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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/08/25 in Risposte
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o peggio! 😉 Io mi infilo sempre con le mie cosine, appena mi date un appiglio: qui tre gioiose medaglie del '23 - il D è uguale per tutte. La prima posizione "1Pfund Brot" è 1/2 chilo di pane che in un mese passa da 3 (!) miliardi a 260 L'aumento percentuale giornaliero è di circa 8.57 miliardi = 16,04%, fate voi! gli altri due prezzi sono per carne (Fleisch) e la birra ma l'ultima medaglia, quella con la "barca che affonda", apre uno spiraglio alla speranza: viene dato il cambio del "marco d'oro" della riforma finanziaria che seguirà a poco. (chiudo l'intermezzo) Njk5 punti
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Buon giorno a tutti!! Effettivamente è un pò che non partecipo alla vita del forum. Il tema è un pò spinoso e ora sto uscendo. Entro domani cercherò di fare un pò di chiarezza per quanto possibile4 punti
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conviene sempre guardare bene, io, una sera, guardando meglio, ho scoperto che la ragazza con cui uscivo era un maschio.4 punti
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Citare i propri lavori e’ accettabile soprattutto quando strumentale ai fini della ricerca ( come nell’esempio di Arslan - ma anche quello di molto altri autori - citato sopra). grierson - studioso finissimo - citava i propri progressi fatti nelle ricerche precedenti ma proprio per questo era capace - giustamente - di essere molto autocritico verso i suoi lavori precedenti e - maxime - eventuali errori che non aveva difficolta’ - da vero grande studioso - ad ammettere. quello che lascia interdetti qui - oltre la non congruenza delle ricostruzioni - e’ la totale assenza di prudenza nel sostenere una posizione che nella mente dell’autore si presuma corretta ma ogni vero ricercatore - che si sia formato seguendo, criticamente, l’evoluzione degli studi , sa che ogni proposta innovativa che si diparte dalla tradizione e’ opportuno sia proposta almeno dubitativamente. Un’eccessiva assertività - peggio se scade nell’arroganza ( soprattutto quando criticando o dileggiando autori) - non e’ mai segno ne’ di sicurezza intellettuale ne’ dí magnanimità sia verso gli studiosi che ci hanno preceduto ne’ soprattutto di rispetto verso la ricerca stessa. Il motto che preferisco e’ dubito ergo sum O se preferite.. nulla dies sine dubio3 punti
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Scusa il lapsus, in queste due settimane ho dormito poco 😀 Massimiliano Tiburzi, continua così e ti mando i men in black3 punti
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Buongiorno, questi come ben detto sono francobolli di Germania della Repubblica di Weimar , l periodo tremendo dell'inflazione 1923 esistono in tagli anche di miliardi di marchi, io ho diverse lettere del periodo e su una cita: questa mattina per prendere del pane, abbiamo fatto 6 ore di fila, e raccontava che capitava in alcuni giorni che i primi pagavano il cibo , (facciamo un esempio 1) e gli ultimi se arrivavano a prendere qualche cosa pagavano (10) il costo dell'affrancatura della corrispondenza variava ogni giorno, per arrivare a dei prezzi in vari miliardi per una lettera raccomandata questa era la vera così detta " inflazione galoppante"3 punti
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posto queste tre buste dipinte e scritte in Lingua Esperanto, dedicate ai due fenomeni del ciclismo Mondiale, Fausto Coppi e Gino Bartali i due amici - nemici del ciclismo Italiano e Mondiale,3 punti
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Vero. Sopratutto quando sono FDC e puoi ammirare l'intero vecchio conio col bordo rigato:3 punti
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buonasera regnanti, a volte a guardare meglio le proprie monete esce fuori che c'era il fantasmino di cui non ti sei accorto, è il caso di questo esagono di cui avevo notato qualche traccia, ma non tutte, come il 20 messo a 90° ed il 9 di 1894/5, oltre che le scritte che si vedono. la noia fa fare anche queste scoperte.2 punti
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08/02/2025 Buon Pomeriggio a Tutti, condivido di seguito questo marengo d'oro del 1817 Vittorio Emanuele I° Torino - Regno di Sardegna -, da poco entrato in collezione ( grammi 6,42 D 21 mm. ). Ha la cifra 7 della data ribattuta sul 6 ( Cat. Gigante 12a ), la moneta è considerata rara con tiratura di 39.577; ma ho notato che si trova abbastanza in giro. A diritto potrebbe essere un quasi splendido mentre a rovescio solo BB ( rilievi poco marcati e diademi corona consumati ), peccato ! Se qualcuno volesse commentare è il Benvenuto. Grazie.2 punti
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Buona sera a tutti! Inizio col dire che c'è molta confusione riguardo questa moneta. Innanzitutto non dovrebbe esistere in quanto emissione ufficiosa; inoltre proprio per questo motivo non è dato sapere effettivamente quali anni siano stati riconiati in quel periodo e quali no. Non esiste differenza alcuna tra i 1/4 di Lira coniati regolarmente negli anni precedenti e i Daotin coniati nel periodo rivoluzionario, se non per la suddetta cassatura. Secondo le mie fonti in zecca in quei due anni, oltre alle emissioni regolari, sono stati riconiati circa 10.000 Sovrane e Mezze Sovrane, 61.000 1/4 di lira e 303.000 talleri levantini. Al Museo Correr di Venezia sono conservate alcune di queste monete, precisamente due Talleri con iscrizioni risalenti al '48 e che ne testimoniano l'effettivo riconio e alcuni Daotin, degli anni '37,'41,'42,'43 e un solo pezzo con due dritti. Ho scoperto l'esistenza di queste monete grazie a un estratto dei Quaderni ticinesi di numismatica e antichità classiche