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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/17/23 in Risposte

  1. Non so con precisione da quando, ma l'archivio di Sixbid è diventato a pagamento, così come altri in passato https://portal.sixbid.com/it/upgrade Con l'account free (BLUE) si possono consultare "gratis" i risultati degli ultimi 12 mesi con SILVER (66€ / anno) le aste dal 2000 con GOLD (666€ / anno) tutte le aste con GOLD+ (1111€ / anno) capisco che si può chiedere la scansione di cataloghi molto vecchi Il servizio è indubbiamente utile, chissà però se le case d'asta che forniscono le foto e i risultati a Sixbid ricevono una %
    3 punti
  2. L'ennesima sconfitta per il collezionista e soprattutto lo studioso di numismatica. Fabio
    3 punti
  3. Le due tavole-diploma del soldato pretoriano romano trovate in un campo. Mostra a Grosseto. Pensione, privilegi, moglie e figli Il diploma militare di Valerio Clemente si occupava anche, come avveniva per i militari in fase di congedo della futura vita familiare del soldato, consentendo il matrimonio in regime di monogamia e la cittadinanza ai figli avuti durante il servizio militare. Nell’immagine a destra vediamo un bellissimo medagliane del IV secolo, epoca nella quale visse il pretoriano, che rappresenta una donna e i suoi due figli. Il medaglione fa parte della Croce di desiderio, conservata nel Museo di Santa Giulia a Brescia Il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma di Grosseto, in Toscana, aprirà le porte, dal 20 dicembre 2023, a una straordinaria mostra dedicata a un tesoro archeologico unico nel suo genere: un diploma militare romano appartenente a Valerio Clemente, membro della Guardia Pretoriana, risalente al IV secolo. Il diploma militare, inciso nel bronzo perenne, era non solo un attestato di congedo e di buona condotta – con la concessione di privilegi – ma una sorta di “infeudatura” degli ex militari romani, che venivano chiamati, pur in pensione, a tener sotto controllo i luoghi in cui si stabilivano. Il prezioso reperto relativo a Valerio Clemente fu scoperto nel 1958 nei dintorni del comune di Poggio Rotigli, alle porte di Grosseto, durante lavori di aratura. Nonostante l'”incontro” con macchinari pesanti, le due tavolette di bronzo furono recuperate in condizioni eccellenti, con tutti e quattro i lati completamente leggibili. Questo ritrovamento epigrafico è di particolare rilevanza poiché rappresenta l’unica testimonianza nota di un diploma militare romano del IV secolo. In foto: diploma militare di Valerius Clemens, foto di Paolo Nannini (OPAXIR). Il testo inizia così: “Il settimo giorno prima delle Idi di gennaio, durante il sesto consolato degli augusti Costanzo e Massimiano. La nona coorte pretoria degli Augusti e dei Cesari. Valerio Clemente, di nazionalità italica.” Il documento, appartenente a Valerio Clemente, cittadino italiano congedato dalla Nona Coorte Pretoriana il 7 gennaio 306 d.C., è il più recente diploma militare romano conosciuto, datato all’inizio del IV secolo. Al termine dei 25 anni di servizio, tali diplomi attestavano il congedo legale dai ranghi dell’esercito e garantivano una serie di diritti, tra cui la cittadinanza romana, il diritto al matrimonio, la legittimazione dei figli nati prima del matrimonio e la cittadinanza conferita anche a essi. In foto: diploma militare di Valerius Clemens, foto di Paolo Nannini (OPAXIR) Il testo, infatti, dopo le informazioni relative al servizio prosegue dicendo che a Valerio Clemente, dopo la sua militanza nella nona coorte pretoria, è concesso lo ius conubii, cioè il diritto di sposare una ed una sola donna (la prima), e la cittadinanza romana per i propri figli anche se nati da una consorte priva della cittadinanza romana stessa (peregrini iuris). La titolatura imperiale e le altre indicazioni cronologiche riportate consentono di datare il diploma al 7 gennaio 306 d.C.: si tratta, come dicevamo, del documento più recente del suo genere ad oggi conosciuto. Il diploma si compone di due tavolette rettangolari, una più grande e spessa dell’altra, unite da due fori centrali. Originariamente collegate da una corda attraverso i fori, erano sigillate con un materiale di piombo o stagno per garantire la privacy delle iscrizioni interne e prevenire frodi. La lunga iscrizione contiene i nomi e i titoli degli imperatori Flavio Valerio Costanzo (Costantio Cloro) e Galerio Valerio Massimiano (Galerio), insieme ai loro predecessori Diocleziano e Massimiano, nonché ai Cesari Flavio Severo e Massimino Daza. Questa ricca fonte di informazioni offre uno sguardo dettagliato sulla storia dell’epoca. La Guardia Pretoriana, nota anche come cohortes praetoriae, rappresentava un reparto militare dell’Impero romano, incaricato principalmente della sicurezza personale dell’imperatore. A differenza delle più generiche “coorti pretoriane,” che potevano riferirsi a piccole unità di scorta per varie autorità, la Guardia Pretoriana svolgeva un ruolo cruciale nelle vicende imperiali, contribuendo spesso a determinarne le sorti. Operativa sin dai primi anni del principato di Augusto, la Guardia Pretoriana aveva una gamma di responsabilità estremamente ampia. Oltre alla sorveglianza dell’imperatore come guardia del corpo, il suo ruolo si estendeva ai servizi segreti, compiti amministrativi, attività di polizia e persino all’assistenza dei vigiles nella gestione degli incendi. Le coorti dei Pretoriani, numerate da I a IX e composte da 500 soldati ciascuna, erano sottoposte al comando del Prefetto del Pretorio, un membro del ceto equestre noto come Praefectus Praetorio, assistito dal Principe dei Castra, Pinceps Castrorum. Valerio Clemente faceva parte della Nona Coorte. L’imperatore Augusto stabilì una paga fissa per loro di 750 denari all’anno, con un premio di congedo di 5000 denari. È interessante notare che fino al periodo di Domiziano, la paga dei legionari si manteneva a 225 denari annui, un valore aumentato da Giulio Cesare, che aveva raddoppiato la loro retribuzione. Oltre allo stipendio, i Pretoriani ricevevano premi da vari imperatori nel I e nel II secolo, una pratica che si diffuse nel III secolo come forma di assicurazione della loro fedeltà. La carica diventò così, già durante l’età Giulio-Claudia, il culmine della carriera equestre, posta in stretto contatto con