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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/28/24 in Risposte
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Capisco che a te è venuto istintivo .. non ti devi scusare.. ma facciamo un po' sperimentare chi inizia.. altrimenti se diamo la soluzione non c'è la loro ricerca e crescita. Sappi comunque che ti stimiamo e ti vogliamo bene. .. ostrega!4 punti
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Festeggio il mio post 20.000 con questo video ricordo di Milano Numismatica, buona visione https://drive.google.com/file/d/1M-NjUcDGo9bEmlvKy6SNjuEsXIiSwklp/view?usp=drivesdk4 punti
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Sono d'accordissimo con il tuo punto di vista, ma permettimi di "spezzare una lancia" nei confronti di chi cerca le monete "imbullettate" (non scrivo "periziate" visto che i ben noti cartellini costituiscono semplicemente un attestato di autenticità con parere di conservazione). Quello che tu osservi riguardo i collezionisti di monete medievali è sacrosanto, ma tra i due tipi di collezionisti c'è, spesso, un profondo divario. Escludendo chi colleziona il Regno da anni, queste monete di grande modulo sono molto attraenti per i nuovi collezionisti, che ovviamente non hanno l'esperienza e la preparazione per giudicare sia l'autenticità che la conservazione di queste tipologie molto falsificate. Una "perizia" Tevere, ad esempio, fa certamente gola, visto soprattutto la fama di grande serietà e integrità che questo noto Professionista si era costruito nel tempo. Quindi, per alcune categorie di persone, cercare le monete "periziate", è comprensibile. Certo, rimane sempre e ancora di più valido l'invito a imparare quanto prima: come scrivo sempre, è fondamentale imparare a fidarsi solo ed esclusivamente dei propri occhi e del proprio sapere, visto che il mercato numismatico è, purtroppo, pieno di venditori "generosi" quando devono vendere. Non è esagerazione ma un triste dato di fatto. Spendo due parole per quanto riguarda il sistema di valutazione che sto approntando, visto che serve a "completare" il concetto sopra espresso. Sia le "perizie" degli slab, che quelle nostrane sono estremamente "parsimoniose" in termini di spiegazioni. Di fatto, non ne hanno, a parte qualche brevissima nota sulla patina, su qualche difetto tecnico, ma poi, tutto finisce li... Non ci sono informazioni relative alla qualità di coniazione, o altri parametri valutativi che possano aiutare a capire il perchè si è giunti a un determinato grading. Ecco, riuscire a trasformare tutto questo in un concept rodato e modulare (in base alle tecniche produttive) è davvero molto ostico, ma sono certo che aiuterebbe i collezionisti che vorrebbero imparare a valutare tutti gli aspetti in gioco di una valutazione qualitativa.3 punti
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Chiedo perdono se apro un'apposita discussione, ben sapendo che ne esiste un'altra, ma, data l'importanza dell'argomento, non ho potuto fare altrimenti. Il 22 novembre del 1773 Bernardo Perger - avendo ricevuto l'ordine dal Re di "esporre tutto quello che bisogna per il miglioramento della Real Zecca" - scrive al presidente della Regia Camera della Sommaria, nonché delegato della Regia Zecca, informandolo sullo stato attuale dell'officina monetaria. La zecca, stando alla rapporto del Perger, versava in uno stato miserevole in particolare per i macchinari obsoleti e logorati dall'uso che non permettevano un'alta qualità della monetazione. In questo importante e inedito documento (ASNA, Ministero delle finanze, fascio 299) si epongono le ragioni dei graffi sulle monete napoletane, almeno per il periodo precende al 1774 e forse anche successivo, visto che non si hanno finora notizie se i nuovi macchinari vennero adottati in zecca. Le carte rivelano come i graffi siano attribuibili a una fase precisa del processo di coniazione, ovvero quello successivo alla trafilatura. I cilindri della trafile, essendo in ferro e non in acciaio, presentavano la superficie scabra impedendo così un corretto appiattimento delle lamine (piance) per raggiungere lo spessore (doppiezza) desiderato. Non essendo le trafile pefettamente funzionanti, le lamine prodotte non erano di giusto peso e si era costretti all'utilizzo della lima per riportarle al peso prescritto (documento n. 1). Nel documento successivo, datato 25 gennaio 1774, il regio ingegnere Giuseppe Astarita fa le medesime dichiarazioni del maestro dei coni (documento n. 2). documento n. 1 a firma di Bernardo Perger Documento n. 2 a firma di Giuseppe Astarita2 punti
