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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/25/23 in Risposte
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salve a tutti, mi sono appassionato di banconote della corea del nord due anni fa,quando in un asta volevo cercare dei fogli di banconote interi e trovai dei fogli di banconote da 5000 won del 2006 da 24 che mi fecero aprire gli occhi su questa realtà misteriosa...eh si perchè la corea del nord è un paese di cui tanti sanno molto poco e che i media tendono a criticare...interessato dalla questione iniziai a guardare video su video e stampai il mio primo pick della corea del nord da tenere come mancolista(cosa che poi capii sbagliata in seguito ma ci arriveremo) con un obiettivo: collezionare tutte le banconote e simili di questa nazione così misteriosa,comprese relative varianti ed errori.A due anni da quel giorno la mia collezione è andata molto avanti e piano piano sono riuscito ad ottenerle quasi tutte comprese le rarità.h si perchè nonostante siano banconote molto economiche ce ne sono alcune che sono molto molto rare con alcune serie che a mio parere meriterebbero l'R4 o R5. A questo punto chi legge questa discussione potrebbe essere un pò scettico nel finanziare l'economia nordcoreana e per questo è importante precisare che la maggior parte dei soldi vanno al popolo nordcoreano che esporta le banconote illegalmente attraverso il confine con la cina e che è assolutamente vietato per legge esportare qualunque tipo di valuta dai confini nordcoreani inoltre è importante precisare che non tutte le banconote sono intese per la circolazione ma ci sono molte banconote cosiddette commemorative o per occasioni speciali oppure per usi speciali detto questo comincerei a spiegare le varie serie la collezione delle banconote nordcoreane può avere due inizi temporali: il 1945 o il 1947 le banconote del 1945,abbastanza costose per gli standard della corea del nord,sono state stampate da goznak,ovvero coloro che oggi stampano i rubli russi e sono state usate durante il periodo precedente alla nascita dello stato nordcoreano,è dunque ragionevole pensare che queste siano state riportate fuori dai confini coreani da soldati dell'armata rossa russa e che siano arrivati così ai giorni nostri.A conferma di questo,le banconote di questa serie,a differenza delle successive, si trovano molto più comunemente in russia.Queste banconote sono molto semplici e nascono in tagli di 1,5,10 e 100 won,di queste il 100 won si trova con filigrana e senza.La filigrana è pattern che si estende per tutta la banconota a forma di quadrati(questa cosa sarà ricorrenti anche nelle serie successive).Al momento io possiedo solo una 100 won con filigrana purtroppo e le sanzioni con la russia hanno reso ancora più difficile per me ottenere questo tipo di banconote.Vi allego intanto la foto di questa e potete vederle tutte qui : http://www.banknote.ws/COLLECTION/countries/ASI/KON/KON.htm questo link sarà importante anche successivamente quando parleremo delle varie varianti.In tutte le serie di cui parlerò darò un indice di rarità ed un fair value(ovvero valore giusto) perchè tanti compreso il pick tendono a esagerare i prezzi per questa serie rarità 7,5/10 fair value circolate come quella che vedete in foto della mia collezione queste banconote si aggirano sui 100 euro ma un esemplare unc arriva a costare 1000 euro7 punti
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Sabato prossimo si terranno le celebrazioni per il secolo dalla nascita di Don Lorenzo Milani (1923-1967), chiamato anche il "Priore di Barbiana" per il suo progetto educativo attuato sull'Appennino Tosco-Emiliano. Ebbene, in pochi sapranno che don Lorenzo era nipote di un grande numismatico: Luigi Adriano Milani (1853-1914). Laureatosi in filologia greca, nel 1877 ebbe l'importante incarico di catalogare il cospicuo ripostiglio della Venera, che comprendeva circa 50.000 antoniniani, ritrovamento avvenuto nel 1876 in provincia di Verona. In due anni riuscì a portare a termine l'immane impresa. Nel 1878 viene chiamato da L. Pigorini a Firenze e gli viene affidato l'inventario e la schedatura del Medagliere granducale. Fu poi chiamato in Etruria per organizzare i risultati dei ritrovamenti etruschi e dando vita al Museo topografico dell'Etruria, divenuto poi Museo centrale della civiltà etrusca, di cui Milani fu direttore; il museo viene inaugurato nel 1897 dal re Umberto I. Al ruolo di organizzatore affiancò anche quello di docente. Ancora oggi sono ricordate due sue opere ritenute fondamentali: Museo topografico dell'Etruria, Roma 1898 e Il Regio museo archeologico di Firenze, Firenze 1912.6 punti
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Salve. Condivido un tarì 1715 di Carlo VI con IM nel braccio. Gr. 4,33. Un caro saluto a tutti.6 punti
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Buongiorno. Oggi per dimenticare di non essere venuto a Verona mi sono fatto un regalino. Ducato di Pietro Lando in conservazione spl+/fdc. Peso gr. 3,48. Un grazie al mio spacciatore di monete di fiducia. Ex nac 108.4 punti
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In effetti questi rari denari si presentano quasi tutti con tondelli irregolari tranne qualche rara eccezione (ad esempio quello appartenente alla Collezione Reale). La forma particolare, escludendo i casi in cui il tondello si sia frazionato per le vicissitudini del tempo, porterebbe a supporre un metodo alternativo alla produzione dei tondelli simile a quello usato per i cosiddetti sesterzi di barra di epoca romana. Cioè i tondelli venivano tagliati da una lamina "quadrangolare". Un sistema sicuramente più veloce ma con un risultato poco gradevole agli occhi ma magari all'epoca accettato senza problemi non considerando l'estetica ma la sola funzione della moneta. Non va dimenticato poi che proprio sotto Giovanna I furono istituiti i quaternus in cui si rendicontavano le attività di zecca responsabilizzando i zecchieri che andavano a garantire quindi quanto coniato. L'ipotesi potrebbe essere che il mastro, facilitando il lavoro in zecca, faceva battere tondelli dalla forma quadrangolare andandone però a garantirne la bontà... ipotesi. Tornando al tondello della moneta in oggetto ho provato a sottolineare graficamente la differenza tra il tondello attuale e quello che sarebbe dovuto essere. Mi sono permesso poi di evidenziare in giallo quello sembra una lesione sul tondello. Se così fosse la moneta è da maneggiare con cura.4 punti
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Salve a tutti e buonasera. Vorrei condividere con voi questa moneta che apparteneva a mio nonno. È stata coniata 200 anni prima che nascessi io e nel 1798 è nato Leopardi!! Bella data. Che ne pensate della moneta? Vi piace? È un bel pezzo o se ne vedono tante così? Non intendo la rarità ma proprio se soggettivamente vi piace. Per me ha innanzitutto il valore di essere la più antica che ho ahahah. Vi volevo chiedere poi la P che cosa significa? La zecca di Palermo? Sul catalogo online in Ferdinando IV 1759-1798 pare sia stata coniata dalla zecca di Napoli però. Secondo voi una moneta del genere da quando è stata coniata non è mai stata ‘’lavata’’? Nemmeno 100 anni fa? È proprio come quando fu tolta dalla circolazione e conservata da qualche ignoto? Buonasera.3 punti
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Condivido volentieri questo recente ingresso in collezione. Può darsi che si tratti di un inedito. Il tipo è quello con busto/cornucopia e doppia legenda nominativa, la data 1622 è presente solo al diritto. Il presente esemplare è un'evoluzione del tipo Magliocca 96 (R/4) in quanto presenta oltre alle iniziali di Michele Cavo (la C è quasi nascosta sotto all'ultimo 2 della data) anche la sigla C del Maestro di Prova Costantino di Costanzo. Credo sia un esemplare di grande interesse, di solito il rame del '22 presenta come sigla di M.d.P. la P di Filippo Pacifico, come in alcuni grani e pubbliche. Prov.: Rimoldi Numismatica3 punti
