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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/15/23 in Risposte

  1. Salve a tutti! Condivido la scansione di una mia Piastra 1855. Allego anche un dettaglio fotografico della variante.
    4 punti
  2. Gentilissimi amici proseguendo nella non facile (e decisamente costosa 😳) impresa di sostituire progressivamente i miei scudi sabaudi con esemplari di qualità, stasera sono lieto di presentarvi un millesimo in generale di media rarità, ma che diventa davvero difficile da reperire in elevata conservazione. La combinazione straordinaria di lustro, rilievi pressoché intatti e patina omogenea leggermente iridescente qui fanno la differenza abissale con i gradi inferiori di conservazione, che diventano molto più rintracciabili. Proviene dall’asta Nomisma Aste numero 5, lotto 1131 TOP POP, miglior esemplare certificato NGC, in slab n. 6141774-008. - MS 63. Certamente non regalata, ma in questa conservazione è moneta incredibilmente appagante, sia per gli occhi che per l’orgoglio di possedere un esemplare di tale qualità. Qualche lieve imperfezione al bordo inevitabilmente le impedisce di salire a MS64. Buona serata a tutti
    3 punti
  3. Prove in laboratorio. “Sono lenti d’ingrandimento straordinarie di 2750 anni fa gli strani oggetti trovati nel tempio di Atena” -Sono lenti d’ingrandimento i misteriosi oggetti di cristallo di rocca trovati in un tempio a Rodi. Gli studiosi hanno sottoposto a verifica questi reperti e hanno anticipato i risultati dell’indagine in questi giorni su ScienceDirect. Lo studio – firmato da Georgia Tsouvala, Lee L. Brice,Alex Papen, George Papen – sarà pubblicato sul numero di febbraio 2024 del Journal of Archaeological Science. Questi reperti, databili tra il 750 e il 700 a.C., rappresentano tra le prime lenti piano-convesse mai realizzate. Questa scoperta getta nuova luce sulle abilità tecniche e scientifiche delle antiche civiltà mediterranee e apre la strada a ulteriori ricerche per comprendere appieno il ruolo e l’importanza di queste straordinarie creazioni nel contesto della storia umana. Le lenti di ingrandimento realizzate in cristallo di rocca sono inserite in cornici bronzee dotate di una piccola protuberanza che migliora la presa. Le lenti, con diverso potere diottrico, sono di tipo piano-convesso e presentano un diametro di circa 1,5 cm. Le cornici in bronzo sono decorate con simboli che facilitano l’identificazione dell’ingrandimento della lente. Queste lenti sono verosimilmente tra le più antiche conosciute e si presume che fossero impiegate per attività come la lavorazione dell’oreficeria e l’incisione di sigilli “I manufatti di Ialysos – affermano gli studiosi – consentono ingrandimenti nominali delle immagini che vanno da 8,3 a 13,2, come indicato nelle nostre misurazioni. Tuttavia, nonostante la lucidatura accurata, i cristalli di rocca presentano imperfezioni che causano distorsioni. Le bande sono contrassegnate da tacche sulle maniglie, e sulla base. Si presume che il numero di tacche sia correlato alla qualità e alla risoluzione dell’immagine stessa.” Le tacche sarebbero pertanto servite per identificare le performance delle singole lenti, aiutando nella cernita chi le doveva usare. Gli studiosi hanno dichiarato: “Qui riportiamo la caratterizzazione quantitativa iniziale delle proprietà di imaging di una serie di periodici manufatti a forma di lente provenienti dal tempio di Atena a Ialysos, Rodi.” Il loro lavoro coinvolge una combinazione di metodi di risoluzione delle lenti standard e un caso di prova per la risoluzione sulle immagini micro-stampate delle valuta moderna. La conclusione sorprendente è che l’utilizzo di questi manufatti a forma di lente permette a un adulto con vista normale di osservare dettagli più fini in un oggetto rispetto a un adulto che non ha utilizzato questi strumenti. Per contestualizzare questa scoperta, è fondamentale esaminare il contesto storico in cui sono emersi questi reperti. La Missione Archeologica Italiana a Rodi, nel primo XX secolo, ha svolto uno scavo significativo nel sito del Tempio di Atena a Ialysos. Questo tempio, situato in una delle tre città antiche più importanti dell’isola, ha rivelato depositi di templi in cavità naturali sulle parti sud e ovest dell’edificio, risalenti al periodo tra il 750 e il 323 a.C. Gli oggetti ritrovati in questi depositi sono stati inizialmente interpretati come strumenti di lavoro, ma successivamente riferiti, nei decenni, dagli studiosi, a scopi diversi. https://stilearte.it/prove-in-laboratorio-sono-lenti-dingrandimento-straordinarie-di-2750-anni-fa-gli-strani-oggetti-trovati-nel-tempio-di-atena/
    2 punti
  4. Sotterranei di Palazzo Valentini. Il Colosseo e il Campidoglio sono poco distanti, nell’area di Piazza Venezia. Non stupisce che il sottosuolo abbia potuto offrire - nell’area a maggior densità archeologica della capitale – ritrovamenti di prestigio. Come sempre a Roma il problema è che la città continua a crescere su se stessa, rendendo difficili prima gli scavi, e poi la fruizione degli stessi da parte del pubblico sotto i palazzi pubblici o privati. La riqualificazione dell’area fu ideata inizialmente da Piero Angela e Paco Lanciano per un partenariato pubblico-privato Roma Capitale e Civita. Le installazioni multimediali colpiscono per la presenza della voce narrante e così familare del grande divulgatore televisivo. Colpiscono, degli ambienti, i meravigliosi marmi policromi che, assieme alla presenza delle terme, suggeriscono la ricchezza delle domus, qualora ci fosse bisogno di sottolinearlo al di là della zona d’élite in cui sorgevano. Ma è l’insieme delle stratificazioni della città a essere visibile e apprezzabile, attraverso i reperti, che arrivano addirittura all’apparizione di un bunker della seconda guerra mondiale ancora nello stato originario. La speranza è quella di raggiungere i 50 mila visitatori all’anno, proprio grazie al rinnovamento tecnologico che trasforma in un’esperienza immersiva – come obbligatorio dire adesso – quella che era una musealizzazione ormai vetusta. Soprattutto è una speranza perché esperienze di visita e di ricerca sotto la Città Eterna possano aumentare sempre di più e allargare il patrimonio di conoscenza degli studiosi e dei visitatori
    2 punti
  5. Monsieur, pourquoi intervenez-vous pendant que je parle avec cette gentile demoiselle? Êtes-vous peut-être à la recherche d’aventures romantiques? Cela ne me semble pas être le cas, même si vous êtes le « Conservateur » de cette section. Bon Dieu!
