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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/02/24 in Risposte

  1. Buongiorno oggi posto questa che è la serie del 1887 Giubileo della Regina Vittoria , composta da 14 valori, graficamente molto ben fatti, Effigie della Regina in vari tipi di cornici.
    6 punti
  2. E' disponibile il nuovo Comunicazione Bollettino della Società Numismatica italiana 2024 n.84, al seguente link è possibile eseguire il download gratuito: https://www.socnumit.org/comunicazione/ Elisabeth Marinelli Le fasi monetali della zecca di Tiati. Mario Veronesi Un probabile ripostiglio di antoniniani conservato presso la Biblioteca Marcantonio Maldotti di Guastalla. Luca Oddone e Dario Ferro Un denaro grosso ibrido realizzato con conii di Modena e Pavia: falso d’epoca o emissione congiunta ufficiale? Antonio Rimoldi Tre medaglie papali inedite dal Landesmuseum Württemberg (Stoccarda). Tiziano Francesco Caronni La storia del Centro Culturale Numismatico Milanese attraverso le sue medaglie.
    5 punti
  3. Buongiorno, mercatino domenicale, scatola di biscotti ricolma di monete mondiali, 1 € per 5 monete; questo il pescato più interessante: Marocco, 5o centimes 1921 , zecca di Parigi Bulgaria, 10 stotinki 1913 Oman, 10 baisa 1410-1990 Kazakhstan, 20 tenge 2016 Iran, 250 rials 1390-1990 Argentina, 1 peso 2019 Armenia, 10 dram 2004 Estonia, 20 senti 1992 rame/alluminio e 1999 acciaio/nickel
    3 punti
  4. Se fossi stato a Venezia nel '600 avrei fatto valere la mia fama di "rompi 🤐" e preteso il resto all'ultimo soldo 🤪
    2 punti
  5. Si possono argomentare e sostenere le proprie tesi anche in dissenso da quelle espresse dalla "opinione dominante" (per usare la locuzione riportata nella tesi di Laurea postata da Oppiano), ci mancherebbe altro. Sempre però che dette tesi minoritarie siano motivate e si fondino su fatti storici oggettivi, non su circostanze, come quella secondo cui "lo Stato continuò a coniare monete" (Si? E Quali?), espressa per dimostrare la continuità dello Stato e che è tanto più grave, non solo poichè destituita totalmente di fondamento, ma perchè richiamata per fondare il ragionamento sulla continuità dello Stato e poi giacchè siamo su un Forum di Numismatica e certi svarioni sarebbero magari da evitare (visto che disponiamo pure di un catalogo dove si può agevolmente constatare che dopo il 1870 non ci furono più coniazioni, che ripresero solo nel 1929). Penso che non sia elegante essere attaccati gratuitamente, sentendosi anche dire che le fonti citate (vedi Treccani) sarebbero "un bel riparo da mettere di fronte per proteggersi" (proteggersi da cosa? Forse dalle "pillole di Storia" recuperate su Wikipedia?), che è uno "strumento con tutti i limiti del caso" (quali limiti? Forse quelli di aver attinto alla Storiografia più accreditata?) e che "la testa e la logica e bene sempre usarla"....(ed è forse proprio perchè si è usata la testa e la logica che poi salta fuori che la "opinione dominante" degli Storici propende per la tesi che ciò che accadde nel 1870 alla Stato Pontificio fu proprio un caso di "debellatio"?). A leggere taluni interventi (peraltro sempre della stessa persona) sembrava che l'opinione di chi si era espresso da subito nella discussione a favore della "debellatio" non dovesse essere tenuta in alcun conto e neppure meritasse di essere citata come contributo (visto che si citavano e ringraziavano unicamente coloro che si erano espressi diversamente alla tesi della debellatio); ma, guarda caso, salta fuori adesso che l'Opinione dominante (sic!) fra gli storici sia proprio quella! Ma guarda un pò. La Treccani, quello "strumento con tutti i limiti del caso"....a quanto pare aveva ragione. L'avreste mai detto? Treccani batte Wikipedia 6:0 - 6:0 - 6:0. M.
    2 punti
  6. Era l'unica che ti mancava almeno? Ma finchè li trovi in ciotola a quasi nulla va bene, è il loro espositore originario che è difficile a reperire.
    2 punti
  7. ciao a tutti io volevo delle informazioni su questo possibile francobollo.
    2 punti
  8. Non è un francobollo ma un fiscale (marca da bollo) messicano del 1888. Il numero dietro e' un numero di controllo.
    2 punti
  9. In zecca vi era la possibilità di sfruttare le acque, come suggerisce Bernardo Perger nel 1773, ma poi non se ne fece nulla. ASNA, Ministero delle finanze, fascio 299.
