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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/24/24 in Risposte

  1. 24/05/2024 Buonasera a Tutti, condivido acquisto da Asta Varesi di Maggio, di questa mezza corona inglese del 1825. Trovo lo stemma a rovescio notevole. Moneta BB - qSPL Grazie.
    5 punti
  2. Gran parterre oggi a Verona per la premiazione Targa diffusione della Numismatica 2024, premio organizzato dall’Accademia Italiana Studi Numismatici a favore delle realtà numismatiche. Quest’anno premiato il Circolo Numismatico Ligure Corrado Astengo.
    5 punti
  3. la moneta è molto compromessa ma, anche in funzione delle piccole porzioni di legenda che si possono intuire, propongo il sesino di Castiglione emesso a nome di Ferdinando I Gonzaga... https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FERIG/10 nel dettaglio io leggo nel dritto: (ferd d) G.PRIN (cast); porzione leggibile da ore 12 a ore 3 nel verso: MARC(hio medvl); porzione leggibile da ore 7 a ore 9 in maiuscolo le porzioni che vedo Mario P.s. per completezza aggiungo le immagini di un esemplare della variante solo citata nel collegamento; esemplare molto consunto ma più leggibile di quello in oggetto.
    4 punti
  4. Gran parterre oggi a Verona per la premiazione Targa diffusione della Numismatica 2024, premio organizzato dall’Accademia Italiana Studi Numismatici a favore delle realtà numismatiche. Quest’anno premiato il Circolo Numismatico Ligure Corrado Astengo.
    3 punti
  5. Salve, segnalo : Giammartino di Tiriolo – Scavi e ricerche 2014-2018 A cura di Ricardo Stocco, Stefania Argenti, Alfredo Ruga, Giuseppe Sarcinelli, Germana Scalese Il volume rende noti gli esiti delle indagini archeologiche effettuate sul sito di Gianmartino di Tiriolo (CZ) fra il 2014 e il 2018. Lo scavo di un grande edificio riferibile alla cultura brettia e databile tra il IV e il III secolo a.C. ha consentito di recuperare 110 monete d’argento puniche (mezzi e quarti di shekel ) e 175 monete di bronzo, in prevalenza brettie. Gli argenti punici e alcuni gruppi di monete di bronzo erano chiaramente raggruppati, con un evidente intento di tesaurizzazione. Tutte le monete furono perse o occultate poco prima che un violento incendio distruggesse l’edificio, evento quasi certamente da collocare nel periodo annibalico, durante la resistenza di Annibale e dei suoi alleati brettî contro Roma (216 - 203 a.C.). Grazie all’apporto e al contributo di studiosi provenienti da vari Paesi europei, nel libro si esaminano le fasi di vita del sito archeologico, le sue componenti strutturali e architettoniche e tutte le classi di reperti mobili rinvenuti. Anche in virtù delle vicende subite dall’edificio, e in particolare dell’incendio che lo distrusse sul finire del III sec. a.C., Giammartino di Tiriolo offre l’opportunità di approfondire e riesaminare alcuni dei temi cruciali per la conoscenza della Calabria e della Magna Grecia di epoca ellenistica. “L’intervento, mirato nel sito di Giammartino, nell’ex campo sportivo che già aveva attirato l’interesse dell’allora Soprintendenza Archeologica della Calabria (a cui la SABAP attuale è subentrata, assommando più competenze), con i notevoli ed in parte insperati risultati conseguiti tra 2014-2016 che oggi si presentano in modo analitico, costituisce una pietra miliare per lo studio della presenza italica in Calabria” (dalla Premessa al volume a firma di Stefania Argenti, Soprintendente ABAP Catanzaro e Crotone). 450 pagine a colori, formato foglio A4 € 100,00 https://www.edizionidandrea.com/
    3 punti
  6. Martedì 04 giugno dalle ore 20:45 al CCNM (via Kramer, 32 Milano. Citofono SEIDIPIU'), conferenza sulla Zecca di Monza tenuta da Loris Alessandro Gentili. Il relatore presenterà la storia di Monza, le sue monete e i risultati degli studi per la possibile ubicazione della Zecca. La conferenza che avrà inizio dalle ore 21:00 potrà anche essere seguita da remoto, i link da utilizzare per seguire la conferenza verranno comunicati prossimamente.
    2 punti
  7. Esprimo il mio pensiero per il biglietto: prima, quando non c'era, si poteva entrare ed uscire anche più volte, esempio :entro esco per pranzare e poi se volevo rientravo. Oggi ci siamo ripresentati dopo il pranzo e ci hanno detto che il biglietto era valido solo per un ingresso giornaliero. La ragazza del tornello, c'ha fatto entrare lo stesso. Credo non sarebbe male trovare un sistema tipo Lucca comics, dove al momento dall'acquisto del biglietto o se l'hai preso online, all'entrata ti danno un braccialetto con il quale ti muovi liberamente.