l’imperatore. Verso la fine del I secolo, grazie a Claudio e Domiziano, la paga raggiunse i 1000 denari, aumentando ulteriormente nel III secolo sotto Settimio Severo, che la portò a 1500 denari, e sotto Caracalla, che la innalzò a 2500 denari. Questo sviluppo salariale testimonia l’importanza e l’influenza crescenti della Guardia Pretoriana nel corso dei secoli. La mostra, che rimarrà aperta fino al 21 gennaio 2024, offre un’esperienza coinvolgente ai visitatori. Grazie alla tecnica del videomapping, i passaggi significativi del testo saranno proiettati sulle pareti della sala immersiva, accompagnati da un narratore che racconterà la storia e la vita del pretoriano Valerio Clemente. Nella sala multimediale, i visitatori avranno l’opportunità di ascoltare una videointervista con la testimonianza diretta di chi, nel lontano 1958, fece il ritrovamento di questo prezioso documento, rendendo così la mostra non solo un’occasione di studio e ammirazione, ma anche una testimonianza tangibile del connubio tra passato e presente. Alla chiusura dell’esposizione, il diploma entrerà stabilmente nella collezione del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, arricchendo il patrimonio storico-culturale della regione. https://stilearte.it/le-due-tavole-diploma-del-soldato-pretoriano-romano-trovate-in-un-campo-mostra-a-grosseto-gloria-pensione-privilegi-moglie-e-figli/
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  4. E questa può capirla solo chi è un assiduo frequentatore della discussione con le identificazioni!😄
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  5. Ciotola di monete spersa su di un banco pieno di minerali e pietre semipreziose al mercatino di Natale. Anche se non è proprio la mia monetazione, ho dovuto prenderla, adesso che so che la figura a DX non ha fatto gol! Njk
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  6. E' la legge di mercato, Signori! Tanta richiesta, porta a tanta speculazione; per fortuna parliamo di passioni, di beni voluttuari, non necessari alla sopravvivenza. Pensiamo invece allo spuntare come funghi di associazioni "no profit" a favore di cause umanitarie, che per la massima parte nascono con intenti speculativi, abusando della sensibilità altrui......... Almeno in campo numismatico vivono nella piena legalità, e non offendono nessuno.
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  7. Pietro Loredan (1567-1570) Ducato d'argento da 124 soldi D/ PETR LAVREDAN DVX S M VENETVS S. Marco nimbato, seduto in trono a s., porge il vessillo al doge genuflesso. R/ DVCATVS VENETVS Leone alato e nimbato gradiente, con la zampa anteriore d. appoggiata su libro aperto; all'esergo, 124. 27,05 gr. Tosato (ritariffato al peso del ducato con S. Giustina da 124 soldi).
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  8. Ciao, la rappresentazione del pavone mi sembra in linea con tanti altri esemplari della stessa tipologia 🙂 ANTONIO
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  9. Conservarle al contrario a mio avviso è un modo di coltivare la passione e ricordare chi ci ha preceduti. Io sono fiero dei miei nonni e dei miei genitori, e nel loro solco continuo la tradizione di famiglia, a mio modo, a mio gusto e mia passione. Poi non dimentico che per 20 anni è stata da me custodita senza coltivare minimamente nulla. Ho ripreso dopo con gli anni. Altri in famiglia hanno venduto quanto di duraturo han ricevuto per comprare tv, videocamere e impianti stereo.. per me un’aberrazione, ma rispetto anche loro..
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  10. Buongiorno a tutti i lamonetiani...oggi vi propongo 4 monetine genovesi del 1814... Cominciamo con un po' di storia... 20 Aprile 1814 Genova viene occupata dagli inglesi, più precisamente dalla marina inglese comandata dall'Ammiraglio Bentinck che con l'aiuto degli stessi genovesi caccia le forze filo-francesi comandate dal Barone Fresia...lo stesso Bentinck il 26 Aprile, contravvenendo alle istruzioni avute dal ministro della guerra inglese, firmò ed emanò un proclama con cui si ripristinavano le leggi in vigore nel 1797. Il proclama inizia cosi: "Avendo l'armata di S. M. Britannica sotto il mio comando scacciati i Francesi dal territorio di Genova, e divenuto necessario il provvedere al mantenimento del loro buon ordine e governo di questo Stato. Considerando che il desiderio generale della Nazione genovese pare essere di ritornare a quell'antico Governo, sotto il quale godeva libertà, prosperità ed indipendenza; e considerando altresì che questo desiderio sembra essere conforme ai principi riconosciuti dalle altre Potenze alleate, di restituire a tutti i loro antichi diritti e privilegi, si dichiara:... articolo 1 "Che la costituzione quale esisteva nell'anno 1797, con quelle modificazioni che il voto generale, il pubblico bene e lo spirito dell'originale Costituzione del 1576 sembrano richiedere, è ristabilita"; all'articolo 3 "Che un Governo provvisorio consistente in tredici individui, e formato in due Collegi come prima, sarà immediatamente nominato, e durerà in carica sino al 1° Gennaio 1815, quando i due Collegi verranno compiuti nel numero prescritto dalla Costituzione"; ....il presidente del Governo Provvisorio fu nominato Gerolamo Serra... inizia così la breve Repubblica Genovese del 1814... 3 Novembre 1814 inizia il Congresso di Vienna che dovrà decidere il nuovo assetto del europa. Durante il congresso falliscono tutti i tentativi di ripristinare la vecchia repubblica genovese. 26 dicembre 1814 il Governo Provvisorio abbandona per protesta il potere, i genovesi infatti erano contrari (a dir poco) all'annessione al regno di Sardegna, cosa che però diviene realtà il 4 Gennaio 1815, quando gli inglesi consegnano la città al nuovo Governatore Sabaudo Maresciallo Ignazio Thaon di Ravel... Durante questa breve Repubblica, quasi un dejavù, furono battute 4 monetine, è proprio il caso di dirlo, che però sono una splendida testimonianza di quell'anno di cambiamenti... Ecco il 10 soldi 1814 18 mm 2,1 grammi di argento 888% contorno liscio D/ RESPUBLICA GEUENSIS stemma di Genova con grifoni e sotto SOL.10 R/ NON.SURREXIT.MAJOR.1814. con San Giovanni Battista
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  11. Ciao a tutti, cosa ne pensate di questa moneta? Soggetto non molto comune. 14.3 gr.
