e che non è certo il frutto di miseri acquisti coattivi o penose espropriazioni - bensi di acquisti fatti alla luce del sole e condivisi se non addirittura consigliati tra privati ai funzionari pubblici che le hanno attuate. Rileggiamo la storia e impariamo invece di nasconderci dietro comode credenze e falsi ideologici.
    1 punto
  39. Colpa in vigilando...Credo comunque che il furto sia avvenuto dall'interno..in più fasi....Difficile che dall'esterno si possa portare via in un solo colpo così tante monete. A meno che ci sia stato un furto con scasso o rapina. Purtroppo i materiali conservati nei nostri musei sono immensi e le ricognizioni periodiche dovrebbero essere DOVEROSE. Stessa cosa si verificò a Cagliari e al Museo Nazionale Romano
    1 punto
  40. Parole condivisibili! Anch'io mi sono avvicinato alla numismatica da bambino perché innamorato dell'archeologia... E la moneta era il "medium" più vicino a un oggetto"archeologico" che si poteva tenere in mano con relativa facilità e soprattutto con liceità. Di anni e acqua e monete sotto ai ponti ne son passati tanti e la mia passione per la numismatica ha subito anche delle battute d'arresto per svariati motivi... Ma non è mai scomparsa e negli anni è cresciuta. Il mio percorso di studi è stato un compromesso per non prendere la strada dell'archeologia (ma dove troverai lavoro?) e al tempo stesso non abbandonare del tutto l'amore per la storia toccata con mano (restauro architettonico... ma non era meglio fare l'architetto e basta?)... E i casi della vita poi mi hanno portato a fare tutt'altro genere di lavoro (vedi che è sempre meglio seguire i propri sogni? Ah, col senno di poi...)... Ma la numismatica è sempre stata una buona e fedele compagna. Caro @SAURON05 vedrai che questi tondelli di soddisfazione te ne daranno molta! Parola di un (ex... Ma mica poi tanto ex) giovane!
    1 punto
  41. Ancora un ritrovamento, in provincia di Como. Un signore di 74 anni avrebbe ritrovato dietro una finta parete in soffitta, 44 milioni di lire in biglietti da 50.000, 100.000 e 500.000, lì nascosti da suo padre, partigiano, morto nel 2001. L'articolo, arrivatomi come gli altri in automatico sullo smartphone, ripete le solite cose che ormai conosciamo a memoria, ponendo però l'accento sul fatto che il proprietario delle banconote sia stato un partigiano. Che non c'entra niente con il ritrovamento, ma guarda caso questo è avvenuto proprio a ridosso della festa che celebra i partigiani e la Resistenza... quando si dicono le coincidenze La prossima festività in programma, il 1° maggio, è dedicata dalla Chiesa a San Giuseppe Artigiano... dobbiamo aspettarci il ritrovamento di qualche milione messo da parte da un padre falegname? petronius
    1 punto
  42. Nostradamus nelle sue profezie parla di una Papa nero... io vedo chiaramente un Papa verde
    1 punto
  43. Una moneta simile l'ho postata al post n°55 di questa discussione da asta Gadoury online n°40, del 24 aprile 2023. lotto n°83 che ha realizzato € 15000 + diritti da una base di € 1500. Giulio II (1503-1513) Giulio, Zecca di Roma, AG.gr. 3.69 Riferimenti MIR 558 (R3), Munt 24, Berman 570 odjob
    1 punto
  44. Unisco, dal museo di Berlino @Vel Saties un diverso esemplare ( unicum ) di denaro di Carlo magno con suo 'ritratto' e con edificio al rovescio . E' ipotesi che la moneta sia battuta postuma, dal figlio Ludovico il Pio .
    1 punto
  45. Il TESORETTO DI MONTESPERTOLI è tornato visibile al pubblico https://www.cronacanumismatica.com/il-tesoretto-di-montespertoli-e-tornato-visibile-al-pubblico/ L’interessante nucleo di oltre duecento monete fiorentine, in massima parte barili d’argento, ha riaperto i battenti a Montespertoli dopo due anni di chiusura a cura della redazione | È recente la notizia, diramata dall’Ufficio stampa del Comune di Montespertoli, in provincia di Firenze, della riapertura dopo due anni dell’esposizione dedicata al tesoretto monetale da località Tresanti allestita presso la Saletta del Territorio al secondo piano del Centro per la cultura del vino “I Lecci”. Il tesoretto venne rinvenuto nel 1943 in località Tresanti durante la demolizione di una casa colonica. Delle 422 monete ne sono esposte la metà, quelle rimaste in proprietà dello Stato; le altre furono infatti lasciate al proprietario del terreno, secondo la legge dell’epoca come premio di rinvenimento. L’allestimento del ripostigio monetale di Montespertoli nella struttura che la località del Chianti dedica alla cultura del vino, così importante per il territorio locale Si tratta, in massima parte, di barili d’argento, cioè monete emesse Firenze a partire dal 1505 al valore iniziale di 12 soldi e 6 denari ciascuno, importo corrispondente – e da qui il curioso nome – al dazio da corrispondere per ogni barile di vino. Lo studio numismatico degli esemplari conservati individua l’ultima moneta coniata come risalente al 1529. Possiamo affermare quindi che il tesoretto è stato nascosto dopo questa data, probabilmente negli anni difficili anche per le campagne di Montespertoli a causa delle scorrerie collegate all’assedio di Empoli da parte delle truppe spagnole per riportate la famiglia Medici al governo di Firenze. Repubblica di Firenze (1189-1532). Barile coniato in argento nel primo semstre del 1513. Al dritto il giglio di Firenze, al rovescio il Battesimo di Cristo con rmetta Carducci sormontata da A accostata da due globetti (Angelo Carducci) Ad occultarlo fu forse un mercante il quale, messo al sicuro il frutto del proprio lavoro, non riuscì tuttavia a mettere al sicuro la propria vita nè a riprendersi il gruzzolo di barili d’argento. Il tesoretto di Montespertoli è stato pubblicato nella collana Ripostigli monetali in Italia. Documentazione dei complessi nel 2010 con saggio di approfondimento e catalogo a cura della ricercatrice Francesca Gallori. Il tesoretto è visitabile durante gli orari di apertura del Centro per la cultura del vino “I Lecci”: dalle 9.00 alle 13.00 dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 18.00 sabato e domenica. Per maggiori informazioni: tel. 0571 6060448.
    1 punto
  46. Ciao Sergio, nel Manuale non sono state catalogate le cifre delle date ribattute. C'e scritto del motivo....del perché escluse, come tante altre particolarità.
    1 punto
  47. Per MB la moneta ha circolato parecchi anni ed incomincia a perdere i rilievi più alti ed anche le date dell'anno e del valore, ecco la moneta. Spero di esserti stato utile. Saluti Marfir
    1 punto
  48. Se presenta un pò di lustro ma più segni di contatto e poca usura, calcola che l'acmonital è molto resistente e quindi per esserci usura deve aver circolato abbastanza, la moneta può essere ritenuta SPL. Altro esempio.
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.