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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/29/23 in Risposte
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Dopo qualche giorno di studio, posso dire di aver raggiunto alcune conclusioni riguardo a questa nuova edizione del Gigante. Tenete presente che il mio punto di riferimento precedente è il Gigante 2018, quindi è possibile che alcune novità non siano specifiche di questa edizione ma fossero già comparse negli anni scorsi. Ci sono sicuramente alcuni aspetti positivi e altri negativi. Il principale aspetto positivo penso sia un maggiore realismo nelle valutazioni: se nei tempi passati la norma era quella di "prendere la quotazione Gigante e dimezzarla", ora noto che il calo generalizzato delle stime, a fronte di un mercato che invece è stabile o in leggero aumento (probabilmente anche per via dell'inflazione) rende il catalogo molto più attendibile. Sono soddisfatto anche della qualità delle fotografie, da sempre un punto forte del Gigante e ulteriormente migliorata: le immagini sono più nitide e con colori più vivi, e sono state sostituite molte immagini di monete di bassa qualità. Solo in un caso (non ricordo neanche che moneta fosse) la vecchia fotografia è stata sostituita - per motivi imperscrutabili - con quella di un esemplare meno leggibile. Venendo ai punti dolenti, a mio avviso sono principalmente tre. Il primo è il dissennato proliferare di varianti nella monetazione napoletana e siciliana. Sappiamo tutti benissimo che nella monetazione borbonica è più difficile trovare due esemplari standard piuttosto che due varianti, e capisco che una catalogazione dettagliata sia interessante per un catalogo specialistico del settore come il Magliocca, ma personalmente trovo insensato che per ogni piastra ci siano dieci varianti. Provate a guardare il 12 tarì a pag. 637: per quattro annate ci sono VENTINOVE varianti, sulla base di dettagli come uno o due punti, ribattiture della data e dettagli nello stemma. E' un approccio totalmente incoerente con il resto del catalogo, dove invece (a mio avviso giustamente) vengono segnalate solo poche varianti principali. Il secondo punto dolente, che risulta ancora più evidente se posto a confronto con la cura maniacale per la sezione meridionale, è lo stato di abbandono della monetazione pontificia. Numerosi errori, citazioni di monete inesistenti e valutazioni inaffidabili: dal mio primo Gigante (il 1995) ben poco è cambiato. Forse sarebbe opportuno chiedere il supporto di un esperto del periodo e mettere mano seriamente alla questione, visto anche le numerose pubblicazioni (non ultima il MIR) che sono comparse in questi anni. Infine, terzo e più drammatico punto dolente, il fatto che dal 2005 il Gigante non veda più comparire nuove aggiunte. Perché non tentare, poco per volta, di completare la monetazione del Settecento? Magari partendo da Milano, per la quale basterebbero davvero poche pagine (meno di 10) per completare la monetazione moderna post riforma e che resta invece penosamente mutila? Perché per alcune aree d'Italia il Gigante parte dall'inizio del '700 e per altre dalla fine? Invece di accatastare varianti su varianti, aggiungiamo qualcosa di nuovo! Peraltro un aggiornamento passo passo sarebbe un valido sprone per il collezionista per aggiornare il catalogo di anno in anno... Detto ciò sono complessivamente contento del catalogo, che resta a mio avviso per ora l'unico punto di riferimento davvero convincente sul mercato. Staremo a vedere se la crescita del catalogo di Nomisma andrà un pochino a smuovere e motivare anche il buon vecchio Gigante. Salvo novità clamorose, ci risentiamo per commentare il Gigante 20304 punti
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Che ne dite di desacralizzare un attimino il nostro santuario collezionistico? 😂 Comincio io con un must: Carta carnevalesca degli anni '70 o '80 a 2 veli. Direi un SUP. 4 strappi contigui. Si faccia avanti chi ha la banconota G 047099 V. 😁 Pensa se su ogni strappo avessero messo un numerale contiguo all'altro! Vi esorto a condividere la vostra cartamoneta igienica. Solo originali, grazie! 🤓😏💩3 punti
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Anche io sono di questo parere ed è saputo e confermato da testi che nella zecca di napoli in quasi tutto il periodo post Carlo - quando in zecca dominavano i Perger - si usavano dei segni segreti per catalogare tipo di metallo, lotti dati in appalto esterni, pagamenti di riscatti per tracciare il denaro, monitorare attività di operai "strani", lasciapassare per certi gruppi segreti,... ecc ecc. Purtroppo questi libri/elenchi/cataloghi/con le specifiche dei segni sono andati distrutti dopo il 1870 ed oggi è difficile capire le motivazioni dietro a certi pezzi segnati ed ancora piu difficile individuarli, ma ci sono perche non tutte le stranezze di questa monetazone possono definirsi errori di conio, sbadataggini o esuberi di metallo. Alcuni segni inseriti nei conii sono chiari e incontestabili altri vanno studiate con attenzione.3 punti
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Si! L'esemplare del mio avatar è della mia collezione (ex numismatica Iulia). Si tratta di una mezza lira del giuramento di Milano di Giuseppe II. Proverò rapidamente a raccontare qualcosa di questa monetina. Nel ducato di Milano quando si insediava un nuovo imperatore fin dai tempi di Maria Teresa vi era di tradizione una cerimonia pubblica sfarzosa in occasione del giuramento (simbolico) della città di Milano al nuovo imperatore austriaco (che nemmeno era presente oltretutto). In questa occasione veniva coniata anche una moneta a ricordo dell' evento, le prime dovrebbero essere state quelle di Maria Teresa nel 1741, da mezza lira e da una lira. Successivamente questo avvenne anche per Giuseppe II, figlio e successore di Maria Teresa, nel 1781 e per Francesco II nel 1792 con anche il taglio da uno zecchino in oro. La particolarità di queste emissioni è che vennero coniate per uno scopo ben preciso ovvero essere gettate alla folla accorsa all' evento. Queste erano infatti monete a tutti gli effetti corrispondenti a quelle circolanti e la moneta ricevuta in quell' occasione poteva essere spesa e circolare al pari delle altre. Poteva andare benissimo e ricevere uno zecchino o bene e ricevere una lira; la mezza lira era probabilmente la più comune e facile da ricevere. Si tratta di una moneta quindi davvero bellissima secondo me perché è uno di quei pochi casi in cui si può attribuire una presenza storica con un certo grado di precisione ad una moneta in un dato luogo e momento. È molto interessante anche andare a leggere negli antichi libri cronachistici della Milano di quei tempi la descrizione di queste cerimonie e come il maestro d'armi gettasse le monete alla folla. Insomma è una moneta molto semplice ed essenziale ma il 25 luglio 1781 ha iniziato la sua storia in quella precisa occasione storica. Queste emissioni sono poi proseguite come medaglie commemorative e senza valore legale anche nel periodo del Lombardo Veneto in occasione dei giuramenti a Francesco I (che poi è lo stesso Francesco II quindi in realtà il giuramento era già stato fatto nel 1792 ma repetita iuvant!) e Ferdinando II nel 1835. Quanto a numista ho notato anch'io che non c'era questa moneta e credo il motivo sia dovuto alla sua rarità e relativa posizione di nicchia nel mondo numismatico. Infatti non la avessi come avatar sarebbe stata perfetta per il quiz!😄 https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GII/1 La mia è questa di Giuseppe II ma possiedo anche la mezza lira del giuramento per Francesco II. Le lire sono più rare e difficili da aggiudicarsigli zecchini li vedo solo in foto😄3 punti
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Ciao releo Ti volevo mostrare invece 2 delle mie piastra in collezione del 1798 con sottocorona rigato che riporta la V di FERDINANDUS con esubero , che non sono certamente delle A .3 punti
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NO. Come precisato più volte, la chiusura di un topic viene effettuata solo in casi di moderazione. Quindi la discussione rimane aperta. Dato che la discussione è perfettamente in linea con la tematica della sezione, l’utente @Bruzio può postare tranquillamente tutte le monete euro che desidera Per ulteriori domande, siete tutti pregato di non rispondere qui nel topic (per evitare off topic) ma semmai contattarmi in privato3 punti
