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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/28/24 in Risposte
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Una donna straordinaria che non tutti conoscono. Nativa di Cava de' Tirreni in provincia di Salerno, questa coraggiosa donna dedicò la sua esistenza, nel raccogliere le spoglie dei soldati, soprattutto tedeschi, sepolti senza un nome nella zona dove avvenne lo sbarco sul litorale salernitano. Parliamo di migliaia di ragazzi che avevano dai 20 ai 30 anni, morti per la stupidità di pochi uomini malati di mania di grandezza. Chi volesse approfondire la storia di mamma Lucia, basta una ricerca su Wikipedia. In occasione dell'inaugurazione del museo a lei dedicato, si potevano acquistare delle cartoline con francobollo. Questa che vi mostro è una della serie dedicata all'evento. Sul francobollo sembra che non ci sia nessun tipo di valore. Chi l'avrà stampato? Sul bollo a ore 9 ci sono 2 lettere "PT" in un cerchio (poste italiane?). Il mio quesito è questo: come si cataloga una cartolina del genere? Grazie per l'aiuto. Particolare3 punti
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Spero perdonerete il post consecutivo. Dopo la brutta immagine dell'esemplare del Medagliere Vaticano (dal CNI), ecco una bella foto dell'esemplare del Museo di Berlino. Ogni commento è superfluo, la moneta parla da sé3 punti
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Bella moneta, ma non sono in grado di esserti d'aiuto. Posso solo dire che Fortuna Redux era la divinità che proteggeva i combattenti e li faceva tornare a casa salvi, ma soprattutto vittoriosi, perchè compito di un milite romano era vincere o morire, mai farsi catturare, perchè costituiva un'onta imperdonabile. Era normale dopotutto venerare una divinità del genere, essendo il popolo romano principalmente guerriero. Tuttavia non era cara solo ai militari e ai loro familiari, ma in generale Fortuna Redux era una delle varie forme della Dea Fortuna che proteggeva un ritorno, come ad esempio da un viaggio lungo o pericoloso, o da una lunga assenza, o da un'avventura inquietante o da una battaglia. I suoi attributi erano la tipica cornucopia della Fortuna e, per la sua funzione specifica, un timone o un remo di virata, talvolta in congiunzione con un globo, con allusione ai viaggi del mare, rischiosi per l'epoca.3 punti
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A mio avviso Martinori non contribuisce a fare chiarezza su queste emissioni. Viene infatti citato e quindi trascritto un documento d'epoca che non è un effettivo ordine di battitura, quanto un "pensiero" del governatore di Foligno, una proposta dettagliata ma pur sempre teorica: S. Augustino Patritio Fratri Francisais S. P. D. Cogitavi rem dignam expeditione nummis nostri Pii, quae qui dem pro salute totius Religionis Christianae paratur; et quum in veniam Principes vetustissimos numismata ob memoriam facinorum signasse, egi ut cussor Fulginas Aemilianus, vir ingenii acutissimi, auream, argenteamque pecuniam cuderet, ut exemplo, quod ad re mittimus, videbis. In ea impressa est navis, quae Pontificali vehet pro Christi nomine in impios barbaros, in cuius ambitu versus est divini prophetae: EXURGAT DEVS, ET DISSIPENTVR INIMICI EIVS; et ex altera sunt Principes Apostolorum, et Pontificis signa, et verba eiusmodi : VINDICA • DOMINE • SANGVINEM NOSTRVM • O. v i PRO TE EFFVSVS EST. Nuiiimos vocabitnus Cruciatosi nam si Lilialos illos a Lilio, hos Criiciatos a cruce Salvatoris nostri appelari optime convenit. Ostende eos Pontifici, et pondus, venamque ab ar tifici fratre, qui defert, disce; et si tibi cordi erit hanc rem perfi cere, cussorem hune S. Suae commenda, ut hominem acrem, ac industrum, et S. S. deditissimum. Vale, et me S. D. N. commen datum, dicatumque effice. Fulginii prima Febr. CDCCCCLXIV Si desume quindi che il "cruciatus" venne concepito in oro ed argento, senza però specificare il valore liberatorio. Certo è che la descrizione corrisponde a quella del pezzo che oggi conosciamo come