edito nel 1974 e scritto da Mario Traina, libretto difficile da reperire ma non impossibile, lo consiglio a chi vuole approfondire l'argomento. Tornando alle monete conservate al Correr, delle quali ho le foto ma non i diritti per le immagini e pertanto non posso postarle, devo dire che si capisce molto bene com'è cassato lo scudo in quanto la moneta risulta in altissima conservazione se non per quel punto dove appare mal coniata e generalmente appiattita. Inoltre sulle monete sono presenti evidenti fratture di conio, segno che i coni erano arrivati a fine vita. Probabilmente per questo motivo ne sono stati coniati di vari anni (ma questa è solo una mia supposizione). A proposito di ciò, la cassatura era realizzata riempiendo il piccolo scudo al centro del conio con del materiale prima della coniazione, non veniva scalpellato via proprio nulla dalla moneta finita. Tenete presente che nel conio l'incisione è in incuso quindi va riempito, non asportato. Questo significa che sui daotin che non hanno evidenti discrepanze temporali come il caso unico del '43 (dove le facce della moneta risalgono ad epoche differenti) e l'altro rarissimo caso dove le facce riportano entrambe le effigi, peraltro mai apparso in asta pubblica, il peso dovrebbe essere corretto, pur non presentando lo scudetto centrale. Detto questo si capisce come sia quasi impossibile, per gli anni diversi dal '43, affermare di trovarsi effettivamente di fronte a un daotin, a meno di non avere monete prossime al fior di conio che presentino questa particolarità, come quelle conservate al Museo. Non so rispondere alla domanda riguardo i cataloghi in quanto è da quando ho smesso di collezionare il Regno d'Italia che non ne apro uno; per quanto riguarda la scheda sul catalogo online mi ero proposto di sistemarla già molti anni fa ma non mi è mai stata data autorizzazione. Per logica comunque ritengo che tutti i daotin coniati, indipendentemente dall'anno riportato sulla moneta, siano consecutivi, ovvero coniati uno di seguito all'altro; per questo motivo dovrebbero riportare tutti le medesime particolarità, come schiacciature, segni sui campi e fratture di conio. Unendo questa convinzione alla supposizione che quelli conservati al Correr siano "buoni", posso dire che la moneta del '37, com'è ovvio, non è assolutamente un Daotin, quella del '41, confrontata, secondo me nemmeno, quella del '42 invece secondo me è effettivamente un Daotin coniato nel '48, quella del '43 in alta conservazione è ovviamente buona ed è mia. Aggiungo che del '43 io ne possiedo due pezzi ed entrambi presentano i medesimi segni sui campi, quindi sono di conio anche quelli. Spero di essere stato esaustivo. Ad ogni modo sto ultimando una pubblicazione a riguardo. Buona serata a tutti!2 punti
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Perdoni.... Ma la citazione dello studio l'aveva già fatta lei nel primo post di questo topic. Ed anche estremamente corretta. Chi voleva scaricarlo, leggerlo e citarlo poteva farlo da lì. Quindi cui prodest una nuova citazione in un elenco non ragionato di pubblicazioni?2 punti
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DE GREGE EPICURI Mi pare autentica e coniata. E' una moneta molto comune, e non mi risultano falsi di questa tipologia. Se la linea è in rilievo, credo si tratti del risultato di una frattura del conio (evento abbastanza frequente); se fosse "vuota", si tratterebbe di una frattura del tondello. Al rovescio mi pare ci sia anche un po' di patina antica.2 punti
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DE GREGE EPICURI Moneta piccola ( 3,73 g. e 17 mm) ma interessante e con dettagli abbastanza ricchi. La zecca è quella di Anazarbo, antica e importante città della Cilicia Piana. Al D la testa di Nerone a destra, con la scritta ΝΕΡΩΝ...ΚΑΙCΑΡ. C'è anche una contromarca circolare, non ben leggibile. Al rovescio, una Tyche seduta su una roccia, con un'anfora ai piedi. Legenda: ΚΑΙCΑΡΕΩΝ ΕΤΟΥC ΣΠ. Mi pare sia la RPC 1°, n. 4063. E' presente nella Coll. Lindgren al n. 1424.2 punti
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Serie sovrastampata migliaia - milioni Serie migliaia - miloni Serie miliardi2 punti
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Se non sbaglio, Il trattino fa la sua apparizione nelle emissioni di Vespasiano dall'anno 71 e si trova fino alle ultime emissioni di Domiziano dell'anno 88. Da qui in avanti non il trattino non appare più.2 punti
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@mero mixtoque imperio Riccardo di San Germano, Notaio imperiale, ci fa sapere che fu ordinato alle Zecche di Messina e Brindisi di coniare ed emettere Augustali:"Nummi aurei qui augustales vocantur de mandato imperatoris in utraque sicla Brundusii et Messane cuduntur". Federico II lo ordinò nel "Liber Augustalis". Questo lo evidenzi anche tu nel pdf. La nota n°4 presenta quanto scrive Stefano Locatelli che conferma le 2 Zecche di Brindisi e Messina Sostieni che la prima emissione dell'Augustale risalga al 1229 . Ora la domanda che ti pongo: come fa l'Augustale ad essere coniato nel 1229 quando il "Liber Augustalis" fu redatto nel 1231 ed è nel libro che si ordina di coniare ed emettere Augustali nelle Zecche di Messina e Brindisi? Dopo aver affermato la prima emissione dell'Augustale risalente al 1229 ,poche righe più avanti scrivi"A questo punto si può dire con ragionevole certezza che l'Augustale si coniò a Brindisi e Messina solo a partire dal 1231, ma a Napoli da quando?" Ora chiedi da quando si coniarono gli Augustali a Napoli ???? A pag.3 del pdf, sostieni che il cittadino scalese(come scritto nella cronaca di San Germano) fu incaricato di distribuire gli Augustali presso (San Germano= Cassino) e concludi che il cronista(San Germano)non specificò da quale Zecca dovessero essere presi gli Augustali che il cittadino scalese avrebbe dovuto distribuire e che la sede di Zecca doveva essere necessariamente Napoli. Supposizione, quest'ultima, che non condivido dal momento che ,fino a pag.3 del pdf non c'è nessuna documentazione che affermi la produzione di Augustali a Napoli. Inoltre, non leggo che il cittadino di Scalea si sarebbe dovuto recare a prendere gli Augustali per poi porli in circolazione. Potrebbe essere che gli Augustali gli siano stati fatti recapitare da Brindisi o da Messina, mediante la rete distributiva imperiale. Seguendo la lettura del pdf non ho letto alcun documento in cui vi sia scritto che a Napoli si coniarono Augustali. odjob2 punti