    2 punti
  10. Buongiorno...un 6 tornesi preso per migliorare la conservazione del "modello base" che ho in collezione ( vedi prime foto su questo post)... L'ho migliorata con questa che ha un bel fascio definito....
    2 punti
  11. Ciao @Alexio85, la moneta è classificabile CNI 6, manca nel Muntoni. Come visibile sull'esemplare presente nelle foto del catalogo lamonetiano a questo link (seconda riga): https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-PIOVISS/6 al rovescio in prossimità della "O" finale di SEVERINO si nota un eccesso di metallo dovuto al degenerare del conio, probabile che all'aumentare del difetto il conio sia stato in qualche modo "aggiustato" ripunzonandolo erroneamente con una "I", che essendo su una porzione più bassa, per la mancanza di materiale, viene ad essere più evidente sul tondello rispetto alle altre lettere. Quindi in realtà le due monete sono la stessa tipologia, ma coniate in due "momenti di vita" differenti del conio... Ciao, RCAMIL.
    2 punti
  12. Quelle "certamente esistenti" le ho tutte ☺️ ! Ciao, RCAMIL.
    2 punti
  13. Premesso che sono contrario alla "plastichina di cianocrilato" (quasi quanto le "bare" degli slab) che a mio parere è solo una moda poiché ritengo che la maggior parte del problema non risieda nelle plastiche delle "perizie", ma nell'aria in cui sono immerse (inquinata e non). Moda cui non sfugge il buon vecchio Perry, trovo la moneta gradevole e la libererei dalle plastiche per quei fastidiosi graffietti che, se ho capito bene, dici che appartengano alle stesse. Del resto stiamo parlando di una R2 (Montenegro) o R (Gigante) che merita di mettere in mostra la propria bellezza e conservazione. Come consueto posto un esemplare in buona conservazione per confronto e condivisione (la moneta è conservata da anni in taschina di plastica in album dedicato ad Umberto I e non presenta problemi di sorta...):
    2 punti
  14. On line può acquistare il collezionista esperto, che non ha bisogno di averla in mano per giudicare e valutare una moneta. E all'opposto può acquistare il collezionista inesperto, che online prenderà molte fregature. (Non prendo in considerazione gli Investitori in monete, ai quali certo basta la vendita in asta o online). Ma il collezionista che deve crescere? Quello che continuerà a collezionare? E' a quello, che deve vedere e toccare monete, che può interessare un convegno. Vedere, toccare monete, vedere intorno a lui tanti altri con lo stesso interesse. Sgomitare davanti ad un banco per vedere un vassoio, magari in maniera poi superficiale, ma che lascia un senso di appagamento e di interesse. Senza i convegni commerciali secondo mio parere diminuiranno i collezionisti.
    1 punto
  15. Altro esemplare esitato all’asta GMA dell’aprile scorso, Lotto 243: NAPOLI. Ferdinando IV di Borbone (1759-1816). 10 tornesi 1798 con doppio punto dopo SICILIAR. CU (g 27,27). Gig.113b. R. Grading/Stato: MB Altro esemplare sempre esitato dalla GMA (asta n. 1 del 2021), Lotto 535: NAPOLI. Ferdinando IV di Borbone (1759-1816). 10 Tornesi 1798. CU (g 24,53). Gig.113b; Magliocca 367. R. Doppio punto dopo SICILIAR. Frattura del tondello. BB
    1 punto
  16. Segnalato da CGB,Paris sul n. dicembre 24 del Bulletin https://www.cgb.fr/magna-graecian-and-sicilian-counterfeit-coins-a-catalogue-dandrea-alberto-faranda-gaetano-moruzzzi-umberto,lm351,a.html
    1 punto
  17. @Releo, ti segnalo questo esemplare che sarà esitato alla prossima asta Bertolami del 12 p.v., Lotto 193, così descritto in Catalogo: NAPOLI. Regno di Napoli. Ferdinando IV di Borbone (1759 - 1799 I periodo). Carlino da 10 grana 1798 "doppio punto dopo SICIL..". Ag (2,2 g; 18,7 mm) Gig. 110a. RR. BB
    1 punto
  18. Salve Pino stavolta mi devo arrendere,ci sono troppo pochi elementi per l identificazione 🙂
    1 punto
  19. Salve, segnalo : Le medaglie napoleoniche di Orazio Barsanti imprenditore lucchese a Parigi Franca Maria Vanni Nel volume sono descritte e commentate 195 medaglie di età napoleonica della collezione di Orazio Barsanti, il fondatore di una manifattura specializzata nella produzione di calchi di opere d’arte. Il Barsanti formò questa raccolta a Parigi per poter realizzare calchi di alta qualità prodotti da matrici ricavate direttamente dagli originali. La documentazione archivistica rintracciata dall’autrice a Parigi consente di poter datare le riconiazioni che costituiscono la maggioranza degli esemplari tra il 1842 ed il 1860 in base al simbolo presente su di essi. Numerosi ingrandimenti offrono la possibilità di apprezzare questi capolavori incisori fin nei minimi particolari. Il volume è corredato da un’ampia bibliografia e dagli indici delle legende del dritto e del rovescio per una più agevole consultazione. 254 pagine a colori, formato foglio A4 https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.edizionidandrea.com/&ved=2ahUKEwjgqM3Q- sSJAxXnlP0HHfWGA0cQFnoECB0QAQ&usg=AOvVaw1rZx26Hvtxi2vmuYN3LTiz
    1 punto
  20. Credo che praticamente tutti gli anelli e pezzi in bronzo siano utensili o oggetti d'uso, con l' eccezione dei frammenti contrassegnati da x o crescente. Vengono considerati aes rude anche i frammenti di bonzo trovati ne ripostigli votivi, ma in realtà anche questi erano frammenti tesaurizzati solo perché fondendoli potevano essere utilizzati come metallo, così come i frammenti di ascia che negli stessi stipi votivi si ritrovano. Il fatto di considerarli bronzo premonetale è un trucchetto commerciale.