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  12. La prossima volta spero di rinascere sceicco Una tessera erotica in asta Lucernae DECIMOSEPTIMA XVII lot 868 base d'asta 2000 euro The Roman Empire - Erotic spintriae and tesserae, time of Tiberius. Spintria early first century BC, Æ (4.21 g, 21 mm). Erotic scene. III within barely visible wreath. Buttrey, NC 1973, scene 1/III. Simonetta-Riva scene 9A. Bateson H20. Good very fine condition. Original brown-red patina. Una bellissima tessera non erotica in asta Lucernae DECIMOSEPTIMA XVII lot 869 base d'asta 1200 euro Romen Empire - Posthumous Augustus Æ Tessera. Minted under Tiberius circa AD 22-37. Bare head of Tiberius (?) l., within wreath X within wreath. Buttrey, NC 1973, B7/X 4.29 g, 21 mm Good very fine condition. Original brown-red patina. https://www.biddr.com/auctions/lucernae/browse?a=4180&l=4940539
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  13. Buonasera...condivido questa interessante medaglia, la comprai per lo stile rozzo e perché attirato dall'iconografia dell'aquila/fenice che spicca il volo. Nel cartellino poche informazioni e la dicitura, "mancante in tutte le raccolte note" e anche questo mi incuriosì. Facendo un pò di ricerche qualche informazione in più l'ho scovata. In entrambi i lati della medaglia, rispettivamente sotto l'appicagnolo e sotto l'aquila/fenice c'è la scritta ISIA. Isia in latino, in francese Èze, una località di mare nella costa azzurra, un comune di tremila anime, citta antica così descritta: Èze (Eza, in italiano: Esa, in occitano) è una città del dipartimento delle Alpi-Marittime (Alpes-Maritimes) della regione Provence-Alpes-Côte d’Azur. Attualmente si compone della città storica, sulla cima della collina, conosciuta come Èze-Village e la parte più moderna sorta nel novecento sulla costa, chiamata Èze-Bord-de-Mer. Secondo la tradizione sarebbe una fondazione fenicia, le sue origine sono comunque antiche, dato che le tracce di un insediamento risalgono al I secolo a.C., i romani la denominarono Avizio. Nel 1328 fu co-signoria del cavaliere nizzardo Bruno Richerii (Bruno Riquier), vicario di Hyères, e di altri, compresi alcuni membri della sua stessa famiglia. La signoria su Èze fu confermata da Roberto d’Angiò, re di Napoli e conte di Provenza, nel 1316 ma sempre condivisa con altri. Nel 1388 passa, con il territorio di Nizza a oriente del Var, sotto il dominio del conte di Savoia. Nel 1534 subisce l’attacco delle armate del sultano Solimano il Magnifico, alleato di Francesco I di Francia e durante i secoli XVII e SXVIII,fu occupato e devastato più volte dall’esercito francese in guerra coi Savoia. Fino al 1818 il territorio del comune di Eza comprendeva anche quello di Trinità (poi denominata Trinità-Vittorio e quindi La-Trinité). Nel 1861 la contea di Nizza venne ceduta alla Francia di Napoleone III. Lo stemma civico si blasona: « D’azur à l’os de jambe en pal sommé d’un phénix essorant et accosté de deux pampres fruités, chacun de deux pièces le tout d’argent ». (D’azzurro all’osso della gamba in palo, cimato da una fenice2 sorante e accostato da due pampini di vite fruttati, ciascuno di due pezzi, il tutto d’argento). Allo stemma è associato il motto latino ISIA MORIENDO RENASCOR (“[io] Esa, morendo rinasco”). Le armi erano, originariamente, quelle della famiglia Fighiera; Joseph de Fighiera fu notaio d’Èze nel XVII secolo. Allorché si trattò di scegliere le armi civiche per la città, Charles Alexandre Fighiera, conservatore del Musée Masséna di Nizza, propose di riprendere quelle del suo antenato. Infatti i pampini, in origine, erano due rami di fico, un riferimento alla leggenda secondo la quale i Mori tolsero l’assedio ad Èze perché bersagliati incessantemente dagli assediati che, in mancanza di meglio lanciarono loro anche i fichi e i datteri delle loro riserve, a dimostrazione del fatto che avrebbero potuto resistere ancora a lungo, contrariamente agli assedianti esausti. (1): questa la denominazione ufficiale, ma la segnaletica (e la denominazione della locale stazione ferroviaria SNCF) indica: Èze-sur-Mer. (2): è aperto il dibattito se la fenice debba essere rappresentata o meno con la sua immortalità (fiamme dalle quali rinasce), senza le quali potrebbe facilmente essere scambiata con un aquila o altro rapace. Sull’esemplare in uso da parte del Comune esse non sono presenti: noi ci siamo rifatti a quello. Leggendo è più chiaro ciò che troviamo rappresentato...un aquila/fenice ad ali spiegate che usa come trespolo un osso, credo un femore, affiancato da tralci di vite. Sull'altro lato i tre gigli usati spesso come simbolo del Legittimismo...infatti l'unica altra informazione da cartellino è che la medaglia risale al periodo della restaurazione borbonica 1814. Sempre se è corretta la datazione. Ancora...sempre online ho trovato questo riferito alla medesima medaglia: Méreau della città di Èze. nd A/ ISIA/ MORIENDO. RENASCOR. Stemmi reali posizionati uno e due. R/ IS – IA. Armi della città di Èze. Stagno. 18,29 g. 33,0 mm. 12:00 RRR. VF. Per la città di Èze (3.095 abitanti) il cui stemma porta l'azzurro con una gamba d'argento, in pallido, sorregge una fenice nascente, e accostato da due tralci di vite, tutti uguali. Le viti rappresentate erano originariamente rami di fico d'india che si riferivano alla leggenda secondo la quale Èze fu liberata dai Mori da assalitori muniti di rami di fico. Il motto della città è Moriendo renascor ovvero Morendo rinasco. Senza dubbio un martello del periodo reale, realizzato con angoli incisi localmente. Online si trovano molte riproduzioni di questa medaglia e anche questo mi fa intuire che è un oggetto interessante. Ponderali: 33 mm per 20 grammi circa, materiale stagno. Sarebbe bello datarla più puntualmente e capire con più precisione il perché sia stata creata. Ecco le foto. Graditi i commenti. Cristiano.