    2 punti
  8. FINALMENTE QUALCUNO KE PARLA KE SI CAPISCE
    2 punti
  9. Sicuramente, tieni presente che la foto poi è’ di Roberto Ganganelli …Verona rimane comunque un grande meeting point della numismatica …
    2 punti
  10. Una forgia medievale sorge tra Valenzano e Capurso: l'idea di Stefano La Torre Una vera e propria fucina dedicata all'artigianato medievale made in Puglia: si chiama «La Forgia di Grimoaldo», come il primo principe di Bari che istituì il primo Comune della penisola BARI - Una forgia medievale sorge nel cuore del Barese, per l’esattezza tra Valenzano e Capurso, dove Stefano La Torre ha messo su un laboratorio che è un vero e proprio salto all’indietro nel tempo. Lo ha chiamato La Forgia di Grimoaldo, come il primo principe di Bari che istituì il primo Comune della penisola, tra il 1117 e il 1130. Al mattino customer care per un’azienda di energia elettrica e gas, nel pomeriggio “maestro d’armi” che fabbrica spade, scudi, asce e altri manufatti dopo un attento lavoro di ricerca e studio sulle fonti storiche. E, da poco, ha anche uno shop online dove vendere ad appassionati e rievocatori le sue creazioni. La Torre ha 53 anni, barese, si è laureato nel 2000 in Storia Medievale con una tesi sull’evoluzione dell’armamento tra X e XVI secolo, studiando i pezzi custoditi nel Castello di Barletta. «Ho collaborato con l’Università di Bari, ho fatto alcuni scavi con l’Istituto di Archeologia, ma, ahimè, la nostra Regione non ci gratifica da questo punto di vista. Alla fine, come padre di famiglia, mi sono dato da fare in altro modo. Ma la mia grande passione e i miei studi mi hanno portato a realizzare questo posto. Dopo sei ore al telefono con i clienti questo luogo è il mio rifugio». Forgia, forno per la tempra, levigatrice e altro: nel suo laboratorio c’è proprio tutto il minimo indispensabile per realizzare armi medievali. «Ho iniziato quindici anni fa in maniera amatoriale, ma quello che c’è qui ora l’ho messo su in circa 4 anni, dal Covid. In realtà dovrò ancora ampliare…» Da più di vent’anni Stefano La Torre è anche presidente dell’associazione storica-culturale Historia, che si occupa di studio, divulgazione e reinterpretazione del Medioevo. «Questo luogo è anche un punto di ritrovo per l’associazione, perché costruiamo ciò che serve ai nostri eventi di rievocazione, in particolare le armi. Poi le nostre lame hanno cominciato a girare anche fuori dalla Puglia e all’estero, in Europa, con nostra grande soddisfazione. Questo tipo di artigianato è molto diffuso in Inghilterra: cerchiamo di riprodurre le spade con tecniche quanto più vicine a quelle originali». Le armi, assicura, sono assolutamente innocue. «Il sogno nel cassetto è rendere questa la mia attività principale, anche se è molto difficile. Cinque ore al giorno le trascorro qui».
    2 punti
  11. Nomos AG > Auction 32 Auction date: 8 June 2024 Lot number: 163 Price realized: This lot is for sale in an upcoming auction - Lot description: The Anthony Milavic Collection of Ancient Games Coins Sanctuary Buildings Temples LYDIA. Sardis. Septimius Severus, 193-211. Oktassarion (Bronze, 38 mm, 32.31 g, 12 h), celebrating the games held in honour of Sardis's two neokorates, struck under the archon C. Julius Crispus, 193-195. AYT᛫KAIC᛫Λ᛫CЄΠTIMI᛫CЄOYHPOC᛫ΠЄPTINAZ Laureate, draped and cuirassed bust of Septimius Severus to right, seen from behind. Rev. ЄΠI᛫Γ᛫I᛫KPICΠOY᛫APX / CAPΔIANΩN᛫ΔIC / NЄΩKOPΩN Two hexastyle temples shown in perspective, facing each other, each on a podium of four steps; in field above, over the akroteria on the apex of the temple pediments, a laurel wreath, on the left, and, on the right, an oak wreath. Burrell p. 109, type 1a = SNG von Aulock 3155 (same dies). GRPCL 467 (same dies). Price and Trell 268 (same dies). Rare. An impressive and attractive piece, with a blackish-grey-green patina. About extremely fine. From the collection of Major Anthony F. Milavic, USMC (Ret.), ex Münzen und Medaillen (DE) 11, 8 November 2002, 91. Sardis seems to have received its first neokorate under Hadrian and its second at some time early in the reign of Antoninus Pius. A third was initially granted to Sardis by Elagabalus c, 220; it was withdrawn by Severus Alexander, only to be restored under Valerian. Starting price: 6500 CHF
    2 punti
  12. Intendevo che con la Brexit ho smesso di acquistare da loro…
    2 punti
  13. Egregi signori, mi pare ci sia un reportage postato tempo fa dove con tranquillità si capisce lo stile del personaggio. Negli anni 70 la mancanza di comunicazione visiva permetteva a cialtroni di varie nazionalità di fare quel che volevano, le monete doppioni del museo di Napoli su tutte, oggi se sei talmente furbo da credere che una moneta tra le più ricercate possa passare inosservata vuol dire che te la cerchi.
