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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/23/23 in Risposte
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Gent.ma @Valentina97 la pulizia delle monete è un'argomento dibattuto. A mio parere, le monete è consigliabile pulirle solo quando sono sporche ( di terra, di unto etc ). Le metodiche non devono mai essere invasive, tali da compromettere in maniera irreversibile la moneta. Inoltre tu hai visto nella moneta trovata interrata solo il lato economico, non nella sua interezza, che vuol dire storia, qualcosa da raccontare ( chi l'ha persa, le mani nelle quali è passata etc ). La pulizia ha semplicemente distrutto un'umile moneta che, come valore era basso all'origine ed adesso lo è ancora di meno. Avessi chiesto a qualcuno, magari leggendo le discussioni su questo Forum, forse avresti una moneta da tenere come ricordo. C'è sempre da imparare e scusa per la bacchettata, io posso solo dire che un pò di esperienza ce l'ho, ma tutti i giorni imparo da chi ne sa di più. Mi spiace e ti auguro di trovarne altre in giardino, ma di chiedere prima di agire. Un Caro Saluto, Beppe4 punti
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E' un discorso sensato, ma io per il motivo che ho già espresso e per altri lascerei sempre l'alternativa fisica, anche limitata nella quantità massima di pagamento come oggi. La totale abolizione del contante a mio avviso crea più problemi di quanti ne risolve.2 punti
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Era una prova!! se ti mancava o non riconoscevi neppure questo mezzo marco era pronta l'estradizione in Italia! il mio pezzo2 punti
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E ci volevano le indagini per accertare questa ovvietà? E poi, perché restituirle alla Grecia? Solo perché greche? Allora dovremmo restituire anche quelle che abbiamo nei musei, o qualcuno crede che siano state acquisite tutte regolarmente e col beneplacito del governo di Atene? Niente più che uno dei soliti articoli che trattano la numismatica con grande superficialità, ai quali purtroppo siamo abituati petronius2 punti
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In attesa di poter leggere il Gazzettino 10 vi lascio il link di Academia.edu per leggere i primi 9 … https://independent.academia.edu/QuellidelcordusioGazzettini2 punti
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Prendere una moneta da 2 euro con presunto errore di conio: Scambiarla con due monete da 1 euro anch'esse con un presunto errore di conio: (1) (2) Usare l'esemplare (1) per grattare un biglietto da 1 euro comprato con l'esemplare (2) Se si possiede un bel pò di c.. fortuna quel due euro con il presunto errore di conio potrebbero miracolosamente trasformarsi nella cifra sperata. @emanuel_deramo si scherza ovviamente , segui i consigli di chi mi ha preceduto.2 punti
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Buongiorno, ieri mattina giretto al mercatino, 50 cent a pezzo, ecco il pescato : Cecoslovacchia, 5 haleru 1925 Grecia, 1 dracma 1926 Portogallo, 50 centavos 1978 Congo Belga, Ruanda -Urundi , 1 franco 1958 e 1960 Congo Belga, Ruanda -Urundi , 5 franchi 1958 e in ultimo, 10 centesimi 1933, messi benino....:2 punti
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Ecco la foto tratta dal Luppino Prove e progetti.2 punti
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La discussione alla quale mi aggancio ha costituito l’occasione per scrivere questo lungo, lunghissimo, post che da tempo avevo in mente e che, per questioni di tempo, non ero riuscito prima d'oggi a mettere giù. Il richiamo dell’art. 64 del Codice dei Beni Culturali non è mai ridondante e tantomeno scontato, come giustamente osserva @Oppiano . La tutela del collezionista di monete antiche trova il suo primo baluardo nella competenza, nella correttezza e nella preparazione del commerciante, requisiti tutti sussumibili nel concetto di professionalità. Il secondo baluardo è nel livello di studio e approfondimento che chi si approccia a collezionare monete antiche deve necessariamente prestare anche alla normativa nel cui ambito dovrà muoversi. E’ un dato di fatto oggettivo. Ed è un fatto altrettanto oggettivo, con il quale ciclicamente mi scontro, che alcuni (pochi per fortuna) commercianti professionisti che vendono anche monete antiche, ancora oggi non abbiano ben chiara l’essenza dell’attestazione di autenticità e provenienza di cui all’art. 64 del Codice dei Beni Culturali. Probabilmente perché