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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/13/24 in Risposte
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saluti a tutti, da organizzatore del Convegno di Salerno, mi permetto di dare qualche specifica ulteriore. 1) L'area militare dove sorge la stazione marittima di Salerno, e' interdetta al passaggio veicoli se non autorizzati ( autorizzazione all'ingresso carico /scarico e costo della sosta per espositori fuori regione SONO A TOTALE CARICO della organizzazione) 2) l'area e' presidiata da sbarra di ingresso con guardiola tra due edifici , uno della GDF e l'altro della Capitaneria di Porto che ha autorita' sulla zona portuale. 3) 35 le telecamere tra esterno ed interno che supervisionano la zona della esposizione. 4) 7 elementi della security incluso guardianìa notturna armata e in borghese hanno sorvegliato tavoli, ingressi e esposizione (ANCHE questi a totale carico della organizzazione) 5) la zona di Carico e Scarico pertanto era protetta da telecamere e personale queste cose ovviamente hanno un costo, un costo che spesso gli organizzatori NON vogliono pagare per intascare cifre che dovrebbero invece essere destinate alla esposizione. Le scelte di altre organizzazioni di non inserire elementi di sicurezza, di non stipulare un contratto con una societa' di sorveglianza diurna o notturna, di utilizzare location economiche o fuori mano o disagevoli, sono figlie della avidita' organizzativa. Da imprenditore credo illuminato, ho scelto di fare piazza pulita di questi errori e di investire nella qualita'; il tempo mi ha dato ragione. Il meteo quest'anno non ci ha consentito di fare aperitivo sul mare, ma la esposizione ha premiato economicamente tutti gli espositori e garantito ai collezionisti di aggiungere un pezzo o piu' alle loro collezioni. La presenza di produttori che hanno esposto, come la Leuchtturm, direttamente dalla germania, la presenza di 5 case d'asta, e di quella di espositori da ogni regione ncluso le isole di Sardegna e Sicilia, ci hanno gratificato pur essendo solo la seconda puntata della kermesse. Questo vuol dire che non basta avere un pedigree di decenni per fare una fiera di grande qualità. L'appunto sulle luci lo ricevo e lo prendo a spunto per migliorare ulteriormente il servizio di illuminazione che era gia' stato implementato e arricchito dalla prima edizione dello scorso anno, ma migliorare si puo' e SI DEVE. Ultima nota a margine: mi occupero' anche della organizzazione del primo convegno di Giulianova, per creare lo stesso standard qualitativo per una nuova esposizione nel centro italia. Mancano a mio parere le basi strutturali e la voglia di INVESTIRE economicamente (anche magari andando in perdita per qualche anno) per CREARE e MANTENERE un successo espositivo; ma ci proviamo almeno per Salerno e spero Giulianova. Un saluto a tutti Pierpaolo Irpino.9 punti
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Per Kent, le tipologie dal RIC 2140 al 2164 sono le ultime emissioni coniate dalla zecca romana in nome di Valentiniano III e per questo vengono chiamate "tardive". Tuttavia, la maggior parte dei numismatici attuali propendono ad attribuirle alla zecca di Cartagine, sotto l'autorità del comes Africae Bonifacio, e/o del conquistatore Genserico e, quindi, potrebbero essere contemporanee alle altre emissioni di Valentiniano III, dal RIC 2104 al 2139. Il fatto che generalmente è attribuita alla zecca cartaginese anche l'emissione della serie Domino Nostro, che potrebbe dunque essere immediatamente precedente, contemporanea o immediatamente successiva a quella delle tipologie tardive di Valentiniano III. La questione è ulteriormente complicata dal fatto che entrambe le serie paiono relazionate tra loro: o perché l'una prende spunto dall'altra, o perché entrambe hanno alcuni modelli in comune. Su questo argomento, le opinioni sono molto divergenti e so di avere un pensiero diverso da quello di alcuni lettori di questo forum, ed è proprio questa diversità che m'interessa e mi stimola a scriverne. Datare queste due serie monetali è davvero molto difficile, mancando ripostigli atti a indicarne una successione: ma è solo datandole che potremo capire quale serie viene prima dell'altra o se sono simultanee. Un'ultima osservazione: per le emissioni tardive, Kent da due legende nominative: DNVALENTINIANO etc. (V10) e DNVAL-ЄNAVG etc. (V11). Significativo che in entrambi i casi la legenda non appare al nominativo, o almeno non lo è nel primo caso, quello meno abbreviato. L'uso del dativo, evidente nella legenda V10, è proprio per le emissioni coniate per un imperatore che non è quello titolare della zecca: per esempio, si usa in dativo per le emissioni in nome di Teodosio II coniate dalla zecche occidentali e, analogamente, per quelle in nome di Valentiniano III coniate dalle zecche orientali. Un aspetto importante sul quale Kent non dice nulla.... Cosa ne pensate sulla datazione di queste due serie? l'una fa da modello per alcune tipologie dell'altra?3 punti
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Cosa ne penso? Medaglia pacchiana e anacronistica fatta ad hoc per nostalgici del regime, che ricorda uno dei periodi più bui della nostra storia. Come si scrive sopra è un oltraggio alla numismatica, scimmiottando una vera moneta, Per non parlare poi dell'immagine: in un'altra discussione si accusa il sovrano del periodo di non aver fermato questo tizio e qui lo si mette in bella mostra - anche nel profilo di un utente - senza l'ombra di una critica. Siamo su di un forum anche di storia? Allora cerchiamo di ricordarla, soprattutto per non commettere gli stessi errori. Servus, Njk3 punti
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Ciao È un falso moderno grossolano,sicuramente originario di anni molto più avanti del '46. Eseguito per frodare il collezionista. Volendo,si può anche togliere dal quadretto,almeno lo si può studiare per bene (data,R segno di zecca, dettagli arrotondati e discordanti). Saluti3 punti
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Follis di Costantino I con D N CONSTANTINI MAX AVG e corona con VOT XX. Ritratto che ricorda le imitative. Arka Diligite iustitiam3 punti