    2 punti
  6. Non posso fare altro che confermare, la senzazione di avere il libro fra le mani è ineguagliabile, poi quando è nuovo di stampa l'odore della carta da una sensazione incredibile.
    2 punti
  7. Lasci perdere….
    2 punti
  8. Condivido una parte del raccolto di quest'anno in fase di catalogazione
    2 punti
  9. Credo che sia un modo raffinato per dire che la foto non le rende giustizia e che per apprezzarla a pieno va tenuta in mano e mossa ….
    2 punti
  10. moneta interessante ma rischiosa.... per prima cosa non sappiamo il peso, e sinceramente non credo sia un suberato. c'è una significativa possibilità sia un falso moderno. esiste tuttavia un buon numero di "ori" bizantini coniati però in argento e sono una bella curiosità, ho scritto anche una cosa su questi, qua parziale (1) Byzantine pattern coins: solidi e tremissi bizantini in argento e bronzo.pdf | Alain Gennari - Academia.edu ma questa nello specifico non mi convince molto (la foto purtroppo non aiuta), e il foro sembra fatto apposta per "confermarne" l'autenticità .... io avrei comunque lasciato perdere..... saluti Alain
    2 punti
  11. Se per manuale intendi non un catalogo/repertorio ma uno studio che approfondisca storia, produzione e funzione della moneta nel periodo medievale e rinascimentale, allora lo studio migliore nel merito è: Lucia Travaini / Moneta e storia nell'Italia medievale Molto piacevoli per le splendide illustrazioni e per i testi che approfondiscono in particolare iconografia e stili artistici delle monete di quel periodo sono: Silvana Balbi de Caro / Monete e popoli in Italia nell'età di mezzo Silvana Balbi de Caro / Principi e monete nell'Italia moderna Utili possono essere anche: Aldo Cairola / Le antiche zecche d'Italia Aldo Cairola / Le monete del rinascimento Aldo Cairola / Le zecche degli stati italiani
    2 punti
  12. Finale coppa Rimet ,veniva assegnata definitivamente a chi avrebbe vinto il mondiale per 3 volte. l'Italia aveva vinto sia nel 1934 che nel 1938. Anche il Brasile aveva vinto 2 volte il mondiale .Quindi chi vinceva si portava a casa la coppa. Dopo un primo tempo abbastanza equilibrato durante il quale la squadra italiana riuscì a pareggiare, con un rocambolesco gol di Roberto Boninsegna, la rete iniziale del Brasile su colpo di testa di Pelé, nel secondo tempo la squadra sudamericana prese progressivamente il sopravvento e dimostrò una netta superiorità tecnica segnando altri tre gol. Al termine della partita la Coppa Jules Rimet venne quindi assegnata al Brasile, vincitore per la terza volta della competizione. Ricordo il nostro gruppo che giocavamo sempre in strada che ci eravamo preparati con barattoli e bastoni per festeggiare ,per fortuna tra il primo e secondo tempo un po' abbiamo festeggiato,poi sappiamo tutti come fini 4-1 e tutti a casa.
    2 punti
  13. No è una tipologia talmente diffusa e rinvenuta in diversi territori : africani, sardi, siciliani, spagnoli che si pensa che possa essere coniata in diversi stabilimenti, ma non si hanno elementi distintivi o perlomeno non ne abbiamo conoscenza. Se vedi qualche asta spagnola o leggi qualche studio spagnolo per esempio la danno coniata, anche se dubitativamente, a Carthago Nova (Cartagena). I primi studi ne attribuivano la produzione in Sicilia ora si pensa che possa essere coniata in effetti in vari territori cartaginesi. In realtà ci sono due varianti poco frequenti che potrebbero essere effettivamente di stabilimento sardo per via dello stile un po' degradato e per la caratteristica di avere invece che dei globetti sparsi un caduceo e una lettera punica (ALEPH), lettera per stile poco africana e molto simile invece per stile ad ALEPH di altre monete cartaginesi sicuramente di zecca sarda. La moneta invece oggetto della discussione nella variante dei tre globetti o asterismo che dir si voglia è estremamente comune.
    2 punti
  14. Condivido volentieri (ex Lotto 975 Artemide LIX 6-7/5/2023): Napoli. Francesco II di Borbone (1859-1860). Piastra o 120 grana 1859. D/ Testa a capo nudo a sinistra; nel taglio del collo, LA (Luigi Arnaud maestro di incisione). R/ Stemma della casata Borbone coronato. P/R 1; MIR (Napoli) 537. AG. 27.28 g. 37.00 mm. Altissima conservazione con intensa patina dorata. FDC. Nacque nel 1836 da Ferdinando II e Maria Cristina di Savoia. Dopo essere rimasto presto orfano della madre, alla morte del padre, nel 1859, non fu in grado di reggere il peso della corona che era sempre di più nel mirino dei Savoia. Rimasto inizialmente indifferente al pericolo che incombeva, a seguito dello sbarco dei Garibaldini a Marsala, fu costretto a fuggire a Gaeta e dopo tre mesi di resistenza alle truppe piemontesi firmò la resa l'11 febbraio 1861 rifugiandosi a Roma da papa Pio IX. Francesco abbandonò la capitale senza portare con sé le ingenti somme di denaro depositate nelle banche napoletane, favorendo in questo modo il saccheggio da parte dei savoiardi che in questa maniera riuscirono a coprire i loro precedenti debiti di guerra.