il commercio di antiche non rappresenta, per loro, il core business. Capita, quindi, che taluni ritengano di assolvere all’obbligo posto dall’art. 64 del Codice dei Beni Culturali mediante la consegna all’acquirente di “un mero pezzo di carta” (o di un file, nei casi più evoluti) impropriamente denominato “certificato” di autenticità e “lecita” provenienza (come se un bene oggetto di compravendita, qualunque esso sia, possa essere di provenienza illecita!). L’attestato di cui all’art. 64 non si risolve in una foto della moneta antica (per restare nell’ambito degli oggetti di nostro interesse) corredata di una descrizione (auspicabilmente non sommaria e imprecisa) conclusa dalla pomposa dicitura: “certifico che la suddetta moneta è autentica e di lecita provenienza”, a volte pure priva di timbro e sottoscrizione del commerciante (come pure – vi garantisco – mi è capitato in un emblematico caso isolato che ha fortemente ispirato questo post). Tantomeno l’obbligo può ritenersi assolto dal rinvio alla fattura di acquisto e alle condizioni generali di vendita (che, nella stragrande maggioranza dei casi, già contengono la garanzia che il materiale proposto in vendita sia genuino e autentico). Naturalmente il mio discorso è circoscritto agli operatori commerciali italiani, gli unici ad essere tenuti al rilascio dell’attestazione in commento. E’ sconfortante verificare ancora oggi, dopo fiumi di discussioni, di problemi giudiziari e di polemiche, quanto sia complicato per qualcuno comprendere l’importanza che l’attestazione prevista dal Codice dei Beni Culturali riveste anche nella formazione del pedigree che ogni moneta antica dovrebbe recare con sé. Pedigree della cui importanza pure tanto si discute. Ovviamente lo sconforto è tutto personale. L’art. 64, che su questo forum sarà stato citato una infinità di volte, è chiaro nel delineare il contenuto dell’attestazione. La norma recita testualmente che: “Chiunque esercita l'attività di vendita al pubblico, di esposizione a fini di commercio o di intermediazione finalizzata alla vendita di opere di pittura, di scultura, di grafica ovvero di oggetti d' antichità o di interesse storico od archeologico, o comunque abitualmente vende le opere o gli oggetti medesimi, ha l'obbligo di consegnare all'acquirente la documentazione che ne attesti l'autenticità o almeno la probabile attribuzione e la provenienza delle opere medesime; ovvero, in mancanza, di rilasciare, con le modalità previste dalle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, una dichiarazione recante tutte le informazioni disponibili sull'autenticità o la probabile attribuzione e la provenienza. Tale dichiarazione, ove possibile in relazione alla natura dell'opera o dell'oggetto, è apposta su copia fotografica degli stessi”. Ho voluto sottolineare ed enfatizzare con l’uso del grassetto le espressioni lessicali che, a mio avviso, costituiscono l’essenza della disposizione. Ribadisco che qui farò riferimento solo alle monete antiche. Il commerciante italiano ha l’obbligo (non la facoltà) di garantire all’acquirente che la moneta venduta sia autentica e di documentarne o di attestarne la provenienza (la norma non dice “lecita” perché si sarebbe trattato di una ovvietà). Tale obbligo, quindi, può essere assolto per due vie, tra esse non alternative ma in posizione di subordine l’una rispetto all’altra: a) consegnando all’acquirente la documentazione che attesti l’autenticità della moneta (una eventuale perizia, ad esempio, ove esistente) e la sua provenienza (mi viene da pensare alla documentazione giustificativa dell’acquisizione della moneta che il venditore, a sua volta, ne ha fatto da un terzo: in questo caso si potrebbero porre problemi legati alla privacy del terzo cedente che, tuttavia, ritengo possano agevolmente superarsi laddove il commerciante, al momento dell’acquisizione, abbia l’accortezza di richiedere e ottenere dal proprio dante causa una autorizzazione al trattamento e alla diffusione di quei dati sensibili); b) in mancanza (della documentazione di cui sopra), dichiarando egli stesso (il venditore, intendo) l’autenticità e la provenienza della moneta, offrendo all’acquirente tutte le informazioni a tal fine necessarie: è quest’ultimo l’attestato propriamente inteso. Ovviamente, poiché detta dichiarazione integra gli estremi di una assunzione di responsabilità a tutti gli effetti di legge nei confronti dell’acquirente, è scontato rilevare che il commerciante (che non voglia incappare in problemi) dovrà a sua volta avere accertato