    2 punti
  14. Storia Nel 1941 la Somalia italiana, ufficialmente Governatorato della Somalia, venne occupata dalle truppe dell'Impero britannico durante la campagna alleata in Africa orientale, che assunsero l'amministrazione della colonia italiana. Il 21 novembre 1949 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione n. 289, con la quale assegnò il territorio della Somalia italiana in amministrazione fiduciaria all'Italia, benché questa non facesse ancora parte dell'organizzazione, per portarla gradualmente all'indipendenza. Si tratta dell'unico caso di amministrazione fiduciaria assegnata dalle Nazioni Unite ad un paese sconfitto nella Seconda guerra mondiale. Gli inglesi continuarono ad amministrare l'area fino a quando l'Italia, il 1º aprile 1950, assunse il controllo diretto della Somalia (atto ratificato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 2 dicembre 1950, con la risoluzione n. 442) e lo mantenne fino al 1º luglio 1960, quando l'ex colonia divenne indipendente. Nel 1954 si tennero le prime elezioni amministrative in tutto il territorio. L'amministrazione italiana fu scandita dalle elezioni generali del 1956 per la semi-autonomia e da quelle del 1959, in cui la Lega dei Giovani Somali divenne partito di maggioranza fino alla proclamazione dell'indipendenza. Con il termine dell'amministrazione fiduciaria italiana il 1º luglio 1960 e l'indipendenza del Paese, esso si unì con la Somalia britannica, (che aveva ottenuto l'indipendenza dal Regno Unito il 26 giugno dello stesso anno con il nome di Stato del Somaliland), costituendo la Repubblica Somala. (Da Wikipedia)
    2 punti
  15. ragazzi, @Stilicho mi fai arrossire .... la moneta è RIC 409 (A) giustamente globo e non scudi la datazione non è facile da restringere ... certamente è tra il 408 e il 423... faccio notare che le emissioni di Costantinopoli sembrano avere "3 globi" perchè la "panciotta" delle due figure stanti è normalmente della stessa forma e dimensione del globo centrale per quanto riguarda l'indicazione PB, vi giro un piccolo riassunto che magari è utile per qualcuno Æ1 - Ø > 21 mm > 10,00 g. Æ2 - Ø 19-21 mm 4,00-10,00 g. MB per Cohen 1892, è una moneta di grandi dimensioni, spesso identificata con la maiorina Æ3 - Ø 14-18 mm 1,50-4,00 g. PB (petit bronze) per Cohen 1892, è spesso ritenuto il centenionalis. Questa indicazione continua ad essere utilizzata per alcune monete di v secolo occidentali con pesi e dimensioni superiori rispetto alla media degli Æ4, Si vedano a titolo d’esempio i bronzi di Maggioriano in RIC X. Æ4 - Ø < 14 mm < 1,50 g. PBQ (petit bronze quinaire) per Cohen 1892, in alcuni casi definito minimo (Grierson-May 1992; MIBE), mezzo centenionale (Hahn 1989) o quarto di maiorina. Per Kent nel 395 l’Æ4 occidentale è il centenionalis nummus (RIC X, p. 18). Nel v secolo salvo rare eccezioni è ritenuta l’unica tipologia monetata in bronzo saluti Alain
    2 punti
  16. Ludovico I、Francescone 1803、NGC MS-63 Ludovico I、Francescone 1803、NGC MS-62
    2 punti
  17. E magari cambiare fotografo …
    2 punti
  18. Ho acquistato recentemente questo falso d'epoca di un 2,6 soldi di Carlo Emanuele IlI con data 1744. La fattura è grossolana, tipico di questi falsi, ma sono comunque dei pezzi di storia numismatica e mi piace ogni tanto inserirne qualche esemplare in collezione! Ancora in buona conservazione, con ancora tracce evidenti di una argentatura superficiale e un peso molto abbondante di 4,27 gr. avevo voglia di condividerlo con gli appassionati savoiardi e non...
    2 punti
  19. senz'altro più interessante del tipo "normale".
    2 punti
  20. A distanza di 10 anni, posso solo dire una cosa: sono falsi. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  21. Tutto è relativo. Se quello fosse il polpastrello del mio dito indice la moneta avrebbe un diametro di circa un centimetro, se fosse quello di F. (uno che conosco) avrebbe un diametro di 7 mm , se fosse quello di M. (altro mio conoscente) forse arriverebbe a quasi due centimetri. E anche il peso sarebbe relativo. Indubbiamente per un esperto di una determinata monetazione può essere sufficiente solo una faccia di una moneta per riconoscerla, o anche solo un pezzetto di immagine, ma per tutti gli altri utenti del Forum, che apprezzano la visione delle monete è opportuno che la visione sia completa, e una moneta ha due facce e dati metrologici che la caratterizzano, e quindi va "presentata" in maniera completa.