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  15. Ciao a tutti! 👋 Con questa discussione voglio proporvi degli strumenti economici per ottenere dettagli fotografici migliori rispetto le normali catture da smartphone. Lenti per smartphone: paragone foto monete PREMESSA Se nel forum facciamo una ricerca mirata su fotografare monete si estrapolano molti risultati, molte discussioni. In qualcuna sono proposti strumenti di ingrandimento, probabilmente molto efficaci, per chi ci si diletta molto seriamente, finanche un punto di vista professionale, ma non solo. Io vi voglio proporre una soluzione alla portata dei più, che qualcuno di voi forse conosce già, ma qui vi riporto dei paragoni diretti, fatto con lo stesso strumento di cattura, che rende l'idea dell'eventuale utilità di questi giocattolini economici. TEMA Nello specifico si trattano di accessori per smartphone, lenti macro da applicare facilmente davanti l'obiettivo con una clip che permette di avvicinarsi all'oggetto, ingrandirlo mettendolo bene a fuoco, mostrando dettagli altrimenti poco visibili. Nel mio passato mi sono cimentato a sperimentare accessori economici per smartphone, tra cui quelli fotografici (su oggetti e soggetti che nulla centrano cn le monete!), qui vi propongo 3 paragoni con 3 focali e ingrandimenti differenti: - Lente macro 15X - Lente macro 20X - Lente macro 40X (non c'è scritto nulla sulla lente, ma l'ho dedotto dalle immagini) Cerando su Google lenti per smartphone c'è una vasta scelta a prezzi molto abbordabili. Il vantaggio di queste lenti dedicate, oltre all'economicità, sta nella praticità. Analogamente si potrebbe utilizzare una lente da tasca qualunque e fare le foto, ma non sarebbe altrettanto semplice con analoghi risultati. In quanto supporto ottico, corregge la focale su qualunque fotocamera di smartphone con l'unica restrizione dovuta alla clips che monta la lente, ma quasi tutte le dimensioni del morsetto sono compatibili con qualunque dispositivo. Come potete notare, la distanza sull'oggetto, per ottenere un'ottimale messa a fuoco, diminuisce con la capacità d'ingrandimento. NB: Ovviamente le regole base della fotografia, sono sempre indispensabili, come illuminazione, stabilità, inquadratura, etc., ma con le lenti macro va tenuto conto che più possono avvicinarsi ed ingrandire il soggetto e minore è la distanza in cui il soggetto rimane a fuoco. Non a caso, la lente con maggiore ingrandimento, dev'essere addirittura appoggiata alla moneta per avere la giusta distanza (col suo spessore incorporato). Di seguito ho fatto alcune prove con paragoni diretti che vi posso dare un'idea sull'efficacia...
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  16. Concordo, mi pare che ci siano tracce dell'aureola a ore 3 del perlinato interno e che le lettere sottostanti siano ruotate di conseguenza.
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  17. Nel post #1855 ho nominato il file/immagine del topino Remì di ratatouille in 'ceko5kor' (abbreviato di: cecoslovacchia 5 korone), lo si può notare dall'url dell'immagine
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  18. Trovata! 5 korun cecoslovacca non la conoscevo ma la forma del 5 centrale mi ha ricordato una moneta dello stesso paese che avevo più presente perchè più vecchia! https://en.numista.com/catalogue/pieces2013.html
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  19. È una delle grandi rarità dell'Impero Bizantino. Insieme all'imperatore è rappresentato S. Alessandro, uno dei primi santi rappresentati in moneta. Il primo in assoluto fu S. Michele sulle monete longobarde. Arka Diligite iustitiam
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  20. Un esemplare "exceptional in hand" di tetradrammo da Reggio con al diritto testa frontale di leone ed al rovescio testa laureata di Apollo . Sarà l'8 Gennaio in vendita Heritage 3113 al n. 31001 .
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  21. Dal LAZARI sezione dedicata ai CONII:
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  22. Io la ho continuata
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  23. Piastra 1826 (27,40 g / 37.5 mm)
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  24. 1 punto
  25. Ciao @LOBUe ciao a tutti, Molto interessante, potrei ipotizzare che alla fine del 25 già coniavano le 26 reimpressa oppure viceversa, nel 26 coniavano ancora le 25,oppure ancora questo conio di rovescio era ancora utile ed è stato usato per 2 anni....non saprei sinceramente... Questa è passata qualche giorno fa su ebay mi sembra dello stesso conio.
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  26. Che sia un suberato direi che ci sono pochi dubbi ,con i limiti della foto si vede la pellicola applicata sopra il nucleo,forse ferroso,che ha rilasciato prodotti di ossidazione attorno al foro. Sarei meno propenso al falso "aureo " moderno poiché non vedo il senso di crearne uno per poi forarlo e scoprire così gli altarini ,mi sembra più un operazione congrua e coeva al periodo di riferimento. Ripeto , l' ossidazione e lo stile mi fanno pensare ad un suberato "legale" coniato a Costantinopoli per lo scopo di inserirlo in qualche stock in pagamento di riscatto e tangenti alle bellicose popolazioni confinanti.
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  27. Stimare, dal latino (ae)stimare, verbo denominale dall’aggettivo aestimus, tratto da aes ‘bronzo’. Per etimologia e significati v. l’articolo di Ernesto Milanese “A proposito di Æstimum e dell’origine della parola estimo” in AESTIMUM 58, Giugno 2011: 81-86 (pdf allegato). PDF.pdf apollonia
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  28. Ma è così qualsiasi annuncio di lavoro... cercano personale onnisciente e, ancora meglio, se pure una figura junior o middle 😇
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  29. In questi altri collage si possono quantificare le differenze di qualità di cattura tra le differenti focali, partendo sempre da quella senza lenti alla X40 Ho usato uno smartphone di fascia media, con fotocamera in modalità pro (tutte le impostazioni in automatico) e 20 centesimi, una moneta a caso .. Come prima immagine le catture senza zoom digitale, in ordine da sinistra a destra, senza zoom, x15, x20 e x40. e già così le differenze sono eloquenti. le successive, per godere dei dettagli al massimo, anche oltre la qualità, tutte le stesse, ma con ingrandimento digitale 10x annesso: ..ho fatto anche degli screenshot durante gli scatti che mostrano l'ingrandimento digitale 10x, ricordando che non è necessario fare la foto all'occorrenza, ma si può usare lente + smartphone per visionare meglio e condividere eventuali dettagli: ..questo è quanto per ora.. spero che qualcuno di voi troverà queste prove e questi suggerimenti utili, ricordando che abbiamo a che fare con piccoli oggetti, economici, non professionali, che sono anche facili da tenere e mantenere, ma per quanto costano, non comportano troppe preoccupazioni per la conservazione. Anche senza pretese, si ottengono risultati utili per buona parte delle esigenze. Ne esistono ancora con maggiori capacità di ingrandimento, ma non credo siano utili qui.. Ovviamente vanno benissimo per qualunque tipo di oggetti soggetti...
