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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/07/25 in Risposte
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Caspita, certe cose non le capisco, si vede che invecchio! Cosa vuol dire "messaggio telefonato": ho provato a chiederlo a DeepSeek che tra una decina di opzioni diverse mi scrive anche "prevedibile". Se così fosse (ma che razza di espressioni usa?): 1) non ha comunque risposto alle domande poste: leggo da @azaad sulla zecca di Napoli nel 1220, e non mi convince la sua importanza; diritti e rovesci: si tratta di un dato acclarato che qui viene da lei "rovesciato"; ritratti e imperatori romani: detto alla ferrarese "Am par ad sugnár" (se non capisce cerchi la bibliografia corrispondente o interroghi ChatGPT o DeepSeek) 2) mi viene in mente la storiella del tizio che guidando in autostrada sente la radio che dice "Attenzione! c'è un folle che guida contromano" e quello borbotta tra sè "Uno? a me pare che siano tutti contromano!".3 punti
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Uno dei problemi fondamentali della numismatica è la presenza di numerose pubblicazioni che mancano di un referaggio serio. Questo fa sì che si costruiscono gradualmente castelli di carte su castelli di carte che portano poi a concludere che: la zecca principale del periodo svevo era Napoli Il problema fondamentale del lavoro che si mettono assieme informazioni innovative ed interessanti con altre che spesso poggiano su una forzatura estrema delle fonti. Reputo opportuno quindi referare quest'articolo così da far riflettere il lettore quando si trova a leggere determinate conclusioni. Il testo comincia col dimostrare un privilegio concesso ai cittadini di Napoli, permettendo loro sia l’accesso alla cavalleria che il diritto di coniare moneta d’argento in città. L'atto è autenticato con il sigillo reale e redatto a Palermo nel 1190, durante il primo anno di regno di Tancredi di Sicilia, che regnò dal 1190 al 1194. In altre parole, Napoli ha la facoltà di coniare monete quantomeno dal 1190. Nulla da obiettare. Un ulteriore documento dimostra la probabile esistenza di uno zecchiere a Napoli in data 1200. Il documento è però citato in lavoro del 18° secolo. Dell'originale non si ha traccia, come lo stesso autore ci conferma, con molta onestà. E fin qui, nulla da obiettare. Abolizione dei privilegi di Tancredi - 1220. Il precedente privilegio viene abolito in seguito alle assise di Capua del dicembre del 1220. Verosimilmente Federico II, riordinò le zecche chiudendo tutte le zecche del Regno eccetto Brindisi e Messina, come acclarato anche da altre fonti, come da San Germano, che in seguito parlerà solo ed esclusivamente di queste due zecche. Plauso all'autore! Fin qui articolo interessantissimo. viene poi citato un provvedimento di Giovanna I in cui si afferma che agli zecchieri di Napoli (siamo nel periodo Angioino) si estendono gli stessi privilegi delle zecche di Brindisi e Messina, confermando le immunità. Inserisco il testo tradotto di pertinenza: Giovanna, per grazia di Dio Regina di Gerusalemme e di Sicilia, del ducato di Puglia e del principato di Capua, Contessa di Provenza e Forcalquier nonché del Piemonte, al Maestro della Giustizia o al suo vice, ai Regenti della Corte Vicaria del Regno di Sicilia, ai Giustizieri, Capitani, Segreti, Maestri Portolani e ai loro luogotenenti, vicari, magistrati, giurati, camerari, baiuli, giudici, periti estimatori, tassatori, esattori, nonché agli altri ufficiali e persone costituite nelle terre e nei luoghi del detto Regno, presenti e futuri, che ispezioneranno queste lettere, ai nostri fedeli, grazia e benevolenza. È noto alla nostra Corte, per i pertinenti privilegi concessi dai signori nostri bisavolo, avo e padre, Duchi e Re di illustre e venerata memoria, l’immunità, il privilegio e la libertà già da tempo concessi agli ufficiali della Zecca di Brindisi e Messina, così come risulta dal privilegio esibito in pubblico documento che conferma la medesima immunità concessa a detti ufficiali della Zecca dall’imperatore Federico, un tempo sovrano dei Romani, prima della sua deposizione ed scomunica, il cui contenuto è espressamente dichiarato nella loro serie, ovvero: Affinché tutte le persone idonee e utili ai servizi delle nostre Zecche siano immuni ed esenti da tutte le tasse, imposte e servizi, e affinché non siano tenute a rispondere di alcuna causa, sia civile che penale, davanti a qualsiasi giudice o ufficiale della nostra Corte, se non davanti ai maestri delle nostre Zecche in carica al momento. E che godano di tale immunità e libertà le persone deputate al servizio della nostra Zecca di Napoli, idonee e utili, come erano solite godere in virtù delle lettere dei predetti signori, il nostro bisavolo, avo e padre. L'autore interpreta il passo, non si capisce perchè, come una conferma che Napoli avesse privilegi di zecca nel 1227, forzando la traduzione