preliminarmente l’autenticità e la provenienza della moneta che pone in vendita (e, quanto alla provenienza, sconsiglierei a qualsiasi commerciante di farlo accontentandosi di una autodichiarazione da parte di colui dal quale intende acquisire la moneta). Per l’assolvimento dell’obbligo posto dall’art. 64 il commerciante (italiano) non può chiedere all’acquirente un solo centesimo, neppure camuffando la pretesa (postuma) sotto il velo del rimborso spese per “stampa fotografica di alta qualità” (come pure un “buontempone” si è preso la briga di rispondermi per giustificare una richiesta di pagamento di un attestato che in prima battuta non mi era stato spedito unitamente alla moneta antica acquistata). Il commerciante dovrà tenere conto di questo costo nel momento in cui andrà a determinare il prezzo della moneta offerta in vendita (o l’entità delle commissioni applicate, in caso di intermediazione), così di fatto recuperandolo comunque, sia pure indirettamente (ma in maniera sicuramente più elegante), dal cliente finale. A mio avviso, un attestato di autenticità e provenienza degno del disposto normativo dovrebbe comporsi da: (i) riproduzione fotografica della moneta, sicuramente sempre producibile nel caso dei nostri amati tondelli (si rammenti che l’art. 64 specifica che “Tale dichiarazione, ove possibile in relazione alla natura dell'opera o dell'oggetto, è apposta su copia fotografica degli stessi”); (ii) una accurata descrizione della moneta, comprensiva di dati ponderali (fedeli), stato di conservazione (per quanto opinabile) e riferimenti bibliografici, che si concluda con una attestazione di autenticità della stessa (autenticità che, come detto, dovrebbe essere stata accertata dallo stesso commerciante prima di immettere la moneta sul mercato; in ogni caso, generalmente il materiale messo in vendita viene garantito autentico già nelle condizioni generali di vendita… ma i rinvii non mi piacciono); (iii) le informazioni sulla provenienza, quali ad esempio: collezione privata italiana, europea o extracomunitaria (senza la necessità di menzionare l’identità del precedente proprietario); il numero di annotazione, in entrata e in uscita della moneta, attribuito nel registro del commerciante prescritto dalla normativa in materia di pubblica sicurezza (si veda l’art. 63 del Codice dei Beni Culturali e l’art. 128 del TULPS), informazione che tutelerà la privacy del soggetto dal quale il commerciante ha acquisito la moneta ma che consentirà, al contempo, in caso di dispute giudiziarie, di risalire agevolmente ai vari passaggi di mano della stessa; ove disponibili, eventuali precedenti passaggi d’asta noti (ad esempio, ex Casa d’Aste S.p.A. vendita n. …. del ….); (iv) timbro e firma del commerciante. E attenzione a non confondere e a non sovrapporre l’importanza dell’attestato con quella della fattura: la seconda non sopperisce e non esclude il primo. La fattura è il titolo che giustificherà e proverà la provenienza della moneta per chi l’ha acquistata, cioè per il suo nuovo proprietario. L’attestato è il documento con cui il commerciante professionale (colui che vende) ha l’obbligo di dichiarare a chi compra la precedente provenienza della moneta, legittimando in tal modo il potere che egli ha di cederla attraverso l’immissione sul mercato. Ritengo che una delle funzioni che il legislatore abbia voluto attribuire all’attestazione di autenticità e provenienza sia quella di consentire (quantomeno sul suolo dello Stato) una sorta di tracciamento dei “passaggi di mano” delle “opere di pittura, di scultura, di grafica ovvero di oggetti d'antichità o di interesse storico od archeologico” (e con i tempi che corrono non può che essere un bene sia per il collezionista che per il commerciante) così da arginare il proliferare dei ricettatori, oltre che dei falsari. Nella prospettiva del legislatore, l’attestato in parola era (ed è) finalizzato a caricare di responsabilità i soggetti coinvolti nella compravendita professionale di oggetti di antichità o di interesse storico o archeologico facendo assurgere i commercianti al ruolo (determinate) di “filtro”, essendo essi indubbiamente gravati dall’onere (non codificato ma non privo di conseguenze ove non assolto) di accertare l’autenticità e la provenienza di ciò che pongono in vendita (non mi stancherò mai di ripeterlo: colui che commercia in questo particolare tipo di beni non può pensare di superare il problema della provenienza mediante la semplice acquisizione, dal conferente, di una autodichiarazione sulla liceità della