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  14. Buongiorno a tutti. Sarebbe possibile di conoscere il scritto del' esergo dul rovescio di questo sesterzio d'Adriano? Metallo=Bronzo o ottone. Diametro= mm.32. Peso= g.25,67 Grazie mille in anticipo.
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  15. Ciao a tutti, Riprendo e modifico opportunamente questo post aperto inizialmente in piazzetta, perchè grazie a @legionario ed @Elleffe sono riuscito a trovare tantissime informazioni che ora vorrei ordinare. Gli esemplari della rarissima Rupia del '21, che nel corso degli anni si sono alternati sul mercato tra listini ed aste pubbliche sono tre. Sapevo di due esemplari al museo della zecca, ma @Elleffe (decisamente molto più preparato di me in materia) mi corregge con quattro pezzi. Mettendo quindi insieme tutti i dati che sono riuscito a reperire, inserisco qui di seguito foto e passaggi dei suddetti tre esemplari. Le foto appartengono alla casa d’asta evidenziata in grassetto - Collezione Nazzarri, Asta Santamaria (8-10 ottobre 1959), lotto 809 (BB/SPL); Base: 90.000£ Realizzo: 170.000£ - Collezione Curatolo, Asta Ratto 1971, lotto 769 (qSPL); Base: 1.800.000£ Realizzo: 2.100.000£ - Asta Nomisma 29, lotto 1912 (qFDC/FDC); Base: 80.000€ Realizzo: 92.000€ - Collezione Zante, Bollafi 334a (Maggio 2019), lotto 241 (MS63); Base: 20.000€ Realizzo: 85.000€ - Da Assab all'AFIS, Nomisma Aste Verona 4 (Novembre 2023), lotto 101 (MS63); Base: 80.000€ Realizzo: 91.000€ - Collezione ANPB, ex collezione ing. Gavazzi, NAC 129, lotto 381 (qFDC); Stima: 60.000€ realizzo: 48.000€. Successivamente slabbato MS65 NGC Ci sono altri due passaggi temporalmente precedenti a questi sopra citati, ma servirebbero le foto per capire a quale dei tre esemplari si riferiscono (probabilmente il primo si potrebbe escludere, essendo stato graduato originariamente in media conservazione): - Listino Spaziani Testa n. 3 (1933) lotto 610 (FDC); 300£ - Listino Rinaldi 1949 (collezione Govoni) lotto 579 (FDC); 25.000£ Pur non seguendo questo filone, devo ammettere che mi interessava riscostruire i passaggi sul mercato di questa rarissima moneta. Lascio aperto l'invito a chiunque possieda eventuali fotografie dei suddetti ultimi due listini, così da completare per bene l'attribuzione di tutti i passaggi d'asta delle tre monete. Spero di aver fatto cosa gradita a tutti gli appassionati "Somali" del Regno dItalia Un saluto, Fabrizio
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  16. direi che non è una dracma ma un bronzo di Arpi in Puglia come si evince dalla scritta APΠA in esergo. III sec. A. C. Manca il peso della tua moneta che dovrebbe essere circa 7,8-8,10 gr. Non si vede il fulmine dietro la nuca di Zeus sul diritto. BMC 5 | SNG.Cop.605 | SNG.ANS.639 | SNG.München 436 | SNG.Paris 1228 S Non sono un gran conoscitore di questa monetazione, giusto un'infarinatura scolastica, ma lo stile del diritto non mi piace molto e non mi convince il bordo. Ma potrebbe essere solo l'impressione dalla foto.
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  17. Ingegneria antica: scoperta la più importante via romana in Scozia A 2.000 anni dall'occupazione romana gli archeologi hanno scoperto una meraviglia dell'ingegneria antica: una via romana che attraversa la Scozia. Il Vallo di Adriano in Scozia: una testimonianza dell'abilità ingegneristica dell'Impero romano. Andrea Ors / Shutterstock Nel I secolo d.C., gli eserciti guidati dal generale romano Giulio Agricola penetravano in Caledonia annettendo all'Impero di Roma parte dell'attuale Scozia, all'epoca abitata dalle bellicose tribù dei Pitti. A duemila anni da quegli eventi, gli archeologi hanno riportato alla luce la strada costruita dai legionari, una via romana, considerata una delle più importanti vie di comunicazione della storia scozzese. Via strategica. Il ritrovamento è avvenuto nel corso di alcuni scavi nel giardino dell'Old Cottage Inn, un'abitazione di campagna del XVII secolo situata pochi km a ovest rispetto al centro dalla cittadina di Stirling, antica capitale della Scozia. Collocata in una zona di grande importanza strategica, in origine l'arteria si sarebbe dovuta collegare a un guado che attraversava il fiume Forth, agevolando così la marcia delle legioni in Caledonia. arteria scozzese. Proprio per la sua posizione, anche nei secoli successivi alle conquiste di Agricola questa via venne sfruttata nuovamente dagli imperatori Antonino Pio e Settimio Severo (II-III secolo d.C.) durante le loro campagne militari in terra scozzese. Nel commentare la scoperta, gli studiosi che hanno condotto i lavori per conto del distretto di Stirling sostengono che il ritrovamento ha una grande rilevanza nella comprensione dell'occupazione romana in Scozia. Fino a oggi, infatti, il percorso della strada non era confermato da evidenze archeologiche. Scoperta straordinaria. Stando ai ricercatori, il ruolo del crocevia in questione fu di fondamentale importanza nella storia scozzese. A sud, la strada si dirigeva verso la cittadina di Falkirk, situata a metà tra Edimburgo e Glasgow, per poi giungere in Inghilterra, mentre a nord si snodava attraverso l'impervio territorio montuoso delle Highlands arrivando a un guado sul fiume Tay, in quella che un tempo era la frontiera settentrionale dell'Impero di Roma. Gli scavi dell'antica della più strada romana scoperta in Scozia (I secolo). © Stirling Council Usata per secoli. Finita l'occupazione dell'Urbe, tra il II e il III secolo, la via di comunicazione ideata dai Romani non smise di essere utilizzata. Anzi, nel corso del Medioevo e del Rinascimento venne solcata da figure chiave della storia britannica: da Guglielmo il Conquistatore e MacBeth di Scozia (XI secolo) a Oliver Cromwell (XVII secolo) ed Enrico VIII (XVI secolo), passando per eroi come William Wallace e Robert The Bruce (XIII-XIV secolo), fu un percorso (quasi) obbligato per tutti i generali e sovrani che decisero di entrare nelle Highlands. All'avanguardia. La via costruita da Agricola nell'estremo nord dei domini imperiali era solo una delle innumerevoli strade create da Roma nell'antichità. L'impianto viario dell'Urbe era infatti simile a un fitto reticolo che percorreva i tre continenti in cui si estendeva la sua influenza politica e militare (Europa, Asia e Africa). Grandi opere. La progettazione di queste meraviglie dell'ingegneria antica era assegnata a specialisti che per delimitarle tracciavano due solchi ai lati, limando perfettamente il terreno e ponendovi poi diversi strati di materiali come argilla, sassi, calce, pietrisco e malta, ricoperti infine da lastroni di pietra levigati. I percorsi delle viae comprendevano ponti, gallerie, marciapiedi, canali di scolo e pietre miliari per determinare le distanze rispetto al punto di partenza e di arrivo. Il tutto, costruito con una perizia tale da farle resistere per molti secoli anche dopo la caduta dell'Impero.
