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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/18/23 in Risposte

  1. Buonasera a tutti, posto la mia piastra 120 grana Ferdinando II 1856 Vtr.. Punto su S di FERDINANDVS Come le altre dei post precedenti. La mia è quella del link al post 18 di @Raff82 https://bid.nomisma-aste.it/en/lot/10230/napoli-ferdinando-ii-di-borbone-1830-1859-/ Saluti Alberto
    3 punti
  2. @numa numai tuoi molti punti di riflessione sono condivisibili. A parer mio dovremmo avere più sinergie tra pubblico e privato ed entrambe le parti dovrebbero riconoscere i meriti dell'altra. Non siamo in guerra...
    2 punti
  3. e - proseguendo nel ragionamento - chi decide se il bene sia esemplare e dove/come vada conservato - in questo caso espropriandolo ? In ogni caso non sarebbe certamente l'unico bene degno di tutela pubblica - come scegliere / fare una graduatoria di tutti quelli che meriterebbero tutela ? Oppure li espropriamo tutti senza compenso? Come vedi non sono domande oziose una volta che da discorsi astratti si decidesse di mettere a terra una procedura. Senza contare che in nessun paese democratico (Turchia compresa) si espropriano beni di proprietà privata. In UK in casi simili si lancia una sottoscrizione pubblica - si raccolgono fondi - se bastano (come in molti casi ) il bene diviene di proprietà pubblica grazie a questi fondi altrimenti la proprietà privata resta sovrana. In Italia non abbiamo nessuna disposizione/legge/convenzione che permetterebbe cio' . Potrebbe esser il caso di introdurla? E perche non lavorare a qualche convenzione ove un bene di proprietà privata possa essere goduto 'anche' pubblicamente ? Non si tratta di aporie insolubili - chi lo crede forse non si è mai chinato veramente sul problema - bensi di soluzioni per le quali è senz'altro possibile lavorare Infine prima di interessarsi ad altri beni privati forse vi sarebbero centinaia di altri beni statali che aspettano una valorizzazione/conservazione adeguata - che oggi versano in condizioni che non permettono un'adeguata fruizione pubblica. Forse varrebbe la pena di pensare 'anche' a loro nel limite delle risorse (poche) disponibili
    2 punti
  4. Grazie di cuore a tutti i nostri soci indistintamente per aver partecipato alla 60° edizione e al pubblico per la grande presenza, rendendo l'evento tenutosi sabato e domenica scorsa, un successo straordinario, omaggiando in modo adeguato la memoria del nostro caro Salvatore Correale. Un vortice appassionante di conoscenze, di scambi di idee, in un ambiente totalmente familiare e respirando aria di leggerezza, emozioni indimenticabili. Un ringraziamento speciale va al proprietario dell'Hotel Gambero e a tutto lo staff, che hanno messo a nostra disposizione una struttura straordinaria. La loro gentilezza e professionalità hanno reso l'organizzazione molto più agevole e piacevole. Desideriamo esprimere un ringraziamento speciale al nostro caro amico Pietro Paolo Testa, un grande numismatico di lunga data e socio prezioso. La sua dedizione, determinazione ed energia sono stati fondamentali per rendere queste due giornate un successo soprattutto dal lato umano. Paolo ha voluto mettere un sigillo, con la sua autorevolezza, schiettezza, dimostrando fattivamente la sua vicinanza e supporto incondizionato alla manifestazione di Castellammare di Stabia. La sua presenza ha significato tanto per noi e grazie alla sua vasta conoscenza per la storia e la cultura che circonda le monete classiche, ha arricchito i presenti con i suoi preziosi contributi. Siamo grati alla sua profonda amicizia sincera, un pilastro fondamentale, non dimenticheremo mai la sua generosità e il suo grande affetto. Un particolare ringraziamento va alla dirigente di Poste Italiane, Elvira Graziano, per la professionalità insieme alle due colleghe dell'ufficio filatelico di Castellammare di Stabia e Pompei, il successo dell'annullo filatelico, è stato possibile grazie al loro impegno e savoir-faire. Siamo grati a tutti gli organi di stampa, giornali online e siti, forum di numismatica e filatelia, gruppi Facebook, per la continua fiducia e per il sostegno, per l'opportunità di condividere la nostra passione, il vostro supporto ci ha permesso di raggiungere e coinvolgere un numero sempre maggiore di appassionati e collezionisti da ogni zona d’Italia. Ci auguriamo di poter contare sulla vostra partecipazione anche negli eventi che abbiamo in programma per il 2024, primo tra tutti il 2 febbraio per festeggiare i 30 anni dalla fondazione dell’Associazione Circolo “Tempo Libero”, siamo sicuri che saranno altrettanto emozionanti e pieni di successo. Grazie ancora a tutti e arrivederci al prossimo anno…con l’entusiasmo, il calore umano identitario unico del Memorial Correale, dal 1994 creiamo rapporti umani non mercanti itineranti! “I soldi fanno i ricchi, ma è il rispetto, l’educazione e l’umiltà che fanno “signore”. Se non ce le hai, resti sempre e solo un pezzente.” Antonio De Curtis in arte Totò
    2 punti
  5. Condivido volentieri. Lotto 70 Nomisma Aste - Asta 4 - Da ASSAB all'AFIS. Vittorio Emanuele III Somalia (1909-1925) 4 Bese 1909 Prova - Mont.774 AG UNICO Questo e l'unico esemplare conosciuto del 4 Bese in argento. Nella sua ultima opera Prove e Progetti di monete Italiane, Luppino, al numero 620, la classifica RRRRR senza alcuna indicazione del valore. Proveniente dalla collezione Farouk, re d'Egitto, asta The Palace Collections of Egypt - Soteby e Co. - Londra 1953. Sempre la stessa moneta è transitata successivamente dall'asta Santamaria 1961 n° 683. Grading/Stato: FDC Dall’asta Santamaria citata.
    1 punto
  6. Buonasera ragazzi , non sono soltanto le monete rare/preziose/prestigiose/fior di conio ad attrarre l'attenzione di noi collezionisti di numismatica classica, a volte anche le più comuni hanno qualcosa di insolito, ad esempio questo follis di Licinio II che ho visto passare oggi in asta Demos, venduto per 5 euro, con diametro nella norma , 20 mm, ma peso eccedente , 5,30 grammi ( solitamente il peso per questi esemplari è di circa la metà).. nulla di speciale, evidentemente il tondello utilizzato era leggermente più pesante degli altri, ma mi andava di condividere con voi questa curiosità:
    1 punto
  7. Da Neapolis di Macedonia, un esemplare di emidracma con al diritto gorgoneion ed al rovescio bella testa femminile con davanti lettere dell' etnico . Sarà il 6 Dicembre in vendita Vinchon Dicembre 2023 al n. 31 .
