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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/04/24 in Risposte

  1. Recentemente mi sono imbattuto in una moneta proveniente da un tesoretto di cui non conoscevo l'esistenza. Si tratta del Tesoro di I'aat, piccolo villaggio (o più probabilmente località, dato che non sono riuscito a localizzarla sul maps) non lontano da Aleppo, in Siria. Il ripostiglio è stato messo in vendita in un'asta del noto negozio francese CGB nel 2005 e poi successivamente disperso, per la quota dei lotti invenduti, negli anni successivi nelle varie sessioni delle aste settimanali della loro boutique. Sulle circostanze della scoperta non si sa molto, i dati riportati nello studio del tesoro a opera di Jerome Mairat sono alquanto scarni: l'insieme proviene da una collezione di numismatico francese che ha acquistato questo gruppo di monete dirattemente in Siria qualche anno prima dello scoppio del primo conflitto mondiale per poi portarle con se in Europa. Negli appunti che accompagnavano queste monete vi era l'indicazione della provenienza e una nota che faceva riferimento alla scoperta da parte di alcuni agricoltori. Non è dato di sapere se le monete erano all'interno di qualche recipiente o sacco. Si tratta di 95 antoniniani di cui sicuramente 91 appartengono a un ritrovamento omogeneo, mentre altri 4 (per stato di usura e datazione) molto probabilmente sono stati inseriti nel lotto ma non ne facevano originariamente parte. I 91 antoninaini sono tutti a nome di Valeriano e Gallieno (con 10 esemplari battuti a nome del figlio Salonino) e appartengono tutti alle due zecche orientali di Antiochia e del secondo Atelier (Samostata?). In particolare le emissioni in questione sono così distribuite: La particolarità della composizione e la sua marcata omogenità pongono alcuni interrogativi a cui purtoppo non è possibile dare risposta: si tratta di un ritrovamento completo? si tratta di una parte accuraratamente selezionata di un ritrovamento più importante? Gli aspetti più salienti di questo ripostiglio sono che tutte le monete dell'Atelier secondario (Samostata) appartengono alle due prime emissioni, mentre le monete della zecca di Antiochia appartengono esclusivamente alla quinta emissione. La presenza di monete a nome di Salonino per entrambe le zecche permettono di fissare un termine post quem per la chiusura del ripostiglio alla primavera del 258 periodo in cui cessò la produzione di monete a nome di Valeriano II a seguito della sua morte. Questa data certa, assieme allo stato di conservazione mediamente elevato dell'insieme (che esclude quindi una lunga circolazione dei pezzi), fa datare la chiusura del ripostiglio (ammesso che esso sia completo o che rispecchi in omogeneità e composizione un insieme più grande) nel corso del 258. L'importanza di questo piccolo ripostiglio sta nell'aver permesso - grazie allo studio comparato delle varie monete presenti - di spostare dalla terza alla seconda emissione dell'Atelier secondario (Samostata) le monete di Salonino senza marche al rovescio il che implica di datare la fine della seconda emissione nel 258 e l'inizio della terza più tardi rispetto quanto si credeva in precedenza. Inoltre la netta prevalenza di monete del secondo atelier orientale (87%) e il luogo di ritrovamento in territorio siriano, fanno dubitare dell'attribuzione di questo atelier alla città di Samostata. Mairat sostiene che il secondo Atelier orientale aveva il compito di emettere sostanzialmente denaro destinato all'esercito e di conseguenza, molto probabilmente, non è da individuare in una grande città quanto piuttosto in un accampamento militare e di considerarlo con buona probabilità come un impianto produttivo itinerante. Per chi volesse approfondire qui c'è il link al catalogo delle monete e allo studio che lo accomapagna a firma di Jerome Mairat: https://flips.cgb.fr/ct02/files/assets/basic-html/page-1.html Mentre questa è la moneta che è entrata nella mia collezione: Antoniniano; 21 mm - 3,5 gr; Zecca: Atelier Orientale II 2a emissione: 256-258 D\ IMP C P LIC GALLIENVS P F AVG R\ PIETAS AVGG Provenienza: Tresor de I'aat, n. 69 Classificazione: RIC 447; Cunetio Hoard n. 849; Tresor d'Eauze1603 (19 ex.); Göbl1684 m (39 ex.)
    6 punti
  2. Buon pomeriggio, vi presento questa curiosa moneta, 1 kopeck 1916, in ferro (diametro 21 mm). Fu emessa durante la prima guerra mondiale dall'esercito tedesco, per essere utilizzata in Estonia, Polonia e Russia nord-occidentale. Queste regioni erano, a quei tempi, occupate dalla Germania. Al dritto : 1 kopika al rovescio : Zona del Comando Supremo - Est
    5 punti
  3. Il tornesello di Francesco Venier ha la legenda + FRAN VENERIO DVX. Quindi in ogni caso mancherebbe la O finale. Arka Diligite iustitiam
    4 punti
  4. Cao a tutti, vi porto queste due belle monetine una dalla Polinesia Fracese e una dalla Nuova Caledonia. Non penso abbiano mai circolato. Non ho aperto i cataloghi online ma dal tatto e dal peso direi che sono in alluminio, taglio liscio. Davvero piacevoli alla vista. Dritto: figura muliebre assisa in trono con cornucopia e fiaccola accessa a probabile rimando delle idee illuministe accompagnata da tavole con incisioni poste sullo sfondo - possibile rappresentazione stilizzata della Dichiarazione dell'Uomo e del Cittadino. Rovescio: figure tratte dalla natura polinesiana, panorama per i 2 franchi, figura di uccello tropicale con vegetazione lussureggiante per i 5 franchi. Davvero gradevoli!
