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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/26/23 in Risposte
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Sì, ora è pronto per essere stampato. Qui un'immagine "rubata" dai Servizi Segreti LaMoneta dal famoso trolley del buon Mario:6 punti
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Ciao Rocco, eccola qui ri scannerizzata, una delle pochissime monete del Regno delle due sicilie che posseggo in buone condizioni, in media la mia raccolta gira attorno al b/mb ps: quel punto nero sotto le narici del sovrano che somiglia ad un anti emorragico nasale poi non l'ho più tolto, purtroppo non è semplice sporcizia.4 punti
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Definitivamente chiuso ? Che dire di questi gazzettini, diventati quasi una consuetudine così certa da essere quasi considerati una routine, in realtà frutto dello sforzo grande e encomiabile degli artefici dell'iniziativa. Complimenti a tutti , editori e autori, ma soprattutto come sempre a Mario Limido, instancabile promotore di attività pro-numismatica.4 punti
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Buongiorno, Condivido la mia 1838. Purtroppo la foto del R/ risulta un po' sfocata. magicoin4 punti
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Il 5 Grana o Mezzo Carlino, detto “ Cingranella” nella locuzione popolare, come sapete è una moneta d'argento molto piccola ( diam. 16,5 mm Peso: 1,15 g. ) e per questo motivo, un vero piccolo capolavoro di arte incisoria. Coniata in poche date, 1836-38-44-45-46-47-49-51-53, è spesso poco considerata dai collezionisti di Monete Borboniche, forse perchè in collezione sparisce al confronto delle monete di grande modulo. Un piccolo tondello che però può dare delle soddisfazioni a livello di scoperte, come ribattiture della legenda e della data, mancanze, ed altre possibili variabili. Non ho trovato nel Forum una discussione “monografica” di questa tipologia ( mi scuso nel caso contrario ), pertanto il mio intendimento sarebbe la condivisione, con il vostro indispensabile aiuto, delle Cingranelle, al fine di riunire le nostre presenti in collezione. Tutte quante, normali, con errori e varianti. Inizierei con il primo millesimo: 1836 data molto comune, ma il criterio temporale non è assolutamente vincolante. Grazie a tutti e Saluti, Beppe Questa è quella della mia collezione3 punti
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Ciao, oggi condivido un denario dell'Augusta Giulia Domna (193-211 d. C.), moglie dell'imperatore Settimio Severo, recante sul rovescio se stessa rappresenta seduta sul trono con ramoscello nella mano destra e scettro che regge col braccio sinistro, coniato a Roma. È un denario chiaramente celebrativo e di propaganda che mette in risalto l'importanza di questa Augusta. Infatti la legenda del rovescio recita che lei rappresenta la madre degli Augusti (i figli Geta e Caracalla), la madre del Senato e madre della Patria cioè dell'Impero. A completamento bisogna ricordare che gli venne assegnato anche il titolo di Mater Castrorum (che per la prima volta fu utilizzato per Faustina Minore, moglie dell'imperatore Marco Aurelio, nel 174 d. C.) cioè madre degli accampamenti militari delle legioni in guerra, coniando anche monere a tal proposito. Sembra, dalle cronache storiche del tempo, che accompagnasse costantemente Settimio Severo nelle sue campagne militari fungendo sia da stratega che da consigliera del consorte. Di origini siriane (nacque ad Emesa) era una donna con un'ottima cultura, molto volitiva e capace, forse da annoverare come la prima donna nella Storia realmente influente sulla vita dell'impero. Da esame diretto il denario risulta coniato (spero ai tempi di Domna), ben centrato ed ha svolto la sua funzione vista la consunzione che si nota sulle parti più sporgenti dello stesso. Una breve nota personale : bella quella "voglia" presente sulla guancia dell'Augusta (dovrebbe essere cuprite, visto il colore rosso scuro, affiiorata in superficie) che è stato uno dei motivi che mi ha fatto acquistare la moneta 🙂. Postate pure i vostri esemplari di monete, giunte sino a noi in grandissimo numero soprattutto per quanto riguarda i denari, più rari sembrano gli antoniniani ed i sesterzi. Grazie ed alle prossime ANTONIO 18, 50 mm 3,23 g RIC 381 Un antoniniano e gli altri miei esemplari a cui aggiungere un sesterzio nel prossimo futuro 🙂3 punti
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Niente allora.. in vacanza non porto nulla!! Semmai compro.. Il gettone delle idi di marzo!! Ora smetto di lavorare, la banca prende il rotolino in pegno e mi finanzia nuovi investimenti.. avrò una rendita perpetua2 punti