    1 punto
  8. Stimato RRR, un esemplare di alta epoca di didrammo da Napoli, con al diritto testa della ninfa ed al rovescio toro androcefalo incoronato da Nike in volo. con etnico all' esergo . Sarà l' 8 Dicembre in vendita Rauch 117 al n. 298 .
    1 punto
  9. DE GREGE EPICURI Avrete notato che nel campo destro ci sono delle lettere; non si leggono bene, ma dovrebbero essere (su 2 righe): X-II Γ. Quest'ultima viene letta (non vi so dire perchè) non come "gamma", ma come "mu", e corrisponde al valore 1/2; sicchè il numero completo è 12 e 1/2, che sarebbe la tariffazione di questa moneta. Mi pare ci siano state discussioni precedenti nel Forum,e comunque sul RIC la questione viene trattata. Qualche quartosecolista forse può dire qualcosa di più chiaro...
    1 punto
  10. Credo che la cosa migliore sia cercare di operare sempre con la massima collaborazione e reciproco rispetto tra pubblico e privato. I musei e le istituzioni pubbliche sono fondamentali per la maggior diffusione possibile della cultura e del sapere, ma ricordiamoci sempre che quasi tutte le collezioni museali provengono da donazioni di privati collezionisti. Quindi chi vuole demonizzare il collezionismo privato, parlando di ipotetiche patologie o amenità varie, dovrebbe per primo fare una profonda autocritica e cercare di documentarsi molto meglio, prima di dare giudizi.
    1 punto
  11. Il francobollo è posto sul classico ''piego'', cioè un foglio che fa da busta e da lettera. Il tuo 15c litografico è il primo francobollo del Regno d'Italia che riporta la dicitura 'Italiano', in fondo l'Italia era nata appena due anni prima. Il tuo è del 1° tipo quello di più valore, catalogato intorno agli 80 euro solo il francobollo viaggiato, più bisogna aggiungere gli annulli. Naturalmente questo è il valore di catalogo il valore di mercato è tutt'altra cosa. Anche qui bisogna vedere come e dove si vende. Emessi il 10.2.1863 rimasero in validità sino 31.12.1863 Il tuo ha tre bei lati con margini importanti, solo il sx un po più filato ma che comunque non intacca la cornice, anche questo va considerato. Bella busta, bel francobollo con dei bei annulli. Bel materiale complimenti.
    1 punto
  12. Buonasera Alberto, e i punti inseriti in legenda in posizione in cui non dovrebbero esserci ? Ricordo il 10 Tornesi di Francesco I, il Carlino del 1835 e il Tornese sempre del 1835 per Ferdinando II. Condivido il mio Carlino del 1835 con il punto dopo FERDINANDVS anziche' dopo il numerale II. E l'esemplare con punteggiatura corretta. In questo caso non escluderei l'errore
    1 punto
  13. Ok, ho unito le discussioni, se poi cambiate idea e volete separarle di nuovo fatemi sapere
    1 punto
  14. Ciao, ho seguito con molta attenzione questa discussione ( non dal punto di vista identificativo della stessa, che era oggetto del post, ma per il fatto che si palesava cancro del bronzo su di essa, cosa si questa di mio interesse essendo un neofita). Alla luce delle ultime foto postate della moneta " pulita " voi esperti potreste indicarmi ( se ci sono) i punti in cui era presente la malattia? Francamente io vedo solo concrezioni di malachite ( che risultano più evidenti dopo aver tolto quella patina biancastra) e di cuprite ( quelle di colore rosso scuro ben visibili sui capelli dietro la nuca e nella parte centrale della spiga) 🙂. ANTONIO
    1 punto
  15. Ci vuole anche c**o, è vero... ma per una volta un distacco di un paramento non siè risolto in un disastro ma in una nuova opportunità di conoscenza. In epigrafia capita ogni tanto: si rimuove una lastra che non sapevi fosse di reimpiego e sotto trovi una nuova epigrafe... https://stilearte.it/si-stacca-piccola-lastra-di-marmo-da-edificio-romano-a-roselle-e-sul-lato-b-si-scopre-unepigrafe-cosa-dice-il-frammento-studiosi-al-lavoro/ Si stacca piccola lastra di marmo da edificio romano a Roselle. E sul lato B si scopre un’epigrafe. Cosa dice il frammento? Studiosi al lavoro 13 Novembre 2023 Il punto in cui è avvenuto il distacco che ha consentito una piccola, interessante scoperta @ Parco archeologico di Roselle A sinistra, impronta lasciata dalla lastra di marmo. Ben visibili le lettere, in negativo, sulla stesura di malta. Altre informazioni potrebbero essere ricavate dal marmo lì accanto? @ Parco archeologico di Roselle “Non tutto il male vien per nuocere”! Capita a volte che un piccolo danno possa essere fonte di nuove informazioni. – osservano gli studiosi che dirigono il parco archeologico di Roselle – E’ quello che è successo tempo fa a Roselle, quando si è staccata un piccola lastra di rivestimento all’interno della cosiddetta basilica “A”, nell’area settentrionale del foro romano. La lastra, in marmo di Carrara, è risultata infatti essere una parte di un’epigrafe, riutilizzata però da rovescio, in modo che la scritta fosse contro il muro e quindi non si leggesse”. Sul pilastro a sinistra dell’abside della basilica ne è ancora ben visibile l’impronta. L’epigrafe compressa sulla malta antica ha lasciato un calco. “In epoca romana era uso comune reimpiegare materiali, soprattutto se preziosi come il marmo, ad esempio quando rotti o quando l’iscrizione non era più adeguata o addirittura da nascondere perché la persona ricordata era caduta in disgrazia”. – spiega il Parco archeologico di Roselle – La lapide è in corso di studio”. Sarà possibile rimuovere delicatamente anche altri lacerti di marmo, lì vicino, per capire se esista l’opportunità di comporre un “puzzle”? Intanto si lavora sul singolo lacerto. Volete vedere quello che c’è scritto? Abbiamo preso l’immagine della malta con le lettere impresse e l’abbiamo portata in una posizione speculare, collocandola nel possibile verso di lettura. Ecco cosa si legge. Roselle, conosciuta come Rusel nell’antica lingua etrusca e Rusellae per i Romani, rappresenta un affascinante sito archeologico di origini etrusche situato a soli 8 chilometri a nord della moderna città di Grosseto, in Italia. I resti della città sono collocati nelle vicinanze dell’attuale frazione omonima. Storia Roselle occupava una posizione strategica, lungo il passaggio tra la valle dell’Ombrone e la Maremma grossetana, sulle rive del vecchio lago Prile. Originariamente un’antica lucumonia dell’Etruria centrale e parte della dodecapoli etrusca, la città ha conservato tracce di diverse fasi storiche, dalla fase etrusco-villanoviana a quella romana. Fondata nel VII secolo a.C., Roselle fu menzionata da Dionigi di Alicarnasso tra le città che fornirono aiuto ai Latini durante la guerra contro Tarquinio Prisco. La città prosperò a spese delle lucumonie circostanti, in particolare Vetulonia. Nel 294 a.C., Roselle cadde sotto il dominio romano, diventando prima un municipio e successivamente, durante l’epoca di Augusto, una colonia. Questo periodo vide la costruzione del Foro, della basilica, di un sistema di raccolta delle acque piovane e di un edificio termale. Tracce di un anfiteatro e di ville romane sono ancora visibili. Tuttavia, a partire dal VI secolo, Roselle subì un declino, influenzato dalla diffusione della malaria che flagellò l’intera Maremma. La città fu abbandonata e rimase in uno stato di oblio fino al tardo Settecento, quando Pietro Leopoldo avviò la bonifica della zona. Scavi archeologici Negli anni ’50, la Soprintendenza archeologica della Toscana ha avviato una lunga campagna di scavi che ha riportato alla luce gli antichi edifici di Roselle. Tra i reperti più significativi si trovano la cinta muraria, l’anfiteatro romano, la Domus dei Mosaici, il Tempietto dei flamines Augustales, la basilica paleocristiana e le terme. La necropoli e la cattedrale di Roselle aggiungono ulteriori strati di fascino e mistero a questa antica città che, grazie agli sforzi degli archeologi moderni, continua a svelare la sua storia secolare.