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Ormai è da un anno che sono iscritto al forum ma è come se mi fossi iscritto ieri. Non mi sarei mai aspettato di trovare così tante persone disponibili a rispondere e dare informazioni gratuite. Penso che questo forum abbia un grosso potenziale di divulgazione, soprattutto per i neofiti e per i ragazzi/e che difficilmente quando si avvicinano a questa passione trovano qualcuno con cui confrontarsi. Quindi voglio ringraziare tutti gli utenti del forum, soprattutto @Il Lanzichenecco che ho tartassato di domande e che con pazienza ha risposto a tutti i miei quesiti. E grazie a tutti per far sì che Lamoneta ora e in futuro rimanga un luogo di informazione e di discussione.2 punti
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ti aspettiamo! ========== PS: quelli sopra non siamo io e @nikita_, è solo che mi diverto anche con le AI2 punti
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Ciao Rodolfo, il numero di 25 pezzi da dove lo hai dedotto? Secondo me la pezza del 1726 è veramente una delle grandi rarità della monetazione medicea , dove, come dici tu, le monete sono comunque tutte almeno rare..2 punti
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DE GREGE EPICURI Le monete provinciali sono state per me un amore a prima vista, anche se poi una collezione sistematica è cominciata molti anni dopo. Mi erano piaciute subito le patine (spesso verdi, ma in realtà molto variabili), gli stili piuttosto originali e a volte un po' primitivi, la grande variabilità dei rovesci (divinità, miti, animali, architetture...) E poi c'era la sfida del greco: a volte scritte chiare, altre volte mezze cancellate e tutte da interpretare. Questa è una delle prime che ho comprato. Un Gordiano con una testa un po' più normale rispetto ai sesterzi imperiali (cioè con la fronte meno sporgente...) E al rovescio, intorno alla divinità (Dioniso? non mi ricordo più!) , quella scritta lunghissima con il nome del governatore della Moesia Inferiore, poi la località (Nicopoli sull'Istro), e poi...che cosa diavolo erano quelle lettere nel campo? Finchè ho capito che erano la conclusione della scritta! ΝΙΚΟΠΟΛΙΤΩΝ ΠΡΟC ΙCΤΡΟΝ non ci stava tutta nel giro, così le ultime lettere (OCI-CTPON) sono finite nei campi destro e sinistro. Anche queste bizzarrie sono il fascino delle provinciali.2 punti
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sì, giustamente a un certo punto diventa sempre un discorso opinabile. Ma io vorrei usare una scala che descriva unicamente il corpus dei talleri senza pretesa di permettere confronti con la raritÀ di altre monete. In realtà il discorso andrebbe fatto quando, raccolto molto materiale, si può mettere un punto e fare un'analisi e vedere quanti esemplari sono presenti delle date più comuni e di quelle rare. mettiamo di arrivare a 400 talleri in totale. Le date (con le varianti principali) sono (pare) 32: 1595 A 1595 B 1600 ?? 1601 1603 A 1603 B 1604 1605 1606 1607 1608 1609 A 1609 B 1611 1612 1613 1614 1615 1616 1617 1618 1619 A 1619 B 1620 A 1620 B 1621 Cos.1621 Ferd. 1622 1623 1629 1648 1654 ora, 400/32 farebbe 12,5 il che significa che se di ogni data ci fossero -facciamo- 13 esemplari tutti i talleri sarebbero comuni (o rari) allo stesso modo all'interno del corpus. tutte quelle con più di 13 esemplari son più comuni delle altre. d alcuni ce ne son 30 esemplari... farò una lista degli esemplari noti per ogni anno e mi baserò su quella per tener conto delle rarità. il problema sorge in realtà se si danno indici di rarità per monete di corpora differenti, tipo com fanno i cataloghi, perché si crea l'illusione che le monete siano rare allo stesso modo, ma andrebbe invece considerato quanto una data è rappresentate in percentuale all'interno del suo corpus ciao2 punti
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Ciao a tutti, oggi voglio condividere con voi la storia del mio Augusto (e un Ottaviano che poi sarà Augusto), come vedrete non sono certo monete acchiappalike (come si dice sui social), in ogni caso nessuno qui mi ha mai dato l'impressione di fare post per questo motivo ma piuttosto per condividere con gli altri una passione che ci accomuna e quindi ho pensato di scriverci sopra due righe (forse più di due perdonatemi 😁). Sono convinto che molti inizialmente pensano di impostare la propria collezione (parlo in particolare di quella Imperiale ovviamente visto che la sezione è quella) con "una moneta per Imperatore di qualunque tipo va bene", poi capita anche che qualcuno per vari motivi si specializzi a periodi (Severi, Giulio-Claudi, Costantino e figli, ecc... ) o in un tipo di moneta che siano denari, sesterzi, ecc... (giusto per fare qualche esempio non voglio certo minimizzare le innumerevoli sfaccettature del collezionismo☺️) Per quanto mi riguarda, dall'alto delle mie 29 monete totali (più una quasi completa collezione di "autentiche" repliche Mister Day di quando ero piccolo, che pur nella sua imperfezione ha contribuito alla nascita di questa passione 🙃), sto ancora cercando un filo conduttore preciso e pur avendo una simpatia particolare per i denari, diciamo che in realtà per adesso navigo un pò a vista e prendo quello che mi piace, budget permettendo, come dico sempre la storia non ha prezzo ma dobbiamo pur darglielo. Nel mio tentativo di procedere alla collezione di cui sopra, "una moneta per Imperatore", tralasciando Cesare che, anche se borderline, ci sta sempre bene (un pò come il penny black in una collezione di francobolli), ma al momento è per me fuori portata, ho tentato di procedere con il di lui figlio e primo Imperatore di Roma Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto. Anche su di lui ho trovato un pò di difficoltà dal punto di vista del budget ma, preso dalla foga del momento iniziale della ritrovata passione (ce l'ho sempre avuta ma è da qualche mese che è tornata di prepotenza), ho preso un suo denario che mi piaceva, pagato non poco per i miei standard usuali, salvo poi rendermi conto di aver fatto un madornale errore storico, il denario è del 37 a.C., nel periodo quindi della lotta contro Sesto Pompeo e antecedente la battaglia di Azio del 31 a.C., quando ancora era "solo" Ottaviano e non Augusto, perchè come saprete lo diventerà solamente 10 anni più tardi nel 27 a.C. Passato lo sconforto iniziale, mi consolai mettendo il denario suddetto insieme a quello legionario di Marco Antonio, frutto quest'ultimo di un altro acquisto pazzo da "foga di inizio collezione" e devo dire che insieme stanno bene, molto meglio di come lo sono stati i personaggi che le hanno fatte coniare. Alla fine, grazie ad un'asta recente, sono riuscito a prendere anche una moneta di Augusto, datata 15 a.C., è un'asse, non un denario, ma sono comunque contentissimo di averla con me. Visto che siamo a parlare di monete, lasciamo spazio anche a loro, per prima l'asse, visto che siamo nella sezione Imperiale, di seguito metterò, per completezza visto che l'ho menzionato, anche il denario: Asse di Augusto - Monetiere CN Piso Roma - 15 a.C. - RIC 382 - 10.78g x 26mm Al D/ CAESAR AVGVSTVS TRIBVNIC POTEST; testa di Augusto. Al R/ CN PISO CN F IIIVIR A A A F F; S C. E adesso veniamo al denario, non so se con le conoscenze che ho acquisito adesso grazie ad un pò di esperienza e ai sempre preziosi consigli degli utenti del forum lo avrei acquistato, a mio avviso ha subito un'operazione di pulizia molto maldestra che ha lasciato pure molti graffi, tuttavia, partendo ovviamente dal presupposto che sia autentico, almeno adesso può riposare tranquillo assieme alle altre in una bella casella di legno e velluto: Denario di Ottaviano Zecca Itinerante, Italia - 37 a.C. - B.140 (Julia) - 3,60g x 19mm Al D/ IMP. CAESAR - DIVI. F. III. VIR. ITER. R. P. C.. Al R/ COS ITER ET TER DESIG.2 punti
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Salve. Aggiungo altre monete con la presenza in legenda della "A" capovolta. Secondo me, sarebbe più corretto parlare di "V" + barretta. Questo darebbe una risposta anche al quesito correttamente posto da Genny. Riporto, a caso, monete diverse, accomunate, però, dalla presenza della "V" + barretta. Ne ho trovate alcune nel mio archivio, ma tante ancora potrebbero essere aggiunte. Come si vede (anche se le foto sono quelle che sono), le barrette sono posizionate in modo vario all'interno della "V" ( più in alto, più in basso, più marcate e spesse o meno, due sovrapposte...), però sono inserite sempre belle precise, non lasciano dubbi. E' possibile che un conio che lavora male, un eccesso casuale di metallo, possa creare tanti casi, tante monete diverse fra loro per anno, valore...,tutte, però, portatrici di "V" + barretta (o barrette) perfettamente calzanti? Secondo me, le possibilità che accada ciò sono pari a zero. E' possibile, invece, che era proprio la barretta, insieme alla "V", a "segnare" la moneta, a permetterne il riconoscimento. In pratica, costituiva la firma dell'incisore o di chi per lui. Stesso identico discorso che ho fatto tempo fa per i due punti. Barrette e due punti è probabile venissero utilizzati per "firmare" agevolmente ed efficacemente le monete. E sono proprio le barrette e i due punti che ci fanno impazzire, perché non sappiamo mai spiegarceli, se non ricorrendo a quel pasticcione di un conio... Chiaramente, queste son solo mie supposizioni, ma sono supposizioni che vanno a sistemare molti tasselli del mosaico al posto giusto. Adesso arriva il bello, perché passo alla pubblicazione delle foto. Speriamo vada tutto bene...! Saluti.2 punti