    1 punto
  21. No mi spiace Quelle che trovi online non hanno realmente quel valore, sono comuni 2€ con il valore di 2€
    1 punto
  22. Pensa che su ebay vien proposta da un bel pó di utenti a bei soldoni
    1 punto
  23. Grazie Oppiano, prezioso ed interessante contributo. Fra l'altro molto centrato sul tema della discussione. Speriamo che non venga anch'esso dileggiato al pari dei contenuti della Treccanti. Si sa che chi è solito informarsi su Wikipedia guarda con diffidenza i testi di approfondimento. M.
    1 punto
  24. Perchi volesse, allego anche in versione .pdf l'estratto della Tesi di cui al post #72 e pubblicato su: https://www.academia.edu/34831616/Continuità_discontinuità_tra_Stato_Pontificio_e_Città_del_Vaticano Continuita_discontinuita_tra_Stato_Ponti.pdf
    1 punto
  25. Ciao, ero in attesa come te del parere degli esperti ma visto che non sono arrivati, faccio da apprendista/apripista🙂, ed esprimo il mio. Il sesterzio dovrebbe essere autentico, con metallo che sembra aver subito il passaggio del tempo e del luogo dove ha stazionato prima di essere ritrovato. Se la moneta è in tuo possesso potresti postare foto del bordo?. Grazie
    1 punto
  26. E' esattamente ciò che scrive anche il Prof. Vittorio Vidotto nel suo libro (che sto leggendo) "20 settembre 1870". Il paradosso è che il Governo italiano non aveva alcuna intenzione di occupare la "Città Leonina" ma fu "costretto" ad occuparla su richiesta della stessa Segreteria di Stato Pontificia. Sembra interessante riportare alcuni brani di quanto il Cardinal Antonelli scrive alle Autorità militari del Regno il 24 settembre 1870: "Le difficoltà che presenta il progetto di lasciare al Santo padre la Città Leonina, sono sin d'ora insolubili. Questo borgo è divenuto il convegno di tutti i malfattori di Roma, poichè non vi esiste più Autorità e il Cardinale mi ha espresso il desiderio formale che il Generale Cadorna vi stabilisse, come del resto in Roma, posti di sicurezza, e un servizio regolare di amministrazione militare"...(v. pag. 65). Ob torto collo, dunque, i Bersaglieri italiani dovettero occupare anche la Città Leonina su richiesta esplicita della Curia pontificia. Non solo, dunque, lo Stato pontificio era stato militarmente sconfitto dal Regio Esercito, ma addirittura il vinto implorava il vincitore di proteggerlo e di garantire la sicurezza del Papa e del suo entourage. Vidotto conclude il passaggio del libro con queste parole: "Con la decisione di occupare la Città Leonina falliva così, fin dall'inizio, l'ipotesi coltivata a più riprese dal governo italiano di lasciare al Papa una parte di Roma, 'un simbolico Stato residuo', come segno, anche esteriore, della sua sovranità spirituale." (v. pag. 66). Se non è debellatio questa. M
    1 punto
  27. Ciao,piacere. Inizio col dirti che le monete manomesse hanno un valore inferiore,sempre. Ci sono casi, quando rare o quando come le pontificie che all epoca era di moda trasformarle in "gioielli" appicagnolate. Le prende lo stesso . C è anche chi cerca questi artefatti dandogli anche un plus valore a volte. Io la calcolerei in questo caso come una conservazione BB o qBB. Per il prezzo puoi fare riferimento a cataloghi o le ultime aste o altri numislamonetiani più aggiornati di me . 👌
    1 punto
  28. mi chiedo allora perchè non chiamarlo mercato numismatico anzichè convegno son d'accordo che senza la parte commerciale si perde il sale di tutto, però dai, almeno 1/2 interventi al giorno di esperti che parlano magari anche di esperienze di 30 anni fa, è veramente privo di anima e poi non ci si deve lamentare se per il vile denaro il commerciante se ne va prima, fa bene a questo punto, se vi interessa solo il lato commerciale
    1 punto
  29. 1. 1951, £1.50 2. 1951, 0.60p 3. 1951, 0.50p 4. 1950 ....dulcis in fundo questo è quotato £15.00 sterline. Fatti un po' l' addizione e calcola quanto nella pagina. Questo è quello che avresti pagato per acquistarli oggi da Stanley Gibbons piu' o meno.
