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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/18/24 in Risposte

  1. Nummi attribuiti erratamente ad Avito suddivisi per "tipologia"
    4 punti
  2. Ciao, è una moneta comunissima. Se fosse stata la prova riporterebbe tale dicitura al rovescio lungo il bordo, come quella che ti allego
    3 punti
  3. Mi scuso se mi allontano forse troppo dall’argomento, ma sollecitato dalle immagini di Cerere postate nei preziosi contributi alla discussione, sono andato a ricercare se mai la dea fosse, come dire?, sopravvissuta alla caduta dell’impero romano... Mi ha colpito in particolare una moderna epifania della dea, dove essa appare ancora del pieno delle sue funzioni. Essa protegge infatti la floridezza di un nuovo “impero” (quello statunitense), coronando l’edificio del Chicago Board of Trade Building , nel quale in origine si svolgevano gli scambi del grano. La statua, in stile Déco, è del 1928, opera dello scultore John H. Storrs. Un caro saluto e a presto, Lvcivs LX
    3 punti
  4. Il riferimento al 1870 non è da riferirsi alla breccia di Porta Pia, quanto piuttosto al plebiscito che si svolse domenica 2 ottobre 1870 per sancire l'annessione al Regno d'Italia del territorio di Roma e del Lazio dopo la presa di Roma. L'annessione fu formalizzata con regio decreto 9 ottobre 1870, n. 5903, che all'art. 1 stabiliva «Roma e le provincie romane fanno parte del Regno d'Italia». Successivamente, l’art. 1 della Legge 3/2/1871, n. 33, recante “Pel trasferimento della Capitale del Regno da Firenze a Roma”, ed entrata in vigore il 19/2/1871, recitava “La città di Roma è la Capitale del Regno.”. Con questa Legge, quindi, fu deciso il trasferimento della sede del governo da Firenze - dal 1865 era la Capitale d'Italia, succeduta a Torino - alla Città Eterna. Il trasferimento ufficiale si realizzò il 1° luglio successivo. Il giorno dopo, 2 Luglio 1871, il re Vittorio Emanuele II fece ufficialmente il suo ingresso solenne nell'Urbe per insediarsi al Quirinale. Sempre il 3 febbraio 1871 fu approvato il relativo regolamento per il trasferimento del governo a Roma e nominata la commissione governativa con il compito di attuare, coordinare e sovrintendere a tutte le operazioni per l'insediamento degli organi di governo nella nuova Capitale. Da subito furono scelte le sedi delle massime istituzioni: il Palazzo del Quirinale, già residenza estiva del Papa, fu destinato a Palazzo reale; a Palazzo Madama, già sede del Ministero delle Finanze pontificio, fu insediato il Senato; a Palazzo Montecitorio, già sede dei tribunali, fu insediata la Camera dei Deputati, convertendo in aula il cortile centrale.
    3 punti
  5. @AldoFerraro prima di tutto la moneta che stai cercando di vendere è comunissima e priva di valore. Secondo, se avessi letto il regolamento (come consigliato nella procedura di iscrizione) avresti appreso che non è consentita la vendita se non nelle apposite sezioni. Per questo motivo chiudiamo qui la discussione, e ti invitiamo a leggere e rispettare il regolamento se vuoi continuare ad essere parte di questa comunità. Grazie per la collaborazione
    3 punti
  6. Era da tempo che aspettavo l'occasione per prendere una frazione achemenide, ma ultimamente anche il prezzo di questa tipologia ha subito un rialzo. La moneta in questione mi è sembrata ancora pienamente godibile e il prezzo pagato è stato davvero irrisorio. Questa la descrizione del venditore. Non ho ancora avuto modo di controllare i riferimenti citati. ACHAEMENID EMPIRE. Time of Darios II to Artaxerxes III (circa 420-350 BC). Tetartemorion. Sardes. 6mm // 0,21g Obv: Persian king kneeling-running r., holding dagger and bow, quiver over shoulder. Rev: Incuse punch. SNG Kayhan 1041 (1/4 Siglos); Klein 764 (same); Rosen 679 (same).
    3 punti
  7. Buonasera a tutti, è da tanto che non scrivo in piazzetta, lo spunto mi viene da un grazioso quadretto di monete napoletane in rame che ho composto così per gioco con le mie monete ed una placchetta di Ferdinando II di Borbone. È Straordinario scoprire quante cose vengono fuori solo partendo da una moneta o gruppo di monete e dalla loro osservazione e dai quesiti che uno può porsi. Ecco pensavo al Rame di Napoli e cosa trovo? Che c'è un dolce Siciliano che ha delle origini che si intreccerebbero con le monete. Riporto quanto trovato sul web. Fonte Wikipedia. Le Rame di Napoli sono dei dolci tipici di Catania consumati normalmente durante le festività dei defunti; in provincia di Caltanissetta sono chiamate marmurate. Si tratta di biscotti dal cuore morbido al gusto di cacao, ricoperti per intero da una glassa di cioccolato fondente. Non si conosce con esattezza l'origine del nome tuttavia esistono varie ipotesi: la prima cita un pasticciere di Napoli come inventore di questa ricetta; un'altra ipotesi parla di un atto di vassallaggio della Sicilia nei confronti di Napoli durante l'epoca del Regno delle due Sicilie. L'ultima ipotesi, risalente sempre al Regno delle due Sicilie, sembra anche la più verosimile. Si afferma, infatti, che durante il regno borbonico, successivamente all'unificazione del Regno di Napoli con il Regno di Sicilia, fu coniata una moneta contenente una lega di rame, in modo da sostituire la più ricca lega di oro e argento. Il popolo, con l'introduzione di tale moneta, pensò bene di creare un dolce che riproducesse tale moneta, inventando così la Rama di Napoli. La ricetta originale conteneva farina, zucchero, cacao amaro e marmellata di arance ma negli anni vennero apportate diverse modifiche, sia nella dimensione che negli ingredienti utilizzati, introducendo l'uso di Nutella, crema di pistacchio, marmellate e altre composte di frutta o vegetali (zucca o brassica). Ad Acireale, dove prendono il nome di "nucatuli", ne esiste una tipica versione alla zuccata, una confettura realizzata con la zucca e condita con scorze di agrumi. Tradizionalmente preparato durante le festività di Ognissanti viene regalato ai bimbi, come dono dai parenti defunti per essere stati buoni durante l'anno. Saluti Alberto
    2 punti
  8. È autentica...direi di sì È a nome di Anastasio. Si È barbarica . Si Per qualcuno è dei Gepidi. Per altri Ostrogota coniata a Sirmium. Le trovi spesso citate come Sirmium Group. Demo ne parla da sempre... Ultimamente anche Asolati Saluti No... Questa è coniata in italia
    2 punti
  9. Stamattina c'era un velo di sole e ho provato a scattare diverse fotografie del rovescio. Tra una decina di tentativi ho selezionato quello che ritengo essere il risultato più soddisfacente. Lascio a voi giudicare, in particolare @Stilicho ed @ilnumismatico che è esperto dell'arte fotografica.