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Ma infatti io mica la penso cosí!! È quel che dicono.. per me la raritá rimane raritá ma una moneta R3 🤣😁 Un saluto Te ne vuoi sapere troppe, ma senti il Francesco si sta sviluppando su questa monetazione! Mi fa piacere ma ricorda che dopo il Ciabatti giá mi devi un caffè! Un saluto1 punto
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Meravigliosi palmenti della Calabria, come templi. Il recupero, lo studio, il significato e la storia La Soprintendenza ABAP per la città di Reggio Calabria e Vibo Valentia ha avviato il procedimento di dichiarazione di interesse culturale per il primo gruppo di palmenti rupestri in numerosi comuni della fascia jonica. I palmenti rupestri rappresentano un esempio di tecnologia che almeno dall’età romana, ma forse anche da prima, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso ha visto protrarsi con le stesse modalità e le stesse tradizioni la produzione del vino e di conseguenza anche il suo commercio. Per quanto riguarda l’origine del sostantivo si deve sottolineare che l’etimologia è incerta, anche se non si esclude che possa derivare dal latino pavimentum, ad indicare un luogo pavimentato che nelle fattorie romane veniva utilizzato per pigiare l’uva e raccogliere il mosto, senza dispersione di liquido. Con il termine “palmento” ci si riferisce, generalmente, a una vasta vasca poco profonda utilizzata per il processo di fermentazione del mosto. Può anche indicare il componente mobile all’interno di un mulino, che ha la funzione di frantumare le olive o ridurre in polvere i semi da macinare. Ma in Calabria ora si lavora sui palmenti rupestri, belli come monumenti, costituiti – nella struttura essenziale, che poi poteva essere inserita in contesti monumentali – da una vasca per la pigiatura, forata nel fondo della parete e da lì comunicante con un’altra vasca, scavata più in basso nella quale si raccoglieva il mosto. “Il palmento è l’esempio concreto di quella risorsa che la Calabria ha saputo impiegare e sfruttare a suo vantaggio per rimanere competitiva sul mercato anche in un momento difficile dal punto di vista economico come è stato l’altomedioevo quando, a causa della mancanza di un forte potere politico centrale, le regioni hanno cercato di sopravvivere indirizzando il loro commercio sui prodotti di punta che quella determinata regione poteva offrire. – spiega la Soprintendenza – Una di queste risorse, per la Calabria, fu senza dubbio il vino”. I palmenti erano diffusi in tutto il Mediterraneo, dalla Georgia (dove alcuni esemplari risalgono a quasi 3.000 anni fa) al Portogallo, passando per la Spagna, l’Italia, la Francia e altre regioni. In Italia, si trovano numerose testimonianze di palmenti, soprattutto nel Sud del paese, in particolare – appunto – in Calabria, una zona storicamente rinomata per la produzione del vino. Uno dei luoghi con il maggior numero di palmenti in Italia ed in Europa è Ferruzzano, un piccolo paese nella provincia di Reggio Calabria, che conserva circa 160 di queste vasche risalenti a diverse epoche. Questi palmenti presentano incisioni di epoca ellenica, romana e bizantina sulle pareti delle vasche stesse. Ferruzzano è spesso chiamata la “Città dei Palmenti” a causa della sua ricca storia vinicola. Il professor Orlando Sculli, noto esperto in questo campo, ha effettuato un rigoroso censimento di questi palmenti, arrivando a una cifra di quasi 750 palmenti nell’intera vallata che va dalla fiumara di Bruzzano (RC) al torrente Bonamico di Bovalino (RC). Nel suo libro “I palmenti di Ferruzzano”, edito da Palazzo Spinelli, il professor Sculli fornisce una dettagliata descrizione di questi antichi luoghi utilizzati per la produzione del vino e ne traccia l’importante ruolo nel commercio vinicolo mediterraneo, dalla sua esportazione in epoca ellenica fino alla sua influenza sulla produzione vinicola francese nel XIX secolo. La Soprintendenza iniziò il censimento dei palmenti rupestri già nel 2016 e, più recentemente, ha cercato di sensibilizzare e di coinvolgere nel lavoro gli enti locali all’interno dei quali si rinveniva almeno un esemplare. Nel corso del 2019 l’attività ha quindi visto nascere la collaborazione di diversi comuni, da Motta San Giovanni a Caulonia, attraverso la firma di un protocollo d’intesa, per la ricognizione dei palmenti rupestri della fascia jonica meridionale calabrese. Si è creata pertanto una “Rete di Comuni”, legati tra loro dalla presenza di almeno un palmento all’interno del proprio comprensorio comunale. Da un piccolo gruppo iniziale, nel corso degli anni si sono aggiunti sempre più enti locali che hanno richiesto di aderire al protocollo, con l’intento di valorizzare i palmenti come elemento che accomuna il territorio della Calabria meridionale. L’impegno, a costo zero, prevede che ogni ente partecipante fornisca la propria esperienza e il proprio lavoro, per la tutela, la valorizzazione e la fruizione dei palmenti rupestri, in quanto testimonianza di un’attività produttiva che accomuna questi territori fin dall’antichità. La partecipazione al progetto favorirebbe quindi il senso di identità e la percezione di appartenenza ad un contesto territoriale e culturale condiviso. La prima fase ha previsto la ricognizione nei territori dei Comuni aderenti per individuare i palmenti rupestri ancora esistenti e identificabili. Questa attività ha permesso, e sta permettendo, di registrare la loro posizione geografica, i dati dimensionali e tipologici, lo stato di conservazione e, infine, realizzare un’opportuna documentazione fotografica. Grazie a questo lungo, e ancora attivo, lavoro in collaborazione tra Stato ed Enti Locali, si è giunti quest’anno all’avvio di dichiarazione di interesse culturale del primo gruppo di palmenti censito e documentato. Si è trattato quindi di una inusuale modalità con cui è tale atto amministrativo è stato preparato, nella quale non vi è solo il Ministero della Cultura come braccio operativo ma una rete di Enti che acquisiscono la responsabilità di uno strumento fondamentale quanto quello della dichiarazione di interesse culturale e che, da parte loro, hanno fornito un supporto fondamentale nel censimento dei palmenti ma anche nella sensibilizzazione della propria comunità locale. Il lavoro non è finito, poiché si conta che nella Locride siano presenti circa un migliaio di palmenti rupestri. Il censimento, la catalogazione ma, soprattutto, la collaborazione con le realtà locali, continuerà quindi ancora a lungo. https://www.stilearte.it/meravigliosi-palmenti-della-calabria-come-templi-il-recupero-lo-studio-il-significato-e-la-storia/ La Georgia si affaccia sul Mar Nero e non sul Mediterraneo.1 punto
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Cari Lamonetiani, sono particolarmente orgoglioso di condividere con voi questo Tallero. L'avevo già, ma non ho potuto resistere davanti a questo 1891: un'occasione che si presenta raramente e così... l'ho preso ed ho ceduto il vecchio q.SPL che avevo (moneta peraltro dignitosissima con usura uniforme).1 punto
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@El Chupacabra Esemplare da lustrare gli occhi: complimenti... Moneta che peraltro ha tanta storia.1 punto