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Grazie, è un pezzo che ho ricorso 6 mesi. La foto poi è effettivamente non disponibile online, ho fatto un fermoimmagine preso dal tour virtuale del museo, consiglio di vederlo a questo link, ogni cosa che si vede se cliccato sopra, mostra dettagli e possibilità di ingrandimento. http://www.meravigliedivenezia.it/it/venezia-media/VR/tesoro07/index.html Saluti Doge923 punti
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Cari Savoiardi e non condivido volentieri 🤣🤣🤣 una delle ultime acquisizioni in collezione, lotto 1202 asta Nomisma 67. Difficile il cammino di sostituire gli scudi del regno di Sardegna con esemplari di questo calibro, difficile…ma non impossibile 😉🤗 La patina con riflessi indaco al diritto è introvabile e sicuramente farebbe sbarellare gli amici d’Oltreoceano 🎉😁3 punti
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Buongiorno ragazzi, vorrei condividere questa moneta che ho preso un po' di tempo fa. Purtroppo dalla foto rende poco, ma ha dei rilievi molto più belli. Siccome non conosco bene la monetazione, qualcuno mi può aiutare magari con cenno storici o qualche info in più riguardanti questa moneta? Grazie mille in anticipo2 punti
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questi sono due fogli interi da 24 di fila che uso come decorazione😅2 punti
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Anche questa tipologia di FTR e' estremamente interessante. Ogni elemento di questa scena ha un suo significato e può mostrare diverse variazioni sul tema che rendono coinvolgente la collezione di queste monete. Se può interessare, vi allego questo link che trovo esplicativo: Hut Coin Analysis (forumancientcoins.com) Tornando alla tua moneta, mi pare che in esergo ci sia BSIS, seguito da un marchio di officina e quindi dalla lettera M. I marchi di officina per Siscia sono indicati nel link che ho allegato (potrebbe trattarsi del 2^?). Magari, quando avrai la moneta in mano, potrai notare qualche elemento in più. Ciao da Stilicho2 punti
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taglio: 2 euro cc paese: finlandia anno: 2021 A tiratura: 800.000 condizioni: bb+ città: trieste note: NEWS!!!!!!2 punti
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questo è tutto,spero di avervi fatto conoscere un mondo nuovo e ringrazio tutti coloro che mi hanno suggerito e motivato ad aprire questa discussione e spero di potervi aiutare nella composizione di questa raccolta.Se avete dubbi o domande io sono qui e ovviamente se avete critiche o correzioni queste sono sempre ben accette.Inoltre ci sono ancora un sacco di "oddities" ma queste sarebbero extra e non mi va di andare fuori tema. saluti2 punti
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Quello che volevo sottintendere al post #221 è che la mancanza di sponsor è significativamente grave. Evidentemente, non vi sono ancora aspettative di ritorno economico e/o d'immagine da tali manifestazioni. Qualcuno ci crede a questo settore? Vien da pensare che ciascuno si limiti a gestire il proprio orticello. Le grandi Case d'Aste d'altronde hanno mission diverse. Il classico operatore di settore (che magari ha anche un proprio sito Internet) si limita a pagare il canone per l'occupazione dello stand e basta, mostrando quanto propone in vendita e contrattando sui prezzi; magari prende appuntamenti per ritiri di lotti già venduti/aggiudicati. Non esistono momenti di dialogo su aspetti del settore: relazioni, presentazioni di libri, di riviste, momenti di coinvolgimento su specifici esemplari, discussioni sull'andamento del mercato, eventi, dibattiti, etc. etc. E' tutto rimesso alla pura logica del "mercato". Si espone...si attende che qualcuno passi...quattro chiacchiere...un pò di tira e molla sul prezzo...qualche riflessione sullo stato di conservazioni...affare fatto...affare non fatto...ha quel pezzo?...no, si.... Per non parlare poi di coloro (non operatori) che vanno al "mercato" con il precipuo scopo di vendere, per se o per conto terzi, esemplari vari....Ti interessano una cinquantina di monete antiche?...le ho qui nel sacchetto...fammele vedere....ecco, vedi come son belle alcune son pure periziate...disposto anche a fare lo sconto a seconda di quante me ne compri...ma da dove vengono?...hai qualche documento?...prese da vari negozi, aste...di mio nonno...ritrovate dietro ad una vecchia credenza... Ma il "mercato" serve anche a coloro che, pur essendo operatori del settore, preferiscono semmai non usare lo stand ma fare gli affari lungo i corridoi che dividono le fila degli stand. Tutto lecito s'intende. Bisogna campare. Non lamentiamoci. Meglio questo che nulla. Sperando sempre che la prossima asta sia migliore dell'ultima e peggiore della successiva. Avanti tutta!!2 punti
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Buonasera,si conoscono alcuni esemplari del grano NEAPOLIS REX che presentano oltre alle sigle di Michele Cavo anche quella di Costantino di Costanzo, quindi è possibile che esistano altri nominali che presentano questa sigla oltre a quella del mastro di zecca, però nel caso del tuo tornese è in una posizione anomala, come è anomala la parte posteriore della testa del Re... È un pezzo che merita sicuramente un'approfondimento...2 punti
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Un vistoso esemplare di denario, forse da Antiochia all' Oronte, al nome di Marco Antonio, con al diritto sua testa ed al rovescio tiara armena . Sarà dopodomani in vendita LeuNum. 13 al n. 216 .2 punti
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Io conservo ancora come reliquie le mie trowel Battiferro e WHS. Non scaverò mai più maposso reinvasare i gladioli pensando di esser Indiana Jones (*) il titolo è stato scelto per la sola assonanza di Stefano Valentini* -> https://www.archaeoreporter.com/2023/04/16/lorigine-e-la-storia-della-trowel-strumento-icona-dellarcheologo-altro-che-cazzuola/?fbclid=IwAR1243ZxgnQ0hMU2KOM_9mTPBb6i1KNuS6IhIvmw--DO6nuxsgH9xNuH-Ik Trowelologia potrebbe essere un buon neologismo (non uno scioglilingua) per indicare la scienza che studia la trowel, l’arnese dell’archeologo per antonomasia. Scherzi a parte, tutti gli archeologi che si rispettino ne hanno una. Ci sono siti web in cui se ne descrivono nei minimi dettagli le caratteristiche, talvolta corredate persino da “consigli per l’acquisto e istruzioni per l’uso”. Ma forse in pochi si sono chiesti quale sia la storia di questo strumento e come e perché sia stato utilizzato dagli archeologi. (Nota agli utenti: contatore visualizzazioni articolo non funzionante correttamente, è quasi bloccato Stiamo lavorando per ripristinarlo) Trowel è una parola inglese dal sound piacevole, tradotta con l’italiano “cazzuola”, che, viceversa, anche per certe assonanze, suona un po’ peggio. In realtà a ben vedere non sono proprio dei sinonimi, perché trowel e cazzuola sono due attrezzi diversi. In Italia, se voi andate in una qualsiasi ferramenta, anche la più fornita e chiedete una cazzuola, vi daranno uno strumento, che al di là delle varianti, presenta una caratteristica costruttiva ben precisa: l’imposta del manico, cioè quella parte dell’arnese che fa da raccordo tra il piatto e l’impugnatura è saldato al piatto. La trowel invece, al di là della forma e delle dimensioni, è realizzata con un unico pezzo di metallo forgiato e questa caratteristica incide in maniera fondamentale sulla sua resistenza all’uso, rendendola particolarmente adatta per gli scavi archeologici. Ma anche la forma è diversa. Le cazzuole hanno un piatto generalmente triangolare, mentre le trowel hanno un piatto a forma di rombo (o diamante, foglia, goccia d’acqua), fatta eccezione per le cosiddette margin trowels, con piatto di forma rettangolare, utilizzate per rifilare le sezioni dei sondaggi. Appunti di “trowelologia” Confronto tra esemplare originale di WHS utilizzata nei cantieri edili, prodotto prima del 1951 ed esemplare originale di Marshalltown utilizzata nei cantieri edili, prodotto intorno