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In ogni caso devo dire che questa cosa delle "monetine" un pochino sta entrando in testa a mia figlia. Ogni tanto capita di trovare qualche monetina per terra e quando la raccolgo mi chiede "ce l'hai? A me manca!" E devo dire, qualche volta mi è anche capitato di trovare qualcosa che mi mancava.. soddisfazione doppia!2 punti
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Cercherò brevemente di referare quest'articolo commentandolo nel dettaglio allo scopo di facilitare la lettura al lettore e spiegando banalmente perchè la tesi dell'autore va, almeno per il momento e in assenza di nuovi documenti, rigettata. L'obiettivo che si pone l'autore è estremamente ambizioso: grazie alla catalogazione degli augustali, realizzata attraverso la monetazione imperiale romana, e grazie allo studio delle legende, ha creato un catalogo preliminare, che non solo offre una cronologia piuttosto attendibile (per l'autore - precisiamo), ma precisa anche l’attribuzione di queste monete alle zecche di Napoli, Brindisi e Messina. Paragrafo 1: L'autore parte dall'assunto che una delle principali zecche del periodo Svevo dopo il 1220 fosse Napoli. Come discusso nel thread relativo a quell'articolo tale assunto non è assolutamente dimostrato, la principale ipotesi alla base di questo lavoro viene a cadere. Come in tutti i lavori di S. Perfetto che ho avuto il piacere di leggere, la ricerca delle fonti e lo studio dei tesoretti è molto ben fatto e di piacevole lettura. In questo lavoro sono ad esempio citati i principali rinvenimenti di Augustali noti fino ad oggi, ricerca che da sola vale la lettura dell'articolo. Tuttavia questa interessante lavoro di ricerca, a detta dello stesso autore, non serve minimamente a dimostrare la tesi dell'articolo. L'autore scrive infatti: "Per ironia della sorte, a parte il tesoro delle Logge dei Banchi, che non è quello ideale per far partire la nostra indagine, applicando il criterio geografico, nessuno di questi tesori è consultabile, in parte per-ché dispersi, in parte a causa delle istituzioni che non rispondono e/o che non sono in grado di esaudire le mie richieste. Quindi, nella speranza di recuperare altri dati dal territorio in un futuro non troppo lontano, ma soprattutto sulla base delle conoscenze sin qui esposte, cercherò di trovare la soluzione al problema attraverso una classificazione mai realizzata prima. " Paragrafo 2: Il paragrafo 2 comincia bene, con una argomentazione molto interessante e condivisibile su titolo, monete di riferimento per la creazione dell'augustale nonché alcuni approfondimenti sulle lettere e sulle somiglianze di queste con le monete senesi. Sulla base dell'interpunzione si cerca di assegnare le monete a Napoli Messina e Brindisi: "Considerato che le monete con anelletto sono le più comuni, vanno intestate alla zecca più produttiva, vale a dire Napoli, mentre quelle con i punti vanno intestate a Messina, generandosi evidente correlazione tra zecche minori nell’impiego dei punti. Questa correlazione giustifica anche l’assegnazione delle monete con due punti a Brindisi..." Ovviamente dato che l'apertura della zecca di Napoli nel periodo considerato è quantomeno dubbia, questa parte paragrafo nonché l'assegnazione alle 3 zecche regnicole perde una buona parte del suo significato. Cominciano ora la parte un pò più traballante del lavoro presentato. Con molta umiltà, l'autore comincia così la sua argomentazione: "Essendomi occupato un po’ di tutte le monetazioni, a cominciare da quella romana imperiale, non ho potuto fare a meno di notare che molto probabilmente ogni profilo, che peraltro può generare una serie di conî con lievi differenze, è ispirato a un imperatore. " Il parametro utilizzato per datare gli augustali è "l’abbinamento di un certo tipo di busto per cui passò alla storia un determinato imperatore ai fatti vissuti da Federico. In tal modo, si datano agevolmente gli augustali ispirati a Cesare e ad Augusto, giacché sarebbero i primi (1229-1231)70, salvo anche alcune emissioni successive (v. infra), nonché quelli ispirati a Giustiniano, il fautore del Corpus iuris civilis, circostanza da abbinare necessariamente alle costituzioni di Melfi e al successivo quinquennio (1231-1236)". Queste alcune immagini, ma l'autore continua inserendo associazioni con Traiano, Costanzo II, Costantino, Giustiniano, Teodosio II, più ovviamente alcuni tipi incerti Con questa identificazione tra volto presente sull'augustale e presunto prototipo, l'autore afferma: " deve prevalere pertanto il criterio dell’identificazione dell’antico Cesare presente sull’augustale, da collegare agli avvenimenti degli anni 1229-1250." "Spunta inoltre un Federico ‘Domiziano’, studioso di diritto, che mantenne una politica sobria durante il suo principato e che pur sempre portò a termine il Colosseo; ma anche un Federico ‘Traiano’, imperatore sotto il quale l’impero raggiunse la massima espansione e che con Catone, Scipione e Giustiniano rappresentava l’immagine della giustizia; poi Caracalla, fautore della Constitutio Antoniniana del 212; quindi Costantino il grande, più che noto per il suo