doppio ducato (3 es noti: Bologna, Berlino e Vaticano). Martinori quindi riporta che non è a conoscenza (!!!) di esemplari con queste caratteristiche iconografiche, mentre cita lo Zanetti (siamo quindi nel XVIII secolo) che vide un ducato "e ne dà le leggende, riportate qui sopra, con alcune abbreviazioni. Egli lo vide presso monsignore Piccolomini, già vescovo di Pienza." Seguono quindi nella trattazione del Martinori il ducato come è a noi noto; in seguito (p. 47) si cita e descrive anche il grosso. Ora, vedendo come non vengano citati veri e propri documenti d'epoca prodotti successivamente all'emissione degli esemplari - ma solo documenti o anteriori/teorici oppure fonti successive - mi viene da ipotizzare che il c.d. cruciatus sia poi stato emesso in quantità limitatissime e probabilmente nel solo nominale del doppio ducato (Zanetti a volte faceva un po' di confusione, come è fisiologico che sia in opere del tempo e così vaste). Credo pertanto che l'emissione sia proseguita sui piedi del ducato e del grosso, con iconografie semplificate e logicamente differenziate tra emissione aurea ed argentea.3 punti
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Se non ricordo male, proprio nella NAC 16 dove era esitato l'esemplare postato da Giovanni c'era anche l'emissione aurea.....moneta strepitosa !!!!!3 punti
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Buongiorno a tutti e Auguri; ringrazio chi vorrà intervenire. Ho preso questo dupondio di Vespasiano Fortvnae redvci, catalogata: VESPASIANO, 69-79., Dupondio, anno 71. Roma. Busto radiato a d. R/ Fortuna stante regge timone posto su globo e cornucopia. RIC 270. Coh. 179. Allegato vi era un cartellino che però indicava RIC 473. Incuriosito ho notato che la legenda non corrisponde nè al RIC 270, né al RIC 473, che al diritto hanno: "IMP CAES VESPASIAN AVG COS III". La mia, invece, riporta: "IMP CAESAR VESPASIAN AVG COS III". Non riesco a trovarla. Mi potete aiutare?2 punti
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Se no te piase la pasera te piaserà l'osel .... Scusate ... non so esser serio ... 🙂🙃 ... ma se l'è cercata.2 punti
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Questa è una porta tale quale ad ora, parte dal centro strorico e scende con una scalinata nell'antico acquedotto che si vede sovrastante due archi, poco sotto la porta venne bombardata nel 44, cosa lieve e ben ricostruita2 punti
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La moneta non è della zecca di Roma, ma di quella di Lugdunum, come reso evidente dal globetto posizionato alla base del collo. La referenza corrente è RIC 2.1 1141, corrispondente al vecchio 473; quest'ultimo comprendeva sia la versione di legenda con CAES, che quella con CAESAR.2 punti
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Giusto per completare la panoramica di queste emissioni: il doppio ducato!2 punti
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Ciao @modulo_largo Se ufficiale, è il RIC VII 272, VIRTVS EXERCIT con lo standardo, più raro per la prima officina P. Comunque è a mio avviso un’imitativa (concordo con la casa d’asta per il « barbarous stile » del ritratto, la spezzatura LICINIVS I - VN NOB C , inusuale a Treveri, e l’orientamento sbagliato delle lettere XX sullo standardo) Esemplari ufficiali nel database di nummus bible:2 punti
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Ciao Antonio, e buone Feste! Nella K&M XXI (1980) l'esemplare ex Vaccari (già transitato per la K&M XVI dell'ottobre 1976, e che in seguito sarebbe stato esitato alla NAC 16, cioè quello di cui al #11 qui sopra), venne richiamato in nota come "decisamente splendido" (nella NAC 16 fu poi definito "di tutta bellezza" senza specificazione ulteriore) in confronto al lotto 82 (definito qSPL). Quest'ultimo lotto corrisponde allo stesso esemplare ex Stiavelli (Santamaria, 1908) e ex Cahn (MuM, 1998) del #17, sempre qui sopra. In realtà il paragone era improprio perchè, come detto, si trattava di 2 monete distinte, l'una senza, l'altra con il simbolo dell'Orfini (per limitare a questo la differenza), rispettivamente Munt. 11 e Munt. 10. Il parere sul grado di conservazione era poi opinabile (vedi il FDC attribuito al medesimo esemplare nel catalogo Santamaria, 1908). Il ducato della K&M XXI è proprio quello della Cambi 691 del 2022, dove raggiunse la ragguardevole cifra di circa 48.000€ (diritti inclusi) a fronte di una conservazione indicata come BB+. La discussione è divenuta un po' troppo specifica, e me ne scuso: vale tuttavia la pena di sottolineare ancora una volta la bellezza incisoria di queste monete, la loro rarità ed il fascino storico che diffondono. Anche a me, come per Fabrizio, il conio del grosso sembra meglio riuscito, forse per le proporzioni maggiori che permettono di godere meglio della raffinata composizione.2 punti
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Visto che la discussione si è allargata, vorrei riportare quanto il Martinori scrisse su queste monete, su monete analoghe che avrebbero dovuto essere coniate (e forse lo furono: Cruciatus) e sul loro incisore (Emiliano Orfini). ...2 punti
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Altro grosso eccezionale, questa volta con monogramma Orfini (che per lo spazio necessario ha richiesto all'incisore di restringere appena un po' la raffigurazione) quello dalla collezione Cahn (MuM, Basilea, 87, 1998, n. 565), ex coll. Stiavelli (Santamaria, Roma, 1908). Interessante notare che nella prima fosse stato giudicato SPL, nella seconda FDC (solo per rilevare di un metro di giudizio più rigido una trentina di anni fa, che è attualmente tornato più "morbido"). Nota storica: Pio II partì per Ancona il 18 giugno 1464 allo scopo di condurre personalmente una crociata contro i turchi, scacciandoli da Costantinopoli. Il 19 luglio, dopo un viaggio lentissimo, il papa giunse nella città trovandovi circa cinquemila volontari affluiti da varie parti d'Europa per imbarcarsi, come stabilito, sulle navi della flotta veneziana. Nel porto di Ancona non vi erano che due galee invece delle quaranta promesse dalla potenze cristiane, e nessuna nave da trasporto. Dopo alcune settimane di vana attesa, la maggior parte dei volontari fece ritorno alle proprie case. Fiaccato dalle fatiche del viaggio ed esasperato dal comportamento dei veneziani, Pio II fu anche contagiato dalla peste. Il 12 agosto giunsero da Venezia due grandi navi da trasporto e il giorno dopo dodici galee comandate dal doge Cristoforo Moro, ma il pontefice era ormai prossimo all'agonia e poté solamente vederle dalla finestra della sua camera. Morì due giorni dopo, con la consapevolezza del fallimento: la spedizione crociata, già compromessa dai ritardi accumulatisi, si sciolse, e le navi veneziane ritornarono in patria, dove il doge diede ordine di disarmare la flotta.2 punti
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Per rimanere in tema - ufficio poste vaticane in piazza San Pietro a Roma. immagini dell’esterno e dell’interno2 punti
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Sottopongo alla comunità 2 tondelli da 2 reali di Carlo V battuti a Cagliari , stesso tipo, Piras 105, due stili abbastanza dissimili . Peso del primo g. 5.10 , del secondo g. 5.40 , dimensioni nel range della tipologia. Ora , mentre il secondo corrisponde in toto alle foto dei testi ( Piras, Sollai ecc) , il primo ha un incisione meno accurata, lettere e archi più dimensionati , quasi che il tondello sia stato fatto da un diverso incisore. Un possibile allievo ? Grazie per ogni possibile suggerimento o ipotesi.1 punto