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Buonasera lamonetiani e buonasera agli amici appassionati di Vicereali. Non scrivo da un pezzo e vi sottopongo le foto di questo Tornese. Vorrei leggere i vostri pareri. Buona serata.2 punti
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Ottima e piacevole serata, Purtroppo mancando Guancarlone non ci sono le sue fotografie super professionali .... ma grazie a Tiziano che si è prodigato in ogni modo per la riuscita della serata. Come sempre la visione e il tebete in mano le monete di cui si è trattato durante la conferenza, è quel qualcosa in più che fa appassionare...2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Gordiano lll (238-244 d.C.) recante sul rovescio la sua figura che regge un globo ( che simboleggiava il mondo romano) con il palmo della mano sinistra ed una lancia (che significava forza militare e potere) con la destra coniato a Roma nel 240/241 ( come ci indica la tribunicia potestas lll). Un rovescio chiaramente dimostrativo che rappresentava l'imperatore come colui che aveva il potere assoluto su tutto e che grazie a questo avrebbe assicurato protezione e benessere a tutto il popolo romano. Gordiano lll, l'imperatore ragazzino come veniva chiamato dal popolo ( aveva 13 anni quando sali sul trono di Roma) che si trovò a governare in un periodo più che tumultuoso sia politico che civile. Tre anni prima con Massimino Trace si inaugurò il cinquantennio passato alla storia come il periodo dell'anarchia militare dove gli imperatori salivano al potere non per successione dinastica ma perché acclamati ed imposti dall'esercito con o senza avallo del Senato. Dopo che Massimino Trace fu ucciso dal suo stesso esercito fu acclamato imperatore dalle sue legioni Gordiano l (ormai ottantenne) ed il figlio Gordiano ll che erano di stanza nelle province dell'Africa e della Siria. Lontani da Roma e dal potere centrale furono anche loro eliminati dopo pochissimo tempo e per volere del Senato romano furono eletti due nuovi coimperatori , Pupieno e Balbino che vivevano nella capitale. Invisi sia dal popolo che dall'esercito ebbero anche loro breve durata. Subentrò quindi Gordiano lll ( nipote di Gordiano l) che tutti, popolo per primo, vedevano come legittimo imperatore e che riuscì a tenere le difficili redini dell'impero per circa 6 anni. In pochi mesi del 238 d.C. si contarono 6 imperatori ed è proprio per questo che viene ricordato nella storia come l'anno dei 6 imperatori. Alcune note tecniche per quanto riguarda questo denario. Da esame diretto risulta coniato, ben centrato e con buon metallo. Ha circolato anche se non tanto ed ha svolto quindi la sua funzione 🙂. Anche per questa moneta ho trovato un altro esemplare che condivide lo stesso conio di martello del mio esemplare cosa sempre molto importante ai fini dell'autenticità. Grazie ed alle prossime ANTONIO 19,50 mm 2,98 g RIC 115 Foto denario con identico conio di rovescio del mio2 punti
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Aggiungo, ancora da Efeso per Augusto, un attraente esemplare di cistoforo in AG con al diritto testa dell' imperatore ed al rovescio altare, decorato con 2 cervi affrontati e ghirlande . Questo sarà dopodomani in vendita Imperio Numis 5 al n. 7 .2 punti
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Dalla rete, l' invito al convegno filatelico-numismatico di Piacenza1 punto
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ciao, ho due tornesi del 36, entrambi con il fiore suppongo non ci sia una regola in merito1 punto
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E' un gettone da 1 rechenpfennig , lo trovi catalogato in questo sito: Rechenpfennig - Louis XIII France/ Navarre (Nuremberg) - Free imperial city of Nuremberg – Numista1 punto
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Proprio così: la prima lettura da cui scartare la enne è l’aggettivo di un animale che ha unghie lunghe e robuste come quel simpatico gattino. La soluzione è cognome e nome del musicista considerato uno dei massimi esponenti della scuola violinistica italiana contemporanea, una sequenza da elenco telefonico perché la precedenza del nome sul cognome quando ci si presenta o nella firma è una norma della nostra lingua. Anche citando il Maestro, tutti dicono Uto Ughi e non Ughi Uto. Uto è l’ipocoristico del nome proprio di persona Bruto, vale a dire la modificazione fonetica che dà origine a un raccorciamento del nome (https://it.wikipedia.org/wiki/Ipocoristico). apollonia1 punto