    2 punti
  10. Ciao @Atexano. Avendo un pò di tempo a disposizione e cercando nel mio archivio ho trovato un denario che ha gli stessi "conii" di dritto e rovescio del tuo ed è censito come falso ottenuto per fusione ( vedi foto). Cosa aggiungere a beneficio tuo e di quanti hanno seguito questa discussione. A mio parere i tanti dubbi sull'autenticità della tua moneta diventano certezza ed ovviamente di questo mi dispiace. Resta a tutti noi di positivo l'aver reso ancora più noto un falso che sicuramente si presenterà con altri esemplari sul mercato che dal mio punto di vista è cosa non da poco. Quindi sono io che ringrazio te per aver condiviso la moneta. Ritornando nel dettaglio si nota che i due esemplari hanno praticamente lo stesso grado di quella che può sembrare usura da circolazione, stessi difetti su lettere e perlinatura e quello che più risalta di anomalo praticamente la stessa forma del tondello che nella Numismatica classica , per monete coniate a martello, è sempre sinonimo di dubbia autenticità ( vedi foto comparate). Tre indizi sono più di una prova. Mi sento anche di escludere, per il suo aspetto generale, che il tuo denario possa aver fatto da matrice per gli altri falsi. ANTONIO
    2 punti
  11. Questa cartolina del 1899 FANCIULLEZZA ABBANDONATA - Festa di Beneficenza per l'Ospedale dei Bambini - Milano , tiratura 100 esemplari numerati
    2 punti
  12. Buongiorno, proseguo con il postare alcune cartoline di commissione privata, oggi è la volta della cartolina del 1899 Mostra di Bambole- Primo Congresso per L'Igiene dell'Allattamento, Milano Tiratura 250 esemplari nimerati , valore facciale 10 cent. la seconda è la versione piuttosto rara di Saggio senza effige del valore , questa tirata in 100 esemplari
    2 punti
  13. Debellatio è un termine della lingua latinache designa la fine di una guerra causata dalla completa distruzione di uno stato ostile. l’uso del termine - applicato al caso in questione - non e’ quindi corretto in quanto non vi fu nessuna distruzione dello Stato pontificio ma l’occupazione di una parte del suo territorio. Le perdite furono contenutissime - non vi fu alcun eccidio, distruzione o annientamento. Il papa stesso ordino’ di cedere alle forze avverse per evitare inutili sacrifici di vite umane. Il capo dello Stato Pontificio non solo non fu perseguito bensi addirittura protetto e messo in sicurezza grazie alle Guarentigie. L’esercito ( delle guardie svizzere a protezione del Pontefice) pote’ essere mantenuto, le strutture amministrative anche e non vi fu alcuna transizione di potere. Vi fu invece in seguito un’evoluzione dei rapporti che regolarono i due stati formalizzati alfine con i Patti Lateranensi. La similitudine con la dissoluzione del Regno delle due Sicilie non e’ corretta in quanto nessuna forma di governo o di stato sopravvisse a questa mentre lo stato pontificio, territorio a parte, conservo’ intatto le sue prerogative di stato sovrano mutando solo in parte la forma. tale capacità di adattamento ha tra l’altro permesso al piccolo stato di avere una storia ben piu’ lunga di qualsiasi altro stato, Giappone forse a parte. Questa e’ la storia de facto ( et de iure) di quanto successo dopo il 1870. Puo’ piacere o meno ma e’ quanto successo. ringrazio DB;8 per il bel denario di Lepido😊
    2 punti
  14. il Magliocca, nel suo manuale, nella pagina dove è descritta la moneta, a piè della stessa, in una nota specifica che ci sono esemplari con lo stemma di questa forma, curvilineo anzichè dritto.
    2 punti
  15. Discussione "frizzantina", con tendenza alla rissa. Per riportare un po' di pace tornerei alla monete che ha ispirato la discussione, la famosa 1000 lire CONCORDIA del 1970. Forse proprio per esorcizzare i forti contrasti che ci furono tra lo Stato Italiano e la Chiesa dopo la presa di Porta Pia e la caduta del Papa Re, la moneta coniata nel 1970 riprende l'immagine della Concordia da un denario di L. Aemilius Lepidus Paullus (62 a.C.). Mostro le 2 monete qui sotto, augurando Pace e Concordia a tutti!
    2 punti
  16. Buonasera a tutti. Come promesso ho fatto una verifica sul concetto della c.d. "debellatio" e trascrivo qui di seguito quanto riportato nella relativa voce sull'Enciclopedia Treccani: "Debellazione. In diritto internazionale (per lo più nella forma latina, debellatio), annientamento dell'organizzazione di uno stato, quale si produce per effetto dell'occupazione del suo territorio da parte di un altro stato in seguito a una guerra. La debellazione costituisce uno dei modi con i quali si estingue la personalità internazionale di uno stato. Ad esempio: il Regno delle Due Sicilie nel 1861; lo Stato Pontificio nel 1870, eccetera." (cfr. Lessico Universale Italiano, Treccani, volume VI, pag. 77) Come potrete leggere, lo Stato Pontificio è addirittura menzionato quale esempio dell'istituto in esame. Ne parlano anche diversi storici ma penso che la Treccani possa mettere tutti d'accordo. Un saluto cordiale e a presto.
    2 punti
  17. Finito di leggere il Gazzettino 11, un punto importante della Milano Numismatica appena conclusa, e posso dire di essere rimasto veramente stupito dalla qualità degli articoli scritti e dalla mole di informazioni che ho potuto acquisire. Alcuni articoli potrebbero essere sviluppati e diventare vere e proprie monografie dedicate a specifiche zecche. Questo dimostra quanta passione ognuno di noi metta nelle monete del proprio territorio, facendo sviluppare degli articoli meritevoli tutti di estrema attenzione, che dovrebbero essere utilizzati come punto di riferimento anche dagli studiosi e dai compilatori di eventuali cataloghi specializzati, se non dalle stesse case d’asta. Complimenti a tutti per l’impegno.
    2 punti
  18. https://www.ebay.it/itm/176369154695?mkcid=16&mkevt=1&mkrid=711-127632-2357-0&ssspo=-kZAknnlRKe&sssrc=4429486&ssuid=INDC0ziVQiq&var=&widget_ver=artemis&media=COPY Un po' cara. Qui la si può trovare a soli 25.000€
    2 punti
  19. Buonasera a tutti Non condivido una monetina da parecchio tempo 😅 Questo giorgino si va ad aggiungere in collezione a fianco del 26 che già avevo....son monete di piccolo taglio in mistura e complicate da trovare con bei rilievi, figuriamoci con l'argentatura. Questa appena vista mi ha fulminato. Una freschezza così l'ho trovata poche volte. Sono molto soddisfatto. Cosa ne pensate? Un saluto a tutti.