lungo regno caratterizzato dall’editto del 313 e dai vari concili, non-ché per aver introdotto il peso d’oro fino che sarebbe stato recuperato nell’augustale; fino a giungere tra le pieghe auree a una tipologia dell’augustale di Cesare, forse i primi ad essere emessi." L'autore usa questo strumento per datare gli augustali: Ad esempio, "Molto interessante il caso del tipo ‘Domiziano’ (gruppo 3), che fu riservato solo a Napoli. Il conio di questo augustale, probabilmente elaborato intorno al 1236, quando Federico II divenne proprietario dell’anfiteatro flavio, non lavorò oltre il 1244, quando lo stesso imperatore cedette la metà del Colosseo a Enrico e Jacopo Frangipane, investitura che fu prontamente annullata nello stesso mese di aprile da Gregorio IX". Oppure: "non può passare inosservata la presenza del tipo ‘Giustiniano I’, praticamente riservata alle sole zecche di Napoli (A) e di Brindisi (B), con un solo caso messinese (32). Un fatto sorprendente? A ben vedere non tanto, poiché la riforma del diritto del 1231, materializzatasi principalmente nel recupero delle pandette giustinianee, si era accelerata a seguito del tentativo del papa e dei suoi vassalli di spodestare l’imperatore, creando disordini mili-tari e giuridici nella parte continentale del Regno di Sicilia." Ovviamente questo criterio, dal punto di vista filologico, fa acqua da tutte le parti. In primo luogo perchè basato sull'assunto che nel 1230-50, si conoscessero con esattezza le gesta dei vari imperatori, cosa assolutamente non ovvia. Mi sembra improbabile che in quel contesto si conoscesse bene il Domiziano, studioso di diritto, che mantenne una politica sobria durante il suo principato e che pur sempre portò a termine il Colosseo. In secondo luogo si postula che Federico II imponesse la coniazione di un nuovo conio ogni qual volta si sentisse un pò più Domiziano, o un pò più Giustiniano, ecc. ecc. La spiegazione più semplice , quantomeno è a mio avviso, che ad un primo nucleo di monete effettivamente coniate ad imitazione delle monete imperiali romane (Augusto e Cesare), ne seguissero altre di qualità leggermente inferiore perchè coniate basandosi sullo stile delle precedenti. Qualità che scese gradatamente nel corso degli anni. Non a caso, la tipologia più comune risulta essere quella che secondo l'autore imita i folles dei primi anni di Giustiniano, ossia con ritratto con conio qualitativamente inferiore alle prime, probabilmente coniato anni dopo le prime coniazioni di augustali, quando l'attenzione nella produzione delle stesse era probabilmente calata. Tra l'altro risulta un pò complesso affermare una volontà da parte di Federico di rifarsi a Giustiniano con l'imitazione di un Follis, per giunta relativamente raro (quello con volto a destra). In conclusione: Articolo interessante per l'approfondimento degli stili del volto imperiali sugli augustali e sulle fonti, ma da rigettare al mittente per l'assegnazione delle zecche e la datazione basata sui volti degli imperatori, quantomeno opinabile.2 punti
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Ciao, le due monete che hai postato sono quelle del secondo e del primo tipo, rispettivamente, elencate nel Gigante. La differenza del contorno e della perlinatura penso siano dovuti soprattutto alla differenza nel metodo di coniazione. La moneta nella prima foto ha il contorno più marcato in quanto coniata con la virola, un sistema utilizzato per la prima volta sulle monete di Napoleone, che evitava la leggera espansione del contorno. Ti suggerisco la lettura di una discussione di poco tempo fa dove viene spiegata, molto meglio di quanto non possa fare io, la diversa tecnica di coniazione. @lorluke è un esperto che potrebbe darti maggiori informazioni. una saluto2 punti
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Nell'abstract leggo testuali parole: "A seguito della recente scoperta dell'ampia attività della zecca di Napoli nel periodo svevo..." Presunta scoperta fatta dall'autore in questione naturalmente e su cui, fino adesso, non ho letto nessuna conferma da parte di nessun altro studioso, al momento il silenzio più totale se non la recensione quantomeno dubbiosa di Raffaele Iula ad un saggio precedente di simile tenore, più che una "scoperta" aperta al dibattito scientifico, sembrerebbe più un'espressione di "solismo canoro" (ce la suoniamo e ce la cantiamo...)2 punti
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Concordo con gli altri utenti, le 500 lire caravelle sono tra le monete più belle della repubblica.2 punti
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Ciao, le foto sono piccole, da quello che vedo direi : Napoli, cavallo di Ferdinando II d'Aragona 1495-1496, ribattuto su precedente cavallo di Carlo VIII di Sulmona2 punti
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Ciao a tutti, aggiungo un cavallo da decifrare con vari strati, abbiamo un cavallo di Sulmona e un cavallo di Ferdinando con la T di Tramontano (non ho il peso).2 punti
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Perdonate tutti l'off topic ma mi sovvengono prepotenti questi esametri dattilici di Lucrezio Suàve, marì magnò turbàntibus àequora vèntis è terrà magnum àlteriùs spectàre labòrem; nòn quia vèxarì quemquàmst iucùnda volùptas, sèd quibùs ìpse malìs careàs quia cèrnere suàve est. et coetera PS. a prescindere da tutto una discussione interessante.2 punti
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Vero! Bellissima! Onestamente anche la moneta da 1000 lire bimetallica è una bella moneta a mio avviso2 punti
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Il contorno è identico cioè in incuso e no in rilievo con filetti cambia per bordo sfuggente o quasi assente ,la testa è leggermente diversa e perlinatura o zigrinatura bordo più distanziata . Il catalogo Gigante lo spiega meglio di me. Questo sotto è errato.1 punto