provenienza e del possesso). Infatti, poiché essi sono obbligati ad attestare all’acquirente l’autenticità e la provenienza del materiale venduto, non potranno che – in primis, a propria tutela – pretendere dal soggetto dal quale si sono a loro volta “approvvigionati” quelle medesime garanzie che essi saranno tenuti a dare all’acquirente. I commercianti, dunque, sono l’anello centrale della catena di responsabilità insite nei trasferimenti della moneta nel tempo. Un ruolo decisivo e pregno di responsabilità che, come ogni professione che si rispetti, deve essere svolto con la massima diligenza e che deve portare il collezionista a prediligere sempre l’acquisto da commerciante professionista. Un ruolo che tanti svolgono in maniera ineccepibile ma che pochi, purtroppo, fingono di ignorare con grave nocumento per l’intero settore. Saluti.2 punti
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Già adesso a vedere le tirature di monete di certi stati UE ti viene l'ansia. Ad esempio quelle dei Paesi Bassi ormai sono a livello San Marino... Ancora non fanno vedere i soldati dietro alle postazioni da cyberwearfare che sghignazzano con i riflessi sugli occhi, ma prima o poi ci arriveranno 😀1 punto
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Oggi sì, la penso anch'io così .. Un approccio iniziale come alternativa a quelli esistenti, potrebbe portare vantaggi fintanto coesistono con i sistemi di circolazione e pagamento attuali, probabilmente per certe tipologie di transazioni. Dal punto di vista collezionistico, ma non in un futuro prossimo, forse si arriverà a vedere sempre meno tirature materiali e nuove tirature e collezioni stile NFT? (già, quegli NFT che oggi, come oggetti d'arte, sono già stati frutto di speculazione, analogamente ai vari bitcoin) 😅 Già nei film non si vedono più da tempo le valigette con i contanti dei rapitori che scappano "dagli sbirri", ma nerd dietro un monitor che al massimo giocano a GTA per emulare le fughe da delinquenti.. i tempi corrono .. 😅1 punto
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una lettera c'è e sembra proprio una H o ... una N retrograda ? purtroppo più di così non riesco evidenziarla1 punto
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Concordo che la questione dell'analfabetismo digitale va tenuta in considerazione in particolar modo per gli anziani di oggi. Nel contempo penso che sia un problema attuale, dunque non concernente la totale sostituzione del denaro di cui si discute. Gli anziani di domani saranno un po' meno analfabeti digitali, più longevi (e situazioni di salute attualmente un po' più imprevedibili), ma, per come corre la tecnologia, quasi per evoluzione naturale (è un ossimoro parlando di tecnologia, ma ci si capisce), prenderà la strada che funziona meglio, se allineata ai giorni nostri, quella che permetterà ai soldi, virtuali e non, a girare di più, una delle mire principali dei servizi di credito ed affini. Certo, ci saranno sempre delle vittime in questo (come in tutto da sempre), ma dovranno essere una minoranza.. Forse sono ottimista .. per ora mi preoccupo delle questioni che possono danneggiarmi oggi di cui sono già stato vittima (con lieto fine). Cosa avverrà con i nuovi sistemi è tutto da vedere, ma incrociamo le dita.1 punto
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Prima di dire cose simili con tanta leggerezza ci penserei due volte... o vuoi dire che nell'anno 2023 di N.S. siamo ancora fermi alle vecchie, trite e ritrite idiozie di vent'anni fa sull'euro "nato nel 2002 che ha fatto aumentare i prezzi" o altre perle del genere? L'abolizione del contante è ancora al di là da venire, ma questo non dipende dall'emissione di valute ufficiali anche in forma digitale più di quanto dipenda dall'emissione che già oggi si esegue di criptovalute o di tutte le altre forme di smaterializzazione del denaro, come gli stessi pagamenti elettronici in generale. "Spegnerci con un click" non vuol dire niente, perchè se l'obiettivo è di "spegnerci" i modi per farlo sono ben altri, a partire dalla tendenza suicida di buttare allegramente in piazza tutti gli affari, timori e tendenze proprie coi social network. Il vero pericolo di un sistema tutto elettronico è di vedersi "spegnere" l'intero circuito di pagamento e paralizzare l'economia nell'ambito degli scontri sia simmetrici che asimmetrici fra nazioni. Questo problema ha cominciato ad essere preso seriamente in considerazione dopo un evento che oggi è considerato storico della guerra cibernetica: https://en.wikipedia.org/wiki/2007_cyberattacks_on_Estonia1 punto