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Fonte: https://www.archaeoreporter.com/2023/03/08/che-cose-larcheologia-preventiva/ “In Italia, dove scavi scavi…qualcosa trovi”. In effetti, il nostro Paese è ad altissimo potenziale archeologico: ovunque si scavi è possibile imbattersi nelle tracce materiali dei popoli che hanno vissuto il territorio prima di noi, dagli Etruschi ai Romani, dalla Preistoria al Medioevo e oltre. Le antiche navi romane di Pisa, l’anfiteatro di Volterra, l’elefante preistorico di Grosseto, sono centinaia da nord a sud le “piccole” e “grandi” scoperte avvenute in occasione di lavori di scavo non-archeologico finalizzato alla realizzazione di opere varie, che hanno rivoluzionato le nostre conoscenze storiche e arricchito, con nuovi musei e parchi archeologici, l’offerta culturale e turistica delle città e dei territori in cui sono avvenute. La sfida dei nostri tempi, dunque, è quella di proteggere il patrimonio archeologico ancora “da scoprire” senza interferire (troppo) con lo sviluppo infrastrutturale del Paese: per questo, negli ultimi 20 anni, si è sviluppata con norme e procedure sempre più efficaci l’archeologia preventiva. Quando si applica? In sostanza, l’archeologia preventiva si occupa di garantire la tutela del patrimonio archeologico in occasione di interventi per la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico disciplinati dal Codice dei contratti pubblici (D. Lgs. 50/2016). In pratica, se l’Ente x intende realizzare una nuova scuola, un campo sportivo, un ospedale, uno svincolo stradale, una cassa d’espansione o qualsiasi altra opera pubblica o di interesse pubblico regolata dal Codice dei contatti, in fase di elaborazione preliminare del progetto, deve effettuare la verifica preventiva dell’interesse archeologico, per valutare il potenziale archeologico delle aree scelte per l’intervento e l’entità del “rischio” di ritrovamento archeologico. La verifica preventiva dell’interesse archeologico (VPIA) è quindi una procedura autonoma che si inserisce nella fase di “fattibilità” del progetto, proprio perché se l’esito fosse che l’area individuata ha un alto rischio archeologico, sarebbe possibile intervenire “preventivamente” per tutelare l’integrità fisica del bene ancora da scoprire. Bisogna aggiungere che l’affermazione di questa prassi operativa rappresenta l’evoluzione di un approccio metodologico iniziato nel campo dell’emergenza, cioè con azioni di tutela (scavi d’emergenza) successive a rinvenimenti archeologici imprevisti durante la fase di esecuzione dei lavori, che è oggi approdato nell’ambito della prevenzione, con studi e indagini diagnostiche realizzate in fase progettuale. Questo approccio, quindi, intende garantire anche la tutela dell’infrastruttura da realizzare, perché è finalizzato ad escludere, o comunque a limitare il più possibile, l’eventualità di effettuare scoperte fortuite in corso d’opera, che rallenterebbero inevitabilmente i lavori aumentandone i costi. Qual è la base giuridica? La tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione sono garantite dall’art. 9 della Costituzione. Tuttavia, l’esigenza di una legge sull’archeologia preventiva non è solo italiana: dal 1992, infatti, un accordo tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa, noto come Convenzione de La Valletta, ha gettato le basi comuni delle legislazioni europee per la protezione del patrimonio archeologico. In Italia, il tema è presente sia nella normativa preposta alla tutela dei beni culturali e ambientali sia in quella che garantisce il corretto utilizzo dei fondi pubblici. È presente nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004, art. 28, c. 4), attraverso la facoltà del Soprintendente di richiedere l’esecuzione di “saggi archeologici preventivi”, quindi in fase progettuale, in caso di lavori pubblici in aree di interesse archeologico; e dal 2005 è disciplinata, con successive formulazioni, dalla Legge 109/2005, dal Codice degli appalti del 2006 (D.Lgs. 163 artt. 95 e 96) e dal Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 50/2016) attualmente vigente. Per garantire “speditezza, efficienza ed efficacia” alla procedura di tutela in occasione del boom di lavori pubblici conseguente ai finanziamenti del PNRR (che ha addirittura reso necessaria la costituzione di una Soprintendenza speciale per il PNRR), nel febbraio 2022, sono state delineate le nuove Linee guida per la procedura di verifica dell’interesse archeologico e individuazione di procedimenti semplificati, a cui oggi si fa riferimento (http://www.ic_archeo.beniculturali.it/it/275/archeologia-preventiva). Che cos’è la VPIA? In concreto, la verifica preventiva dell’interesse archeologico è un’analisi (non selettiva) del territorio, volta a registrare tutte le testimonianze archeologiche note di ogni epoca (dalla Preistoria al Medioevo) attestate in un raggio sufficientemente ampio rispetto all’area scelta per l’intervento. In questo senso l’archeologia preventiva utilizza i metodi dell’archeologia globale che, con approccio interdisciplinare, unisce ricerche di carattere bibliografico, storico, iconografico e cartografico, alla lettura delle fotografie aeree e alle ricognizioni di superficie, ad indagini non invasive, dal remote sensing (telerilevamento) alle prospezioni geofisiche, apportando significativi sviluppi anche nel campo della diagnostica predittiva e dei sistemi informatici applicati all’archeologia. Le emergenze archeologiche censite vengono quindi inserite in un GIS appositamente predisposto dal Ministero della Cultura (scaricabile dal sito dell’Istituto centrale dell’archeologia – ICA), che genera la carta del potenziale archeologico e la carta del rischio archeologico: il potenziale rappresenta la probabilità che nell’area prescelta si conservi una stratificazione archeologica; il rischio ne determina il grado “alto, medio, basso” oppure “nullo”. Chi può redigere la VPIA? La relazione di VPIA deve essere redatta da un archeologo in possesso dei requisiti previsti dal regolamento n. 60/2009, ovvero laurea più titolo di specializzazione o dottorato di ricerca in archeologia, corrispondenti alla cosiddetta I fascia degli elenchi professionali del Ministero della Cultura. A tal proposito, dato che gli elenchi non costituiscono un albo professionale, la mancata iscrizione (in presenza dei requisiti) non ne preclude la redazione. Chi commissiona la VPIA? Poiché lo scopo della VPIA è quello di fornire alle stazioni appaltanti (e alle soprintendenze) gli strumenti per valutare l’entità del rischio archeologico, il committente è l’ente che realizzerà l’opera: la stazione appaltante, che dovrà farsi carico anche dei costi di redazione. Se il rischio è alto? Nel caso in cui l’esito della VPIA sia un rischio archeologico medio o alto, scatta da parte della soprintendenza l’attivazione della procedura di verifica preventiva: saggi e scavi (sempre a carico dell’ente appaltante con archeologo professionista) nelle aree archeologicamente più sensibili dei luoghi individuati, volti a comprendere l’effettivo impatto dell’opera sui depositi archeologici conservati nel sottosuolo. I contesti archeologici individuati, dovranno essere indagati e documentati, in modo da poter essere rimossi per lasciar spazio alle opere da realizzare. Solo in caso di totale incompatibilità tra ritrovamenti e opere in progetto sarà necessario modificare il progetto iniziale in modo da portarne a termine la realizzazione e al contempo proteggere i ritrovamenti archeologici. Se il rischio è basso? Nel caso in cui i dati raccolti nella VPIA diano esito “negativo”, la procedura di verifica non parte, ma il soprintendente può comunque richiedere “l’assistenza archeologica in corso d’opera”, durante la quale l’archeologo sorveglia gli scavi e i movimenti terra previsti dal progetto ed è pronto a intervenire in caso di rinvenimenti fortuiti. L’archeologia preventiva, dunque, racchiude una serie di procedure volte alla tutela del patrimonio archeologico da attivare in caso di lavori pubblici o di interesse pubblico regolati dal Codice dei contratti, che comprendono azioni prodromiche come la valutazione preventiva dell’interesse archeologico, indagini non invasive (prospezioni geofisiche) e indagini “dirette” (saggi e scavi in estensione), e l’assistenza durante i lavori di scavo necessari alla realizzazione dell’opera. L’obiettivo di queste procedure non è affatto quello di scoraggiare ed ostacolare lo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese, ma piuttosto quello di creare le basi di un sistema di tutela sociale attiva e condivisa, in cui tutte le parti coinvolte, progettisti, committenti, enti territoriali, professionisti e soprattutto i cittadini che beneficeranno dell’opera comprendano che “non c’è vero sviluppo senza etica” e di conseguenza agiscano.1 punto