al 1950 (archivio CAMNES). Sono queste due caratteristiche specifiche della trowel che ne hanno determinato il “successo” in archeologia. Ma come e quando le trowels hanno iniziato ad essere utilizzate in archeologia? La trowel più diffusa è senza dubbio la mitica WHS pointing trowel, di produzione inglese. Vi siete mai chiesti cosa significhino queste tre lettere? La storia viene da molto lontano. Il marchio WHS nasce nel 1793 e le lettere sono le iniziali di William Hunt&Sons produttori di utensili in acciaio a Rowley Regis, nel Worcestershire. Questa trowel forgiata viene realizzata per la prima volta in Inghilterra, probabilmente alla fine del ‘700, per essere impiegata nei lavori edili, in particolare nella costruzione di edifici in mattoni. Non a caso, essendo in origine pensata per i muratori, ha un’inclinazione dell’impugnatura rispetto al piatto (cioè non sono allineati) per evitare che la malta scivoli verso la punta della cazzuola, durante la messa in opera dei mattoni. Proprio in Inghilterra e in quel periodo, perché quella è l’età aurea degli edifici in mattoni costruiti negli stabilimenti industriali e nei quartieri dei lavoratori. E ancora oggi, in Inghilterra, i muratori utilizzano la trowel per rompere i mattoni e metterli in opera costruendo muri. Il termine pointing (con il quale ci si riferisce a questo specifico tipo di trowel) ha proprio a che fare con la tecnica di messa in opera dei mattoni (sull’Oxford dictionary leggiamo: “Pointing: the action of filling the joints of brickwork or masonry with mortar”). Quindi questi arnesi nascono con una vocazione tecnica, artigianale potremmo dire, molto specifica. C’è perfino un aneddoto a riguardo. Nel settore edile, in Inghilterra, le iniziali WHS sono state riadattate per la frase “Work Hard or Starve!” (trad. it: Lavora duro o muori di fame!) che un po’ vale anche per gli archeologi… Tornando alla storia del marchio, nel 1951 la William Hunt & Sons (WHS) si fuse con la Nash Tyzack, formando il gruppo Brades Nash Tyzack Industries, che venne poi acquistato nel 1962 dal gruppo Spear&Jackson, che vantava una tradizione antichissima nella produzione d’acciaio, essendo stato fondato nel 1760 a Sheffield, la città dell’acciaio per eccellenza. Nel 1985 Spear&Jackson è stata assorbita dal gruppo Neill Tools, con sede sempre a Sheffield, che detiene tuttora, nella produzione delle trowels, i marchi WHS, Spear & Jackson e Tyzack. Questo spiega il perché si trovino in commercio trowels con diversi loghi, o loghi compositi; ad esempio WHS-Tyzack (Tyzack è stato aggiunto nel 2006 al logo WHS), oppure solo Tyzack (il logo con le tre gambe era quello della Joseph Tyzack&Son di Sheffiled che si fuse con la WHS negli anni ’50). Ma quando è stata introdotta la WHS negli scavi archeologici? Non possiamo saperlo con certezza, ma di sicuro nel 1946, Atkinson (noto per aver scavato Stonehenge) nel suo manuale Field Archaeology raccomanda l’uso della trowel WHS (R. J. C. Atkinson, Field Archaeology, Methuen&Co. Ltd. London, 1946). Se andiamo a vedere quanto scrive Atkinson a pagina 47, dove viene descritta la trowel, lui raccomanda quella da 5 pollici (che equivalgono a 12,7 cm) e non quella standard da 4 pollici (circa 10 cm), che si è nel tempo affermata tra gli archeologi. Nel testo si legge che la lama deve essere piatta (springy, quindi non esageratamente dura, ma leggermente elastica) e più o meno parallela al manico; il codolo deve essere forgiato con la lama; la punta deve essere leggermente arrotondata per non danneggiare i reperti. Atkinson dà persino delle istruzioni sull’uso, dicendo che può essere usata in quattro modi. E cosa dire della trowel Marshalltown? La Marshalltown Company è in pratica l’equivalente americano dell’inglese Neill Tools, proprietaria del marchio WHS; una potenza nella produzione e fabbricazione di attrezzature per l’edilizia e settori affini. La sede centrale si trova in Iowa, dove fu fondata nel 1890. Nella sua produzione non poteva mancare la pointed trowel, verosimilmente mutuata dal modello inglese originale, la WHS. La sua diffusione tra gli archeologi, inizialmente americani, ma poi di tutto il mondo, si deve ad un iconico articolo di Kent Flannery (“The Golden Marshalltown: A Parable for the Archeology of the 1980s”, in American Anthropologist New Series, Vol. 84, No. 2 (Jun., 1982), pp. 265-278). In questo articolo, l’autore descrive un episodio personale. Si trova in volo con alcuni suoi colleghi di ritorno da un convegno, e ci racconta che il vecchio professore in sua compagnia gli mostra una trowel Marshalltown: “La sua mano palpò per un momento nelle profondità della sua borsa da viaggio segnata dalla battaglia, e improvvisamente tirò fuori una trowel. Una trowel che non avevo mai visto. Una cazzuola che si trasformò in una fiamma gialla ai raggi del sole al tramonto mentre la teneva contro il finestrino del 747”. E il vecchio professore dice: “Questa è stata la mia prima trowel Marshalltown. Sai com’è la prima Marshalltown di un archeologo? Come il primo guanto Wilson (da baseball, ndr.) di una major league. Ho scavato a Pecos con questa cazzuola, sotto Kidder. E nelle rovine azteche con Morris. E a Kincaid con Fay-Cooper Cole. E al Lindenmeier con Frank Roberts. Figliolo, questa cazzuola è stata a Snaketown, ad Angel Mound, e al Dalles of the Columbia con Luther Cressman” (trad. it di pagina 268, ndr.) Proprio dopo la pubblicazione di questo articolo la Marshalltown ha iniziato davvero a fare concorrenza alla WHS. E questa concorrenza dura tutt’oggi. Nonostante la produzione di queste due cazzuole presenti ormai diverse varianti, in origine, la differenza fondamentale stava nello spessore del piatto. Come tutti sanno per esperienza, il piatto della WHS è di solito più spesso e rigido di quello della Marshalltown. Nel 2005 -e questo è un altro aneddoto che ci restituisce l’attenzione che certi archeologi, giustamente, ripongono sui loro arnesi da lavoro- i produttori della WHS misero sul mercato una versione dal design più leggero. Bene, questa “innovazione” incontrò una resistenza tale da parte degli archeologi inglesi, che la British Archeological Jobs Resource riportò casi di rottura del piatto, mentre Oxford Archaeology suggerì addirittura il passaggio alla Marshalltown di fabbricazione americana. Come conseguenza l’azienda tornò sui propri passi, lasciando in produzione solo il modello standard con lama più spessa. Ma la storia non finisce qui, perché oltre alla WHS e alla Marshalltown, più recentemente, abbiamo assistito anche alla diffusione tra gli archeologi italiani di una trowel di produzione nazionale. E dovremmo esserne orgogliosi, considerata la qualità del prodotto (lo dico per esperienza!). Si tratta del modello prodotto dalla Battiferro (il nome è tutto un programma…) di Maniago (Pordenone), azienda che dal 1957 produce utensili per l’edilizia, e che dalla fine degli anni ’90 ha avviato anche una produzione di trowel per archeologi. C’è una storia davvero intrigante parallela a questa produzione della Battiferro di Maniago. L’azienda francese Strati Concept, La boutique de l’archéologue nel 1998 ha progettato, sviluppato e realizzato una particolare trowel forgiata, frutto di una serie di studi ergonomici, la Pi2, che potremmo considerare come la prima trowel pensata e realizzata “esclusivamente” per gli archeologi (almeno da quanto si può apprende da alcune info reperibili on-line). Questo test pilota, nel 2012, è divenuto un prodotto commerciale, grazie alla collaborazione tra Strati e la Battiferro di Maniago. Purtroppo però questo modello non è più in commercio, la Strati Concept non fornisce più le normali cazzuole dal 1° gennaio 2016. QUI DIRETTAMENTE UNO DEI VIDEO SULLE TROWEL DAL CANALE DI CAMNES: Ma non tutto è perduto! Se la produzione industriale non vi accontenta, potete sempre rivolgervi, come ho fatto io, che sono amante dell’artigianato, alla fonderia olandese Sneeboer. Questa piccola azienda olandese è famosa in tutto il mondo, da oltre 100 anni, per la produzione di utensili ed attrezzi (costosissimi…) per il giardinaggio. Hanno in catalogo un unico modello di trowel, forgiata in un solo pezzo per battitura e rifinita a mano. Proprio perché si tratta di pezzi unici, con tutte le imperfezioni e il fascino della produzione artigianale (oltre al costo e ai tempi di consegna, non inferiori ai due mesi!) potete persino richiedere delle modifiche personali. Io, ad esempio, basandomi sul progetto della Strati Concept, ho chiesto che l’impugnatura fosse allineata con la lama, dunque con un angolo a 90° tra piatto ed innesto del manico. In questo modo si può ottenere la massima precisione nei movimenti e la massima sensibilità durante lo scavo. È una questione ergonomica, e come tutti sapete l’ergonomia è la regola con cui, nell’uso di un oggetto di design -e la trowel non fa eccezione- un essere umano ottiene il migliore utilizzo possibile, con il minimo sforzo. *CAMNES, Firenze2 punti