    1 punto
  30. Molto interessante: https://www.academia.edu/34831616/Continuità_discontinuità_tra_Stato_Pontificio_e_Città_del_Vaticano "1.4 Il problema della Debellatio Quando la mattina del 20 settembre 1870 le cannonate italiane14 abbatterono un tratto delle mura di Roma nei pressi di Porta Pia, i proiettili non fecero crollare soltanto le pietre dell’antica cinta aureliana ma anche la secolare costruzione del potere temporale della Chiesa. L’esercizio di tale potere venne meno definitivamente, la capitale degli Stati Pontifici fu occupata dalle truppe italiane che dilagarono in essa arrestandosi solo sul limitare della Città Leonina, un’area nel centro dell’Urbe compresa tra il colle Vaticano, Castel Sant’Angelo e Borgo Pio, la cui edificazione come autonoma cittadella fortificata sulla sponda destra del Tevere era stata avviata da Papa Leone IV (m. nel 855) nel IX secolo, in seguito assunse il suo aspetto definitivo durante il pontificato di Sisto V (1520 - 1590) espandendosi fino ad inglobare il Rione Borgo. All’esito dell’invasione, alla quale le Forze Armate pontificie opposero una resistenza puramente simbolica, secondo le disposizioni di Pio IX, venne elaborata una convenzione armistiziale conclusa dal Generale Hermann Kanzler (1822 – 1888), Comandante Supremo delle Forze Armate pontificie, e dal Generale Raffaele Cadorna (1815 – 1897), Comandante del Corpo di Spedizione italiano, che determinava le condizioni militari cui si sarebbero attenute le due parti. In particolare, si stabiliva all’articolo I che: « La città di Roma, tranne la parte che è limitata al sud dai bastioni Santo Spirito, e che comprende il Monte Vaticano e Castel Sant’Angelo, costituenti la Città Leonina, il suo armamento completo, bandiere, armi, magazzini da polvere, tutti gli oggetti di aspettazione governativa, saranno consegnati alle truppe di S.M. il Re d’Italia.» Il successivo articolo III disponeva lo scioglimento ed il rimpatrio delle truppe straniere, mentre l’articolo IV disciplinava in questi termini la sorte delle truppe considerate italiane: « Le truppe indigene saranno costituite in deposito senza armi, con le competenze che attualmente hanno, mentre è riservato al governo del Re di determinare sulla loro posizione futura.» I restanti articoli si limitavano a determinare tempi e modalità della smobilitazione dell’esercito pontificio, sancendo anche la nomina di una commissione mista per l’esecuzione delle clausole d’armistizio, senza però nulla stabilire circa la sorte del governo papale e delle istituzioni dello stato ecclesiastico. In realtà, già nella giornata del 22 settembre, le truppe italiane occuparono la Città Leonina, che formalmente era rimasta esclusa dalla consegna alla autorità italiane, intervenendo al fine di mantenere l’ordine e di sedare i tumulti popolari che erano esplosi a seguito di un’esplicita richiesta del Segretario di Stato Cardinale Giacomo Antonelli (1806 - 1876). Da più parti15 si è ipotizzato che tale richiesta fosse funzionale a provocare una reazione internazionale in difesa delle prerogative papali, nei fatti però tale reazione non si verificò ed il territorio nell’effettivo controllo del Papato si ridusse ai soli palazzi apostolici vaticani. Da parte italiana, inoltre, si precisò ripetutamente che l’occupazione della cittadella sarebbe cessata qualora ne avessero fatta richiesta le autorità pontificie. Questa particolare serie di eventi ha fatto sorgere una annosa disputa circa l’effettivo venir meno, de jure oltre che de facto, del principato temporale dei pontefici, ponendo quale materia controversa la totale soppressione dello Stato Pontificio e la fine delle sue istituzioni e delle sue articolazioni. Secondo la dottrina prevalente16 si sarebbe determinata una situazione di debellatio, e cioè una condizione nella quale, al termine di un conflitto armato, uno Stato si trovi ad essere sconfitto in via definitiva trovandosi in una situazione nella quale i suoi nemici controllino totalmente il suo territorio e siano in grado di poter decidere la sorte di quest’ultimo e delle autorità statali interessate. Essa dunque comporterebbe la totale distruzione dello Stato e dello e delle sue articolazioni, pertanto, a differenza di una occupazione, la quale rimane pur sempre una situazione temporanea, la debellatio rappresenterebbe una condizione definitiva. Da essa derivano l’estinzione della sovranità dello Stato soccombente e l’acquisizione del suo territorio