    3 punti
  5. Buonasera, continuo a condividere il mio primo percorso collezionistico con l’acquisto di un denario di Alessandro Severo (222-235 d.C.). Cronologicamente si tratta del primo imperatore del mio programma anarchico-militare minimo abbreviato (chiamiamolo così), compreso cioè tra Alessandro Severo e Aureliano, rivolto alla raccolta di antoniniani (in alternativa denari) e contenuto entro un personale limite di spesa. Il post è diviso in tre brevi parti: la prima è dedicata alla moneta e ad alcune domande connesse per le quali chiedo aiuto (figg 1-3); la seconda riporta alcuni accenni biografici dell’imperatore (figg 4-7); la terza riassume alcune vicende relative alla sua sepoltura (figg 8-10). I) La moneta di Alessandro Severo (FIG 1) La scelta della moneta è stata determinata principalmente da un’impressione visiva, piuttosto che da una valutazione numismatica per la quale non possiedo alcuna competenza. Ho infatti optato per il ritratto che - pur filtrato dalle stilizzazioni artistiche - meglio mi pareva evocare il volto di un ragazzo, non ancora quattordicenne, chiamato al trono di Roma. Denario; AG, titolo 500 %0; emissione speciale; 222 d.C.; zecca Roma, diam. 18,5 mm; 2,78 g.; asse di conio: 11 h. D: IMP C M AVR SEV ALEXAND AVG Busto laureato e drappeggiato verso dx. R: LIBERALITAS AVG Liberalitas in piedi verso sx, abaco/contamonete nella dx, corno dell’abbondanza nella sx. Di seguito alcune domande (troppe temo, e me ne scuso). Grazie sinceramente sin da ora per ogni suggerimento o risposta che sarà possibile: - Nel quadro delle emissioni di Alessandro (in FIG 2 una tabella tratta da A. Forzoni, La moneta nella storia, vol III, p. 33) è assente l’antoniniano o doppio denario. Sono note ipotesi riguardo il motivo della rinuncia all’emissione di antoniniani da parte di Alessandro? - Il venditore (Cgb), indica un titolo pari al 50% in argento. Ma in uno dei pochi testi che possiedo, l’appena citato Forzoni, trovo invece indicato il 38% di fino per i denari di Alessandro. Tali diverse percentuali provengono da campionamenti fisici diversi cui si fa riferimento, da elaborazioni statistiche contrastanti o da quali altri studi e fonti? - Trovo che uno dei titoli di Alessandro è Restitutor Monetae. A cosa rimanda tale dicitura? Forse (cito a tentoni) da provvedimenti che miravano a mantenere i pesi dei nominali in linea con quelli della riforma di Caracalla e che erano stati invece limati da Macrino e Eliogabalo? O dal tentativo di ritornare al rapporto augusteo 1:25 tra monetazione d’oro e d’argento (annullando l’1:20 della riforma di Caracalla)?. - Sempre il venditore definisce l’emissione come “speciale”. Con ciò intende che viene emessa in occasione di un’elargizione, o cos’altro? - Il tipo indicato è RIC 148. Su Ocre trovo solo 148c (il simile 281 è coniato ad Antiochia anziché a Roma). Mi chiedevo se in rete esista una spiegazione della gerarchia dei criteri di distinzione utilizzata per ordinare tipi e sottotipi del RIC. - Un appunto infine sull’oggetto rettangolare (o magari cilindrico?) con manico verticale impugnato dalla Liberalitas, quasi invisibile nella mia moneta. In alcuni casi può apparire una semplice tabella ma solitamente contiene uno o più grani o dischetti (spesso 4), con vari gradi di dettaglio (in FIG 3 esempi tratti da altre monete di Alessandro). E’ indicato talvolta come una generica tessera, molto raramente come ventilabro, mentre normalmente e più convincentemente viene identificato con un abaco (del quale non ho trovato però esempi con manico, ma potrebbe essere un adattamento per queste occasioni?). Un’ulteriore ipotesi lo spiega, più precisamente, come un “contamonete” specifico per le elargizioni in denaro. II) Cenni biografici La crisi del III secolo si apre con l’assassinio di Alessandro Severo e l’acclamazione di Massimino il Trace (235-238 d.c.). Due personalità opposte persino nei volti, così contrastanti da apparire simbolici del passaggio epocale cui dettero vita: da un lato il profilo delicato di un giovinetto, dall’altro quello duro di un gigante (FIG 4). Un dualismo alimentato, oltre che da dati oggettivi, anche da una storiografia avversa a Massimino, uomo lontano da Roma e tassatore delle ricchezze senatoriali per finanziare l’esercito. E tuttavia, nell’affollata galleria di personaggi del periodo, l’ex pastore trace “gigante di corpo e crudele d’animo” (così Erodiano) mostrò, pur entro i limiti di una concezione squisitamente militare del potere, doti certamente non così grezze, senza le quali non avrebbe potuto attraversare tre anni di crisi dell’impero. Alessandro incarnava invece una formula dinastica che aveva dovuto rimediare al fallimento del programma politico-religioso della coppia madre-figlio composta da Giulia Soemia e dall’eccentrico Eliogabalo (cugino di Alessandro per parte di madre). Alessandro giungeva al trono poco più che tredicenne, sotto la guida politica della celebre e capace nonna Giulia Mesa (per i primi quattro anni di regno) e della meno abile madre, Giulia Mamea, nutrendosi al contempo degli insegnamenti del grande giurista e uomo pubblico Domizio Ulpiano. Giulia Mesa, secondo la consuetudine di famiglia, avrebbe accompagnato Alessandro anche negli spostamenti militari cui il giovane imperatore fu obbligato dopo un’iniziale fase