    1 punto
  16. Stava già in Storia, prima dell'apertura della nuova sezione.
    1 punto
  17. E suo fratello Peppino è l’autore della commedia “Non è vero... ma ci credo”, dalla quale dieci anni dopo fu tratto un film omonimo. apollonia
    1 punto
  18. Buonasera, complimenti @gennydbmoney un grano particolare, interessante, è questa una tipologia che secondo me ha ancora molto da offrire ai nostri studi. Saluti Alberto
    1 punto
  19. Radiocarbon dating the end of urban services in a late Roman town di Michael McCormick NB: traduzione dall'inglese automatizzata, mi spiace per le references rimando all'articolo di cui riporto qui sotto il link https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.1904037116 La caduta dell’Impero Romano fu un affare molto più grande della deposizione di Romolo Augusto da parte di un generalissimo nel 476 d.C. (un bambino burattino che governava la metà occidentale impoverita dell’impero), un evento memorizzato da generazioni di liceali. Ricerche recenti hanno scoperto una storia grande e complessa che presenta ancora migrazioni barbariche e massicce conversioni religiose. Ma gli archeologi hanno anche portato alla luce le trasformazioni economiche dell’epoca, tra cui lo spostamento, l’impoverimento e il declino urbano nelle province occidentali nel 400, e la simultanea crescita economica dinamica e città in forte espansione nella metà orientale più ricca e popolosa dell’Impero Romano durante quello che gli archeologi della Terra Santa chiamano periodo bizantino. La maggior parte degli specialisti ora ritiene che il tardo Impero Romano sia stato un'impresa funzionante fino al 600. Anche le prove scritte continuano a crescere. Nuove risorse online raccolgono documenti scritti latini e greci finora inosservati, spesso anonimi, che documentano argomenti come la società degli schiavi del tardo Impero Romano (1). Robuste tipologie cronologiche delle mutevoli, onnipresenti e quasi indistruttibili ceramiche da tavola tardo romane (i) consentono agli archeologi di datare a buon mercato (e fino al secolo o meno) diversi strati dei loro scavi, e (ii) consentono nuove cronotipologie di ancora più comuni recipienti per cucinare e trasportare che espandono le prove che ogni sito fornisce sulla questione cruciale della cronologia: quando tutto questo finì? Le ceramiche di scarto forniscono un primo, grezzo strato di datazione per la rapida crescita e la cessazione dei tumuli di discarica che circondavano Elusa, una delle fiorenti città agricole bizantine del deserto del Negev, offrendo una misura proxy per la loro traiettoria economica. Ma un nuovo studio su PNAS di Bar-Oz et al. (2) cerca di individuare un punto di svolta nel declino dell'urbanistica tardo romana o bizantina attraverso la datazione radiometrica dei cumuli di rifiuti. Le città agricole del Negev furono una delle grandi storie di successo nella fiorente economia dell'Impero Romano d'Oriente. Grazie all'ingegnosa tecnologia di gestione dell'acqua e ai forti mercati urbani del prospero impero bizantino del IV e V secolo d.C., città come Elusa sperimentarono una ricchezza che probabilmente riflette la domanda di vini bianchi costosi, inebrianti e dolci prodotti nei loro caldi vigneti e vigneti nel deserto. trasportati con cammelli (Fig. 1) ai porti di Gaza e Ashkelon, da dove venivano esportati fino a Marsiglia e persino a Bordeaux. Il vino viaggiava in caratteristiche anfore la cui forma si adattava alle rastrelliere dei cammelli con cui raggiungeva il mare e ne testimoniano ancora l'origine quando affiorano negli scavi dalla Francia alla Turchia (3). Fig. 1. Il cammelliere Orbikon con il suo carico di anfore. Dal pavimento a mosaico di una chiesa a Kissufim, Israele, che si trovava a 5 km dalla strada romana che collegava le cantine del Negev a Gaza. Collezione dell'Autorità israeliana per le antichità. Foto © Museo di Israele, Gerusalemme. Otto datazioni calibrate al radiocarbonio mostrano che le principali discariche di rifiuti di Elusa cessarono di ricevere rifiuti non più tardi del 550 circa d.C. Altre testimonianze archeologiche dimostrano che la città continuò comunque ad essere abitata. Bar-Oz et al. (2) sostengono che le date di discarica documentano la fine dei servizi cittadini di lunga data, un punto di svolta verso una tendenza al ribasso. Le città del Negev fanno parte del più ampio dibattito sul crollo del potente Impero Romano d’Oriente e delle sue fiorenti città: le argomentazioni archeologiche sul declino urbano furono avanzate già nel 1954, ma tali scoperte furono pubblicate in russo (8) e ci vollero decenni per generarle. ricerca tradizionale in Occidente. Ora, una generazione di archeologi ha scoperto i prosperi paesaggi urbani dell’Impero Romano d’Oriente e i segni della loro diminuzione. Più recentemente, come Bar-Oz et al. (2) si noti che l’archeogenetica e la scienza paleoclimatica stanno svelando la portata di quelli che sembrano shock esogeni per il resiliente sistema romano, sotto forma di rapidi cambiamenti climatici e epidemie senza precedenti. Gli scienziati prima costrinsero gli storici a prestare attenzione ai resoconti dei testimoni oculari di un velo solare nella primavera del 536 d.C. che durò dai 14 ai 18 mesi (9). Nel 2015, le carote di ghiaccio polare hanno dimostrato che questo evento era vulcanico (10); nel 2016, gli scienziati del clima hanno collegato questo fenomeno e le successive eruzioni con un calo recentemente ricostruito delle temperature medie estive di circa 1-3 °C in tutta l'Eurasia dal 536 fino al 630 almeno, definendo una piccola era glaciale tardoantica (11). Nel 2018, la tefra proveniente da una carota di ghiaccio europea ha individuato quel vulcano in Islanda (12), che consentirà la ricostruzione del diverso impatto del raffreddamento emisferico. Quando e perché queste città straordinariamente conservate caddero nell'abbandono? Il dibattito è continuato dopo la loro scoperta e le ipotesi rispecchiano controversie più ampie sulla caduta dell’impero di Roma (4). Furono le invasioni persiane e arabe nel 600 (5)? Oppure le tasse, le strutture sociali e la burocrazia romane oppressive soffocarono le città di successo (6)? Potrebbe il cambiamento climatico nel ∼600 d.C. aver seccato i vigneti attentamente curati (7)? Documenti storici conservati in modo non uniforme menzionano grandi epidemie che colpirono l'Impero Romano, a cominciare dalla peste antonina (∼ dal 165 al 180 d.C.) il cui agente patogeno rimane non