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In questo post manca la parte importante della notizia ANSA: "nell'ambito di un'attività di controllo dei siti di e-commerce per il contrasto del mercato clandestino di materiale archeologico"1 punto
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credo che tanto non serva!🤣 un "due" così non si vede tutti i giorni! ho dovuto solo aprire l'altra cassetta, quella delle spille! Uhm.. sembra poi che tutto sommato un paio di monete tedesche le abbia! ================ Dimenticavo: ma dove ti è venuta l'ispirazione? Mai che sia sta stato un impulso subconsciente dopo che ieri hai visto queste!1 punto
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Dalla zecca dei signori di Mirandola, un esemplare valutato 'rarissimo', di doppio ducato in oro al nome di Gianfrancesco II Pico ( 1499-1533 ) con al diritto ritratto di profilo con berretto ed al rovescio S. Francesco inginocchiato che riceve le stimmate . Sarà il 17 Novembre in vendita NAC 142 al n. 322 .1 punto
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Assolutamente,il culto di Zeus Ammone non era altro che un sincretismo con il culto egiziano di Amon Ra ,quindi antichissimo rispetto alla cultura greco romana.1 punto
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Penso di sì, solo che il prodotto di ossidazione non è un ossido ma carbonato basico di rame (azzurrite). apollonia1 punto
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Grazie mille mi sei stato utilissimo. Se passi per qua ti offro un caffè 😁1 punto
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Buongiorno @Releo e scusa se non ti ho risposto prima, ma il sito lo frequento a mozzichi e non avendomi citato con " @Asclepia " non mi è arrivata nessuna notifica. Ci mancherebbe che non voglia dire la mia su questo rarissimo millesimo...il più raro dei 5 grani che troviamo segnalato nei cataloghi, moneta difficile, non ho mai trovato dei BB pieni, e anche se la tua è periziata tale (credo sia l'esemplare venduto da Ruggero Lupo a qualche centinaio di euro) credo anch'io che la conservazione sia inferiore, la moneta però per il millesimo ostico, resta di tutto rispetto. Io in collezione ancora non ce l'ho!!! Concordo sul grado di rarità r3 che le attribuiscono i testi. Per quanto riguarda la ribattitura dell'8 io onestamente non vedo niente di strano, per giudicare sarebbe necessario spogliarla dalla perizia e anche quello forse non basterebbe, vista la spessa patina che ricopre la moneta....confrontandola con altri esemplari del 16, non vedo differenze di conio con il dritto ...punteggiatura bassa e spaziatura corrisponde, quello che vediamo secondo me è più il frutto di uno scherzo di luce tra bustina e patina della moneta...anche il rovescio è il medesimo con le sigle V . e la B con il punto che chiude sia la sigla, che la legenda...tutto sto scuro non aiuta... per dire....fantasticando sotto alla B ci vedo un punto e tra il valore G 5 ci vedo un 5 un pò cussì...ma ripeto sono solo , almeno per me, effetti di luce tra plastica e patina scura. Complimenti per la moneta e scusa ancora per il mio ritardo nella risposta. Cordialmente. Cristiano.1 punto
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Dobbiamo moltissimo ai due numismatici francesi , Babelon e Cohen , entrambi nati nel XIX secolo . Sebbene siano testi ritenuti superati ma semplici da consultare , in quanto in ordine alfabetico di Gens il Babelon e in ordine di Imperatore il Cohen , sono comunque stati la solida base da cui si e' sviluppata la numismatica moderna . Il Babelon in particolare per la monetazione repubblicana romana ci ha tramandato importanti notizie storiche sulle singole Gens che coniarono monete .1 punto
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È questo uno dei denari che reca ancora il simbolo di valore X, benché valesse ormai 16 assi. È l’unica emissione di questa gens. Fu restituito da Traiano e, quindi, doveva essere ritenuto importante; i ripostigli tuttavia lo collocano a data antecedente all’operato dell’illustre oratore, che peraltro era homo novus.1 punto