di governo a Roma. Prima si trattò dell’incerta (per quanto trionfalmente propagandata) spedizione in Oriente, resasi necessaria per l’aggressività del rinato impero persiano di Ardashir I (FIG 5), il fondatore della dinastia sasanide, che aveva messo fine al dominio dei Parti. Poi Alessandro dovette accorrere sul limes renano, dove la crescente pressione degli Alemanni aveva generato la richiesta, diffusa anche nell’esercito, di un’iniziativa militare dell’imperatore. A Mogontiacum (att. Magonza, FIG 6), nel 235 d.C. (una possibile ricostruzione delle date indica il 18 o il 19 Marzo), con la complicità più o meno diretta di Massimino, madre e figlio furono però assassinati nella loro tenda dai soldati, contrari alla conciliante strategia di Alessandro verso i Germani e insofferenti della sua subordinazione alla volontà della madre (FIG 7). Proprio la mitezza d’animo (si dice ad esempio che rifuggì sempre dal comminare condanne capitali) e la dipendenza dalla madre (descritta come accaparratrice di denaro e mortificatrice della volontà dell’imperatore) sono i tratti della personalità di Alessandro additati dalle fonti come le cause principali della sua disgrazia. Sul controllo accentratore esercitato da Giulia Mamea sembra far fede anche la sua ostilità verso la moglie di Alessandro, Orbiana, e verso il padre di lei Sallustio (che era stato nominato Cesare). Il tentativo di reazione di Sallustio condusse il padre alla morte e la figlia all’esilio. Atri episodi, come l’uccisione di Ulpiano - già mentore del giovane Alessandro e divenuto nel frattempo prefetto del pretorio - o il ritiro dalle funzioni pubbliche dello storico Cassio Dione, rafforzarono l’isolamento dell’imperatore, sotto il sempre più stretto controllo della madre, ormai elevatasi a mater Augusti et Castrorum et Senatus et Patriae et universi generi humani. III) Il mausoleo e il sarcofago Alessandro Severo è legato anche ad un’irrisolta vicenda relativa alla propria sepoltura. Un riesame della questione si può rintracciare nella prima parte di una conferenza di Filippo Coarelli alla British School di Roma: Il Vaso Portland e il Mausoleo di Monte del Grano: ricostruzione di un contesto (https://www.youtube.com/watch?v=Ea-wUN74YK8), della quale cerco di riassumere alcuni passaggi. A Roma esiste un mausoleo a tumulo chiamato Monte del Grano (che ovviamente non conoscevo) terzo per grandezza dopo quelli di Adriano e di Augusto (FIG 8). Premettendo che l’Historia Augusta narra che Alessandro Severo meritò a Roma un tumulo grandissimo (sepulcrum amplissimus), sono da prendere in considerazione due testimonianze che collegano Alessandro Severo e la madre al mausoleo di Monte del Grano. Una è quella dello scultore Flaminio Vacca, che nelle sue Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi di Roma (1594) ricorda che: dove si dice il Monte del Grano, vi era un gran massiccio antico fatto di scaglia; bastò l'animo ad un cavatore di romperlo, ed entratovi dentro, calò giù tanto, che trovò un gran Pilo [cioè un sarcofago] istoriato con il Ratto delle Sabine [in realtà rappresenta Achille a Sciro tra le figlie di Licomede] , e sopra il coperchio vi erano due figure distinte con il ritratto di Alessandro Severo, e Giulia Mammea sua madre, dentro del quale vi erano delle ceneri… L’altra testimonianza, del 1697, è quella Pietro Santi Bartoli (FIG 8) , ancora una volta uno scultore, che disegna una sezione del mausoleo nella quale viene indicata la posizione di ritrovamento del sarcofago (cerchiato nell’immagine, didascalia E). Importante notare, osserva Coarelli, che il sarcofago si trova in un ambiente privo di aperture e che fu estratto distruggendo parte della volta (vedi didascalia G del disegno). Lo studioso ne deduce che il sarcofago - un esemplare attico del 240 d.C. ca. - sia coevo alla costruzione del mausoleo e coerente con gli anni della morte di Alessandro (come indicherebbero anche alcuni particolari costruttivi dell’edificio). La critica moderna ha messo in dubbio l’identificazione dei personaggi sul coperchio a forma di letto del sarcofago (FIG 10) con Alessandro Severo e Giulia Mamea, avanzando ipotesi diverse, come ad esempio la rappresentazione di due importanti personaggi privati dell’epoca di Gallieno. Coarelli da parte sua, pur ritenendo che il mausoleo sia quello di Alessandro Severo, propone di riconoscere nel personaggio maschile del sarcofago un cognatus di Alessandro, Gneus Catiluis Severus, ritratto con la moglie. A sostegno della propria tesi Coarelli nota la collocazione del sarcofago in un ambiente che non è quello principale del mausoleo, come ci si aspetterebbe se si trattasse del sarcofago imperiale. Sottolinea che il volto maschile è quello di un uomo di una certa maturità, già lontano dalla giovinezza tipica dell’immagine di Alessandro. Osserva poi che le coppie ritratte sui sarcofagi si riferiscono tradizionalmente a due sposi. Ricorda inoltre che i sarcofagi erano prodotti di bottega pronti, finiti, mentre i volti erano completati con il ritratto dei defunti dopo l’acquisto del sarcofago. La presenza, documentata, ad Atene di Gneus Catiluis Severus spiegherebbe lo stile ateniese del suo ritratto, diverso da quello più tipicamente romano della consorte. E ancora, la raffigurazione di un volume sul coperchio del sarcofago ne confermerebbe la fama, attestata dalle fonti, di uomo assai dotto. A presto, Lucius LX
