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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/07/25 in Risposte
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Caspita, certe cose non le capisco, si vede che invecchio! Cosa vuol dire "messaggio telefonato": ho provato a chiederlo a DeepSeek che tra una decina di opzioni diverse mi scrive anche "prevedibile". Se così fosse (ma che razza di espressioni usa?): 1) non ha comunque risposto alle domande poste: leggo da @azaad sulla zecca di Napoli nel 1220, e non mi convince la sua importanza; diritti e rovesci: si tratta di un dato acclarato che qui viene da lei "rovesciato"; ritratti e imperatori romani: detto alla ferrarese "Am par ad sugnár" (se non capisce cerchi la bibliografia corrispondente o interroghi ChatGPT o DeepSeek) 2) mi viene in mente la storiella del tizio che guidando in autostrada sente la radio che dice "Attenzione! c'è un folle che guida contromano" e quello borbotta tra sè "Uno? a me pare che siano tutti contromano!".3 punti
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Uno dei problemi fondamentali della numismatica è la presenza di numerose pubblicazioni che mancano di un referaggio serio. Questo fa sì che si costruiscono gradualmente castelli di carte su castelli di carte che portano poi a concludere che: la zecca principale del periodo svevo era Napoli Il problema fondamentale del lavoro che si mettono assieme informazioni innovative ed interessanti con altre che spesso poggiano su una forzatura estrema delle fonti. Reputo opportuno quindi referare quest'articolo così da far riflettere il lettore quando si trova a leggere determinate conclusioni. Il testo comincia col dimostrare un privilegio concesso ai cittadini di Napoli, permettendo loro sia l’accesso alla cavalleria che il diritto di coniare moneta d’argento in città. L'atto è autenticato con il sigillo reale e redatto a Palermo nel 1190, durante il primo anno di regno di Tancredi di Sicilia, che regnò dal 1190 al 1194. In altre parole, Napoli ha la facoltà di coniare monete quantomeno dal 1190. Nulla da obiettare. Un ulteriore documento dimostra la probabile esistenza di uno zecchiere a Napoli in data 1200. Il documento è però citato in lavoro del 18° secolo. Dell'originale non si ha traccia, come lo stesso autore ci conferma, con molta onestà. E fin qui, nulla da obiettare. Abolizione dei privilegi di Tancredi - 1220. Il precedente privilegio viene abolito in seguito alle assise di Capua del dicembre del 1220. Verosimilmente Federico II, riordinò le zecche chiudendo tutte le zecche del Regno eccetto Brindisi e Messina, come acclarato anche da altre fonti, come da San Germano, che in seguito parlerà solo ed esclusivamente di queste due zecche. Plauso all'autore! Fin qui articolo interessantissimo. viene poi citato un provvedimento di Giovanna I in cui si afferma che agli zecchieri di Napoli (siamo nel periodo Angioino) si estendono gli stessi privilegi delle zecche di Brindisi e Messina, confermando le immunità. Inserisco il testo tradotto di pertinenza: Giovanna, per grazia di Dio Regina di Gerusalemme e di Sicilia, del ducato di Puglia e del principato di Capua, Contessa di Provenza e Forcalquier nonché del Piemonte, al Maestro della Giustizia o al suo vice, ai Regenti della Corte Vicaria del Regno di Sicilia, ai Giustizieri, Capitani, Segreti, Maestri Portolani e ai loro luogotenenti, vicari, magistrati, giurati, camerari, baiuli, giudici, periti estimatori, tassatori, esattori, nonché agli altri ufficiali e persone costituite nelle terre e nei luoghi del detto Regno, presenti e futuri, che ispezioneranno queste lettere, ai nostri fedeli, grazia e benevolenza. È noto alla nostra Corte, per i pertinenti privilegi concessi dai signori nostri bisavolo, avo e padre, Duchi e Re di illustre e venerata memoria, l’immunità, il privilegio e la libertà già da tempo concessi agli ufficiali della Zecca di Brindisi e Messina, così come risulta dal privilegio esibito in pubblico documento che conferma la medesima immunità concessa a detti ufficiali della Zecca dall’imperatore Federico, un tempo sovrano dei Romani, prima della sua deposizione ed scomunica, il cui contenuto è espressamente dichiarato nella loro serie, ovvero: Affinché tutte le persone idonee e utili ai servizi delle nostre Zecche siano immuni ed esenti da tutte le tasse, imposte e servizi, e affinché non siano tenute a rispondere di alcuna causa, sia civile che penale, davanti a qualsiasi giudice o ufficiale della nostra Corte, se non davanti ai maestri delle nostre Zecche in carica al momento. E che godano di tale immunità e libertà le persone deputate al servizio della nostra Zecca di Napoli, idonee e utili, come erano solite godere in virtù delle lettere dei predetti signori, il nostro bisavolo, avo e