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Posto questo tondello non perché sia bello , particolarmente raro (R2), godibile o di valore , lo posto per l'opera dello zecchiere che si intravede sul rovescio . È un reale per Cagliari di Filippo II , un MB poco godibile per l'ossidazione e l'usura , il rovescio presenta una fessurazione/smagliatura su quasi tutto il tondello che viene controllata/riparata con dei colpi di punzone quasi a risaldare la fessurazione . È come una fotografia dell' azione dello zecchiere che ci arriva dal passato , ammirare le monete è un piacere,più difficile intravvedere il duro lavoro dietro la produzione delle stesse. Mi chiedo se questa "riparazione" sia estemporanea o fosse pratica comune per gli zecchieri "correggere" le anomalie che la battitura presentava.1 punto
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Oggi gli occhi sono andati su questo bel frammento di leros (isole Italiane dell'Egeo) quel che mi ha colpito il timbro nitido 1 agosto 1912 poste italiane leros (Egeo) ne ho molti altri di 15 centesimi usati ma non nitido come questo. Buona giornata a tutti.1 punto
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Ormai si ragiona per tariffe, fasce... ad esempio anche alcuni biglietti dei trasporti locali presentano un'impostazione analoga.1 punto
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no, sono tra i documenti di Perugia che ho , parto logicamente da quelle di Vittorio Emanuele II a salire, poi ho anche qualche cosa di diritti comunali sempre su documento, ma se le ritrovo ne dovrei avere due classificatori tra marche e erinnofili, qualcuno affascinante graficamente, spero di ritrovarle1 punto
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Annullo speciale per il giorno dell'inaugurazione Museo Mamma Lucia. Conoscevo la storia. Bella cartolina bell'annullo bel francobollo.1 punto
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Bel bel bel materiale complimenti, anche la cartolina.. l' immagine è una finestra in quell'epoca anche postalmente.1 punto
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Grazie, ora è perfetto, come lo è anche il frammento con un bel bollo in blù (timbro in gomma) su due francobolli di Regno un Michetti cent.15 e un leoni cent.10, non ancora soprastampati , iniziarono a soprastamparli l'1.12.1912, allego la serie con il bollo guller su francobolli soprasrtampati, per notare la differenza che vi fu tra i due tipi di bollo1 punto
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Ciao, ti posto foto di un dupondio con stessa legenda di dritto del tuo che ho trovato e che viene indicato come RIC 1141. ANTONIO1 punto
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Visto che il thread sta prendendo una piega che poco c'entra con l'oggetto, ritorno IT... Per quanto riguarda il Lux, la legge nazionale prevede che le monete debbano riportare l'immagine del Granduca oppure il suo monogramma, come fatto, ad esempio, nella moneta di quest'anno per il centenario del Feierstëppler, per cui è una mera scelta dell'incisore utilizzare l'uno o l'altro.1 punto
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Ti ringrazio tanto per il preziosissimo contributo che mi stai dando ad individuare anche le monete con un pessimo stato di conservazione!1 punto
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Buongiorno, un bel pataccone da 10 reali di Filippo IV (Piras 83; MIR 68). Il busto come tutte le superfici, sia sul dritto che sul rovescio, hanno già subito forti e drastiche pulizie, tuttavia resta ancora abbastanza apprezzabile e con una certa maestosità. Sotto il busto probabilmente si intravede una parte del 3, quindi potrebbe essere del 1643. Personalmente non la sottoporrei ad altri interventi di carattere conservativo anche se la patina appare piuttosto disomogenea. Quindi, complimenti per questo suo primo passo nella numismatica sarda, vedrà che il suo mosaico di monete sarde si arricchirà sempre di più, in quanto ogni esemplare è un'opera d'arte a sé stante. Saluti, alla prossima...1 punto