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  18. Mi unisco agli abbracci che qui sono stati già espressi. Il modo secondo me migliore di ricordare i nostri numi tutelari è quello di continuare a leggerli, quello di continuare a parlarne.
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  19. @Oppiano buongiorno! Esemplare interessante per la tosatura ad hoc, la tematica delle monete del XVI e XVII secolo ri-tariffate mi sta molto a cuore. Personalmente guarderei oltre all'area veneziana, per cercare di capire dove si volesse arrivare. O meglio, in che nominale si volesse tentare la conversione I grandi moduli argentei "di base" non erano poi così tanti... Buona ricerca! Antonio Rimoldi
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  20. Il futuro è (ri) filatelico credo.
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  21. Infatti @Vel Saties , di questo piccolo esemplare avevo notato la buona descrizione dell' elmo ma anche della corazza con spallacci, entrambe cornice ad un viso ben caratterizzato . Una buona giornata
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  22. Segno che vi è interesse per il settore, forse più dal punto di vista “commerciale”. Conseguenze inevitabili, direi! Magari il Forum potrebbe sottoscrivere l’abbonamento annuale e il costo suddividerlo tra coloro che volessero partecipare.
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  23. Grazie.. sei stato molto gentile
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  24. Dimmi quante ne vuoi che ti faccio un buon prezzo!!!😁 Tutte quelle registrabili (vergini?) che ho trovato hanno le viti, sono degli anni '80-'90 (quella in basso a DX dei Cure è mia), quelle invece preregistrate sembrano non averle, qui sotto anche in un'immagine dalla rete: Saranno pressofuse per ottimizzare i costi? Non mi sembra sia una coincidenza, anche da un ristretto numero di campioni. =========================== Poi spiegami perchè io la domenica mattina vado a cercare vecchie "cassette nei cassetti" e mi metto a catalogare le viti!
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  25. Esergo da foto non decifrabile , a me sembra di leggere una TA (Britannicus ?) unica certezza per tentare di classificarlo e' la testa di Adriano laureata anziche' nuda e la posizione del cavallo rispetto ai soldati , ben poco purtroppo . Comunque serie di emissioni degli eserciti provinciali , molto rara , va benissimo averne anche con conservazione bassa .
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  26. Bella anche se non in eccelse condizioni! Una moneta della Diva Mariniana che non si vede spesso. Tondello che non ha permesso la coniazione dell'intera legenda. Bello il pavone al R) Peso nella media
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  27. Ciao Genny, Questa vecchia discussione molto didattica (almeno per me) ha acceso la mia ricerca. Un saluto a tutti. Raffaele.
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  28. @SuxPazzo Come avevo già detto qualche giorno fa, questa e' la sezione dove si richiedono informazioni o consigli sull'utilizzo del del forum, soprattutto per i nuovi utenti. Per le identificazioni c'e' la apposita sezione "Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo". Per gli approfondimenti ci sono le varie sezioni tematiche. Ora per dare giusta visibilità alla tua richiesta, la sposto. Ciao. Stilicho
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  29. Intensa vena lirica d'E.Montale buona domenica
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  30. Lo stupore degli archeologi: dal fiume Tigri emerge una città misteriosa, risale a molti millenni fa Si pensa che l’antica città, caratterizzata da grandi edifici, potrebbe essere Zakhiku, importante centro dell'Impero dei Mittani. Molte le tavolette scritte che potrebbero fornire importanti informazioni su quell’impero poco conosciuto Antica città emerge dal fiume Tigri (Foto: Università di Tubinga) Lo stupore degli archeologi: dal fiume Tigri emerge una città misteriosa, è antica di molti millenni Le ricerche archeologiche regalano sempre nuove sorprese. A volte gli importanti ritrovamenti sono il coronamento di studi accurati e ricerche sul campo. Altre volte ci si mette di mezzo il caso. Com'è accaduto per la città antica di almeno 3.400 anni emersa qualche tempo fa dal fiume Tigri a causa di un forte periodo di siccità nella regione del Kurdistan, in Iraq. Essendosi notevolmente ridotto il livello dell’acqua nel bacino della diga di Mosul, le rovine sono ritornate al cospetto della luce del sole. Così archeologi provenienti dalla Germania si sono uniti a quelli del Kurdistan ed il team ha potuto constatare che si trattava probabilmente di un insediamento urbano risalente all’epoca dei Mittani. Si pensa che l’antica città, caratterizzata da palazzi e altri grandi edifici, potrebbe essere Zakhiku, importante centro dell'Impero di quel popolo, risalente a un periodo tra il 1550 e il 1350 aC circa. Emersi man mano che l'acqua scendeva Gli studiosi hanno confermato che i resti sono riemersi man mano che il livello dell’acqua diminuiva, lasciando ammirare un gran numero di resti di edifici e reperti. Sono state trovate, in particolare, anche 200 tavolette di argilla con scritte cuneiformi che sono ancora in fase di traduzione. Gli archeologi hanno dovuto fare in fretta i loro interventi perché non era possibile comprendere quando l’acqua del bacino sarebbe tornata a salire coprendo nuovamente tutto. E' stata quindi una lotta contro il tempo. Reperti ed enormi costruzioni Comunque i ricercatori sono riusciti a stilare la mappa della città. Nello specifico, oltre a un palazzo già censito nel 2018, è stata registrata una fortezza gigantesca con mura e torri, un enorme edificio-magazzino e un intero complesso industriale. Antica città emerge