padre. L'autore interpreta il passo, non si capisce perchè, come una conferma che Napoli avesse privilegi di zecca nel 1227, forzando la traduzione del testo. Giovanna afferma semplicemente che Federico II era imperatore dei romani fino alla scomunica del 1227 (Giovanna intende che con la scomunica Federico decadeva dal titolo imperiale). Non si capisce come l'autore sia riuscito ad associare tale data ad una attività della zecca di Napoli. Cominciano or le dolenti note! il testo citato non ha nulla a che vedere con una presunta attività della zecca di Napoli dopo il 1220 e l'interpretazione in tal senso appare come una forzatura. Sede di zecca nel Palazzo di Pietro delle Vigne e alla Pietra del Pesce (1220-1249 e 1280). Paragrafo a tratti surreale. Un documento di epoca Angioina (1305) afferma che la moneta era coniata in maniera consuetudinaria nel palazzo di Pier delle Vigne. L'autore interpreta il passo come se la moneta fosse coniata in tal luogo dal tempo di Pier Delle Vigne. Che è un pò come dire che se la zecca di Roma si sposta a Palazzo de' Medici a Firenze, all'ora l'euro si coniava a Firenze dal 1400. L'interpretazione corretta e più logica è che il palazzo di Pier Delle Vigne era sede della zecca da parecchi anni, probabilmente dal 1278. Altro paragrafo surreale, il paragrafo 6 in cui le fonti vengono stravolte per dimostrare la tesi dell'autore. L'autore cita Riccardo di San Germano: "Imperator cum fortunato crucesignatorum exercitu venit Capuam mense Septembris et ab ista parte Capue Sarracenorum cuneos ordinavit, seque Neapolym contulit eris et gentis a civibus auxilium petiturus". Che si traduce con: L'Imperatore, con il vittorioso esercito dei crociati, giunse a Capua nel mese di settembre e, da quella parte della città, schierò le schiere dei Saraceni. Quindi si diresse a Napoli per chiedere aiuto in denaro e in uomini ai cittadini." Secondo l'autore Federico non era in cerca di denari, ma di metallo (eris) da battere. A parte il fatto che, anche interpretando così il testo, nulla implica che tale metallo andasse poi coniato a Napoli, il problema fondamentale è che la nostra fonte, Riccardo di San Germano, quando scrive esplicitamente delle emissioni monetarie Sveve dal 1221 in poi, cita solo e semplicemente Brindisi e Messina. Non si capisce quindi perchè in questo testo, e solo in questo avrebbe dovuto citare Napoli come zecca (cosa che peraltro non fa, se non forzando la traduzione del testo). Altri autori, come Garufi, hanno già in passato tradotto diversamente dall'autore lo stesso testo. Ricordi di Loise de Rosa. Fonte interessante, essenzialmente Loise trascrive i ricordi del padre, mastro di casa di molti regnanti napoletani, vissuto a metà del '300. La fonte ci dice esplicitamente che nel 1229 furono coniate monete a Napoli, in una situazione d’emergenza e col precipuo fine di saldare il riscatto a beneficio del sultano e, s’intende, delle forze alleate di Federico, tornesi. La fonte è univoca, ancorché isolata. Tuttavia qualche dubbio sulla veridicità di questo avvenimento viene dal fatto che durante la sesta crociata non si combatté nessuna battaglia (fu un accordo diplomatico), per cui non si capisce quale riscatto andasse pagato. Comunque la lettura dell'intero testo rende la fonte estremamente poco affidabile: essa afferma che il sultano rinuncio al riscatto in quanto divenuto cristiano. Le monete tornate indietro (tornes indereto) diedero il nome alla moneta Tornese. Personalmente non darei eccessivo peso a questa fonte. Paragrafo 9. Essenzialmente una fonte contraria all'imperatore narra un episodio di confisca dei beni ecclesiastici per finanziare l'esercito imperiale. Pietro delle Vigne suggerisce di requisire gli oggetti preziosi delle chiese per coniare moneta e sostenere la guerra, promettendo una futura restituzione che però non avverrà mai. Il testo evidenzia la spregiudicatezza della politica imperiale nei confronti del potere ecclesiastico, ma non dice nulla su eventuali zecche di emissioni. L'autore al contrario vi vede un riferimento alla zecca di Napoli.... Mah. Paragrafo 11. Anche qui documenti interessanti, dove non viene mai citata la zecca di Napoli. Per risolvere la questione l'autore scrive: "la sicla per antonomasia era quella di Napoli, vale a dire una sicla che non necessitava di genitivo (in quanto sicla di tutti), a differenza Brundisii et Messanae". Ovviamente l'interpretazione di tale paragrafo è da rigettare completamente. Come già riportato non vi è ALCUNA fonte che attesti l'esistenza di una zecca a Napoli dopo il 1220, per cui dire che la zecca per eccellenza fosse Napoli non ha al momento fondamento, anzi. Il testo ci dice che avvenne una sostituzione degli zecchieri perchè i vecchi avevano fornito ai mercanti info sul vero valore delle monete. poichè