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Caro @fapetri2001noi lo vediamo ad occhio e sappiamo che abbiamo di fronte quella piu' comune, ..io di proposito non ho detto nulla in questa occasione come in altre proprio a "scopo divulgativo", per abituare all' uso dell' odontometro o alla misurazione della dentellatura con il righello.1 punto
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Non conoscevo questa pubblicazione, ho cercato un po' in giro ma non sembra facile a reperirsi, comunque metto il link alla relativa scheda bibliografica dell'opac sbn, con tutte le disponibilità presenti nelle varie biblioteche che possiedono il volume in questione... https://opac.sbn.it/risultati-ricerca-avanzata/-/opac-adv/index/11/ITICCUSBL0744071?fieldvalue[1]=mostra+d'arte+antica+in+Chieti&fieldaccess[1]=Keywords%3A1016&fieldstruct[1]=ricerca.parole_tutte%3A4%3D6&struct%3A1001=ricerca.parole_almeno_una%3A%40or%401 punto
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Sfizzero? No, è del Cordusio1 punto
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Attenti a quei due Alla grande Marione1 punto
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In my opinon: Russian Wire Kopek , late 16th/17th , early 18th Century, silver Saluti, Ajax1 punto
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Bella e dettagliata recensione oggi di Milano Numismatica sul giornale di Numismatica Svizzera di Zurigo Numis Post, buona lettura ! https://drive.google.com/file/d/1_dkncWYPoD_g7xE-8FQpAJQRkEl_c_F7/view?usp=drivesdk1 punto
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Buonasera, ho atteso un pò di tempo per rispondere alla richiesta di identificazione del francobollo, in quanto ho letto che si volesse misurarlo con un odontometro, vedo che non è stato fatto, vi posso dire che il francobollo è certamente dentellato 11 ad occhio nudo si nota subito la differenza con il 13 1/2 , cosa molto più difficile quando parliamo di differenze tra tra loro , 13 1/4 - 13 1/2 - 13 3/4 , per meglio vedere la differenza posto i due tipi di francobolli, a sx il dent. 11 e a dx il dent. 13 1/2 Stessa cosa anche per gli altri due francobolli pari valore sia 11 che 13 1/21 punto
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Stessa affrancatura, non viaggiata e non annullata il 1° giorno, molto simile ma due cose differenti, questa è puramente storia postale della Giordania, ma tematicamente anche essa può far parte dei viaggi del Papa1 punto
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È normale? A casa mia il giovedì e venerdì (e anche sabati per la verità) si lavora. Ho anche altre passioni e frequento fiere. Ma solo quelle della numismatica sono il giovedì e venerdì. Per quale motivo la domenica non si fanno?1 punto
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Ogni Verona sono sempre i soliti discorsi.. se i numeri sono questi non c'è dubbio che l'organizzazione cambi qualcosa ( a maggior ragione se sono migliori di maggio). La cosa che trovo strana è che quando parlo con i commercianti si parla di svariati motivi per cui ogni anno ci sia poco, e il motivo principale viene spesso imputato alle numerose aste che spuntano come funghi, poi viene il problema sicurezza. Leggendo questo forum si ha la percezione invece che ai convegni ci sia da girare armati fino ai denti. Io penso che la verità sia nel mezzo, il collezionismo non penso siano morto (credo che ci sia un mercato florido on line) e soffra degli stessi problemi dei negozi sotto casa con la sostanziale differenza che il mercato on line viene fatto dagli stessi che prima avevano il banco in fiera. chi farebbe centinaia di km quando si può vendere dall'ufficio? Al sicuro certamente da malintenzionati. Le cause sono molteplici ma non addosserei tutto solamente alla sicurezza, secondo voi entrare al sabato e vedere già banchi vuoti è bello?! Invoglia a venire un'altra volta?1 punto
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Festeggio il mio post 20.000 con questo video ricordo di Milano Numismatica, buona visione https://drive.google.com/file/d/1M-NjUcDGo9bEmlvKy6SNjuEsXIiSwklp/view?usp=drivesdk1 punto
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Buongiorno e grazie Releo...la corona è quella con foglie di alloro e qui c'è anche un fiore a ore 12...1 punto