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Questa ricerca numismatica , ma anche storica , sul Magistrato monetale L. Servius Rufus nasce come conseguenza di un’ altra ricerca pubblicata recentemente nella Sezione di Storia e Archeologia a proposito di una statua , forse di Afrodite , trovata recentemente a Tusculum . In questa prima ricerca e' presente un disegno di moneta repubblicana romana emessa da Lucius Servius Rufus tra il 43/41 a.C. che reca al rovescio la cinta muraria di Tusculum con nome abbreviato TUSCUL che sembra impresso nel tempio dei Castori che era situato sull' Arce della Citta' . Come punto di partenza della ricerca storico numismatica mi e’ parso conveniente partire dal gentilizio Servius , quindi interrogando Wikipedia sono uscite queste notizie : La Gens Servia era una famiglia plebea minore dell'antica Roma . Pochi membri di questa Gens sono menzionati negli scrittori antichi, ma alcuni sono conosciuti dalle iscrizioni. Il Nomen Servius deriva dal praenomen Servius , senza variazione di forma ; questo fa sì che i due nomi vengano facilmente confusi. Chase lo classifica tra quei gentilicia che hanno avuto origine a Roma, o che non è possibile dimostrare che provengano da nessun'altra parte. Il praenomen deriva probabilmente da servare , "proteggere" o "tenere al sicuro", e presumibilmente i Servii derivarono il loro nomen da un antenato di questo nome. Altre gentes derivarono dallo stesso prenome utilizzando forme diverse; la più famosa fu la gens Servilia , prominente in tutta la storia romana. I Servii usavano una varietà di praenomina, in particolare Lucio , Publio , Manio , Marco , Gaio e Numerio . Sebbene gli altri fossero molto comuni, Manio era un po' più caratteristico, mentre Numerio , sebbene diffuso, non era particolarmente comune. Altri praenomina ricorrono raramente tra i Servii, sebbene Stazio appaia in una filiazione. Questo prenome, poco comune a Roma, era diffuso nelle regioni di lingua osca dell'Italia centrale e meridionale. Lucius Servius Rufus, un monetario che nel 41 a.C. emise denari e aurei raffiguranti la testa di un uomo barbuto, forse in rappresentanza di Lucius Junius Brutus , come dichiarazione di sostegno a Marco Junius Brutus , insieme ai Dioscuri . Probabilmente il monetiere era originario di Tuscolo in quanto un suo rarissimo Aureo reca al rovescio la cinta muraria di Tusculum con tanto di scritta identificatrice TUSCUL e nuovamente i Dioscuri al dritto . I Dioscuri venerati in questa Citta’ avevano un loro tempio sull’ arce di Tusculum . Il Denario invece reca al dritto la stessa legenda L. SERVIUS RUFUS con al centro la testa del Tribuno (?) del Popolo , al rovescio i Dioscuri appiedati , senza cavalli . https://www.bing.com/ck/a?!&&p=a43be859858de9edJmltdHM9MTY5NTc3MjgwMCZpZ3VpZD0xZTk5MDAzMi1hNTdiLTYyZjUtMjZmYS0xMjU0YTQ0YzYzNTkmaW5zaWQ9NTIzMA&ptn=3&hsh=3&fclid=1e990032-a57b-62f5-26fa-1254a44c6359&psq=gens+servia&u=a1aHR0cHM6Ly9lbi53aWtpcGVkaWEub3JnL3dpa2kvU2VydmlhX2dlbnM&ntb=1 Questo monetario è conosciuto solo dalle sue monete , Aureo e Denario . Si e’ pensato di riconoscere in questo Magistrato monetale Servius Sulpicius Rufus , che fu Console nel 51 a.C., ed eminente giureconsulto contemporaneo di Cicerone , ma poiché il monetario come recita la moneta pare essere un Servius e non un Sulpicius , questa identificazione è probabilmente errata , anche per il motivo che i Sulpicii non usavano il prenome Lucius , un prenome che usavano era invece , appunto , Servius , tanto e' che il Console citato si chiamava Servius Sulpicius Rufus . Di conseguenza il Magistrato titolare della moneta fu probabilmente un Lucio Servio Rufo , come scritto nel dritto , personaggio sconosciuto . Per completezza di informazione le monete in foto sono inserite , a ragione o a torto , tra le emissioni della Gens Sulpicia , forse a causa del prenome Servius , mentre le monete riportano chiaramente il prenome Lucius (L.) , quindi teoricamente il L. Servius Rufus , anche se sconosciuto , dovrebbe essere inserito tra la Gens Servia , non nella Sulpicia . La moneta con al dritto i due Dioscuri potrebbe fare riferimento alla battaglia del lago Regillo combattuta dalla lega latina con alleati i Tuscolani , contro i Romani . Quando nel 509 a.C. a Roma venne rovesciato Tarquinio il Superbo e venne proclamata la Repubblica romana, l'ultimo re di Roma chiese aiuto militare al genero Ottavio Mamilio, tuscolano la cui famiglia, la gens Mamilia, vantava una discendenza diretta da Telegono. Ottavio Mamilio armò un esercito della Lega Latina e mosse incontro ai Romani affrontandoli nella battaglia del Lago Regillo (il cui sito è collocabile tra le attuali Frascati e Colonna) nel 499 o nel 496 a.C.. La leggenda vuole che i Dioscuri scesero in aiuto ai Romani, ma quel che è certo è che Latini e Tuscolani furono sconfitti pur essendo in superiorità numerica ed Ottavio Mamilio rimase ucciso. Allora Romani e alleati siglarono un accordo di parità assoluta, il foedus Cassianum, databile al 496 o al 493 a.C. Sembra strano che i Dioscuri onorati di un tempio a Tusculum "tradissero" i Tuscolani nella battaglia del Regillo , va pero' considerato che il probabile L. Servio Rufo pur essendo , forse , di lontanissime origini tuscolane , dopo tanti secoli era ormai completamente Romano . Un’ altra teoria vorrebbe far riconoscere nel monetiere L. Servius Rufus il Servius Sulpicius Rufus che nel 374 a.C. libero’ (?) Tuscolum , ma anche in questo caso torneremmo di nuovo alla spiegazione del prenome sopra esposta . In conclusione della ricerca si potrebbe supporre che il monetiere romano Lucius Servius Rufus fosse originario di Tusculum e che un suo antenato , chiamato come lui , fosse coinvolto nella battaglia del Lago Regillo e che con le sue emissioni volle tramandare il fatto e l’ antenato . https://www.bing.com/ck/a?!&&p=307b0cf7efac6b0aJmltdHM9MTY5NTc3MjgwMCZpZ3VpZD0xZTk5MDAzMi1hNTdiLTYyZjUtMjZmYS0xMjU0YTQ0YzYzNTkmaW5zaWQ9NTIxMQ&ptn=3&hsh=3&fclid=1e990032-a57b-62f5-26fa-1254a44c6359&psq=lucio+servio+rufo&u=a1aHR0cHM6Ly9pdC53aWtpcGVkaWEub3JnL3dpa2kvU2VydmlvX1N1bHBpY2lvX1J1Zm8&ntb=1 Se avete vostre opinioni in merito all’ argomento trattato , gentilmente pubblicatele , per completezza del post , grazie . Le sole monete conosciute del monetiere L. SERVIUS RUFUS , Aureo (disegno e aureo in B/N) e Denario , entrambe rarissime .1 punto
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Ciao releo questa piastra è una 98 sottocorona rigato? Tipo in questo caso per me non è una A ma una V , la stangetta /esubero se così si può chiamare è troppo basso. Saluti . Luigi1 punto
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@manuelcecca pensi di pubblicare o rendere disponibile online lo studio che stai facendo? Nel caso ne prenoto una copia1 punto
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...infatti, un segno per indicare un lotto (o altro) che si ripete per mezzo secolo...lo trovo anche io poco compatibile. Ci sono SI delle A capovolte usate al posto di una V in alcuni pezzi ben chiari ma nel 70% di altri casi per me trattasi di esubero di metallo per dei conii sporchi e lo si vede spesso anche in altre lettere non solo le A...tipo nelle F nelle E nelle H1 punto
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1 punto
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E' il tuo avatar!!!! Scherzi a parte, provo con un 50 ore della Svezia in argento della seconda metà dell'800.1 punto
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Buongiorno, si tratta del 5 lire "Quadriga" catalogato dal Luppino PROVE E PROGETTI al n. IAS52 dove IAS sta per (Impronte per l' Archivio di Stato),Attardi ,II, nr P100,pag. 151.Cronaca Numismatica Luglio/Agosto 2010 ,Asta Inasta nr. 34 del 24/04/2010 lotto 1802. Metallo: Stagno secondo il Luppino e l' Attardi , Piombo secondo Inasta. Rarita' R5 diametro mm 43,10 Peso 55,65 gr. Il Luppino nella nota relativa scrive: " Spessore mm.4. Secondo esemplare conosciuto.L' altro dovrebbe trovarsi al Museo della Zecca .La circostanza che presso il Museo della Zecca si dovrebbero conservare per legge due esemplari per ogni tipologia realizzata presso lo stabilimento monetario, getta molte ombre sulla liceita' della presenza sul mercato di questo secondo esemplare. pur rappresentando sicuramente una preziosa testimonianza numismatica, questa e le altre impronte in piombo (o stagno), che hanno la stessa origine, non possono essere assimilate a delle prove monetali. Vengono pertanto qui catalogate con IAS." Il mio dubbio ,e da questo la mia ricerca sulla catalogazione che ne aveva fatto InAsta, era per capire se, trattandosi di IMPRONTE ci riferissimo ad un unica moneta(dritto e rovescio) come tra l' altro riportato dai libri sopracitati o piuttosto potesse trattarsi di lamine galvaniche Uniface una per il dritto ed una per il rovescio. Naturalmente ,fino a prova contraria, non potendo avere la moneta in mano 😅 mi attengo a quanto riportato. Naturalmente se qualcuno ha ulteriori informazioni, magari avendola osservata di persona, e' ben accetto. Grazie a tutti Andrea1 punto
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che bello una discussione sul rugby . come ha detto caravelle82 all'inizio, i mondiali spettacolo imperdibile. amo questo sport. sport da "opliti"1 punto