le uniche monete che avevano valore fiduciario e avevano un valore che poteva confondere i mercanti erano i denari, presumibilmente si parla di denari. Ma Riccardo di San Germano ci dice che i denaro erano coniati a Brindisi e Messina. Per cui l'interpretazione dell'autore è da rigettare. Paragrafo 12. Anche qui il testo non dimostra alcunchè. Si parla di una concessione fatta ad un mercante Fiorentino da parte di Federico II per battere moneta su modelli Pisani e di utilizzare una miniera nella zona di Grossetto. Siamo nel 1243 e Federico II risiedeva proprio a Grosseto. Non si capisce perchè tale mercante avesse mai dovuto coniare moneta a Napoli. L'autore tuttavia desume questo. Interpretazione da rigettare al mittente. Nell'ultimo paragrafo, il 13, l'autore ipotizza che il Delle Vigne abbia diretto la zecca durante qualche fase federiciana, in attesa che il documento giusto venga fuori. E aggiungerei anche di qualche fonte reale che parla della zecca di Napoli post 1220. Conclusioni: Napoli aveva diritto a battere moneta dal 1190 al 1220. E' possibile la coniazione di ulteriori tipologie monetarie anche successivamente, in special modo di oro, in occasioni straordinarie ed in presenza del sovrano, ma tale coniazione non è ancora dimostrata e non avevano verosimilmente carattere continuativo. L'ipotesi che Napoli fosse un'importante zecca del regno dopo il 1220 rimane pertanto un'ipotesi, per giunta remota, non supportata dalle fonti se non dai ricordi di Loise De Rose, che però scrive un secolo dopo parlando di una zecca a Napoli insieme ad eventi palesemente mai accaduti.3 punti
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Salve, segnalo: S. Perfetto, L’Augustale federiciano: nuove prospettive, in «Eikón / Imago», 14 (2025), pp. 1-26. Interamente disponibile qui: https://www.academia.edu/127510548/L_Augustale_federiciano_nuove_prospettive_in_Eikón_Imago_14_2025_pp_1_26 o qui: https://revistas.ucm.es/index.php/EIKO/article/view/94774/45644565719742 punti
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Ciao a tutti, oggi vorrei condividere con voi una delle prime aggiunte del nuovo anno, una moneta che volevo già da un po' ma per un motivo o per l'altro non avevo ancora avuto occasione di prendere. Si tratta di un bellissimo denario della Gens Pompeia che, a parte il meraviglioso ritratto di Roma al dritto che considero un bonus non da poco, al rovescio presenta una raffigurazione spettacolare del mito della Fondazione di Roma, non mi dilungo sul quest'ultimo perché immagino non ci sia molto da aggiungere a quello che tutti già sanno. Un ulteriore "bonus" è dato dal fatto che la moneta appartiene alla Gens di Pompeo Magno e quindi posso anche spuntare una casella dalla mia lista di Gens dei protagonisti della storia repubblicana. Tornando al rovescio in questione vi sono raffigurati la lupa mentre allatta i gemelli. Dietro abbiamo il pastore Faustulus che si appoggia ad un bastone mentre tende una mano verso il ficus ruminalis sul quale si trovano 3 uccellini, uno forse è un picchio? Di solito a quanto so è quello che viene raffigurato sul ficus. Non capisco bene il gesto di Faustulus, se sta semplicemente tendendo la mano verso il ficus, se ha un fico fra le mani o se magari a qualcosa a che vedere con l'uccellino sul ramo. Mi entusiasmano tantissimo i dettagli, come la veste del pastore, le costole (?) visibili sul corpo della lupa e tutta la scena in generale, impressionante come (lo diciamo spesso) una rappresentazione così dettagliata stia su un tondello così piccolo, non credo sia stato semplice come semplice non è stato coniarle visto che non è sempre facile trovarne una con la raffigurazione o la legenda complete. Nello scegliere l'esemplare da aggiungere in collezione ho dato priorità alla rappresentazione del rovescio, sono estremamente soddisfatto della mia scelta e della moneta in generale perché come dicevo anche prima, non è assolutamente trascurabile neanche la qualità del dritto, ci tengo anche a ringraziare il numismatico (di solito uso venditore ma anche se è pure quello chiaramente non mi sembra che la parola descriva ciò che questa persona significa per me e per la mia passione) che mi ha aiutato nella scelta con la consueta competenza e affidabilità. Veniamo quindi alla moneta: Gens Pompeia-Sex. Pompeius, Denario, Roma, 137 a.C., Crawford 235/1b 4.04g X 18mm, Argento D/ Testa di Roma con elmo attico alato; davanti, X; dietro, una brocca. R/ FOSTLVS - SEX PMO / ROMA; il pastore Faustulus che guarda la lupa che allatta i gemelli; dietro, il ficus ruminalis. Ringrazio tutti per l'attenzione, alle prossime, Matteo2 punti
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Vero. Sopratutto quando sono FDC e puoi ammirare l'intero vecchio conio col bordo rigato:2 punti