    3 punti
  6. Bello bello e anche massiccio complimenti 😍😍😍 Ai sesterzi non mi ci sono ancora avvicinato molto...è un bellissimo mondo nuovo per me...prima o poi 🙂 Mi piace anche l'asse 😉
    2 punti
  7. Il Dottor Rinaldi, autorevole studioso oltre che perito numismatico, ha illustrato su questo forum con solidità scientifica alcuni aspetti fondamentali attinenti all'impostazione metodologica del suo lavoro. Dovremmo pertanto essere grati a chi condivide con tale accuratezza questo tipo di informazioni in quanto costituiscono gli imprescindibili presupposti per ulteriori sviluppi del settore.
    2 punti
  8. Le foto sono molto piccole e ciò non aiuta. Provo comunque a descrivere ciò che vedo. E' una moneta romana imperiale del IV secolo d.C, in bronzo. Dal paragone con il metro, il diametro sembra più grande di quanto indicato e potrebbe quindi essere compatibile con un AE3, pur tenendo conto della scarsa conservazione. Parto dal rovescio. Quella che si vede e' una Vittoria alata andante a sinistra, con corona nella mano destra e ramo di palma nella sinistra. La legenda del giro dovrebbe essere SECVRITAS REI PVBLICAE. Tipo questa: L'esergo non riesco a leggerlo. Dritto: L'immagine va un po' ruotata e si vede il busto del sovrano con diadema di perle: Chi sia non riesco a capirlo: potrebbero essere Graziano, Valentiniano I, Valentiniano II o Valente. Magari tu, a moneta in mano, vedi qualche lettera. Ciao. Stilicho
    2 punti
  9. Ciao,oggi condivido il mio ultimo arrivo. Un sesterzio dell'imperatore Traiano (98-117 d.C.) recante sul rovescio la personificazione dell'Arabia ( regione orientale dei Parti sempre in lotta contro l'espansionismo romano) stante con un fascio di canne in braccio a sinistra, con ramoscello nella mano destra ed un cammello ( o dromedario) in miniatura ai suoi piedi. In exergo la dicitura ARAB ADQUIS ( cioè Arabia acquisita o da conquistare). L'anno di coniazione purtroppo non si può determinare con certezza ma probabilmente può essere ristretto tra gli anni 111/117 d.C. nelle officine di Roma ( periodo in cui si prepararono e si svolsero le campagne militari contro I Parti dell'Armenia e della Mesopotamia della penisola arabica). Un sesterzio celebrativo quindi delle imminenti campagne belliche o dei successi che in queste si conseguivano. Traiano ( designato imperatore non per discendenza dinastica ma per "adozione" da parte del suo predecessore Nerva) era un ottimo militare, grande stratega ed anche uomo di discreto equilibrio e cultura ( doti che gli conferirono il titolo di Optimo Principi) che ben governò l'impero, tanto da essere annoverato tra i cinque imperatori più amati e ricordati dal popolo ( insieme a Nerva, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio). Tutti imperatori che adottarono i propri successori che diedero vita, grazie al loro operato, al cosidetto secolo d'oro dell'impero. Il sesterzio da esame diretto risulta coniato, ben centrato, con ottimo modulo e peso. Ha evidentemente svolto la sua funzione di moneta con metallo che ha subito l'attacco del tempo e della circolazione ( ma per fortuna, almeno sembra, non quello dell'uomo) restando comunque pienamente leggibile e collezionabile ( ovviamente per me 🙂). Grazie ed alle prossime ANTONIO 33 mm 27,60 g RIC 466
    1 punto
  10. Salve, condivido le foto di un esemplare 2 lire 1809 zecca di Milano e chiedo ai più esperti un parere sullo stato di conservazione. Il peso è 9,98g. Ringrazio in anticipo
    1 punto
  11. Buongiorno a tutti. Il tema delle perizie numismatiche di monete classiche costituisce oggi un terreno impervio e polimorfo, tra quanti limitano ancora il proprio giudizio all'asserzione di autenticità, tralasciando finanche i più elementari fondamenti di classificazione (dati tecnici, trascrizione delle legende e descrizione dei tipi, bibliografia etc.), e perizie asseverate, corredate di analitica documentazione fotografica al microscopio, con comparazione di esemplari di confronto della stessa serie o di serie affini. Con questa discussione vorrei condividere con voi la perizia eseguita per un collezionista lombardo, che alcune settimane addietro mi ha incaricato di esaminare per suo conto la moneta in oggetto presso un noto studio numismatico milanese. Di questa, dopo l'aggiudicazione, mi è stato chiesto di ricostruire, dove possibile, la più recente storia antiquaria e di redigere una perizia con analisi e classificazione dei caratteri morfologici, e conseguente indicizzazione della qualità di produzione. Come comprovato dai segni di deformazione plastica istantanea, la moneta è certamente autentica, con superfici sane e una leggera patina, ricorrente anche nelle monete in oro se di vecchia collezione. Nonostante il non eccelso stato di conservazione, l'esemplare è pregevole per l'ampiezza del tondello e la più che buona coniazione, eseguita con conii freschi e di bello stile al dritto. Non mi soffermo al momento sui miei indici di valutazione: mi riservo di fornire spiegazioni nell'eventualità che pervengano domande di chiarimento; questi si fondano, chiaramente, su un analitico protocollo. (In attesa della disponibilità del nuovo RIC II 3, la bibliografia di confronto si avvale ancora della prima edizione).