    2 punti
  22. Buonasera a tutti, via presento l’ultimo arrivato, un bel dollaro Morgan del 1901 della zecca di New Orleans, Anche se é una moneta molto comune é per ora una delle mie preferite nella mia modestissima collezione, perché mi piace molto il disegno della moneta, molto probabilmente credo che orienterò così la mia collezione: acquisterò solo monete in argento sia italiane che estere, ho un debole per i dollari, ho anche un half dollar Kennedy del’64
    1 punto
  23. Non sono un tifoso di calcio, seguo la Nazionale più per spirito di patria che per vera passione. Ma devo dire che il trionfo della Dea stasera a Dublino, che ha schiantato i panzer tedeschi del Leverkusen che sono arrivati in Irlanda quasi sicuri di alzare al cielo l’Europa League dopo 51 partite senza sconfitte, mi ha veramente soddisfatto e quasi esaltato. Ma perché una organizzazione così, un gruppo così affiatato, pieno di stimoli, con dietro una città intera, un entusiasmo così travolgente ed una macchina da goal cosi straordinaria tra l’altro con i bilanci a posto e senza debiti, secondo me dovrebbe inorgoglire tutta l’Italia. Bravi, bravi, bravi.
    1 punto
  24. Ciao, oggi condivido un antoniniano molto comune dell'imperatore Gallieno (253-268 d.C.) recante sul rovescio la personificazione della Virtù (Virtus) nella sua raffigurazione classica stante, elmata con scudo e lancia, coniato a Roma molto probabilmente nei primi anni di regno ( 253-256 d.C.). La Virtù, spesso associata ad Onore (Honos) interessava principalmente l'ambito militare ed era sinonimo di osservanza da parte degli uomini dei propri doveri in tempi di guerra mentre in tempi di pace la stessa faceva da guida affinché tutti operassero nello svolgimento della vita quotidiana nel migliore dei modi, cioè virtuosamente. Gallieno divenne imperatore insieme al padre Valeriano nel 253 d.C quando si era nel mezzo di quello che passò alla storia come il periodo dell'anarchia militare ( durato circa cinquant'anni). Periodo che ebbe inizio dopo la morte dell'imperatore Alessandro Severo ( inaugurato da Massimino Trace nel 235 d.C.) dove gli imperatori si susseguivano alla guida dell'impero non più per successione dinastica ma perché imposti cruentemente dall'esercito sotto l'influenza politica del Senato. Un cinquantennio molto instabile e caotico che terminò nel 284 d.C. con l'avvento dell'imperatore Diocleziano e della tetrarchia con la quale riuscì a ridare una sorte di stabilità all'impero. I quindici anni di regno di Gallieno, insieme ad altri protagonisti sono molto interessanti dal punto di vista storico e meritano un approfondimento a cui mi dedicherò con calma 🙂. Da esame diretto l'antoniniano risulta coniato, ben centrato, con discreto metallo (conteneva ancora il 25% circa di argento, percentuale che andò a diminuire negli anni successivi fino quasi ad azzerarsi), di ottimo peso ed ha circolato anche se dall'aspetto generale dei rilievi sembra non tanto. Buono anche il ritratto, abbastanza realistico rispetto ad altri presenti su monete coniate nelle Zecche orientali,molto più stilizzati. Grazie ed alle prossime 🙂 ANTONIO 21 mm 4,50 g RIC 181
    1 punto
  25. Ah ma allora dillo....... Qua siamo a livelli di : HO STATO IOOOO
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  26. Ok! immagine perfetta Si, calendario etiope 1969, nostro 1977. ps: Abbiamo in fila un 10 poi 9 un 100 seguito da 60 e 9 La formula: (10 + 9) x 100 = 1900 + 60 + 9 = 1969 In Etiopia si segue ancora oggi il calendario Giuliano che ha 7 anni e 8 mesi in meno del nostro calendario Gregoriano, per facilità di calcolo per le date la differenza si arrotonda a 8 anni.
    1 punto
  27. Conchiglia Shell MADREPORA MARINA CORALLO FUNGIA mm 205 x 190 Indopacifico Diametro 10,5 cm. Peso 180 g. . apollonia
    1 punto
  28. DIPLOMA DI FEDELTÀ ALLA FAMIGLIA ANTONIANA rilasciato a Grazia Azzini dai frati del Messaggero di sant’Antonio per i 45 anni di sottoscrizione all’abbonamento della rivista. apollonia
    1 punto
  29. Non so se è già passata. Non so nemmeno chi l'ha emessa.
    1 punto
  30. le foto non sono ottimali per un giudizio affidabile, se riesci fanne di nuove, meno esposte e anche più a fuoco.