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Comunque ho letto che ci sono state ben 5.112 visite in questa edizione, superiori a quella di maggio cui partecipai. Un bel numero direi.1 punto
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perdonami @Adriana87 non capisco. Sei andata in un cambio valute in aeroporto e ti hanno cambiato i dollari canadesi vecchia emissione con EURO?1 punto
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Esattamente, questa è la sua scheda: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I19/41 punto
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Ciao @Massimiliano Tiburzi tutti quelli apparsi sul forum sono più o meno in BB, da ciotola e di conseguenza pochi centesimi. Non so se capiterà uno SPL... ...magari capitasse, ti chiamo volentieri...😉 quello veramente raro è il 1960 con assi alla tedesca, ma ancora niente... in ciotola saluti1 punto
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Che spettacolo!! Direi un H37 o H38-39 quindi si nel complesso la classificazione è corretta, zecca Venezia primi anni delle coniazioni https://www.theresia.name/cgi-bin/Token.cgi?Item=H37a1 punto
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come insegna Andrea non è detto che lo stesso errore non possa trovarsi alla stessa maniera in altri anni diversi dal 1972 e si trova, solo che viene menzionato senza ragion e solo quello. mi permetto una piccola correzione, nei manuali è riportata solo la 1972, ma senza un motivo particolare dato che anche in altri anni si trova lo stesso errore, misteri del collezionismo1 punto
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Non credo, impareremo a diffidare di ciò che non ci convince. Mi fido dell'intelligenza (non) artificiale 😉1 punto
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CIRCOLO NUMISMATICO DI RAVENNA XV° CENTENARIO IMPERATORE ROMOLO AUGUSTOLO anno 19751 punto
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Buonasera a tutti. Secondo voi, trattasi di moneta originale, ma deturpata con argentatura oppure di un falso argentato? I dati ponderali sono coerenti col 1° tipo,anche perchè si scorge anche sotto la stessa colorazione. Il peso è un filino superiore,ma è chiaro che venga influenzato dall' appiccagnolo. Da segnalare uno sfasamento dell' asse sul rovescio di 20° . Volevo sentire anche Andrea @andrea78ts gentilmente. Grazie a tutti1 punto
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Con Ruggiero Lupo che ha tra l’altro tantissimi libri importanti da acquistare1 punto
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Attualmente il Gazzettino #12 conta già 91 pagine...1 punto
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Taglio: 2 euro cc Nazione: Lussemburgo Anno: 2010 Tiratura: 500.000 Condizioni: BB+ Città: Milano1 punto
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Ciao a tutti, visto che, contrariamente a quanto dichiarato qualche tempo fa, sono ancora impantanato nella meravigliosa palude della monetazione del periodo repubblicano, ho il piacere di condividere con voi un paio di regali anticipati che mi sono fatto come di consueto per compleanno + Natale. Si tratta di due denari che ho decido di inserire in un unico post visto i soggetti che rappresentano, li presenterò in ordine cronologico. Il primo è un denario della Gens Tituria raffigurante Tito Tazio, il re dei Sabini poi divenuto Re "dimenticato" di Roma visto che non viene mai considerato nella lista dei "7" (con lui 8 ) Re e convenzionalmente a quanto ho capito (anche se il calcio non è una mia passione…) l'ottavo Re di Roma è considerato Totti…🤨 Come molti personaggi di quel periodo è avvolto nella leggenda, sarebbe vissuto durante alcuni episodi molto famosi della storia della Fondazione di Roma, il ratto delle sabine e la vicenda della povera (o no?) Tarpeia e, a seguito delle stesse, avrebbe governato per 5 anni dal 750 al 745 a.C. insieme a Romolo. I due episodi di cui sopra sono raffigurati entrambi nei denari della Gens Tituria i cui membri si ritenevano discendenti dei Sabini (da qui anche il ritratto di Tito Tazio al dritto chiaramente), in questo post vedrete quello di Tarpeia perché non possiedo ancora quello del ratto delle Sabine (lo trovate ovunque in rete se siete curiosi). Come dicevo al rovescio è raffigurata Tarpeia nei momenti finali della sua vita mentre i soldati