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  30. Monsieur @El Chupacabra, expliquez gentilment a @La Luna pourquoi les monnaies avec la face de Mussolini ne sont pas vrai monnaies, mon français ne suffit pas. Merci.....hahahahaahahahahahahahahah
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  31. Ciao Mario, appena arrivo a casa controllo anche io sul volume del Crippa.
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  32. 'exceptional in hand' - bella espressione ricorda i 'valori tattili' introdotti dallo storico dell'arte Roberto Longhi quelle che normalmente si definiscono come arti visive possono offrire anche una sensorialità aggiuntiva, nei casi di particolare bellezza, ovvero delle sensazioni tattili che aggiungono valore al godimento del bene artistico prodotto.
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  33. La valeur dépend de la quantité d'or contenue... s'il est présent. Monnaie commune de Pie IX. Cela semble authentique. Les photos ne sont pas claires, mais je dirais BB conservation ou un peu plus : valeur économique autour de 230-250 €. Nous attendons les commentaires d’un expert de cette monnaie.
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  34. Ciao, in effetti una certa somiglianza con il ritratto di Balbino, suo predecessore insieme a Pupieno, si nota. Piccola considerazione personale, ho notato che anche per alcuni denari di Alessandro Severo e di Vespasiano il ritratto è molto somigliante agli imperatori che hanno sostituito ( Elagabalo e Vitellio) e sono quelli coniati subito dopo essere saliti al potere. Si parla di periodi storici molto travagliati per l'impero( nel 69 d.C. ci fu una sanguinosa guerra civile, e fu l'anno dei 4 imperatori Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano) percui, nella fretta di coniare moneta del nuovo imperatore venivano utilizzati anche conii già approntati per il vecchio? Comunque è una bella moneta 🙂 ANTONIO
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  35. Salve Fra11: concordo. Dall’analisi dei testi di cento romanzi italiani del periodo 1947-2006 e dall’uso in vari vocabolari risulta la prevalenza generale del tipo riguardo a nell’italiano letterario recente e attuale. Personalmente non rinuncerei alla a nemmeno sotto tortura, solo che Alessandro Barbero ha usato l'espressione “riguardo gli Stati Uniti" in Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo, e l’autore ha tutta la mia ammirazione come storico e come scrittore. Anche Il Langense, pseudonimo di Luca Patrone, uno dei grandi rebussisti che da poco ci ha lasciati, usava il tipo senza a e la cosa è degna di nota perché ho sempre considerato gli enigmisti di fama un punto di riferimento per l’uso della lingua italiana. C’è il sospetto che il tipo senza a sia relativamente diffuso e una rapida interrogazione degli archivi di tre importanti quotidiani italiani ("la Repubblica", "Il Corriere della Sera", e "La Stampa") effettuata dall’Accademia della Crusca ha dimostrato che, in media, ogni cinque attestazioni del tipo con a ce n’è almeno una del tipo senza a. È plausibile l’ipotesi che l’accoglimento della forma senza a sia dovuto all’analogia con l’uso correttamente transitivo del verbo riguardare in costruzioni del tipo per quanto riguarda qualcosa, per ciò che riguarda qualcosa. Conclusione dell’Accademia: “Finché le proporzioni numeriche fra il tipo riguardo a x e il tipo riguardo x saranno queste, sarà lecito considerare corretto soltanto il primo; ma se, fra qualche anno, l’incidenza del secondo dovesse crescere, grammatici e lessicografi dovranno prenderne atto e considerare ammissibili entrambe le costruzioni. Vedremo.” Condivido e mi tengo la a. apollonia
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  36. unse T (T or è chef ad Avola NO) UN SETTORE CHE FA DA VOLANO Buona notte. Stilicho
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  37. The Avars (And Their Belts) by S. Caza (Otlichnik) The Pannonian Avars (as distinct from the modern Avars of the northern Caucasus), sometimes called Pseudo-Avars by the Byzantines, were an alliance of Eurasian nomadic groups from the Asian steppes. In this way they were similar to the Huns of the 4th– 5thcenturies By the time they inhabited the Pannonian basin, the Avar confederation was primarily Turkic but likely also included, Mongol, Tungut, Uralic, Germanic and Slavic tribes or elements. The contemporary Bulgars were an alliance with the same general ethnic mix, but located to the east, and then southeast, of the Avars. In 567/568, the Avars, with the help of the Lombards, defeated the Gepids and took over the Pannonian basin. The Lombards moved into northern Italy (Lombardy) and the Avars established the First, or Early, Avar Khaganate. From 582 to 584 the Avars captured Sirmium, Singidunum (Belgrade), and Viminacium. At first relatively large, this Khaganate shrank until it encompassed little more than the Pannonian plain by the early 7thcentury. In the Middle Avar Period, in the late 7thcentury, the Avars allied with the Balkan Slavs to defeat the Bulgars and retain their independence. During the Late Avar Period, in the 8thcentury, new steppe tribes, including Turkic Onogurs, Iranian Alans and Mongolian peoples, joined the Avar Khaganate, likely introducing the new griffon and tendril decorative styles. The Avar Khaganate was conquered by Charlemagne’s Franks, allied with the Slavs, in the 890s. The Avar’s “ring”, or "hring", their fortified capital encampment, was sacked and the Avars were converted to Christianity. The Khaganate fell apart, with the Avar population falling under the Frankish and Bulgar states. Avar identity generally faded, though some pockets remained in the Great Hungarian Plain until the arrival of the Magyars in the late 9thcentury, and in eastern Austria (Burgenland) under the Franks. Avar Periods Avar history is generally divided into the Early, Middle and Late periods. However, there are several variations of the dating among historians. Below are two. Diam Early Avar: 568 – 650/670 Middle Avar: 650/670 – 700 Late Avar: 700 – 800/820 Stadler Early Avar I: 568 – 600 Early Avar II: 600 – 630 Middle Avar I: 630 – 655 Middle Avar II: 655 – 680 Late Avar I: 680 – 720 Late Avar II: 720 – 760 Late Avar III: 760 – 822 Avar Belt Sets Most Avar-related items today are from belt sets, which were an important component of Avar identity. Interestingly, based on the excavations of several thousand undisturbed Avar graves, only approximately 10% of