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In realtà oltre al culturale e allo storico esiste un terzo elemento che la numismatica contempla, quello artistico. Ed è chiaro che l'alta conservazione lo valorizza, al di là degli aspetti strettamente economici o di mercato. Personalmente apprezzo maggiormente una raccolta tipologica con anni comuni ma alta conservazione, rispetto ad una collezione completa in scarsa conservazione ... ma mi rendo conto che è un mio modo di sentire e che non viene condiviso dalla maggior parte dei collezionisti. Catalano ("Quelli della notte") avrebbe detto: è molto meglio una collezione completa di monete magnifiche, piuttosto che una raccolta lacunosa di ruzziche. ... d'altra parte in questo mondo c'è spazio per tutti!2 punti
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Cavedoni Firenze l, le monete slabbate su aste Italiane che si vedono sono tutte sua.. Un caro saluto2 punti
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intanto per chi è interessato ho creato la discussione di cui stavamo parlando riguardante le banconote della corea del nord a questo link2 punti
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vi racconto la mia esperienza al veronafil. Una cosa importante da capire è il background del collezionista perchè ognuno ha il suo ma una fiera così,che dovrebbe essere la più importante d'italia,dovrebbe accontentare tutti.Io sono un giovane collezionista(ho 19 anni) e vengo da 230 km da verona con un interesse particolare per le banconote della corea del nord.Sono partito il sabato sfruttando una bellissima promozione di trenitalia che mi permetteva di andare a verona con 16.20€ a biglietto e voglio precisare che la promozione c'è solo il sabato.Sono arrivato a verona molto presto sabato mattina e dunque sono riuscito a visitare quei pochi banchi che offrivano ciò che cercavo (cosa comprensibile visto che è un collezionismo di nicchia).Ho notato molto calo di espositori anche dall'estero rispetto all'edizione precedente a cui ho partecipato.Sono stato a volte trattato non con troppa gentilezza e a volte con un pò di freddezza,però sono sempre stato molto educato nel chiedere e questo mi fa riflettere sul fatto che molti commercianti "schifino" i più giovani consci che non porteranno molto incasso.Alla fine ho trovato cosa cercavo per un totale di 200€ in uno dei pochi banchi che mi hanno trattato bene e mi hanno anche fatto 25 euro di sconto(ps.grazie mille di tutto).A quel punto si era fatto intorno alle 13.30/14.00 e notavo che sempre più commercianti stavano già smontando per andare via nonostante,ufficialmente,mancasse un giorno e mezzo alla fine della fiera.Leggendo i commenti sul forum ho capito che per alcuni selezionati la fiera sarebbe stata aperta anche il giovedì...quindi sono andato via da verona con molti dubbi ma vi farò un riassunto 1)come si fa ad attirare le nuove generazioni al collezionismo se questo è il trattamento? 2)perchè molti negozi si ostinano a non avere una buona presenza online?è il 2023 e la presenza online è necessaria perchè è assurdo che uno debba fare centinaia di chilometri per arricchire di poco la sua collezione 3)gli espositori,che pagano sempre di più per essere ad un veronafil sempre più vuoto,perchè lo fanno?ma soprattutto 4)perchè di 3 giorni di fiera ufficiali(4 se consideriamo quelli non ufficiali) gli espositori stanno un giorno nemmeno in fiera?.Cioè ragazzi è irrispettoso per chi si fa tutta quella strada per venire a vedervi e io capisco che soprattutto gli stranieri devono tornare anche a casa loro ma nonostante tutto questo è il vostro lavoro e mi sembra un sinonimo di poca professionalità e rispetto 5)come fa l'organizzazione del veronafil a tollerare il fatto che un gruppo selezionato di persone possa entrare un giorno prima del pubblico.Questa cosa è al confine con la discriminazione a mio parere spero che questo messaggio vi faccia aprire gli occhi.Non so se verrò più al veronafil dopo questa esperienza ma a tanti non interesserà perchè...tanto non porti una montagna di soldi quindi sei inutile Saluti2 punti
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Buongiorno, mi aggiungo al post per condividere il mio esemplare ed una immagine di come si presentano dal vivo le reliquie, possono essere viste nel Tesoro di San Marco. Saluti Doge922 punti
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Io non vendo online. Io non vendo in asta. Anch'io apprezzo il contatto umano. Non vendo scarpe, nè lavatrici. Le monete vanno viste in mano, libere non slabbate, e una bella chiacchierata sulla loro circolazione, sulla conservazione e, perchè no, sul loro valore economico è un piacere al quale non riesco e non voglio rinunciare. Il mercato va in un'altra direzione? Pazienza io vado per la mia strada. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Un sesterzio molto bello, dalla patina davvero affascinante e particolare per le sue tonalità e dalle effigi nitide. Sono stato incuriosito dal rovescio e quindi sono andato un po' a leggere. Il tutto nasce dal mito greco di Demetra (Cerere nella versione latina), dea della fecondità e della fertilità (qui rappresentata con due spighe di grano nella mano destra). Demetra aveva sposato Zeus da cui aveva avuto una figlia, Persefone (Proserpina). Tuttavia, Persefone era stata promessa in sposa ad Ade, il signore degli inferi, che la rapì. Demetra comincò a cercarla disperatamente giorno e notte (ecco la torcia, la fiaccola che tiene in mano) e non trovandola, decise di lasciare l'Olimpo (per protesta, diremmo noi). La terra, quindi si inaridì e cominciò a non produrre più le sue messi; Zeus, vista la gravità della situazione, concesse (in accordo con Ade) che Persefone potesse tornare sulla terra per sei mesi all'anno, tra la primavera e l'autunno. Demetra fu soddisfatta, tornò sull'Olimpo e la terra riprese a rifiorire ciclicamente. Perchè Cerere sulle monete di Adriano? Potrebbe forse essere un richiamo alla sua passione ed ammirazione per la cultura greca di cui era un profondo conoscitore (così come dei suoi luoghi particolari). Non e' escluso, quindi, che gli fossero ben noti i misteri eleusini, celebrati nel tempio proprio di Cerere/Demetra ad Eleusi. Oppure, si tratta semplicemente un richiamo al fatto che sotto il suo regno veniva garantita a tutti prosperità e abbondanza (non so sinceramente se prese provvedimenti specifici in merito all'approvvigionamento granario). O, infine, un richiamo al suo predecessore Traiano, che anche lui aveva fatto coniare monete con Cerere, talora effigiata anche con il modio ai suoi piedi. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Ciao da Stilicho2 punti
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Arrivata oggi, scelto Margherita Hack1 punto