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Per una prima infarinatura sulla nascita del denaro tornese puoi scaricare il: Manuel de numismatique française: Monnaies royales françaises depuis Hugues Capet jusqu'à la révolution. A. Blanchet, A. Dieudonnè. Da p. 145 a p. 149. Lo trovi al seguente collegamento: https://www.persee.fr/doc/bec_0373-6237_1916_num_77_1_460815_t1_0487_0000_001 Ancora più in breve: https://numismatics.org/pocketchange/denier-tournois/ per vedere il denier tournois dell'abbazia di Saint Martin: https://en.numista.com/catalogue/pieces141585.html Per farti un'idea dell'evoluzione del denaro tornese nella Grecia Franca e nell'Italia meridionale: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/201112/Il_denaro_tornese_della_Grecia_franca.pdf https://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/201112/Il_denaro_tornese_nell_Italia_Meridionale.pdf Mario1 punto
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Bhe se uno volesse dare un'esatta collocazione, il periodo imperatoriale è una cosa e quello imperiale è un'altra, ma entrambi meritevoli di essere studiati e collezionati , quindi poco male, vorrà dire che più avanti integrerai con un denario imperiale, quello con Caio e Lucio al rovescio è il più comune ad esempio..1 punto
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Bene, complimenti per la tua passione. Come collezionista e amante della monetazione Ottaviana ti consiglio,se possibile, di mirare sempre in alto. Anche nelle conservazioni. Bravo. Roberto1 punto
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Si, stilisticamente semplice ma molto evocativo: la freccia disegnata dai due aerei, che passa attraverso gli zero mi ricorda la prova con l'arco di Ulisse nell' Odissea. Ora non so se il disegnatore lo ha fatto volutamente ma penso sia un ottimo richiamo. Per quanto riguarda la "punta", credo non hai tutti i torti... se non sbaglio il typhoon fu costruito con la partecipazione italiana, mentre l'f35 è di produzione interamente americana, mi sembra...1 punto
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Non avevo niente da fare... mi sembra che questa sezione tratti gli euro circolanti, o forse sono OT???1 punto
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Bella moneta. Complimenti ,direi che sei partito bene. Occhio che è un terreno tortuoso. Difficilissimi da reperire veri esemplari in FDC. Ti accorgerai che ben poche monete sono degne di questo stato di conservazione. Buona fortuna e buon divertimento.1 punto
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Quanto dici è verissimo, ... ma sono anche convinto che la professionalità in molte cose viene fuori quando c'è serietà e disciplina, in Vaticano si viene bonariamente avvertiti, una, due, tre volte.... poi mandano a casa senza passare dai sindacati. In Italia non annullano neanche più quei pochi francobolli che viaggiano, ...prova a mandare a casa qualcuno, vanno dall'avvocato, .. come i genitori degli alunni del mio amico professore quando da brutti voti. Ma questa è un'altra storia.1 punto
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DE GREGE EPICURI Buone tutte e due, come rappresentanti rispettivamente di "Augusto" e di "Ottaviano": hai fatto bene a prendere anche questa seconda, non è facilissimo trovare queste monete ante-27 a.C. Sì, forse è stata un poco aiutata, ma che ci vuoi fare...difficile oggi trovare monete che non lo siano, specie se un po' rare. E poi la scritta, che parla di un secondo consolato e della promessa del terzo, è storicamente molto interessante.1 punto
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Ciao, è un gani di un sultanato indiano del XV° secolo, si intravede l'inizio della data composta da tre numeri che comincia con un 8 a caratteri arabi ٨ le altre due purtroppo sono indecifrabili. Significa tra 800 e 899 era Egira (era cristiana1397-1493), ma andare a scoprire la giusta dinastia ed il sultano è un'impresa. Somiglia a questa del link ma non prenderla come un'identificazione sicura. https://www.zeno.ru/showphoto.php?photo=306883 (la tua a sinistra a confronto) Naturalmente aspetta qualche altro intervento.1 punto
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Le tariffe agevolate con cinque parole di convenevoli vengono soppresse il 26 marzo 1942, pertanto l'affrancatura richiesta era di 30c , la cartolina viene tassata con segnatasse da 10c , ovviamente per il doppio della cifra mancante visto che è affrancata con un'Imperiale da 25c. . In questa affrancatura ci sono inoltre altre impronte e particolari da considerare. Primo, sia il francobollo che il segnatasse recano ancora i fascetti littori, pertanto è un uso tardivo o un ultimo uso di questi francobolli dopo che gli americani furono sbarcati nel sud Italia, infatti il 19 giugno 1944 Roma era già stata liberata, di li a poco i francobolli con i fasci littori vennero rimpiazzati dai francobolli della Luogotenenza senza fasci. Secondo, nella cartolina si vede parzialmente un annullo blu a cerchio con sotto le iniziali A.C. che credo sia una parte dell'annullo Allied Censorship Station che mostro nell'immagine sotto ..., Ve ne erano di diverse foggie, forse il nostro è senza la S. di station.. ?! Questo ci fa capire che la cartolina e viaggiata su mezzi alleati ed è stata passata per censura (peccato che l'annullo non sia nitido). Sia il segnatasse che l'annullo blu aumentano l'interesse storico postale, ...molto bella di valore.1 punto
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Cartolina del penultimo anno del papato di Pio XII, morirà nel 1958, affrancata con il 20 lire dell'emissione del 1953 'Pontefici e basilica di San Pietro'. Bell'annullo cosiddetto a 'binocolo' di Città del Vaticano del 12 marzo 1957. Gli annulli di Città del Vaticano sempre belli nitidi e ben posti.1 punto
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Volevo proprio chiederti una foto del bordo .Poi il colpo al bordo sulla seconda immagine sulla prima o di Vittorio al rovescio non combaciava con la moneta al rovescio . Peccato sarebbe stata una chicca (se possibile) Per giocare testa o croce va benissimo .....1 punto
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Scavano per realizzare un tratto autostradale e trovano lamine d’oro istoriate del V secolo. A cosa servivano? Cinque brattee d’oro dell’alto medioevo sono state trovate in queste settimane dagli archeologi impegnati negli scavi preventivi che consentiranno, poi, la realizzazione di un’autostrada. I fogli d’oro – sui quali, con un punzone, furono impresse figure maschili e femminili – sono stati trovati sparsi nel terreno nei pressi dei resti di un tempio pagano. La scoperta è avvenuta nel cuore della Norvegia, nella pittoresca località di Vingrom, situata a sud di Lillehammer e affacciata sulle rive del lago Mjøsa. Di fatto questi dovevano essere ex voto offerti dai fedeli. Risalgono a un periodo compreso tra il V e l’VIII secolo. Nella fotografia, qui sopra, possiamo vedere, a sinistra, in alto, la struttura geometrica dei resti del tempio pagano. Segnata da una freccia rossa vediamo uno degli oggetti d’oro al momento del ritrovamento. A destra è collocata l’immagini delle brattee d’oro, una delle quali – al centro del riquadro – accartocciata. Questi oggetti preziosi sono piatti e sottili come un cartoncino, spesso quadrati, grandi quanto un’unghia e decorati con motivi raffiguranti uomini e donne in vari abiti, con gioielli e acconciature, dettagli che aggiungono fascino ai già impressionanti manufatti. L’eccezionale scoperta è stata effettuata nei pressi dei resti di un antico tempio pagano, una testimonianza straordinaria dell’antica religione e cultura norvegese. L’edificio aveva una lunghezza di circa quindici metri ed è stato il cuore di una serie di intensi scavi archeologici. Durante le ultime due settimane, gli archeologi hanno trovato le cinque figure di lamina d’oro nel contesto di questa antica struttura, aggiungendo ulteriori dettagli alla storia di questo sito straordinario. L’archeologa Kathrine Stene è stata la mente dietro questo entusiasmante progetto di scavo, che si è protratto per tutta l’estate e oltre, a causa del potenziamento dell’autostrada E6 tra il ponte Mjøsa e Lillehammer. Stene ha condiviso il suo entusiasmo definendo questa scoperta “incredibilmente emozionante.” La struttura del tempio di Vingrom era stata segnalata nel 1993, quando Harald Jacobsen, il conservatore della contea, notò anomalie nel terreno che costeggia la E6. Egli fece un sopralluogo e trovò due figure di lamina d’oro. Scavi successivi negli anni 2000 hanno confermato questa ipotesi, rivelando ben 28 figure in lamina d’oro, insieme alla presenza del tempio stesso. Ora gli altri scavi e la scoperta di altri cinque ritagli d’oro. L’importanza di questo tempio risiede nella sua