    1 punto
  12. Grazie mille Stilicho. È stato effettivamente divertente. E riuscire a vedere il Busto grazie al tuo aiuto non hai idea di come sia stato appagante! Ancora grazie mille e grazie a tutti
    1 punto
  13. Chiamato? Bagno Langenschwalbach del Taunus Bagno di torbiera Bagno all'acido carbonico Bagno d'acciaio Emergi dai fanghi di torbiera Così sarai completamente sano Attraverso la torbiera e l'acciaio Avrai figli senza fine! Bagno del cuore / Bagno per le donne potrebbe magari prima darsi una lavatina nella "fonte del vino" 🍷 ed in seguito fare una bella passeggiata: PS: Bagno al prosecco? La fontana del vino deve il suo nome al sapore vinoso e acido della sua acqua, che inizialmente veniva utilizzata principalmente per il trattamento con l'acqua minerale e dal 1800 anche per i bagni. ============ La "fonte" - tanto per restare in tema: https://denkxweb.denkmalpflege-hessen.de/13512/ https://www.deutsche-digitale-bibliothek.de/item/S6WSMBX4MTM7CGIMJPRHFXO55VSVGZSS
    1 punto
  14. 1 punto
  15. Complimenti per i vostri esemplari, posto anche il mio sperando di fare cosa gradita. Saluti Marfir
    1 punto
  16. Sono tra le più belle monete in alluminio degli ultimi 100 anni. Il colorito del metallo è innaturale, è colpa delle foto? (dalla mia raccolta)
    1 punto
  17. DE GREGE EPICURI Grazie ad entrambi: in effetti è un Fals degli Ayyubidi, precisamente di Al Zahir Ghazi, del 607 dell'Egira, di Halab.
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  18. Ci sarebbe da "frugare" tra queste: ZENO.RU - octagram, 603-612
    1 punto
  19. Ciao L' occlusione della moneta, è per detriti e altro depositatisi. Il conio stanco invece è quel conio che,lavorando assai,avendo battuto molti tondelli, usurandosi,imprime un' un ' impronta evanescente e poco definita sulla moneta. La rottura del conio,peggio,come dice la parola,quando quel conio che ha battuto assai,si scassa ,anche parzialmente,imprimendo, chiamiamole anomalie sul tondello.😉
    1 punto
  20. Ringrazio entrambi per i link, è stata una lettura veramente appassionante.
    1 punto
  21. Scrivi un altro messaggio (al momento ne hai 4) quelli scritti nella sezione 'Nuovi arrivati, presentazioni' non sono conteggiati, e passi da 'Aspirante utente' a 'Utente', a questo punto puoi lasciare 3 reazioni ogni 24 ore, al raggiungimento dei 100 messaggi ne potrai rilasciare cinque.
    1 punto
  22. Ciao, schiarisco, tolgo i colori ed inserisco i rilievi della zona interessata. Noto delle abrasioni, ma aspetta qualche altro parere.
    1 punto
  23. premesso che non è la mia monetazione (raccolgo monete russe e genovesi), con tutto il rispetto per il Gigante, sarebbe meglio vedere i risultati delle aste. Il nostro sito in molti casi li riporta, https://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-REE
    1 punto
  24. se posso, qual era l'obiettivo del suo messaggio iniziale? un'oggettività o una descrizione, di parte, del suo lavoro?
    1 punto
  25. bella moneta.. al rovescio borchie un po usurate.. nel complesso intorno allo spl per me
    1 punto
  26. Volentieri. La moneta sembra in ottima conservazione, ha tutti i rilievi e possiede il colore caratteristico marroncino/cioccolato del rame "non pulito". Mi sembra che ci sia una macchia di verde al rovescio, a ore 7. Se proprio vuoi avere un grado, per me siamo sullo spl . Ma avendo foto migliori, si potrebbe dire di più. Poi, tutto dipende, da quanto chiede il venditore. saluti
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  27. Anche per me è molto bella, i rilievi sono godibili e me la terrei volentieri nonostante i colpi al bordo.