e della sua popolazione da parte dello Stato vincitore, il quale vi eserciterà la propria sovranità. Le modalità di acquisto della sovranità territoriale sono dettate da norme di diritto internazionale di natura consuetudinaria, la conquista rientra sicuramente tra le più antiche, laddove è ammessa la possibilità dell’impossessamento di un territorio appartenente ad altro Stato sconfitto a seguito di aggressione. L’impossessamento è però conseguenza di un atto politico distinto dalla condotta bellica, la conquista, infatti, « deve essere tenuta distinta dalla debellatio, che costituisce la completa distruzione dell’apparato militare dell’avversario. Una volta debellato, lo Stato è alla mercé del debellante, che potrebbe procedere all’annessione per incorporazione. »17 Questa ricostruzione pone su due piani distinti l’esito dei conflitti e le conseguenze politico-statuali di questi ultimi. Seguendo questa linea di analisi si può agevolmente affermare che la capacità militare dello Stato Pontificio sia cessata all’atto della capitolazione, con il disarmo delle sue forze armate e la consegna delle piazzeforti, compreso Castel Sant’Angelo, anche se esso conservò una ridotta forza militare costituita dalla sopravvivenza di alcuni corpi armati definiti con il termine “guardie” nel testo della capitolazione stessa. In merito a quest’ultima sarà opportuno soffermarsi anche sulla valenza dell’esclusione della Città Leonina dalla consegna alle truppe italiane e sulle sue implicazioni. L’esclusione di questa porzione di territorio non fu richiesta dal Kanzler ma fu decisa da Cadorna in ottemperanza alle direttive ricevute dal governo italiano: « […] Governo del Re ha deciso, che le truppe operanti sotto i di Lei ordini debbano impadronirsi di forza della città di Roma, salva sempre la Città Leonina […] »18; le quali, peraltro, risultano coerenti con gli orientamenti che già espressi precedentemente dalle autorità italiane19. La constatazione di questi eventi dimostra che, sia pura in maniera vaga e non pienamente esplicita, mancò, da parte italiana, la volontà di sopprimere totalmente lo Stato Pontificio e di estinguere la sovranità papale. Benché risulti quale principio della dottrina internazionalistica, anche di quella dell’epoca, che « la debellatio non richiede la necessaria occupazione di tutto il territorio dello stato nemico, se quest’ultimo, di fatto, è ridotto all’impotenza»20, e per quanto la richiesta di intervento delle truppe italiane per il mantenimento dell’ordine pubblico nella Città Leonina possa far ipotizzare una completa disarticolazione della struttura statuale pontificia, considerando inoltre che il contingente armato che restò a difesa dei Palazzi Apostolici non era parte dell’Esercito Pontificio, disciolto con la capitolazione, né era più dipendente dal Ministero delle Armi dello Stato Pontificio, diverse circostanze paiono contraddire la posizione della dottrina dominante. La stessa considerazione secondo cui l’occupazione militare della Città Leonina sia da sola sufficiente a dimostrare la sostituzione della sovranità italiana a quella pontificia è contraddetta dalle disposizioni impartite alle truppe operanti, secondo cui la permanenza delle stesse veniva subordinata alla volontà del Pontefice21; sarebbe singolare che uno Stato che si ritiene vittorioso e che ha in effettivo potere il territorio del nemico subordini le operazioni da svolgersi nel territorio controllato alle disposizioni emanate dal capo dello Stato che si ritiene sconfitto e debellato. La disputa circa la sussistenza o meno di una forma di sovranità a seguito della occupazione di Roma ha dato la stura a due distinte teorie che saranno nello specifico analizzate successivamente, specie nei loro sviluppi, in questa sede appare invece opportuno dar conto dei fondamenti di diritto e delle condizioni di fatto che generarono la disputa stessa e mettere in luce gli elementi che emergono dai documenti d’epoca circa la sorte del territorio dello Stato della Chiesa. La questione verte principalmente sulla Città Leonina e sui palazzi vaticani, essendo incontestabile la occupazione della restante parte della città di Roma da parte del Regno d’Italia, nonché la volontà di quest’ultimo di annettere quei territori e di esercitarvi la propria sovranità. Le gerarchie pontificie si opposero sempre energicamente allo stato di occupazione, non vi fu, pertanto, mai accettazione né esplicita né tacita della situazione