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Tornati da poco a casa, anzi in negozio......Che dire, un ottimo convegno: organizzazione perfetta sia per la location che per la logistica, la dimostrazione che i convegni si possono fare anche in strutture accoglienti e soprattutto IN SICUREZZA con costi assolutamente sostenibili da parte dei commercianti. Spetterà adesso agli altri convegni in programma fornire le stesse garanzie di sicurezza perchè si tratta solo di applicare il buon senso per poter lavorare in sicurezza. Vi anticipo che verranno fatte richieste RAGIONEVOLI e soprattutto FATTIBILI, in caso contrario saremo costretti a disertare IN MASSA chi non fornirà un servizio adeguato a costi sostenibili.3 punti
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Beni svelati. La singolare vicenda dei depositi custoditi nel caveau della Tesoreria dello Stato, curato dalla Commissione depositi, con la partecipazione di rappresentanti del ministero dell'Economia e delle Finanze, del ministero della Cultura e della Banca d'Italia. chissa’ se finalmente si svela quello che arrovella migliaia di collezionisti del Regno ( l’ormai famosa nota 56) Il testo illustra i primi risultati emersi dal lavoro di ricognizione durato cinque anni e svolto dalla Commissione su oltre 400 depositi (per un totale di più di 2 mila plichi o bisacce e per un valore di circa 34 milioni di euro): al loro interno vi sono monete, medaglie, onorificenze, titoli di debito pubblico nazionali ed esteri, documenti di rilevanza storica, oro destinato alla monetazione e oggetti preziosi, raccolti nel periodo che va dagli anni '30 agli anni '90 del Novecento e finora custoditi, appunto, presso la Banca d'Italia.2 punti
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N. 11 N. 12 Spero di aver correttamente individuato le corrispondenze.2 punti
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E' una medaglia coniata da qualche nostalgico. Bella? Hanno preso il Cappellone di Vittorio Emanuele III e fatto un fac-simile. Se piace a te, va benissimo, ognuno ha i suoi gusti e non siamo qui per criticarli, anzi. Il fatto che non possa essere coniata dallo stato, sta nel fatto che Mussolini era capo del governo e sulle monete veniva raffigurato il regnante. E' come se oggi uscissero monete con La Meloni. Anche il materiale sarebbe da controllare, ho dubbi che sia d'oro. Se invece lo è, vale il peso dell'oro contenuto.2 punti
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2 punti
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Ciao a tutti , posto anche la mia e unica piastra di Francesco I 1825 , magari vi può essere di aiuto . Cordiali saluti . Luigi2 punti
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Magari mi sbaglio ma questa discussione mi sembra surreale...2 punti
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Ceeeee pandì! E tieni sempre da dire 🤣 Certo che è contemplato ignorarne l'emissione. Ma visto che ci tengo ad avere la serie completa delle divisionali dei piccoli stati (Andorra, Vaticano, San Marino e Monaco). Con gli altri staterelli non si fa così tanta fatica a comprarle. Con Monaco, lo sappiamo tutti è una lotta all'ultimo sangue2 punti
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Una volta mio cugino mi chiamò e mi disse che nel giardino c'era una ragazza bellissima che camminava avanti e indietro e mi chiese se secondo me valeva la pena di scendere a parlarle e invitarla a bere qualcosa. Poi però mi richiamò e mi disse che si era sbagliato siccome non aveva indossato gli occhiali, e in realtà era zio Pasquale che tagliava l'erba.2 punti
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Si, 120 euro si possono spendere. Non si chiedono foto migliori per sfizio o per pignoleria, ma solo per cercare di non essere superficiali nel dare un parere. Queste due immagini riguardano la stessa identica banconota (U182-1189), una piccola variazione nella luce e nel contrasto e questo è quello che succede. prima dopo ps: se uno l'acquista avendo come riferimento l'immagine del "dopo" andrà incontro a sbattimenti vari, delusione sulle aspettative, lamentele, restituzione (qualora non sia un 'visto e piaciuto') e quant'altro.2 punti
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Ciao, perdonami se mi permetto di correggerti ma lo faccio a beneficio sia tuo che di chi legge. Questa moneta è sia collezionabile che commerciabile dal momento che è pienamente identificabile in ogni suo aspetto (valore, millesimo e autorità emittente). Giusto per farti un esempio, su ebay ci sono esemplari in conservazione molto bassa di cui uno in simile conservazione andato venduto per 29€ più spese. Ha una bella patina intesa, molto carica di storia Un saluto a tutti, Fabrizio2 punti
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ecco la mia, da poco arrivata. con questa ho raggiunto un piccolo traguardo, una moneta d'argento di grosso diametro per ogni sovrano del periodo borbonico.2 punti
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Buongiorno a tutti, Spinto dal post#75 dell'ottimo @LOBUho approfondito, ho trovato in rete una piastra del 1825 con lo stesso conio di rovescio. Prima immagine 1825, conio pressoché intatto. Seconda immagine 1826 reimpressa di @Releo, piccola frattura ad ore 9 del rovescio. Terza immagine, una mia 1825, oltre alla frattura leggermente più accentuata ad ore 9 ne presenta una nuova ad ore 11. La cronistoria dei conii ci permette di affermare con sicurezza che durante e forse anche dopo il 1826 vennero battute monete con data 1825. Voi cosa ne pensate a riguardo? Saluti Raffaele.2 punti