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Ciao di nuovo! Una nuova puntata con la cortese partecipazione di due monete UGUALI ma non IDENTICHE! Ieri ad una piccola fiera, parlando con un venditore del fatto che mi interesso della grande guerra, lui mi ha raccontato di una piccola particolarità che fa di queste monete un caso veramente singolare, è chiaro che così me le sono portate a casa: due monete da un marco di Guglielmo II (5.55g /24 mm) del 1915, in piena guerra, una con il suo bel colore d'argento leggermente patinato e l'altra...sporca? e l'altro lato pure. Che è successo? Già nei primi tempi dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si manifestò una notevole carenza di spiccioli, soprattutto nelle zone di confine della Germania. Le prime banconote di emergenza uscirono nel 1914, ma senza alcuna base legale. Il governo del Reich fu costretto ad agire rapidamente in quanto il taglio più basso emesso dalla Reichsbank era una banconota da 5 marchi e anche il decreto del 4 agosto 1914 prevedeva solo l'emissione di tagli da 5, 10, 20 e 50 marchi. Per colmare questa lacuna, il Bundesrat dovette approvare in fretta e furia un'estensione della legge e consentire l'emissione di banconote da 1 e 2 marchi. Nonostante tutto le monete d'argento da 1/2 e 1 marco continuarono però a essere coniate, il fatto di essere di una buona lega 900 fece si che vennero massicciamente tesaurizzate dalla popolazione. Si cercò così in tutti i modi di fermare l'accaparramento: l'argento non fu più decapato per renderlo antiestetico, dopo (come nel mio caso) fu addirittura annerito, ma non servì a nulla. La gente tutto sommato non è così scema e la situazione non migliorò. La carenza di spiccioli continuò, ma questa è un'altra storia. Fine del capitolo! Njk =========== PS: ultimamente sono stato più intraprendente del solito, ma oggi finisce: avevo preso qualche giorno di vacanza, domani si ricomincia col solito tran tran!1 punto
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Ricordo che l'Arcangelo Gabriele è il patrono dei collezionisti di francobolli e della filatelia.1 punto
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A 20 cent al pezzo non ne trovo più, minimo 3 pezzi un euro, ma non trovo nulla che mi manca Queste erano un euro ciascuno, ma gli ho fatto notare che il 10 cent non stava per nulla bene e che il verde rame stava affiorando. Avevo il 20 cent del 1935 e del 1937 ed il 10 cent del 1932, Italia (Regno e Repubblica), San Marino e Vaticano quando posso faccio anche le annate, tutto il resto tipologicamente. @Meleto Scusa ma ho fatto un bel pò di confusione, nel sistemarle nelle caselline ho dovuto spostare parecchie monetine vaticane per posizionare date e nominali e sono andato a scannerizzare due monete che non c'entrano nulla! eeeeh la vecchiaia avanza! Erano entrambe del 1934 e non del 1936, ed il 20 cent sofferente del verde rame che affiora e che tenterò di togliere.1 punto
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Un euro due monetine poca roba ma è sicuramente meglio di tornare a casa a mani vuote. 10 e 20 cent entrambe del 1936 per Pio XI1 punto
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Potrebbe essere un suberato , come anche no. Anche L argento ai tempi aveva una % di rame …1 punto
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....e con un click stanno sempre in agguato (a maggior ragione se così sarà) , i sempre presenti hacker 😅1 punto
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Ci mancava solo l'euro digitale, già è una sciagura economica quello che tocchiamo figurarsi quello che non tocchi, se ci tolgono anche il gusto dei tondelli in mano, per il piacere di collezionare, a favore del controllo digitale della moneta, vuol dire che ben presto saranno "volatili per diabetici". Finchè c'è contante c'è vita, sparito il contante avranno la possibilità di cancellare intere esistenze con un click. Bello il progresso dematerializzato, come no!!!!1 punto
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Salve. Condivido un 5 grani 1816 di Ferdinando III. E' nella mia raccolta da un po' di tempo ed oggi, rivedendolo, ho pensato di pubblicarlo. Mi dispiace che sia nella bustina della perizia, perché la bustina mi ha creato parecchi riflessi e mi ha impedito di fare delle foto adeguate. Chiedo a voi tutti un parere sulla moneta, particolarmente a Cristiano, che mi sembra essere un esperto ed un appassionato di questa monetazione. Grazie. Saluti.1 punto
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Sicuramente si, e’ una delle mission di Quelli del Cordusio stare vicini ai giovani. Col nuovo Gazzettino ci sono diversi giovani che hanno scritto e che saranno, sul cartaceo prima e in digitale dopo, con anche la possibilità di poter fare un abstract dal vivo quel giorno, non dimentichiamo poi il momento di “ una moneta donata ai giovani “ che continuerà come in altre edizioni.1 punto