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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy emette il 6 febbraio 2025 un foglietto con due francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica le Eccellenze del patrimonio culturale italiano dedicati a Nova Gorica - Gorizia, capitale europea della cultura 2025, emissione congiunta con la Repubblica di Slovenia. Caratteristiche dei francobolli Ciascuna vignetta raffigura un’opera architettonica delle città rappresentate e precisamente: Gorizia - una veduta aerea del Castello, una fortificazione risalente al IX secolo, costruita sul colle che domina la città; Nova Gorica - la facciata del Palazzo della Stazione, il più antico edificio pubblico della città che svetta su Piazza Europa, costruito nel 1906 a fini militari sulla linea di comunicazione ferroviaria Vienna-Trieste. In entrambe le vignette, in alto, a sinistra, è presente un’immagine stilizzata del mosaico pavimentale circolare di Piazza della Transalpina, sorto nel 2004 dopo la caduta del muro di Gorizia per indicare dal 1947 il confine tra l’Italia e la Slovenia. Completano i francobolli le legende “GORIZIA”, “IL CASTELLO”, “NOVA GORICA”, “PIAZZA EUROPA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B ZONA 1”. Tiratura: centomila-due foglietti, per un totale di duecentomila-quattro esemplari di francobolli. Bozzettista: Matias Hermo. Indicazione tariffaria: B zona 1. I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A, in rotocalcografia; colori: sei; carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, con imbiancante ottico; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft mono-siliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta: 40 x 30 mm.; formato stampa: 40 x 28 mm.; dentellatura: 11, effettuata con fustellatura. Caratteristiche del foglio Delimitato, in alto, da una banda verde, il foglietto racchiude, al centro, due francobolli in evidenza su una veduta del fiume Isonzo. In basso, a sinistra, è riprodotto il logo GO! 2025 Nova Gorica Gorizia realizzato per promuovere la proclamazione delle due città Capitale europea della cultura 2025. Completano il foglietto le legende “CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA”, “EVROPSKA PRESTOLNICA KULTURE”, “NOVA GORICA”, “GORIZIA” e “2025”. In basso, a sinistra, è riprodotto il logo MIMIT monocromatico e, a destra, è presente il codice a barre per la rilevazione automatica dei francobolli. Formato del foglietto: 130 × 85 mm.. Nota: le foto raffiguranti il Castello, il Palazzo della Stazione ed il fiume Isonzo sono riprodotte per gentile concessione dell’autore Fabrice Gallina e della ProTurismo FVG di Trieste.2 punti
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Sempre considerando che giudichiamo delle foto, intanto non sono dello stesso conio. La prima ha un aspetto da moneta genuina, la seconda no. Arka # slow numismatics2 punti
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Un po' come augurare "mille di questi giorni"... Da ciò che mi sembra di capire non sono mai stati effettuati studi a riguardo?...2 punti
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Questa medaglia senza data, l'ho vista in vendita alcune volte ma senza la esatta motivazione. 1915 OPERA NAZIONALE DELLO SCALDARANCIO IN MILANO D. OPERA NAZIONALE DELLO SCALDARANCIO - MILANO. Uno scaldarancio acceso fra fregi ornamentali. R: In tre righe: CALOR DI CUORE - DIE' - CALOR DI FIAMME. Fregio formato di quattro nodi d'amore. In piccolo: E. PAGANI. L'iniziativa dello scaldarancio fu dovuta specialmente, in Milano, all'Unione Nazionale Femminile, che si diede a raccogliere di preferenza carta di giornali con la quale venifano fatti una specie di trucioli che spalmati di una speciale miscela diventavano lentamente combustibili, e perche' tali venivano mandati in grande quantità ai combattenti che, nelle tricee, se ne valevano per scaldare il proprio rancio. Rifer. CARLO STEFANO JOHNSON - Le rivendicazioni Italiane del Trentino e della Venezia Giulia nelle medaglie - PARTE III - 1919 ALFIERI & LACROIX - MILANO - n. 1922 punti
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Sì mancano solo il gatto e la volpe che consigliano Pinocchio a sotterrare nel campo dei miracoli i zecchini d'oro per farli crescere 😂2 punti
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Buongiorno, ultimi appunti su : Errori di colore - scambi di colore e Saggi. di queste tipologie ve ne sono molte nel mercato, fare attenzione massima, scegliere sempre francobolli firmati da periti conosciuti o se di più alto valore, certificati, sono dei francobolli che sono stati soggetto di moltissime falsificazioni. Questi invece sono una carrellata di FALSI:2 punti