    1 punto
  20. Buona sera. In occasione del mio settantesimo compleanno mi è stata regalata questa moneta che però non mi sembra originale. Pesa 57 grammi ed ha un diametro di 97 millimetri. L'interno sembra cioccolato al latte che mi sto apprestando ad assaggiare. Cosa ne pensate? Buona serata e cordiali saluti. Gabriella
    1 punto
  21. DE GREGE EPICURI E' la prima volta che mi capita una moneta di questa zecca; è piccolina (2,2 g. e 15 mm) e non tanto ben conservata, ma mi sembra interessante. Al D, busto di Sabina a destra, con la scritta CABINA CEBACT. Al R,serpente avvolto su bastone, simbolo di Asclepio e di Igea, con l'etnico: ΥΡΚΑ - ΝΩΝ. Della zecca non so molto: la località, sita nell'interno circa sullo stesso parallelo di Focea, aveva come magistrato un proconsole (ΑΝΘΥΠΑΤΟC); a volte l'etnico è ΥΡΚΑΝΩΝ ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ. Qualcuno sa altro?
    1 punto
  22. Carissimi amici ed appassionati della medaglistica napoleonica, quest'oggi ho il piacere di presentarvi l'ultimissima arrivata in collezione. Si tratta della medaglia in argento per il Te Deum, voluto e commissionato da Napoleone il 28 dicembre 1805 nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Si tratta di un gesto di pace tra Francia ed Austria, all'indomani delle cessate ostilità tra le due potenze. La medaglia ha avuto diversi passaggi d'asta negli ultimi anni, il più importante dei quali da Roma Numismatics nel marzo 2022, in una delle più significative aste di medaglie napoleoniche avvenute di recente. Lascio a voi giudicare la bellezza di questo esemplare, caratterizzato da una mirabile rappresentazione della cattedrale fin nei più minimi particolari (opera di Andrieu). Strepitoso, a livello di conservazione, anche il dritto, realizzato da Droz.
    1 punto
  23. Salve Non è una moneta ma un gettone, si legge ancora la scritta IETTON in esergo Difficile dire qualcosa in più a causa dello stato di conservazione molto precario
    1 punto
  24. In questo caso l'hai pagata il giusto, qFDC o FDC viaggia ad altri prezzi..
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  25. Bellissima moneta, il prezzo è davvero allettante, mi auguro che se la sia aggiudicata. I dettagli sono tanti, molto nitidi e la patina un po’ “aggressiva”(nel senso che sembra l’abbiano conservata in luogo umido), ovviamente parlo da neofita e non da professionista 😅. Buona serata
    1 punto
  26. Siamo al tramonto dell’impero romano d’Occidente, un periodo storico convulso, drammatico nel vero senso della parola in quanto i personaggi che lo animano si muovono come sulla scena di un dramma ricco di colpi scena. “Dramatis personae” (come lessi su un libro che ora non ricordo, in riferimento a quei fatti) rende davvero bene l’idea. La monetazione del V secolo d.C. e’ estremamente interessante, ma anche estremamente complessa. Devo dire che mi affascina molto, anche se mi rendo conto che tutte le volte che mi avvicino ad una di queste monetine lo faccio con un timore quasi reverenziale, nella consapevolezza di quanto poco ne so. Ma poi mi dico: Ho cercato quindi di leggere un po’ e di studiare (parola grossa per me) o per lo meno di mettere in movimento le rotelle del cervello arrugginite e consumate dall’età e dal logorio della vita moderna (ahhh, bastasse un Cynar…): Quindi, mi scuserete se in questa discussione dirò qualche (o più di qualche) inesattezza che vi pregherei di correggere. Per me, questo periodo, e’ come un campo minato. Qualche tempo fa e’ stata venduta all’asta sulla baia questa moneta: L’inserzione originale del venditore recitava: Avitus AD 455-456. ** THE USURPER ** AE Nummus ,RRR 10mm 1.2gr L’ asta ha avuto 12 offerte e la moneta e’ stata aggiudicata per 29,00 $ (26,94 euro) + spese di spedizione di 8,54 $ (7,93 euro). Tranquilli, non l’ho vinta io. Però, questo “Avito” qualcuno lo ha avuto, scusate il gioco di parole. E tutto sommato ad un prezzo accettabile, direi. Tutti vorrebbero un bronzo di Avito…..Tutti vorrebbero la “rarità” in collezione… Poi, quanti di noi vorrebbero cercare di completare la serie “imperatori romani” riempiendo la casella vuota con un bronzo di Avito? Ma esistono veramente bronzi di Avito? Torniamo alla moneta oggetto della discussione e consideriamo sempre che parliamo di una fotografia, con tutti i limiti che ciò comporta, in particolare in riferimento alla sua autenticità. In effetti, il primo scoglio e’ cercare di capire se e’ autentica. Già giudicare dalle fotografie e’ molto difficile, a maggior ragione nel caso di queste monetuzze. A me, così di primo acchito, parrebbe autentica, ma sono consapevole dei miei limiti di esperienza e di conoscenza. Comunque, proviamo ad analizzare la moneta come esercizio e partiamo dal rovescio. Il rovescio mi fa pensare ad una VICTORIA AVGG: si vede bene una figura femminile alata andante a sinistra con un ramo di palma nella mano sinistra ed una corona nella mano destra. Forse una stella/croce (staurogramma?) nel campo sinistro del rovescio? O e' tutta pareidolia come amo dire io? Passiamo al dritto. Guardandola mi domandavo cosa potesse indirizzare verso Avito: Ho pensato che questa lettera cerchiata sia stata interpretata come una V coricata, la V di AVITVS. Ma e’ davvero così? Che cosa e’, in realtà? Quindi, andiamo con le ipotesi: 1. Si tratta di un vero Avito 2. Si tratta di una altra moneta scambiata volutamente o meno per Avito o creata ad arte per Avito Ipotesi 1: Il problema e’ che “ tra i nummi apparsi sino ad oggi nei musei, nelle collezioni private e nel mercato, nessuno offre una lettura certa della leggenda” . A. Trivero-Rivera e A. Gennari: Ex nummis historia: agonia e morte di un impero” Oppure siamo così fortunati che si tratti del primo bronzo di Avito apparso? Ipotesi 2: Ho pensato che possa trattarsi di una moneta di Valentiniano III. Quella lettera nel cerchietto, anziché una V (qui comunque preceduta da più lettere, mi sembra) potrebbe essere la L aperta di VALENTINIANVS, Valentiniano III. In effetti, se guardo la legenda alla destra del capo del sovrano, mi pare di leggere qualcosa tipo …NVS e non VS come mi aspetterei con un ipotetico AVITVS (AVIT-VS). Poi, magari, e’ tutta pareidolia eh (aridaje!) C’e’ da considerare però che la maggior parte dei bronzi attribuiti ad Avito sono in realtà monete di Onorio (o imitative di Onorio) si cui si legge solo ..VS perché magari il tondello e’ molto decentrato verso sinistra e la legenda quindi non si vede nella sua interezza. Ma qui mi sembra di vedere almeno una altra lettera prima di VS. Da non dimenticare poi che esistono anche “Avito” che in realtà sono imitative di Valentiniano III con una nota inversione D N AVL….anzichè D N VAL….E la L combinata con la E successiva può portare alla T di AVIT… Senza poi contare tutti quelli creati ad arte con ritocchi vari per generare la rarità e , ovviamente, i falsi di cui siamo stati inondati di recente. Ora qualche esempio: Ecco un esemplare dalla collezione del British Museum dove vi e’ quella inversione di cui parlavo (il Curatore dice di questa moneta “probably tooled from Valentian II” mostrando di non crederci troppo lui stesso (e gli perdoniamo se scrive Valentian II anziché Valentinian III) https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_B-2627 Così come manipolata e’ questa che , ahimè, e’ presente anche su Wildwinds e che fa parte di uno dei tre nummi pubblicati sul RIC X e dimostrati inattendibili (già lo stesso Kent aveva sollevato dubbi sulla loro autenticità). Richiamo Trivero Rivera e Gennari: “Ciò non di meno, è ragionevole pensare che esistano realmente dei nummi coniati in nome di Avito e forse qualcuno di quelli già conosciuti, ma di lettura incerta, potrebbe essere correttamente attribuito a questo imperatore”. Forse ho parlato troppo, proprio come Ciuchino: Siamo arrivati? No, siamo solo partiti! A voi la parola. Fonti: Trivero Rivera-Gennari: Ex nummis historia: agonia e morte di un impero. Pag. 51. Editrice Diana. Una lettura, secondo me, imprescindibile per chi vuole avvicinarsi a queste monete. E poi scritto da due nostri forumisti, ovvero @antvwaIa e @Poemenius. Per chi volesse avere notizie biografiche su Avito: Un articolo di Rasiel Suarez del 2014 che giunge alle stesse conclusioni: https://dirtyoldcoins.com/Roman-Coins-Blog/1239 Una bellissima discussione da non perdere assolutamente sui bronzi del RIC X: Infine, per chi volesse rilassarsi , con un richiamo al titolo: Ciao a tutti. Stilicho
    1 punto
  27. Mah. È una domanda che feci quando ne acquistai un esemplare, e quando torno a casa, se riesco inserisco la vecchia discussione. Qualche anno fa, prima che uscisse il manuale Magliocca, era considerata molto più rara. Addirittura in un'asta Acm era valutata r4, se ricordo bene, ed un esemplare in bassa conservazione, ma collezionabile, fu aggiudicato ad una cifra esagerata. Da quando ne seno venuto in possesso del mio esemplare, spuntano solo stemmi curvi.