Sabini la seppelliscono con i loro scudi, del mito in questione vi sono almeno due interpretazioni. La prima è a favore della buona fede della fanciulla che tentò di ingannare i Sabini chiedendo loro, in cambio dell'apertura delle porte di Roma, "quello che avevano al braccio sinistro", così i soldati le avrebbero dato i loro scudi (che portavano appunto al braccio sinistro) e sarebbero stati indifesi di fronte ai romani. La seconda è a favore dell'avidità della fanciulla perché sembra che essa in realtà volesse i bracciali d'oro dei Sabini e non gli scudi. L'epilogo finale in ogni caso non è mai favorevole alla fanciulla (😞)perché in entrambe le versioni i soldati le danno comunque i loro scudi e lei finisce sepolta dagli stessi, considerando che la Gens Tituria la celebra in una moneta sarei più propenso a credere alla prima versione, nel forum comunque ci sono delle discussioni molto interessanti sulla questione se volete approfondire. Di seguito il denario in questione, inutile dire che lo adoro: L. Titurius Sabinus, Denario, Roma, 89 a.C., Crawford 344/2b 4.00g X 18mm, Argento D/ SABIN; testa di Tito Tazio; davanti, un ramo di palma. R/ L TITVRI; Tarpeia con due soldati; in alto, un crescente con una stella. Il secondo denario è della Gens Memmia, raffigura al dritto il Dio Quirino e al rovescio Cerere, il dritto della moneta è il motivo per cui ho deciso di mettere insieme i due personaggi in un unico post, la divinità in questione, nella leggenda della Fondazione di Roma sarà identificata con Romolo. Il Dio Quirino sembra fosse in origine una divinità Sabina infatti pare che lo stesso Tito Tazio avesse edificato un piccolo tempio in onore del Dio sul Campidoglio. Mi piaceva l'idea di mettere i primi due Re di Roma uno accanto all'altro, è anche il motivo per cui ho aggiunto insieme le due monete alla collezione 😊 Non scrivo altro visto che comunque sul forum ci sono discussioni più autorevoli delle mie su questi argomenti, vi presento quindi anche il secondo denario, adoro anche questo ovviamente, il ritratto in particolare mi fa veramente impazzire: C. Memmius C.f., Denario, Roma, 56 a.C., Crawford 427/2 4.00g X 20mm, Argento D/ QVIRINVS/C MEMMMI C F; testa di Quirino. R/ MEMMIVS AED CERIALIA PREIMUS FECIT; Cerere con torcia e spighe di grano; davanti, un serpente. Grazie a tutti per l'attenzione, Matteo1 punto
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Ce ne sarà ancora almeno una di queste collezioni "all'antica" che prima o poi verrà messa in vendita: la mia.1 punto
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Buona sera Ronak. E' davvero difficile trovare questa moneta con bordi e perlinature decenti. Qui ho postato i miei due esemplari che come quasi tutti soffrono di questi difetti e a tal proposito complimenti come sempre a Chupacabra per il suo esemplare che mi sembra tra questi fotografati il meno afflitto da queste imperfezioni. Buona serata e cordiali saluti. Gabriella1 punto
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In queste prime "battute" ho scritto spesso...."Direttore del Gabinetto d'Incisione" ma chi era questa persona e che ruolo aveva ? E' questo il periodo della Riforma dell'Amministrazione Generale delle Monete...partita sotto Ferdinando I di Borbone e conclusasi (con Decreti) sotto Francesco I di Borbone [.....] ai Maestri di Zecca (l'ultimo il Diodati) e di Prova vennero sostituiti i Direttori e tra questi quello che più ci interessa fu il Direttore del Gabinetto d'Incisione.....aveva il compito di eseguire i bozzi dei disegni, distribuiva, con diligenza, i lavori agli Incisori dirigendone l'esecuzione e soprattutto vigilava sull'esattezza e costruzione dei lavori stessi; assisteva alle impressioni delle matrici, dei punzoni e dei coni di tutte le monete e le medaglie che si facevano nei torchi, tenendo un apposito registro che poi, successivamente, consegnava agli incaricati del Tesoro; oltretutto era pure responsabile di tutti gli utensili (appositamente inventariati) che venivano usati nei locali del Gabinetto stesso. Il primo personaggio che assunse tale carica fu Filippo Rega. Un saluto Pietro1 punto