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Buonasera a tutti, posto il mio secondo e ultimo pezzetto da 5 Grana. La data fate voi, io sono indeciso tra 36 e 38. Saluti Alberto2 punti
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direi che la cosa più aggiornata che potete leggere è questa (3) Le monnayage d’argent de Majorien en Gaule (457-461) : typologie et aspects quantitatifs in: J. CHAMEROY & P.-M. GUIHARD (dir.), Argentum Romanorum sive Barbarorum. Tradition und Entwicklung im Gebrauch des Silbergeldes im römischen Westen (4.-6. Jh.), Mayence, 2020, p. 117-134. | Jean-Marc Doyen - Academia.edu saluti Alain2 punti
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Salve. Condivido un tarì del 1622 di Filippo IV . La sigla dovrebbe essere "MC". Se la mia lettura non è sbagliata, corrisponde al numero 17 di pagina 205 del Magliocca (R4). Saluti a tutti e buon pomeriggio.2 punti
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Segnalo, per chi fosse interessato, che stasera alle ore 21.10 su Rai Storia canale 54 digitale terrestre, andrà in onda uno speciale sui bronzi di San Casciano dei Bagni, che si preannuncia molto interessante.2 punti
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Tutto merito di @Andy66. Magari poi facci sapere cosa ti risponde l’azienda. Solo per curiosità. Grazie.2 punti
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Ad esempio, qui viene indicata appunto come moneta di Siracusa: https://www.acsearch.info/search.html?id=4155271 mentre qui come Kainon/Alaesa: https://www.acsearch.info/search.html?id=52801952 punti
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Buonasera a tutti. Mancava una Discussione specifica sulle Cingranelle, grazie @giuseppe ballauri . Come anticipato sopra, questo nominale non viene da tutti collezionato per via delle sue minuscole dimensioni, ma non sfigura certamente in bellezza . Partecipo con molto piacere con i miei due esemplari del millesimo 1836. Il primo lo acquistai nel lontano 2003 e riporta il numero cronologico 303 della mia Collezione, pesa grammi 1,15 . Questo conio del dritto non ha punteggiatura in legenda e non riporta nessun simbolo. Mancava nei testi per la mancanza di simbolo sotto il busto, infatti ne' il D'Incerti e né il Pagani lo conoscevano, e solamente il Magliocca nel 2018 lo cita al numero 656/a con rarità R22 punti
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27 articoli, tante briciole, 180 pagine, una trentina di collaboratori in questo supernumero, è’ una grande soddisfazione rileggerlo man mano e vedere quanta varietà, quanti giovani autori e 3 ragazze che, magari sbaglierò forse è’ un record, tante passioni, tante competenze, tanti volersi mettere in gioco, in fondo tutto parti’ da qui, dal fare una numismatica di tanti per tanti…2 punti
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Trovato a Pompei altorilievo di un serpente agatodemone. Indica la presenza di un larario che sarà portato alla luce Ancora una meravigliosa scoperta a Pompei, dove un altorilievo che rappresenta un serpente, probabilmente inserito in un larario, è emerso durante i nuovi scavi in corso nella Regio IX. A darne notizia è stato il direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel: “La scoperta continua” dice mostrando il rettile “che esce dai lapilli“. “Vedremo che c’è ancora su questa parete decorata“ prosegue il direttore. La rappresentazione in rilievo dell’animale è stata trovata nelle ore scorse nell’edificio in cui, recentemente, sono stati scoperti gli scheletri di due donne e di un bambino di 3 o 4 anni, uccisi dal materiale crollato dal soffitto durante le scosse telluriche che precedettero l’eruzione del 79 dopo Cristo. I resti sono stati trovati in quello che doveva essere un panificio. Due donne e un bambino dovevano aver cercato rifugio in quel luogo o erano i proprietari del forno. I nuovi scavi avevano permesso, nelle settimane scorse, di portare alla luce, nei pressi dell’atrio di una domus due pareti affrescate sulle quali appaiono Apollo e Dafne, da un lato e Poseidone e Amimone dall’altro. Il serpente appariva nei larari – gli altari domestici – come custode, genius benevolo del luogo e delle sorti della famiglia, ma anche dei singoli individui. Viene definito serpente agatodemone (“demone buono”). Agathodaimon era anche un giovane che reggeva un colubro. Apparteneva inizialmente alla mitologia greca, dalla quale era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e anche delle città. Presente anche nella mitologia romana nella veste di genius loci, è associato anche alla fortuna, alla salute e alla saggezza. Serpenti come i colubri – che non sono velenosi e che spesso vivono