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Ciao Matteo, Io sono Luca (albatroz) e sono un ragazzo anche io. Saremo presenti io e altri ragazzi del gruppo GNI (Giovani Numismatici Italiani) l'11 novembre all'evento per presentare un piccolo abstract dei nostri articoli. Nel caso, se ti facesse piacere, possiamo conoscerci in modo che, se vuoi, potrai entrare nel nostro gruppo. I giovani ci sono e stiamo battendo i primi importanti colpi.... vero Mario @dabbene ??? 😀1 punto
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Trovate oggi in ciotola al mercatino domenicale due monete mancanti ed una mini banconota (cm. 4 x cm. 7) per per un totale di 4 euro, in aggiunta una moneta a titolo gratuito per il museo degli orrori Un valore che non avevo della Repubblica Domenicana, il mezzo pesos (12 1/2 gramos) in rame/nickel con un bel modulo da 31 mm di diametro. Il 5 centavos messicano del 1937, un nominale di quel periodo che non avevo: Ed infine un cent del Governatorato inglese di Hong Kong - prima emissione senza lettera nella serie numerica del 1941 E per non farci mancare nulla una moneta del Regno di Napoli non conteggiata già inserita nel Museo degli orrori1 punto
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Pure il tuo gettone è del 1944? a suo tempo mi aveva incuriosito quella sorta di struttura finchè non l'ho trovata.1 punto
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Altre monete sempre da ciotola e sempre a 1€ (veramente un po’ meno perché 100 leke albanesi equivalgono a 0,90€): 2 francs 1993 20 heller 1894 (credo) 10 pfennig 1940 1 centesimo 19151 punto
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Salve. Condivido una piastra 12 carlini 1799. Repubblica Napoletana. Variante: " NAPOLITAN ". Spero sia tutto in regola e non ci siano dubbi sull'autenticità. Un caro saluto a tutti.1 punto
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Buonasera a tutti . Una gran bella conservazione per questa Piastra di Ferdinando IV del 1794, con un rovescio abbellito da una leggera patina iridescente . Ho deciso di separarmene....🤗1 punto
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Probabilmente all’epoca queste “varianti” non venivano menzionate, Di seguito un’altro esemplare di 6 Ducati proveniente sempre da De Falco con 4 chiaramente ribattuto su 31 punto
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Ehhh per me si. Foto piú nitide a fuoco la esalterebbero meglio. Purtroppo è difficile esprimersi a parole,quando con una foto si avrebbero risposte 😉 Gli scarrafoni(miei amori) rimangono tali anche con la reflex 😅1 punto
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Eppure sono sicuro che con una foto migliore, sale come conservazione. Perciò non ti fermare al mio " magro" parer😉1 punto
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Un tempo , come anche ai nostri giorni , era in uso la pratica di “restituire” o “commemorare” alcune tipologie di monete , usanza che oggi chiamiamo di “commemorazione” o di “celebrazione” , emettendo alcune monete che vengono coniate in occasione di determinate date , ricorrenze , eventi , personaggi , ecc. Quello che purtroppo non sappiamo circa le antiche monete repubblicane romane “restituite” e’ in base a cosa e perche’ gli Imperatori scegliessero le tipologie da “restituire” , forse erano emesse per solo scopo politico , di propaganda personale ? o avevano uno scopo piu’ alto , piu’ idealizzato ? ; infatti in queste monete compare sempre il nome dell’ Imperatore che “restituisce” , dalla storia al periodo corrente , queste antiche emissioni distanti alcune anche diverse centinaia di anni . Perche’ questo avvenisse e in base a quali scelte , e’ ignoto , ma porre il nome dell’ Imperatore dava a queste monete una impronta di ufficialita’ , sia come soldo corrente autorizzato a circolare , sia come ricordo storico , quindi acquisivano una grande importanza celebrativa , forse per fini personali dell’ Imperatore o per conto della romanita’ repubblicana che volendo o non volendo aveva comunque dato vita all’ Impero . Sfogliando il libro di Varesi – Castellotti , personalmente ho la prima edizione del 1977 , si trova che il grande “restitutore” di monete repubblicane fu senz’ altro l’ Imperatore Traiano , seguito dalla coppia Marco Aurelio – Lucio Vero ; perche’ nella restituzione furono scelte delIe Gens e non altre e per quale motivo , all’ interno delle Famiglie scelte , furono “restituite” alcune emissioni e non altre , rimarra’ un problema irrisolto , tranne che pensare solo a delle ipotesi . Inutile dire che tutte queste monete di restituzione sono molto rare e rarissime . Traiano quindi riporto' in “vita” tanti antichi Denari repubblicani apportandovi su di essi la legenda : IMP. CAES. TRAIAN. AUG. GER. DAC. P.P. REST. Traiano , aveva davvero bisogno di dare piu’ lustro al suo nome e al suo Impero ? Il suo regno non era gia’ fecondo di tante e famose gesta militari , di ordinamenti civili , di tante costruzioni a Roma , in Italia e nelle Province ? Penso che il vero motivo di queste emissioni celebrative debba essere stato diverso , ma non so quale . Come datazione di queste monete restituite da Traiano , l’ unico punto di ipotesi e’ la sola parte di legenda DAC. , perche’ le campagne in Germania sono precedenti alle campagne in Dacia , lo stesso vale per il P.P. titolo che Traiano ebbe nel 98 quando alla morte di Nerva acquisi’ il titolo di Augusto diventando anche Pater Patriae ; di conseguenza le monete restituite furono emesse o alla fine della prima campagna dacica , cioe’ tra il 102 e il 104 , oppure alla fine della seconda guerra dacica , cioe’ dopo il 106 . Personalmente penserei che queste monete furono emesse alla fine della seconda guerra dacica piuttosto che a cavallo tra le due guerre daciche tra il 102 e il 104 perche’ Traiano sapeva bene che il trattato di pace con Decebalo del 102 era precario e che la pace definitva sarebbe arrivata solo con la conquista totale della Dacia e con la morte o cattura di Decebalo ; inoltre dopo il 106 Traiano risiedette piu’ tempo a Roma , almeno fino al 113 . La prima moneta restituita da Traiano di cui si ha memoria e’ un Quadrigato con al D/ : testa bifronte di Giano , al R/ : sotto ROMA in incuso , Giove con scettro e folgore su quadriga guidata dalla Vittoria , al galoppo a destra . In alto la restituzione : IMP. CAES. TRAIAN. AUG. GER. DAC. P.P. REST. Segue una lunga serie di monete , di tante diverse Gens , che portano tutte la stessa legenda di Traiano , il che denota che tutte vennero emesse in un tempo ben stabilito .1 punto
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Ciao @gpittini , grazie del tuo commento . Non conoscevo questa tradizione che fa di Traiano un "tesaurizzatore" di argento fino per riciclarlo poi in percentuale minore di fino . Quindi , in teoria , potrebbe avere ritirato solo quelle monete antiche repubblicane a piu' alta percentuale di Argento e per uno scrupolo di coscienza le avrebbe gratificate con una "restituzione" a piu' basso titolo . Ipotesi poco convincente , ma possibile perche' gli argenti della Repubblica erano noti per l' altissima percentuale di Argento che in alcuni casi era praticamente puro ; se fosse stato come supponi bisognerebbe pensare che questa manovra sia avvenuta alla vigilia della prima campagna dacica , quando Traiano aveva bisogno di grosse somme di denaro per finanziare la grande spedizione in Dacia che prevedeva l' impiego di dieci Legioni piu' gli Ausiliari ; mentre a cavallo delle due campagne poteva gia' disporre del bottino di guerra e dello sfruttamento , anche se ancora parziale , delle famose miniere d' oro della Dacia .1 punto
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Nella medaglisica di papa Paolo V prevalgono ormai le medaglie coniate. Le medaglie fuse, tipicamente rinascimentali, sono limitate ai grandi moduli (diametro superiore a mm. 50). Cito tra le medaglie fuse la Basilica Paolina, la facciata di San Pietro, la fortezza di Ferrara, il porto di Fano, l'ampliamento del Quirinale, la ricostruzione della Porta Vaticana. L'incisore specializzato per le medaglie fuse è Paolo Sanquirico: Giacomo Antonio Mori produce alcune medagflie fuse accanto a quelle coniate. Il metallo largamente prevalente (direi totalitario o quasi per le medaglie fuse) è il bronzo. Tutte le medaglie originali del pontificato di Paolo V sono molto rare o estremamente rare. Ricordo che esistono per alcune medaglie riconi degli Hamerni e del Mazio e copie posteriori fuse (queste ultime si riconoscono soprattutto per il diametro ridotto). Complessivamente si trattta di una medaglistica di eccellente livello artistico.1 punto
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Corretta l'affermazione di @DOGE82 riguardo a pochi pezzi conosciuti. Al confronto il pezzo da 140 è comune. Ho visto che il doge dell'avatar è il famoso Senzatesta... Non si può neanche fare una battuta... Arka Diligite iustitiam1 punto
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