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Ipotesi di destinazione Secondo Plinio (N. H., 33, 46) il vittoriato sarebbe stato introdotto come mercis loco, ossia argento a peso, nell'Illirico. La teoria estrapolata dagli scritti di Plinio attualmente tende ad essere screditata; si ritiene infatti che l'associazione con i territori dell'Illirico sia scaturita da un'analogia ponderale con i nominali circolanti in quelle aree, come accade colla comparazione alle dracme padane. Plinio però scrisse la sua opera due secoli dopo l'entrata in circolazione del vittoriato e la sua associazione non appare molto credibile o comunque non verificabile. Patrick Marchetti, studioso belga, ritiene che il vittoriato sia un nominale destinato ad un differente canale di emissione. I Romani lo avrebbero utilizzato, almeno nel corso della guerra annibalica, per pagare gli auxilia. Le truppe straniere infatti ricevevano una paga inferiore rispetto a quella dei legionari e sempre secondo lo studioso belga ad un ausiliario spettava la paga di un vittoriato per 4 giorni di servizio, mentre ad un legionario un denario per il medesimo periodo. Il vittoriato rappresenterebbe dunque "una frode" perpetrata dallo Stato nei confronti degli ausiliari, ma si trattava di una truffa poco evidente in quanto apparentemente questi soldati percepivano lo stesso numero di monete di un legionario. Questa particolare ipotesi risulta incerta principalmente perché si ritiene che gli auxilia, in quel periodo, percepissero la paga direttamente dai governi di origine ma, al tempo stesso, fornisce una verosimile spiegazione sul perché questo nominale fu coniato. Sempre a sostegno di questa ipotesi vi è la corrispondenza tra le aree di circolazione del vittoriato e quelle costituenti il teatro bellico frequentato da queste truppe ed i territori di reclutamento. Un peso e una riduzione ponderale analoghi a quelli del vittoriato si rinvenirebbero nelle dracme dell'Illiria: inizialmente pari a 3 scrupoli sia ad Apollonia che a Dyrrachio, si sarebbero inoltre svalutate, nella prima città, a 2,92 grammi. Su questa base, Thomsen ha ipotizzato che il vittoriato fosse stato dapprima coniato nelle zecche del centro-sud Italia approssimativamente in contemporanea all'introduzione del denario, al fine di disporre di una moneta che, in vista della campagna illirica contro il regno macedone (alleato di Cartagine), rispondesse a una metrica ponderale compatibile con quella dei Paesi in cui si sarebbero svolte le operazioni belliche. Sulla base dei dati di circolazione, F. Barello (Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell'antichità, Roma 2006, pp. 197-198) propende per l'ipotesi che il vittoriato fosse destinato a fare da aggancio con il sistema monetale dei Celti stanziati nella pianura padana, che utilizzavano, nella seconda metà del III secolo, una dracma al di sotto dei 3 grammi di peso. In questo senso è estremamente significativo il contenuto dell'arbitrato romano (117) tra gli abitanti di Genova (Genuates) e i Viturii Ligurenses (tribù ligure dell'interno), che impose a questi ultimi un tributo annuo di 400 nummi vittoriati, conservato sulla tavola bronzea detta "di Polcevera" (CIL I, 199)[1]. Considerato il basso contenuto d'argento del vittoriato, l'imposizione riportata sulla tavoletta di Polcevera potrebbe essere vista come un tentativo di risparmio di risorse: imponendo il pagamento in nummi vittoriati veniva utilizzata una moneta probabilmente più familiare ai diretti interessati ed al tempo stesso le risorse di argento dell'area di influsso romano venivano in certa misura preservate; quel nominale "povero" avrebbe poi circolato in quelle zone a tutto vantaggio del politicamente sempre più pesante denario di Roma. Per Coarelli (Argentum signatum, 2013) il vittoriato deve essere leggermente precedente al denario (come Thomsen ha dimostrato) e deve quindi incastrarsi fra la fine dell’emissione del quadrigato e la riforma denariale, quindi nell’anno dal 261 al 215. Riduzioni ponderali Mommsen, per primo, evidenziò l'esistenza di due differenti standard di peso per il vittoriato: 3 scrupoli (circa 3,41 g), il primo; 2 e 4/7 di scrupolo (circa 2,92 g), il secondo, con ogni evidenza più recente. Dalle fonti tradizionali sappiamo che nel 217, dopo l'inizio della Seconda Guerra Punica, la lex Flaminia ridusse il peso del denario da 4 a 3 e 3/7 scrupoli (portandolo a g 3,9); si ritiene che la prima riduzione del vittoriato, pari appunto a 1/7 di peso, sia contemporanea, per mantenere invariato il rapporto di 3/4 tra le due monete. Una successiva riduzione subì verso il 104 in seguito alla lex Clodia che ne fissava il peso a g 1,95 rendendolo quindi pari a mezzo denario e portandolo, di fatto, a ricostituire il quinario romano