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  31. Premetto un'osservazione: nel 1930 vi fu preparazione dei tondelli solo da parte della zecca e, perciò, si può omettere l'indicazione "una rosetta". Riguardo alla moneta, nella foto (piuttosto sovraesposte) appare opaca da ossidazione: difficile notare eventuali piccoli difetti. Certamente è in alta conservazione (q.FDC, FDC?), tuttavia - magari è solo un mio problema - dire quale sia l'esatta conservazione risulta assai problematico. Provenendo da un'asta Varesi, non dovrebbe discostarsi molto dal giudizio espresso. Per confronto, posto un esemplare valutato q.FDC:
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  32. Roma è sempre stata una città aperta, con porte spalancate a gente di diverse etnie. Lo dimostra il fatto che per i Romani antichi, il razzismo basato sulla etnia e sul colore della pelle e fattezze fisiche non esisteva. Essi avevano schiavi bianchi: Germani, Galli, Britanni, come anche Italici e dell’Urbe stessa se ci si addebitava e si finiva alla mercé, come schiavi Numidi dalla pelle scura. Già dalla Roma Quadrata, come ci narra Tito Livio, la città fu aperta e crocevia di popoli. Narra Livio in “Ab Urbe Condita”: “Deinde ne vana urbis magnitudo esset, adiciendae multitudinis causa vetere consilio condentium urbes, qui obscuram atque humilem conciendo ad se multitudinem natam e terra sibi problem ementiebantur, locum qui nunc saeptus descendentibus inter duos lucos (ad laevam) est asylum aperit. Eo ex finitimis populis turba omnis, sine discrimine liber an servus esset, avida novarum rerum perfugit, idque primum ad coeptam magnitudinem roboris fuit”. Anche se Roma sin dall’antichità, dal fiore della sua potenza imperiale e commerciale, fu una città caratterizzata da una moltitudine di gente straniera, l’immigrazione più fiorente la vediamo – dopo la caduta dell’Impero – dopo l’esilio avignonese . Difatti a cavallo fra XIV e XV secolo la popolazione della città va raddoppiando grazie all’insediamento di immigrati. Questa immigrazione di genti non italiane va travata nel ritorno dei papi e dei cardinali in Roma e al rilancio dell’economia cittadina. Naturalmente, con il ritorno dei papi la Curia Romana promuove i traffici commerciali attirando nell’Urbe i pellegrini. Con il fervente pellegrinaggio, sono molteplici le osterie in città aperte dai non romani e non italiani, nonché le strutture d’accoglienza. Difatti il pellegrinaggio favorisce l’avvento di stranieri non solo per una questione di fede, ma anche lavorativa, con la conseguente causa dello stanziamento in loco ed il proliferare di famiglie. Molti stranieri in Roma hanno lavori presso la corte pontificia come anche nelle corti cardinalizie. Ma questi ed i pellegrini non sono i soli stranieri in Roma. Difatti a cavallo fra XV e XVI secolo si vede un fervente numero di intellettuali, artisti , artigiani e architetti; copisti specialmente delle zone degli odierni Paesi Bassi e Germania. A loro si deve anche l’apertura delle prime tipografie in Roma. L’immigrazione fa parte dell’essere umano, sia popolano che nobile. In effetti le nobili famiglie romane offrono anche asilo alle vittime dell’avanzata ottomana; oltre ad avere in seno dei lavoranti di origini “straniera”. Le virgolette valgono poiché si intende come i molti lavoranti di famiglie nobiliari romane provenivano da altri Stati Italiani, all’epoca visti come “Estero”. Papi non romani, ma al tempo stesso italiani, attirano numerosi conterranei in Roma e così, lo stanziamento degli stessi e famiglie. Si può ben dire che il papato ha favorito l’immigrazione in Roma, quasi come ai tempi dei Romani – però per cause e modalità naturalmente differenti - . I Corsi, ad esempio, assicuravano in Roma ( fine XV secolo ) numerosi artigiani, servi come anche soldati che andavano a stanziarsi all’Isola Tiberina e in Trastevere, rione fra i più popolati da stranieri fin dalla Roma antica. Per quel che concerne gli Stati europei, l’immigrazione coinvolgeva maggiormente gente istruita come banchieri e mercanti; ma anche fornai e tavernieri che, come detto, aprivano osterie da loro gestiti per l’accoglienza dei loro connazionali che, spesso, si insediavano in città. Come, su questa scia, vi erano anche albergatori specializzati nell’accoglienza dei propri connazionali. Si formarono piccole comunità straniere che andavano ad incoraggiare l’arrivo di altri conterranei. Se prendiamo ad esempio procuratori dei vescovi tedeschi, come i banchieri; questi attraevano da paesi germanici gruppi di lavoratori non qualificati ma anche artigiani, commercianti e fornai. Oltre ad una grande presenza tedesca in Roma , maggiore di questa era la presenza dalla Penisola Iberica. Nel XV secolo in Roma troviamo nei cantieri navali capitolini, manodopera specializzata proveniente dalle zone catalane. La presenza ispanica va ad accentuarsi con Callisto III Borgia, a metà del XV secolo , e con Alessandro VI Borgia, padre di Cesare e di Lucrezia Borgia. Troviamo una presenza di diecimila spagnoli in Roma, calcolati da Marin Sanudo ne “I Diari” ( XXX, col. 