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Adriano Publio Elio Traiano Adriano, noto come Adriano (in latino Publius Aelius Traianus Hadrianus, nato ad Italica il 24 gennaio 76 e morto a Baia il 10 luglio 138) è stato un imperatore romano della dinastia degli imperatori adottivi, regnò dal 117 fino alla sua morte. Successore di Traiano, fu uno dei "buoni imperatori" secondo lo storico Edward Gibbon. Colto e appassionato ammiratore della cultura greca, viaggiò per tutto l'impero e valorizzò le province. Fu attento a migliorare le condizioni dei militari. In Britannia costruì un vallo fortificato, il "Vallo di Adriano". Inaugurò una nuova strategia militare per l'Impero: all'espansione e alla conquista sostituì il consolidamento dei confini e della loro difesa. Mantenne le conquiste di Traiano, a parte la Mesopotamia che assegnò a un sovrano vassallo. Il suo governo fu caratterizzato da tolleranza, efficienza e splendore delle arti e della filosofia. Grazie alle ricchezze provenienti dalle conquiste, Adriano ordinò l'edificazione di molti edifici pubblici in Italia e nelle province, come terme, teatri, anfiteatri, strade e porti. Nella villa che fece costruire a Tivoli riprodusse i monumenti greci che amava di più e trasformò la sua dimora in museo. L'imperatore lasciò anche a Roma, con l'edificazione del Mausoleo, la Mole Adriana, e con la ricostruzione del Pantheon, distrutto da un incendio. [ ... continua dopo la scheda del sesterzio ... ] Valore nominale: Sesterzio Diametro: 33,50 mm circa Peso: 25,07 gr Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG, busto laureato drappeggiato e corazzato a destra Rovescio: P M TR P COS III (Pontifex Maximus Tribunicia Potestate Consul tertium), Ceres in piedi rivolta a sinistra, tiene nella mano destra spighe grano e una lunga torcia nella mano sinistra, S - C in campo Zecca: Roma Officina: 3 Anno di coniazione: 121-122 Riferimento: RIC 610, Cohen 1075, BMC/RE 1244 Rarità: R1 Note: Bellissimo sesterzio, ogni volta che lo tengo in mano mi emoziono, lascio a voi i commenti. Ave! Quintus [ ... continua ... ] Sulla nascita di Adriano le fonti non concordano: alcune (come Elio Sparziano) sostengono che nacque a Roma, dove il padre stava svolgendo importanti funzioni pubbliche; altre (come Dione Cassio) che Adriano nacque a Italica, a 7 km da Siviglia, in Hispania Baetica. La sua famiglia era originaria della città picena di Hatria, l'attuale Atri, ma si insediò a Italica subito dopo la sua fondazione per opera di Scipione l'africano. Il padre, Publio Elio Adriano Afro, era imparentato con Traiano. La madre, Domizia Paolina, era originaria di Cadice. Adriano aveva una sorella maggiore (Elia Domizia Paolina), una nipote (Giulia Serviana Paolina) e un pronipote (Gneo Pedanio Fusco Salinatore). I suoi genitori morirono nell'85/86, quando Adriano aveva solo nove anni. Grazie al Corpus Inscriptionum Latinarum, sappiamo che Adriano ebbe una nutrice di nome Germana, una schiava di origini germaniche successivamente liberata che gli sopravvisse arrivando a morire a ottant'anni. Traiano, che non aveva avuto figli, divenne di fatto il tutore del giovane dopo la morte dei suoi genitori. Anche la moglie di Traiano, Plotina, lo aiutò notevolmente nel cursus honorum, trattandolo come proprio figlio. Inoltre sembra sia stata lei a spingerlo a sposare Vibia Sabina, anche lei parente di Traiano. Il matrimonio avvicinò ulteriormente il futuro imperatore alle stanze del potere, grazie anche agli ottimi rapporti intrattenuti con la suocera Matidia. Per il resto il matrimonio fu un fallimento. Dopo che l'imperatore Nerva ebbe nominato Traiano suo successore, presentandolo in Senato nel 97, la carriera di Adriano fu notevolmente agevolata. Le cariche accumulate nel cursus honorum del futuro imperatore furono numerosissime. Quando Nerva morì nel 98, Adriano si precipitò a informare personalmente Traiano. Fu anche arconte ad Atene per un breve periodo, e fu eletto ufficialmente come cittadino ateniese[3]. La sua carriera completa prima di diventare imperatore fu la seguente: decemviro stlitibus iudicandis seviro turmae equitum Romanorum praefectus urbi feriarum Latinarum tribunus militum con la Legio II Adiutrix piae Fidelis nel 95, in Pannonia inferiore tribunus militum con la Legio V Macedonica nel 96, in Mesia inferiore tribunus militum con la Legio XXII Primigenia nel 97, in Germania superiore; successivamente trasferito alla Legio I Minervia. questore (nel 101) ab Actis senatus tribunus plebis (nel 105) pretore (nel 106) Legatus legionis della Legio I Minerviae piae Fidelis (106, in Germania inferiore) Legatus Augusti pro praetore della provincia romana della Pannonia inferiore (107) console suffectus (108) septemviro epulonum (prima del 112) Sodales Augustales (prima del 112) arconte ad Atene (tra il 112/13) Legatus Augusti pro praetore in Siria (117) Al contrario del suo predecessore, Adriano non fu mai adottato ufficialmente, tramite la presentazione in Senato. Su questo punto l'Historia Augusta riporta diverse teorie, una delle quali fa discendere il suo avvento al potere da una presunta nomina di Traiano morente, molto probabilmente una messinscena organizzata da Plotina, che avrebbe orchestrato abilmente l'operazione, d'accordo con il prefetto del pretorio Attiano. La questione, in realtà, appare assai più complessa. Pare difficile che Adriano possa aver preso il ruolo di successore di Traiano per sola intercessione di Plotina e di alcuni suoi collaboratori. Alcuni conii monetali attesterebbero il titolo di Caesar per Adriano già in un periodo compreso tra il 114 e il 117. Sulla scia di tali dati l'adozione di Adriano apparirebbe meno offuscata da dubbi e una deliberata volontà di Traiano. Adriano, salito al trono, allontanò dai luoghi di potere gran parte del seguito e dell'amministrazione di Traiano, non senza ricorrere a metodi brutali (come nella repressione della congiura dei consolari), dei quali aveva fatto parte anche lui, compresi i vertici militari[5]. In ogni caso la ratifica da parte dell'esercito, che acclamò il nuovo imperatore, chiuse la questione. Il Senato, ricevuto un messaggio dal neoeletto, nel quale egli riferiva di non essersi potuto sottrarre alla volontà dell'esercito, si allineò a sua volta. Sia i militari sia i senatori trassero notevoli benefici dalla loro acquiescenza: i primi ricevettero il tradizionale donativo in misura più cospicua che in passato e anche i membri del Senato ebbero dei vantaggi. La fulmineità dell'ascesa al potere, accompagnata dall'eliminazione fisica dei principali potenziali dissidenti o concorrenti, portò a un insediamento rapido, seguito da un continuo rafforzamento che durò per tutto il ventennio in cui Adriano rimase al potere. L'opposizione al neo princeps era costituita da generali che, come lo stesso Adriano, avevano seguito Traiano nelle più importanti battaglie di ampliamento territoriale: tra questi Quieto, la cui morte provocò sommosse di ribellione in Mauretania. Adriano fu uno degli imperatori morti per cause naturali e non assassinati in una congiura. Anche la designazione del successore e il suo insediamento, dopo la morte di Adriano, non furono ostacolati. Un caposaldo della politica adrianea fu l'idea di ampliare, quando possibile, i livelli di tolleranza. Si fece promotore di una riforma legislativa per alleggerire la posizione degli schiavi, i quali si trovavano in situazioni disumane allorché si verificasse un crimine ai danni del dominus. Anche nei confronti dei cristiani mostrò maggiore tolleranza dei suoi predecessori. Ne rimane testimonianza, intorno all'anno 122, in un rescritto indirizzato a Gaio Minucio Fundano, proconsole della provincia d'Asia. In esso l'imperatore, a cui era stato richiesto come comportarsi nei confronti dei cristiani e delle accuse a loro rivolte, rispose di procedere nei loro confronti solo in ordine a notizie circostanziate emergenti da un procedimento giudiziario e non sulla base di accuse generiche. Un'altra riforma operata da Adriano fu quella dell'editto pretorio. Questo strumento normativo consisteva in un'esposizione di principi giuridici generali, che il magistrato enunciava al momento dell'insediamento. Con l'andar del tempo, questi principi costituirono un nucleo di norme consolidato (edictum vetus o tralaticium), al quale ogni pretore aggiungeva le fattispecie