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  28. Bella moneta... nonostante i colpetti. 👍
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  29. Facciamo un piccolo giochino...Pensate a una classica battaglia in stile giapponese tra due feudi nemici, come quelle che si vedono in alcuni film e serie TV. L'avete pensata? Beh...Scommetto che buona parte di voi ha sognato una battaglia con gli eserciti costituiti principalmente dai famosissimi guerrieri samurai, ma la realtà storica era ben diversa. Pertanto, in questa discussione analizzeremo un'ossatura "sconosciuta" degli eserciti giapponesi feudali: i fanti ashigaru. L'origine degli ashigaru Gli ashigaru, letteralmente "piedi leggeri", furono fanti impiegati nei conflitti del Giappone feudale dalla casta dei samurai. Qual è l'origine di questi fanti? Per rispondere a questa domanda bisogna dare uno sguardo alle origini dei samurai...Inizialmente i samurai servirono principalmente come arcieri a cavallo, tanto che i primi racconti non menzionano nemmeno le spade ed elogiano l'abilità con l'arco. La fanteria appiedata era costituita principalmente da agricoltori arruolati, non addestrati ed equipaggiati con i loro strumenti agricoli convertiti ad armi. Considerati dei non soldati, gli agricoltori arruolati non erano pagati e guadagnavano di razzie e bottini. Fu così che nacquero i primi nuclei di ashigaru. I contadini si resero presto conto che combattere le guerre poteva renderli più ricchi, e molti rinunciarono all'agricoltura per diventare fanti negli eserciti dei vari feudi. I primi racconti descrivono gli ashigaru come elementi pericolosi, mercenari, inaffidabili, ribelli e con un alto tasso di diserzione. È per questo motivo che gli ashigaru sono quasi sconosciuti, proprio perché gli scrittori giapponesi erano più interessati a scrivere storie sui samurai che ai mercenari contadini. Il culmine dello scempio fu il saccheggio e la distruzione di Miyako (l'odierna Kyoto) durante la guerra Ōnin (1467 - 1477). Nel periodo Sengoku (1467 - 1603) il modo di combattere cambiò dai numerosi duelli singoli al confronto tra formazioni disposte in ranghi. Pertanto, gli ashigaru diventarono la spina dorsale di molti eserciti feudali, trasformandosi a fanti semi - professionali ed equipaggiati. L'equipaggiamento degli ashigaru Come specificato precedentemente i primi ashigaru non avevano nessuna armatura e utilizzavano i vari strumenti agricoli come armi. Con l'inasprirsi delle guerre e il cambio del modo di combattere, i vari capi feudali iniziarono a equipaggiarli con armi migliori e armature economiche. Spesso erano armati con una lancia (yari) o un arco (yumi), ma molti portavano anche una spada (uchigatana) come arma da combattimento ravvicinato. Essenzialmente era una spada economica "usa e getta"; e la famosissima katana è un'evoluzione proprio di questa spada. Nel XVI secolo gli ashigaru furono equipaggiati anche con i tanegashima-teppō, un archibugio derivato da quelli portoghesi. Approfondiremo l'utilizzo delle armi da fuoco nella parte successiva. Per quanto riguarda l'armatura poteva consistere in un cappello conico (kasa), pettorali (dō), delle maniche rinforzate (kote), gambali (suneate) e cosciali (haidate). Il cappello conico poteva essere sostituito anche da un classico elmo giapponese (kabuto) o un cappuccio (tatami zukin). Nel periodo Sengoku la richiesta di armamenti aumentò a causa dei sempre più crescenti eserciti di ashigaru, aumentando così la produzione di elmi e armature semplici come la tatami. Inoltre, gli ashigaru, così come i samurai, portavano lungo la schiena un'asta con in cima uno stendardo chiamata sashimono, con lo scopo di facilitare l'identificazione durante la battaglia. Immagine da sinistra verso destra: cappello conico "kasa"; disegno recente di un gruppo di ashigaru; armatura di tipo "tatami" L'arrivo delle armi da fuoco I giapponesi utilizzavano armi da fuoco già da oltre due secoli, ma si trattava di rudimentali schioppi e cannoni derivati da modelli cinesi arcaici e superati. Come si arrivò a produrre un archibugio simile a quello portoghese? Devo dire che la storia è alquanto...bizzarra. Nel 1543 una nave cinese diretta verso l'isola di Okinawa con a bordo degli avventurieri e mercanti portoghesi fu costretta a ormeggiare nell'isola di Tanegashima a causa di una tempesta. La nave venne sequestrata e il signore dell'isola, Tanegashima Tokitaka, entrò in possesso di due archibugi. Capite le potenzialità di queste armi, Tokitaka affidò i due archibugi al suo armaiolo di fiducia, ma questo non riuscì a riprodurre il complesso scodellino dell'archibugio. Il problema si risolverà l'anno successivo, quando i portoghesi tornarono a Tanegashima portando un loro armaiolo che venne messo a servizio del daimyo dell'isola. Negli anni successivi la famiglia Tanegashima passò l'idea al potente clan Shimazu, ma in breve tempo anche altri clan si appropriarono dell'invenzione. La diffusione fu rapida e in soli 10 anni furono prodotti circa 300000 tanegashima-teppō. I samurai non disdegnarono l’uso degli archibugi, ma non si adattavano nel loro stile di combattimento. Per risolvere questo inconveniente i daimyō iniziarono a dotare i propri ashigaru con le nuove armi, anche perché richiedevano scarso addestramento per essere impiegati rispetto agli archi che servivano tanti anni di pratica. Il vantaggio degli archibugi fu decisivo durante la fine del periodo Sengoku. Un esempio è la battaglia di Nagashino (1575) dove i fucilieri ashigaru, appartenenti alla coalizione tra clan Oda e Tokugawa, vennero posizionati strategicamente