dal fiume Tigri (Foto: Università di Tubinga) Gli importanti reperti Tra i reperti recuperati, singolare interesse rivestono cinque vasi in ceramica che custodivano nella loro pancia oltre 200 tavolette con scritte in cuneiforme. Sembra risalgano al periodo assiro e alcune sono ancora nei contenitori di argilla. Con buona probabilità si tratta di lettere. Gli studiosi si augurano che contengano importanti informazioni sulla fine della città dei mitanni e sull’inizio della dominazione assira sulla regione. Il materiale è considerato veramente prezioso dal punto di vista storico. Anche perché non è facile trovarne in quello stato di conservazione dopo secoli passati in condizioni tanto particolari. Bisogna dire che "È quasi un miracolo che le tavolette cuneiformi fatte di argilla cruda siano sopravvissute così tanti decenni sott'acqua", ha dichiarato il dottor Peter Pfälzner dell'Università di Tubinga. Sono state scoperte anche delle pitture murali in vivaci tonalità come il rosso e il blu. Una scoperta importante La scoperta della città è considerata particolarmente importante perché l’impero dei mittani è tra quelli meno studiati del Vicino Oriente antico, tanto che non se ne conosce ancora nemmeno la capitale. Le informazioni ricavabili dalla città emersa dal Tigri potrebbero dunque fornire informazioni inedite veramente preziose. https://cultura.tiscali.it/news/articoli/citta-antica-tigri-citta-misteriosa/
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  31. La più difficile da trovare è senza dubbio 1 euro 2021 tiratura pari a 982.500 pezzi, le altre con un po di pazienza si trovano. Per mettere assieme le quattro monete da 1 euro con tiratura inferiore a un milione di pezzi 2018 - 2019 - 2020 - 2021 ho impiegato 6 anni, la pazienza ha vinto, paradossalmente continua a mancarmi il 50 Cent. 2017 che ha una tiratura di 2.976.000 pezzi.
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  32. #3 talmente immotivato. Il motivo è molto semplice; 50 anni fa il valore di una raccolta di monete era dato essenzialmente dalle rarità che conteneva, e quindi si poteva essere rigorosi nella conservazione, senza penalizzarla troppo. Oggi se possiedi monete che non sono almeno MS63, hai difficoltà a commercializzarle, o comunque vai incontro a paradossali penalità (almeno sulle monete moderne e contemporanee). E' una questione di moda, che prima o poi verrà superata.
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  33. Salve. Pubblico 8 dei miei 4 tarì siciliani, anni: due del 1646, del 1647,1644,1648,1645,1651 e 1618. Monete che, secondo me, hannp un loro fascino particolare. Saluti.
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  34. Buonasera, grazie @caravelle82 per avermi citato, pur non essendo un esperto, ma solo un appassionato del restauro di monete. Hai scritto dei concetti del tutto condivisibili. Per quanto riguarda l'Argento @Ronin91 direi che sono tutti segni di ossidazione, difficili da prevenire perchè le monete sono a contatto con l'ambiente esterno e quindi soggette ad umidità ed ai componenti atmosferici. Le stesse Serie della Zecca, chiuse in quegli orribili fogli di plastica, possono presentare ossidazioni verdastre - nerastre. L'ossidazione si può rallentare, ma fa parte della moneta e contribuisce alla patina che a volte dona alla stessa un "surplus". Pertanto stai tranquillo che le ossidazioni dell'Argento non rovineranno le monete. Diverso è il caso del "Cancro del Bronzo" che è limitato alle monete in lega di Rame, ma leggo che non le collezioni e quindi lascio stare. Saluti Beppe
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  35. Carrera (scala 1:24) scorcio di circuito digitale:
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  36. Io sono fermo al "noio vulevan.... Vulevon savuar l'indiris..." 😅
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  37. https://karlgoetz.com/ImageDetail.aspx?idImage=93 https://karlgoetz.com/ImageDetail.aspx?idImage=98&search=true
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  38. https://artsandculture.google.com/asset/the-baralong-incident-karl-goetz/hgG3AAHtGb50aA On August 19, 1915, the German submarine U-27 was in the process of capturing the Britishsteamer Nicosian when HMS Baralong, a Royal Navy Q-ship (a heavily armed decoy merchant ship) came upon the scene disguised as a neutral American freighter and, with the advantage of surprise, fired upon and sank the submarine. Twelve crew members survived, but were ordered shot by Baralong’s captain, Lt. Godfrey Herbert. Once news of the incident broke, the Germans demanded that Herbert and his crew be tried for murder. Hand holding a knife, sleeve displaying the British Union Jack; to left and right: 19. AUG 1915; laurel branch; around: BARALONG/ MOERDER (“Baralong murder”) Dettagli Titolo: The Baralong Incident Obverse Creatore: Karl Goetz Data di creazione: 1915 Sede: Munich, German Empire Dimensioni reali: 58 mm
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  39. Anche per me è un falso d'epoca in piombo-stagno: secondo il catalogo "I falsi d'epoca nella monetazione sabauda" di Biagio Ingrao (Ed. Associazione culturale Italia Numismatica - Nummus et Historia XIX, settembre 2010), però, il peso dovrebbe essere calante come si può vedere qui sotto:
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  40. L'ho scannerizzato in pdf CN 211 ottobre 2008 p. 28.pdf
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  41. A mio parere, sembra essere un falso d'epoca, visto il colore , i dettagli approssimativi della biga e delle lettere della leggenda.
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  42. Questa é del Catenacci, con lo "scalino" Quindi penso che nel fare i coni delle monete era "abituato" a fare sempre lo stesso disegno. Questa invece è chiaramente un altra mano.