91 ). Non va dimenticato che l’immigrazione spagnola però vi era anche nel Trecento verso Roma. Una via molto nota in Roma, che è via della Scrofa, era colma di francesi e spagnoli che svolgevano lavori come calzolai, fornai, sellai che operavano per la Curia. Inoltre, diverse donne e francesi e spagnole erano dedite alla prostituzione ( “Descripio Parochie S. Trifonis” – 1517 ). Per quel che concerne la prostituzione in città, è interessante un autore spagnolo degli inizi del XVI secolo: Francisco Delicado. La presenta massiccia e consolidati dagli stranieri in Roma, forma al lungo andare nel Quattrocento confraternite e ospizi. Non solo, è da stimolo per la creazione di chiese “nazionali” , anche se già prima vediamo la comparsa di alcune di esse in Roma. Esempio: nel Trecento i lusitani avevano come loro chiesa Sa. Antonio dei Portoghesi; Santa Brigida a Campo de’ Fiori, che sorge dove vi era l’ospizio per gli svedesi istituito dalla Santa. Fiorente era nel Cinquecento, in quella zona, la presenza degli svedesi. Questi alcuni esempi. Troviamo in quel periodo nell’Urbe immigrati ungheresi, croati, slavi, danesi, inglesi , scozzesi e irlandesi che trovano un punto di ritrovo nella chiesa di Santa Maria, divenuta poi “Santo Spirito”, in Sassia. Ricordiamo anche che dalmati e croati, fatti giungere a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento, prendevano il soprannome di “Schiavoni” . Tutte queste realtà fanno notare come l’Urbe fosse, come è sempre stata, un realtà multietnica ed una città aperta fin dagli albori ad ogni tipo di migrazione e di accoglimento. Altri gruppi di stranieri giunti nel Medioevo, invece, convivono pur senza avere chiese vere e proprie destinate al loro ritrovo. Questo perché in gruppi minori. La gente di Roma in generale, diffidava dei pellegrini. Questi erano obbligati infatti a farsi riconoscere come tali dalla confraternita della Trinità dei Pellegrini. Queste paure sono incrementate dall’arrivo in Roma degli zingari. Pur se i bandi e processi contro i nomadi si susseguono , gli stessi rimangono nell’Urbe e prolificano insediandosi specialmente nel rione Monti. Con il tempo, i nomadi abbandonano la loro lingua come il nomadismo stesso; così la loro vita spesso si intrecciava con quella però marginale degli schiavi musulmani che si erano convertiti al cattolicesimo ( specialmente nel XVI secolo ); come anche con i “moriscos” che erano degli ex musulmani di origine spagnola. Di questi ultimi, troviamo in Roma ben 157 famiglie. Non si può parlare di Roma e della sua storia inerente la popolazione, se non si affronta la storia degli Ebrei. La presenza ebraica esiste in questa città dal II sec. a.C. , incrementandosi poi sotto Pompeo Magno e quindi fiorente per tutto l’Impero sulla sponda trasteverina. Fu nel Medioevo, fra il X e il XIII secolo, che gli Ebrei romani si spostarono dall’altra sponda del fiume, prevalentemente nel rione Monti. Si constata come dopo la metà del XII secolo, gli Ebrei in Roma contano duecento famiglie (non poche se si nota la demografia di quell’epoca). Gli Ebrei in Roma a quel tempo erano tenuti in grande rispetto; cosa purtroppo che non avvenne nei secoli successivi. La comunità ebraica, sembra trovare appoggio alla Curia pontificia. Alla fine del XIII secolo, le famiglie ebraiche ammontano a quasi un migliaio. Frequente fu l’immigrazione ebraica verso Roma dai centri del Lazio, anche durante la Cattività Avignonese, come durante la peste del 1348 / 1350. In questi due anni, la comunità si ridusse di molto ma i continui spostamenti dai centri laziali andavano a riconsolidare, se non del tutto, la presenza ebraica in Roma. Nel Quattrocento i papi cercarono di migliorare le condizioni di vita degli Ebrei in Roma; e difatti si registra sotto il pontificato di Sisto IV l’arrivo di ebrei tedeschi, francesi e spagnoli. L’impennata dell’immigrazione ebraica verso Roma la si registra a fine Quattrocento, con Alessandro VI Borgia che andò ad accogliere gli Ebrei espulsi dalla Spagna e dell’Italia Meridionale; nonché dalle zone della Provenza e da Tripoli. Nella cronaca di Stefano Infessura, possiamo leggere registrato nell’anno 1493: “Marrani in maxima quantitate steterunt extra portam Appiae aput Caput Bovis” . Nel 1526 troviamo elencate nella Descriptio Urbis, 373 famiglie ebree; 1.772 persone su di una popolazione di 53.897 persone in Roma. Fra la popolazione ebraica, sempre la Descriptio Urbis del 1526 indica in ordine di importanza la componente ebraica spagnola, tripolina, siciliana, mora, tedesca e francese e poi quella peninsulare italiana. E’ proprio la componente spagnola ebraica a formare il nucleo safardita più numeroso d’Italia. Questo accrescere di importanza, genera un conflitto con il resto del gruppo ebraico, tanto che la comunità ( “Universitas” ) si divide in diversi organismi quali: aragonesi, catalani e castigliani. Su base invece nazionale si differenziano quelli di provenienza francese e tedesca che avevano formata un’unica Schola. Poi alla fine, vi è la componente siciliana che va a distinguersi per la sua