male Avar graves contained belt sets. This likely indicates that they were restricted to a warrior and/or village leader class. (Szenthe, 2019, p.296.) Avar belt sets consist of a confusing array of parts. They can be divided, and dated, based on decorative styles. Breuer (2005) has classified them based on shape and design. Buckles Avar buckles were sometimes plain, but usually had an integral decorated plate. Avar belt buckle (Breuer type 4A) with integral plate (with Lily or Tree-of-life decoration). Buckle plate, Geometric Circular Lobe style, Late Avar III period. Belt Plates There are three main types of Avar decorative belt plates. Tiny decorative plates were used on various part of the belt, including along the narrow main body of the belt, above the hanger-plates on the thicker part of the belt (on the wearer’s backside), and/or on the many short leather straps that hung down from the belt. These tiny plates were usually triangular, pointed, or half-round, usually with a floral design. They had small holes for attachment, and maybe a big hole for decoration, and had a plain flat back. They were likely attached with tiny rivets, though some may have been sewn on. Two tiny Avar belt plates (Breuer type 2A) with vegetal style decoration. The left has three small rivet holes, the right has two (top and bottom). Medium-sized decorative plates were used on the narrow main part of the belt. They were attached to the belt with rivets. A medium-sized belt plate. This plate is one-sided and was fastened to the belt with two rivets but has no hinge for a hanger. Medium-sized hanger plates were similar to decorative plates, but had a hinge on the bottom from which a small pendant hung. Hanger plates with pendants were used on the wide part of the belt. The tiny pendant is often confusingly similar to the tiny decorative plates, but has a hinge at the top. These tiny pendants either hung below the belt, or on the side of the belt and likely jangled. Three different Avar belt hanger-plates with pendants (with different decoration styles) and one separate pendant. Strap Ends There are two types of Avar strap ends. Though strap ends often looked very similar to belt plates they were usually two-sided and were attached in a different manner. Instead of being riveted to the belt they were hung from the end of a strap. They therefore had a recess for the strap at their top. Confusingly, many Avar strap-ends were made in two parts. The two sides of the strap end were fitted over the leather strap and attached together with small rivets. This was likely a more secure means of attachment to the strap than the one-part strap ends, which only accommodated a short length of strap. Medium-sized strap ends were used on the bottom of the many short leather straps that hung down from the belt. Three medium-sized strap ends (with Lily style decoration). They are two-sided and have each have two rivets, in small lobes at the, to affix the strap end to the strap. One large strap end was used on the end of the belt itself. These rarely survive whole today. Broken upper-half of a large Avar strap end (with S-tendril style decoration). This one-sided plate was riveted to an identical back plate, with the leather strap sandwiched between. Belt Set Styles The type of decoration (animal, floral, vegetal, etc.) used on belt sets varied over time as did the shape of the belt plates. There are many different, often conflicting, typologies of Avar belt set styles. I have gone with the most recent, Szenthe (2013) for the Late Avar period. Surprisingly, Avar belt sets did not consist of belt fittings with only one design. Instead, several different styles of belt fitting could be found in any given belt set. This only ended in the late Avar IIIa period when sets consisting of only the Floral Geometric Horizon or Geometric Circular Lobe style were common. (Szenthe (2019), p. 301.) Early Avar (EA) Period Styles [circa 568 – 650/670] Early Avar belt sets contained either Byzantine styles, such as the “Mask” or the Martynovka styles, or plain fittings (in silver or iron). Only buckles were cast, other parts were made of stamped or sheet metal. Byzantine Mask Style • Circa 575 – 600. • A Byzantine, not Avar style. Obsolete by Early Avar era, but still occasionally found in Avar graves. • Simple plates with round and other shaped holes. Some looked like a mask. • Rarely appeared as full sets, just pieces here and there. Possibly trophies. (Daim, 2003, p.478.) Byzantine "Mask" style belt plate. Used during Early Avar Period. Byzantine "Mask" style strap-end. Used during Early Avar Period. Martynovka Style: • Circa late 6thand early 7thcentury. • Plain metal, with stylized linear and scroll style incised decoration • Aka Tamga style. Middle Avar (MA) Period Styles [circa 650/670 – 710] Strap ends had waisted edges and a pointed end. Most fittings, other than buckles, were sheet metal or stamped. Other cast fittings appear at the very end of MA Period. Stolbica I Style: • Circa late 7th and early 8thcentury. • X-lattice, often openwork. Short strap-end with X-form lattice openwork, from Middle Avar II Period. Griffon & Tendril Style • Circa late 7th and early 8thcentury. • Rectangular belt plates with griffons. Late Avar (LA) Period Styles [circa 710 – 820s] Belt sets are far more common. Many fittings are cast. Strap ends can be either 2-sided or 1-sided. Late Avar I and Late Avar II [circa early to mid 8thcentury] Late Avar I Belt plates are rectangular and oval. Strap ends have slightly waisted edges and pointed end, but usually less pronounced than in the Middle Avar period. Avar strap end with "Wavy" or "Tooth" design. Unknown style type. Note waisted sides, pointed end and flat reverse. Late Avar II Belt plates are shield, pentagonal and round shaped. Strap ends have parallel edges and a rounded end. Late Avar Animal Style • Used in both LAI and LAII periods. Circa 700 – 760 • Also called Griffon & Tendril style. • Rectangular hanger plates, with griffons continue from MA period. • Almost-square decorative plates with griffons. • With vegetal S-tendrils and circular lobes, but the small leaves / lobes are round with dimples. (Unlike later pointed or leaf-shaped lobes.) • Strap ends have a slight waist, slightly pointed bottom, and flat top. • All fitting types are often in openwork design. Half of a symmetrical silver-plated belt plate with animal design. Likely Late Avar I period. Shield-shaped hanger plate in Late Avar Animal style - tendrils