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Nuovi studi. Chi era la 18enne romana sepolta 1800 fa con una “Barbie”, corona di mirto e l’anello di un uomo. Il volto, la storia A sinistra, la bambola d’avorio di circa 20 centimetri. Al centro la ricostruzione del volto condotta entro il sarcofago, sullo scheletro della giovane donna, attraverso il completamento delle masse dell’architettura facciale. Al centro, la corona di mirto con fiore d’argento e, in basso l’anello d’oro con pietra rossa, sulla quale è inciso il nome maschile Filetus Probabilmente era fidanzata. Promessa ad un uomo, la ragazza che morì, dopo essere stata amorevolmente accudita dai genitori. Sul letto funebre fu vestita come una sposa. I suoi capelli furono cinti da una coroncina di mirto – la pianta nuziale – e d’argento. Nella sua tomba furono collocati i suoi gioielli, una bambola snodabile simile a una Barbie e il necessaire per la toilette. E forse, dietro a questa vicenda, c’è qualcosa di dolce e drammatico. Una storia triste, che rileggiamo – per San Valentino – alla luce di nuove convergenze. La testa della bambola snodabile, realizzata in avorio. L’acconciatura è legata alla moda degli anni di Marco Aurelio @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Le bambole snodabili erano probabilmente utilizzate a partire dal periodo della pre-adolescenza. Le bambine potevano vestire e cambiare gli abiti della bambola stessa. Un gioco di eleganza e creatività, che le preparava all’età adulta @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Tutti i ricordi di un’infanzia, da poco trascorsa, e tutto ciò che serviva per l’età adulta. Pettini, gioielli, un anello con una chiavetta che doveva dare accesso al portagioie in cui nascondere ori e piccoli segreti. Ma soprattutto un anello con pietra rossa – il rosso è spesso collegato a gioielli nuziali – sul quale è inciso un nome maschile: Filetus. La ragazza lo indossava, quando fu sepolta. Eccolo. L’anello con pietra rossa e l’incisione con il nome Filetus. Questo gioiello era al dito della giovane defunta @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Nuovi studi consentono di inquadrare meglio la sua misteriosa figura, alla quale ora, è possibile dare una connotazione attraverso una sorta di ricostruzione giudiziaria del suo scheletro e del suo volto. Senza forzature, ma basandosi sui dati anatomici evidenti. Minuta, con lineamenti regolari, doveva essere una figura leggiadra. Fu probabilmente vestita come una sposa, per il suo viaggio eterno. Un prima ricognizione dello scheletro portò gli archeologi ottocenteschi a pensare – a ridosso del rinvenimento -, a causa della presunta deformazione di una costola, che la ragazza fosse stata colpita da un’adenite tubercolare. Ma la ricognizione – anche su base fotografica – andrebbe ripercorsa. Ciò che possiamo vedere di lei – e che viene ripreso nell’immagine del sarcofago – è l’immagine di una ragazza che stava sbocciando alla vita. La corona di mirto e le decorazioni d’argento @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Crepereia Tryphaena era il suo nome. Era una giovane donna, presumibilmente di circa 17-18 anni, il cui sarcofago fu portato alla luce durante gli scavi avviati nel 1889 per le fondazioni del Palazzo di Giustizia di Roma e per l’edificazione del ponte Umberto I sul Tevere. Collana d’oro con pendenti di berillo, indossata dalla ragazza. L’elemento verde (speranza) risulta spesso legato al fidanzamento e alla promessa. L’insieme di pietre verdi e rosse significa – anche nel mondo rinascimentale, strettamente connesso con quello classico – il coronamento matrimoniale. @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Gli operai si bloccarono quando si resero evidenti alcune sepolture antiche, tra le quali due sarcofagi accostati tra loro, ancora sigillati. Il marmo fu lavato così che apparvero, su ogni singola tomba, i nomi di due persone della stessa famiglia: Crepereia Tryphaena e Crepereius Euhodus. Forse padre e figlia. Sulla cassa in marmo dedicata a Crepereia Tryphaena era incisa in bassorilievo una scena allusiva alla morte della fanciulla, che vi è rappresentata dormiente sul letto funebre, con la testa appoggiata sulla spalla sinistra. Sulla sponda del letto, dalla parte dei piedi, è seduta una matrona velata, con lo sguardo fisso sulla ragazza. Presso il capezzale appare una figura virile clamidata, atteggiata a profondo dolore. Vediamo l’immagine qui sotto, nel contesto, e a livello di ingrandimento. Il lato del sarcofago in cui è incisa e scolpita una scena che si riferisce a Tryphena ammalata, nel proprio letto. @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Ingrandimento. Uomo e donna affranti al cospetto della ragazza malata I due sarcofagi erano probabilmente quelli di un uomo e della figlia, per i quali non era stata scelta la cremazione, a quei tempi molto diffusa a Roma. Nel sarcofago dell’uomo non c’era corredo. Una sepoltura che poteva ricordare quelle dei cristiani o di cittadini di cultura ellenistica. Mentre il contenitore lapideo di Tryphaena appariva molto ricco di ornamenti d’oro. Ricostruzione strutturale del volto e della figura, a partire dallo scheletro Deposta accanto al suo scheletro vi era anche la raffinata bambola d’avorio, inizialmente creduta di legno di quercia, di pregevole fattura e snodabile in alcune articolazioni. La capigliatura della bambola rinvia alle acconciature del II secolo d. C. che apparivano nei ritratti dell’imperatrice Faustina Minore (130 circa – 175), moglie di Marco Aurelio. Tryphaena fu identificata come una fanciulla vissuta alla fine del II secolo d.C.che si presentò agli occhi dei Romani accorsi, alla notizia dell’eccezionale ritrovamento, la mattina del 12 gennaio 1889 presso il ponte Umberto I, come una divinità fluviale. All’apertura del sarcofago infatti, la giovane donna, sommersa nell’acqua proveniente dal vicino fiume Tevere, appariva come una ninfa. Scrisse l’archeologo Rodolfo Lanciani presente agli scavi: «Tolto il coperchio, e lanciato uno sguardo al cadavere attraverso il cristallo dell’ acqua limpida e fresca, fummo stranamente sorpresi dall’aspetto del teschio, che ne appariva tuttora coperto dalla folta e lunga capigliatura ondeggiante sull’acqua. La fama di cosi mirabile ritrovamento attrasse in breve turbe di curiosi dal quartiere vicino, di maniera che l’esumazione di Crepereia Tryphaena fu compiuta con onori oltre ogni dire solenni, e ne rimarrà lunghi anni la memoria nel rione Prati. Il fenomeno della capigliatura è facilmente spiegato. Con l’acqua di filtramento erano penetrati nel cavo del sarcofago bulbi di una tal pianta acquatica che produce filamenti di color d’ebano, lunghissimi, i quali bulbi avevano messo di preferenza le loro barbicine sul cranio. Il cranio era leggermente rivolto verso la spalla sinistra e verso la gentile figurina di bambola». Il significato del nome Tryphaena Quello che a noi parrebbe un nome duro, ai romani e ai greci e a tutto il mondo ellenizzato doveva suonare in tutt’altro modo. Si tratta, infatti, di una variante femminile del nome Trifone, del quale condivide