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Buongiorno, ho scartabellato tra le varie scatole e ho ritrovato un bel numero di documenti fiscali e ricevute varie con svariati tipi di marche, inizio con queste che non trovo propio comuni, propio non ricordavo di avere, spero che sia diverso il discorso per chi colleziona o studia le marche1 punto
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Molto bella, se ne vedono poche. In più con una marca con la cancellazione dei fasci mista a una modello aggiornato. Metto sotto una foto della mia: è una cartolina che mi sono spedito da solo nel 1991. L'ho recuperata, eccola:1 punto
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Penrhyn L'isola utilizzò i francobolli delle Cook fino al 1902, poi francobolli sovrastampati fino al 1932. In quell'anno in cui furono reintrodotti quelli delle Cook sovrastampati, mentre le emissioni specifiche partirono nel 1973. Vale la pena di fare un accenno anche alle altre due dipendenze neozelandesi del Pacfico, Tokelau e Niue, dove si usa il dollaro neozelandese. Tokelau Inizialmente amministrate come parte delle isole Gilber ed Ellice (l'attuale Kiribati) usarono i loro francobolli fino al 1925, poi furono distribuiti quelli delle Samoa Occidentali. Le emissioni autonome partirono dal 1 giugno 1948. - continua -1 punto
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Senza foto della moneta e dati ponderali non riusciamo a dare valore aggiunto.. in questo forum molti appassionati le daranno una valutazione gratuita e disinteressata che a mio avviso è quello di cui lei potrebbe aver bisogno così da poter poi avere una giusta aspettativa quando le proporrà a possibili acquirenti. Cordialmente1 punto
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Ad esempio le magnifiche marche da bollo di Campione d'Italia con valori in franchi svizzeri, emesse nel periodo in cui il comune aveva anche i francobolli speciali:1 punto
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Buonasera a tutti,rispolvero questa discussione postando il mio primo esemplare da 10 reali maltagliato del primo tipo di Filippo IV di Spagna per la zecca di Cagliari... Non ho esperienza per questo tipo di monetazione ma credo che il mio esemplare sia un' esemplare di conservazione accettabile,mi è piaciuto soprattutto il ritratto del Re,al rovescio si nota abbastanza bene la croce cantonata da globetti , probabilmente in mani esperte potrebbe anche migliorare... Purtroppo non riesco a notare la data... Il peso è di 25,62 grammi,il diametro al momento non posso verificarlo... Gradirei molto un parere dagli esperti di questa monetazione... Ringrazio in anticipo... @Philippus IX @marmo871 punto
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Para monedas españolas, hay un catálogo en pdf que se puede descargar1 punto
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I vostri dubbi sono i miei ormai più che ventennali dubbi , la discreta conoscenza della monetazione medioevale sarda fa suonare gli allarmi , ciononostante non sono ancora giunto alla dolorosa univoca decisione . Ogni volta che avevo il tondello in mano una certa "sardita'" fluiva facendomi propendere verso la bonta del pezzo. Ecco perché alla fine mi sono deciso a postarlo, già in passato la grande Monbalda ha svelato un enigma che mi assillava , conto sull' aiuto di tutti per una decisione che ponga fine alle incertezze . Se poi, il responso sarà negativo e mi ritroverò con un "cuculo" nel nido, lo amerò comunque per i bei momenti di studio e le congetture derivate dalla sua diversità.1 punto
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La bozza della moneta della Slovenia che ha vinto il concorso e al 99% sarà confermata dal governo Centenario di Miki Muster1 punto
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