del testo. Giovanna afferma semplicemente che Federico II era imperatore dei romani fino alla scomunica del 1227 (Giovanna intende che con la scomunica Federico decadeva dal titolo imperiale). Non si capisce come l'autore sia riuscito ad associare tale data ad una attività della zecca di Napoli. Cominciano or le dolenti note! il testo citato non ha nulla a che vedere con una presunta attività della zecca di Napoli dopo il 1220 e l'interpretazione in tal senso appare come una forzatura. Sede di zecca nel Palazzo di Pietro delle Vigne e alla Pietra del Pesce (1220-1249 e 1280). Paragrafo a tratti surreale. Un documento di epoca Angioina (1305) afferma che la moneta era coniata in maniera consuetudinaria nel palazzo di Pier delle Vigne. L'autore interpreta il passo come se la moneta fosse coniata in tal luogo dal tempo di Pier Delle Vigne. Che è un pò come dire che se la zecca di Roma si sposta a Palazzo de' Medici a Firenze, all'ora l'euro si coniava a Firenze dal 1400. L'interpretazione corretta e più logica è che il palazzo di Pier Delle Vigne era sede della zecca da parecchi anni, probabilmente dal 1278. Altro paragrafo surreale, il paragrafo 6 in cui le fonti vengono stravolte per dimostrare la tesi dell'autore. L'autore cita Riccardo di San Germano: "Imperator cum fortunato crucesignatorum exercitu venit Capuam mense Septembris et ab ista parte Capue Sarracenorum cuneos ordinavit, seque Neapolym contulit eris et gentis a civibus auxilium petiturus". Che si traduce con: L'Imperatore, con il vittorioso esercito dei crociati, giunse a Capua nel mese di settembre e, da quella parte della città, schierò le schiere dei Saraceni. Quindi si diresse a Napoli per chiedere aiuto in denaro e in uomini ai cittadini." Secondo l'autore Federico non era in cerca di denari, ma di metallo (eris) da battere. A parte il fatto che, anche interpretando così il testo, nulla implica che tale metallo andasse poi coniato a Napoli, il problema fondamentale è che la nostra fonte, Riccardo di San Germano, quando scrive esplicitamente delle emissioni monetarie Sveve dal 1221 in poi, cita solo e semplicemente Brindisi e Messina. Non si capisce quindi perchè in questo testo, e solo in questo avrebbe dovuto citare Napoli come zecca (cosa che peraltro non fa, se non forzando la traduzione del testo). Altri autori, come Garufi, hanno già in passato tradotto diversamente dall'autore lo stesso testo. Ricordi di Loise de Rosa. Fonte interessante, essenzialmente Loise trascrive i ricordi del padre, mastro di casa di molti regnanti napoletani, vissuto a metà del '300. La fonte ci dice esplicitamente che nel 1229 furono coniate monete a Napoli, in una situazione d’emergenza e col precipuo fine di saldare il riscatto a beneficio del sultano e, s’intende, delle forze alleate di Federico, tornesi. La fonte è univoca, ancorché isolata. Tuttavia qualche dubbio sulla veridicità di questo avvenimento viene dal fatto che durante la sesta crociata non si combatté nessuna battaglia (fu un accordo diplomatico), per cui non si capisce quale riscatto andasse pagato. Comunque la lettura dell'intero testo rende la fonte estremamente poco affidabile: essa afferma che il sultano rinuncio al riscatto in quanto divenuto cristiano. Le monete tornate indietro (tornes indereto) diedero il nome alla moneta Tornese. Personalmente non darei eccessivo peso a questa fonte. Paragrafo 9. Essenzialmente una fonte contraria all'imperatore narra un episodio di confisca dei beni ecclesiastici per finanziare l'esercito imperiale. Pietro delle Vigne suggerisce di requisire gli oggetti preziosi delle chiese per coniare moneta e sostenere la guerra, promettendo una futura restituzione che però non avverrà mai. Il testo evidenzia la spregiudicatezza della politica imperiale nei confronti del potere ecclesiastico, ma non dice nulla su eventuali zecche di emissioni. L'autore al contrario vi vede un riferimento alla zecca di Napoli.... Mah. Paragrafo 11. Anche qui documenti interessanti, dove non viene mai citata la zecca di Napoli. Per risolvere la questione l'autore scrive: "la sicla per antonomasia era quella di Napoli, vale a dire una sicla che non necessitava di genitivo (in quanto sicla di tutti), a differenza Brundisii et Messanae". Ovviamente l'interpretazione di tale paragrafo è da rigettare completamente. Come già riportato non vi è ALCUNA fonte che attesti l'esistenza di una zecca a Napoli dopo il 1220, per cui dire che la zecca per eccellenza fosse Napoli non ha al momento fondamento, anzi. Il testo ci dice che avvenne una sostituzione degli zecchieri perchè i vecchi avevano fornito ai mercanti info sul vero valore delle monete. poichè le uniche monete che avevano valore fiduciario e avevano un valore che poteva confondere i mercanti erano i denari, presumibilmente si parla di denari. Ma Riccardo di San Germano ci dice che i denaro erano coniati a Brindisi e Messina. Per cui l'interpretazione dell'autore è da