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Lascia perdere questo utente.. in altra discussione ha messo link alle su vendite ebay. Tutte patacche che ha messo a migliaia di euro, dopo che gli era stato detto che erano false. Questa la ha messa a più di mille..😰2 punti
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Discussione surreale, nella quale l'utente @Pinocchio1010 ha commesso una grave scorrettezza cancellando i suoi messaggi, che ho potuto leggere parzialmente solo perché citati da altri prima della cancellazione, dimostrando così una totale mancanza di rispetto nei confronti di chi mette a disposizione gratuitamente il suo tempo e le sue competenze per aiutare gli altri. A questo punto chiudo la discussione, invitando l'utente in questione, nel caso intenda continuare a frequentare il forum, a un atteggiamento più rispettoso delle regole dello stesso e degli altri utenti.2 punti
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Buona sera a tutti. :hi: In occasione del recente Convegno di Parma, una franca chiacchierata intrattenuta con un un giovane e preparato “medaglista”, membro di un'importante Associazione di Numismatici professionisti, mi ha indotto a proporVi questo modesto contributo, che tocca un argomento forse (anzi...sicuramente) già trattato a suo tempo ma che, a quanto pare, stenta ad essere compreso nella sua essenza, forse perchè trattasi di “essenza giuridica”, che alcuni – e lo posso capire – proprio per questo motivo trovano un poco indigesta. L'argomento è quello concernente la natura giuridica delle cosiddette “perizie”, ovvero quelle attestazioni di autenticità e, spesso, anche di conservazione, che si riportano a penna o con altri strumenti di scrittura su cartellini descrittivi della moneta e che vengono poi “sigillati” con essa all'interno di bustine di plastica (ma sarebbe lo stesso se la moneta venisse sigillata in una “slab” di stile nordamericano con l'applicazione di un “bollino” non rimovibile sovr'applicato) oppure mediante il rilascio di cartoncini contenenti la riproduzione fotografica della moneta e delle altre indicazioni descrittive, di autenticità e di stato conservativo. Vorrei affrontare il discorso utilizzando un linguaggio chiaro a tutti, cercando di ridurre al minimo i “tecnicismi”, anche se talora, dato l'argomento, non potrò fare a meno di farne uso. I punti che vorrei chiarire sono essenzialmente tre: 1. che cos'è esattamente quella cosa che, nell'ambiente numismatico, siamo soliti chiamare “perizia” (impropriamente...e vedremo fra poco perchè)? 2. Vi sono differenze giuridiche fra “periziare” una moneta utilizzando locuzioni preventive quali “a mio parere...”oppure “ritengo la moneta ecc.” piuttosto che ometterle del tutto e scrivere direttamente: “autentica”? 3. Chi è legittimato a redigere? La possono redigere solo i “Periti” (cioè coloro che hanno ottenuto l'iscrizione alla C.C.I.A.A e/o all'Albo dei periti ed Esperti del Tribunale? Oppure bisogna essere iscritti ad un'Associazione di professionisti numismatici? Dal colloquio intercorso a Parma, qualcosa mi dice che, sull'argomento, esista ancora (ed anche fra alcuni Professionisti) non poca confusione. :nea: (fine prima parte)1 punto
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Buongiorno, Vorrei un parere di voi del forum su questo presunto sesterzio di Vespasiano battuto in un'asta recente. VESPASIAN (69-79). Sestertius. Rome. Obv: IMP CAES VESPASIAN AVG P M TR P P P COS VII. Laureate head right. Rev: PAX AVGVST / S - C. Pax standing left, holding branch and cornucopiae. Weight 24,34 gr - Diameter 32 mm. Questa la descrizione della casa d'aste. La particolarità che non ho riscontrato in nessun altro esemplare su internet è l'orientamento della legenda in senso antiorario, cioè questa parte da destra verso sinistra. Inoltre onestamente il volto mi sembra più assimilabile a Tito che a Vespasiano, e la dicitura dell'anno Cos VII è più verosimilmente Cos VIII. Cosa ne pensate?1 punto
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Il problema sono le forzature alle fonti. Nulla dimostra con certezza l'uso della zecca di Napoli dal 1220 alla fine del periodo svevo, e le fonti da te utilizzate sono state forzate in maniera estrema per arrivare alla conclusione che desideravi. Comunque il problema vero sono i referee e la rivista. Non è possibile far pubblicare qualsiasi cosa per il piacere di pubblicare una qualsiasi cosa in più.1 punto