connessione con le pratiche religiose pagane dell’epoca. Le figure d’oro ritrovate nelle sue vicinanze suggeriscono che potrebbero essere state collocate come offerte votive, in un gesto di sacrificio o atto religioso o per proteggere l’edificio prima della sua costruzione. I 35 esemplari trovati nel tempio di Vingrom costituiscono la più grande collezione mai rinvenuta nel paese. Tuttavia, questi ritrovamenti sono parte di un fenomeno più ampio che coinvolge altri siti simili, come Uppåkra in Svezia, dove ne sono state scoperte ben 100, e sull’isola danese di Bornholm, dove oltre 2.500 di queste figure sono state recuperate in un campo. La religione norrena antica, conosciuta anche come paganesimo norreno, rappresenta l’insieme di credenze e pratiche religiose radicate tra i popoli germanici settentrionali. Questi popoli condividevano la lingua norrena – lingua germanica settentrionale successiva al proto-nordico e antenata delle varie lingue scandinave moderne – e le loro credenze religiose affondavano le radici in un antico substrato comune a tutti i Germani, dal quale i Germani settentrionali si erano separati durante l’epoca proto-norrena. Questa religione si consolidò durante l’epoca vichinga, che si estende dal 790 al 1066 d.C., ma con il passare del tempo, il paganesimo norreno venne gradualmente soppiantato dal cristianesimo, finendo per scomparire, sebbene alcune delle sue tracce resistessero nelle tradizioni folkloristiche. La religione norrena era intrinsecamente politeista e il suo pantheon comprendeva numerose divinità. Tra le figure più rilevanti spiccano Odino e Thor. Le divinità nel contesto di questa religione erano suddivise in due gruppi principali: gli Æsir e i Vanir. Originariamente rivali, questi due gruppi successivamente si allearono, portando ad un’integrazione delle rispettive divinità. Oltre agli Æsir e ai Vanir, la mitologia norrena includeva una varietà di altre razze mitologiche, tra cui giganti, nani, elfi e spiriti della terra, ognuno con tratti distinti e connotazioni benevole o maligne. La cosmologia norrena era basata sulla centralità di un albero del mondo chiamato Yggdrasill, che costituiva il fulcro del loro universo mitologico. Questo albero del mondo collegava vari regni o mondi, ognuno associato a specifiche divinità. Il mondo degli umani, chiamato Miðgarðr, era solamente uno dei regni interconnessi. Oltre a Miðgarðr, vi erano molti altri regni nell’aldilà, ognuno governato da una divinità specifica, e questi regni costituivano un elemento centrale nella comprensione del cosmo norreno. https://www.stilearte.it/scavano-per-realizzare-un-tratto-autostradale-e-trovano-lamine-doro-istoriate-del-v-secolo-a-cosa-servivano/1 punto
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Dopo vari mesi vorrei mostrare una bella moneta della zecca di Lienz per la Contea di Gorizia: Alberto III (1338-74), Denaro, 0,90 g. Rif.: Rizzolli Li 44 Arka Diligite iustitiam1 punto
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Trovate in un campo agricolo due spade romane da cavalleria di 1900 anni fa. Scattano le ricerche archeologiche. Tombe o depositi votivi? Due spade della cavalleria romana insieme ai resti dei loro foderi e accessori di legno sono state scoperte da un appassionato di ricerca di vecchi oggetti, Glenn Manning, in un campo agricolo, durante una manifestazione riservata ai cultori di metal detector nel nord dei Cotswolds. Insieme alle armi è stata scoperta anche una ciotola rotta in lega di rame. In questi giorni dovrebbe avvenire un sopralluogo archeologico presso il sito di scavo per cercare di contestualizzare le spade, poiché non sappiamo perché furono sepolte nelle Cotswolds. Perchè finirono in quel campo? Appartenevano a sepolture che furono poi distrutte dall’uso dell’aratro? I terreni agricoli sono sconvolti dalle arature, che possono disperdere, reiteratamente, oggetti sepolti, trascinandoli lontano dalla sede originaria del deposito. Le spade sono state valutate dal professor Simon James dell’Università di Leicester, il quale afferma che queste armi sono spade romane del medio impero comunemente chiamate spatha. Erano in uso nel mondo romano, dice l’archeologo inglese, fino alla fine del II secolo e agli inizi del III secolo d.C. La loro notevole lunghezza suggerisce che si tratti di armi da cavalleria o, più precisamente, armi destinate all’uso a cavallo. Non era illegale per i civili possedere tali armi e portarle con sé per viaggiare perché le province romane erano afflitte dal banditismo. Il Prof. James, ha spiegato: “In termini di parallelismi, non riesco a pensare a ritrovamenti maggiori di più di una spada depositata in circostanze simili dalla Britannia romana. La cosa più vicina che mi viene in mente è un paio di spade simili trovate a Canterbury, con i loro proprietari, a faccia in giù in una fossa all’interno delle mura della città, chiaramente una sepoltura clandestina, quasi certamente un duplice omicidio”. O forse un’esecuzione. Subito dopo la scoperta, i reperti sono stati depositati al Corinium Museum per garantirne la conservazione e lo studio. Historic England sta assistendo il museo facendo in modo che le spade vengano sottoposte a ulteriori indagini ai raggi Il consigliere delle Cotswold, Paul Hodgkinson, ha dichiarato: “Questa nuova scoperta mostra la storia incredibilmente profonda delle Cotswolds. Queste erano armi usate quasi 2000 anni fa, quando Cirencester era la seconda città più grande della Gran Bretagna. Si tratta di un ritrovamento archeologico davvero notevole e non vedo l’ora che i visitatori lo vedano in mostra”. https://www.stilearte.it/trovate-in-un-campo-agricolo-due-spade-romane-da-cavalleria-di-1900-anni-fa-scattano-le-ricerche-archeologiche-tombe-o-depositi-votivi/1 punto
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Piccoli Dei romani e resti antichissimi emergono dallo scavo nel cuore di Parigi. Come nacque la metropoli Nel cuore di Parigi, presso l’École des Mines de Paris – di fatto, la Facoltà di ingegneria -, gli archeologi stanno rivelando i segreti del passato gallo-romano mentre si prepara il terreno per un nuovo edificio. L’Inrap e il Dipartimento di Storia dell’Architettura e dell’Archeologia della Città di Parigi (DHAAP) – stanno conducendo scavi su un terreno di 300 metri quadrati con l’obiettivo di svelare quando e come questo spazio fu occupato durante l’epoca gallo-romana. Quando i lavori edilizi lo consentono, in queste aree fondative, non va persa l’occasione di scavare, studiare e capire. Siamo davvero nel cuore della città romana. A quell’epoca, però, la parcella topografica dell’Ecole des mines – dove avvengono ora gli scavi – era defilata. Una zona artigianale e residenziale, mista, di Lutetia come capita alle periferie dei nostri paesi. Case e botteghe. Officine e residenze. Le affascinanti scoperte compiute nello scavo in corso verranno eccezionalmente mostrate al pubblico in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, sabato 16 e domenica 17 settembre. Numerosi i materiali recuperati e, soprattutto, le vestigia di antichi edifici che risalgono ai primi secoli di vita di quella che sarebbe divenuta una metropoli. Siamo sulla riva sinistra della Senna, nel quartier latin. Cioè nel nucleo antico della città che non aveva ancora “attraversato” il fiume e che era stata costruita, appunto, sulla rive gauche, all’altezza dell’isolotto – Ile de la cité -. Un viaggio nel tempo Il nome antico della città, Lutetia e dei suoi quartieri principali, come Marais, può far supporre che le aree circostanti fossero caratterizzate da zone paludose. Luteus è un aggettivo latino che significa “fangoso, melmoso”. Inondazioni causate dalla Senna si verificavano probabilmente nella valle situata all’estremità orientale del quartiere Marais, dall’altra parte del fiume, che si estendeva dal canal Saint-Martin ai grandi boulevard e fino al ponte dell’Alma. Questa valle rappresenta un antico meandro abbandonato della Senna, presumibilmente circa 10.000 anni fa, mentre paludi effettive esistevano tra Montmartre e il colle di Sainte-Geneviève. Romani e Parisi costruirono dalla parte opposta, al riparo dalle piene. Per molti secoli, tribù celtiche – i Parisi – si erano stabiliti lungo un’ansa della Senna. Nel 53 a.C., Tito Labieno, luogotenente di Cesare, assediò e sconfisse l’oppidum dei Parisi, dopo di che i Romani stabilirono il proprio insediamento chiamandolo Lutetia Parisiorum. Lutetia cominciò a svilupparsi sulla riva sinistra della Senna a partire dal I secolo d.C. I quartieri della città erano strutturati da una rete di strade ortogonali, collegate dal cardo maximus, la principale arteria nord-sud delle città