che aveva cessato di esistere colla riforma monetaria del 217. Vittoriati e dracme padane Mommsen (Histoire de la monnaie romaine, Tomo II, Parigi 1870, pag. 99) per primo ha supposto un'influenza ponderale del vittoriato sulla dracma padana. Osserva Pautasso (La monetazione preromana dell'Italia settentrionale, 1966) che la dracma padana, nata sotto l'influenza commerciale di Massalia, perde ben presto ogni relazione con la di originaria ispirazione; può quindi porsi il quesito se il diverso andamento ponderale della monetazione cisalpina possa essere stato determinato dall'influenza del vittoriato, coniato sul piede della dracma focese e destinato al commercio con le regioni adriatiche e ioniche, l'Italia meridionale, la Spagna, la Liguria e la stessa Massalia. I ripostigli forniscono indicazioni contrastanti. Sono pochi i casi di ritrovamenti congiunti di dracme padane e vittoriati e questo farebbe dubitare di un rapporto di coesistenza fra le due monetazioni e di una equivalenza ponderale, finalizzata a semplificare gli scambi. Tuttavia sono ancor più rari, forse inesistenti, i ritrovamenti delle dracme padane con quelle di Massalia, onde si può escludere che fosse Massilia il riferimento ponderale per i popoli padani. Su queste basi, alcuni studiosi escludono una connessione ponderale fra le due monetazioni: i ripostigli attesterebbero un afflusso graduale dele monete romane nelle regioni cisalpine, parallalelo alla crescente influenza commerciale di Roma, per cui la scarsità dei vittoriati (e, soprattutto, dei ritrovamenti congiunti con le dracme padane) dimostrerebbero una loro scarsa penetrazione, imputabile ala fatto che sarebbero arrivati solamente con la fondazione delle colonie, quando ormai erano una moneta in declino. Inoltre, le dracme padane non presenterebbero alcuna riduzione ponderale parallela a quella subita dal vittoriato con la lex Clodia (g 1,95), in un’epoca in cui ormai erano più intensi gli scambi col mondo romano, e ciò attesterbbe una totale mancanza di collegamento ponderale. G. Gorini, invece, ritiene che le monete celtiche del Nord Italia si siano sempre progressivamente adattate al peso del vittoriato e alle sue riduzioni (da 3,41 a 2,92 g e infine a 1,95 g). Infatti, dacendo riferimento alla classificazione del Pautasso, si osserva che i tipi da 1 a 3 (localizzati in area ligure-pedemontana) hanno peso medio di poco superiore a 3 g e possono quindi essere associati ai primi vittoriati (fine III secolo a.C.); presentano inoltre un’escursione ponderale da 3,5 a 2,7 g che potrebbe essere letta in chiave diacronica e giustificarsi con un progressivo adattamento alla prima riduzione ponderale dei vittoriati. I tipi successivi attestano una progressiva diminuzione di peso, anche in questo caso interpretabile come adattamento alla seconda riduzione ponderale del vittoriato: 2,8-2,7 g per il n. 4 (nord-est della Liguria); 2,6 g per il n. 5 (associato ai Salluvi, localizzati nel Ticinese oppure nel sud della Francia); 2,3 g per il n. 6 (Cenomani, tra Brescia e Verona) e il n. 7 (Insubri); 2,25-2,2 g per i n. 9 e 10 (con alfabeto leponzio o nord etrusco). Per il tipo n. 12 (con alfabeto leponzio) è stato ipotizzato uno standard ponderale di 2 g ma, in realtà, queste monete hanno quasi sempre peso inferiore e potrebbero quindi essere allineate ai vittoriati di 1,95 g, di cui peraltro condividono la datazione alla fine del II secolo a.C. Infine, i tipi da 13 a 30 sono quelli presenti nel tesoretto di Serra Riccò, spesso intepretati come mezze dracme od oboli; presentano tuttavia peso da 1,75 a 0,6 g e potrebbero quindi attestare un adattamento agli ultimi vittoriati e ai quinari del I secolo a.C. Zecche militari I vittoriati con simboli e lettere sembrerebbero emessi nell’Italia meridionale: alcuni simboli sembrano infatti adeguarsi a simboli già utilizzati su monete greche (ad esempio, il pentagrammacompare su bronzi di Teanum e su monete puniche del Bruttium) e se ne registra una maggior presenza nei ripostigli[2], rispetto ai vittoriati senza simboli. Il fenomeno potrebbe spiegarsi con la presenza di zecche ausiliarie, forse anche itineranti con l’esercito, operanti in loco per evitare il pericolo di spostamenti di denaro in un territorio altamente insicuro: infatti i vittoriati con simboli, mediamente più leggeri dei vittoriati senza simboli e quindi attribuibili ad anni successivi al 217, sarebbero stati emessi in concomitanza con l’occupazione