rigettare. Paragrafo 12. Anche qui il testo non dimostra alcunchè. Si parla di una concessione fatta ad un mercante Fiorentino da parte di Federico II per battere moneta su modelli Pisani e di utilizzare una miniera nella zona di Grossetto. Siamo nel 1243 e Federico II risiedeva proprio a Grosseto. Non si capisce perchè tale mercante avesse mai dovuto coniare moneta a Napoli. L'autore tuttavia desume questo. Interpretazione da rigettare al mittente. Nell'ultimo paragrafo, il 13, l'autore ipotizza che il Delle Vigne abbia diretto la zecca durante qualche fase federiciana, in attesa che il documento giusto venga fuori. E aggiungerei anche di qualche fonte reale che parla della zecca di Napoli post 1220. Conclusioni: Napoli aveva diritto a battere moneta dal 1190 al 1220. E' possibile la coniazione di ulteriori tipologie monetarie anche successivamente, in special modo di oro, in occasioni straordinarie ed in presenza del sovrano, ma tale coniazione non è ancora dimostrata e non avevano verosimilmente carattere continuativo. L'ipotesi che Napoli fosse un'importante zecca del regno dopo il 1220 rimane pertanto un'ipotesi, per giunta remota, non supportata dalle fonti se non dai ricordi di Loise De Rose, che però scrive un secolo dopo parlando di una zecca a Napoli insieme ad eventi palesemente mai accaduti.3 punti
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Salve, segnalo: S. Perfetto, L’Augustale federiciano: nuove prospettive, in «Eikón / Imago», 14 (2025), pp. 1-26. Interamente disponibile qui: https://www.academia.edu/127510548/L_Augustale_federiciano_nuove_prospettive_in_Eikón_Imago_14_2025_pp_1_26 o qui: https://revistas.ucm.es/index.php/EIKO/article/view/94774/45644565719742 punti
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Ciao a tutti, oggi vorrei condividere con voi una delle prime aggiunte del nuovo anno, una moneta che volevo già da un po' ma per un motivo o per l'altro non avevo ancora avuto occasione di prendere. Si tratta di un bellissimo denario della Gens Pompeia che, a parte il meraviglioso ritratto di Roma al dritto che considero un bonus non da poco, al rovescio presenta una raffigurazione spettacolare del mito della Fondazione di Roma, non mi dilungo sul quest'ultimo perché immagino non ci sia molto da aggiungere a quello che tutti già sanno. Un ulteriore "bonus" è dato dal fatto che la moneta appartiene alla Gens di Pompeo Magno e quindi posso anche spuntare una casella dalla mia lista di Gens dei protagonisti della storia repubblicana. Tornando al rovescio in questione vi sono raffigurati la lupa mentre allatta i gemelli. Dietro abbiamo il pastore Faustulus che si appoggia ad un bastone mentre tende una mano verso il ficus ruminalis sul quale si trovano 3 uccellini, uno forse è un picchio? Di solito a quanto so è quello che viene raffigurato sul ficus. Non capisco bene il gesto di Faustulus, se sta semplicemente tendendo la mano verso il ficus, se ha un fico fra le mani o se magari a qualcosa a che vedere con l'uccellino sul ramo. Mi entusiasmano tantissimo i dettagli, come la veste del pastore, le costole (?) visibili sul corpo della lupa e tutta la scena in generale, impressionante come (lo diciamo spesso) una rappresentazione così dettagliata stia su un tondello così piccolo, non credo sia stato semplice come semplice non è stato coniarle visto che non è sempre facile trovarne una con la raffigurazione o la legenda complete. Nello scegliere l'esemplare da aggiungere in collezione ho dato priorità alla rappresentazione del rovescio, sono estremamente soddisfatto della mia scelta e della moneta in generale perché come dicevo anche prima, non è assolutamente trascurabile neanche la qualità del dritto, ci tengo anche a ringraziare il numismatico (di solito uso venditore ma anche se è pure quello chiaramente non mi sembra che la parola descriva ciò che questa persona significa per me e per la mia passione) che mi ha aiutato nella scelta con la consueta competenza e affidabilità. Veniamo quindi alla moneta: Gens Pompeia-Sex. Pompeius, Denario, Roma, 137 a.C., Crawford 235/1b 4.04g X 18mm, Argento D/ Testa di Roma con elmo attico alato; davanti, X; dietro, una brocca. R/ FOSTLVS - SEX PMO / ROMA; il pastore Faustulus che guarda la lupa che allatta i gemelli; dietro, il ficus ruminalis. Ringrazio tutti per l'attenzione, alle prossime, Matteo2 punti
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Vero. Sopratutto quando sono FDC e puoi ammirare l'intero vecchio conio col bordo rigato:2 punti