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Purtroppo l'autore sta costruendo un castello di carte andando di autocitazione in autocitazione. Prima di affrontare questo articolo, purtroppo, tocca discutere i precedenti, che presentano lacune e forzature evidenti ma che vengono utilizzati per giustificare i lavori successivi, come quello presentato in questo thread. Ho referato l'articolo in cui si parla di Napoli come principale zecca del regno, ovviamente facendo cadere gran parte del castello di carte (bastava soffiare, le forzature erano spesso imbarazzanti). Le conclusioni che, a mio modesto avviso, si traggono dalle fonti discusse dal Perfetto è che Napoli aveva diritto a battere moneta dal 1190 al 1220. E' possibile la coniazione di ulteriori tipologie monetarie anche successivamente, in special modo di oro, in occasioni straordinarie ed in presenza del sovrano, ma tale coniazione non è ancora dimostrata e non aveva verosimilmente carattere continuativo. L'ipotesi che Napoli fosse un'importante zecca del regno dopo il 1220 rimane pertanto un'ipotesi, per giunta remota, non supportata dalle fonti se non dai ricordi di Loise De Rose, che però scrive un secolo dopo parlando di una zecca a Napoli nel 1229, insieme ad eventi palesemente mai accaduti. Con un pò di calma discuterò quello presente in questa discussione (ci vogliono alcune ore e per oggi ho già dato).1 punto
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@mero mixtoque imperio Lavoro molto interessante e circostanziato, ma anche lavoro che suscita molte domande e perplessità. Pubblicato su una rivista sottoposta a Peer-Review, dunque rilevante, tuttavia multidisciplinare (non numismatica); il paper è stato accettato, credo, senza revisioni (basta guardare le date di invio e accettazione, separate da un solo mese, periodo troppo breve perché l'autore ne abbia riformulato qualche parte in risposta ai reviewer, che avrebbero anche potuto avere competenze limitate sull'argomento). Dell'importanza della zecca di Napoli con Federico II non avevo notizia: quali sono i nuovi documenti che ne attestano il ruolo? Trovati dall'Autore o noti da tempo? L'autoreferenzialità relativamente a tale tema, non aiuta a diffondere nuove visioni: però mi sembra uno spunto nuovo che potrebbe abbattere vecchi pregiudizi. Credo che lo studio della concatenazione dei conii e l'invecchiamento del ritratto siano gli unici strumenti validi per la datazione di questi: purtroppo il lavoro di Kowalsky ha permesso solo in minima parte tale approccio (troppi e diversi i conii). L'idea che il rovescio degli Augustali sia quella faccia della moneta nella quale è presente il ritratto non è immediatamente condivisibile. Il fatto che gli Augustali presentino una molteplicità di ritratti molto diversi tra loro non credo dipenda dall'aver voluto effigiare diversi imperatori Romani, quanto dalla tecnica (incisione sul conio senza punzoni finiti) ed elevato numero di conii prodotti, dalla fantasia (non sempre il modello era "disponibile") e varietà di incisori, di luoghi di produzione (non necessariamente solo "Napoli"), di tempi, .... Nella monetazione bergamasca dei Grossi da 6 denari Federiciani vi è stata una diversità di ritratti simile (sebbene più contenuta, in rapporto ad una tiratura ben inferiore) senza dover ipotizzare rapporti con monete romane di epoche diverse (oltretutto il loro accostamento con il modello indicato non appare così immediato). Tra l'altro sarebbe ben strano che imperatori diversi siano tutti ritratti entro uno "schema" identico di vestiario (Paludamentum, Fibula ed Armilla) se la loro iconografia è stata rilevata da monete diverse!1 punto
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Ad ogni modo non sembra un caso, sicuramente hanno un significato...1 punto
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Questi francobolli appartengono alla serie "Costruzioni Navali Italiane", emessi dal 1977 al 1980 nella forma del cosiddetto "Blocco Mosaico", ovvero gruppo di francobolli di diversa vignetta, a volte anche di diverso valore e spesso accompagnati da un'appendice figurativa non avente valore nominale e di conseguenza validità di affrancatura. Che io sappia, trovare negli invii postali un francobollo con appendice che abbia viaggiato è una bella curiosità da tenere in collezione.1 punto
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@apollonia Mancava la foto della SKA 3. Eccola: E' descritta come FDC con braune patina. Direi che come al solito @gionnysicily ha ragione. Arka # slow numismatics1 punto
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Ciao, nel caso del sesterzio in discussione come di altre monete ( il terzo esemplare che ho postato) il trattino lo troviamo solo su una cifra ma come puoi vedere dai primi due esemplari da me postati può ricoprire anche tutto il numero. Quindi per questo non sembra esserci una regola 🙂. ANTONIO1 punto