cartaginese. Anche l’iconografia ne confermerebbe la natura di monetazione militare di guerra, assolvendo a una funzione di messaggio ideologico grazie all’associazione tra la protezione del dio supremo e la vittoria militare. Per altro verso, si registrano rinvenimenti di vittoriati con simboli in Hispania, lungo la direttrice della campagna di conquista finalizzata a tagliare i rifornimenti ad Annibale (in questa regione sarebbe stato emesso il vittoriato con legenda Roma in incuso, considerato tuittavia il più antico e quindi anteriore alla campagna degli Scipioni, e l’unico doppio vittoriato conosciuto). Campana propone di attribuire a zecca ispanica le coniazioni con pentagramma e con bastone (Cr. 105/1 e 106/1). [1] Lastra bronzea su cui è incisa un'iscrizione in lingua latina, che riporta una sentenza emessa dal Senato romano nel 117 in merito ad una vertenza di confini tra i Genuates e i Veiturii-Langenses, due tribù liguri. Fu rinvenuta nel 1506 nel greto del torrente Pernecco a Pedemonte di Serra Riccò da un contadino del luogo, Agostino Pedemonte, mentre era intento a dissodare un pezzo di terreno. La tavola arrivò quindi nelle mani del governo della Repubblica di Genova che ne permise lo studio e la traduzione. Attualmente è custodita nel Museo di archeologia ligure presso la villa Pallavicini di Genova Pegli. La vertenza tra i Genuates e i Veiturii-Langenses riguardava i confini tra alcuni terreni pubblici e terreni privati ed aveva raggiunto momenti di elevata tensione. Essendo il territorio oggetto del dissidio particolarmente delicato perché attraversato dalla via Postumia, i consoli e il Senato, decisero di intervenire direttamente inviando in loco i due magistrati citati nel testo, Quinto e Marco Minucio Rufo, i quali, dopo un'adeguata ispezione del territorio tornarono a Roma ed emisero la sentenza che fu resa esecutiva dal Senato il 13 dicembre dell'anno 637 di Roma (117). Detta sentenza venne incisa su alcune lastre di bronzo, di cui una sola venne ritrovata. [2] Sono però assenti dai ripostigli dell’Italia meridionale (compreso quello di Caltrano, ove sono presenti quasi tutti i tipi di vittoriati con simboli) il vittoriato con crescente (Cr. 57/1) e quello con pentagramma (Cr. 105/1, presente invece nei ripostigli di Pisa e di Fano).1 punto
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Elledì chiedete e vi sarà dato, prendete e non vi sarà concesso.Credo questo sia quanto stai cercando e tutt'intera. Puoi tranquillamente pubblicare sul tuo prossimo libro, e se ti servono altre immaginicompreso il bordo in rilievo te la fotografo alla prima occasione, non è un problema. Regno delle Due Sicilie Ferdinando II Borbone (1830-1859) Prova della piastra da 120 grana 1856 Napoli Coniazione in rame grammi 24,309 – modulo 37,12mm D/ (s) FERDINANDVS II • - DEI GRATIA REX testa barbuta adulta a destra, sotto 1856 Rv: (s) SIC• ET HIER• - REGNI VTR• stemma coronato, sotto G• 120 Taglio (giglio) PROVIDENTIA OPTIMI PRINCIPIS incuso (B) ↓ bordo in rilievo FDC R5 (pochi esemplari conosciuti) Provenienza: Asta Montenapoleone Milano 4 n. 1659 1/3/84 Pagani Prove 775, MIR 503/5 variante, Davenport 175 variante, Emissione particolare per prova di virola in rilievo ; si differenzia per il bordo in rilievo. Ex Collezione Prof. Cosentino di Napoli. Che la prova sia uscita illecitamente dalla zecca, caro Elledì questa è una Tua opinione, dato che non esiste traccia di nulla, è stata coniata prima dell'unità di Italia, da un monarca soppresso in maniera più o meno lecita dall'egemonia sabauda, in una zecca che ha avuto il depauperamento totale da parte degli invasori di ogni riserva d'oro e d'argento; Napoleone con Venezia è stato sin clemente al confonto dei Piemontesi. Che in un disastro simile siano state vendute, donate, lecitamente delle monete non c'è documentazione ne a testimonianza di un fatto ne a testimonianza dell'opposto; ci può tranquillamente stare, anzi meno male perchè oggi sono fruibili ai più a maggior ragione se le pubblichi nel tuo prossimo lavoro. Non è mia intenzione ne aizzare polemiche o sentimenti revisionisti repressi, anzi mi sono sempre fatto partecipe di non politicizzare il forum ne politicamente ne storicamente però ci sono fatti incontrovertibili. La guerra civile che ha portato all'unità d'Italia ha distrutto molta documentazione e cosa vi fosse scritto in quei fogli non lo sa nessuno.1 punto
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