da Oda Nobunaga e falciarono la temuta cavalleria del clan Takeda con colpi incessanti. Dopo la battaglia, il ruolo degli ashigaru negli eserciti venne riconosciuto e divennero un elemento essenziale pari ai samurai. I fucilieri ashigaru verranno utilizzati anche nelle invasioni della Corea nel 1592 e nel 1597, con un rapporto tra fucili e archi di 2:1 alla prima invasione e uno di 4:1 durante la seconda. Immagine da sinistra verso destra: stampa del periodo Edo con fucilieri ashigaru; stampa del periodo Edo che raffigura degli ashigaru indossare i "mino" sotto la pioggia. La fine degli ashigaru Con l'inizio dello shogunato Tokugawa (1603 -1868) l'arruolamento degli ashigaru iniziò subito a cadere in disuso. Sempre durante gli inizi del periodo Edo gli ashigaru rimanenti, oramai diventati professionisti, vennero considerati parte della classe samurai, nettamente più importante e prestigiosa, in alcuni feudi, mentre in altri rimasero tali. Così finì l'utilizzo dei "piedi leggeri", che da contadini mal equipaggiati e rozzi si trasformarono nel corso del tempo in fanti ben riforniti e disciplinati. Riprendo una bella frase finale su un sito storico straniero che rispecchia un po' tutta questa discussione: quando diciamo la parola samurai, non ci rendiamo conto che stiamo anche dicendo ashigaru. Spero che la discussione sia stata di vostro gradimento! Per qualsiasi dubbio o informazione scrivete pure! Alla prossima Xenon97 Gruppo di rievocatori vestito da ashigaru marciano in parata come parte della rievocazione della Battaglia di Sekigahara.
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  30. Vi allego questa, con una visione di insieme forse è più chiaro, se aprite il link che vi ho messo in cima noterete le differenze tra primo e secondo conio,oltre la A aperta vedere la forma della P e della G, che nel secondo conio tende ad avere la stanghetta verso l'alto mentre nel primo pare scendere verso il basso, e la posizione di LI che nel secondo conio è leggermente asimmetrica mentre nel primo è simmetrica.
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  31. Figurati! nel "mio" CoS VI non si legge ma mi fido della classificazione di Tinia!!!!
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  32. Cliccando sull' icona a cuore in basso a destra...
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  33. Ciao, grazie per aver condiviso questo ottimo asse, dove il cammello ( o dromedario) che si vede chiaramente rappresentato ai piedi dell'Arabia sembra fugare molti dubbi. In una interessante discussione qui sul forum si parlava anche di uno struzzo ma francamente, avendo visionato molti esemplari di sesterzi e denari della stessa tipologia, io penso si tratti di un cammello/dromedario. Si ,effettivamente il mio sesterzio porta il V consolato percui dovrebbe datarsi tra il 103 ed il 111 d.C. ANTONIO
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  34. Mi sembra sia aperta (II conio). La zampetta della A sembra avere quello "slancio" che la fa assomigliare più ad una lettera e meno ad un triangolo equilatero (a chiusa, I conio). Tuttavia servirebbe qualche altra foto. Io ho aperto dal telefono cellulare proprio per appiccicarmi allo schermo.
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  35. Mi iscrissi in questo forum presentando alcuni esempi delle mie perizie numismatiche: nel prospetto che segue sono sinteticamente descritti i parametri esaminati, portando alla vostra attenzione tutti i fattori che, a mio giudizio, condizionano la qualità delle monete prodotte prima della coniazione meccanica. Dott. Gerarluigi Rinaldi, parametri di valutazione per le monete classiche, medievali, moderne a martello.pdf
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  36. Per Andrew Mc Cabe l’asse 65/2 ha un grado di rarità di 8 (con una scala che ne conta 9), e scrive che uno dei due esemplari citati si trova alla BNF, ma non l’ho trovato nel catalogo generale. Forse un esemplare molto consunto venduto da Marc Breitsprecher, peso 23g: https://www.vcoins.com/it/stores/marc_breitsprecher_classical_numismatist/8/product/209_bc__roman_republic_c_aurunculeius_198_as__avr/1748439/Default.aspx
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  37. Frase irosa rivolta, porta a irosa risposta
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  38. Da Hierapolis nella Frigia, un esemplare in AE al nome di Otacilia Severa ( sposa di Filippo I ) con al diritto busto diademato e drappeggiato dell' augusta ed al rovescio fronte di tempietto tetrastilo con colonne tortili con capitello ionico, con all' interno figura con lira . Sarà a giorni il 7 Aprile in vendita Rex Duo 10 al n. 239 .
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  39. La ringrazio, vorrà dire che dopo 17 anni di permanenza sul forum tornerò a guardare programmi televisivi perché ultimamente molte discussioni, che nascono in modo istruttivo, ben documentate e con toni pacati, finiscono per assumere accenti che esulano da un forum di numismatica. In ogni caso preferisco non aggiungere altro. Nel caso, interverranno i moderatori.
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  40. DE GREGE EPICURI Mi resta questa foto di un sestante che ho posseduto molti anni fa.
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  41. Come ho scritto sopra e considerando peso e modulo indicati, dovrebbe trattarsi di una dracma di Terina del tipo Holloway-Jenkins 107. https://www.acsearch.info/search.html?id=7290113
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  42. Concordo, una delle case d’aste che preferisco.