di fatto, al contrario, sin da subito, nella stessa giornata del 20 settembre, il Segretario di Stato Cardinale Antonelli indirizzò una formale nota di protesta al Corpo Diplomatico nella quale si definiva « usurpazione » l’occupazione manu militari e si dichiarava la stessa, nei confronti del Pontefice, « […] irrita, nulla e di niun valore, né verun pregiudizio poter mai irrogare ai diritti incontrovertibili e legittimi di dominio e di possesso, come suoi, così anche de’ suoi successori in perpetuo, e se la forza ne impedisce l’esercizio, intende e vuole la Santità Sua conservarlo intatto per ripigliarne a suo tempo reale possesso. »22 Le proteste da parte da parte vaticana erano fondate anche sul contenuto della già richiamata comunicazione riservata del Ministro degli Esteri Italiano Visconti Venosta alle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero del 29 agosto precedente all’invasione (ma divulgata solo successivamente), nella quale si esplicitava l’intenzione di mantenere una sovranità territoriale al Pontefice limitatamente alla Città Leonina. Anche se il documento non può assumere i crismi dell’ufficialità, poiché non si tratta di un atto giuridico ed inoltre il suo contenuto era meramente confidenziale e da non comunicare ufficialmente ai governi esteri, resta comunque indicativo di una decisione politica che sostenne la realizzazione di atti giuridicamente rilevanti, quali la Capitolazione ed il Plebiscito. I punti di maggior interesse del documento, composto di una nota e due memorandum allegati, riguardano l’indicazione secondo cui il governo italiano è chiamato a regolare « le condizioni della trasformazione del potere pontificio » e la presa in considerazione come basi per la risoluzione della Questione Romana che « Il Sovrano Pontefice conserva la dignità, l’inviolabilità e tutte le altre prerogative della sovranità » e che « La Città Leonina rimane sotto la piena giurisdizione e sovranità del Pontefice ». L’ulteriore nota finale sulla Città Leonina non fa che confermare il carattere indipendente di quest’ultima dal resto di Roma. Si sta parlando, dunque, di “trasformazione” e non di “soppressione” del potere temporale, che, almeno nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto sopravvivere alla Breccia di Porta Pia. Un’ulteriore conferma di tale intenzione si riscontra nelle modalità di svolgimento del Plebiscito di annessione, dal quale fu escluso il Rione Borgo che comprendeva esattamente la Città Leonina; solo a seguito delle accese proteste popolari per tale esclusione si optò per una soluzione di compromesso che consentì agli abitanti di esprimere il proprio voto in un’urna non ufficiale posta nel Rione, la quale fu successivamente trasportata in Campidoglio ed il cui contenuto fu ritenuto valido ai fini del conteggio dei risultati del plebiscito, malgrado le proteste di Pio IX che dichiarò nullo ed invalido il seggio approntato in un territorio che la Capitolazione riconosceva sotto la giurisdizione del Pontefice. Malgrado tali premesse, in conseguenza di valutazioni di natura politica sulla inopportunità di escludere migliaia di romani, che pure avevano votato compattamente per l’annessione al Regno d’Italia, dal nuovo Stato, nell’impossibilità di giungere a qualsivoglia accordo con le autorità pontificie, il Regio Decreto n. 5903 del 9 ottobre 1870 recepì il risultato plebiscitario annettendo l’intero territorio ex pontificio al Regno d’Italia, pur sancendo che il Papa avrebbe mantenuto « la dignità, la inviolabilità e tutte le prerogative personali del Sovrano » e demandando ad una successiva legge la determinazione di « franchigie territoriali » che ne avrebbero garantita l’indipendenza. Non essendo specificata alcuna distinzione territoriale23 nel decreto è stata consequenzialmente considerata l’intera città di Roma, compresa la Città Leonina, sottratta alla sovranità pontificia ed annessa al territorio italiano. Ma, secondo l’opinione di Alessandro Corsi24 il testo del Regio Decreto n. 5903 del 9 ottobre 1870 andrebbe inteso nel senso dell’annessione di Roma con le riserve territoriali contenute nella Capitolazione, inoltre deve tenersi presente il rapporto dell’articolo 3 dello stesso, che fa menzione, come già anticipato, delle « franchigie territoriali », con gli articoli 5 e 7 della successiva Legge delle Guarentigie, nei quali si stabilisce, rispettivamente, che il Pontefice continua a mantenere il godimento « dei palazzi apostolici