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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/03/24 in Risposte
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Salve. Coronato Ferdinando I D'Aragona. Aggiungo altri due esemplari ai due di ieri. Il primo: scena dell'Incoronazione con sigla "m" gotica. Il secondo ( con delle rigature ), riporta "c" gotica, e, al dritto, la variante " CORONATS " invece di "CORONATVS". Ringrazio per l'attenzione rivolta ai due esemplari di ieri. Un caro saluto.5 punti
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Salve e buon anno nuovo a Tutti, segnalo : presento l'opera Le monete di Siena, a firma di Vincenzo Castelli, edito dalla Edizioni D'Andrea. L'opera, di 236 pagine, affronta tutta la produzione della celebre città dalle sue origini fino alla definitiva chiusura della zecca per mano di Firenze. Sono riportate altre 200 tipologie principali, molte delle quali accompagnate da numerose varianti. Vengono censiti anche numerosi segni inediti di zecchiere. La maggior parte delle emissioni, grazie ad un attento lavoro di archivio, riporta la delibera che ne autorizzava l'emissione. In appendice sono riportati anche diversi falsi d'epoca. Il libro si articla in 236 pagine formato A4, oltre ad un comodo prezzario staccato con i valori di mercato nelle conservazioni MB e BB. Prezzo di copertina € 80 https://www.edizionidandrea.com/3 punti
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Grazie a @El Chupacabra, @rickkk, @Laurentius, @santone, @QuintoSertorio. E' anche questo il fascino della numismatica, questo confronto fra studiosi che portano la loro esperienza e le loro conoscenze a disposizione anche di chi non sa niente ma cerca di imparare. Una volta un giornalista salutò Giuseppe Ungaretti con l'appellativo di "Maestro". Ungaretti rispose: "Ma che maestro! Io sono un vecchio, un vecchissimo discepolo".3 punti
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Ciao a tutti e buon 2024. Se posso aggiungere qualche ulteriore elemento documentale a quanto già esposto dall'amico Giov60, vorrei sottolineare come la tesi del Carboneri secondo cui la mancata emissione degli scudi del 1901 si debba attribuire alle rimostranze francesi non appare, alla luce dei documenti consultati e che vi posto, la ragione effettiva della mancata emissione. In realtà, partendo dal testo della Convenzione Monetaria del 6 novembre 1885 (ratificata nel Regno d'Italia con Legge n. 3095 del 31.12.1885 e pubblicata nella G.U. n. 316 del 31.12.1885) e, in particolare sulla base dell'art. 8 della stessa Convenzione, se da un lato si stabiliva che "la coniazione delle monete d'argento da 5 franchi è provvisoriamente sospesa, né potrà riprendersi se non quando un unanime accordo fra tutti gli Stati contraenti si sarà stabilito", subito dopo, sempre nello stesso articolo 8 si stabilisce che "Tuttavia, se uno degli Stati volesse riprendere la libera coniazione delle monete d'argento da 5 franchi, esso lo potrà fare purché cambi o rimborsi, durante tutta la durata della presente Convenzioni , in oro e a vista, agli altri Paesi contraenti e su loro domanda, le monete da 5 franchi in argento coniate alla sua effigie e circolanti sul loro territorio. Inoltre, gli altri Stati saranno liberi di non più ricevere gli scudi dello Stato che avesse ripreso la coniazione di dette monete". Quindi, non furono tanto le "rimostranze dei francesi" ad impedire l'emissione degli scudi del 1901 quanto piuttosto le onerose conseguenze che un'eventuale emissione di tali monete avrebbe provocato alle Finanze del Regno per il cambio o il rimborso degli stessi, che avrebbe dovuto avvenire in oro. In altre parole, se il Regno d'Italia avesse voluto emettere gli scudi del 1901 a norma della Convenzione lo avrebbe potuto fare.... ma a duro prezzo. In allegato, posto il testo integrale dell'art. 8 citato, il cui testo - scansionato dal libro di Federico Marconcini - "Vicende dell'oro e dell'argento" pubblicato nel 1929, è già tradotto in italiano. Posto anche la G.U n. 316 del 31.12.1885 dove trovate pubblicata - in francese - la Convenzione del 6 novembre 1885 ratificata dalla Legge n. 3095/1885. Saluti. M. ScansioneMarconcini.pdf G.U. n. 316 del 31.12.1885.pdf3 punti
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Salve condivido foto di una cartolina di buona Pasqua e chiedo maggiori informazioni. Viaggia a Sava. Ringrazio in anticipo2 punti
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Ciao, ultima condivisione di quest'anno 🙂. Si tratta di un denario dell'imperatore Adriano ( 117-138 d.C.) recante sul rovescio la personificazione della dea della Pace, coniato a Roma nel primo anno di regno. Adriano, uno tra gli imperatori che meglio governò l'impero assicurando un lungo periodo di prosperità al popolo romano. Per quanto riguarda la Pace (Pax) rappresentava quella condizione di tranquillità e benessere che si stabiliva dopo qualsiasi tipo di conflitto ed è raffigurata stante con cornucopia dell'abbondanza e ramoscello d'ulivo. Il primo a farla riportare sulle monete imperiali fu l'imperatore Ottaviano Augusto ( che aveva vissuto in prima persona le sanguinose guerre civili della tarda repubblica) e che fece costruire in suo onore anche il bellissimo tempio dell'Ara Pacis. Da esame diretto il denario è coniato, ben centrato, in ottimo argento ( avevano un quantitativo di fino del 90% circa) ed ha svolto la sua funzione egregiamente. Nonostante ha circolato non poco è rimasta molto leggibile e ( per me, ovviamente 🙂) piacevole. Colgo l'occasione per augurarvi un sereno e prospero 2024 insieme alle persone più care, ed un auspicio generale di Pace nel mondo....ne abbiamo veramente tutti bisogno....chissà....😡. Grazie ed alle prossime ANTONIO 18,40 mm 3,23 g RIC 442 punti