povertà. Questa parte della comunità ebraica, la si trova a ridosso del Tevere, quasi incapace di mantenersi e i suoi membri li ritroviamo fra gli scaricatori e i marittimi. Purtroppo, la crescita dell’insediamento ebraico viene “spezzata” dal Sacco di Roma. Questo ebbe a portare al costituirsi di attivi nuclei di immigrati, spingendo alla fusione della Scholae ( pre 1527 ve ne erano 11 ). Purtroppo poi la pressione statale e religiosa porterà gli Ebrei romani dal 1555 ad essere ghettizzati. Come vediamo: Roma era Patria di tutti e nessuno può essere definito “romano puro”. Roma ha un volto, un’anima ed un cuore che ha sempre accolto il mondo intero. In questo, io concluderei con una frase di Rutilio Namaziano, del IV sec. d.C. ( anche lui “straniero” ) che ebbe a dire, in merito a Roma: “fecisti patriam diversis gentibus unam; urbem fecisti quod prius orbis erat”.
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  33. @lucius LX visto il tuo particolare interesse, mi sento di consigliarti: 1 - un bronzo di Pulcheria, tipo RIC 425, è raro, ma a volte si trova a prezzi decorosi, soprattutto se rovinato o non riconosciuto 2 - una VRBS ROMA FELIX - RIC 1277-1283 - oggi ben databili al 405-410 3 - una GLORIA ROMANORVM ric 1355 e 1358 (411-423) e soprattutto 4, la 1357 (zecca di Roma, circa 411-423), una moneta talmente comune che forse puoi prenderne 2 per 1 euro saluti Alain
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  34. Diciamo pero’ che se l’e’ un po’ cercata … fui credo il primo a individuare - su questo Forum - e segnalare il pedigree falso dell’aureo di Bruto ( scelta obbligata di Roma per dare una provenienza ad una moneta cosi importante che altrimenti non poteva avere e risultare cosi vendibile - ma gli e’ andata male. Parlando con altri operatori conoscevo le perplessità che molti dei suoi colleghi nutrivano verso il modo spregiudicato di fare business di Roma e si diceva che fosse solo una questione di tempo prima che certe cose venissero a galla. Certo spiace comunque sia perche la loro era un’organizzazione molto efficiente, piena di giovani molto svegli, sia umanamente - in particolare per me per il socio di Beale, Italo Vecchi - numismatico di lungo corso bravo e simpaticissimo. Diversi dei dipendenti di Roma sono gia’ passati ad una casa concorrente di recente costituzione sempre sulla piazza di Londra
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  35. Ultimi Particolare Veduta d'insieme
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  36. E quelle guanciotte piene piene! 😀
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  37. Senza voler fare turbativa d'asta o solo il detrattore di una ditta che peraltro stimo, credo che gli esperti della casa d'aste, ammesso che lo siano davvero per questa particolare monetazione, dovrebbero dare una ulteriore occhiata alla moneta di cui sopra ed a tutti gli aes grave proposti in questa vendita. Non sarebbe affatto tempo sprecato, secondo il mio modestissimo parere.
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  38. ...e per risarcimento della lunga attesa ti regalo anche il disegnino...
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  39. Mi sembra che ci sia un ERRORE DI CONIO. Così vale molto di più. Conosco un sacco di gente che impazzisce per gli errori di conio e sono tutti milionari. Arka Diligite iustitiam
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  40. Un 5% più dello spot del momento
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  41. Buonasera @tiziano.goffi,partiamo dalla seconda poichè la prima è davvero messa molto male. A parer mio non si tratta di una moneta cinese ma di una moneta di Nagasaki. Il clan Tokugawa, per commerciare con la Cina, la Compagnia delle Indie Orientali e tutta la regione del sud-est asiatico, creò una base logistica nella città di Nagasaki. Dato che tutti gli altri porti erano praticamente chiusi al commercio estero, Nagasaki divenne rapidamente un hub importantissimo per i commerci con Asia e Europa durante tutto il periodo Tokugawa. In questi commerci un grande ruolo lo ebbe il traffico di argento e rame (estratto dalle miniere giapponesi) e dal 1659 al 1685, proprio a Nagasaki, furono prodotte (per fusione) una grande quantità di monete di rame destinate all'esportazione. La produzione di queste monete era basata sulle monete cinesi della dinastia Song... ma differivano per la tipologia di scrittura: mentre le monete Song cinesi usavano la scrittura "sigillare" e "semicorsiva", quelle di Nagasaki usavano quella formale ( kaishou ) . Posto due esempi. Da notare che le monete di Nagasaki, pur avendo la medesima leggenda e lo stesso sito produttivo, sono state prodotte con una enorme varietà di forme e dimensioni dei caratteri. La scritta recita: Genpou Tsuuhou (giapponese) o Yuan Feng Tong Bao (cinese) Come sempre ci tengo a precisare che, data la mia enorme ignoranza, posso aver preso una colossale cantonata... quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori e chiedo cortesemente a @caravelle82, @Kojiki e @Xenon97, di correggermi.