Vaticano e Lateranense, con tutti gli edifizi, giardini e terreni annessi e dipendenti, non che della villa di Castel Gandolfo con tutte le sue attinenze e dipendenze » e che nessun pubblico ufficiale italiano possa introdursi nei « palazzi o luoghi di abituale residenza o temporaria dimora del Sommo Pontefice » senza esplicita autorizzazione di quest’ultimo. Dal momento che l’extraterritorialità dei palazzi vaticani e della residenza di Castel Gandolfo sulla scorta della Legge delle Guarentigie è sempre stata negata dalla dottrina l’analisi conduce ad una situazione ibrida: da un lato si afferma la piena sovranità italiana su un territorio, ma dall’altro si riconosce, sia pure con legge ordinaria e pertanto caducabile da legge successiva, la esclusiva disponibilità di quel territorio ad un soggetto estraneo allo Stato, alla cui autorizzazione si subordinano le attività dello Stato in quella stessa porzione di territorio ed al quale la medesima legge, all’articolo 3, riconosce onori sovrani. Risulta quantomeno singolare che un sovrano che si assume spodestato continui a godere dei palazzi che già erano in suo possesso e dai quali esercitava il proprio potere di Capo di Stato vedendosi inoltre conservate parte delle proprie prerogative sovrane. Se, inoltre, la connotazione del possesso è tale da essere in grado di paralizzare ed escludere l’azione dello Stato che si assume conquistatore, diviene evidente che essa non configura dei meri diritti di proprietà ma si avvicina ad un forma di sovranità. Per quanto, poi, questa situazione fosse determinata da una legge ordinaria, nei sessant’anni successivi essa non è mai stata modificata, cristallizzando una coesistenza di poteri alternativi. L’opinione dominante, comunque, ritiene che il Pontefice abbia perduto la propria sovranità territoriale nel 1870 e che lo Stato Pontificio sia cessato per debellatio. A parere di chi scrive sarebbe più indicato parlare di deminutio della sovranità pontificia piuttosto di una sua vera e propria scomparsa, cioè di un ridimensionamento della sovranità e dei diritti ad essa conseguenti, quali esistevano prima dell’annessione all’Italia, limitati all’ultima porzione dell’antico Stato costituita dai palazzi vaticani e dalle relative pertinenze. Si sarebbe pertanto verificata una debellatio parziale, nella quale parte delle istituzioni dello Stato Pontificio sono sopravvissute ed al Papa è stata riconosciuta una limitata forma di sovranità25."
    1 punto
  31. Cosa dovrebbero indicare? Comunque i due punti affiancati è evidente che siano stati voluti, ma i : in verticale?
    1 punto
  32. A me sembra buona, direi BB, pezzo molto raro
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  33. Buongiorno, i due francobolli sono quelli riportati dal catalogo e hanno dentellatura 13 1/4 lineare, riportano a lapis la scritta 14 x 13 1/2 per il 500 lire e 14 x 14 1/4 per il 1000 lire, queste sono delle letture di filigrana di qualche collezionista di molto tempo fà , errate, non esistotono questi francobolli con tale dentellatura, esiste un valore da 500 lire verde con dentellatura 14 ma a pettine e ti allego certificato, il pregio dei tuoi esemplari è la filigrana lettere che non è assolutamente comune, saluti
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  34. @Adelchi66 Thanks for excellent explanation of this object ! I'am not a great F1 fan but this year it has been more difficult than the previous 3 seasons . Max now didn't see the Ferraris in his rear mirror for the entire race 🤣 Saluti e buonanotte , Ajax
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  35. Il riferimento é alla chiusura delle officine di torre annunziata e arsenale parliamo di 1622-23. Al 1790 ce ne passa di tempo: peste eruzioni guerre ereditarie rivoluzioni re austiaci... Filippo IV Enrico di Lorena Carlo II Carlo III di nuovo Carlo III come Carlo vi Filippo v Carlo di Borbone Ferdinando IV cioè passa un mondo, non credo che ci fosse mancanza di controlli in zecca come nel 1600
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  36. Questa emissione anonima (cioè senza i nome dei magistrati monetari) è molto comune. https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-A1/72 Il Crawford riporta oltre 400 conii di D/ e almeno 500 conii di R/. Tenendo conto che i conii venivano incisi a mano da diversi incisori (più o meno abili nell'incisione del conio), puoi capire che si sono diversi stili della stessa moneta.