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No, sono denariano, al massimo mi metterò un po' in malattia 😀1 punto
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le combinazioni possibili sono: DN RG TASA DN RG TRSΛ DN RG TRS\ DN C AMU o simile anche se non vedo tutte le caratteristiche del rovescio per essere certo, la tua al 99% è la seconda DN RG TRSΛ saluti Alain1 punto
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Buon Pomeriggio certo che secondo me l'acquisto delle once è stata un po' una fregatura... queste costano meno e la tiratura totale è alta... mi fa specie che tutte e 6 le olimpiche siano ancora disponibili e nemmeno in esaurimento; io sinceramente mi sto disaffezzionando a IPZS mi sembra che ci trattino tutti da "allodole"...1 punto
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qui sotto si legge meglio: niente punzoni sulla medaglia? si chiama "serie aurea" non "nikelia"😁 https://www.lamoneta.it/topic/172646-viva-il-crudino/1 punto
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Salve. Non siamo a Iconio, in Licaonia, ma a Miletopolis, in Misia. Al dritto la scritta è Αὐτο(κράτωρ) Τραϊα(νὸς) Ἁδριανός (Imperatore Traiano Adriano). Il nome dell’imperatore noto semplicemente come Adriano è Publio Elio Traiano Adriano. Al rovescio la scritta è Μειλητοπολειτῶν (dei Miletopolitani). Esemplare presentato alla Leu Numismatik, Web Auction 26, lot 2548, 08.07.2023. Starting price: 25 CHF. Price realized: 35 CHF. Description The Collection of E. ten Brink: Hadrian MYSIA. Miletopolis. Hadrian, 117-138. Assarion (Bronze, 21 mm, 5.78 g, 6 h). ΑΥΤΟ ΤΡΑΙΑ ΑΔΡΙΑΝΟ Laureate bust of Hadrian to right, wearing balteus and with slight drapery on his left shoulder. Rev. ΜЄΙΛΗΤΟΠΟΛЄΙΤΩΝ Bust of Athena to right, wearing crested Corinthian helmet and aegis. RPC III 1653. SNG Copenhagen -. SNG Paris 1311. Rare. Some deposits, otherwise, nearly very fine. From the collection of Eric ten Brink, ex Münz Zentrum Rheinland 174, 2 September 2015, 252. Buon fine settimana, apollonia1 punto
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Ciao a tutti, oggi vorrei condividere con voi una delle prime aggiunte del nuovo anno, una moneta che volevo già da un po' ma per un motivo o per l'altro non avevo ancora avuto occasione di prendere. Si tratta di un bellissimo denario della Gens Pompeia che, a parte il meraviglioso ritratto di Roma al dritto che considero un bonus non da poco, al rovescio presenta una raffigurazione spettacolare del mito della Fondazione di Roma, non mi dilungo sul quest'ultimo perché immagino non ci sia molto da aggiungere a quello che tutti già sanno. Un ulteriore "bonus" è dato dal fatto che la moneta appartiene alla Gens di Pompeo Magno e quindi posso anche spuntare una casella dalla mia lista di Gens dei protagonisti della storia repubblicana. Tornando al rovescio in questione vi sono raffigurati la lupa mentre allatta i gemelli. Dietro abbiamo il pastore Faustulus che si appoggia ad un bastone mentre tende una mano verso il ficus ruminalis sul quale si trovano 3 uccellini, uno forse è un picchio? Di solito a quanto so è quello che viene raffigurato sul ficus. Non capisco bene il gesto di Faustulus, se sta semplicemente tendendo la mano verso il ficus, se ha un fico fra le mani o se magari a qualcosa a che vedere con l'uccellino sul ramo. Mi entusiasmano tantissimo i dettagli, come la veste del pastore, le costole (?) visibili sul corpo della lupa e tutta la scena in generale, impressionante come (lo diciamo spesso) una rappresentazione così dettagliata stia su un tondello così piccolo, non credo sia stato semplice come semplice non è stato coniarle visto che non è sempre facile trovarne una con la raffigurazione o la legenda complete. Nello scegliere l'esemplare da aggiungere in collezione ho dato priorità alla rappresentazione del rovescio, sono estremamente soddisfatto della mia scelta e della moneta in generale perché come dicevo anche prima, non è assolutamente trascurabile neanche la qualità del dritto, ci tengo anche a ringraziare il numismatico (di solito uso venditore ma anche se è pure quello chiaramente non mi sembra che la parola descriva ciò che questa persona significa per me e per la mia passione) che mi ha aiutato nella scelta con la consueta competenza e affidabilità. Veniamo quindi alla moneta: Gens Pompeia-Sex. Pompeius, Denario, Roma, 137 a.C., Crawford 235/1b 4.04g X 18mm, Argento D/ Testa di Roma con elmo attico alato; davanti, X; dietro, una brocca. R/ FOSTLVS - SEX PMO / ROMA; il pastore Faustulus che guarda la lupa che allatta i gemelli; dietro, il ficus ruminalis. Ringrazio tutti per l'attenzione, alle prossime, Matteo1 punto
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Cook islands 2025 - 100 dollari in ag.999 (1 chilogrammo) Topografia ad alto rilievo delle Hawaii1 punto
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In questi francobolli abbiamo fra le altre varie navi da guerra progettate prima e durante la guerra fredda, alcune ancora in servizio all'epoca dell'emissione e tutte tipiche dei loro tempi. Ne voglio evidenziare una molto particolare, l'unità della classe Nibbio (meglio nota come classe Sparviero) nel quarto francobollo della prima quartina. Progettate negli anni '70 e messe in servizio negli anni '80, erano aliscafi concepiti come unità motomissilistiche leggere con il ruolo di pattugliatori, appoggi alle unità maggiori e pedine furtive per imboscate al nemico. Erano armati solo di due missili antinave OTOMAT e un cannone da 76 mm ma avevano il vantaggio di essere molto veloci quando "decollavano", potendo raggiungere quasi i 50 nodi dove le navi da guerra più potenti delle altre categorie raramente superavano e superano tutt'oggi i 30. Come ai nippofili quali @caravelle82 interesserà sapere, l'idea piacque molto ai giapponesi, che nei primi anni '90 costruirono su licenza tre unità (tutt'oggi le uniche navi da guerra straniere che il Giappone abbia mai importato) su dodici previste, modificate per imbarcare i loro missili antinave SSM-1B Type 90 e un cannone da 20 mm. Entrambe le marine però constatarono che nonostante la loro utilità queste navi avevano il difetto di una gestione molto costosa, quindi alla fine degli anni '90 decisero di radiarle.1 punto