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  43. Economicamente parlando è un suggerimento giusto ed oculato, ma mi piace troppo.... Per il momento vorrei ancora godermela...
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  44. Taglio: 2 euro cc Nazione: Finlandia anno: 2018 B Tiratura: 984.000 Condizioni: BB++ Città: Milano Note: NEWS!!
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  45. Rimane comunque una moneta gradevole @Arcimago, nonostante qualche colpetto, fai bene a tenerla🙂.
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  46. Caro @Tinia Numismatica che tu non fossi uno specialistica di magnogreche (aggiungo e siciliane visto che la Sicilia è un'entità storico-geografica distinta) lo abbiamo potuto riscontrare già anni addietro quando nell'asta Cesare condotta da Varesi-Tinia numismatica è stata proposta (assieme ad altre falsificazioni) una didramma falsa di Gela e a quanto vedo dai realizzi pure aggiudicata.....https://www.astetinia.it/it/lot/38/sicilia-gela-didracma-490-475-ac-ag-/ Dico questo perchè se si avesse l'umiltà di studiare, leggere chi ne sa di più e ha avuto modo di analizzare interi ripostigli (come ad es. Jenkins), eviteremo di fare come fanno oggi Leu & compagni. Le mie, per usare una tua espressione, possono essere solo "opinioni"....... Resta il fatto che non vorrei essere nè il collezionista che ha comprato da Leu nè quello della didramma qui postata. Rinfreschiamo pure la discussione al riguardo Ai moderatori del Forum e/o a chi gestisce il sito prego di non censurare questo mio post (metto già le mani avanti visto che viviamo in una società ipocrita del politically correct a tutti i costi) perchè, per il bene della numismatica che questo Forum deve perseguire, vanno difesi i valori sani della numismatica e devono passare quantomeno (sempre a mio avviso) i seguenti messaggi cardine: - i Corpora del passato vanno studiati e costituiscono il punto di partenza per un sano e corretto approccio alla numismatica; - Qualsiasi commerciante e/o astaiolo (soprattutto in caso di vendita all'incanto) non è che può mettere in vendita bellamente una moneta senza curarsi di vagliarla ed esaminarla prima. HA IL DOVERE DI ACCERTARSI ACCURATAMENTE DELL'AUTENTICITA' secondo la c.d. "SCIENZA E MIGLIOR ESPERIENZA DEL MOMENTO STORICO". Scrivo questo, e concludo, perchè dai messaggi di qualcuno passano indicazioni strane o addirittura fuorvianti. Odisseo
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  47. E questa verita' si estende senza ombra di dubbio al mondo della numismatica.....e' un settore talmente vasto in cui non vi e' nessuno che puo' essere specializzato in tutto Non vi e' perito o commerciante alcuno che puo' ritenersi esperto in qualsiasi monetazione, c'e' chi puo' essere conoscitore a livello generale , ma non certo esperto Esperto lo si puo' essere in specifiche monetazioni, quello si, addirittura a discapito completamente di altre per esserlo Un buon perito o commerciante, a mio avviso e' anche colui che ammette palesemente i suoi limiti conoscitivi e nel momento in cui viene chiamato in causa su monetazioni "non sue" , indirizza il cliente o collezionista verso colleghi periti o commercianti che sa essere veri esperti di tale monetazione......purtroppo varie volte pero'non succede
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  48. Esimio gionnysicily, credo che Lei abbia del tutto equivocato l'originalità delle mie perizie, e particolarmente dei parametri codificati, dal momento che questi sono per nulla indicativi dell'autenticità: per sua natura, questa non è indicizzabile ma costituisce condizione essenziale perché vi sia tutto il resto. Così come, nel sistema attuale, le sigle convenzionali non sono indicative in alcun modo dell'autenticità ma dello stato di conservazione, i 4 parametri, come già asserito, "all'usura delle superfici (stato di conservazione) accostano componenti legate al processo di produzione" (vd. supra, post n. 5). Come pure ho già scritto che "la quantificazione congiunta di questa pluralità di fattori con una delle sigle convenzionali (es.: SPL, BB) espone il giudizio del perito alla totale soggettività, e lo rende del tutto opinabile" (vd. supra, post n. 10). Come vede, niente che abbia afferenza con l'autenticità. La competenza nel riconoscere l'originalità di un esemplare è direttamente legata all'esperienza del perito nella specifica monetazione, e presuppone la conoscenza delle tecnologie di produzione originali e delle tecnologie di contraffazione. Lei scrive "Sicuramente il tuo metodo di periziare una moneta (per le classiche specialmente) e più o meno, come altri" (post n. 17): dal momento che dalle mie esperienze emerge altro, Le chiedo esempi circostanziati a documentare la Sua frase. Rispondo, in ultimo, alle sue considerazioni sul pedigree. Il nostro ordinamento vieta il commercio di monete di scavo rinvenute in Italia dal 1909: la ricostruzione della provenienza, italiana anteriore al 1909 o estera, dovrebbe essere l'unico titolo contro le contestazioni dello stato. Il pedigree, egregio gionnysicily, non è stampato sulla moneta, e la sua ricostruzione comporta essa stessa un lavoro, che non è teso a reperire un'argomentazione acritica all'autenticità dell'esemplare, ma a dimostrarne la liceità di provenienza. Saluti!
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