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  37. Domenico, ma INPANS, NAPOLITAN, FERDINANAS con A capovolta, INFNAS, SICILIARV, GIGLI INVERTITI (pensiamo alla introvabile 1793), AQUILE CAPOVOLTE, HISPAINIARVM, TESTE PICCOLE E GRANDI, FERDIN, HSIP, BUSTI DIVERSI, NUMERO DI TORRETTE E TORRETTINE e chi più ne ha più ne metta, secondo te, hanno una solida documentazione storica a supporto? Se l’hanno, a me, evidentemente, è sfuggita. E non è che il doppio punto non abbia documentazione perché collegato a movimenti ed accorgimenti segreti, non l’ha come non l’hanno tantissime altre varianti della monetazione napoletana. Anzi, con le foto da me pubblicate si possono fare raffronti fra vari conii, valutare la variante sotto varie sfaccettature e pervenire a considerazioni importanti, anche se si resta pur sempre nel campo delle ipotesi. D’altra parte, che le monete napoletane venissero “segnate” viene riportato da testi e studiosi di numismatica. Non da me. E non vedo perché il doppio punto non possa rientrare a pieno titolo fra i segni utilizzati e debba, invece, incontrare più scetticismo rispetto ad altre varianti. Non stiamo parlando di un “accorgimento segreto”, stiamo parlando di una variante che presenta le stesse problematiche di tutte le altre. Forse qualcuna in meno. Cerchiamo, piuttosto, di lanciare delle ipotesi sul motivo che lega strettamente questa variante agli anni 1790/1798. Caio. Un caro saluto.
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  38. Buonasera, lasci perdere le stupidaggini di internet e, se ha altre monete, chieda qui sul Forum con foto della moneta, diametro e peso. Valenti esperti le risponderanno con competenza e .... a gratis😊 Un saluto cordiale e a presto.
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  39. assolutamente d'accordo..diciamo che si sono resi conto che coi prezzi dell'oro le proof d'oro stavano diventando troppo costose e allora hanno deciso di ridurne le tirature, facendone due versioni differenti andate a ruba, e creare "l'alternativa" per tutti.. la versione in argento
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  40. Il convegno Numismatico così come si intende e come è sempre stato svolto è terreno per collezionisti e non per studiosi. È così. Possiamo discutere su modi per migliorare le cose o per svolgerle in altri ambienti ma senza la parte commerciale al convegno vengono poche persone, è la realtà. Non mi faccio centinaia di km per sedermi in una stanza a sentir parlare uno studioso guardando delle diapositive....ma io parlo da collezionista. Non me ne vogliate... 😊
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  41. ciao a tutti volevo sapere cosa ne pensate di questa cartolina.
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  42. Ringrazio per gli apprezzamenti Apro un piccolissimo off-topic, scusandomi con @Alan Sinclair. Concordo con @torpedo sul fatto che, per il mercato internazionale, lo slab sia una realtà assolutamente consolidata. Se sia o meno un obbligo non saprei dirlo, ma i realizzi importanti che fanno le monete chiuse in queste scatoline sono sotto gli occhi di tutti. Per una serie di motivi, personalmente ho scelto di non far chiudere le mie monete in slab quando, recentemente, le ho esitate . Visto che ogni tanto spunta fuori questo argomento, che ne direste se apro una discussione ad hoc in questa sezione e la metto in evidenza? Se siete d'accordo potete votare questo mio intervento con le faccine sorridenti o piangenti (in questo modo i punteggi non verranno sommati al profilo utente). Se ci saranno ALMENO 15 reazioni su questo post procederò ad aprire il thread. Grazie Chiudo l'off topic sullo slab (nel caso ne parliamo nell'apposito topic) EDIT: Qui c'è un'interessantissima discussione sugli slab relativa alle monete preunitarie. L'ho messa in evidenza visto che l'argomento è sempre attuale
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  43. Bravo, ha ragione come sempre.😊 Adesso corro ad abbeverarmi alla fonte del sapere, leggendo i Suoi vaniloqui; i quali, detto per inciso, possono fare effetto su di un certo pubblico ma che, se letti da qualcuno con un minimo di competenza, appaiono ancor più privi di contenuto dei miei. Un saluto, Numa Nulla.... PS: aspetto ancora di sapere cosa ha fatto la SNI per la Nota 56 e di vedere le monete vaticane tra il 1871 e il 1928....
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  44. E caspita Mario Barberis !
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  45. Cartolina illustrata In tariffa cinque parole con 20c bruno e oltremare, dell' emissione 4° centenario nascita di Emanuele Filiberto del 27.7.1928. Come diceva giustamente @caravelle82 il francobollo è interessante e ha viaggiato città x città cioè partita da Monza x Monza, andrebbe studiata la dentellatura, infatti con dentellatura 11 e' quotato 20€ se fosse dentellato 13 e 1/2 la quotazione è di 360€. (Questi controlli sono l' essenza e la caccia al tesoro della filatelia). L' annullo è un meccanizzato doppio cerchio con datario su tre righe e svolazzo a dx del 23 XII 1928. La cartolina oltre che quotata è incantevole.
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  46. avevo fatto altre foto meno aggressive.. proprio per far notare il rame rosso.. probabilmente a livello di conservazione non differisce molto dagli altri fdc che ci sono in giro.. però la sua eccezionalità sicuramente è dovuta alla sua qualità di conio.. fondi speculari su ambo i versi perfetti
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