tanto l’origine e il significato (da τρυφή, tryphḕ, “dolcezza”, “delicatezza”, quindi “deliziosa”, “delicata” raffinata. Questo nome viene citato nel Nuovo Testamento. Trifena è anche una cristiana di Roma salutata da Paolo nella sua lettera ai Romani. (“Salutate Trifena e Trifosa, che hanno faticato per il Signore”). Tryphaena era un nome proprio greco ed un epiteto di alcuni esponenti della dinastia greco-egizia dei Tolomei, quella che aveva dato alla luce Cleopatra. La sepoltura in sarcofago e il nome della ragazza – oltre al nome maschile, Filetus, inciso sull’anello, portato dalla giovane defunta – inducono a pensare che la sua famiglia forse quanto meno vicina al mondo greco ellenistico. Anche il nome Euhodus – accostato a quello di Craeperius -, l’uomo che giaceva nel sarcofago collocato accanto a quello della ragazza – ha origini greche. Chi era la sua famiglia E’ evidente che Trifena apparteneva a una famiglia facoltosa e che venne cresciuta, come dimostra il corredo, con ogni affettuosa attenzione e con larghezza di mezzi. Non è possibile stabilire – almeno in attesa di altre prove che potrebbero emergere, nel tempo – sei genitori della ragazza fossero liberti, cioè ex schiavi ai quali era concessa la libertà. In genere questa classe – che potremmo paragonare alla borghesia e all’alta borghesia del nostro Novecento – era caratterizzata da una grande intraprendenza nelle professioni, nel commercio, nelle attività produttive, che generava consistenti ricchezze. Si tratterà di stabilire se Trifena e i suoi antenati appartenessero ab antiquo, alla gens Crepereia o se fossero stati cooptati dopo l’atto di affrancamento. Specchietti e contenitori per stemperare il trucco, trovati nella tomba della ragazza romana @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Certo è che la gens Crepereia era una famiglia plebea di rango equestre nell’antica Roma. La famiglia compare nella storia dal I secolo a.C. al I o II secolo d.C. Cicerone descrive la rigida disciplina dei Crepereii. Il gentilicium Crepereius è raro, attestato solo in Italia e in alcune aree dell’Impero Romano, diventando relativamente comune solo nel Nord Africa. Probabilmente questa gens fu di origine sabina, ma un ramo di essa fece fortuna nei commerci e nelle intermediazioni economiche nelle province di lingua greca dell’Impero. Giungendo a coprire, di fatto, un ampio arco del Mediterraneo che comprendeva l’Egitto ellenizzato dai Tolomei e da Cleopatra. Due pettini @ Musei Capitolini Centrale Montemartini I Crepereii attestati in Nord Africa furono circa 50 e vengono ritenuti discendenti di uno o più militari che prestarono servizio nella Legio III Augusta durante il I o II secolo dC. E’ evidente che, a livello di ipotesi più consistente, la famiglia di Trifena potrebbe essere appartenuta al ramo che aveva fatto fortuna con i commerci tra Grecia, Turchia e Medio oriente ellenizzato. Dai nomi personali alle sepolture, tutto induce a ipotizzare che Trifena discendesse proprio da questi intraprendenti personaggi di origine sabina, che forse si legarono, attraverso matrimoni, al raffinato mondo greco. Anche la sepoltura dei due corpi anziché la scelta della pratica dell’incinerazione – pur non essendo totalmente dirimente – contribuisce a rafforzare l’idea che questa fosse una famiglia con forti legami nel mondo ellenistico. In area greco-orientale e nel mondo ionico rimane diffusa infatti l’inumazione entro sarcofagi di marmo o di terracotta. I gioielli nella tomba e l’anello inciso con un nome maschile Come sappiamo, al dito della giovanetta venne trovato un anello d’oro recante una pietra rossa sulla quale è inciso, a tutto campo, e rafforzato da uno smalto bianco, la parola Filetus. Per quanto non particolarmente diffuso, Filetus è un soprannome maschile che potrebbe derivare tanto dal nome greco Fileta – uomo molto amabile, degno d’amore – o indicare, alla maniera romana. caratteristiche fisiche di chi lo porta: una persona piuttosto magra, come un filo o un filetto. Esiste, in un’epigrafe romana trovata a Ostia, la citazione di questo cognomen, in un’epigrafe dedicata a Iulius Euresius Filetus. Philetus, chiamato con il vocativo Filete, è anche un personaggio a cui Fedro dedica la favola del “Vecchio cane, del cinghiale e del cacciatore”. Il nome “Filetus” fece immaginare a Giovanni Pascoli – probabilmente con fondamento storico – che questo fosse il nome del promesso sposo di Trifena poiché la presenza della bambola nel corredo funebre faceva pensare che fosse morta alla vigilia delle nozze non avendo fatto in tempo a donare i suoi giocattoli agli dei per la cerimonia di “addio all’infanzia”. Il giorno prima delle nozze, le fanciulle consacravano in un tempio ad una divinità di loro scelta i giochi dell’infanzia, poi si toglievano la toga pretexta (con le due strisce di porpora che le rendeva inviolabili) e la donavano alla Fortuna Virginalis. Per l’occasione Pascoli – nei tempi successivi al ritrovamento del sarcofago di Trifena – compose una poesia in latino che donò in occasione delle nozze alla figlia dell’onorevole Benzoni, allora ministro della pubblica istruzione e suo amico e protettore in Roma (LA) «Vitrea virgo sub aqua latebas at comans summis adiantus undis nabat. An nocti dederas opacae spargere crinis?» (IT) «Ti nascondevi, o fanciulla, nell’ acqua trasparente, e sull’onda nuotavano i tuoi capelli di felce. Avevi concesso alla notte oscura il privilegio di scioglierli?» Fin dal ritrovamento la bambola apparve non come un comune giocattolo ma come un’opera d’arte dal viso finemente scolpito, quasi fosse un ritratto, con un’acconciatura tipica della moda romana dei tempi di Marco Aurelio e Faustina minore. Inoltre risaltava l’abilità tecnica dell’artigiano che l’aveva creata nel corpo snodabile con gambe e braccia collegate al tronco con piccoli perni. La bambola fu trasferita inizialmente nell’Antiquarium comunale, poi nel caveaux dei Musei Capitolini, mentre ora è conservata alla Centrale Montemartini di Roma, dov’era già stata esposta dal 1 giugno 2016 all’8 gennaio 2017. Dal 22 febbraio al 17 aprile 1983 la bambola fu al centro di una mostra allestita a Palazzo Madama a Torino. Altri oggetti preziosi furono trovati nel sarcofago. Eccoli. Gli eleganti orecchini di Trifena @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Spilla