che intendeva tutelare. Tecnicamente la finalità dell'editto era quella di concedere tutela processuale anche a rapporti non previsti dallo ius civile. Con la riforma adrianea, che l'imperatore affidò al giurista romano Salvio Giuliano negli anni dal 130 al 134, l'editto venne codificato, fu approvato da un senatoconsulto e divenne perpetuo (edictum perpetuum). Sempre in campo giuridico, Adriano pose fine al sistema ideato da Augusto che, concedendo ad alcuni giuristi lo ius respondendi ex auctoritate principis, aveva consentito che il diritto si espandesse progressivamente attraverso l'opera creatrice di alcuni esperti scelti dall'imperatore stesso. Adriano sostituì al gruppo di giuristi isolati dello schema augusteo un consilium principis, che contribuì alla progressiva istituzionalizzazione di questa figura, togliendole l'indipendenza residuata. Nonostante avesse seguito personalmente più di una campagna militare (la più impegnativa quella dacica al seguito di Traiano), Adriano si dimostrò, oltre che esperto di cose militari, il che era prevedibile, anche un grande riformatore della pubblica amministrazione. Il suo intervento sulle strutture amministrative dell'impero fu profondo e radicale, dimostrando che era parte di un piano globale che l'imperatore andava applicando, a mano a mano, alla struttura dell'esercito, alla difesa dei confini, alla politica estera, alla politica economica. Adriano aveva una sua visione dell'impero e cercava di uniformare le singole parti al suo disegno. In luogo dei liberti cesarei diede spazio e importanza a nuovi funzionari provenienti dalla classe dei cavalieri. Essi erano preposti alle varie branche amministrative suddivise per materie: finanze, giustizia, patrimonio, contabilità generale e così via. Le carriere furono determinate, così come le retribuzioni, e la pubblica amministrazione divenne più stabile e meno soggetta ai cambiamenti connessi con l'avvicendarsi degli imperatori. Attento amministratore, Adriano pensò anche a tutelare nel migliore dei modi gli interessi dello Stato con l'istituzione dell'advocatus fisci, cioè una sorta di avvocatura dello Stato che si occupasse di difendere in giudizio gli interessi delle finanze pubbliche (fiscus). Va considerato che in epoca tardo-imperiale l'originaria bipartizione tra aerarium (la finanza pubblica di area senatoria) e fiscus (la finanza pubblica di competenza del princeps) era andata scomparendo per l'avvenuta unificazione delle due aree nelle mani dell'imperatore. Appena il suo potere fu sufficientemente consolidato, Adriano intraprese una serie di viaggi in tutto l'Impero (Gallia, Germania, Britannia, Spagna, Mauritania), per rendersi conto di persona delle esigenze e prendere i provvedimenti necessari per rendere il sistema difensivo efficiente. Nel 123 iniziò il lungo viaggio d'ispezione delle province orientali che lo impegnò per due anni. Nel 128 ispezionò la provincia d'Africa. Nell'anno seguente si recò di nuovo in Oriente. La sua filosofia risulta evidente dai suoi atti: il ritiro da territori indifendibili, il controllo dei confini basato su difese stanziali, la politica degli accordi con gli Stati cuscinetto che facevano da interposizione fra il territorio dell'impero e quello dei popoli confinanti. Durante il viaggio in Egitto nel 130 d.C., Adriano si recò a visitare i Colossi di Memnone. In età romana molti visitatori, richiamati da uno dei colossi di Memnone per il suo canto al sorgere del sole, erano soliti a lasciare incise sulle gambe della statua le loro osservazioni e le loro dediche. Anche gli accompagnatori di Adriano e dell'imperatrice Sabina fra il 20 e il 21 novembre del 130, lasciarono alcuni testi: Colossi di Memnone "quando in compagnia dell'imperatrice Sabina fui presso Memnone. Tu Memnone, che sei figlio dell'Aurora e del venerabile Titone e che sei assiso di fronte alla città di Zeus, o tu, Amenoth, re egizio, a quanto raccontano i sacerdoti esperti delle antiche leggende, ricevi il mio saluto e, cantando, accogli a tua volta favorevolmente la moglie venerabile dell'imperatore Adriano". In questi lunghi viaggi, nei quali praticamente percorse tutto l'impero, non si occupò solo di questioni legate alla difesa dei confini, ma anche di esigenze amministrative, edificazioni di edifici pubblici e, più in generale, di cercare di migliorare lo standard di vita delle province. Al contrario di altri imperatori, che governarono l'impero senza muoversi praticamente mai da Roma, Adriano scelse un metodo di conoscenza diretta, che poté attuare grazie al consolidamento della situazione interna: allontanarsi dalla sede del potere per periodi così prolungati presupponeva una certezza assoluta sulla tenuta del sistema. Un altro elemento era la curiosità propria del suo carattere e la propensione per i viaggi, che lo accompagnò tutta la vita. Amò la cultura, l'architettura e la scultura greca. Soggiornò molte volte ad Atene e in tutta la Grecia, attratto da quel mondo pieno di meraviglie artistiche, e le popolazioni locali innalzarono in suo onore molte statue. Il regno di Adriano fu caratterizzato da una generale pausa nelle operazioni militari. Egli abbandonò le conquiste di Traiano in Mesopotamia, considerandole indifendibili, a causa dell'immane sforzo logistico necessario per far giungere rifornimenti a quelle regioni e alla molto maggiore estensione del confine che sarebbe stato necessario difendere[6]. La politica di Adriano fu tesa a tracciare confini controllabili a costi sostenibili. Le frontiere più turbolente furono rinforzate con opere di fortificazione permanenti, la più famosa delle quali è il possente Vallo di Adriano in Gran Bretagna. Qui Adriano, dopo aver terminato la conquista del Nord dell'isola, fece costruire una lunga fortificazione per arginare i popoli della Caledonia. Anche la frontiera del Danubio fu rinforzata con strutture di varia natura. Il problema delle strutture difensive era strettamente connesso col territorio e col tipo di difesa che si voleva instaurare. Infatti strutture particolarmente pesanti e durature, oltre a richiedere tempi di realizzazione e costi ingentissimi, mal si adattavano a mutamenti strategici nelle linee difensive. Se un territorio era particolarmente soggetto a incursioni in un determinato periodo, una struttura leggera, formata da fossati, terrapieni e palizzate, poteva fornire una discreta tenuta, dando alle truppe di stanza nelle fortificazioni il tempo di intervenire. Diverso era il caso di incursioni in profondità o di vere e proprie invasioni, che richiedevano strutture molto più resistenti, le quali però, una volta edificate, diventavano definitive e non seguivano le evoluzioni politiche e strategiche del territorio. Molte regioni passavano da situazioni di occupazione vera e propria allo stato di protettorati, i cosiddetti "Stati clienti", il che modificava notevolmente le necessità difensive. Quando la politica del protettorato si consolidava, si mantenevano in loco le risorse strettamente necessarie, spostando le risorse liberate in zone più calde. Questo sistema, detto delle vexillationes, cioè di distaccamenti prelevati da una legione e comandati altrove, dette ottimi risultati conferendo un'elasticità di manovra notevole. Il sistema dei distaccamenti consentiva anche di non turbare gli equilibri regionali faticosamente raggiunti, perché non si spostava un'intera legione ma singoli reparti. Il che, con il consolidamento di una difesa sempre più stanziale e con i conseguenti legami che s'instauravano tra i legionari e gli abitanti locali, consentiva di mantenere il controllo del territorio, disponendo comunque di una massa di manovra da destinare a operazioni belliche ove fosse stato necessario. Per mantenere alto il morale delle truppe e non lasciarle impigrire, Adriano stabilì intensi turni di addestramento, ispezionando personalmente le truppe nel corso dei suoi continui viaggi. Poiché non era incline, già dai tempi delle campagne daciche, a distinguersi per lussi particolari, si spostava a cavallo e condivideva