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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy emette il 6 febbraio 2025 un foglietto con due francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica le Eccellenze del patrimonio culturale italiano dedicati a Nova Gorica - Gorizia, capitale europea della cultura 2025, emissione congiunta con la Repubblica di Slovenia. Caratteristiche dei francobolli Ciascuna vignetta raffigura un’opera architettonica delle città rappresentate e precisamente: Gorizia - una veduta aerea del Castello, una fortificazione risalente al IX secolo, costruita sul colle che domina la città; Nova Gorica - la facciata del Palazzo della Stazione, il più antico edificio pubblico della città che svetta su Piazza Europa, costruito nel 1906 a fini militari sulla linea di comunicazione ferroviaria Vienna-Trieste. In entrambe le vignette, in alto, a sinistra, è presente un’immagine stilizzata del mosaico pavimentale circolare di Piazza della Transalpina, sorto nel 2004 dopo la caduta del muro di Gorizia per indicare dal 1947 il confine tra l’Italia e la Slovenia. Completano i francobolli le legende “GORIZIA”, “IL CASTELLO”, “NOVA GORICA”, “PIAZZA EUROPA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B ZONA 1”. Tiratura: centomila-due foglietti, per un totale di duecentomila-quattro esemplari di francobolli. Bozzettista: Matias Hermo. Indicazione tariffaria: B zona 1. I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A, in rotocalcografia; colori: sei; carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, con imbiancante ottico; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft mono-siliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta: 40 x 30 mm.; formato stampa: 40 x 28 mm.; dentellatura: 11, effettuata con fustellatura. Caratteristiche del foglio Delimitato, in alto, da una banda verde, il foglietto racchiude, al centro, due francobolli in evidenza su una veduta del fiume Isonzo. In basso, a sinistra, è riprodotto il logo GO! 2025 Nova Gorica Gorizia realizzato per promuovere la proclamazione delle due città Capitale europea della cultura 2025. Completano il foglietto le legende “CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA”, “EVROPSKA PRESTOLNICA KULTURE”, “NOVA GORICA”, “GORIZIA” e “2025”. In basso, a sinistra, è riprodotto il logo MIMIT monocromatico e, a destra, è presente il codice a barre per la rilevazione automatica dei francobolli. Formato del foglietto: 130 × 85 mm.. Nota: le foto raffiguranti il Castello, il Palazzo della Stazione ed il fiume Isonzo sono riprodotte per gentile concessione dell’autore Fabrice Gallina e della ProTurismo FVG di Trieste.2 punti
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Sempre considerando che giudichiamo delle foto, intanto non sono dello stesso conio. La prima ha un aspetto da moneta genuina, la seconda no. Arka # slow numismatics2 punti
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Un po' come augurare "mille di questi giorni"... Da ciò che mi sembra di capire non sono mai stati effettuati studi a riguardo?...2 punti
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Questa medaglia senza data, l'ho vista in vendita alcune volte ma senza la esatta motivazione. 1915 OPERA NAZIONALE DELLO SCALDARANCIO IN MILANO D. OPERA NAZIONALE DELLO SCALDARANCIO - MILANO. Uno scaldarancio acceso fra fregi ornamentali. R: In tre righe: CALOR DI CUORE - DIE' - CALOR DI FIAMME. Fregio formato di quattro nodi d'amore. In piccolo: E. PAGANI. L'iniziativa dello scaldarancio fu dovuta specialmente, in Milano, all'Unione Nazionale Femminile, che si diede a raccogliere di preferenza carta di giornali con la quale venifano fatti una specie di trucioli che spalmati di una speciale miscela diventavano lentamente combustibili, e perche' tali venivano mandati in grande quantità ai combattenti che, nelle tricee, se ne valevano per scaldare il proprio rancio. Rifer. CARLO STEFANO JOHNSON - Le rivendicazioni Italiane del Trentino e della Venezia Giulia nelle medaglie - PARTE III - 1919 ALFIERI & LACROIX - MILANO - n. 1922 punti
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Sì mancano solo il gatto e la volpe che consigliano Pinocchio a sotterrare nel campo dei miracoli i zecchini d'oro per farli crescere 😂2 punti
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Buongiorno, ultimi appunti su : Errori di colore - scambi di colore e Saggi. di queste tipologie ve ne sono molte nel mercato, fare attenzione massima, scegliere sempre francobolli firmati da periti conosciuti o se di più alto valore, certificati, sono dei francobolli che sono stati soggetto di moltissime falsificazioni. Questi invece sono una carrellata di FALSI:2 punti
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Lascia perdere questo utente.. in altra discussione ha messo link alle su vendite ebay. Tutte patacche che ha messo a migliaia di euro, dopo che gli era stato detto che erano false. Questa la ha messa a più di mille..😰2 punti
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Discussione surreale, nella quale l'utente @Pinocchio1010 ha commesso una grave scorrettezza cancellando i suoi messaggi, che ho potuto leggere parzialmente solo perché citati da altri prima della cancellazione, dimostrando così una totale mancanza di rispetto nei confronti di chi mette a disposizione gratuitamente il suo tempo e le sue competenze per aiutare gli altri. A questo punto chiudo la discussione, invitando l'utente in questione, nel caso intenda continuare a frequentare il forum, a un atteggiamento più rispettoso delle regole dello stesso e degli altri utenti.2 punti