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Purtroppo l'autore sta costruendo un castello di carte andando di autocitazione in autocitazione. Prima di affrontare questo articolo, purtroppo, tocca discutere i precedenti, che presentano lacune e forzature evidenti ma che vengono utilizzati per giustificare i lavori successivi, come quello presentato in questo thread. Ho referato l'articolo in cui si parla di Napoli come principale zecca del regno, ovviamente facendo cadere gran parte del castello di carte (bastava soffiare, le forzature erano spesso imbarazzanti). Le conclusioni che, a mio modesto avviso, si traggono dalle fonti discusse dal Perfetto è che Napoli aveva diritto a battere moneta dal 1190 al 1220. E' possibile la coniazione di ulteriori tipologie monetarie anche successivamente, in special modo di oro, in occasioni straordinarie ed in presenza del sovrano, ma tale coniazione non è ancora dimostrata e non aveva verosimilmente carattere continuativo. L'ipotesi che Napoli fosse un'importante zecca del regno dopo il 1220 rimane pertanto un'ipotesi, per giunta remota, non supportata dalle fonti se non dai ricordi di Loise De Rose, che però scrive un secolo dopo parlando di una zecca a Napoli nel 1229, insieme ad eventi palesemente mai accaduti. Con un pò di calma discuterò quello presente in questa discussione (ci vogliono alcune ore e per oggi ho già dato).1 punto
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Uno dei problemi fondamentali della numismatica è la presenza di numerose pubblicazioni che mancano di un referaggio serio. Questo fa sì che si costruiscono gradualmente castelli di carte su castelli di carte che portano poi a concludere che: la zecca principale del periodo svevo era Napoli Il problema fondamentale del lavoro che si mettono assieme informazioni innovative ed interessanti con altre che spesso poggiano su una forzatura estrema delle fonti. Reputo opportuno quindi referare quest'articolo così da far riflettere il lettore quando si trova a leggere determinate conclusioni. Il testo comincia col dimostrare un privilegio concesso ai cittadini di Napoli, permettendo loro sia l’accesso alla cavalleria che il diritto di coniare moneta d’argento in città. L'atto è autenticato con il sigillo reale e redatto a Palermo nel 1190, durante il primo anno di regno di Tancredi di Sicilia, che regnò dal 1190 al 1194. In altre parole, Napoli ha la facoltà di coniare monete quantomeno dal 1190. Nulla da obiettare. Un ulteriore documento dimostra la probabile esistenza di uno zecchiere a Napoli in data 1200. Il documento è però citato in lavoro del 18° secolo. Dell'originale non si ha traccia, come lo stesso autore ci conferma, con molta onestà. E fin qui, nulla da obiettare. Abolizione dei privilegi di Tancredi - 1220. Il precedente privilegio viene abolito in seguito alle assise di Capua del dicembre del 1220. Verosimilmente Federico II, riordinò le zecche chiudendo tutte le zecche del Regno eccetto Brindisi e Messina, come acclarato anche da altre fonti, come da San Germano, che in seguito parlerà solo ed esclusivamente di queste due zecche. Plauso all'autore! Fin qui articolo interessantissimo. viene poi citato un provvedimento di Giovanna I in cui si afferma che agli zecchieri di Napoli (siamo nel periodo Angioino) si estendono gli stessi privilegi delle zecche di Brindisi e Messina, confermando le immunità. Inserisco il testo tradotto di pertinenza: Giovanna, per grazia di Dio Regina di Gerusalemme e di Sicilia, del ducato di Puglia e del principato di Capua, Contessa di Provenza e Forcalquier nonché del Piemonte, al Maestro della Giustizia o al suo vice, ai Regenti della Corte Vicaria del Regno di Sicilia, ai Giustizieri, Capitani, Segreti, Maestri Portolani e ai loro luogotenenti, vicari, magistrati, giurati, camerari, baiuli, giudici, periti estimatori, tassatori, esattori, nonché agli altri ufficiali e persone costituite nelle terre e nei luoghi del detto Regno, presenti e futuri, che ispezioneranno queste lettere, ai nostri fedeli, grazia e benevolenza. È noto alla nostra Corte, per i pertinenti privilegi concessi dai signori nostri bisavolo, avo e padre, Duchi e Re di illustre e venerata memoria, l’immunità, il privilegio e la libertà già da tempo concessi agli ufficiali della Zecca di Brindisi e Messina, così come risulta dal privilegio esibito in pubblico documento che conferma la medesima immunità concessa a detti ufficiali della Zecca dall’imperatore Federico, un tempo sovrano dei Romani, prima della sua deposizione ed scomunica, il cui contenuto è espressamente dichiarato nella loro serie, ovvero: Affinché tutte le persone idonee e utili ai servizi delle nostre Zecche siano immuni ed esenti da tutte le tasse, imposte e servizi, e affinché non siano tenute a rispondere di alcuna causa, sia civile che penale, davanti a qualsiasi giudice o ufficiale della nostra Corte, se non davanti ai maestri delle nostre Zecche in carica al momento. E che godano di tale immunità e libertà le persone deputate al servizio della nostra Zecca di Napoli, idonee e utili, come erano solite godere in virtù delle lettere dei predetti signori, il nostro bisavolo, avo e padre. L'autore interpreta il passo, non si capisce perchè, come una conferma che Napoli avesse privilegi di zecca nel 1227, forzando la traduzione del