identificato. Queste grandi epidemie culminarono nella pandemia che porta il nome di Giustiniano, l’imperatore regnante, e che testimoni oculari descrivono come un crescendo di morte. A partire dal 541 e continuando fino al 750 d.C., una malattia terrificante si diffuse dai porti romani dell’Egitto in tutto il mondo mediterraneo. Tra i primi luoghi colpiti ci furono le città lungo il confine egiziano del Negev (13), inclusa plausibilmente Elusa. Il DNA antico (aDNA) ha posto fine al dibattito sull’identità dell’agente patogeno: dopo i primi risultati contestati, diversi laboratori hanno ora identificato con certezza l’agente patogeno come Yersinia pestis (peste bubbonica) e ricostruito il suo genoma, ponendo le basi per un dibattito più ampio fondato sull’archeologia e sulla batteriologia. filogenesi sull'entità e sulla frequenza delle ondate di morte. Per coincidenza, la prima e la seconda identificazione robusta (14, 15) del batterio nelle sepolture risalenti al 550 d.C. circa avvennero lontano da dove la malattia emerse per la prima volta, in Baviera, una regione eccezionalmente ben esplorata dove nessuno sapeva che la peste di Giustiniano aveva raggiunto. La Baviera offriva una sorta di zona “riccioli d’oro”, dove buone condizioni consentono il recupero di resti umani che portano ancora l’aDNA dell’agente patogeno che li ha uccisi. Un terzo studio di successo (16) ha riportato una quantità molto maggiore di aDNA della peste nelle aree indagate: risultati positivi da tre nuovi siti in Baviera e i primi risultati robusti dalla Francia mediterranea e dalla Spagna, dove i documenti storici affermano che la malattia colpì nel 500. Sorprendentemente, anche la Gran Bretagna anglosassone ha prodotto vittime di Y. pestis. Mappare ogni focolaio di una malattia che si ripresenta regolarmente per 200 anni sarà arduo, e dovrà estendersi ai territori levantini dell’Impero bizantino di Bar-Oz et al. (2), dove i documenti storici dicono che la peste ebbe inizio ma dove le condizioni ambientali sono anche meno favorevoli alla conservazione dell’aDNA. Alcuni hanno indicato questi shock esogeni derivanti dal clima e dalle malattie come fattori critici che indeboliscono l’impero sulla strada verso la caduta finale di Roma (17, 18), mentre altri negano la loro importanza a favore delle tradizionali cause politiche, sociali e militari (19, 20). Da qui l'importanza della datazione assoluta delle antiche discariche (2). Mentre le sconfitte militari che comportano morti di massa e distruzioni dovute al fuoco possono essere relativamente facili da osservare archeologicamente, il deterioramento economico e urbano lascia tracce materiali più sottili, soprattutto nelle principali città antiche come Costantinopoli (Istanbul) o Alessandria, dove la costruzione moderna cancella i delicati residui di antico declino. Anche in città permanentemente abbandonate come Elusa, è difficile decifrare quando, esattamente, tra i ∼500 e i 700 si verificarono i cambiamenti e di che tipo. Strettamente connessa alla questione del quando è la domanda del perché. Le date basate sulla ceramica non sono sufficientemente risolte; l'assenza di pentole approssimativamente databili potrebbe non significare l'assenza di persone (ad esempio, se le reti commerciali che forniscono le stoviglie sono cambiate). È proprio qui che la rimozione organizzata dei rifiuti dalle città tardo romane offre nuove intuizioni quando la sua cessazione può essere datata in modo affidabile e accurato mediante il radiocarbonio. Non c’è alcun segno di violenza nella morte di queste città. Le città sono morte velocemente o lentamente? Hanno condiviso un destino comune o sono morti ciascuno in modo diverso, per ragioni diverse, in tempi diversi? Il team del Weizmann Institute of Science (2) ha sviluppato un approccio promettente per datare quando iniziarono i grandi cambiamenti, applicando analisi geoarcheologiche dei sedimenti, quantificazione, dati del sistema informativo geografico, datazioni archeologiche estese (ceramiche, monete, vetro) e, soprattutto, analisi multiple al radiocarbonio datazioni ai tumuli di discarica generati da uno di questi insediamenti (2). La rimozione organizzata dei rifiuti era una caratteristica regolare della vita di queste città e, probabilmente, di molte altre simili in tutto l'impero: la necessità di un suo studio sistematico era chiara da tempo (21). La fine di tale rimozione dei rifiuti sembra un valido indicatore della cessazione dei normali servizi e pratiche urbane, rendendolo un indicatore importante sul percorso delle città romane verso l’oblio. Di per sé, il cambiamento nel comportamento urbano potrebbe avere ulteriori implicazioni. Se i rifiuti non venissero più rimossi ma scaricati all’interno della città dalle singole famiglie, ciò suggerirebbe uno spazio vuoto, forse riflettendo il calo della popolazione; inoltre, accumulare rifiuti attira i parassiti che se ne nutrono, permettendo alle loro popolazioni di crescere a più stretto contatto con gli abitanti umani. In un sito all'interno della Napoli tardo romana, tale scarico in un lotto libero è stato datato archeologicamente circa 100 anni prima rispetto ai risultati di Elusa, il che si adatta bene al precoce declino urbano dell'Impero d'Occidente (22). Tra i parassiti che ci si potrebbe aspettare in tali depositi di rifiuti intramurali (e che erano abbondanti nella discarica di Napoli) c'è il ratto nero (Rattus rattus), il presunto ospite principale di Y. pestis nel mondo tardo romano. Anche se diabolico da individuare archeologicamente, lo scavo di questi piccoli mammiferi sarà cruciale per decifrare la diffusione e l’impatto della peste. E questo ci riporta alle interessanti implicazioni di Bar-Oz et al. (2). La nuova datazione si sovrappone a quei due grandi shock esogeni che colpirono l’economia romana: il rapido cambiamento climatico a partire dal 536, e la pandemia della peste di Giustiniano che iniziò tra il 541 e il 542. La coincidenza cronologica è sorprendente, ma è solo il primo passo verso ciò che promette di stimolare nuovi dibattiti e scoperte su come il cambiamento ambientale, l’evoluzione delle malattie e della genetica umana, e fattori più tradizionali di economia, governance, migrazione e cultura, hanno interagito durante la straordinaria epoca di cambiamento, distruzione, rinnovamento e resilienza che ha visto la caduta del mondo. L’Impero Romano e le origini dell’Eurasia occidentale e del Nord Africa medievali e moderne.