    1 punto
  28. Numismatica Ars Classica > Auction 150 Auction date: 2 December 2024 Lot number: 636 Price realized: This lot is for sale in an upcoming auction Lot description: Phaestus Stater circa 300-270, AR 26 mm, 11.06 g. TA – Λ – ΩΝ retrograde Naked Talos, with spread wings, standing facing and holding stone in each hand. Rev. ΦΑΙΣ – ΤΙΩ – Ν retrograde Bull advancing r. Svoronos, Créte, –. Le Rider, Monnaies Crétoises, –. Kraay-Hirmer pl. 167, 551 (this coin). Apparently unique. An issue of tremendous importance and fascination struck on exceptionally fresh metal and with a wonderful iridescent tone. Minor areas of weakness, otherwise good extremely fine Ex Hess-Leu 11, 1959, 230 and Glendining's & Baldwin 10 December 1986, Knoepke, 227 sales. From the Michel Eddé (1928-2019) collection. In the early history of the Greeks the island of Crete was of great importance: not only did tradition identify it as the birthplace of Zeus, but the island's Minoan culture was one of the earliest literate civilizations of Greece. Unfortunately, the early Minoan culture had suffered nearly complete destruction by 1200 B.C. and the island never recovered its former Bronze Age glory. Even after Greece emerged from its Dark Age, Crete was underdeveloped. Indeed, the Cretans did not strike their first coins until at least a century after their trading partners in Central Greece. With a distinctive culture and relative isolation, however, it was certain that when the Cretans began to produce coinage, something intriguing would result. Probably the main reason the Cretans had not issued coins earlier in their history was because they had no indigenous sources of gold and silver so they had to rely entirely on external sources. Before the time of Alexander III the main supply of coin silver was the 'turtles' of Aegina, the powerful maritime state which had established a colony on Crete at Cydonia. Most early Cretan coins are overstruck on Aegina 'turtles' and then later Cretan coins often are overstruck on the earlier Cretan coins, thus producing a third generation of coinage from one planchet. In this respect Crete was truly an island economy, as there was intensive recycling of coinage and little evidence for the export of its own coin types. With the decline of Aegina, and the rise of the Macedonian Kingdom under Philip II and Alexander III, many new coin types were imported to Crete. Fuelled by a need to replace the dwindling supply of 'turtles', and inspired by the return of Cretan mercenaries from abroad with pay in hand, Crete was poised for a quantum leap in its coinage. The most prolific Cretan issues were struck at 28 mints in the period 330-280/70 B.C., made possible by the campaigns of Alexander and the wars of his successors, all of which provided wealth and opportunity for Cretan mercenaries. Many Cretan issues are either remarkably original or blatantly imitative of other Greek coins. The level of artistry employed varied so greatly as to contain true masterpieces and barbaric atrocities with inscriptions that often are retrograde. This is equalled in no other area of Greek numismatics and is one of the most engaging aspects of the island's coinage. The most remarkable engraving on Crete was done for the city of Phaestus, which produced a series of tetradrachms of great artistry and typology during the first 50 years of the Hellenistic period. The reverses – as here – usually show a bull, but the obverses depict a variety of subjects, including Heracles seated or attacking the Lernean Hydra, the local hero Velchanus seated, and a naked, winged male figure (Talus) holding two round stones, one of which he prepares to hurl. Talus was a fearsome, winged creature made of bronze who circled the island three times a day in performing his duty to Zeus, who had sent him there to protect Europa. When Talus encountered anyone attempting to land on the island he would capture them and subject them to a fire, into which he would willingly leap, deriving great pleasure in the pain he caused. Though usually successful in his efforts, when he tried to prevent the Argonauts from landing Talus perished, either from the use of witchcraft or a well-aimed arrow from the bow of Heracles. Estimate: 150000 CHF ILLUSTRAZIONE: scena su un cratere attico a volute raffigurante Medea che assiste alla morte del gigante Talos, l'ultimo degli uomini di bronzo, soggiogato da Castore e Polluce
    1 punto
  29. vero che c'è poco lustro, vero che il dritto ha una usura sui capelli, vero che sull'ala c'è un segno ben visibile, vero usura leggera delle piume sul collo e sul petto, ma per me siamo sullo SPL, non sarei così cattivo, sicuro non in zona fdc
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  30. Difficile dire se sia un artefatto post-conio oppure no, comunque le ottime condizioni farebbero pensare ad una scarsa o non avvenuta circolazione, quindi difetto avvenuto potenzialmente in sede di conio.
    1 punto
  31. Oggi non sono andato, ho tradito per Autoclassica, ma questa sera mi faccio aggiornare su cosa è stato detto.
    1 punto
  32. Ecco una moneta di una zecca orientale antica, nota come zecca di Emesa, raffigurante Cerere in piedi. Un esemplare di zecca "Laodicea" simile a quello sopra Cerere appare anche sulla monetazione orientale di Settimio Severo Ecco un piccolo numero della mia collezione. Un mix di "Emesa" e "Laodicea" Emesa dal numero "AVG" "AVG II C" COS II - CERER FRVG CERERI VRVG (sic) IMP VIII - CERER FRVGIF
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  33. La mancanza di lustro e segni di usura nonché graffietti allontanano l'esemplare dal q.FDC e lo assestano sotto lo spl: Per confronto allego un esemplare in buona conservazione:
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  34. Come detto, si tratta di una riproduzione. Il primo indizio è il bordo assente, la perlinatura incompleta, l'occhio "a pesce lesso" del sovrano, la "O" di Umberto aperta in basso e le lettere delle legende imperfette ecc. Posto per confronto un esemplare in buona conservazione:
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  35. Grazie a tutti per i vostri pareri. In effetti, anch'io ho delle perplessità sulla valutazione della condizione effettuata dalla casa d'aste. Ritengo però il prezzo di aggiudicazione congruo (60 euro comprensivi dei diritti), in considerazione delle quotazioni del catalogo Gigante che riporta il valore di € 150 per uno SPL.