testo. Giovanna afferma semplicemente che Federico II era imperatore dei romani fino alla scomunica del 1227 (Giovanna intende che con la scomunica Federico decadeva dal titolo imperiale). Non si capisce come l'autore sia riuscito ad associare tale data ad una attività della zecca di Napoli. Cominciano or le dolenti note! il testo citato non ha nulla a che vedere con una presunta attività della zecca di Napoli dopo il 1220 e l'interpretazione in tal senso appare come una forzatura. Sede di zecca nel Palazzo di Pietro delle Vigne e alla Pietra del Pesce (1220-1249 e 1280). Paragrafo a tratti surreale. Un documento di epoca Angioina (1305) afferma che la moneta era coniata in maniera consuetudinaria nel palazzo di Pier delle Vigne. L'autore interpreta il passo come se la moneta fosse coniata in tal luogo dal tempo di Pier Delle Vigne. Che è un pò come dire che se la zecca di Roma si sposta a Palazzo de' Medici a Firenze, all'ora l'euro si coniava a Firenze dal 1400. L'interpretazione corretta e più logica è che il palazzo di Pier Delle Vigne era sede della zecca da parecchi anni, probabilmente dal 1278. Altro paragrafo surreale, il paragrafo 6 in cui le fonti vengono stravolte per dimostrare la tesi dell'autore. L'autore cita Riccardo di San Germano: "Imperator cum fortunato crucesignatorum exercitu venit Capuam mense Septembris et ab ista parte Capue Sarracenorum cuneos ordinavit, seque Neapolym contulit eris et gentis a civibus auxilium petiturus". Che si traduce con: L'Imperatore, con il vittorioso esercito dei crociati, giunse a Capua nel mese di settembre e, da quella parte della città, schierò le schiere dei Saraceni. Quindi si diresse a Napoli per chiedere aiuto in denaro e in uomini ai cittadini." Secondo l'autore Federico non era in cerca di denari, ma di metallo (eris) da battere. A parte il fatto che, anche interpretando così il testo, nulla implica che tale metallo andasse poi coniato a Napoli, il problema fondamentale è che la nostra fonte, Riccardo di San Germano, quando scrive esplicitamente delle emissioni monetarie Sveve dal 1221 in poi, cita solo e semplicemente Brindisi e Messina. Non si capisce quindi perchè in questo testo, e solo in questo avrebbe dovuto citare Napoli come zecca (cosa che peraltro non fa, se non forzando la traduzione del testo). Altri autori, come Garufi, hanno già in passato tradotto diversamente dall'autore lo stesso testo. Ricordi di Loise de Rosa. Fonte interessante, essenzialmente Loise trascrive i ricordi del padre, mastro di casa di molti regnanti napoletani, vissuto a metà del '300. La fonte ci dice esplicitamente che nel 1229 furono coniate monete a Napoli, in una situazione d’emergenza e col precipuo fine di saldare il riscatto a beneficio del sultano e, s’intende, delle forze alleate di Federico, tornesi. La fonte è univoca, ancorché isolata. Tuttavia qualche dubbio sulla veridicità di questo avvenimento viene dal fatto che durante la sesta crociata non si combatté nessuna battaglia (fu un accordo diplomatico), per cui non si capisce quale riscatto andasse pagato. Comunque la lettura dell'intero testo rende la fonte estremamente poco affidabile: essa afferma che il sultano rinuncio al riscatto in quanto divenuto cristiano. Le monete tornate indietro (tornes indereto) diedero il nome alla moneta Tornese. Personalmente non darei eccessivo peso a questa fonte. Paragrafo 9. Essenzialmente una fonte contraria all'imperatore narra un episodio di confisca dei beni ecclesiastici per finanziare l'esercito imperiale. Pietro delle Vigne suggerisce di requisire gli oggetti preziosi delle chiese per coniare moneta e sostenere la guerra, promettendo una futura restituzione che però non avverrà mai. Il testo evidenzia la spregiudicatezza della politica imperiale nei confronti del potere ecclesiastico, ma non dice nulla su eventuali zecche di emissioni. L'autore al contrario vi vede un riferimento alla zecca di Napoli.... Mah. Paragrafo 11. Anche qui documenti interessanti, dove non viene mai citata la zecca di Napoli. Per risolvere la questione l'autore scrive: "la sicla per antonomasia era quella di Napoli, vale a dire una sicla che non necessitava di genitivo (in quanto sicla di tutti), a differenza Brundisii et Messanae". Ovviamente l'interpretazione di tale paragrafo è da rigettare completamente. Come già riportato non vi è ALCUNA fonte che attesti l'esistenza di una zecca a Napoli dopo il 1220, per cui dire che la zecca per eccellenza fosse Napoli non ha al momento fondamento, anzi. Il testo ci dice che avvenne una sostituzione degli zecchieri perchè i vecchi avevano fornito ai mercanti info sul vero valore delle monete. poichè le uniche monete che avevano valore fiduciario e avevano un valore che poteva confondere i mercanti erano i denari, presumibilmente si parla di denari. Ma Riccardo di San Germano ci dice che i denaro erano coniati a Brindisi e Messina. Per cui l'interpretazione dell'autore è da rigettare. Paragrafo 12. Anche qui il testo non dimostra alcunchè. Si parla di una concessione fatta ad un mercante Fiorentino da parte di Federico II per battere moneta su modelli Pisani e di utilizzare una miniera nella zona di Grossetto. Siamo nel 1243 e Federico II risiedeva proprio a Grosseto. Non si capisce perchè tale mercante avesse mai dovuto coniare moneta a Napoli. L'autore tuttavia desume questo. Interpretazione da rigettare al mittente. Nell'ultimo paragrafo, il 13, l'autore ipotizza che il Delle Vigne abbia diretto la zecca durante qualche fase federiciana, in attesa che il documento giusto venga fuori. E aggiungerei anche di qualche fonte reale che parla della zecca di Napoli post 1220. Conclusioni: Napoli aveva diritto a battere moneta dal 1190 al 1220. E' possibile la coniazione di ulteriori tipologie monetarie anche successivamente, in special modo di oro, in occasioni straordinarie ed in presenza del sovrano, ma tale coniazione non è ancora dimostrata e non avevano verosimilmente carattere continuativo. L'ipotesi che Napoli fosse un'importante zecca del regno dopo il 1220 rimane pertanto un'ipotesi, per giunta remota, non supportata dalle fonti se non dai ricordi di Loise De Rose, che però scrive un secolo dopo parlando di una zecca a Napoli insieme ad eventi palesemente mai accaduti.1 punto