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DE GREGE EPICURI La scritta del rovescio mi pare diversa da quella indicata. Io sulla moneta leggo qualcosa che termina con: ΠΟΛΕΙΤΩΝ. Allego da Wildwinds una moneta in parte simile, ma sicuramente di Iconium.1 punto
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Il problema sono le forzature alle fonti. Nulla dimostra con certezza l'uso della zecca di Napoli dal 1220 alla fine del periodo svevo, e le fonti da te utilizzate sono state forzate in maniera estrema per arrivare alla conclusione che desideravi. Comunque il problema vero sono i referee e la rivista. Non è possibile far pubblicare qualsiasi cosa per il piacere di pubblicare una qualsiasi cosa in più.1 punto
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L'autore in questione tra gli appassionati di numismatica dell'Italia meridionale è noto, oltre che per alcuni interessanti studi riguardanti fonti archivistiche e documentarie inerenti la storia monetaria, anche per alcuni contributi un po' controversi in cui, diciamo così, spicca una visione piuttosto "ottimistica" e "trionfale" su presunte nuove scoperte, attribuzioni e revisioni, che dovrebbero rivoluzionare le ormai vecchie e superate impostazioni... Qui si può trovare una più articolata e dettagliata discussione con recensione ad un suo precedente lavoro sempre riguardante la presunta attività della zecca di Napoli in età normanna e sveva: https://www.academia.edu/117670185/Raffaele_Iula_Moneta_que_tunc_per_ista_civitate_andaberis_zecca_ed_economia_monetaria_a_Napoli_nel_XII_secolo_in_Archivio_Storico_per_le_Province_Napoletane_CXLII_2024_pp_7_281 punto
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Burundi 2025 - 500 franchi in ag. 999 (1 chilogrammo) - Divinità greche La custodia1 punto
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Purtroppo l'autore sta costruendo un castello di carte andando di autocitazione in autocitazione. Prima di affrontare questo articolo, purtroppo, tocca discutere i precedenti, che presentano lacune e forzature evidenti ma che vengono utilizzati per giustificare i lavori successivi, come quello presentato in questo thread. Ho referato l'articolo in cui si parla di Napoli come principale zecca del regno, ovviamente facendo cadere gran parte del castello di carte (bastava soffiare, le forzature erano spesso imbarazzanti). Le conclusioni che, a mio modesto avviso, si traggono dalle fonti discusse dal Perfetto è che Napoli aveva diritto a battere moneta dal 1190 al 1220. E' possibile la coniazione di ulteriori tipologie monetarie anche successivamente, in special modo di oro, in occasioni straordinarie ed in presenza del sovrano, ma tale coniazione non è ancora dimostrata e non aveva verosimilmente carattere continuativo. L'ipotesi che Napoli fosse un'importante zecca del regno dopo il 1220 rimane pertanto un'ipotesi, per giunta remota, non supportata dalle fonti se non dai ricordi di Loise De Rose, che però scrive un secolo dopo parlando di una zecca a Napoli nel 1229, insieme ad eventi palesemente mai accaduti. Con un pò di calma discuterò quello presente in questa discussione (ci vogliono alcune ore e per oggi ho già dato).1 punto
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Se ti mancava l'oscurantismo numismatico vuol dire che sei sempre stato al di sotto di quanto pubblicato da chi lo pratica. Qui si parla di documenti nuovi, peraltro inequivocabili, e soprattutto tanti (ahora 30...). Se non studi questo tema, non commentarlo perché ne rischi molte di magre figure. Grottaferrata non ha mai reclamato nulla. Si è trattato di un accampamento di Federico II nei suoi pressi, dove ha coniato oro nel 1241. Se credi puoi intestargli anche tarì...1 punto
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Ciao, nel caso del sesterzio in discussione come di altre monete ( il terzo esemplare che ho postato) il trattino lo troviamo solo su una cifra ma come puoi vedere dai primi due esemplari da me postati può ricoprire anche tutto il numero. Quindi per questo non sembra esserci una regola 🙂. ANTONIO1 punto
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Ciao, da quanto comunicano le foto il mio parere è che entrambi i denari lasciano più di qualche dubbio per quanto concerne la loro autenticità. Purtroppo la foto del dritto del primo denario è fatta inclinando la moneta percui si falsa la prospettiva. Potrebbero anche non essere dello stesso conio. Resto come te in attesa di ulteriori interventi 🙂. ANTONIO Ciao, cauti con queste osservazioni...Ovviamente sto scherzando ma una mia analoga considerazione ( rottura o difetto di coniazione) in un'altra discussione mi costò il linciaggio 😅😅😅.. ANTONIO1 punto