presso le muraglie dei giardini e degli orti – si nutrono di topi e di insetti e per questo erano considerati esseri benigni. Il rilievo antropometrico di uno dei tre scheletri trovati a Pompei @ Parco archeologico di Pompei Il direttore del Parco nell’edificio scavato in questi giorni. @ Foto Parco archeologico di Pompei Il ministro della Cultura in visita allo scavo, dopo la nuova scoperta @ Foto Parco archeologico Pompei Le nuove indagini, che proseguono anche in questi giorni, sono state avviate a febbraio nella cosiddetta Regio IX di Pompei – uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito – in un’area estesa per circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio. Il progetto si inserisce in un più ampio approccio che, sviluppato durante gli anni del Grande Progetto Pompei, mira a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammonta a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico. L’impostazione del nuovo scavo, ubicato nell’Insula 10 della Regio IX, lungo Via di Nola, è dunque la stessa già attuata nello scavo della Regio V durante gli anni 2018-2020 che, sotto la direzione dell’allora direttore, Massimo Osanna, ha visto emergere la casa di Orione, la casa con Giardino e il Thermopolium. Oltre a migliorare le condizioni di conservazione e tutela delle strutture millenarie attraverso una risistemazione dei fronti di scavo, da sempre elementi di vulnerabilità a causa della pressione del terreno sui muri antichi e del deflusso delle acque meteoriche, i nuovi scavi si avvalgono dell’impiego delle diverse professionalità, tra cui archeologi, archeobotanici, vulcanologi, sismologi, numismatici, oltre ad architetti, ingegneri e geologi, per trarre il massimo di informazioni e dati dalle operazioni di indagine stratigrafica. L’obiettivo è migliorare la conservazione, rimodulando il fronte di scavo e acquisire nuovi dati archeologici Lo scavo nell’area, lungo via di Nola, fu iniziato nel 1888, ma fu presto interrotto. Dopo più di un secolo è stato ripreso e ha già restituito sorprese. Emergono due case ad atrio, già parzialmente indagato nell’800, costruite in età Sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive. Si tratta di una fullonica (lavanderia) impiantata nell’atrio dell’abitazione al civico 2, con banconi da lavoro e vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti e di un panificio con il forno, gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione e la creazione dei prodotti alimentari da distribuire in città. In questi ultimi ambienti sono affiorati i resti ossei di tre vittime dell’eruzione, tre pompeiani che si erano rifugiati in cerca della salvezza e che hanno invece trovato la morte sotto i crolli dei solai. Le prime indagini antropologiche indicano due individui pienamente adulti, probabilmente donne sulla base delle prime analisi in situ, e di un bambino di età approssimativa intorno ai 3-4 anni. Gli individui sono stati ritrovati in un ambiente già scavato, dove erano rimasti solamente 40 cm. di stratigrafia intatta. Essi poggiavano a diretto contatto con il pavimento, e presentavano – unitamente alle evidenze di importanti processi di assestamento postmortem – una serie di traumi perimortem dovuti al crollo del solaio soprastante, i cui frammenti erano frammisti a lapilli pomicei bianchi, che caratterizzano le prime fasi dell’eruzione Pliniana del 79 d.C. a Pompei. Gli affreschi in uno dei cubicoli del panificio @ Foto Parco archeologico di Pompei Nell’atrio dell’abitazione con forno annesso, sono riemersi – come dicevamo – due cubicoli affrescati con scene del mito: Poseidone e Amimone nel primo, Apollo e Dafne nel secondo. Nel primo dei due ambienti si conservano le tracce del mobilio carbonizzato a causa di un incendio che si sviluppò durante la catastrofe. Resti di morte e devastazione intrappolati e custoditi dalla coltre eruttiva che raccontano storie di vita dell’antica Pompei. Ora il serpente. https://www.stilearte.it/trovato-a-pompei-altorilievo-di-un-serpente-agatademone-indica-la-presenza-di-un-larario-che-sara-portato-alla-luce/1 punto
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Buonasera, ritilorno per un attimo al mio 1836/38. Posto foto ravvicinate in dettaglio. Saluti Alberto1 punto
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DE GREGE EPICURI Rispetto a Diva Paulina, qui il colore mi piace meno, ma il discorso potrebbe essere sostanzialmente simile. Strano però che il nome si legga così bene...1 punto
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Ma non saprei io L ho presa a un mercatino a Mantova ma da dove venga non saprei1 punto