con intaglio su ametista @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Anellino che racchiude due anelli @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Anello con diaspro inciso @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Un anello d’oro, parte del corredo di Trifena @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Anellino d’oro con chiavetta per portagioie @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Nella tomba fu anche sistemato un cofanetto @ Musei Capitolini Centrale Montemartini Conocchia con rondella @ Musei Capitolini Centrale Montemartini La testimonianza del prodigioso ritrovamento del sarcofago e della collocazione del corredo Rodolfo Lanciani (Roma, 2 gennaio 1845 – Roma, 21 maggio 1929) fu chiamato subito dopo la scoperta, come esperto. Egli era un archeologo, un ingegnere e un topografo. A lui furono affidate le prime osservazioni circostanziate. Ecco la ricostruzione di quei giorni da parte della testimonianza diretta dello stesso Lanciani. “Come diversamente trattiamo queste scoperte nei nostri giorni! Nella prima mattina del 12 maggio 1889, sono stato chiamato a testimoniare l’apertura di una bara di marmo che era stata scoperta due giorni prima, sotto le fondamenta delle nuove sale di giustizia, sulla riva destra del Tevere, vicino al Mausoleo di Adriano. Come regola, la cerimonia di taglio dei morsetti in ottone che fissano i coperchi delle urne e dei sarcofagi viene eseguita in uno dei nostri depositi archéologici, dove i contenuti possono essere esaminati tranquillamente e attentamente, lontani da una folla eccitata e talvolta pericolosa. Nel caso in esame questo piano è stato ritenuto impraticabile, poiché la bara fu accertata di essere riempita con acqua che nel corso dei secoli era filtrata, goccia a goccia, attraverso gli interstizi del coperchio. La rinuncia al Capitolo fu pertanto abbandonata, non solo per il peso eccessivo della bara, ma anche perché la scossa dell’acqua avrebbe danneggiato e disturbato lo scheletro e gli oggetti che, forse, furono sepolti dentro. Il sarcofago in marmo fu incorporato in uno strato di argilla blu, a una profondità di 25 m sotto il livello della città, cioè solo quattro o cinque m sopra il livello del Tevere, che corre vicino. È stato scritto semplicemente con il nome CREPEREIA TRYPHAENA, e decorato con bassorilievi che rappresentano la scena della sua morte. Non appena i sigilli furono rotti e il coperchio messo da parte, i miei assistenti, io e tutta la folla degli operai delle sale di giustizia, erano quasi sconvolti davanti alla vista. Guardando allo scheletro attraverso il velo dell’acqua limpida, abbiamo visto il cranio coperto, per così dire, con lunghe masse di capelli bruni che galleggiano nel cristallo liquido. Le osservazioni fatte dalla folla semplice ed eccitata da cui siamo stati circondati erano quasi altrettanto interessanti quanto la scoperta stessa. Le notizie sui capelli prodigiosi si diffondevano come un fuoco selvaggio tra i popoli del distretto. E così l’esumazione di Crepereia Tryphæna fu compiuta con inaspettata solennità e il suo ricordo dura per molti anni le tradizioni popolari del nuovo quartiere dei Prati di Castello. Il mistero dei capelli è facilmente spiegato. Insieme all’acqua di sorgente, germi o semi di una pianta acquatica erano entrati nel sarcofago, sistemati sulla superficie convessa del cranio, e si svilupparono in lunghi fili lucidi di ombra scura. Il cranio era inclinato leggermente verso la spalla sinistra e verso una piccola bambola squisita, intagliata di quercia, che era situata sulla scapola o sulla spalla. Su ciascun lato della testa era un orecchino d’oro con gocce di perle. Mescolati con una vertebra del collo e della parte posteriore erano una collana d’oro, tessuta come una catena, con trenta sette pendenti di diaspro verde e una spilla con un’ametista incisa di lavorazione greca, che rappresenta la lotta di un grifone e di un cervo. Dove la mano sinistra mancava, abbiamo trovato quattro anelli di oro solido. Uno è un anello di fidanzamento, con un’incisione in diaspro rosso che rappresenta due mani intrecciate insieme. Il secondo ha il nome PHILETVS inciso sulla pietra; Il terzo e il quarto sono bande d’oro chiaro. Continuando ulteriormente con la nostra esplorazione, abbiamo scoperto, vicino all’anca destra, una scatola contenente articoli da toeletta. La scatola è stata fatta di pezzi sottili di legno duro, intarsiato alla Certosina, con linee, quadrati, cerchi, triangoli e diamanti, di osso, avorio e legno di vari tipi e colori. La scatola, però, era stata completamente disgiunta dall’azione dell’acqua. All’interno c’erano due pettini sottili in ottima conservazione, con i denti più grandi su un lato che dall’altro: un piccolo specchio di acciaio lucidato, una scatola d’argento per la cosmetica, un tornante ambrato, un pezzo lungo di morbida pelle e qualche frammento Di una spugna. La scoperta più impressionante è stata fatta dopo la rimozione dell’acqua e l’essiccazione della bara. La donna era stata seppellita in una fodera di biancheria intima bianca, i cui pezzi erano ancora incrostati e cementati contro il fondo e sui lati della custodia, e lei era stata posata con una corona di mirto fissata con una chiusura d’argento sulla fronte. La conservazione delle foglie è veramente notevole. Chi era questa donna, la cui improvvisa e improvvisa riapparizione tra noi il 12 maggio 1889, creò una tale sensazione? Quando ha vissuto? A quale età è morto? Che cosa ha causato la sua morte? Qual era la sua condizione nella vita? Era bella? Perché era seppellita con la sua bambola? L’attento esame della tomba e dei suoi contenuti ci permettono di rispondere a tutte queste domande in modo soddisfacente. Crepereia Tryphana visse all’inizio del III sec. d.c., durante i regni di Settimio Severo e Caracalla, come dimostra la forma delle lettere e lo stile dei bassorilievi incisi sul sarcofago. Non era nobile per nascita; Il suo cognome greco Tryphæna mostra che apparteneva a una famiglia di liberti, ex servi della nobile famiglia dei Creperei. Non sappiamo nulla delle sue caratteristiche, eccetto che lei aveva una duro e forte arcata dentaria. La sua figura, però, sembra essere stata piuttosto difettosa, a causa di una deformità nelle costole, probabilmente causata da