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Moneta autentica in discreta conservazione. In genere i falsi delle 500 Lire d'argento hanno il bordo liscio o semplificato ed hanno un colore difforme (non sono in argento, ma in argentone (alpacca). Come sempre, sarebbe opportuno indicare il peso dell'esemplare che nei falsi è calante rispetto agli originali.1 punto
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Cinque euro è un bel colpaccio! Con i prezzi che girano per questa monetuzza anche in B/MB io tranquillamente gli avrei speso una ventina di euro.1 punto
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Ciao @nikita_. Anche per me vederle in una ciotola di piccoli argenti molto consumati é stata la prima volta, é stata una sorpresa maggiore vederne due insieme. Tutte le monetine erano proposte a 5 euro cadauna... Poi con un po di trattative, (anche perché in una non si vede la data....) somo riuscito a prenderle tutte e due al prezzo di una sola. Inoltre erano le due varianti, non potevo certo lasciarle... Saluti1 punto
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Il vangelo di Giovanni fu scritto originariamente in greco, non in latino né in aramaico. Quindi, "per rispetto" ma anche per opportunità di metodo, andrebbe letto dal greco, possibilmente traducendo in maniera più aderente possibile al significato originario dei termini e delle costruzioni sintattiche. In rete si trovano facilmente delle traduzioni dal greco, ne propongo una tra le prime che appaiono nel mio motore di ricerca: https://digilander.libero.it/longi48/IL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Traduzione dal greco).pdf Certamente la dottrina della divinità di Cristo è presente nel testo e affermata al verso 14. e al 18., dove si dice che Cristo "è nel seno del Padre", cioè partecipa della natura divina di Dio. Ciò non toglie, secondo me, che l'identificazione del Logos con Cristo sia fuorviante perché oscura l'aspetto prioritario del Logos, della parola nel senso del linguaggio, facoltà di articolazione dell'Essere nelle sue qualità. Sarebbe come il proverbiale guardare il dito che indica la luna. In principio era il Logos, non Cristo! Cioè: per vedere ciò che è occorre prioritariamente che vi sia la luce dell'intelletto. Si tratta di una priorità ontologica, la stessa che nell'incipit della Genesi richiede che Dio pronunci le parole "sia la luce" perché la luce prenda ad esistere. La luce prese ad esistere anche se Cristo non era ancora nato (intendo dire all'epoca in cui quel passo della Genesi fu scritto). Siccome amo i parallelismi e le suggestioni, linko anche un articolo dove si parla del mito egizio della creazione del mondo attraverso la parola di Ptah. A me pare pertinente assai. https://www.storicang.it/a/ptah-e-creazione-mondo-attraverso-parola_15220#:~:text=Secondo il mito nato tra,dal dio iniziò ad esistere. Io credo che il miglior modo di rendere onore e rispettare le opere che i nostri avi ci hanno tramandato sia interrogarsi, instaurare parallelismi, interpretare sempre e trovare sempre nuove analogie, nuove suggestioni. Richiedere una conoscenza approfondita come condizione per avere diritto a farsi domande e a tentare risposte è quanto di più oscurantista si possa pensare! Infatti, se la Bibbia fosse veramente la parola di Dio, cosa a cui evidentemente io non credo, chi mai avrebbe le competenze da te richieste come prerogativa per discuterne? Solo io vedo un cervello a destra? Dovremmo allora smettere di studiare la filosofia, la teologia, magari anche la matematica e la fisica, la medicina, la storia e quant'altro? Dovremmo limitarci a imparare a memoria i versi della Bibbia e ripeterli all'infinito come un mantra spegnendo quel cervello che Michelangelo indica come la sede di Dio, che illumina l'Essere permettendoci di intuire il Logos? Vogliamo davvero che Adamo, già abbastanza svogliato nel dipinto, volti pure la testa dall'altra parte lasciando cadere il braccio? Bel modo di rispettare la "Parola di Dio"! Chiedo scusa per l'off-topic e ringrazio ghezzi60 per averci mostrato il bellissimo ruolino del coro, di una fattura eccezionale! 😍1 punto
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Ciao, non so se sono stati fatti studi specifici a tal proposito. Per quanto riguarda altri imperatori dopo i Flavii tale modo di punzonare i numeri è praticamente scomparso dalle legende. Una battuta...forse perché non ha portato in pratica granché bene. In tre che si sono succeduti sul trono (Vespasiano, Tito e Domiziano) hanno governato "solo" per 27 anni...i loro successori saranno stati scaramantici...😅. ANTONIO1 punto
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Vendila su DELCAMPE, gira bene come sito per vendere banconote in euro, io ne ho vendute 2 in 2 settimane e non erano nemmeno FDS, anzi.. una delle due (una 10€ nuova serie E005A1 con codice seriale EB0000032157) in brutte condizioni ma comunque rara l'ho venduta ad un signore che colleziona questi numeri seriali bassi con almeno 5 zeri! Fai una prova perché secondo me il sito merita..1 punto