only. Strap-end in Late Avar Animal style, griffon on one side with tendrils one the other. The slightly waisted sides and rounded end mean this is a late example of this style. Strap-end in Late Avar Animal style, though with tendrils only. Note the waisted sides, pointed end and round dimpled lobes (see right hand image). Two strap-ends in Late Avar Animal style, though with tendrils only. Note the waisted sides, pointed ends and round dimpled central lobes. Short strap-end in Late Avar Animal style, though with tendrils only. The sides are now parallel though the end is still slightly pointed. The central lobes are small domed circles. Heart Style • This is actually a sub-style of the Late Avar Animal Style. • Aka Mikulcice style. • Circa 730 – 760. • Uses a heart-shaped floral palmette vegetal design instead of the tendril and lobe with round lobes design. Broken upper half of large Avar strap-end in Heart style. Late Avar II period. Late Avar Horizon Style • Circa 730/740 – 760 • Almost-square griffon plates, but not hangers, still in use. • Also uses tendril and lobe vegetal designs, usually more intense with more petals than for the Animal style. • Oval or shield-shaped hanger plates. • Strap ends have parallel sides, round bottom, and flat top. • Many fittings are often in openwork design, usually with lots of small holes. Late Avar III [circa late 8th to early 9th century] Belt plates are strap-end shaped (oblong with one flat or squared-off end). Earlier belt hanger plates are wider at the top (rounded end). Later they have parallel edges. Strap ends have parallel edges and a rounded end. Sets have the most fittings, up to 30/belt. Strap ends often have animal heads at top. Made of bell bronze, with more lead than earlier normal tin bronze. Geometric Circular Lobe Style • Circa mid to late 8thcentury, likely used into 9thcentury. • Also called Geometric Scrollwork style, Floral-Geometric Horizon style or Aleppo style. • With vegetal S-tendrils and circular lobes, but the small leaves / lobes are more natural, leaf-shaped, pointed or hook-shaped with dimples. (Unlike earlier round and dimpled lobes.) • Strap-end shaped hangers. Belt plates and hangers have slightly pointed bottoms at first, then rounded bottoms. • Strap ends have parallel sides, round bottom, and twin pointed or rounded “ears” or lobes on top, each for one rivet. • Most fittings are solid plates with stamped or etched design. Little if any openwork. Belt buckle plaque in Geometrical Circular Lobe style. Belt buckle plaque in Geometrical Circular Lobe style. Belt plate (not hanger) in Geometric Circular Lobe style. Two Avar hanger plates in Geometrical Circular Lobe style. Four more hanger plates in Geometrical Circular Lobe style showing the wide variety of tendril forms. Half of a two-piece strap-end in Geometrical Circular Lobe style. This is probably an early version as it has a flat top with no "ears" or lobes. Two part medium-sized strap-end in Geometrical Circular Lobe style, held together with three rivets. Two-part medium-sized strap-end in Geometrical Circular Lobe style, held together with two rivets. One half of a two-part medium-sized strap-end in Geometrical Circular Lobe style. Two separate halves of medium-sized strap-ends in Geometrical Circular Lobe style. Two separate halves of medium-sized strap-ends in Geometrical Circular Lobe style. These fine examples have openwork, which is scarce for this type. Upper half of one side of a large two-part strap-end. Decorated in Geometrical Circular Lobe style. Final Avar Phase Style • Last Avar style introduced. [Csaba] • Circa late 8thto early 9thcentury. • Axially-symmetric small-sized vegetal designs, known as Lily, or Tree-of-life. • Initially with clear vegetal decoration, but later examples have a “degenerate” style consisting mostly of unadorned rims and holes. • Strap ends have parallel sides, round bottom, and twin animal-head “ears” or lobes on top. • Most fittings are openwork design. Two early, wider-top, hanger plates, in Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Two hanger plates, one with small square pendant, in Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Two more hanger plates, one with small triangular pendant, in Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Hanger plate with loop for pendant, instead of hinge, in Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Two tiny belt plates (Breuer type 2A), in Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Three strap-ends in early (finer) Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Two strap-ends in middle (beginning to degenerate) Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Strap-end in Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. This example has no openwork, unlike most examples of this style. The reverse is also flat. This was a one-piece strap-end. The strap attached to the top where a tiny flat plate (missing) was attached with two-rivets. This style of attachment had generally dies out in the LAI period. Strap-end with unique bar method of attachment, in Final Avar Phase (aka Lily or Tree-of-life) style. Thick with Beaded Rim • A sub-style of the Final Avar Phase style. • Strap ends are very fat or thick and have beaded borders. Most are one-piece, but two-piece examples exist. • Solid cast bronze but made in imitation of intricate hollow multi-piece Byzantine goldwork. Two one-piece thick strap ends with beaded rims, from Late Avar III Period. One half of a two-piece thick strap-end with beaded rim, from Late Avar III period. Incised Vine-leaf Style • A sub-style of the Final Avar Phase style. • Also called stabchenranke (“stick-vine”) style. Often used with Scaled Frame strap-ends (below). • Small solid (i.e. no openwork) strap-end shaped hanger plates with floral design incised or punched on surface. Three belt hanger plates, on with pendant, in Incised Vine-leaf Style, from Late Avar IIIb Period. Scaled Frame Style • A sub-style of the Final Avar Phase style. • Asymmetrical Hollow-“D” shape. • Open frame with scale design on rim. • Only attested in eastern Austria. Often used with Incised Vine-leaf style hanger plates (above). Pair of Scaled Frame strap-ends from Late Avar IIIb period. Other Avar Items (e.g. not belts) Finger ring reportedly found with Avar belt set fittings. It is bronze with simple incised line decoration. Avar woman's bracelet. Iron Avar arrowhead. While the most common Avar arrow type appears to be tanged iron tri-lobate, very