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Scusate se mi intrometto .. anche se fuori contesto della discussione potreste dirmi se vi è piaciuto questo libro? Potreste dirmi anche quanto costa?2 punti
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ciao Gennaro buonasera, appena ho tempo lo ritiro dalla cassetta di sicurezza della banca , faccio delle foto e lo studiamo insieme attentamente. saluti Michele2 punti
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Non ci crederete ma stamattina recandomi al lavoro ho notato un tondello semilucido in una cunetta a margine della strada. Man mano che mi avvicinavo i dettagli della moneta mi apparivano sempre più familiari; fin quando, avendola presa il mano realizzai di aver ottenuto (nuovamente) dalla dea Minerva il mio primo potenziale horror-coin di quest'anno! Certamente non è al livello dell'esemplare Emmental ma come inizio promette bene. Adesso proverò a dargli una pulita poichè al rovescio presenta incrostazioni che ne celano il millesimo e poi la sottoporrò alla vostra visione in tutto il suo splendorror. A presto2 punti
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Altre possibili monete: 25 Anniversario dell'Euro 125 Anniversario della FIAT 700 anni dalla morte di Marco Polo2 punti
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Buonasera e buon anno a tutti! Data la mia passione per le monete che reputo "strane" qualche tempo fa sono riuscito a ottenere tramite scambio questa moneta,che era tenuta in scarsa considerazione dal proprietario. Senza saperne molto ero stato attirato dalla piccola dimensione e peso rispetto a quello che consideravo un semisse "normale"(ho riconosciuto che fosse un semisse solo in base alla s) e anche se i pesi variano moltissimo in base al periodo di emissione questo mi sembrava davvero troppo sottopeso e di stile strano, soprattutto la barca sul retro. Ci ho messo un bel po' a capire cosa fosse, e magari mi sbaglio, ma dati i simboli sopra la prua e il peso di circa 7,1 grammi lo avrei riconosciuto come un semisse di zecca "non ufficiale", vorrei chiedere se qualcuno ne sapesse di più e avesse la referenza esatta ! Grazie in anticipo per l'attenzione!2 punti
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dovrebbe esserci anche una serie di monete "DUCATI". 3 monete da 5€ in argento: Cucciolo, Panigale, 916. tutte e tre smaltate, proposte singole e in trittico. decreto tecnico artistico ancora non pubblicato in Gazzetta Ufficiale2 punti
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Senza le immagini del dritto e del rovescio e solo con un'immagine del taglio che si presenta perfettamente liscio e con tracce di probabile lavorazione al tornio si tratta,a mio avviso,di una riproduzione... Dimenticavo, mancano anche un saluto e un grazie che non sono meno importanti delle immagini del dritto e del rovescio...2 punti
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Ciao, moneta che dimostra tutti gli anni che ha ed i segni del luogo dove ha stazionato prima del suo ritrovamento. Quasi impossibile una sua classificazione precisa. Dal ritratto restringerei alle auguste Faustina Minore o Lucilla. Per la figura sul rovescio potrebbe trattarsi della dea Giunone (tipologie che ci sono per entrambe le auguste). Il diametro è scarso ( il tondello è molto rovinato) ma propendo per un asse ( unica lettera che mi sembra intravedere è la C che ti evidenzio in foto). Attendiamo ulteriori interventi 🙂 ANTONIO2 punti
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Per quanto riguarda la ripresa della coniazioni degli scudi del Regno d'Italia e sempre sul piano documentale, ciò avvenne a seguito della Convenzione addizionale alla Convenzione monetaria conclusa a Parigi il 6 novembre 1908, ratificata nel Regno d'Italia con Legge n. 358 del 10.6.1909 (in G.U. n. 148 del 26.6.1909). All'art. 17 di tale Convenzione addizionale si stabilisce infatti che "ll Governo italiano è autorizzato a far procedere alla riconiazione degli scudi da 5 franchi d'argento emessi dagli Antichi Stati d'Italia e aventi attualmente corso legale nel Regno; a carico suo l'operare a proprie spese il ritiro di tali specie antiche". Con ulteriore Protocollo del 4 novembre 1908 si precisava quali fossero, a quella data, gli scudi degli Antichi Stati d'Italia aventi corso legale. Per brevità , allego la scansione dell'art. 17 e del Protocollo, in italiano, sempre tratti dal testo di F. Marconcini citato nel precedente post e la G.U. n. 148 del 1909 dove trovate il testo in francese di tutto quanto. Art. 17.pdf Protocollo.pdf G.U. n. 148 del 10.6.1909.pdf2 punti