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Interessante questa cosa, quindi si presenta in tutti i nominali?... si riscontra anche per altri imperatori?...1 punto
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Sono l'unico che fa finta di comprare monete in regalo per i figli, ma in realtà perché voglio qualche pezzo curioso in collezione? Questa mi è finalmente arrivata stamattina: 50 pence 2024 unc colorata dedicata ai 20 anni del libro "il Gruffalo e la sua piccina", uno dei libri preferiti di mia figlia 🤣1 punto
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Ciao, come già detto sulla monetazione dei Flavii è ricorrente la linea orizzontale sopra i numeri. Avendo in collezione numerosi esemplari con tale caratteristica quando li ho acquistati ho fatto alcune ricerche in proposito. La linea rappresentava un moltiplicatore per 1000. Ad esempio sopra un V voleva significare 5000. Non sono mai riuscito a collegare il suo utilizzo sulle monete perché ovviamente gli anni di governo degli imperatori erano misurabili nelle più rosee previsioni in decenni. L'idea che mi sono fatto io ( opinabilissima e moderna 🙂) è che forse rappresentava una sorte di augurio, di buon auspicio di lunga durata del regno? Attendiamo ulteriori interventi in proposito. Posto alcuni miei esemplari con numeri segnati. ANTONIO1 punto
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Ciao Carlo Emanuele I , Quarto di grosso II tipo https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/13 zecca Chambery1 punto
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Anche questo è un bel libro che parla delle città italiane (questo è il I volume) logicamente si parla anche di economia e di denaro specifico. odjob1 punto
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Mi fa piacere che abbia acquistato tu questa moneta. Effettivamente aveva intrigato anche me. Anche a mio avviso l'ipotesi di un falso d'epoca è quella che mi convince di più. I caratteri non hanno senso e sembrano inseriti da persone non letterate. La stella ad 8 punte sembra fatta a mano libera (e probabilmente lo è stata). In teoria all'epoca le monete avevano titolo 250/1000, quindi coniare falsi non argentati portava ad un facile arricchimento. Al di là della foto ti sembra di vedere tracce di argentatura? Dalla foto il colore è un pò strano, quel che si vede non sembra nemmeno rame.1 punto
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mi scuso imperizia chiederò a mio figlio consulenza come migliorare foto e postura saluti ggc1 punto
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Salve,ne ho viste un po e ci sono molte varianti. Prova a vedere su questa lista https://www.acsearch.info/search.html?term=Durotrig+statere&category=1-2&lot=&date_from=&date_to=&thesaurus=1&images=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1¤cy=usd&order=01 punto
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1915 - COMITATO GENERALE DI ASSISTENZA PER LA GUERRA, MILANO. D. COMITATO CENTRALE DI ASSISTENZA PER LA GUERRA. Lo stemma di Milano sormontato da corona turrita: sotto lo stemma: UFF. V.° R. AI FRATELLI DELL'ESERCITO MILANO AUGURANTE. Il Duomo di Milano: sotto 1915. Rifer. Le rivendicazioni italiane del ...n.1861 punto
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vero pero' c'è anche da dire che nella gran parte dei casi si tratta di ripostigli/rinvenimenti che il MUseo non ha ancora potuto classificare (chissà perche i nostri funzionari sono cosi lenti rispetto a quelli di altri Paesi - anche nel rispondere a quesiti inerenti la ricerca .. eppure sono pagati anche per quello - mah). Dubito che ripostigli, soprattutto se di monete in modesta conservazione possano attirare 'milioni' di visitatori. Ai visitatori/turisti lasciamo ammirare le tante bellezze del nostro Paese, compresi le opere d'arte nei Musei, la classificazione dei ripostigli e delle monete nelle 'casse' sarebbe invece molto utile agli studiosi.1 punto
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Solo ora mi sono accorto della differenza di data, tra la mia medaglia e quella fotografata sul volume JOHNSON Le rivendicazioni Italiane del Trentino e della Venezia Giulia nelle medaglie, e posto la scansione ...evidentemente nella mia hanno usato il rovescio della milanese del post 425 "ITALIA LIBERA DIO LO VUOLE"; Sarebbe interessante trovare la stessa originale, nelle mie ricerche non sono riuscito, confido nei lamonetiani...1 punto