similar to late Roman and Hunnic arrows, they also used leaf-form diamond cross-section tanged arrows. Avar iron lamellar armour. Eight broken lamellar plates, fastened together with modern wire. Not typical concave curve in left edge of leftmost two pieces. Bibliography Breuer, Eric. Byzanz on der Donau, 2005. Csaba, Szalontai. A keso avar kori liliomos ovveretek. Daim, Falko. “Byzantanische” Gurtelgarnituren des 8. Jahrhunderts, in Die Awaren am Rand der byzantinischen Welt, 2000. Daim, Falko. Avars and Avar Archaeology: An Introduction, in Regna and Gentes: The Relationship between Late Antique and Early Medieval Peoples and Kingdoms in the Transformation of the Roman World, 2003. Diam, Falko. Byzantine Belt Ornaments of the 7th and 8th Centuries in Avar Contexts, in Intelligible Beauty: Recent Research on Byzantine Jewellery, 2010. Gabor, Kiss. A kesoi avar aranyozott ovdiszek. Rustoiu, Aurel. Shooting the evil. “Scythian” arrowheads in Avar age graves from the Carpathian Basin, in Calin Cosma ed. Warriors, weapons, and harness from the 5th–10thcenturies in the Carpathian Basin, 2015. Stadler, Peter. Ausgewahlte Awarische bronzegusse als parallelen zu Gurtelbeschlagen von Vrap und Erseke, in Der Schatzfund von Vrap in Albanien, 1986. Szenthe, Gergely. Vegetal ornaments in the Late Avar decorative art, in Dissertationes Archaeologicae ex Instituto Archaeologico Universitatis de Rolando Eötvös nominatae Ser. 3. No. 1, 2013. Szenthe, Gergely. Material culture patterning as the source of the Avar power network, 8thcentury AD, in Dissertationes Archaeologicae: ex Instituto Archaeologico Universitatis de Rolando Eötvös nominatae Supplementum 2, 2018. Szenthe, Gergely. The Late Avar Reform and the Long Eigth Century, in Acta Archaeologica Academiae Scientiarum Hungaricae 70, 2019. https://www.forumancientcoins.com/numiswiki/view.asp?key=avar
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  38. Il fatto che una medaglia rappresenti un donativo (munus) è intrinseco al concetto stesso di tale oggetto. Il fatto che l'osella sia moneta, mi pare acclarato (visti i decreti di emissione e tutto quello che sopra anche Oppiano ha ampiamente indicato). Infine il fatto che quelle delle dogaresse siano medaglie (quantunque imitative di oselle) è ben palese. Tutto il resto è 'negazionismo' o 'bastiancontrarismo'.
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  39. Werdnig (ed. italiana)
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  40. Per non confondere i collezionisti di tale monetazione, meglio essere dettagliati e piú fedeli alla realtá delle vere raritá di alcuni millesimi, che non si vedono spesso anzi molto raramente su aste o in collezioni specie se in conservazione. Un saluto dal Mediceo che piú Mediceo non ce nè!😁
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  41. Ciao @Trullo io lo classificherei come un tardo Enrico IV, ultimi tipi Matzke H2e. Oppure primi H3a. siamo comunque a cavallo tra i secoli XI-XII . Che io sappia non sono documentati (a differenza dei cugini pisani) cunei o segni voluti per questi denari che sono invece ricchi di segni casuali dovuti ai supercusum conseguenza dei colpi di martello, a sovraconiazioni a ribattiture alla rozzezza delle lamine e dei conii o all'usura di questi ultimi. @monbalda e non solo, raccomanda cautela anche nei casi apparentemente evidenti come questo, premesso che andrebbe visto de visu devo dire che la centratura e il corretto orientamento del cuneo lo rendono particolarmente credibile e suggestivo. Aspettiamo .....magari qualcun'altro si esprime.
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  42. Ciao Mario, mi ripassi una tua email per MP che te lo mando.
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  43. Questi meravigliosi monologhi veneziani (o forse sarebbe più appropriato definirli soliloqui: chi mai potrebbe azzardarsi a proporre integrazioni od opinioni differenti, stante la minuzia dei dettagli riportata) di Domenico sono di straordinario valore. E, quel che è incredibile, è che si leggono di un fiato. Bisogna ringraziare l’Autore di questi threads che, se da un lato è vero che sono una summa di citazioni, dall’altro costituiscono una fonte inesauribile di informazioni per i numerosi seguaci della monetazione della Serenissima. E anche trovare le citazioni poi non è così banale: solo con i mezzi, il tempo dedicato e la passione di Domenico si possono coordinare in modo così fluido e armonico da costituire via via un’opera omnia per questo affascinante settore della Numismatica. 👏🏽👏🏽👏🏽
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  44. Dal Molmenti “La Dogaressa di Venezia”:
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  45. Ciao. In realtà non si tratta di una moneta ma di una tessera plumbea romana, categoria di oggetti che ho sempre trovato affascinanti e misteriosi. Se fino ad un paio di anni fa era possibile portarsi a casa ad un costo contenuto in aste internazionali diverse tessere molto belle, interessanti o anche di tipologie pubblicate, da un po' di tempo ci sono compratori (stranieri?) che fanno man bassa dei pezzi migliori, per non dire di tutto il disponibile raggiungendo anche cifre alte (e 100-150 euro erano offerte altissime per le tessere fino ad un paio di anni fa. questi hanno "sbragato" il mercato). Così è capitato nell'ultima ARTEMIDE eLive 30 che avessi adocchiato il lotto nr 849 assolutamente affascinato dalla raffigurazione del rovescio (?): un bambino seduto a destra, con le braccia e il mento appoggiati sulle ginocchia. La bellezza di questa piccola raffigurazione rasenta l'opera d'arte. Più liberi di esprimersi che sulle monete ufficiali, gli incisori (quelli almeno di qualità) che lavoravano sulle tessere potevano esprimersi su temi del tutto non canonici e potevano trarre dei piccoli quadri di vita quotidiana assolutamente vivi, ed efficaci. Guardate la resa generale del corpo, le masse muscolari del bambino pur forti colte in un attimo di riposo ed in un momento di contemplazione di qualcosa che va al di là del bordo del tondello. Una resa di grandissima espressività e naturalezza, un bozzetto degno della più alta statuaria privata ed affatto differente dalla resa della pittura compendiaria di origine alessandrina in gran voga presso gli artisti romani a partire dalla tarda repubblica. "The Roman Empire. PB Tessera, 1st century BC-1st century AD. D/ Male head right, bearded. R/ Child seated right, arms and chin resting on the knees. PB. 2.28 g. 14.00 mm. About VF."