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DE GREGE EPICURI Mi sa che avete ragione...Avevo tenuto conto solo del rovescio, senza identificare bene la figura del diritto, che mi era parsa diversa. Quindi, Apollonia nell'Illyricum, Kriper sarà più contento!1 punto
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Salve a tutti Volevo richiedere info su questo gettone,a mio parer origine automatici. E voi che ne pensate? Lo avete giá visto? Sapete a cosa serviva o rappresentava? Tutte le info sono bene accette. Sulla foto info dati ponderali. Materiale credo proprio ottone,anche perché non calamitabile. CONTORNO liscio Grazie,saluti Riccardo1 punto
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Giocavo in casa ... per tanti anni, quando ero giovanissimo, ho lavorato nel settore della gioielleria. Una precisazione ... la Uno A Erre è stata la prima azienda produttrice (registrata di Arezzo). Il nome è stato scelto proprio perché nel marchio compare la scritta 1Ar. Per oltre un sessantanni è stata leader indiscussa del mercato delle fedi nuziali, dei lavorati e semilavorati in oro e argento come catene ecc., di accessori (portachiavi, fermacravatta, gemelli ecc). Il monopolio era così affermato che a volte ( e non poche) mi chiedevano fedi "uno a erre2", e quando dicevo "nuziali?", mi rispondevano "No ... quelle uno a erre"... una follia. 😂 Andrea1 punto
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Uuuh pezzo che - lo ammetto - non conoscevo! Qui come periodo sono alquanto impreparato e mi riservo di chiamare in causa @Poemenius!1 punto
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Stamane Alessandro ha sostenuto l'esame orale: molto bene. Restiamo in attesa... apollonia1 punto
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Sapevo dell'idiosincrasia dell'utente Littlevil per i tuoi post ma non avevo considerato la questione sotto questo aspetto . Interessante e inquietante.1 punto
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Ciao @Claudio59, Se ti sono state vendute come riproduzioni, non hanno un valore numismatico -a mio avviso- se non quello del metallo che contengono. Possibile che ci siano dei collezionisti appassionati anche di questo genere di tondelli. Ti consiglierei, anche per il futuro, di fare sempre delle singole foto migliori di entrambi i lati degli esemplari, altrimenti sinceramente si fa fatica a darti un riscontro. Sono sicuro che capirai. Grazie e buona giornata, Domenico1 punto
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aggiungo foto di altri esempi di fratture del tondello da conio di martello sulla debolezza al contorno per mancanza di metallo, conferme che il tondello veniva "deturpato" per un riporto al peso in fase pre-coniazione e quindi operazione effettuata in zecca. Ho notato che questo tipo di operazione è più frequente in alcune zecche siciliane nel periodo V e IV secolo a.C, la preparazione del tondello era molto "rozza" e spesso la temperatura del metallo in fase di battitura non era ideale e lo si vede in moltissimi pezzi che presentano delle fratture al bordo date dalla compressione del colpo di martello e del metallo "freddo" non a giusta temperatura (esempio chiaro sul tetra di catania). Esattamente, si dava priorità al preservare la vita dei conii e non alla perfezione sulle monete, lo scarto post produzione era minimo si concedevano fratture e decentramenti, in fondo quello che era importante erano i 17gr di argento il valore lo dava questo come alternativa al baratto e non la perfezione delle monete, e questo lo si vede in tutte le grandezze anche sulle decadracma spesso presentano delle debolezze vistose di conio e delle decentrature ampie e deturpanti del disegno.1 punto
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La "volpe che non arriva all'uva" (ossia io), come per fortuna ha ben capito @Aretusa, sta parlando della confezione (che fa schifo), contro la moneta (molto bella). Ritrovarmi in mano una moneta bella in una confezione pessima mi avrebbe fatto girare alquanto le scatole (per questo ho detto "menomale che non sono riuscito a prenderla")1 punto
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Proporrei Kainon, Sicilia, 360-340 a.C. Cavallo impennato da un lato, grifone dall’altro; sotto il cavallo dovrebbe esserci la scritta (appunto) Kainon. Tra parentesi questa Kainon non è stata ancora identificata al 100%; una delle ipotesi è Alasea, ma ho visto questa moneta listata anche tra quelle di Siracusa…1 punto