    1 punto
  20. Questo invece è l'esemplare passato all'asta Thesaurus del 7 Novembre 2023... https://thesaurus.bidinside.com/en/lot/17567/napoli-ferdinando-ii-1830-1859-120-/ Le foto non erano il massimo...
    1 punto
  21. Potrebbe essere anche che hanno riportato la descrizione fornita dal collezionista,anzi ne sono sicuro... Questa è passata all'asta "collezionare" del 1 e 2 Luglio 2023... https://www.deamoneta.com/auctions/view/879/1245
    1 punto
  22. Bagattino (o quattrino) di Pomponesco per Giulio Cesare Gonzaga, vedi collegamento: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-POMG/2 moneta raretta e ben leggibile... Sconsiglio assolutamente di cercare di pulirla. In queste condizioni ogni intervento potrebbe rivelarsi peggiorativo. Sono da indagare le macchie azzurre perchè potrebbe essere cancro del bronzo; anche fosse, la moneta va stabilizzata per evitare che peggiori, senza interventi invasivi effettuati con i prodotti che puoi trovare fra cucina e garage. Mario
    1 punto
  23. Un bel lavoro...molto più gradevole. Buona domenica
    1 punto
  24. Solitamente, ai lati della Santa Casa di Loreto ci sono due angeli che la sorreggono in volo. Ma può capitare che nel caso in cui la Madonna sia in piedi davanti alla Casa che sotto la dalmatica ci sia la testa di un cherubino con le due ali. Te ne mostro una anche se non bella come conservazione (la prima che mi è capitata). Se poi vuoi vederne una come la tua, eccola!
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  25. Scoprono monete rinascimentali e bolle commerciali antiche in un palazzo coperto nel 1618 dalla frana di Piuro che provocò 1200 vittime Monete e bolle commerciali del 1600 sono stati trovati in queste ore, tra le rovine di un palazzo distrutto in quell’epoca da una frana immane che cancellò il paese di Piuro, provocando un migliaio di vittime e il seppellimento dell’intero paese. La notizia dei nuovi ritrovamenti, nel corso degli scavi archeologi che stanno permettendo il recupero di parte delle strutture, tra i quali i resti di nobili palazzi, viene data dal sindaco Omar Iacomella. “Nelle ultime ore – dice il sindaco Iacomella – grazie al proficuo lavoro dell’Università di Verona, sono rinvenuti i muri perimetrali di una parte del giardino di Palazzo Bavele a continuazione verso ovest del borgo di Piuro partendo da Palazzo Vertemate di Belfort. Dopo un’approfondita indagine e rilevamento delle aree grazie anche al servizio dell’Associazione SOS Metaldetector Nazionale sono comparse una serie di monete del XVI secolo in argento e alcuni elementi di carattere commerciale (bolle) che ci indicano che la famiglia proprietaria del Palazzo ha avuto contatti commerciali importanti con Venezia e i suoi porti (sia in import che export)”. “Le monete in argento ritrovate sono tutte del periodo rinascimentale quindi monete in circolazione (a differenza delle monete di Mot del Castel che essendo molto più antiche, anche di 1200 anni, certificano l’area più antica dell’insediamento del Castrum romano, sicuramente in disuso o trasformato al momento della frana del 1618). – prosegue Omar Iacomella – Le monete inoltre appartengono a zecche dell’area padano-lombarda e veneta, alcune provenienti dalle aree dei Grigioni. Quindi i commerci di questa famiglia sono più contenuti rispetto ai Vertemate (cfr. monete arabe e polacche ritrovate nel 1988 nella Mera). Tutti questi ritrovamenti sono stati registrati nelle terre di scavo sul giardino in quanto il crollo dell’edificio/Palazzo è riconducibile alla frana che dal Monte Conto ha travolto Piuro in direzione nord-est. Ovviamente se nel futuro si continueranno gli scavi verso Borgonuovo, ci si aspetta una continuazione dei palazzi e giardini fino all’abitato attuale. Ma non abbiamo ancora finito, siamo solo all’inizio di questa incredibile storia”. Piuro ha oggi 1.881 abitanti. Si trova a nord-ovest del capoluogo di provincia, Sondrio. Qualcuno – a partire dal passato – fa derivare il toponimo “Piuro” dal latino “plorare,” che significa “piangere.” Johann Guler von Wyneck, Governatore Generale della Valtellina nel 1587-88, suggeriva che il nome potrebbe essere un ricordo di un’antica catastrofe che distrusse il borgo di Belforte nel IX secolo, quando la regione era sotto il dominio dei Grigioni. Tuttavia, la vera tragedia colpì Piuro secoli dopo, il 4 settembre 1618 (in quanto i Grigioni non avevano ancora adottato il calendario gregoriano, considerato il 25 agosto). In quell’oscura giornata, una massiccia frana si staccò dal Monte Conto, cancellando praticamente Piuro dalla mappa. Gli sforzi di soccorso tempestivi provenienti da Chiavenna, coordinati dal commissario grigionese Fortunato Sprecher, non poterono fare nulla contro la furia della natura. Le vittime, stimate dallo stesso Sprecher in 900, furono successivamente valutate in 1.200 dallo storico Benedetto Parravicini. I pochi superstiti e gli abitanti di Piuro che sfuggirono alla tragedia fondarono Borgonuovo, una delle frazioni che conservano ancora il nome originale a livello comunale. Questa catastrofe, che risuonò in tutta Europa, venne citata secoli dopo da eminenti figure come Ludovico Antonio Muratori e Immanuel Kant. https://stilearte.it/scoprono-monete-rinascimentali-e-bolle-commerciali-antiche-in-un-palazzo-coperto-nel-1618-dalla-frana-di-piuro-che-provoco-1200-vittime/
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  26. E allora che facciamo? Aboliamo il collezionismo ? Nazionalizziamo le collezioni ? cosi avremmo il solo godimento pubblico proibendo quello privato? Da’ cosi fastidio che un privato possa raccogliere testimonianze del passato ?