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@vindar Le considerazioni fatte da te sono giuste ed in buona parte spiegate da @ilnumismatico. Vorrei però sottolineare 2 cose. La prima rispetto alla tua domanda originaria: nel corso dell'Unione Monetaria Latina 5 monete da 1 lira avevano meno argento di uno scudo da 5 Lire. Questo perchè gli "spezzati" dello Scudo (ovvero la moneta divisionaria) non era interconvertibile tra le varie nazioni come lo Scudo ed era pertanto una moneta cossiddetta "fiduciaria" a circolazione locale e titolo metallico autonomamente stabilito. Sempre questo termine di "moneta fiduciaria" si ricollega alla monetazione argentea post-bellica in cui, a prescindere dal contenuto intrinseco argenteo, questo, per la svalutazione di tale metallo, era sempre di valore nettamente inferiore al valore nominale. Dunque, seppure le monete a minor contenuto argenteo fossero le meno gradite alla popolazione, pure non faceva molta differenza. Ulteriori parziali spiegazioni si possono desumere dalla relazione di Zecca qui scaricabile (molto interessante)!2 punti
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Ciao, Avevo iniziato a scrivere questa risposta prima che tu scrivessi il secondo post. Ho avuto un po da fare e questa risposta mi ha preso più tempo di quello che credevo. Tuttavia credo di essere andato alla “radice” della questione, seppur facendo una panoramica molto molto ampia e sommaria. Quindi ti lascio alla mia replica, che, preciso a scanso di equivoci, vuole solo essere uno stringatissimo riassunto dello stato di cose che portarono ai fatti da te descritti ============================================== Hai fatto una domanda molto interessante, che ogni tanto spunta fuori in una delle sue molteplici sfaccettature. Devi sapere infatti che l’argomento da te sottoposto è molto complesso specialmente per le varie vicissitudini storico-economiche che hanno legato il bimetallismo (oro e argento) nel corso delle varie epoche. Apro e chiudo una piccola parentesi, che poi riaprirò brevemente: Queste sue monete, seppur coeve e dallo stesso nominale, hanno un contenuto di fino differente: 800 millesimi il littore, 600 millesimi il cappellone. Vedo che tu sei partito dal pezzo da 5 lire aquilotto e fecondità, quindi dopo la fatidica data del 1914: la grande guerra infatti è quella che ha cambiato tutto. Per capire bene le cose quindi dobbiamo partire da un po prima: inizio secolo, il 1900. Lo standard monetario vigente si basava sul “franco Germinale” (su Wikipedia trovi tutto se vuoi sapere cos’era). In pratica veniva fissata la quota di 4,5 grammi di argento fino per un Franco (corrispondente a 0,29025 grammi di oro puro, per un rapporto argento - oro di 15.5:1). Bene o male (perché non si è mai riusciti a rimanere entro questi rapporti) le cose andarono avanti fino alla grande guerra. Fino ad allora quindi le monete circolanti erano il pezzo da 1 lira, dal peso di 5g, quello da 2 lire da 10 grammi, e lo Scudo da 5 lire per 25 grammi. Queste erano anche le specifiche fissate dall’unione monetaria latina, di cui anche il nostro paese entrò a farne parte. La grande guerra e tutte le difficoltà che si portò dietro esasperarono a tal punto le debolezze intrinseche su cui si fondava il bimetallismo (Due le cause che rendevano debole questo sistema: 1. La fluttuazione dei rapporti tra i due metalli, che invece era stata supposta stabile e 2. La fluttuazione dei cambi) che in breve, l’Unione cessò di fatto la sua funzione monetaria tra i vari Stati anche se, formalmente, continuò ad esistere fino al 1927. Tra le varie concause, la grande guerra incentivò la tesaurizzazione delle monete in metallo prezioso, con conseguente emissione di moneta cartacea (da qui l’emissione dei BUONI, ben conosciuti da chi colleziona anche cartamoneta), con il conseguente aumento del divario tra i cambi dei vari paesi. I prezzi dell’argento oscillavano vertiginosamente (è in questo contesto così problematico, ad esempio, che venne coniato il “famoso” scudo Quadriga Briosa). L’instabilità portata della guerra rese impossibile ritornare a quei canoni che erano all’origine dell’economia monetale fissata dal Franco Germinale. Dal 1926 ci fu un ritorno della moneta in metallo prezioso, ma questo fu, se vogliamo, solo “di facciata”. Anche se la produzione monetale di aquilotti e bighe fu copiosa, non solo non rispettava gli antichi canoni originari previsti, ma fu comunque di molto inferiore all’emissione di banconote; erano queste, infatti, la moneta più prevalente (che, ripeto, chi colleziona banconote ben conosce). Ad esempio, qui puoi vedere i quantitativi di emissione della banconota da 5 lire che circolava contestualmente all’aquilotto: https://www.cartamonetaitaliana.com/museo/?position=46 Siamo finalmente arrivati alle emissioni da 20 lire Littore, Cappellone e Quadriga lenta. Mancando i rapporti originari oro-argento definiti dalla convenzione, va da sé che queste emissioni furono più dei “tentativi” molto limitati di ripristinare una circolazione metallica come in passato (ecco perché avevano un più basso contenuto di fino). Pochi milioni di esemplari coniati (se consideri il 20 lire impero, addirittura si parla di soli 10 mila pezzi!!!) non sono nulla per soddisfare il bisogno della circolazione monetaria