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  36. Stranissimo font per il L 50.ooo A titolo di curiosità il fierino in bronzo della stessa edizione della fiera.
    1 punto
  37. Buongiorno, posto queste due cartoline di propaganda anti Inghilterra , decisamente molto significative, qualche anno dopo saranno gli Inglesi a liberarci dei nostri alleati, il mondo non cambierà mai...
    1 punto
  38. Le cartoline, se non interi postali, fanno da collaterale alle mie collezioni di storia postale, se capitano e mi piaciono a volte le prendo, ma dalla pandemia in poi personalmente mi muovo meno ai convegni e alle aste a volte prendo della storia postale, queste anche se non sono di Boccasile, sono di un buon disegnatore e poi del 1944 sono piuttosto interessanti e poi è piacevole leggerle
    1 punto
  39. Buongiorno, Roma fu proclamata Capitale del Regno d'Italia nei primi mesi del 1871 e, pertanto, qualora s'intenda celebrare questo evento, non è possibile indicare altra data. Diverso è il discorso se l'intento celebrativo è relativo alla presa di Roma da parte dell'Esercito Italiano e alla debellatio dello Stato Pontificio, che risalgono al 20 settembre 1870. Per rispondere alla Sua domanda, dunque, credo la moneta del 1970, pur riportando le parole "Roma Capitale", commemori in verità Porta Pia... Un saluto cordiale e a presto.
    1 punto
  40. Un po’ di estero
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  41. Seconda cartolina estera
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  42. Atexano, non manca praticamente nessuno. Il RIC VI è il volume dedicato alle diverse fasi della tetrarchia e lo terrei sempre sotto braccio. Tieni conto che Massimiano da Cesare corrisponde a Galerio. Costantino da Cesare è Costantino agli albori. Gli altri sono personaggi inconfondibili e relativamente facili da classificare. Le fattezze e i ritratti ufficiali sono volutamente stilizzati. Le differenze non si notano quindi da caratteristiche del ritratto in senso figurato, ma da busto e iscrizione. Ci sono tipologie molto diffuse con varianti (GENIO POPVLI ROMANI) e qualche tipologia meno rara. Ci sono almeno tre riduzioni di peso, le noterai dalle legende accorciate (GENIO POP ROM), ed emissioni introdotte e interrotte (argentei). Se sugli argentei ti accontenti sulla conservazione, trovi a buon prezzo. Facci sapere. G.
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  43. che io sappia i negozi di numismatica che non comprano monete c.d. da investimento non lo fanno perché non ‘organizzati’ per tale attività, che richiede una serie di requisiti economico patrimoniali e organizzativi, e sono anche soggetti all’autorizzazione della banca d’Italia.
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  44. Volevo intervenire nella discussione, innanzi tutto per fare i complimenti per tutte le pubblicazioni fatte dalla Numismatica Varesi che sta creando un vero e proprio Corpus alternativo ed integrativo a quello del Re numismatico. Poi volevo domandare perchè non si pensa anche a delle ristampe di volumi che non sono o non saranno aggiornati se non fra parecchi anni? Infatti se magari è previsto un aggiornamento del MIR Milano, Emilia, Napoli, Firenze ecc. ecc. sarà necessario un intenso lavoro e quindi il loro aggiornamento porterà alla nuova edizione dopo parecchi anni e studi e magari quando si pubblicherà l'aggiornamento ne sarà già necessario un altro ancora e così via, visto che la numismatica è una scenza in continua evoluzione. Pensavo allora perchè nel frattempo non rieditare i volumi che comunque sono molto ricercati com quello su Milano, Firenze, Savoia, Emilia, Siciala e Piemonte Sardegna Liguria? Il mio dilemma nasce dal fatto che molto spesso se uno vede una moneta in un’asta la catalogazione è spesso riferita alle pubblicazioni MIR, ma se i vari cataloghi non si riesce ad acquistarli perchè introvabili, come può un collezionista fare riferimento ad essi? Invece con una riedizione dei volumi più ricercati tutti potrebbero consultare immediatamente sul catalogo ciò che un asta propone. Oltre al fatto questo non pregiudicherebbe il valore dei cataloghi che gia circolano perchè essi sono prime edizioni, mentre la ristampa ha sempre un minor valero commerciale. Quindi contemporaneamente si avrebbe una maggiore diffusione dei volumi che sarebbero più fruibili da tutti ed allo stesso tempo non si svilirebbe il prezzo che è stato raggiundo dalla prima edizione. Ovviamente queste considerazioni sono personali, poi è sempre l'editore che valuta costi e benefici di un eventuale ripubblicazione, però se un catalogo o un libro non risultano fruibili da chi poi alla fine li deve consultare, mi domando che scopo hanno queste pubblicazioni? Sono solo per gli addetti ai lavori o anche per il collezionista che dovrebbe essere il primo a poterli consultare? Giro queste domande a voi ed al Sig @Alberto Varesi, assieme ai miei più vivi complimenti per la sua professionalità ed il suo impegno nella numismatica.