in tutto la vita rude dei legionari. Di questa attività rimane memoria nelle cosiddette Iscrizioni di Lambesi[7], che vennero erette dopo una permanenza dell'imperatore nel castrum omonimo, sede della Legio III Augusta di stanza in Numidia. Nel documento viene descritta una serie di esercitazioni molto complesse che la legione svolse con successo nell'anno 128, a dimostrazione della nuova dottrina difensiva di Adriano, che intendeva ottenere il massimo dell'efficienza militare anche in quadranti, come quello numidico, abbastanza pacifici. Da un punto di vista della struttura organizzativa non portò grandi innovazioni nell'esercito, salvo creare nuovi corpi (secondo alcuni rinforzare corpi già esistenti), basati su leva locale, denominati Numeri, al fine di dare un apporto alle truppe ausiliarie, i cosiddetti Auxilia. I motivi erano diversi, innanzitutto tecnici: si trattava di mettere in linea truppe molto specializzate, ad esempio lanciatori, o destinate a terreni particolari, o equipaggiate in modo non convenzionale (come alcuni corpi di cavalleria pesante). Inoltre i Numeri non fruivano come gli Auxilia del diritto di vedere arruolati stabilmente i loro figli nelle legioni e quindi contribuivano a mantenere gli organici in numero costante. I Numeri erano molto più vicini degli Auxilia ai gruppi etnici stanziati nei territori che si intendevano controllare e conservavano organizzazione e armamento loro propri. Il tutto a costi nettamente inferiori a quelli che si sostenevano per i legionari regolari, i quali, oltre a una paga di tutto rispetto, fruivano di donativi saltuari e di una liquidazione alla fine del servizio, spesso costituita dal diritto di proprietà di terreni. Il problema della Giudea si era manifestato in tutta la sua gravità fin dai tempi della prima rivolta, nel 66, quando le truppe di Cestio Gallo, governatore della Siria, furono duramente sconfitte con perdite rilevantissime (poco meno di seimila uomini, secondo Giuseppe Flavio) e la perdita delle insegne da parte della Legio XII Fulminata. Il tutto per opera di truppe che non si potevano tecnicamente definire all'altezza di quelle romane. Il che dimostra la fortissima motivazione dei combattenti Giudei e, in particolare degli Zeloti. La rivolta si protrasse fino alla distruzione di Gerusalemme del 70, per opera del generale Tito, figlio di Vespasiano, e alla caduta della fortezza di Masada avvenuta nel 73, conclusasi con la morte per suicidio di tutti i resistenti e dei membri delle loro famiglie.Nel 115, sotto Traiano alla rivolta divampata a Cirene, in Egitto e a Cipro si unirono anche i Giudei con effetti devastanti. Il problema era strutturale, dato che gli abitanti della Giudea rifiutavano decisamente la romanizzazione, sia per motivi nazionalistici sia, soprattutto, per motivi religiosi. Infatti, professando una religione monoteista che, in quanto tale, non prevedeva l'affiancamento di altre divinità come era avvenuto in tutte le province, l'integrazione diveniva completamente impossibile. Quando Adriano si trovò a dover affrontare la ricostruzione di Gerusalemme ripropose i moduli architettonici e urbanistici applicati in tutto l'impero, mentre la popolazione ebraica chiedeva una ricostruzione nella forma precedente alla distruzione del 70.A seguito della visita effettuata alle rovine della città nel 130 cominciò l'opera di ricostruzione permettendo inizialmente la ricostruzione di un Terzo Tempio, ma secondo la testimonianza del Midrash[8] quando gli venne riferito dai Samaritani che ciò sarebbe stato causa scatenante di continua sedizione, parve ricredersi. Di poco seguente, la scelta di far erigere, in luogo di quello ebraico (come accadeva in tutto il resto dell'impero) un tempio al dio romano Giove sul sito del Monte del Tempio[9], e altre costruzioni dedicate a varie divinità romane in tutta Gerusalemme, tra cui un grande tempio alla dea Venere[10]. Egli fece poi anche rinominare la città la quale divenne così Aelia Capitolina in onore di sé stesso e di Giove Capitolino, la principale divinità romana. Secondo Epifanio (De ponderibus et mensuris, cap. XIII-XVI.; ed. Migne, II. 259-264), Adriano nominò Aquila di Sinope - parente acquisito dello stesso imperatore - come "supervisore dei lavori di costruzione della città"[11]. Si dice anche che operò per mettere un grande foro, che avrebbe dovuto essere il centro d'incontro sociale primario della nuova città, all'incrocio delle strade principali del cardine e del decumano, oggi facente parte dell'area quadrata costituita dal Muristan. Presto i Giudei, che avevano sperato in tutt'altro, furono assai delusi dal constatare quanto stava accadendo alla loro terra sacra, cominciarono pertanto sempre più un'opera di opposizione. Quindi una causa della rivolta fu il nazionalismo degli abitanti della Giudea. Altra causa, secondo una tradizione basata sulla Historia Augusta, suggerisce che le tensioni siano via via cresciute fino a sfociare in uno scontro aperto quando Adriano volle abolire la circoncisione rituale della religione ebraica (il Brit milah)[12] che egli, da fine ellenista qual era, avrebbe interpretato come l'esser una pura e semplice mutilazione fisica[13]. Tuttavia su questo specifico punto la revisione moderna ha evidenziato che moltissimi popoli sotto il dominio romano, nell'area nordafricana e mediorientale, la praticavano senza divieti e che quindi appare singolare un divieto specifico; uno studioso, Peter Schäfer, ribadisce che non vi sono mai state prove per affermare una simile ipotesi proibizionista[14][15][16]. Nel 132 divampò la terza guerra giudaica, con i ribelli comandati da Simon Bar Kochba (Simone figlio della stella). Le perdite dei Romani furono tanto pesanti che nel rapporto di Adriano al Senato fu omessa l'abituale formula "Io e il mio esercito stiamo bene". Necessitò di ben 12 legioni per sopprimere la rivolta, ossia circa 5/6 di tutta la forza militare dell'Impero: fu la sola volta in cui il Senato rinuncia a trionfare il ritorno dell'Imperatore dopo una vittoria militare[17]. Nonostante le perdite subite, nel 135 Adriano riuscirà a distruggere la città fortificata di Bétar e soffocare la ribellione devastando la Giudea (580 000 ebrei rimasero uccisi, 1,5 milioni deportati al Mercato degli Schiavi di Adriano a Gaza, 50 città fortificate e 985 villaggi furono distrutti), Adriano tentò di sradicare l'Ebraismo considerandolo la causa delle continue ribellioni. Proibì di seguire la legge ebraica, di attenersi al calendario ebraico e mise a morte gli studiosi della Torah (il martirio). I "Rotoli sacri" delle scritture furono formalmente e solennemente bruciati sul Monte del Tempio. Nel tentativo di cancellare la memoria stessa della Giudea, rinominò la provincia Syria Palaestina (dal nome dei loro antichi nemici, i Filistei, dall'ebraico "Philistim" פְּלִשְׁתִּים che significa "invasori") e agli ebrei da quel momento in poi fu fatto divieto di entrare nella capitale riconsacrata al paganesimo. Più tardi si permise loro di piangere la loro umiliazione una volta all'anno a Tisha B'Av. Era evidente che l'impero non poteva permettersi di mantenere in vita un potenziale focolaio di ribellione in un'area così delicata, soprattutto in considerazione della presenza di comunità ebraiche in molti paesi al di fuori della Giudea derivante dalla diaspora avvenuta in seguito ai fatti del 70. Quando le fonti ebraiche parlano di Adriano è sempre con l'epitaffio "possano essere le sue ossa frantumate" (שחיק עצמות o שחיק טמיא, nell'equivalente aramaico), espressione mai usata neppure nei confronti di Vespasiano o del figlio Tito che avevano fatto distruggere il Secondo Tempio. Adriano morì nella sua residenza di Baia di edema polmonare, a 62 anni come il predecessore Traiano. Cassio Dione Cocceiano riporta in un brano della "Storia romana": «Dopo la morte di Adriano gli fu eretto un enorme monumento equestre che lo rappresentava su una quadriga. Era così grande che un uomo di alta statura avrebbe potuto camminare in un occhio dei cavalli, ma, a causa dell'altezza esagerata del basamento, i passanti avevano l'impressione che i cavalli ed Adriano fossero molto piccoli.» In realtà non è certo che il monumento funebre sia stato iniziato dopo la morte dell'imperatore e molto probabilmente fu iniziato da Adriano nel 135 e, dopo la morte, terminato dal successore, adottato ufficialmente prima di morire, Antonino Pio. La struttura fu, nei secoli, trasformata ripetutamente e oggi è uno dei monumenti più famosi di Roma: Castel Sant'Angelo, il quale è infatti anche denominato Mole Adriana. Esistono teorie secondo cui il sarcofago in porfido dell'imperatore (in particolare il coperchio) sia stato riutilizzato come vasca del fonte battesimale di San Pietro in Vaticano. (Fonte Wikipedia)1 punto