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Ottima moneta sia come conservazione sia come raffigurazione allegorica del rovescio . Di questo esemplare si conoscono due varianti con gentilizio PMO e PO , con Cognome FOSTLUS e F - OST LUS Chissa' per quale motivo questo monetiere delle Gens Pompeia volle darsi il Cognome derivante dalla mitologia romana , da Faustolo , il pastore che trovo' la cesta con Romolo e Remo nel punto dove il Tevere lambisce il Palatino . Probabilmente questo ramo della famiglia romana Pompeia (?) si vantava di discendere da Faustolo e coniò una moneta che mostra il pastore Faustolo , i due gemelli e la lupa che li allatta . Sextus Pompeius Fostlus emise un denario d' argento, intorno al 137 a.C., che mostrava, sul retro i gemelli mentre erano allattati da una lupa , con il pastore Faustolo alla loro sinistra .1 punto
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Ha ragione, la moneta è di Massimiano Erculio, nella leggenda del dritto manca una lettera, sicché leggiamo MAXIMINVS invece che MAXIMIANVS, palesemente un errore dell'incisore.1 punto
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Buongiorno, ultimi appunti su : Errori di colore - scambi di colore e Saggi. di queste tipologie ve ne sono molte nel mercato, fare attenzione massima, scegliere sempre francobolli firmati da periti conosciuti o se di più alto valore, certificati, sono dei francobolli che sono stati soggetto di moltissime falsificazioni. Questi invece sono una carrellata di FALSI:1 punto
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Salve,ne ho viste un po e ci sono molte varianti. Prova a vedere su questa lista https://www.acsearch.info/search.html?term=Durotrig+statere&category=1-2&lot=&date_from=&date_to=&thesaurus=1&images=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1¤cy=usd&order=01 punto
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Cari SPECULATORI che ne avete comprate per poi rivenderle (o per scambiarle) approfittando appunto del fatto che il sistema disastroso ipzs permette di comprarne di più con metodi farraginosi di coda e senza limitarne 1 a testa. Il collezionista che merita il mio rispetto è quello che non se ne approfitta in modo continuativo per guadagnare soldi comprando per rivedere. Perché questo danneggia il mercato. Chi che se ne ha già comprata una si ferma lì e al click day successivo lascia spazio a chi non l'ha presa la prima volta... merita il mio rispetto. Inoltre tra collezionisti ci si aiuta... Io per lo meno io lo faccio quando posso con chi conosco personalmente1 punto
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sono dispiaciuto nel vedere che molti commenti in questo forum, che dovrebbe essere di collezionisti, sono invece speculatori Molto male, il forum purtroppo dovrebbe essere al servizio dei collezionisti senza gli speculatori ed i commercianti. Le informazioni condivise dovrebbero essere utili ai collezionisti che cercano di comprare una moneta invece agebvolano le persone che entrano qui a scopo di lucro. Un forum con gente selezionata e filtrata per lo storico di contenuti che dimostrano di essere veramente collezionisti, sarebbe tutt'altra cosa.1 punto
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Buon pomeriggio a tutti. I recenti contributi di @dracma, sia sul forum che nell'ultimo volume della pubblicazione "The coins of Tarentum" (a proposito, complimenti!) mi hanno indotto ad approfondire gli aspetti delle riconiazioni magno-greche. Ho appena acquistato il volume di Salvatore Garraffo su questo argomento, non vedo l'ora di iniziare a studiare. Un caro saluto, Τάρας1 punto
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Buona domenica a tutti i lamonetiani... tanto per non perdere il vizio vi posto questa moneta, sempre in rame, sempre per Ferdinando IV: un 3 tornesi 1793 (ultimo anno per questo nominale) la moneta è giudicata rara .Queste monete in rame pesano circa 9,5 grammi e hanno un diametro che oscilla tra i 28 e i 29 mm. Il contorno presenta una treccia in rilievo (vedi foto) Il motto PVBLICA//COMMODI//TAS sul rovescio , letteralmente "comodità pubblica", allude alla comodità d'uso di questi nominali per le spese quotidiane, al loro uso spiccio per le compravendite minori. Furono battute dal 1788 al 1793 e possono presentare sulla corona le sigle C.C. Cesare Coppola o A.P. cioè Antonio Panelli (maestri di zecca) o più raramente le sigle R.C. Regia Corte ad indicare che queste erano monete a beneficio della Corte e in particolare della Regina Maria Carolina, che utilizzò il ricavato da tali emissioni anche per scopi politici. Ancora più rara la pubblica senza sigle giudicata nei cataloghi r4. Ora mi chiedevo, l'assenza delle sigle che significato ha, se ce l'ha? E poi tornando alla moneta che vi sottopongo che conservazione gli attribuireste? Ha circolato molto? Vi piace? Grazie a chi contribuirà alla discussione. Come al solito sfilza di foto. Ciau!1 punto
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Ecco le caratteristiche e la scansione del 10 lire del 1963 diametro 23 mm, spessore 2 mm peso 1,71 grammi asse ruotato di 45° (con le spighe all'osservatore e il 10 in alto ruotandola secondo tale asse la scrittra REPUBBLICA ITALIANA è a sinistra dell'osservatore e la data a destra entrambi di lungo dal basso verso l'alto)1 punto
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