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Ciao, da quanto comunicano le foto il mio parere è che entrambi i denari lasciano più di qualche dubbio per quanto concerne la loro autenticità. Purtroppo la foto del dritto del primo denario è fatta inclinando la moneta percui si falsa la prospettiva. Potrebbero anche non essere dello stesso conio. Resto come te in attesa di ulteriori interventi 🙂. ANTONIO Ciao, cauti con queste osservazioni...Ovviamente sto scherzando ma una mia analoga considerazione ( rottura o difetto di coniazione) in un'altra discussione mi costò il linciaggio 😅😅😅.. ANTONIO1 punto
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Proprio dati storici e tradizione fanno pensare a una divinità fluviale massaliota di nome Lacydon, ma ci sono anche tipologie di oboli di massalia con altre divinità, ad esempio ricordo Atena. manca però in questo obolo ogni riferimento ad Apollo che i greci ritraevano inconfondibilmente laureato1 punto
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Onestamente non ricordo di avere letto spiegazioni al riguardo, Dato che i numeri romani erano uguali a lettere, una spiegazione potrebbe essere quella di evidenziare che quelle lettere (I, V, X) rappresentavano in realtà dei numeri.1 punto
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Vedremo anche questa collezione come evolverà. Penso alterneranno il tema, e quindi prossimo anno mi aspetto un animale sul rovescio della moneta. Penso che al momento quello che rappresenta di più il nostro paese sia il cinghiale 🤣1 punto
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si sono bolli in gomma dell'Esperanto, applicati su cartolina non Esperanto §Aggiungo il retro della Busta1 punto
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Nelle monete del periodo è ricorrente la presenza di una barra sopra i numerali (Consolati, Potestà Tribunizie, Acclamazioni).1 punto
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Le 1, 4, 5 e 6 sono Gloria Exercitus mi pare di vedere ad una rapida occhiata di Costantino II. La seconda è una Iovi Conservatori ma l'imperatore non lo vedo con certezza. Per la identificazione completa poi devi leggere la zecca in esergo e capire quale tipo sia esattamente. Ti consiglio di ottenere I cataloghi RIC che sono fondamentali per queste monete imperiali e di trovare online alcuni siti con tabelle che aiutano molto anch'esse.1 punto
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Mi piacciono entrambe, non si trovano molto di frequente e le trovo molto belle come tutte le varie tipologie di piccolo taglio USA del 19mo secolo1 punto
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Buona Notte, intervengo nuovamente per mostrare le prime immagini ricevute. Il tutto è relativo al primo dei documenti che avevo indicato nella disponibilità del mio referente, si dovrebbe trattare di quello più strettamente legato all’incipit (come provenienza), presumibilmente con la stessa datazione, almeno per la parte principale, l’aggiunta è certamente più tarda, probabilmente inizio XX secolo. Il documento era utilizzato per indicare gli incarichi delle monache per l’ufficio del canto quotidiano delle Lodi, purtroppo le strisce di carta/pergamena che riportavano i nomi delle monache assegnate ai singoli incarichi sono andati perduti, restano i passanti realizzati con filo dorato impiegati per fermarli al loro posto. Dalle misure rilevate questi “cartellini” dovevano misurare circa sei per cinquantacinque millimetri, ed erano posizionati in corrispondenza dei singoli incarichi, infilandoli nelle asole di filo. Il documento originale prevedeva un numero rilevante di incarichi, indicando indirettamente la presenza di un numero consistente di religiose dalle quali attingere, l’aggiunta successiva, che copre la parte inferiore, riduce drasticamente il numero delle “attrici” a indicazione della progressiva riduzione del numero delle religiose. Non ho al momento l’immagine che mostri l’intreccio dei fili sul retro. Nessuna evidente parentela artistica tra i due documenti, realizzati con ogni probabilità da mani diverse, per quest’ultimo lavoro, le due parti, di epoche diverse e di mano diversa, il supporto è costituito da carta pergamena la prima e da un cartoncino l’altra. Si tratta senza dubbio di un documento quanto meno insolito. Mi è stato anticipato che l’ulteriore documento, con le stesse funzioni, è di fattura migliore. Certamente il livello artistico passa in secondo piano rispetto all’importanza come testimonianza di un’epoca. Cordialità PS I segni della colla delle striscioline di carta utilizzate per fissare l’aggiunta presumo siano eliminabili, la loro presenza non pregiudica la godibilità, trovano giustificazione nella storia del documento.1 punto