scrofula (adenite tubercolare). La scrofula, infatti, sembra essere stata la causa della sua morte. Nonostante questa deformità, tuttavia, non vi è dubbio che fosse promessa al giovane Philetus, il cui nome è inciso sulla pietra del secondo anello e che i due felici felici avevano scambiato il giuramento di fedeltà e devozione reciproca per la vita, che è espressa dal simbolo delle mani chiuse. La storia della sua triste morte e del dolore improvviso che ha superato la sua famiglia alla vigilia di un matrimonio gioioso è chiaramente detto dalla presenza nella bara della bambola e nella corona di mirto, che è una corona nuptialis. Credo, infatti, che la bambina fosse seppellita nel suo completo costume da sposa, e poi coperta con la tela di lino, perché ci sono frammenti di abiti di varie tessture e qualità mescolate a quelle della biancheria bianca. E ora rivolgiamo la nostra attenzione alla bambola. Questa squisita pupa, un’opera d’arte in sé, è di quercia, a cui l’azione combinata del tempo e dell’acqua ha dato la durezza del metallo. È modellata in perfetta imitazione di una forma femminile, e si colloca tra i migliori del suo genere ancora trovati negli scavi romani. Le mani e i piedi sono intagliati con la massima abilità. La disposizione dei capelli è caratteristica dell’età dei Antonini e si distingue poco dalla pettinatura di Faustina Maggiore. La bambola era probabilmente vestita, perché sul pollice della mano destra sono inseriti due portachiavi d’oro come quelli portati da casalinghe. Questa piccola figura affascinante, le cui articolazioni alle anche, alle ginocchia, alle spalle e ai gomiti sono ancora in buone condizioni, è alta quasi un piede. Bambole e giocattoli non sono particolari per le tombe dei bambini. È stato consueto per le giovani donne di offrire le loro bambole a Venere o a Diana il loro giorno di nozze. Ma questa non era la fine riservata alla bambola di Crepereia. Era condannata a condividere il triste destino della sua giovane padrona e per essere collocato con il suo cadavere, prima che la cerimonia di matrimonio potesse essere eseguita.” https://stilearte.it/nuovi-studi-chi-era-la-18enne-romana-sepolta-1800-fa-con-una-barbie-con-corona-di-mirto-e-lanello-di-un-uomo-il-volto-la-storia/1 punto
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Buonasera a tutti... Mi sono re-imbattuto ultimamente in un quadretto di monete posseduto da una mia zia, sorella di mia madre, nel quale tra tutte le monete, che guardavo già da bambino, spicca una lira arancia del '46. Ci sono molte incongruenze tra la moneta del quadretto e una qualsiasi moneta normale... suppongo infatti si tratti di un falso; Particolarmente brutte a parer mio sono le foglie ed il segno di zecca. Mi è stato categoricamente vietato di aprire il quadretto (severo ma giusto😅) quindi ho solamento una foto del rovescio, nel quale inoltre si nota un bordo molto irregolare e non posso appunto nemmeno fornire peso e diametro... Tuttavia mi è stato detto che la moneta è stata messa nel quadretto molti anni fa e che l'esemplare fu preso dalla sua normale circolazione per essere posto lì... Ora mi sorge la domanda: Si falsificava questa moneta quando era ancora in circolo per necessità o perchè vi era qualcuno che sapeva che sarebbe diventata rara? Grazie a tutti in anticipo😁!!1 punto
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Ho visto e rivisto sia le foto dell' annuncio,sia quelle appena postate qui. Per me non è originale questa moneta. Aggiungo pure insidiosissima. Appena ho visto la rosetta con dentro l' esagono,ho notato che quest' ultimo ,aveva la parte h 12 che iniziava col lato verticale invece che con lo spigolo,quindi un esagono storto. Inoltre come da foto,apprezzo delle differenze che ho cerchiato in rosso a sinistra (moneta del nostro amico), che ho paragonato alla moneta di @El Chupacabra ,in quanto originale (e buona foto). Ho notato inoltre che sul falso (per me) i dettagli del conio,si presentano spesso accennati,affogati, non precisi e neanche netti ( tipico delle riproduzioni). La firma non sembra essere precisa e nitida nei caratteri come quella di Marco. Volendo anche le altre cifre della data,anche se non ho cerchiato tutti i numeri. A mio avviso una riprod.ben riuscita che farebbe danni seri. La mia idea è questa. Saluti1 punto
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Formato 23 x 24H cm, pagine 166 , fotografie ottime, molti ingrandimenti a piena pagina . Dopo la parte storico-numismatica @ARES III , alcune pagine dei capitoli specialistici . Una buona serata1 punto
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Si in teoria il rovescio è sempre lo stesso..... può variare il dritto con doppia perlinatura o con decoro lineare , dato che avevi scritto doppia perlinatura, mi sono permesso di scrivere che la mia ha il decoro lineare ! 🫡 Saluti Luigi1 punto
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Nella prima immagine postata ci sono tutte le nove tipologie della serie DN. Domino Nostro è la legenda più frequente, ma vi è anche quella al plurale: Dominis Nostris. Infine, c'è anche un esempio di Dominorum Nostrorum, Guido Berndt e Roland Steinacher attribuiscono le serie Domino Nostro a Genserico: facendo propria l'idea di Schindel "In 1998 Schindel assigned the so-called Domini Nostro series to Geiseric. This series is a group of minimi that feature the late antique imperial title DN in three versions (Domini Nostro, Dominis Nostris, Dominorum Nostrorum) and in this way differ from all other fifth-century coins. Previous scholars had regarded Bonifatius as the lord of the mint, but Schindel argued that the commander Bonifatius would have had little interest in small coins, as soldiers were paid in gold and silver coinage. According to Schindel, the issue of Domini Nostro pieces occurred in the period between 440 and 450 and may have had something to do with the treaty between Geiseric and Valentinian III in 442". Berndt-Steinacher 2008:267. Mario Ladich concorda con Kent e dà queste serie al Conte Bonifacio: "... Il personaggio cui attribuire in modo più plausibile questa coniazione è Bonifacio il Comes Africae leale alla causa della dinastia teodosiana durante l'usurpazione di Giovanni in Italia, avvenuta tra il 423 e il 425. Dati storici, tipologici, da ripostigli monetari confermano questa attribuzione. Il Signore (Domino Nostro, Dominis Nostris) e i due Signori (Dominorum Nostroru[m]) acclamati in questi nummi possono essere bene identificati, rispettivamente, con Teodosio II (423-424) e Teodosio II e Valentiniano Cesare (424-425). [...] Per riassumere, queste sono le principali tesi che portano ad attribuire a Bonifacio questo conii: 1) Le monete sono state coniate a Cartagine, come mostrano due tip, uno con al rovescio la legenda CARTAGINE PP e il secondo, scoperto dallo scrivente, con la legenda CONCORDIA CARTAGINE. 