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  45. Quintus Fufius Kalenus fu tribuno della plebe nel 61, pretore di parte cesariana nel 69, legato in Gallia nel 51, membro dell’esercito in Grecia nel 49, console nel 47. Dopo la morte di Cesare seguì Antonio e gli fu affidato il comando delle legioni del Nord Italia. Più complessa l’identificazione del collega monetario (di cui si ignora il praenomen): secondo Belloni doveva essere un membro della gens Mucia; Crawford propone Publius Mucius Scaevola, pontifex dal 69, che si attribuiva l’ulteriore cognomen Cordius; Amisano ipotizza, in alternativa al pontifex, un discendente di Gaio Mucio, architetto che aveva lavorato per Mario. Craword collega questa emissione con il censimento del 70, il primo dall’epoca di Silla, che registrò 900.000 persone (Tito Livio) La raffigurazione al D/ potrebbe commemorare Mucius Cordus Scaevola, che aveva attentato alla vita di Porsenna; oppure Gaius Mucius, architetto del tempio a Honos e Virtus fatto costruire da Mario con le spoglie sottratte a Cimbri e Teutoni (da non confondere con un tempio a Honos, votato nel 234 da Quinto Fabio Massimo Verrucoso e dedicato anche a Virtus nel 222 da Marco Claudio Marcello); i due volti potrebbero essere proprio quelli delle statue presenti nel tempio. Poiché sappiamo che Caleno era un homo novus avrebbe ben potuto preferire alludere a Mario, ma probabilmente la tipologia scelta ha deliberatamente un significato duplice (Belloni). Il R/ deve essere interpretato nel senso di una propaganda della generosità romana: grazie alla pace con Roma, l’Italia ha ritrovato la sua usuale abbondanza agricola (la cornucopia). È comunque notevole che il nome dell’Italia compaia, non molti anni dopo il bellum Sociale, su una moneta romana. Questo denario quindi, così come 388/1 e 391/1, farebbe riferimento alla pacificazione fra Romani e Italici
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  46. Una ricostruzione cronologica (sintetizzato da http://www.lamoneta.it/topic/18390-la-datazione-dellaes-grave/page-3) I primi didrammi da 7,3 g (Cr. 13), furono coniati furono coniati sempre a Napoli (piuttosto che a Metapontum, come sostenuto dal Crawford) attorno al 280, in discreta quantità (esistettero almeno 15 conii di D/ e 20 di R/). L'introduzione del didracma d'argento nel sistema monetario romano, collocata cronologicamente dal B. e dal Gr. intorno al 335, e dal Cr. prima al 280-276, poi, con cronologia rialzata, intorno al 312, fu la naturale conseguenza dei frequenti contatti commerciali intrattenuti da Roma con le città greche dell'Italia meridionale, come testimonia la costruzione, negli stessi anni, della via Appia, che collegava più facilmente Roma colla Campania. Le colonie greche dell'Italia meridionale erano abituate ai sistemi monetari e ponderali greci, basati sulla circolazione della moneta d'argento di peso e diametro ridotto, facile da maneggiare e pratica da gestire. La moneta di bronzo fusa, impiegata nei commerci interni e con le città etrusche e centro-italiche, non poteva competere, nei mercati dei centri magno-greci, colla piccola moneta coniata d'argento. Fu proprio alle zecche meridionali, come Capua e Neapolis, che Roma si appoggiò per coniare le prime serie di didrammi in argento a suo nome, e da ciò si giustifica la qualifica di queste monete come "romano-campane". Tutti i soggetti iconografici utilizzati, fatta eccezione per il tipo della lupa con i gemelli, sono di derivazione ellenica, così come è greco il sistema ponderale in base al quale sono stati tagliati i diversi nominali. Oltre alla serie in argento, composta da didracme e dracme, fu coniata una serie in bronzo con doppie litre, litre o mezze litre, e un'unica serie d'oro, il cosiddetto "oro del giuramento" dalla scena rappresentata, con due diversi nominali il cui peso è rapportato alla serie d'argento. I ripostigli dimostrano che i didrammi circolarono a lungo nella Magna Grecia, ma non a Roma, dove invece circolavano i cosiddetti quadrilateri, ovvero lingotti di aes signatum emessi dallo Stato romano. È verosimile che il primo (con legenda POMAIΩN) risalga all'epoca dei primi contatti con l'ambiente greco-campano, nel 326; poiché tuttavia uno reca l'elefante, sconosciuto ai Romani prima del 280 (quando furono definiti "buoi di Lucania"), non possono essere molto anteriori a questa data. Se interi, hanno infatti un peso piuttosto costante (circa 1,5 kg) e, quindi, furono emessi in un arco di tempo abbastanza contenuto. Subito dopo o parallelamente ai quadrilateri comparve anche l'aes grave da 327,46 g (288 scrupoli). Il sistema continuava ad essere monometallico e basato sul peso, ma per la prima volta veniva esplicitato il valore. La circolazione fu rivolta soprattutto verso le regioni interne (mentre le monete coniate saranno rivolte verso le regioni di influenza greca); alcune città di frontiera (Ariminum, Luceria) successivamente emisero monete sia fuse che coniate. Con la vittoria su Pirro (276) Roma si trovò quasi padrona della Magna Grecia e dovette cambiare politica monetaria, comprendendo che per una città greca battere moneta era segno tangibile di indipendenza politica. Proibì quindi alle città sconfitte (Taranto, Metaponto, Heraclea, Velia) di coniare monete; mantenne le monete di Napoli (affiancate, per ragioni logistiche, da quelle coniate a Taranto, senza tuttavia apporre il proprio nome) e di altre città (Cales, Suessa, Teano); introdusse, per supplire alla carenza di circolante, i nuovi didrammi con ROMANO da 7,2 e 7,1 g (rispettivamente Cr. 15, emessa al più tardi nel 275 e Cr. 20), cui si affiancarono vari nominali in bronzo sullo standard ponderale di Napoli[1]. Queste monete continuano a essere rinvenute soprattutto nell'Italia meridionale e solo molto sporadicamente anche nel Lazio. Roma quindi impose, di fatto, la propria moneta, dando tuttavia alle popolazioni magnogreche l'illusione che nulla fosse cambiato. Colla Prima Guerra Punica (264-241) il didracma subì, in tutta la Magna Grecia, una svalutazione. A differenza delle guerre pirriche, le città della Magna Grecia si allearono con Roma (la flotta fu allestita da Napoli, Taranto e Locri); si interruppe quindi la produzione delle monete campano-tarentine e ripresero le emissioni a nome di Taranto, Thurium e Crotone, mentre l'Urbe emetteva didrammi da 6,6 g con ROMANO e ROMA (Cr. 22, 25, 26, 27)[2]. Il sostegno economico e materiale assicurato dai Greci a Roma spiega il perfetto allineamento tra la moneta d'argento romana e quella magno greca. Per la circolazione verso l'interno continuò l'emissione di fusi, ora basati sull'aes grave di 286,52 e 272,88 g (rispettivamente 252 e 240 scrupoli, quest'ultimo detto anche "osco-latino"). L'ultima emissione alla fine della Prima Guerra Punica sembra essere la Cr. 35, basata sull'asse di 240 scrupoli (che quindi andrebbe fatta risalire nel tempo rispetto alla cronologia di Crawford).. Tra il 242 e il 225 (data della battaglia di Telamone) Roma fu coinvolta nella guerra contro i Celti. Furono allora introdotti l'aes grave semilibrale di 120 scrupoli (136,44 g, a partire da Cr. 38), con cui crollò il sistema monometallico valutato a peso, cominciando la moneta bronzea ad assumere connotati fiduciari; le emissioni bronzee coniate, che sostituirono quelle fuse; il quadrigato (ancora un didracma di 6,6 g), grazie alla ragguardevole affluenza di argento conseguente alla sconfitta di Cartagine (bottino militare, penali pagate dai Cartaginesi e miniere sarde); l'aureo del giuramento, che potrebbe quindi ricordare l'alleanza tra italici e mercenari, contro il nemico sceso dal nord[3]. I sistemi ponderali romano e siceliota erano originariamente disomogenei, rispettivamente basati sullo scrupolo (1/288 di libbra romana = 1,137 g) e la litra (originariamente 1/5 di dracma attica = 0,875 g). La litra subì, tuttavia, successive riduzioni per effetto del deprezzamento del talento siceliota, che nel V secolo valeva 12 tetradrammi attici[4], nel IV 12 didrammi corinzi e agli inizi