di un paese. Anche se diversi di questi esemplari avranno circolato, la “vera moneta” era la carta. Non parliamo poi delle altre pezzature metalliche emesse per “celebrare” l’impero… 10 lire https://www.cartamonetaitaliana.com/museo/?position=50 50 lire https://www.cartamonetaitaliana.com/museo/?position=63 https://www.cartamonetaitaliana.com/museo/?position=68 Considerando poi il peso delle “monete” auree si chiude tristemente il cerchio. I 100 lire fascione e vetta, benché rispecchiassero i criteri tecnici pre guerra, furono coniate esclusivamente per fini propagandistici e vendute a 4 volte il loro valore facciale. Non parliamo poi delle successive emissioni auree perché il loro scarso volume di emissione (e i loro dati tecnici) sono imparagonabili con gli standard che avrebbero dovuto rispettare. Dal momento che queste monete furono quindi emesse più per propaganda che per la circolazione (la maggior parte furono tesaurizzate e/o hanno avuto una circolazione comunque non intensa) il loro contenuto di fino rimane una “questione” secondaria non necessariamente legata al corretto rapporto con l’oro. Ovviamente incoraggiò tutti a leggere la sterminata documentazio disponibile sul tema (libri o web).2 punti
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Inizio l'anno mettendo in collezione la mia prima moneta di Tiberio, in attesa di trovare - con un rapporto prezzo/conservazione per me adeguato - il "tribute penny" con Livia sul rovescio. AE As, zecca di Roma, 35-36. Obv. TI CAESAR DIVI AVG F AVGVST IMP VIII. Testa di Tiberio laureato, a sinistra. Rev. PONTIF MAX TR POT XXXVII S C. Caduceo alato verticale. RIC I (2a ed.) Tiberio 59. AE. 11,04 g. 26,00 mm. Buon Anno a tutti, vi auguro un anno ricco di belle soddisfazioni numismatiche.1 punto
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Oggi vorrei presentarvi uno dei miei ultimi acquisti. Si tratta di un antoniniano di Claudio II “Il Gotico” che qui vedete nelle foto presentate dal venditore: Peso: 3,42 g Diametro massimo: 21,91 mm RIC Temp №: 1053 RIC (first) V 221 Zecca di Antiochia, 3^ emissione (inizio/metà 270 d.C.) D/: IMP C CLAVDIVS AVG; busto nudo dell’imperatore, radiato, volto a sinistra R/: SOLVS AVG; Sole stante a sinistra, con la mano destra alzata e con un frustino nella mano sinistra ESERGO: - Vediamo subito il ritratto. E’ in stile “orientale”. Devo dire che su questa faccenda dello “stile orientale” ogni volta un po’ mi ci perdo. Ho provato a leggere qua e là, ma sono uscito con le idee un po’ confuse. Probabilmente e’ un mio limite culturale (e ci sta); comunque ho voluto provare a cimentarmi con la questione. Ecco come paragone (accanto al "mio") due ritratti di Claudio II “occidentali” dello stesso periodo (il primo di Roma, il secondo di Mediolanum): La testa è piuttosto piccola rispetto al busto (ma lo è in generale rispetto alle dimensioni della moneta) e la corona pare un po' scivolare all’indietro. Lo sguardo è più disteso, meno corrucciato di come lo abbiamo presente nella ritrattistica occidentale (in particolare a Mediolanum) dove appare più fiero ed arcigno; forse a ciò contribuisce anche l’occhio, piuttosto grande ed un po’ socchiuso ed il sopracciglio più spianato. Il naso è largo ed appuntito ed il mento ben marcato. Sul mio pezzo Claudio II ha anche una barba un po’ più incolta ed un po’ più lunga ed anche la capigliatura pare più sbarazzina, se così si può dire. Questi gli elementi che ho notato e che ho trovato nelle mie letture. Naturalmente ogni intervento in merito sarà gradito. Ed ora passiamo al rovescio: Vi è una rappresentazione di Sol con la testa radiata, con la mano destra alzata e con un frustino nella mano sinistra con il quale guida il suo carro nel cielo. Molto particolare la legenda SOLVS AVG in quanto quella “ufficiale” dovrebbe essere SOL AVG (“Il Sole dell’augusto”); ecco un esemplare: Perché SOLVS? - Una ipotesi (sostenuta inizialmente da Eckhel) ritiene che possa trattarsi di un errore dell’incisore che voleva indicare, per l’appunto, SOL AVG - Una altra (sostenuta inizialmente da Pellerin) ritiene di tradurre SOLVS AVG nel senso di “Il solo Augusto”, in riferimento al periodo storico caratterizzato dalla secessione delle Gallie ad occidente e dall’affermarsi del regno di Palmira ad Oriente. Resta da spiegare l’effigie di Sol: forse solo semplicemente come rappresentazione dell’augusto, l’unico? L’ipotesi che pare per la maggiore e’ quella di una serie di errori da parte degli incisori anche alla luce di quanto segue. Interessante, infatti, guardare il sito specifico sul ric.mom che evidenzia tutta una serie di errori attribuiti agli incisori: https://ric.mom.fr/en/coin/1053?q=1053&page=1&mod=result&from=quick Non vi e’, infatti, solo (scusate il gioco di parole) SOLVS AVG, ma anche: - SALVS AVG (ma esiste anche, per Claudio II, una Salus con la personificazione classica con serpente, altare e patera) - SOLVA AVG - SAL AVG Devo dire che non mi spiego però il perché di tanti errori degli incisori su questo rovescio in particolare. Sarebbe interessante vedere se ce ne siano anche su altri rovesci e capire anche se il fenomeno riguardi la sola zecca di Antiochia o meno. C’e’ da dire che ad Oriente quelli erano periodi turbolenti se pensiamo alla presenza del regno secessionista di Palmira e alla recente invasione gotica fermata a Naisso solo l'anno prima. Magari qualcuno di voi lettori ha qualche idea in proposito. Tornando alla mia moneta, ho trovato su Acsearch una identità di conio di rovescio con questo esemplare: DATE18.12.2012 HAMMER* Premium SOLER Y LLACH (FORMERLY MARTÍ HERVERA & SOLER Y LLACH), SUBASTA 1074, LOT 214Antoniniano. 