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...a seguire COMMEMORATIVA PER VENEZIA D. OGNI VILTA' CONVIEN CHE SIA MORTA. Figura allegorica della Repubblica Veneta seduta di prospetto; tiene la bandiera nella sinistra e la spada sguinata nella destra. Presso la bandiera il Leone alato di S. Marco poggiante sul Vangelo chiuso. In basso in piccolo: FABRIS 1849 - RIPRODUZ. JOHNSON - MILANO. R. Entro corona di alloro : 1848 - 1915. E' la riproduzione del recto della medaglia coniata nel 1849, sui conii del Fabris, dalla Zecca di Venezia per ricordare il decreto 2 aprile 1849 dell'Assemblea Veneta dichiarante: " Venezia resisterà all'austriaco ad ogni costo". Rif. Le rivendicazioni del Trentino... n.1461 punto
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24 MAGGIO 1915 L'ITALIA ENTRA IN GUERRA D. E' LA PIETA' CHE L' VOMO ALL' VOM PIU' DEVE. Figura simbolica di una infermiera in atto di soccorrere e medicare un soldato ferito. Sullo sfondo una scena di combattimento. R. In alto lo stemma della Croce Rossa smaltato, contornato da baionette italiane e nemiche. Sotto in quattro righe: CROCE ROSSA - ITALIANA - 24 MAGGIO - 1915 Medaglie di guerra fatte eseguire dal Comitato Regionale di Milano della Croce Rossa Italiana per opere di assistenza. Rifer. STEFANO CARLO JOHNSON Le rivendicazioni Italiane del Trentino e della Venezia Giulia nelle medaglie Parte III ALFIERI & LACROIX 1919 N. 1311 punto
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I like Julia Domna too but prefer the Eastern coins. Julia Domna Denarius Obv:– IVLIA DOMNA AVG, Draped bust right Rev:– FELECI[TAS] TEMPOR, Basket of grains and fruit. Minted in Emesa. A.D. 194 - 195 Reference(s) – cf RIC IV 619; cf BMCRE 415 Julia Domna denarius Obv:– IVLA (sic) DOMNA AVG, Draped bust right, hair tied in bun behind Rev:– VENERI VICTI (sic), Venus, nude with drapery falling below hips, standing with back turned, head right, resting left arm on low column, holding an apple in extended right hand and palm, sloping upward to left in left hand: coil of drapery falls over column Minted in Alexandria, A.D. 194 RIC -, RSC -, BMCRE -.1 punto
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1865-1915 BANCA POPOLARE DI MILANO CINQUANTESIMO DI FONDAZIONE Bronzo mm 70x50 - Autore: LODOVICO POGLIAGHI, Stab. JOHNSON1 punto
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Tra i miei ultimi acquisti figura questo modesto e comunissimo Aureliano: Si tratta del RIC (online) 1472 (vedi link: http://www.ric.mom.fr/en/coin/1472?tempRIC=&asmSelect0=&Reign=Aurelianus&asmSelect1=&asmSelect2=&asmSelect3=&asmSelect4=&asmSelect5=&asmSelect6=&Titulature=IMP+AVRELIANVS+AVG&asmSelect7=&Legend=VIRTVS+MILITVM&asmSelect8=&asmSelect9=&asmSelect10=&asmSelect11=&BustDescription=&ReverseDescription=&Note=&Reference=&page=1&mod=result&hpp=50&from=advanced) Antoniniano - Zecca di Milano (3 officina) - autunno 271 / autunno 272 D\ IMP AVRELIANVS AVG; busto a destra radiato e corazzato. R\ VIRTVS MILITVM, T; soldato stante a destra con lancia nella mano destra e globo nella sinistra che fronteggia l'imperatore in abiti militari che regge una Vittoria alata con la destra e una lancia con la sinistra. La moneta è accompagnata da un cartellino d'epoca scritto a mano dove, oltre alla descrizione del pezzo e alla catalogazione fatta con il testo di Adolf Occo "Imperatorum Romanorum Numismata", è riportata anche la provenienza: "Nom. 1185 catalogue Santamaria (1914)". Grazie all'aiuto di alcuni amici del forum, come potete leggere qui: ho effettuato una piccola e fruttuosa ricerca fino a recuperare (in copia!) il listino originale di vendita dell'epoca di cui vi allego le immagini: La ditta numismatica P & P Santamaria era una celebre impresa antiquaria che per generazioni ha trattato importanti vendite numismatiche intrattenendo stretti rapporti anche con la casa reale dei Savoia. Qualche piccola informazione la si trova qui: La moneta, è stata venduta ai giorni nostri in un'asta pubblica da parte della casa Sasu Prado Falque Encheres nella vendita n. 2 del 06/12/2017 al sig. B. B. (inserisco per privacy le coordinate) assieme ad altre 14 monete appartenenti tutte alla medesima collezione (e quindi corredate con simili cartellini). Sono poi passate dal sig. B. B. all'attuale venditore T. W. Assieme a questo pezzo, ho acquistato anche un piccolo e simpatico Gallieno, che vi presenterò più avanti, con un'altra interessante annotazione sulla quale purtroppo non riesco ad andare molto avanti con le ricerche... Piccola curiosità di bassa natura economica: il pezzo fu venduto per 1,5 Lire nel 1914 che, stando a un piccolo calcolo fatto con una formula di calcolo online disponibile nel sito del sole24ore, dovrebbero corrispondere a circa 5,93 €... a distanza di 104 anni la moneta mi è costata... 5 € Sperando di non avervi tediato troppo... vi saluto!1 punto
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C'è un margine di giudizio soggettivo e alcune discussioni passate forniscono riferimenti bibliografici. Per me che studio il periodo Adrianopoli-sacco Roma, AE4 è nummo minimo, AE3 è il centenionalis, AE2 Maior Pecunia (messa fuori corso nel 395)1 punto
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