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  27. L'ipogeo dei Tetina https://vcg.isti.cnr.it/tetina/ Il progetto La finalità del progetto, frutto di una collaborazione fra il Visual Computing Lab di ISTI-CNR ed il Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria, è stata quella di proporre, attraverso la realizzazione di un video a carattere narrativo/didattico, un percorso di interazione fra cultura umanistica e saperi scientifico-tecnologici, per la conoscenza del patrimonio archeologico e per l’accessibilità dei beni e delle loro storie ad un ambito di fruitori più ampio di quello degli specialisti. L’interesse si è concentrato su un contesto sepolcrale etrusco di età ellenistica, rinvenuto alla fine del XIX secolo in località Sigliano-Val di Fosso (Perugia) (qui maggiori informazioni), e poi nuovamente perduto. La sua memoria sopravvive unicamente in due nuclei di documenti di archivio e in alcuni reperti conservati presso il Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria. La frammentazione e l’eterogeneità dei materiali, tuttavia, rende molto difficile una comprensione "globale" dello spazio funerario. Per questa ragione, si è deciso di sfruttare le opportunità offerte dal mezzo digitale per presentare al pubblico il monumento nella sua organica associazione tra struttura e arredi mobili, e restituire coerenza espressiva all’insieme. Il video Il video, della durata di 8 minuti, è stato interamente realizzato usando Blender (tool opensource di modellazione/animazione/rendering) nel corso di alcuni mesi di lavoro. Si articola seguendo un percorso di avvicinamento dall'ambiente esterno (Italia, Umbria, colline di Sigliano) fino al luogo della necropoli, e procede con una esplorazione della tomba I, così come doveva apparire al momento della scoperta, comprensiva dei suoi elementi di corredo. Il percorso si conclude con un focus sul contenuto più prezioso, costituito da un elmo di bronzo riccamente ornato, del quale viene presentato anche il restauro virtuale. Il video è stato selezionato per il “percorso Scienza e Archeologia” del XXV Festival Internazionale del Cinema Archeologico, Rovereto, 7-11 Ottobre 2014. La digitalizzazione 3D Per la realizzazione del video, ci si è basati quanto più possibile sui reperti dell'ipogeo conservati presso il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, utilizzando le tecniche del 3D scanning per crearne repliche digitali. I modelli 3D delle urne e dell'elmo che si conservano presso il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria sono il prodotto di un lavoro di digitalizzazione 3D effettuata dal team di lavoro di CNR-ISTI attraverso acquisizione da scanner laser a triangolazione. Tutta l'elaborazione è stata effettuata utilizzando MeshLab, software opensource per la visualizzazione ed editing di modelli 3D complessi, realizzato da CNR-ISTI. I modelli ad alta risoluzione generati si mostrano adatti a finalità plurime di studio, documentazione e divulgazione. I modelli 3D delle urne Le urne digitalizzate, tre in travertino e una in terracotta policroma, ospitate all’interno della tomba I, risultano pertinenti a defunti della famiglia chiusina dei Tetina e ad un liberto di origine orientale, e sono ascrivibili a produzioni databili nell’ambito del II sec. a.C. I cloni digitali 3D dei cinerari possono essere visualizzati interattivamente nel browser usando i seguenti link: https://vcg.isti.cnr.it/tetina/urns/402.html https://vcg.isti.cnr.it/tetina/urns/413.html https://vcg.isti.cnr.it/tetina/urns/414.html https://vcg.isti.cnr.it/tetina/urns/415.html L'elmo e il restauro virtuale L’elmo deposto nella camera di fondo dell’ipogeo I costituisce un esempio di grande valore dell’arte bronzistica antica. L’acquisizione digitale 3D, oltre a produrre un modello ad alta risoluzione, ha consentito di sottoporre il modello digitale ad una complessa operazione di "restauro virtuale", allo scopo di poter apprezzare il manufatto in una veste più prossima alla sua fastosa forma originale. Il tipo di degrado e la solida base dei dati tridimensionali digitalizzati hanno permesso di effettuare una trasformazione radicale ma scientificamente accurata, supportata geometricamente dalla simmetria di molti dei decori, e archeologicamente da confronti puntuali con altri reperti reali e testimonianze iconografiche. L'elmo può essere esplorato nel 3D interattivo qui presentato, osservandolo sia allo stato attuale di conservazione, sia nel ripristino dell’aspetto antico compiuto grazie all’intervento di restauro virtuale. https://vcg.isti.cnr.it/3dhop/demos/helm/index_helm.html Le ricostruzioni in virtuale Lo scorcio di paesaggio collinare, la struttura dell'ipogeo I ed alcuni oggetti di corredo andati persi dopo il rinvenimento, sono frutto di modellazione digitale. Tutte le informazioni utili alla loro generazione sono tratte dalla documentazione d’archivio (misure, disegni di scavo, descrizioni testuali); sono state inoltre considerate le similarità con altri contesti/oggetti cronologicamente e geograficamente affini. Bibliografia S. Batino, Frammenti di memoria dall’ager clusinus orientale. L’ipogeo dei Tetina di Sigliano, Edizioni Quasar, Roma, Gennaio 2014 (ISBN: 8871405668) S. Batino, M. Callieri, D. Duranti, M. Dellepiane, P. Pingi, E. Siotto and R. Scopigno, Virtual reconstruction of an Etruscan tomb in CHNT 17 – Conference on Cultural Heritage and New Technologies, November 5th-7th 2012, Wien 2013, 1-13 (ISBN 978-3-200-03281-1) Credits Coordinamento del progetto: Roberto Scopigno - Visual Computing Laboratory – ISTI CNR Pisa Marisa Scarpignato - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria Responsabili del progetto: Sabrina Batino - Ideazione, ricerca storico-archeologica ed archivistica Marco Callieri – Modelli 3D, video e galleria virtuale Realizzazione asset 3D: Daniele Duranti - Modelli 3D, digitalizzazione 3D e modellazione Paolo Pingi - Digitalizzazione 3D Eliana Siotto - Digitalizzazione 3D e 2D Matteo Dellepiane - Texturing Ringraziamenti Thomas Fröhlich - Deutsches Archäologisches Institut di Roma Maurizio Tarantino - Biblioteca Comunale Augusta di Perugia Francesco Landucci - Archeologia Sonora Sperimentale Daniele Bernabei - Voce narrante Musiche originali, per gentile concessione: Francesco Landucci - Archeologia Sonora Sperimentale - www.francescolanducci.com - da: "Etrurian Imaginary Sounds" Questa attivita' e' stata parzialmente finanziata da: Progetto “TeCHe - Technologies for Cultural Heritage” sostenuto da Regione Umbria (AUR - Agenzia Umbria Ricerche) con fondi POR Umbria FSE 2007-2013, Ob.2, Asse V, Obiettivo specifico “m” 3D ICONS - Pilot Project funded under the European Commission’s ICT Policy Support Programme
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  28. E' vero che siamo in agorà...ma qui mancano solo folletti e gnomi...
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  29. Direi che si può fare a questo punto anche un aggiornamento con i video girati a Milano Numismatica che sono sul canale YouTube di Quelli del Cordusio con anche i precedenti girati, buona visione ! https://m.youtube.com/channel/UCqP7Vmgu7Afpiplbt3so2mQ
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  30. Mai stato superstizioso. Non tollero di farmi condizionare l' esistenza da convinzioni campate per aria.