268-270 d.C. CLAUDIO II. Rev.: SOLVS AVG. Sol en pie a izquierda con látigo. 3,30 grs. AE. C-273. EBC+/EBC. Veniamo ora all’aspetto iconografico. Il soggetto “Sol” lo troviamo presente in Claudio II anche su questi rovesci: - AETERNIT(AS) AVG : - ORIENS AVG: Se guardo Sol, quello sul rovescio SOL(VS) AVG pare un po’ caricaturale; è molto stilizzato, direi smilzo; sembra quasi un bambino che indossa un travestimento di carnevale; oserei dire poco regale, soprattutto se paragonato al Sol delle tipologia che ho appena postato. La differenza sta probabilmente nella zecca. Le AETERNIT(AS) e ORIENS sono state coniate nelle zecche occidentali (Roma, Mediolanum), mentre la SOL(VS) AVG e’ stata coniata solo ad Antiochia. Il Sole, pur essendo una divinità importante, e’ ancora visto da Claudio II a livello delle altre. E’ associato, in parte, al concetto di Aeternitas: come il sole e’ eterno, così l’imperatore e’ eterno; nel senso che rimarrà sempre augusto, anche dopo la morte quando verrà divinizzato divenendo anche lui un dio. Poi, certamente, scendendo sul pratico, ogni imperatore si augurava tanti anni di regno davanti a sé, ma il più delle volte, soprattutto in quegli anni convulsi, avveniva esattamente il contrario. Interessante poi l’associazione con Oriens. Quale la spiegazione? Oriens potrebbe indicare semplicemente le province orientali (l‘Oriente appunto), ovvero il dominio supremo dell’augusto (incarnato da Sol) sui nemici di quella parte dell’impero. Tuttavia, non torna tanto il fatto che con Claudio II questo rovescio compaia solo nelle zecche occidentali, ovvero Roma e Mediolanum. Ma potrebbe esserci anche un altro significato di ORIENS AVG: “il sole nascente dell’imperatore”. L’imperatore è il sole che sorge, che porta la luce di un nuovo giorno e una nuova vita all’impero, colui che “orienta” i destini del regno. “E’ di nuovo giorno, a Roma”…..Roma, la città eterna (trovato forse un collegamento con Aeternitas?). Questa espressione l’ho trovata su Cointalks dove e’ stata citata parafrasando una frase usata da Ronald Reagan nella sua campagna elettorale del 1984, ovvero “It’s morning again in America”, a chiaro scopo propagandistico, per instillare la speranza e la fiducia nel popolo. Niente di nuovo sotto il sole, direi! Il nuovo verrà, infatti, pochi anni dopo con Aureliano: ma questa e’ una altra storia. E veniamo all’altro aspetto interessante della mia moneta: presenta una abbondante argentatura residua. Quando Claudio II salì al potere il sistema monetario era ormai in crisi. Per più di trent’anni il bilancio imperiale era bruscamente diminuito a causa delle spesse collegate al permanente stato di guerra. Al tempo stesso vi era stata una diminuzione delle tasse in entrata poiché il territorio imperiale si era significativamente ridotto a causa delle invasioni barbariche e della azione degli usurpatori. Il cardine del sistema monetario continuava ad essere la moneta d’argento, ovvero l’antoniniano che dal 238 al 268 fu soggetto ad una progressiva riduzione sia del peso complessivo, sia del contenuto di fino al punto che, agli inizi del regno di Claudio II (autunno del 268 d.C.) la moneta era praticamente di bronzo. Nel regno secessionista delle Gallie, Postumo tentò di preservare il valore metallico dell’antoniniano, ma i suoi successori si adeguarono poi a quanto avveniva nell’impero centrale. In trent’anni (dal 238 al 268) si assistette ad un rapido calo del peso dell’antoniniano e del conseguente peso dell’argento in esso contenuto. (fonte ric.mon Ciò dipese certamente dalla riduzione della disponibilità di metallo nobile per effetto soprattutto dello stato di guerra quasi permanente per effetto delle invasioni e dei regni secessionisti, ma anche (e in particolare per la zecca di Roma e negli ultimi anni coincidenti proprio con il regno di Claudio II) per effetto dell’atteggiamento fraudolento dei monetieri che facevano cresta sull’argento per proprio personale tornaconto (cosa che porterà poi al bellum monetariorum ed alla sanguinosa repressione da parte di Aureliano della rivolta di Felicissimo con chiusura della zecca di Roma). A questo proposito c’e’ un dato interessante che ho trovato su un vecchio testo di Andrea Markl del 1889 (“Peso e titolo degli antoniniani di Claudio il Gotico”): Da questo specchietto si vede che i pesi medii… Roma grammi 3,067 (1782 pezzi) Tarragona » 3,525 (173) Siscia » 3,288 (267) Serdica » 3,621 (22) Cizico » 3,461 (147) Antiochia » 3,406 (65) “…differiscono fra loro di più di mezzo grammo, e che nelle zecche di Roma e di Siscia si coniavano le monete più leggiere. Tutte le monete pesate sono ugualmente di buona conservazione; il peso medio minore ottenuto per queste due zecche non si può quindi attribuire all’essere le rispettive monete logore o sciupate. È caratteristico per le condizioni di quel tempo, che per l’appunto nella zecca di Roma si coniassero monete così calanti, e in ciò si riconoscerà subito il procedere disonesto del sovrastante Felicissimus.” Non e’ ovviamente da escludere che tale atteggiamento fraudolento riguardasse anche altre zecche. Prima di chiudere vi allego foto della moneta fatte da me: Buon anno e buone monete a tutti (non solo romane imperiali....). Stilicho1 punto