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  43. Se per manuale intendi non un catalogo/repertorio ma uno studio che approfondisca storia, produzione e funzione della moneta nel periodo medievale e rinascimentale, allora lo studio migliore nel merito è: Lucia Travaini / Moneta e storia nell'Italia medievale Molto piacevoli per le splendide illustrazioni e per i testi che approfondiscono in particolare iconografia e stili artistici delle monete di quel periodo sono: Silvana Balbi de Caro / Monete e popoli in Italia nell'età di mezzo Silvana Balbi de Caro / Principi e monete nell'Italia moderna Utili possono essere anche: Aldo Cairola / Le antiche zecche d'Italia Aldo Cairola / Le monete del rinascimento Aldo Cairola / Le zecche degli stati italiani
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  44. No, Cesare ha ricordato il socio fondatore della Numismatica Picena e eccezionale numismatico Vittorio Kuckiewicz, venuto a mancare 10 giorni fa. Arka Diligite iustitiam
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  45. Prima pescata domenicale da ciotola , 10 centesimi di napoleone del 1808 e 1/2 franco svizzero d'argento 1920 . Totale 2€
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  46. Com'è stato ripetuto più e più volte (ma forse è meglio chiarirlo nuovamente), la chiusura di una discussione è di competenza del @CdC e rappresenta un'extrema ratio nel caso in cui, ad esempio, la discussione degeneri nei toni oppure ci siano violazioni del regolamento del forum. In questo caso, invece, si tratta di una normalissima discussione in cui l'argomento si è esaurito spontaneamente ma ciò non significa che si debba provvedere alla chiusura. Anche perché, se applicassimo lo stesso principio a tutte le discussioni presenti sul forum, non so quante ne rimarrebbero aperte...
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  47. Il pifferaio di Hamelin Il pifferaio di Hamelin (Der Rattenfänger von Hameln, letteralmente "l'accalappiatore di ratti di Hameln") è il soggetto di una leggenda tedesca ambientata nella città di Hameln o Hamelin, in Bassa Sassonia. È anche nota come Il pifferaio magico o titoli similari. Un'illustrazione della fiaba su una vetrata di una chiesa di Goslar. Nella sua versione base, che fu oggetto di trascrizione dei fratelli Grimm e messa in poesia da Wolfgang Goethe e dall'inglese Robert Browning, narra di un suonatore di piffero magico che, su richiesta del borgomastro, allontana da Hamelin i ratti al suono del suo strumento; quando il borgomastro si rifiuta di pagarlo per l'opera, questi si vendica irretendo i bambini del borgo al suono del piffero e portandoli via con sé per sempre. La leggenda del pifferaio nacque intorno alla seconda metà del XIV secolo e parrebbe correlata alla peste che imperversava in Germania in quel periodo, il cui agente, il bacillo Yersinia pestis, trovava un efficace vettore nel ratto (roditore anche noto come «pantegana»). Un'altra possibile origine della leggenda parrebbe essere il repentino abbandono della città da parte di circa 130 ragazzi, probabilmente emigrati per andare a lavorare altrove nel Paese. Meno probabile appare essere una teoria secondo la quale i giovani abitanti di Hamelin sarebbero morti in blocco per via di un'inondazione o, ancora, rapiti da qualche setta o annegati nel fiume Weser. Trama La storia si svolge nel 1284 ad Hameln, in Bassa Sassonia. Un uomo con un piffero si presenta in città e propone di disinfestarla dai ratti; il borgomastro acconsente, promettendo all'uomo un adeguato pagamento. Non appena il pifferaio inizia a suonare, i ratti, incantati dalla sua musica, si mettono a seguirlo, lasciandosi condurre fino al fiume Weser, dove annegano, e Hamelin è libera dal flagello. L'uomo torna in città per ricevere la ricompensa, ma il borgomastro si rifiuta di pagare il pifferaio. Questi, per vendetta, riprende a suonare mentre gli adulti dormono, attirando dietro di sé tutti i bambini della città. Centotrenta bambini lo seguono in campagna e vengono rinchiusi dal pifferaio in una caverna. Nella maggior parte delle versioni, non scampa nessun bambino, oppure se ne salva uno che, zoppo, non era riuscito a tenere il passo dei compagni. Varianti meno note della fiaba introducono un lieto fine in cui un bambino di Hamelin, sfuggito al rapimento da parte del pifferaio, riesce a liberare i propri compagni, oppure è il pifferaio stesso a liberare i bambini quando il borgomastro decide di pagarlo. Secondo un'altra variante i bambini entrano nella caverna seguendo il pifferaio ma fuoriescono da un'altra caverna, la grotta di Almasch in Transilvania: questa era una delle leggende che spiegava l'arrivo dei sassoni in Transilvania, rappresentati in questo caso dai bambini portati dal pifferaio magico di Hamelin. Origini della fiaba Il più antico riferimento a questa fiaba si trovava in una vetrata della chiesa della città di Hameln e risalente circa al 1300. Della vetrata si trovano descrizioni su diversi documenti del XIV e XVII secolo, ma pare che essa sia andata distrutta. Sulla base delle descrizioni, Hans Dobbertin ha tentato di ricostruirla in tempi recenti. L'immagine mostra il Pifferaio Magico e numerosi bambini vestiti di bianco. Si pensa che questa finestra sia stata creata in ricordo di un tragico evento effettivamente accaduto nella città. Esisterebbe tuttora una legge non scritta che vieta di cantare o suonare musica in una particolare strada di Hamelin, per rispetto nei confronti delle vittime. Nonostante le numerose ricerche, tuttavia, non si è ancora fatta luce sulla natura di questa tragedia. In ogni caso, è stato appurato che la parte iniziale della vicenda, relativa ai ratti, è un'aggiunta del XVI secolo; sembra dunque che la misteriosa vicenda di Hamelin avesse a che vedere solo con i bambini. Al contrario, paradossalmente, l'immagine del pifferaio seguito da un esercito di topi è quella che la maggior parte delle persone associa a questa fiaba, magari senza ricordare nient'altro della vicenda. Le principali ipotesi circa gli avvenimenti di Hamelin sono le seguenti: I bambini furono vittime di un incidente; forse annegarono nel Weser o furono travolti da una frana. I bambini furono vittime di un'epidemia e furono portati a morire fuori dalla città per proteggere il resto della popolazione. Si è ipotizzato che l'epidemia potesse essere di peste. Altri, con riferimento al fatto che i bambini "danzavano" dietro al pifferaio, hanno pensato alla malattia di Huntington oppure al ballo di San Vito, piuttosto comune in Europa nel periodo che seguì