gallo-romane, situata nell’attuale rue Saint-Jacques. Il cuore di Lutetia era il suo foro, circondato dalle sue terme, e la città vantava anche un teatro e altre terme, tra cui quelle del Collège de France e di Cluny. L’area degli scavi attuali si trova ai margini della città dell’Alto Impero (I-III secolo). Stratificazioni storiche Veduta dello scavo che si sviluppa su un’area di 300 metri quadrati @ Pablo Ciezar, Inrap “Lo scavo – dicono gli archeologi dell’Inrp – ha messo in luce diverse fasi di occupazione. Sono rappresentati da stratificazioni, trincee per il recupero delle più antiche fondazioni in pietra di antiche costruzioni, un grande pozzo (cisterna o ricettacolo d’acqua per attività artigianali?), trasformato in discarica e un’area che può essere interpretato come una fucina”. Alla scoperta di una fucina Tracce scure indicano le parti occupate da un’antichissima fucina @ Pablo Ciezar, Inrap Il settore interpretato come una fucina presenta un forno e strutture contenenti numerosi detriti metallici, tra cui scorie specifiche della metallurgia all’aperto. L’area sembra essere stata utilizzata per lavorazioni metallurgiche, e l’analisi delle scorie e dei sedimenti presenti aiuterà a comprendere meglio le fasi del processo metallurgico attestato nel sito. Tracce di un antico habitat Frammento di una statuetta, qui trovata e realizzata in terracotta di Allier, che rappresenta Venere e che risale al I-II secolo d. C. La Dea è identificabile grazie al tipo di capigliatura, ad onde, con netta scriminatura al centro. © Pablo Ciezar, Inrap Durante lo scavo sono stati trovati resti domestici, come stoviglie in ceramica, elementi di ornamento in bronzo, oggetti di vita quotidiana, come spatole in bronzo e statuine di divinità in terracotta, oltre a elementi di decorazione architettonica come rivestimenti dipinti e tessere di mosaico lapideo o ceramico. Questi ritrovamenti confermano la prossimità di un antico habitat, precedentemente rilevato durante gli scavi condotti nel 1989. https://www.stilearte.it/piccoli-dei-romani-e-resti-antichissimi-emergono-dallo-scavo-nel-cuore-di-parigi-cosi-nacque-una-metropoli/1 punto
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le sento "vicina" questa scoperta in quanto ho una casa lì vicino, in rue Danton1 punto
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Scavano per realizzare una rotonda stradale e trovano un tesoro. Portati ora alla luce un mausoleo romano e una statua di tritone Scoperte archeologiche Gli archeologi del Canterbury Archaeological Trust (“CAT”) hanno scoperto in questi giorni una spettacolare statua di un tritone romano durante i loro scavi in connessione con la realizzazione di nuovo complesso residenziale – e della viabilità ad esso relativa – portato avanti congiuntamente da Moat Homes (“Moat”) e Chartway Partnerships Group (“ Chartway”) adiacente alla A2 London Road (che segue l’antico tracciato della Roman Watling Street) a Teynham nel Kent. Gli scavi hanno portato alla luce un mausoleo situato in un recinto murato che era delimitato da un fossato lungo quella che un tempo era la strada principale tra Londra e i porti romani di Richborough e Dover. La notizia è stata data oggi, 13 settembre 2023, dal gruppo di archeologi britannici e dalle società costruttrici. Il sito era stato inizialmente identificato nel 2017, durante uno scavo di saggio compiuto da Wessex Archaeology che scoprì due frammenti perpendicolari delle fondamenta di un muro di pietre calcaree e due sepolture romane a incinerazione, con i resti deposti in urne. A seguito di questi risultati, lo Swale Borough Council, seguendo le indicazioni degli archeologi del Kent County Council Heritage Conservation (“KCC Heritage Conservation”), ha posto una condizione alla realizzazione edilizia e alla rotatoria stradale di accesso. L’area doveva essere sottoposta a preventiva indagine archeologica estesa. All’inizio di quest’anno, la società di consulenza archeologica RPS, A Tetra Tech Company ha concordato uno scavo archeologico di mezzo ettaro con KCC Heritage Conservation per conto dello Swale Borough Council. Il CAT è stato incaricato di intraprendere l’indagine archeologica, che è stata avviata alla fine di maggio 2023. I frammenti di muro identificati nel 2017 si sono rivelati elementi di un recinto murato di 30 metri quadrati, che era collocato attorno a una struttura quadrata di circa 8 metri. Ulteriori scavi hanno suggerito che la struttura fosse un mausoleo romano i cui riempimenti di demolizione contenevano una moneta romana datata dal 320 al 330 d.C. circa. Il recinto con mura in pietra era inserito all’interno di un fossato di recinzione esterno più ampio di circa 65 x 70 m che si estendeva verso sud, fino a fiancheggiare l’ex strada romana. Durante lo scavo sono state identificate diverse sepolture romane – e forse alcune successive alla romanità stessa -, diverse delle quali dotate di un corredo funerario, sia all’interno del recinto che nelle immediate vicinanze. La scoperta più spettacolare è stata una statua scolpita in un blocco unico di pietra che rappresenta il dio del mare Tritone, figlio di Poseidone/Nettuno (o di un Tritone, uno dei servitori di Nettuno). La statua è stata trovata ritualmente collocata all’interno di un serbatoio d’acqua in disuso, rivestito di argilla, insieme a materiale di riempimento bruciato, oltre l’angolo sud-est del recinto esterno con fossato. Un ulteriore possibile piccolo monumento o base di statua (circa 1 metro quadrato) è stato trovato a sud del recinto interno murato. Durante gli scavi si sono tenuti incontri settimanali con il consulente RPS (una società Tetra Tech), CAT, Chartway e il team di KCC Heritage Conservation per esaminare i progressi delle indagini sul sito, la metodologia di scavo e l’importanza delle scoperte che via via venivano compiute. La consulenza specialistica viene fornita anche da Historic England. Fortunatamente, la conservazione delle fondamenta del mausoleo centrale sarà compatibile con i lavori stradali. Le vestigia romane – mausoleo e muro di cinta – appariranno al centro della rotatoria. La statua del Tritone è stata accuratamente sollevata e rimossa dal sito per i primi lavori di conservazione che hanno rivelato gli affascinanti dettagli e la fattura del pezzo. Sono in corso ulteriori ricerche sulla statua stessa e sulle circostanze della sua sepoltura rituale. Forse la statua decorava il mausoleo e fu ritualmente sepolta nel momento in cui il mausoleo collassò. “Chartway e Moat sono entusiasti di questa entusiasmante scoperta. – dice Steve Cresswell, CEO del gruppo Chartway, a nome della partnership Chartway e Moat – Vogliamo aiutare le persone a connettersi con i luoghi in cui vivono attraverso la preservazione del patrimonio locale e ridando vita alle storie che lo circondano. Stiamo continuando a lavorare con KCC Heritage Conservation, RPS e CAT per garantire che gli elementi chiave del mausoleo e le mura del recinto siano preservati sotto gli strati protettivi, all’interno del centro paesaggistico della rotatoria. Usando idee innovative e lavorando con il team archeologico e con la comunità locale, esploreremo i modi in cui questi reperti potranno essere rivelati al pubblico e apprezzati dalle generazioni future”. “È stato un privilegio contribuire a queste scoperte che hanno messo in luce l’importantissima eredità romana di Teynham e offrono anche una grande opportunità per creare un’eredità ad uso della comunità locale.” afferma Richard Helm, Senior Project Manager del CAT. “Ci aspettavamo interessanti vestigia romane, forse un cimitero, ma i reperti, tra cui la vivace e unica statua di un Tritone e i resti del mausoleo, hanno di gran lunga superato le previsioni.