2) Lo stile e la buona epigrafia sono riconducibili al primo venticinquennio del V secolo. 3) Gli esemplari finora rinvenuti provengono, per la massima parte, dalla Tunisia. 4) Non sono presenti in nessun ripostiglio africano databile prima del 420. 5) La rarità di queste emissioni denota un brevissimo periodo di coniazione. Si possono quindi respingere le attribuzioni di questa serie all'usurpatore Gildone (397-398) o all'usurpatore Eracliano (413).". Anche Patrizia Calabria, Ughetta Iaculli e Giuliano Catalli nel 2010 attribuiscono queste emissioni al Conte Bonifacio: "E infine da assegnare a Cartagine una serie di “nummi” caratterizzata da insolite leggende del dritto quali DOMINO NOSTRO, DOMINIS NOSTRIS, DOMINORVM NOSTR. P. AVG., poiche una delle leggende del rovescio nomina questa città (CARTAGINE P.P.). La data e l’occasione della coniazione sono incerte, ma la riluttanza di chi conio queste emissioni a indicare sulle monete un determinato nome imperiale ne rende probabile l’attribuzione al periodo della rivolta di Bonifacio (422-428), il quale si rifiuta di riconoscere sia Onorio, sia Giovanni, sia Valentiniano III.".1 punto
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Questa discussione è già caduta nell’oblio… In effetti è meglio che non si dica troppo che da alcune parti ci sono carrettate di ori del Regno. Che poi, non devono essere solo in Banca d’Italia... a giudicare dalle aste torinesi.1 punto
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direi un bb/spl qualcosa in più o qualcosa in meno.. un po di usura sul baffo e rilievi1 punto
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Antoniniano di Gallieno, ma non capisco il rovescio (sfuocato). Arka Diligite iustitiam1 punto
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Follis di Massenzio probabilmente per la zecca di Roma. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buongiorno Ma si possono avere foto con la.sola moneta,a fuoco e con la rosetta in primo piano? Grazie @Rubismatica Ps: i falsi di qualsiasi genere,possono essere messi tranquillamente in raccolta,se fatto con senno,per studio e coscientemente alla didattica. Guai a snobbarli .....prima o poi ci cascheremo con tutte le scarpe!1 punto
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Bronzo di Settimio Severo (Nikopolis, Mesia Inferiore; governatore Aurelio Gallo) che raffigura al dritto la testa di Severo con corona d’allora e al rovescio un tempio tetrastilo con l’immagine di culto di Asclepio col bastone con un serpente avvolto (Gorny & Mosch, Online Auction 286, 29 Mar 2022). Lot 4318. Estimate: 60 EUR. Price realized: 48 EUR. MOESIA INFERIOR. NIKOPOLIS. Septimius Severus, 193 - 211 n. Chr. AE ø 28mm (12,18g). Statthalter Aurelius Gallus. Vs.: ΑΥ Κ Λ ΣΕΠ ΣΕΥΗΡΟΣ ΠΕ, Kopf mit Lorbeerkranz n. r. Rs.: ΥΠΑ ΑΥΡ ΓΑΛΛΟΥ ΝΕΙΚΟΠΟ / ΠΡΟΣ Ι, tetrastyler Tempel mit dem Kultbild des Asklepios mit Schlangenstab. Varbanov, GIC I, 2719 (Var.). Braungrüne Patina, gutes ss Aus süddeutschem Privatbesitz, Sammlung E. L. apollonia1 punto
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Buona sera. Le immagini potrebbero essere migliori, più a fuoco e senza plastica. Da quel poco che vedo, però direi che la moneta mi sembra bella ed originale. Credo che varrebbe proprio la pena di farla periziare. Cordialità Gabriella1 punto
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Girovangando nel web sono incappato in un video molto utile e fatto molto bene. Purtroppo è in inglese ma parlato molto chiaro e , con l'aiuto delle immagini si può capire pressochè tutto. Spiega in maniera molto chiara i vari gradi di conservazione di una banconota e su quali valutazioni è opportuno fare. Buona visione! Guido LINK1 punto
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Benvenuta @Ester82 se sono monete italiane della repubblica (dal 1946 in avanti) difficilmente ci potrà essere qualcosa di valore, tranne appunto le annate 1946 e 1947. Potrebbe andar meglio con monete del regno d’Italia (dal 1861 sino alla repubblica) o ancora più antiche. comunque attendiamo tua condivisione e spero che tu abbia monete del più grande valore e rarità1 punto
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Sul sito della Società Numismatica Italiana, nella sezione estratti ed opuscoli (lettera K) potete leggere e scaricare (se interessati) il mio lavoro sulle bolle (sigilli) veneziane https://www.socnumit.org/estratti-e-opuscoli/1 punto
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Sono monete che in fior di conio hanno un valore ben superiore alle poche decine di euro pagate per l’acquisto. Se vuoi postare qualche immagine dei due lati e indichi il peso ci sono degli esperti che potranno aiutarti con valutazione1 punto
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Beato tu che vedi i taglietti a me al prossimo esame per la patente mi bocciano direttamente!1 punto
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Bel video, fatto bene e molto chiaro. In effetti, trovo che gli esempi di grado VF erano leggermente sotto lo standard che io giudicherei VF, erano più sul F+. Altra perplessità che ho avuto è questa: ma quante dita ha 'sto indiano? 😅1 punto
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Sul sito della Società Numismatica Italiana, nella sezione estratti ed opuscoli (lettera K) potete leggere e scaricare (se interessati) il mio lavoro sulle bolle (sigilli) veneziane https://www.socnumit.org/estratti-e-opuscoli/1 punto