del III 6 didrammi italici (o stateri) di 7,8 g (calanti a 7,7-7,5 g). Poiché un talento valeva 120 litre, la litra scese a 0,39 g[5]. Al tempo di Pirro lo statere scese a 7,3 g; i primi didrammi romani avevano questo peso, pari a 6,5 scrupoli (7,39 g)[6]; non circolarono in Sicilia ma solo nella Magna Grecia. Durante la Prima Guerra Punica lo statere scese a 6,6 g; i quadrigati avevano questo peso, pari a 6 scrupoli (6,82 g), ed ebbero grande diffusione in Sicilia grazie alle truppe romane ivi stanziate. Per il bronzo siceliota si diffuse inoltre una nuova unità di misura, il chalkos, originariamente una moneta di 1/8 obolo). Allo scoppio della Seconda Guerra Punica Siracusa emise numerosi nominali con base ponderale oscura[7]; è possibile che le monete in argento fossero conteggiate in scrupoli, a seguito degli stretti rapporti con Roma[8]. Forse Ierone II, per fare fronte alle spese di guerra, introdusse una complessa riforma monetaria collegando lo scrupolo (mutuato dall'argento romano) al chalkos (originario del bronzo greco); se questo è vero, ne deduce che la litra era ormai precipitata a 0,227 grammi e, di fatto, veniva chiamata chalkos. Ieronimo, successo a Ierone nel 214, reintrodusse la litra di 0,85 g per ripristinare l'antico splendore e l'autonomia di Siracusa; inoltre, il conseguente didracma da 10 litre (8,5 g), rispetto al precedente di 6 scrupoli (6,82 g) e al quadrigato (6,6 g), gli permetteva una posizione più avvantaggiata anche se più onerosa nel reclutamento di mercenari. Si perse così il collegamento fra l'argento siceliota e quello romano[9]. Nel frattempo, a Roma, il quadrigato iniziava a degradare (in termini di peso, titolo e stile). Dopo la disfatta di Canne e la morte di Ierone (216) una grave crisi militare ed economica si riflettè anche sulla monetazione; i quadrigati si svilirono enormemente e le monete di bronzo calarono rapidamente di peso, con una sequenza dracmaticamente rapida, dal piede di 120 scrupoli a quelli di 96 scrupoli (trientale, forse già nell'estate 215), 72 scrupoli (quadrantale) e infine di 48 scrupoli (piede sestantale). Difficile dire se sia stata reale svalutazione o crescente fiduciarietà. Visto il precipitare della situazione in Sicilia (divenuta il principale fronte militare, con conseguente dispendio di risorse per le truppe e il foraggio), fu attuata una radicale riforma monetaria anche nell'argento: dapprima (forse nel 216/215) si introdusse, per mantenere l'aggancio col sistema duodecimale, il vittoriato, una dracma da 3 scrupoli (3,41 g), col tipo del Giove romano beneaugurante (in chiara contrapposizione a Zeus Eleutherios, "della liberazione dallo straniero", adottato da Ieronimo); nel 215 o dopo l'uccisione di Ieronimo (marzo 214) fu emesso il Denario di 4 scrupoli (4,54 g), agganciato quindi alla vecchia dracma di Ierone[10], con tipi militari (Roma elmata / Dioscuri protettori dell'esercito). L'asse nel frattempo si era attestato a valori sestantali (48 scrupoli, seppur con ampie oscillazioni); l'ancoraggio al sistema sestantale fu comunque solo un pretesto in quanto bene si prestava a una chiara definizione metrologica. È probabile che il talento (6 scrupoli d'oro) corrispondesse in quel momento a 12 denarî; Roma emise infatti gli aurei marziali del valore di 60 assi (3 scrupoli), 40 assi (2 scrupoli) e 20 assi (1 scrupolo). A dimostrazione di questa datazione, a Morgantina, negli strati "sigillati" dalle distruzioni del 211[11], sono stati trovati, oltre a monete siracusane di Ierone II, di Ieronimo e della V Democrazia (214-211), pochi denarî (tutti delle prime fasi di emissione e di alta conservazione), un aureo marziale da 20 assi (in altissima conservazione) ed alcuni quadrigati (poco più consunti). Nel 211, quindi, denarî e aurei marziali facevano la loro prima comparsa[12]. Il piede sestantale non rimase a lungo in vigore: già nel 212, poco prima della conclusione dell'assedio di Siracusa, si affermava il piede onciale (con asse di 24 scrupoli)[13], anche per una maggiore maneggevolezza. L'oncia ora pesava 4,55 grammi e i Romani poterono ricavare molte uncie di tale peso tagliando a metà i comuni bronzi ieroniani con Poseidone/Tridente di modulo largo. Il Denario diminuì contemporaneamente a 3,5 scrupoli (3,96 g) e quinario, sesterzio e vittoriato non furono progressivamente più coniati. Verso la fine del III secolo nelle province il piede scese al livello semionciale, come attestano i bronzi coniati a Vibo Valentia e Copia dopo la fondazione (rispettivamente 193 e 192). Erano ormai monetine fiduciarie, con peso variabile, garantite dall'aggancio a Denario e talento (di 120 assi). [1] La cosiddetta litra (quasi 1/180 di libbra) poteva convivere con l'aes grave per la separazione dei due sistemi, quello fuso per le regioni etrusco-italiche e quello bimetallico (con bronzo fiduciario) per la Magna Grecia. Eemblematica Luceria, città di confine fra le due aree di circolazione, con monete sia fuse che coniate. Sembra quindi errata la definizione di "litra" data da Cr.; ad esempio in Cr. 27/4 si nota una S sopra il Pegaso; si tratta quindi di una semioncia di valore fiduciario. [2] Non sembra tuttavia corretta la coesistenza nella serie 25 di monete di bronzo fuse e coniate. [3] Il Cr. data invece queste il quadrigato e l'aureo alla fine della guerra celtica. [4] È questo il classico talento attico, pari a 60 mine. [5] Dalle cosiddette "Tavole di Locri", in parte redatte al tempo di Pirro, sappiamo che 5 litre d'argento (1,95 g) venivano cambiate con una imprecisata "litra pesante" di bronzo, forse l'asse librale romano da 327,46 g. [6] Con una piccola differenza dovuta all'aggio. [7] La dottrina generalmente computa questa monetazione sulla base di una litra (lievemente ridotta) di 0,85 g, deducendone tuttavia una metrologia anomala. [8] Es.: nominale Gelone/Biga (6,66 g) = 6 scrupoli (teorico 6,82 g) = didracma; nominale Filistide/Biga (4,55 g) = 4 scrupoli (teorico 4,55 g) = dracma. [9] Per la prima volta si verificò tuttavia l'equivalenza fra bronzo siceliota (moneta Ieronimo/Fulmine da 1 litra, 8,63 g) e romano (coeva oncia trientale, 9,1 g). Quando l'oncia romana si svalutò al livello quadrantale di 6,82 g, Siracusa emise emesso un bronzo di 6,24 g (Poseidone/Tridente di modulo stretto). Il bronzo siracusano da 1 litra, detta appunto "litra", sarebbe in realtà un chalkos; in effetti, in Sicilia il chalkos fu a un certo punto chiamato anche "onkia". [10] Anche le monete da 2 e 1 scrupoli (quinario e sestertzio), che circolarono quasi esclusivamente in Sicilia e Apulia, trovano corrispondenza nel sistema di Ierone II. [11] A Morgantina, presso Enna, intorno al 560 giunsero coloni greci di origine calcidese, forse provenienti da Katane; nel 459 fu distrutta da Ducezio. Nel 396 fu conquistata da Dionisio I e con ogni probabilità rimase sotto l'influenza siracusana; solo dopo il 340 riprese a fiorire. Durante la Prima Guerra Punica rimase saldamente in mano dei siracusani. All'inizio della Seconda Guerra Punica ospitò una guarnigione romana, ma nel 213 Morgantina si ribellò ed acolse lo stratega cartaginese di origine siracusana Ippocrate. Caduta di Siracusa (212) subì un violento assedio romano, a cura del propretore Marco Cornelio Cethego. Nel 211 capitolò e subì violente distruzioni. Per punizione fu ceduta a legionari ausiliari spagnoli, guidati da Moericus. Cessò di esistere intorno al 30. [12] Infatti sarebbe difficile immaginare la presenza di monete risalenti alla Prima Guerra Punica in un contesto sicuramente riconducibile alla seconda, per di più con assenza di usura. Tuttavia i dati di Morgantina devono indurre necessità di alcuni correttivi alla sistemazione proposta dal Crawford. Se un aureo di 20 assi con quinari e sesterzi era già presente nel 211, esso non poteva risalire allo stesso anno di emissione, ma almeno alcuni anni prima. [13] Sull'esistenza del piede onciale prima della fine della guerra vd. La Sicilia tra l'Egitto e Roma. La monetazione siracusana dell'età di Ierone II, Messina 1995.