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Il costo di questo prodotto? Diciamo che questo è argento, ma non sembra argento, il costo è pari al costo del metallo. Questa non è una moneta falsa, è un souvenir per i bambini.1 punto
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Saluti. Questa non è una moneta. Questa è una beffa offensiva della storia.1 punto
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A Roma la mostra che celebra la scoperta della grande città etrusca di Spina L’Etruria con la sua complessa e raffinata cultura e la scoperta di Spina, città che scandì importanti rapporti economici, politici e culturali con i popoli che convergevano nel Mediterraneo sono al centro di una grande mostra al Museo Nazionale Etrusco Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 Un evento che rappresenta la terza e ultima tappa delle celebrazioni iniziate a Comacchio e proseguite poi a Ferrara, in occasione del centenario della scoperta di Spina, una delle più importanti città etrusche dell’Adriatico. Scoperta il 3 aprile del 1922 nei pressi di Comacchio, Spina – tra i secoli V e IV a. C. – è stata uno dei maggiori porti commerciali del Mediterraneo, rappresentando l’anello di congiunzione tra Occidente e Oriente. Grazie all’avvio dei lavori di bonifica della Valle Trebba e poi agli scavi di Valle Pega, nell’arco di pochi decenni dopo essere stata sommersa per secoli, Spina tornò finalmente alla luce con oltre quattromila sepolture per lo più intatte, restituendo così uno dei più importanti nuclei al mondo di ceramiche di importazione attica. Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 Spina, l’Etruria e il contesto mediterraneo Una città importante citata da illustri scrittori antichi quali Strabone, Plinio il Vecchio e Dionisio di Alicarnasso, che nei loro testi descrivevano la grande potenza marinara rappresentata da Spina, la floridezza commerciale e il suo stretto legame con la cultura greca; una connessione profonda, testimoniata dalle oltre settecento opere in mostra, provenienti da istituti italiani ed esteri, che dialogano con le collezioni permanenti del museo e accompagnano il visitatore in un percorso unico in cui si intrecciano storia, mito e archeologia. Da Spina a Pyrgi, dall’Adriatico al Tirreno, il viaggio rintraccia le origini degli Etruschi, descrivendo le loro relazioni commerciali, culturali e sociali, ripercorrendo l’eccezionale contributo scientifico che gli scavi della città di Spina hanno dato alla conoscenza della storia del Mediterraneo. I diari dell’Assistente di Scao Francesco Proni che raccontano la scoperta di Spina La mostra sul ritrovamento di Spina a Villa Giulia Il percorso espositivo è introdotto da una serie di approfondimenti tematici che, attraverso un’accurata selezione di reperti, offre al visitatore un’ampia visione degli orizzonti storici che collegavano Caere/Agylla l’odierna Cerveteri, con Pyrgi e Spina. Una connessione temporale che rimanda ai viaggi di Ulisse e alle imprese di Eracle in Occidente, attraverso un inedito accostamento tra l’imponente cratere della tomba 579 di Valle Trebba e il coevo Altorilievo di Pyrgi (entrambi rappresentanti il mito dei Sette contro Tebe, un potente monito contro le inciviltà e le barbarie delle guerre fratricide). Un suggestivo sistema di videoproiezioni, inoltre, coinvolge lo spettatore in un crescendo immersivo che ricrea il contesto originale in cui l’Altorilievo di Pyrgi era inserito, rivelandone così tutto il complesso significato simbolico e storico. Le tappe della mostra si diramano attraverso sette sezioni, che compongono un vero e proprio percorso iniziatico che comincia con la sala dedicata al rinvenimento di Spina, documentato nei giornali di scavo dall’assistente Giovanni Proni attraverso una fotografia emotiva che con profonda sensibilità cattura il momento della scoperta, e prosegue poi con la ricostruzione del contesto ambientale nel quale la città fiorì e si sviluppò. Un paesaggio ostico, quello del Delta del Po dominato magistralmente dagli etruschi che incontrano idealmente il mito di Dedalo nelle raffigurazioni del vaso in bucchero datato 630-620 a.C., in cui è raffigurato il celebre inventore che per i greci rappresenta colui che domina un ambiente difficile e inospitale, alludendo metaforicamente alla maestria idraulica degli etruschi nel bonificare un ambiente così insidioso. 