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Ciao a tutti , sono un bel po’ di anni che non scrivevo più … nel frattempo ( 5 anni e mezzo fa ) ho rilevato una tabaccheria , quindi mi è divenuto più facile ritrovare qualche pezzo difficile da reperire …. Carico i miei ritrovamenti più importanti di questi ultimi 5 anni. Ho anche trovato altro che però ho regalato e non ho più le foto TAGLIO: 2 euro CC NAZIONE: Malta ANNO: 2013 TIRATURA: 542500 CONSERVAZIONE: b LOCALITÀ: Grottaglie (Ta) TAGLIO: 2 euro NAZIONE: Vaticano ANNO: 2021 TIRATURA: 50299 ??? CONSERVAZIONE: qFDC LOCALITÀ: Grottaglie TAGLIO: 2 euro cc NAZIONE: Slovenia ANNO: 2007 TIRATURA: 400000 CONSERVAZIONE: b LOCALITÀ: Grottaglie TAGLIO: 2 euro NAZIONE: Monaco ANNO: 2003 TIRATURA: 228000 CONSERVAZIONE: qFDC LOCALITÀ: Grottaglie TAGLIO: 1 euro NAZIONE: Monaco ANNO: 2001 TIRATURA: 994600 CONSERVAZIONE: b LOCALITÀ: Grottaglie TAGLIO: 20 cent NAZIONE: Monaco ANNO: 2002 TIRATURA: 376000 CONSERVAZIONE: b LOCALITÀ: Grottaglie TAGLIO: 10 cent NAZIONE: Monaco ANNO: 2001 TIRATURA: 323500 CONSERVAZIONE: b LOCALITÀ: Grottaglie TAGLIO: 1 euro NAZIONE: Monaco ANNO: 2001 TIRATURA: 994600 CONSERVAZIONE: qFDC LOCALITÀ: Grottaglie TAGLIO: 20 cent NAZIONE: Vaticano ANNO: 2009 TIRATURA: 106400 CONSERVAZIONE: qFDC LOCALITÀ: Grottaglie1 punto
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Ma uno sarà libero di spendere 4k del proprio sudato lavoro come più gli aggrada o deve rendere conto ad altri?1 punto
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Il divarico tra ricco e povero si allunga sempre più e questo porta infelicità,rancore,invidia e infine delinquenza. Una questione di mentalità generale,credo. Molti Paesi Europei con e senza euro vivono più tranquilli ed hanno meno risorse di quante ne ha l'Italia1 punto
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Cari tutti, questa sera mi piacerebbe condividere con voi una monetina recentemente acquistata. L’oggetto in questione era parte di un lotto di 7 monete proposte in asta come tutte della zecca genovese ( vi allego la foto proposta nei cataloghi) Ad un analisi delle monete proposte, saltava all’occhio una monetina somigliante alla prima tipologia di esemplari da 8 denari, ma che presentava in esergo al posto della data una serie di tre stelle a sei punte. Questa caratteristica è nota per alcune contraffazioni operate da zecche lombarde, quelle di Bozzolo in particolare sono quelle che presentano identica rappresentazione. Spinto dalla curiosità di capire se le mie idee erano corrette (e dal modico prezzo di partenza) ho deciso così di provarci, aggiudicandomi il lotto alla base. Di seguito le caratteristiche della moneta: Bozzolo Scipione Gonzaga (1613-1670) CNI 215, MIR 96/1, Bellesia 79 moneta piuttosto rara, a livello di passaggi in asta per ora ho trovato solo quello dell asta Christie’s del giugno 2003 (lotto 533) - ex collezione Pesce. Se qualcuno avesse altri riferimenti di questa interessante tipologia sarei grato se me li girasse . Grazie a tutti e buona serata Le foto della moneta1 punto
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Segnalo interessante articolo https://www.adnkronos.com/immediapress/svolta-nel-mercato-delloro-in-italia-con-un-crollo-del-26-unanalisi-di-paolo-cattin-esperto-di-fama-mondiale_BAarPtElS89mnhPXnBmOz?refresh_ce1 punto
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Medaglia devozionale ( francescana), bronzo/ottone, della seconda metà del XVII sec., Roma.- D/ Immacolata Concezione raggiata su crescente di luna, dentro elisse lineare, contornata da ornato floreale (fiordalisi).- R/ Calice con l'Eucarestia contornata da raggi e fiammelle (SS. Sacramento) tra due angeli oranti. esergo: ROMA, non comune. Ciao Borgho1 punto
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Concordo che il ritratto non è proprio canonico, il mento mi sembra stranamente sporgente e la corona rostralis ha un aspetto inusuale. Ovviamente questo Agrippa non è Menenio, ma, scusate, ne approfitto per un piccolo off-topic: nel link di Wiki, a proposito del discorso di Menenio Agrippa alla plebe, non è spiegata una cosa... mi è venuta in mente perchè un paio d'anni fa il nostro amministratore delegato, quando stavamo minacciando uno sciopero, ha tirato in ballo questo apologo per calmare le acque, e lo sciopero non c'è mai stato. Io purtroppo (o per fortuna...) non ero presente. Secondo la mitologia politica romana narrataci da Tito Livio, Menenio Agrippa riuscì a convincere i plebei, impegnati nello sciopero rivoluzionario sul Monte Sacro, a riprendere il loro posto nella città, con un famoso apologo. Nella sua favola si raccontava come le mani, che erano scese in sciopero perché stanche di lavorare per uno stomaco che appariva loro ozioso e parassitario, dovettero presto rendersi conto che erano loro le prime ad essere indebolite dalla protesta, che lasciava non solo lo stomaco, ma l'intero organismo senza nutrimento. Applicando così al corpo sociale una metafora organicistica: la società è come un organismo, il cui buon funzionamento complessivo permette la sopravvivenza di tutte le sue parti; se uno dei suoi organi incrociasse, per così dire, le braccia, non verrebbe meno solo l'organismo, ma anche l'organo che avesse preteso di far valere il proprio interesse particolare contro quello della totalità. Questo apologo, però, ha una caratteristica singolare: esso diventa falso nello stesso momento in cui sorge il bisogno di raccontarlo... Agrippa intende richiamare i plebei alle loro presunte responsabilità nei confronti del tutto, ma, nel far questo, non applica una metafora organicistica alla società, bensì, piuttosto, una metafora sociale all'organismo. Gli organi di un organismo sono tali perché lavorano in interazione coll'organismo, e non possono entrare in sciopero in nome di loro ipotetici interessi particolari. Il fatto che i plebei siano entrati in sciopero implica che la necessità organica del tutto, se mai esistita, sia venuta meno , tanto che Agrippa sente il bisogno di richiamare i plebei al dovere usando uno strumento di persuasione, l'apologo, che deve essere valutato dalla loro libertà e dalla loro capacità di calcolo razionale. I plebei fecero ritorno alle loro occupazioni, senza considerare che nel corpo umano la distribuzione del nutrimento dallo stomaco alle membra è inevitabile, mentre la distribuzione delle risorse tra gli uomini dipende dalla percezione del senso di giustizia e dall'organizzazione della società. La storia insegna, è che purtroppo nessuno impara...1 punto
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