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1 chon blu 50 chon blu altre banconote timbrate la traduzione dei primi due timbri la bacca centrale "mangiata"1 punto
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Barbuto è barbuto, ma non capisco se è argento o bronzo. Se fosse bronzo allora potrebbe essere anche qualcosa di meno raro... oppure addirittura di Cosa. Ma servono foto, peso e diametro.1 punto
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Domanda: in Italia vi è qualche operatore che operi direttamente gli slab? Penso di no. Se non erro è quello che mi è stato riferito durante l'ultimo Veronafil. Recentemente la Rep. San Marino ha creato un soggetto ad hoc per questo, ma stiamo in un Paese estero. E, per quanto si legge in Internet, a questo "soggetto" sono collegati degli operatori italiani cui poter andare a portare i propri esemplari da inscatolare e poi pensano a tutto loro.1 punto
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Non mi è possibile riportare qui documentazione a supporto, ma chiunque abbia studiato le tecniche di lavorazione in zecca avrà trovato menzione dei bagni chimici per la pulizia dei tondelli, di qualunque metallo. E non solo dall'Ottocento, ma anche secoli addietro. A mero titolo di esempio, per il Novecento, mi limito alla spiegazione della zecca di Berna per il colore dei suoi 20 franchi https://www.swissmint.ch/swissmint/it/home/aktuell/faq.html1 punto
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Concordo con te. Già il fatto che gli eredi abbiano comunque conservato i cimeli è comunque una buona cosa. Non tutti hanno la propensione alla cura e alla conservazione degli oggetti del passato. Non possiamo farne una colpa.1 punto
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Grazie mille! Proprio così...questi piccoli nominali mi affascinano perché mi immagino le persone dell'epoca, abituate a decenni di potere di un signore locale, trovarsi con in tasca monete con lettere e (soprattutto) raffigurazioni di un altro potere, più o meno gradito. Ovviamente i nominali che ricordavi tu, anche solo dal punto di vista stilistico, sono qualitativamente migliori, essendo altresì frutto di maestri incisori e, talvolta, piccole opere d'arte...ma la moneta del popolo, usata per le normali transazioni, racconta una storia altrettanto meritevole di apprezzamento Riccardo1 punto
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Ma non sottovaluterei questo materiale prezioso ed originale sotto l'aspetto ludico e ricreativo: ma sapete quanto è difficile inventare nuove barzellette o storielle umoristiche oggigiorno ? E soprattutto dopo che è iniziato lo sciopero ad oltranza degli sceneggiatori di Hollywood ? Questa roba vale oro...1 punto
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Così, a prima vista, darei scacco al Re con pedone in f6, costringendo il Re a ritirarsi un h8 in modo che, dopo la mia seconda mossa Dh6, possa parare il matto in g7 con Tg8. A questo punto, con la terza mossa Th3, minaccio il matto in h7 che il Nero può parare solo con Dh5. Alla quarta mossa la D nera sarà catturata dalla Torre in h3,Torre che poi il Nero prenderà con il pedone g6 perdendo la qualità nello scambio. apollonia1 punto
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A mio pare, di fatto, non è come dici tu; se io avessi acquistato da una casa d'aste straniera una delle monete oggetto di questa indagine, mi farebbero passare i guai anche se in buona fede e con tanto di ricevuta. Come è già accaduto a qualche utente del forum. Oppure se per qualsiasi motivo dovessi ricevere la visita a casa delle forze dell'ordine e per caso notassero la mia bella collezione di monete antiche, subirei quasi certamente il sequestro e non è dato sapere a cosa andrei incontro. Quindi, nella pratica, tanto legale e lecito il possesso non è.1 punto
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Per vedere se ci sono varietà bisogna studiarli... ciò significa guardarli uno per uno nei particolari. Se vuoi che do un'occhiata veloce posta foto di pagine intere dell'album e vediamo se spicca qualche cosa di meno comune. Sul tuo 2 cent Washington ci sto studiando.1 punto
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La casa d'aste parla da sola. Per la tipologia ed il prezzo di realizzo più diritti è stato pagato forse il doppio o il triplo del suo valore, de gustibus1 punto
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Spero di non sbagliarmi ma, secondo la letteratura in materia, i sesterzi imperiali (del peso di un'oncia romana, ovvero circa 27 gr.), e i dupondi, erano fatti di oricalco (una lega a base di rame, circa il 90%, e di zinco, circa il 10%, ... praticamente un tipo di ottone), un metallo molto diverso dal bronzo (lega di rame, stagno e piombo ... in percentuali variabili) o dal rame con cui venivano fatte altre monete. Non capisco il fatto che venga usata la parola bronzo in maniera del tutto impropria. Allego foto dell'indice delle abbreviazioni preso dal 3° volume RIC (Roman Imperial Coins) ... che mi sembra abbastanza autorevole. Oltre alle abbreviazioni sono indicati i vari tipi di monete coniate con quel metallo (da notare che con il termine AES o AE (bronzi o bronzo) vengono indicati sia l'oricalco sia il rame ... ma solo per rendere più semplice la lettura del testo . In ogni caso, per esempio, sarebbe corretto che se io dovessi acquistare un sesterzio di Claudio e mi venisse detto che è fatto di bronzo ... qualche dubbio mi verrebbe ... perlomeno sul grado di competenza del venditore. Allo stesso modo se dovessi acquistare un "trachy" di elettro non possono scrivere "AU" ... perché non si tratta di oro ma di una lega ben specifica (oro e argento con proporzioni ben precise). Come sempre, se sto dicendo corbellerie, sono disposto a fare un "mea culpa" e a riprendermi i testi in mano.1 punto
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grazie mille,queste caratteristiche che hai elencato sono motivi che mi hanno spinto a collezionare queste banconote sempre di più.Se sei più interessato alle monete ciò che ti posso dire è che sono molto molto più rare delle banconote e che in corea del nord non sono più circolanti da molti anni.Sono però state emesse un sacco di monete commemorative,anche in metallo nobile che hanno tirature estremamente basse(250-500 pezzi) e sono quasi esclusivamente distribuite tutte in cina.Le monete per la circolazione ordinaria dovrebbero essere per la maggior parte comunissime però anche qui sono stato informato che ci sono delle eccezioni.Non sono un esperto in materia ma sarei interessato a saperne di più. saluti1 punto
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Se era dentro una scatola di biscotti, prova ad aprire le 10 lire d'oro di umberto I, probabilmente dentro troverai del cioccolato.1 punto
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Buona Pasqua a tutti. Volevo chiedervi se il venerdì ci siano venditori assenti rispetto al sabato mattina. Ringrazio fin da ora chi volesse rispondermi.1 punto
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Ciao,moneta veramente bellissima, complimenti. Grazie anche per le notizie storiche sempre molto utili. Alla prossima ANTONIO1 punto
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