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  46. Penso sia un salto di conio. Al D/ mi pare che la moneta si sia spostata di 1/4.
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  47. Buon pomeriggio a tutti gli amici del forum, parto subito nel dire che sono davvero contento che la discussione sul 10 mon "Hōei Tsūhō" sia stata particolarmente apprezzata e vi ringrazio tantissimo per questo! Oggi invece parlerò di un'altra moneta giapponese, decisamente più caratteristica rispetto ai 10 mon e secondo me la storia che gli gira intorno rappresenta bene sia il tentativo di risollevare l'economia giapponese che la successiva crisi del governo militare dello shogun: i 4 mon "Kan'ei Tsūhō". Immagine 1: Mon (emblema) del clan Tokugawa. Nel 1768 il ciambellano e consulente dello shogun Tokugawa Ieharu, Tanuma Okitsugu, commissionò la creazione di una moneta Kan'ei Tsūhō dal valore nominale di 4 mon per cercare di risolvere i problemi economici dello Stato. La prima versione fu lanciata presso la zecca di Fukugawa o di Kameido (al giorno d'oggi sono quartieri di Tokyo) nella capitale Edo, caratterizzata da un design iconico con 21 onde (Nami) sul rovescio. Le monete erano fatte in ottone con rapporto 68:24:8 tra rame, zinco e stagno. Immagine 2: 4 mon "Kan'ei Tsūhō" del primo tipo a 21 onde (Nami) con patina arancione (fa parte della mia piccola collezione). Nel 1769 il design del rovescio fu variato con uno stile più semplice di 11 onde e che non cambierà più nelle emissioni successive. La moneta da 4 mon è solamente 2 -3 millimetri più grande (circa 27 mm) della moneta da 1 mon "Kan'ei Tsūhō" (circa 24 - 25 mm) ed era molto economica da produrre. A causa dell'esaurimento delle miniere di rame giapponesi le monete "Kan'ei Tsūhō" da 4 mon vennero prodotte in quantità elevate (per esempio la produzione alla zecca di Kameido cessò nel 1788, con un totale di ben 157.425.360 monete coniate) grazie anche alla loro relativa efficienza in termini di costi rispetto alle monete da 1 mon. Mentre l'economia era ancora in crescita, la popolazione giapponese accettò queste monete al loro valore nominale visto la forte emissione e circolazione. Immagine 3: 4 mon del secondo tipo a 11 onde (immagine presa online) Tra il 1821 e il 1825 il governo dello shogunato Tokugawa commissionò un gran numero di monete da 4 mon. Poiché la produzione rientra nel periodo Bunsei (1818 - 1830), le monete sono soprannominate proprio "mon Bunsei". Rispetto alle monete in ottone del periodo Meiwa (1764 - 1772) prodotte in precedenza, le monete da 4 mon "Bunsei" tendono ad avere un colore più rossastro a causa dei metalli diversi rispetto al rame. Immagine 4: un 4 mon "Bunsei" (immagine presa online). Nel 1860 il governo Tokugawa autorizzò la produzione di monete in ferro da 4 mon "Kan'ei Tsūhō" a causa delle difficoltà finanziarie estreme, ma il tentativo di coniare monete con questo metallo non riuscì visto che il ferro è incline all'ossidazione rendendole quindi difficili da usare. Alla popolazione giapponese non piaceva scambiare le monete contenente rame con quelle in ferro perché non apprezzavano questo tanto quanto il rame. La produzione economica delle monete da 4 mon comportò a molte contraffazioni che venivano prodotte da zecche illegali e da quelle gestite dai vari domini controllati dai daimyo. Nel 1866 il governo iniziò a dare ai domini il permesso ufficiale di emettere i 4 mon "Kan'ei Tsūhō" con le proprie finanze (queste monete hanno spesso dei segni di zecca sul retro che le rendono abbastanza facili da identificare), una scelta drastica che influenzerà le dimissioni dell'ultimo shogun Yoshinobu Tokugawa e la caduta del Bakufu (shogunato) nel 1867 da parte dei domini (il più importante fu quello di Satsuma) guidati dall'imperatore Mutsuhito, dando così inizio alla famosa "Restaurazione Meiji". Immagine 5: 4 mon in ferro, emissione ufficiale del Bakufu (immagine presa online). Immagine 6: 4 mon in ferro emesso dal dominio di Aizu. Il segno di zecca èノ (immagine presa online). Spero che anche questa discussione sia di vostro gradimento! Purtroppo il sito non mi fa postare la mia moneta da 4 mon con le 11 onde, quindi aggiungerò le immagini successivamente tramite un commento. Per quanto riguarda l'idea della piccola guida sulla monetazione bronzea (vale anche ottone e ferro) Tokugawa mi servirà molto tempo in quanto vorrei prendere più materiale possibile (principalmente monete) in maniera tale da renderla completa e decente. Buona giornata a tutti e alla prossima! Xenon97
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  48. Mi dispiace contraddire il giudizio della casa d'asta ma a mio modo di vedere non si può parlare di FDC,si notano diversi colpetti e graffi soprattutto al dritto e sui bordi... A parte cio la moneta è interessata da diverse debolezze sulla legenda al rovescio... Però è un pezzo interessante avendo la A di FRANCISCVS senza traversa(FR∧NCISCVS)...
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