1 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 2 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 3 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 4 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 5 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 6 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 7 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 8 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 9 / 10 I diari dell'Assistente di Scao Francesco Proni che raccontano la scoperta di Spina 10 / 10 Spina Etrusca, installation view at Museo Nazionale Etrusco di Villa GIulia, Roma, 2023 La civiltà etrusca in mostra a Roma, tra commerci e riti Troviamo poi le sale dedicate ai commerci e alle relazioni di forza fra i vari popoli del Mediterraneo, evocate dalla selezione di anfore da trasporto, dal Dinos attico a figure nere realizzato da Exekias all’epoca della battaglia di Alalìa, o dall’Hydria etrusca a figure nere dedicata al mito della metamorfosi dei pirati tirreni trasformati in delfini da Dioniso. Si celebra così lo stretto legame, spesso competitivo, tra Greci ed Etruschi, che vide questi ultimi primeggiare nel controllo dei mari che cingono la Penisola italiana e commerciare il loro vino in tutto il Mediterraneo. Un’importante selezione dagli oltre 4000 corredi funerari restituiti dalle necropoli descrive la forte valenza rituale di stampo ellenico che ricalca anche la città di Spina all’interno degli spazi dedicati alla memoria. Un’accurata raccolta di oggetti ricompone le modalità di sepoltura e i rituali funebri attraverso i quali la città celebrava i propri antenati. Alla sfera evocativa si contrappongono le risorse agricole e faunistiche, con le attività produttive e artigianali fino ad arrivare nel vivo della città, penetrando idealmente nell’intimità quotidiana dei rituali domestici. Una terracotta votiva raffigurante Enea e Anchise in fuga da Troia chiude idealmente il percorso, celebrando il primo oggetto restituito dalle sabbie di Spina nel 1668. Come un uroboro temporale, la storia di Spina torna così al suo principio e completa un ciclo che, attraverso l’eco della storia e dell’archeologia, si rivela in continua evoluzione e quindi sempre in vita. https://www.artribune.com/arti-visive/archeologia-arte-antica/2024/01/spina-etrusca-mostra-roma/1 punto
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Ho capito,tu e Minerva siete in sintonia😁 Singolare come ti capitino sempre queste 100 lire😀 Un sesterzio 😂1 punto
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Salve, questo esemplare è superbo. In tutto. Ma ha un particolare secondo me: il cerchietto così nitido sul seno sinistro della Vittoria l’ho visto (in foto) solo sulle ‘’prova’’! Davvero un gioiello. Complimenti! p.s. munendosi di lente o meglio microscopio a pochi ingrandimenti (20/40x) il cerchietto è vagamente intuibile anche in monete in conservazioni leggermente inferiori. Ma così nitido è veramente eccezionale.1 punto
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Non sono un esperto... però, facendo una ricerca sulle diverse tipologie di aquile riprodotte nei bottoni militari (europei) degli ultimi 2 secoli, quella del bottone sembra presentare tutte le caratteristiche di quella araldica polacca... anche tenendo conto del fatto che ne ho trovato decine di versioni diverse (anche solo tra le diverse armi). Logicamente data la mia ignoranza in materia mi affido a chi ne sa più di me. Posto un esempio di un bottone dell'aeronautica polacca della seconda guerra mondiale.1 punto
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Salve condivido foto di una cartolina di buon Natale, doppio timbro Addis Abeba, uno poco leggibile. Mi sono piaciuti molto i francobolli usati per affrancatura, ne ho un’altra di qualche giorno prima con stessa affrancatura da stessa zona. Chiedo maggiori informazioni ai più esperti. Ringrazio in anticipo1 punto
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Annulli di partenza di Addis Abeba del 18.12.1938 cerchio grande e lunette vuote. Annullo di arrivo di Sava (Taranto) del 24.12.1938 (velocita da record secondo me) stesso cerchio. Affrancata per 1,20 (1 lira 20c). Il francobollo della colonia Etiopia da 20c violetto emissione del 1936 "effigie di Vittorio Emanuele III" e' di un valore di catalogo di 200€ (duecento). Consiglio di separare la cartolina dal mucchio delle altre, andrebbe conservata in plastichine non acide apposite o buste in "pergamino".. onde evitare ossidazioni, muffe ecc... . E' Materiale che di tanto in tanto va arieggiato, evitando l' esposizione al sole e all'umidità. L' altro francobollo da 1lira azzurro della colonia Eritrea di posta aerea della serie Pittorica emissione del 1936 ha un valore di catalogo di 5€. La cartolina nel suo insieme e' una RARITÀ.1 punto
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Buon anno anche a voi, belle discussioni come sempre che leggo sempre con piacere trandone sempre informazioni e storia1 punto
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Gran bella moneta in tutti i sensi, complimenti e buon anna1 punto
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Bella moneta davvero, un ottimo inizio di anno. Ricambio molto volentieri gli auguri!!!1 punto
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Confermo che è San Nicola da Tolentino . In alternativa potrebbe essere anche S. Domenico di Guzman (anche lui ha la stella come attributo iconografico). Ciao Borgho1 punto