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Mi fa piacere che abbia acquistato tu questa moneta. Effettivamente aveva intrigato anche me. Anche a mio avviso l'ipotesi di un falso d'epoca è quella che mi convince di più. I caratteri non hanno senso e sembrano inseriti da persone non letterate. La stella ad 8 punte sembra fatta a mano libera (e probabilmente lo è stata). In teoria all'epoca le monete avevano titolo 250/1000, quindi coniare falsi non argentati portava ad un facile arricchimento. Al di là della foto ti sembra di vedere tracce di argentatura? Dalla foto il colore è un pò strano, quel che si vede non sembra nemmeno rame.1 punto
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Immagino voglia sapere cosa è il reverse proof (o polissage inverse alla francese). Nel proof lo sfondo è lavorato con conii lucidati che favoriscono una finitura a specchio. Nel reverse proof sono i rilievi ad essere lavorati con tale tecnica e non lo sfondo. I francesi si divertono a fare entrambe le versioni per alimentare il mercato. Per darti un'idea, la moneta dell'anno scorso della tour eiffel proof viaggia intorno ai 55 euro, la reverse proof (quanto ogni tanto sbuca fuori) viaggia sui 250. Ma il prezzo di vendita alla MdP è lo stesso, quest'anno mi pare 25 euro1 punto
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Non ricordo se l'ape piaggio sia già stato menzionato o meno. nel dubbio APE Piaggio1 punto
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1915 NATALE DI GUERRA D. Gesù Bambino in atto di sorgere raggiante da nuvole che si squarciano; tiene tra le mani un ramo d'ulivo. R. Soldati incappucciati, seduti in atteggiamento di vendetta in una trincea; sullo sfondo del cielo la stella d'Italia raggiante. Ai lati NATALE 1915.1 punto
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Cook islands 2025 - 20 dollari in ag.999 (gr. 93,30) - Finitura 3D1 punto
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quindi la domanda ricorrente è sempre la stessa.. Meglio il "nulla" in scatoloni o meglio pezzi detenuti legalmente da collezionisti che li sanno valorizzare e studiare con magari pubblicazioni di alto valore scientifico? skuby1 punto
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Solo ora mi sono accorto della differenza di data, tra la mia medaglia e quella fotografata sul volume JOHNSON Le rivendicazioni Italiane del Trentino e della Venezia Giulia nelle medaglie, e posto la scansione ...evidentemente nella mia hanno usato il rovescio della milanese del post 425 "ITALIA LIBERA DIO LO VUOLE"; Sarebbe interessante trovare la stessa originale, nelle mie ricerche non sono riuscito, confido nei lamonetiani...1 punto
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...a seguire COMMEMORATIVA PER VENEZIA D. OGNI VILTA' CONVIEN CHE SIA MORTA. Figura allegorica della Repubblica Veneta seduta di prospetto; tiene la bandiera nella sinistra e la spada sguinata nella destra. Presso la bandiera il Leone alato di S. Marco poggiante sul Vangelo chiuso. In basso in piccolo: FABRIS 1849 - RIPRODUZ. JOHNSON - MILANO. R. Entro corona di alloro : 1848 - 1915. E' la riproduzione del recto della medaglia coniata nel 1849, sui conii del Fabris, dalla Zecca di Venezia per ricordare il decreto 2 aprile 1849 dell'Assemblea Veneta dichiarante: " Venezia resisterà all'austriaco ad ogni costo". Rif. Le rivendicazioni del Trentino... n.1461 punto
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https://en.numista.com/catalogue/pieces149936.html Il bronzo è della CNG EA 248 con il rif. Bloesch 1-7. apollonia1 punto
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Per assecondare i gusti dell'Amico Antonio mi permetto condividere uno degli antoniniani della mia collezione della filosofa Julia Domna moglie di uno degli imperatori da me preferiti: Settimio Severo. Spero piaccia!!! P.S. è una moneta ex Tinia Numismatica Saluti a tutti Mario1 punto
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Ciao a tutti e auguri di Buon anno. Visto l'interesse per Numeriano, allego il pdf di un mio articolo uscito nel 2018 su Panorama Numismatico. UN_INEDITO_ANTONINIANO_DI_NUMERIANO_CESA.pdf1 punto
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buonasera @apollonia la differenza di peso sui sesterzi romani dello stesso imperatore è un fenomeno che si accentua specialmente nel III secolo (con l'anarchia militare). La differenza di peso su sesterzi che presentano diritto e rovescio identico è dovuto in questo periodo all'irregolarità con la quale si coniavano le monete di bronzo, soprattutto perché per la maggior parte si parla di sesterzi di barra che venivano prodotti con una certa noncuranza riguardo alla precisione delle misure e al peso. Sicuramente questa variabilità di peso è presente in maniera molto evidente soprattutto sui sesterzi di Gordiano III e Volusiano. Posto qui due identici sesterzi di barra di Gordiano III con al rovescio il Sole, il primo pesa 19, 60 grammi e ha un diametro di 31, 00 mm, mentre il secondo soltanto 14,24 con diametro 27,00.1 punto
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