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  47. Andrea Pancotti e Patrizia Calabria hanno dato recentemente un’altra ipotesi sul denario dentellato. Dal fascicolo pubblicato in occasione di Numismata - Vicenza 19-21 ottobre 2007 – Comunicazione n. 55 della Società Numismatica Italiana: “...... Recentemente è stato dimostrato che la dentellatura veniva eseguita sul tondello prima della coniazione, mediante l’utilizzo di un sistema meccanico (Alessandro Guidarelli – La serratura dei denari repubblicani – Monete antiche 21, maggio-giugno 2005). Questo dato non solo ha permesso di escludere alcune ipotesi ma principalmente ha gettato nuove basi alla ricerca. Parafrasando un pensiero di Savio (Monete Romane) “il fatto che quando un monetario adotta questa pratica e la mantiene per tutto il suo periodo di magistratura, dovrebbe indirizzare gli studiosi sulla via della soluzione”; ed infatti bisogna considerare che la pratica richiedeva precisi tempi di lavorazione, determinati macchinari e verosimilmente doveva essere ritenuta assolutamente necessaria. La prima emissione serrata compare nelle serie di denari anonimi con simboli .......... I serrati coniati successivamente, a parte alcune eccezioni, si possono raggruppare in quattro grandi serie. La prima serie si compone di cinque emissioni aventi al R/ il medesimo tipo: il re gallo Bituitus in biga e in esergo la legenda L.LIC.CN.DOM. Queste emissioni secondo il Crawford vennero coniate intorno al 118 a.C. anno della deduzione della prima colonia romana d’oltralpe, Narbo Martius. La seconda serie si compone di quattro emissioni datate tra il 106 ed il 105 a.C: ci troviamo negli anni immediatamente successivi la decisiva riforma dell’esercito voluta da Gaio Mario (arruolamento nell’esercito anche dei cittadini romani nullatenenti). La terza serie si compone di dodici emissioni datate tra l’83 ed il 79 a.C.: gli anni della dittatura sillana. Com’è noto, in questo breve lasso di tempo ingenti spese come la costruzione del tempio di Giove Capitolino, la deduzione di numerose colonie, le liste di proscrizione (la taglia sui condannati) e la smobilitazione degli eserciti vittoriosi, intaccarono seriamente l’erario dello stato romano. La quarta e ultima serie si compone di quattro emissioni datate tra il 72 ed il 70 a.C.: ci troviamo nel pieno degli anni della rivolta servile guidata da Spartacus e nell’anno successivo alla sua sconfitta. Il quadro emerso presenta chiaramente diverse serie di serrati coniati in momenti particolarmente critici nella storia della repubblica romana. In un recente articolo sono stati analizzati i serrati nelle loro componenti chimiche, microstrutturali e nelle loro proprietà meccaniche rispetto agli altri denari. Gli studiosi sono giunti a formulare l’ipotesi che la frammentazione del bordo della moneta fosse stata creata intenzionalmente per alleggerire le tensioni indotte dalla coniazione, distribuendole radialmente. Il motivo di questo espediente tecnico si rivelò assolutamente necessario in quanto venne utilizzata una fragile lega dell’argento di prima coppellazione, ossia senza l’aggiunta di rame che avrebbe dato alla lega proprietà meccaniche superiori. Probabilmente questa pratica venne utilizzata in frangenti storici durante i quali particolari urgenze di natura economica richiesero una tempestiva emissione di moneta, intesa come circolante emesso dallo stato (l’aggiunta di una percentuale di rame all’argento puro avrebbe richiesto una ulteriore lavorazione del metallo, con tempi di realizzazione più lunghi). Indirettamente a conferma dell’ipotesi vi è la radicale scomparsa del denario serrato verso gli ultimi anni della repubblica, in favore della progressiva comparsa dell’aureo che, da Cesare in poi, entrò definitivamente in circolazione nel sistema romano.”
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  48. Nella storia del denario repubblicano furono emesse 24 tipologie serrate; di queste 7 furono coniate tra l’82 e l’80 e 3 nel 79, anno in cui Silla si ritirò a vita privata… direi che in questo periodo la concentrazione è piuttosto alta. Non è ancora chiara la motivazione che portò alla produzione di monete dentellate… c’è chi dice che tale caratteristica preservava maggiormente l’emissione dal rischio di falsificazione, chi dice invece che tale accorgimento servisse a limitare il fenomeno della tosatura, chi dice che tali emissioni risultassero maggiormente appetibili alle popolazioni barbariche e chi dice ancora che si trattava semplicemente di un fattore estetico… Il Casolari ha un’idea ben precisa in merito: le emissioni serrate non furono coniate a Roma e furono emesse per territori extra-urbani e/o per le province… aggiungerei però che non tutti i denari emessi al di fuori di Roma sono serrati. Personalmente tenderei ad escludere che i dentellati venissero prodotti al solo fine di scongiurare il rischio suberazione… di serrati con anima vile se ne vedono davvero molti. Il monetario di turno, a mio personalissimo avviso, puntava a fare “lo splendido” della situazione, emettendo una moneta che visivamente appariva quantomeno particolare e piacevole e che al tempo stesso forniva apparentemente maggiori garanzie di bontà del metallo e giustezza ponderale (sempre che la tosatura venisse effettivamente praticata in quel periodo)… insomma, un vero e proprio insieme di fattori. Diciamocela poi tutta, i denari serrati sono molto apprezzati ancora oggi a più di 2.000 anni di distanza… hanno un qualche cosa in più ora e credo proprio che l’avessero anche nella Roma repubblicana.
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