le epidemie di peste nera. Secondo queste ipotesi, il pifferaio è una rappresentazione simbolica della morte o della malattia. Parlano di queste epidemie di ballo di San Vito la Cronaca di Erfurt del 1237 e la Cronaca di Maastricht del 1278. I bambini lasciarono la città per partecipare ad un pellegrinaggio, ad una campagna militare o, addirittura, ad una nuova Crociata dei bambini, non facendo mai più ritorno. In questo caso, il pifferaio rappresenterebbe il reclutatore. I bambini abbandonarono volontariamente i loro genitori e Hameln per fondare nuovi villaggi, durante la colonizzazione della Germania Orientale. Questa teoria porta come prova i numerosi luoghi con nomi simili ad Hameln sia nei dintorni della città che nelle colonie orientali. Le migrazioni di bambini nel XIII secolo sono un fatto ampiamente documentato e quest'ultima teoria gode di un notevole credito. Il pifferaio sarebbe un reclutatore che condusse via buona parte della gioventù di Hamelin per fondare una colonia nella Germania orientale. Tale Decan Lude, originario di Hameln, avrebbe posseduto intorno al 1348 un libro di cori che conteneva un verso in latino che riportava questo evento. Il libro è andato perduto, si pensa intorno al XVII secolo. Oltre ad evocare possibili "epidemie coreutiche", vale a dire balli di gruppo aventi spesso scopo terapeutico, la leggenda del pifferaio magico include elementi mutuati da remote tradizioni orali legate al viaggio verso un luogo misterioso. Due elementi rafforzano tale ipotesi: la presenza del bambino zoppo ed il motivo della caverna. È un dato accertato dagli studi sulle religioni dell'Eurasia il fatto che la zoppia era uno degli attributi delle persone che fungevano da mediatori con l'Aldilà. La caverna è, fin dalla preistoria, un luogo sacro e, soprattutto, un passaggio verso l'altro mondo. Molti miti in Europa, Asia e America raccontano di un eroe (spesso un cacciatore) che, inseguendo la preda, giunge in una caverna fatata nella quale vivono i Signori degli animali e che si rivela il luogo in cui la selvaggina cacciata rinasce a nuova vita. Un racconto tedesco degli eventi di Hameln, purtroppo non illuminante, è sopravvissuto in un'iscrizione databile al 1602-1603, trovata proprio nella città della fiaba: (DE) «Anno 1284 am dage Johannis et Pauli war der 26. juni - Dorch einen piper mit allerley farve bekledet gewesen CXXX kinder verledet binnen Hameln geboren - to calvarie bei den koppen verloren.» (IT) «Nell'anno 1284, il giorno di Giovanni e Paolo il 26 di giugno Da un pifferaio, vestito di ogni colore, furono sedotti 130 bambini nati ad Hameln e furono persi nel luogo dell'esecuzione vicino alle colline.» Versioni letterarie Il resoconto più antico in lingua inglese è quello di Richard Rowlands Verstegan (1548-1636), un antiquario e studioso di controversie religiose, nel suo Restitution of Decayed Intelligence (Anversa, 1605). Egli cita la liberazione della città di Hameln dai ratti e suggerisce che i bambini perduti siano andati a finire in Transilvania. Sembra che sia Verstegan ad aver coniato l'espressione Pied Piper ("Pifferaio Variopinto"), introducendo quello che nei paesi di lingua inglese è l'appellativo più comunemente associato al pifferaio (in Italia, invece, viene comunemente chiamato "Pifferaio Magico"). Piuttosto curiosamente, la data indicata da Verstegan per gli eventi di Hamelin è completamente diversa da quelle proposte da altre fonti, ovvero il 22 luglio 1376. Le note di Verstegan furono la fonte su cui si basò in seguito Nathaniel Wanley per il suo Wonders of the Visible World (1678), a sua volta utilizzato da Robert Browning per la sua celebre poesia. La vicenda di Hameln interessò anche Goethe, che scrisse una poesia su di essa nel 1803 e la citò anche nel suo Faust. I fratelli Grimm, traendo informazioni da undici fonti diverse, inclusero la fiaba del Pifferaio nella loro raccolta di Saghe germaniche (Deutsche Sagen), pubblicata per la prima volta nel 1816, intitolandola Die Kinder zu Hameln (storia 245). Nella loro versione, due bambini (uno cieco e uno storpio) rimasero a Hameln; gli altri divennero i fondatori delle Siebenbürgen (Sette Città, in Transilvania). Basandosi probabilmente sul testo dei fratelli Grimm, Robert Browning scrisse una poesia sul Pifferaio, The Pied Piper, pubblicata nel 1849; la poesia è celebre per il suo humour, per i giochi di parole, e per le rime gioiose. La poesia colloca i fatti di Hameln in data 22 luglio 1386. (EN) «When, lo, as they reached the mountain's side, A wondrous portal opened wide, As if a cavern was suddenly hollowed; And the Piper advanced and the children followed, And when all were in to the very last, The door in the mountain-side shut fast.» (IT) «Quando raggiunsero il fianco della montagna un meraviglioso portale vi si aprì, come se si fosse creata improvvisamente una caverna; il Pifferaio entrò e i bambini lo seguirono, e quando alla fine tutti furono all'interno, la porta nella montagna si chiuse velocemente.» Il luogo menzionato da Browning è la montagna di Coppenbrügge, un luogo noto per essere stato, in tempi antichi, sede di oscuri riti pagani. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Il_pifferaio_di_Hamelin
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  48. Un tesoro di monete celtiche scoperto nel 2010 grazie alla ricerca col metal detector e datato tra il 100 a.C. ed il 40 d.C. nel pieno delle campagne di conquiste romane della Britannia. E' conservato Ed ESPOSTO al St Neots Museum. In questo video la curatrice del museo ci porta alla scoperta della regione ed alla lettura delle raffigurazioni sulle monete che sono, come sempre, frutto della meravigliosa visione ed interpretazione celtoiva della realtà.
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  49. Gli stessi documenti necessari per qualsiasi altro acquisto di monete rientranti nelle tutele statali, in quanto per le monete classiche non c’è un limite minimo di valore oltre il quale o sotto il quale la documentazione cambia. Vanno comprati solo se accompagnati da relativa fattura di vendita riportante i numeri di registrazione sui registri ex PS , se da commerciante , oppure , se da privato, da cessione di vendita riportante gli estremi identificativi degli attori e la autodichiarazione di lecito possesso da parte del cedente. Ad oggi null’altro , legalmente, è dovuto. Quanto al rivenderli all’estero, non dipende dal documento di acquisto ma solo dal giudizio del SUE , che, ad oggi, è imprevedibile come il futuro.
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