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Non è un settore di cui mi occupo, ma da sempre c'è chi raccoglie manifesti e documenti del genere, è possibile vederne in vendita nelle Mostre/Fiere di Numismatica, Filatelia ecc. Non so quale possa essere il suo valore di mercato, credo contenuto, ma sicuramente un controvalore lo ha. Saluti cordiali.1 punto
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Curiosa busta del 1988 trovata in rete *Lavoro italiano I.P.Z.S.* L'I.P.Z.S contribuì a stampare banconote per la Banca d'Italia sino al 1965.1 punto
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Ciao, potrebbe essere anche l'Hilaritas, si. Purtroppo la legenda del rovescio( almeno dalle foto) è totalmente illegibile. Tu che hai la moneta con una lente potresti magari individuare qualche lettera che potrebbe aiutarti. Di più non so dirti 🙂 ANTONIO1 punto
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Ma secondo lei è possibile una richiesta così? (che poi messa così è un'affermazione, non c'è manco un punto interrogativo) Come richiedere la biografia e la filmografia di un'attrice partendo dalla foto del tallone sinistro... Ma insomma, almeno leggeteli i consigli! Siete voi che chiedete di essere aiutati!1 punto
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La referenza è: Istituto Italiano di Num. Annali 29(1982), p.139- Crawford, Michael Unofficial Imitations and Small Change under the Roman Republic Nr. 56 è il Asse con Corona; pero il Semis non è listato. Evidentemente il Semis non ufficiale è raro.1 punto
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E' molto comune anche nelle monete in argento di Carlo Alberto, si riscontra anche nei FDC. Ho notato che è più frequente sugli ultimi anni (dal 1844 in poi) è c'è sia per Genova che per Torino Io sono giunto alla conclusione che il coni erano arrugginiti e a seguito di spazzolate pesanti al conio le zone più arrugginite di questo sono saltate via lasciando delle zone vuote, che poi si sono trasformate in piccole escrescenze sulle monete.1 punto
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Ciao @Cremuzio. L'ipotesi che sostieni, in effetti, e' plausibile; così come la spiegazione della iconografia solare associata al "solo augusto". In sostanza tu presupponi due legende: una SOL AVG e l'altra SOLVS AVG con diversi significati. Il mio dubbio riguarda l'uso dell'aggettivo "solo" per esteso (SOLVS) associato però alla forma tronca della parola "augusto" (AVG). AVG così scritto, se non erro, sottindende un genitivo ("dell'augusto"). Diciamo che mi sarei aspetto di più di trovare magari SOLVS AVGVSTVS per esteso. Quando al sottintendere INVICTVS associato al rovescio SOL, penso che sia ancora presto. L'upgrade di Sol a SOL INVICTVS avverrà con il suo successore Aureliano. Io propendo per l'errore, anche se mi rimangono quei dubbi che ho espresso nella discussione. Una mia idea e' che magari sia lo stesso incisore (del resto parrebbe che gli errori siano solo su questa tipologia che mostra effigi molto simili -mi sembra- sia sul dritto che sul rovescio nei veri esemplari) che probabilmente conosceva poco la lingua latina. E se devo dire, non e' che il Sol rappresentato ad Antiochia mi piaccia molto (come ho scritto): niente a che vedere con Sol regale delle zecche occidentali. Grazie per il tuo contributo e buon anno. Stilicho1 punto
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Salve @Stilicho , provo a cimentarmi con la tua giusta domanda : "perche' SOLUS" ? Puo' darsi , e' solo un' ipotesi , che la differenza tra SOL AUG e SOLUS AUG , risieda proprio nel diverso significato delle due parole , mi spiego : per SOL AUG , l' incisore probabilmente intendeva SOL INVICTUS AUG ridotto a SOL AUG , mentre per SOLUS AUG , probabilmente voleva significare UNICO o SOLO AUGusto per magnificare l' operato di Claudio II , forse per la sua vittoria sui Goti . L' allegoria del Sole del rovescio in entrambe le interpretazioni SOL o SOLUS le raffigurava l' Imperatore con lo stesso significato simbolico (unico e sole)1 punto
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Buonasera e buon anno a tutti in primis. Condivido un bel cioccolatino,senza pretese,ma sempre bello,fresco dal mercatino di oggi 😁1 punto
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Come abbiamo appurato nell'altra discussione le cartoline con questi numeri vengono da un marò del Battaglione San Marco. Guardando le cartoline e i timbri sono tutte del dopoguerra. Questa in particolare con il timbro di censura e appositamente senza data (non era permessa), parte da una zona di operazioni che potrebbe essere perché no anche una nave.. dove riceve il timbro di censura e il timbro blu a numeri, vengono poi instradate da un ufficio postale presuppongo non lontano dalla caserma dei Marò. La data non viene apposta dal mittente per ovvie ragioni di segretezza e neanche il timbro dell'ufficio postale con datario, ..si ci sta.. le somme tornano. Guardero' se ho bibliografia sul timbro di censura, ma non credo.. ?!1 punto
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Può essere, sembrerebbe una battuta ironica ma può essere. Il mittente e fuor di dubbio un militare e scrive da una situazione militare. Non abbiamo date quindi un pochino difficile ipotizzare. Tu che periodo dai alla cartolina..1 punto
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