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No. Che io sappia sono due mercati molto diversi e non complementari. Le gallerie che vendono opere d’arte si dedicano essenzialmente a opere di arte moderna e contemporanea - ed hanno poco o nulla a che fare con monete e medaglie. Quelle di arte antica - che comprendono gli antiquari possono avere maggiori chance di avere nei loro stock qualche medaglia, raramente vi ho visto qualche moneta che normalmente l’antiquario conosce poco, ha zero referenze cui rifarsi ( se non il classico amico ‘numismatico’) e per le quali non e’ raro chieda prezzi fuori mercato non essendo appunto la sua specializzazione. Sono comunque casi isolati , per il 90% si tratta di paccottiglia, maggior fortuna si ha con le medaglie ove il lato artistico - e non quello numismatico - e’ quello che fa premio1 punto
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Bellissima moneta complimenti Aggiungo un mezzo giulio anche io, questa volta di Ferdinando I con un San Giovanni michelangiolesco saluti1 punto
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Pompei: emerge un sontuoso larario con serpenti agatodemoni, pavoni, decori floreali e scene di caccia Un sontuoso larario dipinto di circa 4m x 5m riaffiora tra i lapilli in un ambiente ancora in corso di scavo nella Regio V di Pompei, nell’ambito dei lavori di consolidamento dei fronti di scavo, previsti dal Grande progetto Pompei. Pompei, larario (Ciro Fusco) Il bel larario, tra i più eleganti emersi a Pompei, è pertinente ad un ambiente di una casa già in parte scavata agli inizi del Novecento, con accesso dal vicolo di Lucrezio Frontone. Al centro di una parete con paesaggi idilliaci e una lussureggiante natura con piante e uccelli, si trova l‘edicola sacra con ai lati dipinte le figure dei “Lari” protettori della casa e, al di sotto, due grandi serpenti “agatodemoni” (demone buono), simbolo di prosperità e buon auspicio. In un continuo gioco tra illusione e realtà si mescolano e confondono nell’ambiente, piante dipinte con quelle vere che dovevano crescere rigogliose nell’aiuola sottostante il larario, mentre un pavone dipinto sembra calpestare il terreno del giardino. Al pari, l’ara dipinta al centro dei due serpenti, con le offerte (la pigna e le uova), trova corrispondenza in un’arula (piccolo altare) in pietra ritrovata nel giardinetto e sulla quale ancora insistono tracce di bruciato delle offerte che servivano a onorare le divinità domestiche, a garanzia del benessere e della prosperità di tutta la famiglia. Sulla parete opposta, invece, una scena di caccia su fondo rosso con diversi animali di colore chiaro che circondano un cinghiale nero, sembra alludere simbolicamente alla vittoria delle forze del bene sul male. Pompei, larario (ph. Ciro Fusco) Si trattava di una stanza adibita al culto, ancora tuttavia da definire nella disposizione degli spazi, considerata la presenza insolita di alcuni elementi come la vasca bordata dal giardinetto, posta al centro dell’ambiente e lo spazio soppalcato che chiude uno dei lati, ancora interamente da scavare. Pompei, larario (ph. Ciro Fusco) “Questi straordinari ritrovamenti che continuano a regalare grandi emozioni, rientrano nel più vasto intervento di manutenzione, quello della messa in sicurezza dei fronti di scavo – dichiara il Direttore Generale Massimo Osanna – che sta interessando i circa 3 km di fronti che delimitano l’area non scavata di Pompei. Un intervento fondamentale in una delle aree più a rischio del sito, mai prima trattata complessivamente e che oggi grazie all’operazione di riprofilamento dei fronti, che ha lo scopo di ridurre la pressione del terreno sulle aree già scavate, ci sta anche consentendo di portare alla luce ambienti intatti con splendide decorazioni.” (Foto per gentile concessione di Ciro Fusco) Pompei, larario (ph. Ciro Fusco) https://mediterraneoantico.it/articoli/pompei-emerge-un-sontuoso-larario-con-serpenti-agatodemoni-pavoni-decori-floreali-e-scene-di-caccia/1 punto
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Si in effetti è proprio così, Shqipni e Shqipëri è la stessa cosa, significa Albania. Vorrei aggiungere che in quanto a monetazione, quella del periodo di Zog I, a mio parere è molto più bella del periodo del comunismo.1 punto
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Confermo La parola d' ordine in tal gruppo é entusiasmo. Entusiamo che sanno infondere @El Chupacabra e @dabbene,conoscitori di numismatica e amiconi😁1 punto
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Filippo III Tornese 1600 Uncini dei bastoni rivolti verso le pietre focaie.1 punto
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io l avrei tenuto ...per quella cifra. fosse stato non suberato e leggermente meglio conservato, avrebbe realizzato 10 volte tanto..1 punto
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Questa fiera, a cui non manco mai, è senz'altro perfettibile.1 punto
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