- dice Robert Masefield, direttore archeologico di RPS, consulente archeologico del progetto – Questi reperti fanno ora parte dell’eredità locale di Teynham e della ricca storia romana della nazione. Ulteriori studi collocheranno i risultati nel loro intero contesto storico”. “Questa zona del North Kent, dove la principale strada romana correva vicino alle numerose insenature, al largo dello Swale, è particolarmente ricca di resti romani, nell’antica interazione tra collegamenti marittimi e stradali. – sostiene Simon Mason, principale responsabile archeologico del Consiglio della contea di Kent – Il mausoleo romano è l’ultima spettacolare scoperta nello Swale. Sarà affascinante seguire le ricerche sulla statua e scoprire di più sulla sua sepoltura rituale”. “Sono entusiasta di questa scoperta e nel constatare come tutti hanno lavorato bene, insieme, per garantire che il sito fosse stato scavato correttamente. Questo potrebbe essere uno dei tanti siti simili lungo l’antica strada romana e questa scoperta potrebbe aiutare a identificare ulteriori reperti simili nel Kent” commenta Susan Carey, membro del gabinetto, Consiglio della contea di Kent. “Questa è una scoperta incredibile ed emozionante che sottolinea ancora una volta il ricco patrimonio che abbiamo nel nostro Comune. Il consiglio considera l’archeologia di Swale come uno dei suoi principali beni di cui siamo orgogliosi e che riconosciamo nella nostra strategia di conservazione e valorizzazione del patrimonio. – dice il consigliere Mike Baldock di Heritage Champion, Swale Borough Council – Il sito e la statua susciteranno molto interesse nella nostra comunità e non vediamo l’ora di lavorare con Chartway e con gli archeologi per garantire che ci siano opportunità per la popolazione locale di conoscere e celebrare i reperti e il patrimonio romano. ” “Si tratta di un pezzo di scultura davvero straordinario, senza dubbio di grande significato per la nostra comprensione della Britannia romana e della collocazione della regione nel più ampio scacchiere dell’Impero Romano. – afferma Richard Hobbs, curatore senior della sezione della Britannia romana, al British Museum – La scultura raffigura un Tritone – metà uomo e metà pesce – che cavalca un mostro marino. Sebbene siano noti alcuni altri frammenti di sculture simili provenienti dalla Britannia romana, prima non era stato scoperto nulla di simile". https://www.stilearte.it/scavano-per-realizzare-una-rotonda-stradale-e-trovano-un-tesoro-portati-alla-luce-ora-un-mausoleo-romano-e-una-statua-di-tritone/1 punto
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Una passeggiata al limitare del bosco ed ecco cosa trova. Un reperto romano. Ora si cercheranno resti di case o di una mansio Una passeggiata nella frescura dei campi e dei boschi verdissimi dell’Inghilterra ha portato fortuna ad un uomo che abita nella zona. Nel terreno ha infatti trovato, in queste ore, il frammento del manico di bronzo – che termina con un volto leonino – di un contenitore romano di un’epoca compresa tra il 43 e il 200 d.C. L’uomo ha segnalato regolarmente l’oggetto. La lunghezza del lacerto del manico è di 80,65 mm. La larghezza al colletto è di 22,41 mm; l’altezza è di 23,26 mm. Il reperto pesa 107,21 grammi. Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0) Il ritrovamento è avvenuto a Streat, un villaggio e parrocchia nel distretto di Lewes nell’East Sussex. Esistono nella zona – ancora sepolti – resti di un edificio di culto o l’oggetto si riferiva ad una mansio, cioè una stazione di servizio, sulla strada romana? Per molti secoli ci si dimenticò che il ridente villaggio di Streat doveva il suo nome alla presenza di una strada romana che tagliava il territorio (i toponimi anglosassoni contenenti “Street”, “Streat” o “Stret”, indicano solitamente una strada romana) . Questa strada fu scoperta meno di un secolo fa e ora è conosciuta come Sussex Greensand Way. Nella zona c’è anche una seconda strada romana o celtica romanizzata nord-sud conosciuta come Middleton Track. La presenza di due strade romane e il ritrovamento di queste ore lascia intendere che forse all’intersezione delle antiche vie c’era un piccolo insediamento o comunque una edificio a servizio dei viandanti. I romani, quando realizzavano le strade, prevedevano una capillare rete per la manutenzione delle strade stesse e per la sorveglianza che spesso erano garantite da titolari di locande autorizzate che potevano dar vitto e alloggio ai passanti. Alcuni di questi alberghi fornivano anche servizio postale e di cambio dei cavalli. https://www.stilearte.it/una-passeggiata-al-limitare-del-bosco-ed-ecco-cosa-trova-un-reperto-romano-ora-si-cercheranno-resti-di-case-o-di-una-mansio/1 punto
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Queste emissioni, iniziate sotto il regno di Diocleziano/Massimiano e tutte coniate nella zecca di Roma, rimangono in gran parte trascurate dal RIC (non sono neanche menzionate nel RIC VII). Infatti, si dibatte ancora oggi sulla natura stessa di questi oggetti privi di segni di zecca, spesso di bronzo ma anche di oricalco, un metallo più costoso e mai usato per le monete del IV secolo. Tokens, « gettoni votivi » o monete, emessi ogni anno in marzo per il Navigium Isidis, o secondo Lars Ramskold, anche più sporadicamente, almeno sotto Costantino, per certi eventi e anniversari di regno. Questo bronzo fa effettivamente parte delle « serie anonime ». Al rovescio, Arpocrate-Horus, reggendo una cornucopia, porta un dito alla bocca. Se la lettura delle legende è DEO SE-RAPIDI / VOTA P-VBLICA, con questo busto radiato e senza barba (?), un piccolo modius sulla testa, può essere accostato all’esemplare qui sotto di nummus-bible (14 mm) e classificato Alföldi 182, (tavola VI, n°6). https://www.nummus-bible-database.com/monnaie-96325.htm Non è facile assegnargli una data precisa. Non tutte le monete delle serie anonime sono posteriori alle serie imperiali. E non sono nemmeno collegate in gran parte al regno di Giuliano II com’è suggerito nell’articolo di Alberto Trivero. Anzi, Alfoldi aveva già scoperto alcune identità di conii di rovescio tra le due serie, sopratutto per il regno di Valentiniano I. La difficoltà risiede anche nel fatto che numerosi rovesci sono stati riutilizzati con dritti nuovi da un anno all’altro. Non c’è dubbio che col tempo, questa tolleranza imperiale verso la comunità pagana dell’Urbs venne concessa con sempre maggiore riluttanza. I ritratti imperiali spariscono completamente al dritto dopo il regno di Graziano, sostituiti dai busti di Iside e Serapide. Tuttavia, questi rari oggetti di devozione isiaca, sono stati coniati fino al regno di Teodosio I, e rimangono un testimone numismatico affascinante della resistenza della Roma pagana al cristianesimo. Lo studio di Alföldi, « A Festival of Isis in Rome » che rimane l’opera di riferimento: http://www.constantinethegreatcoins.com/articles/Alfoldi_A_Festival_of_Isis_in_Rome.pdf E l’articolo di Alberto Trivero: http://www.constantinethegreatcoins.com/articles/Trivero_IMISTERI_ISIACI_NEI_VOTA_PVBLICA.pdf1 punto
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Salve a tutti. Cercando sul forum ho notato che l'argomento della patina dell'oro non è mai stato trattato approfonditamente. Potremmo inserire in questa discussione immagini di monete coniate in questo metallo, che posseggano una patina. Trovo che spesso tali monete siano davvero belle. Come lessi in un post di Alberto Varesi, l'oro non patina, ma le monete in oro si. Questo perchè, se l'oro non reagisce quasi con nulla rimanendo inalterato, gli altri metalli presenti nella lega (rame, argento, nichel...) lo fanno. Inserisco questa intanto, dall'asta Ranieri n°5. La patina violacea potrebbe essere dovuta a reazione chimica dell'argento contenuto (se ce n'è, so che diventa violaceo a contatto con il solfuro di potassio) o del rame? Lo chiedo perchè non so quali altri metalli siano in lega con l'oro. Postate gente, postate!!1 punto
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Mangiafuoco ha ragione si tratta del gruppo D, in cui la data finale 1164 per me è sicura, mentre quella iniziale è molto più incerta, perché oggi la documentazione scritta su cui avevo basato quella data non è più univoca. Al momento ritengo più corretto indicare i gruppi dall'A alla D di Ponte di Brenta in successione (questa è assolutamente sicura, essendo basata sul contenuto intrinseco) da c. 1100 al 1164, senza specificare troppo le date intermedie (quindi per questa direi c. metà XII sec. - 1164). Comunqe la legenda del rovescio è chiaramente il tentativo di imitare le precedenti legende corrette S.MARCVS da parte di un incisore illetterato, che non riconosceva le singole lettere. Di solito questo non succedeva al dritto, probabilmente perché i 'segni', essendo un po' più grandi, erano più facilmente riconoscibili, ma non c'è niente di strano che qualcuno di questi incisori abbia sbagliato anche al dritto. Io non perderei troppo tempo a cercare di capire cosa c'è scritto, sono segni a caso. Ad esempio dopo ENRI la E corrisponde probabilmente ad una C quadrata che il tizio, magari copiando da un conio rotto o consunto che doveva sostituire, ha pensato fosse un segno simile alla E iniziale; cosi i due successivi segni potrebbero essere la V e la S in cui il nostro ha utilizzato gli stessi punzoncini ma li ha messi caso. Poi la I e la M di IMP: sono invece copiate bene. Falso comunque no e neppure imitazione, non direi proprio. E' anche conservato molto bene, avendo questi esemplari una lega di Ag attorno al 16% Andreas1 punto
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