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  31. Come già annunciato in precedenza, prossimamente aprirà i battenti una nuova esposizione di monete a Palazzo Blu a Pisa: 'DDD - Dee, Donne & Denaro. Figure femminili nelle monete di Palazzo Blu'. Si tratta di una mostra divulgativa che prende spunto anche dagli studi di tanti colleghi e colleghe su questo tema e consente di esplorare la ricchezza iconografica - in questo caso - soprattutto della monetazione antica (greca e magno-greca e romana sino al periodo tardo-antico). I pezzi provengono dalla collezione Simoneschi che per il periodo romano ha degli elementi di assoluto pregio. Sabato 25 novembre alle ore 11,00 ci sarà la prima presentazione dell'esposizione, alla quale sarà possibile accedere gratuitamente, così come al resto delle sale del museo proprio in occasione di questo evento. Posto qua sotto la locandina con tutte le informazioni e vi aspetto! MB (P.S. Vi ricordo che se non le avete viste ancora, a Pisa abbiamo ri-esposto di recente una selezione di monete e gettoni medievali al Museo Nazionale di San Matteo e una raccolta delle monete da Cosimo I a Ferdinando I de' Medici al Museo Nazionale di Palazzo di Palazzo Reale 😊).
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  32. Venerdì 17 è un giorno nazionale di sfortuna: c’è chi salta il numero nelle file degli aerei, nelle camere d'albergo o negli indirizzi delle strade. Sono tante le motivazioni che inducono un italiano a evitare viaggi ed eventi importanti o decisioni in questo particolare giorno. Perché il 17? I Greci pitagorici consideravano il 17 un numero sfortunato tra due numeri altrimenti "perfetti", il 16 e il 18. Per i più religiosi, il diluvio biblico cristiano (Genesi 7-11) iniziò il 17° giorno del secondo mese. Nel 9 d. C. la 17a legione romana, tra le altre, fu brutalmente sconfitta dai tedeschi a Teutoburgo e circa 20.000 soldati romani morirono in questo attacco inaspettato. Alcuni ritengono che questa credenza sia nata nell'Antica Roma perché il numero 17 era visto come il numero romano XVII, e nel Medioevo associato alla frase latina "VIXI" (="ho vissuto") vista anche su antiche tombe. "Ho vissuto", che può essere inteso come "La mia vita è finita". Per alcuni italiani, soprattutto al Sud, le superstizioni intorno al numero 17 derivano dal fatto che le cifre imitano un impiccato: l'1 rappresenta l'uomo, il 7 la forca. Perché il venerdì? Si dice che il venerdì sia considerato sfortunato a causa del "Venerdì Santo", che nella fede cattolica era il giorno della morte di Gesù. Inoltre, il giorno più sfortunato di tutti sarebbe se il venerdì 17 cadesse in novembre (Ares docet!) perché in Italia il 2 novembre è il giorno della memoria dei defunti che segue la festa di Ognissanti del 1° novembre. Non tutti gli italiani hanno problemi con il numero 17, ma per sicurezza sembra che la compagnia aerea nazionale Alitalia non abbia la fila 17 su alcuni dei suoi aerei. Sembra che non abbiano nemmeno la fila 13 perché specialmente gli inglesi e gli americani sono preoccupati da questo numero. Allo stesso modo, quando la Renault introdusse il nuovo modello R17 sul mercato italiano nel luglio 1971, cambiò il nome in R177 per rispettare la superstizione.... Come fanno i poveri italiani ad allontanare i cattivi presagi? La gente ha un discreto numero di oggetti portafortuna, il più noto dei quali è probabilmente il cornetto, un ciondolo a forma di peperoncino rosso che protegge dal malocchio ed è solitamente realizzato in corallo rosso, argento, oro o, nella maggior parte dei casi, semplicemente in plastica. I ciondoli rossi, cornetti o coccinelle, sono spesso indossati da uomini e donne che li considerano portatori di fortuna anche in amore. Inoltre il rosso è un colore di buon auspicio per gli italiani perché significa protezione dal soprannaturale. Attenzione però che quando il colore rosso svanisce, l’amuleto non è più efficace. Buona fortuna a tutti! apollonia
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  33. Asta Portuscalle Numismatica nr 19 lot 513 https://www.biddr.com/auctions/portuscallenumismatica/browse?a=4082&l=4827563 The Suevi, temp. Rechiar, 448 – 455. Tremissis in the name of Valentinian III with half star, without mint name late 5th-6th centuries, AV Tremissis 1.40 g. Pearl-diademed, draped and cuirassed bust r. Rev. Cross pattée within wreath and with central jewel; flanked by two curved rectangles. Below, CONOB. AG 02.04 var. About UNC. Extremely rare.
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  34. La Banca Centrale presenta le monete in euro bulgare. https://bnb.bg/AboutUs/PressOffice/POPressReleases/POPRDate/PR_20231116_BG
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  35. Non metto in discussione la rarità di questa prova, ma - a mio avviso - anche se non "prova", in rame è molto più affascinante:
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  36. Quello che vi propongo è uno stralcio dell'art. 2 del Regolamento provvisorio dell'Amministrazione della Regia Zecca (ASNA, Ministero delle Finanze, busta 2156). Il documento, datato 1° aprile 1813, presenta l'organigramma della Zecca dove, stranamente, non figura il Maestro di zecca. Il testo prosegue con la descrizione dei compiti di ogni figura elencata nel suddetto articolo e, come si è sempre sostenuto, ci furono due incisori principali: "uno per i ritratti" e "l'altro per i rovesci"; "principali" perché, come scrive lo stesso regolamento, "essi avranno de' travagliatori sotto la loro dipendenza, e degli allievi per istruirli". Da altro documento è palesato come il Rega avesse, per la realizzazione di un nuovo conio, il doppio del soldo dell'Arnaud: per il conio del dritto di una piastra il Rega guadanò 300 ducati, mentre l'Arnaud 150.