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  42. Ciao @stemar00 vedo che non è molto che frequenti il forum, quindi spero di farti cosa gradita allegandoti questo lavoro. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/ducato-veneziano.pdf Devo anche comunicarti che stando ai diari scritti da Ludovico Manin, ormai deposto dalla sua carica essendo cessata la "Serenissima", la zecca continuò a battere zecchini che venivano acquistati dai mercanti e che servivano per pagare merci all'estero, dove questa moneta era ancora richiesta ed apprezzata saluti luciano
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  43. Niente di personale nei tuoi confronti, sicuramente sei in buona fede ed è sintomo di intelligenza la tua curiosità e di correttezza il rivolgerti agli esperti del Forum . La mia osservazione era in generale e non a te in particolare , comunque il fatto che tu sia legato affettivamente a tale oggetto non ne fa una moneta genuina . Patacca è e patacca resta. Se poi vorrai darci altri dati su cui "lavorare" te ne saremo grati ,però restiamo sull'oggettivo, senza condire il tutto con informazioni inutili e tendenziose .
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  44. Ciao! Non ho idea a quale famiglia appartenga lo stemma. Non è così particolare, tale da renderlo conosciuto o riconoscibile ... noto però che quello che hai postato non è propriamente un sigillo, che poteva essere di piombo, ceralacca, carta, inchiostro, ecc. ecc. ma più propriamente la matrice del sigillo, cioè lo strumento di metallo o pietra che riportava in negativo il disegno che doveva servire per sigillare. Solitamente tali matrici sono riportate negli anelli o nei castoni degli stessi e ne fanno parte integrante, oppure sono oggetti separati, da tavolo, a mo' di timbro e sono sempre elaborati con un manico di legno o pietra o metallo se dovevano essere usati per la ceralacca. Quelli che servivano per fare i sigilli in piombo o carta, erano più complicati e quasi sempre usati dalle cancellerie di magistrature o dello stato. Il tuo mi sembra alquanto grezzo e non mi da l'idea di uno strumento di un nobile da tenere su una scrivania per sigillare la sua corrispondenza; sarebbe stato probabilmente uno strumento più elegante .... forse il tuo è il risultato di un "esperimento" abbastanza impreciso. Comunque oggetto sicuramente curioso. saluti luciano
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  45. Che Roma sia stata un Citta' sempre disponibile all' immigrazione ? non e' stato stato sempre cosi' , se per immigrazione si intende la libera accoglienza del popolo ospitante lo straniero con concessione della cittadinanza . Agli inizi della sua storia l' immigrazione fu solo una questione di necessita' , prima di espandersi la Citta' doveva ingrandirsi come popolazione , stando a Tito Livio , di elementi femminili in particolare . Non dimentichiamo che la cittadinanza romana era concessa con estrema rarita' , forse dimentichi la Guerra Sociale durata quattro anni , dal 91 all' 87 a,C, ? vero punto di svolta della politica romana in funzione della completa accoglienza verso lo "straniero" italico ; figurati se l' immigrazione con cittadinanza , alla fine del I secolo a.C. potesse essere concessa allo "straniero" proveniente da fuori del territorio italico . Quindi si puo' affermare che nel corso della Repubblica l' accoglienza , intesa come cittadinanza , non era tanto diffusa , piuttosto era selezionata , eclatanti le accoglienze in particolare di Greci a Roma : filosofi , medici , uomini di cultura in generale o personaggi eccezionali per capacita' individuali . Anche durante l' Impero ci volle addirittura un decreto dell' Imperatore Claudio affinche' Senatori gallici venissero accolti nel Senato di Roma al fianco dei Senatori romani e italici . Questo forse fu l' ultimo atto anti discriminatorio nei confronti dell' accoglienza , dopo di che il mondo romano pote' dire con Caracalla , universalmente : "Civis Romanus sum" Alla caduta dell' Impero romano , l' immigrazione divenne invasione , per certi aspetti positiva . Questa e' solo una breve sintesi , il discorso meriterebbe uno svolgimento ben piu' articolato e lungo .
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