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  37. Nuovo esemplare entrato in collezione : Carlo Emanuele III (1730-1773) - Soldo 1734 - MIR 939
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  38. peso del fiorino del Reno http://poidsmonetaires.over-blog.com/article-32875776.html Mario
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  39. Numismatica Ars Classica > Auction 140 Auction date: 7 November 2023 Lot number: 10 Price realized: 40,000 CHF (Approx. 44,603 USD / 41,503 EUR) Note: Prices do not include buyer's fees. Lot description: Metapontum Nomos attributed to Aristoxenos circa 430-400, AR 23 mm, 7.99 g. Head of Demeter l., wearing pendant and necklace; her hair fastened at the back with a fillet ornamented with two stalks of barley, one of which projects above her forehead. Rev. META Ear of barley with a praying mantis on r. Noe 398. Jameson 274 (these dies). K. Schefold, Meisterwerke griechischer Kunst, 528 (this coin). Historia Numorum Italy 1510. Rare and in exceptional condition for the issue, possibly the finest specimen in private hands. A very elegant portrait of masterly style struck on a very broad flan. Delicate old cabinet tone and good extremely fine Ex M&M 37, 1968, 40 and Morton & Eden 51, 2011, Exceptional Greek Coins, 9 sales. From the Roberta Käppeli collection. This nomos of the end of the fifth century BC follows the standard pattern for the coinage of Metapontum in this period. The obverse is typically given over to the head of a deity which was changed at intervals, while the reverse depicts a grain ear, which had been the badge of the city since the sixth century BC and the emblem of its source of wealth. Metapontum had been founded by Achaian Greek colonists in c. 630 BC and soon grew wealthy from the rich soil of its hinterland and the export of the grain crops it produced. So closely connected was Metapontum and its grain that the Metapontines are said to have once dedicated a "golden harvest" at Delphi. This is presumed to have been a dedication of sheaves of grain fashioned from gold. As a major producer of grain, it is not surprising that Demeter held an important position at Metapontum. Without her proper worship, the Metapontines would risk crop failure and an end to their great prosperity. Thus, Demeter makes frequent appearances on Metapontine coins, as one might expect. In the sixth century BC, Metapontum became an important centre for the political philosopher Pythagoras and his followers following their escape from Kroton. When Pythagoras died his house in Metapontum was consecrated as a new temple to Demeter. Estimate: 15000 CHF
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  40. Ma dal momento che noi collezionisti (a detta di certi geni della medicina) dovremmo essere "dei soggetti patologici" , allora dovrebbero esserlo anche tutti coloro che hanno una o più passioni... Mi domando chi non vorrebbe vivere in una reggia, assieme a delle bellissime donne , mangiando bene (magari pure rimanendo fisicamente in forma e perché no, non invecchiando, un po' come Dorian Gray) ? E questo sarebbe da pazzi? Forse se le donne sono troppe e litigiose magari sì, ma per il resto non mi sembra proprio una cosa così preoccupante e patologica.... Come diceva Don Giovanni: "Viva le femmine, viva il buon vino sostegno e gloria d'umanità".
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  41. Ciao, io in tutta franchezza non ci vedo nulla di demoniaco da quanto scritto sul giornale, anzi. C'è un articolo che parla di un'importante ritrovamento ed il suo ritorno a casa di un'opera d'arte recuperata ed infine si parla di collezionismo in generale che può scadere anche in una vera e propria dipendenza o malattia, cosa che non si può negare. Vedi recente esempio di chi a Roma trafugava dalle lapidi del cimitero foto di giovani donne e che sono state ritrovate a casa sua o il piu' famoso "collezionista di ossa " del celeberrimo film. Che ci sia anche in noi collezionisti di monete un piccolo grado di "malattia mentale" , che io definirei più passione, non possiamo certamente negarlo 🙂. Ovviamente, parlo a titolo personale, niente a che vedere con i due esempi da me citati, meglio specificarlo. Mia opinione in proposito. ANTONIO
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  42. Non ero al corrente di questo articolo del Corriere ma lo ritengo francamente sciocco ed anche offensivo. Non capisco come si possa confondere il collezionismo con la tendenza ad accumulare compulsivamente del ciarpame. Se poi considerassimo come affetti da traumi psicologici tutti quelli che comprano cose inutili, allora si potrebbe dire che viviamo in una società malata, essendo basata sul consumismo. Anche una donna che si diletta ad acquistare scarpe, vestiti e borsette può essere considerata una "malata" dato che compra più cose di quelle che realmente le servono e lo fa solo per una questione di carattere estetico. Si tratta, dunque, di un argomento estremamente scivoloso che andrebbe trattato con grande serietà e professionalità, cosa che in quell'articolo non è stato fatto.
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  43. @Atexano Visto che non ti risponde nessuno, ti do la mia opinione, ma prendila con le pinze perchè temo questa moneta sia al di sopra delle mie possibilità. Magari però riesco a stimolare la discussione. Una doppia battitura non è nulla di inusuale, non è quello che mi preoccupa, però la moneta mi lascia dei dubbi, in particolare il bordo e tutti quei buchetti. Inoltre lo stile sembra quello, ma non mi sembra perfetto. C’è qualcosa che non mi torna. Dati ponderali?
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  44. Buonasera a tutti, allego le foto di un volume che ho preso oggi alla fiera del libro che in questi giorni si sta svolgendo a Bologna. Lo avevo già visto altrove, ma non ero riuscito a prenderlo e oggi ho colto l'occasione. Si tratta del volume "Monete Sonanti - La cultura musicale nelle monete e nelle medaglie del Museo Civico Archeologico di Bologna" e - come si evince dal titolo - vi sono illustrazioni e descrizioni di monete e medaglie (205 totali) di tutte le epoche collegate alla cultura musicale, corredate da note storiche e non solo. Nota estremamente positiva le immagini delle monete, che sono di ottima qualità e dimensioni, perfette per apprezzarne i dettagli. Allego foto della copertina e dell'indice. Riccardo
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  45. Aggiungo due fascicoli Ticinum Notizie Numismatiche Bollettino dell’Associazione Pavese di Numismatica e medaglistica Anno VIII numero 2 (22) Dicembre 2007 Ticinum Notizie Numismatiche Bollettino dell’Associazione Pavese di Numismatica e medaglistica Anno XI numero 1 (26) Ottobre 2010 apollonia
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  46. Approfittando del fatto che quest’oggi ho fatto un salto a Londra, due nuovi libri che avevo in mente di prendere da un po’. Soprattutto il secondo visto che riguarda la collezione di uno dei maggiori numismatici e collezionisti britannici, di cui ho apprezzato moltissimo il suo libro sulle monete inglesi. - M. Bull, “ English Gold Coins. From 1816 - 1971” , Spink, 2023. - W. A. Mackay, “The Lord Stewartby Collection of Scottish Coins at the Hunterian, University of Glasgow. Part I.” Volume 71 della collana SCBI. Oxford University Press, 2021.
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  47. Buongiorno a tutti, condivido con voi un recente acquisto effettuato nel mio mercatino di fiducia. Pur non collezionando medaglie, mi ha colpito e ho deciso di prenderlo, tenuto conto anche degli ormai cent'anni di età. Allego la prefazione e l'elenco delle medaglie illustrate (che sono 120, ma quelle descritte sono molte di più). La maggior parte di esse è inglese (ma ce ne sono alcune italiane), con annessa descrizione dell'evento storico ricordato nella medaglia. Se qualcuno fosse interessato ad ulteriori foto, non esiti a contattarmi. Riccardo
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  48. Secondo me doveva essere un parente del custode della biblioteca del liceo che ho frequentato...soltanto che lui, dopo 30 secondi di lettura, cadeva tra le braccia di Morfeo ed in quel momento il divertimento era assicurato con scherzi di tutti i tipi...ma c'era un solo problema che quando gli chiedevano un libro ce lo tirava dietro e guarda che era un vero cecchino in particolare con i tomi e poi dicono che il liceo non ti in..segna niente.?!!!
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