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  1. caravelle82

    caravelle82

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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/23/25 in Risposte

  1. Gli ultimi arrivi Tallero senza data. Esemplare splendido al dritto, al rovescio il conio è stanco Tallero del 1607, condizione non eccelsa, ma millesimo rarissimo: 5 esemplari noti, di cui uno nella Collezione Reale, più altri 2 con data corrotta di difficile lettura. un bell'R4 Tallero del 1613. Un R5. In tutto sono noti 2 esemplari
    5 punti
  2. La mia sciabola con tre fiamme regolarmente dichiarata. Mostrine e stellette.
    4 punti
  3. Che la disposizione dei pallini dello stemma del Portogallo può essere diversa e nei modi più disparati,a mio avviso non si può parlare di variante,ma sono semplici curiosità o varietà...
    4 punti
  4. Salve. Come annunciato nella discussione La battaglia di Pavia nelle stampe in “Altre forme di collezionismo”, descrivo qui la medaglia in tema presentata all’Asta Varesi 68 e la sua storia (https://www.frisione.it/Data/Sites/1/media/aste/asta_68/6_Pavia.pdf). L’esito della battaglia di Pavia del 24 febbraio 1525 che ha condizionato gli assetti politico/territoriali in tutta Europa nei decenni successivi ebbe un notevole richiamo anche in opere letterarie, in numerose incisioni e xilografie e in alcuni dipinti. Tra tutta la produzione artistica spiccano gli arazzi conservati presso il Museo di Capodimonte di Napoli. La battaglia venne ricordata anche con una medaglia, estremamente rara, apparsa in un’asta svizzera Scheizerischer Bankverein, Numismatische Abteilung, Auktion 37, 24-27 gennaio 1995, Basilea, n. 2419. La medaglia proviene dalla collezione del Conte Weiland Arthur von Enzenberg, dispersa a Praga nell’asta Gerhard Hirsch e Otto Helbing Nachfolger del 15 novembre 1934, descritta al lotto n. 87. Questa medaglia era presente anche nella collezione del Barone Adalbert von Lanna che andò dispersa a Berlino nell’asta Rudolph Lepke nei giorni 16-19 maggio 1911 al n.642 e nella collezione dell’Arciduca Sigismondo d’Austria, dispera nell’asta Adolph Hess a Lucerna 14 novembre 1933 al n.56. Un altro esemplare è apparso nell’asta n. 17 Auktionshaus H.D. Rauch di Vienna del 31 ottobre 1975 al n.481. Inoltre dalla bibliografia consultata risulta un altro esemplare nella collezione del Principe Wihelm Albrecht di Montenuovo venduta a Francoforte da Adolph Hess nel 1880-1886 descritta nel listino del 1881 al n.578. Medaglia (57,99 g; 59,99 mm); 1525 D/ •CHRVS •REGIT•ANIMAS•HAEC•REGNA•CAROLVS•VSVS•EST•POPVLI Busti di fronte di Carlo V a sinistra e Ferdinando I imberbe a destra, posti entro un tempietto trionfale riccamente decorato, di disegno rinascimentale, a cupola con occhio centrale sorretta da quattro colonne. Ai lati delle colonne in primo piano due soldati con fiaccola. In esergo un Genio alato di fronte tra l’aquila imperiale a destra e lo stemma d’Austria a sinistra su cartigli. R/ •DNS•DISSIPAT•POPVLOS•QVI•BELLA•VOLVNT•ET•SIBI•IPSIS•CONFIDVNT Vista prospettica dei luoghi della battaglia: al centro il Parco visconteo racchiuso dal muro orientale, occidentale e settentrionale; in basso è raffigurata la Certosa, più sopra il castello di Mirabello e più in alto la Torretta. Il parco è attraversato da un corso d’acqua (probabilmente la Vernavola), al di sopra ci sono tre personaggi coronati in corrispondenza dei tre stemmi araldici (sono i tre sovrani che erano presenti sul campo di battaglia e precisamente il re di Scozia, il re di Navarra e quello di Francia. A destra le truppe imperiali respingono quelle francesi. A destra gli accampamenti francesi con alcuni soldati caduti, le artiglierie in posizione per bombardare la città. Al centro della battaglia i trinceramenti francesi al di sopra dei quali è rappresentata Pavia con le mura e al centro del perimetro il castello visconteo. Più in alto il Ticino e l’isola formata dal Gravellone, il Borgo Ticino, con a sinistra lo stemma francese a indicare la posizione delle loro truppe, collegata alla città dal Ponte Coperto e da un ponte provvisorio a monte. Sullo sfondo le colline dell’Oltrepò. La base d’asta della medaglia estremamente rara (Ag: 57,99 g; 59,99 mm; grado di conservazione BB) era di 6.500,00 EUR ed è stata aggiudicata a 6.800,00 EUR (Numero offerte: 2). Esemplare in buone condizioni nonostante la rimozione maldestra di un appiccagnolo che, a nostro avviso, nulla toglie al fascino e alla bellezza di questo esemplare. La medaglia non è datata e venne indicato il 1525 nel catalogo d’asta. È stata voluta probabilmente da Ferdinando I che in quelle circostanze aveva inviato reparti di cavalleria in rinforzo alle truppe imperiali che si accingevano a rompere l’assedio. La sua produzione è stata affidata a Conz Welcz, incisore della Boemia attivo a Joachimsthal, 1527-1553. ( https://www.nga.gov/collection/artist-info.5541.html ). apollonia
    3 punti
  5. Assisi é una cittadina magica. Mi ha sempre rilassato e mi ha fatto vivere in una dimensione diversa. Bellissima Assisi. Non la scorderò mai. Come mai scorderò quella basilica di San Benedetto a Norcia distrutta insieme a case abbandonate e mezze andate... L' Umbria é bellissima, mi ricorda tante cose, ma anche quelle tragiche. Un abbraccio va anche alla popolazione di Norcia che tanto mi ha colpito nel volersi rimettere in gioco. ❤️ (Scusate l' OT)
    3 punti
  6. Oggi su di un banchetto una scatola di scarpe piena di biglietti tedeschi logori/molto logori di grandi dimensioni ad un euro, quasi tutti del periodo dell'inflazione della Repubblica di Weimar, praticamente i soliti già visti e molto ripetuti. L'unico biglietto che ha attirato la mia attenzione, che all'inizio avevo scambiato per un depliant pubblicitario dell'epoca , questo dieci milioni di marchi (emissione locale) dell'agosto del 1923 della città di Duisburg (in italiano Duisburgo) storica città attualmente della Renania. Carta consistente filigranata per esteso formata da rombi posti a spina di pesce, avrebbe perso il suo valore il 31 dicembre del 1923. E' raffigurata una delle tante acciaierie, vanto della città, tutte completamente distrutte dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale. (cm. 19 x cm. 11) (cliccarci sopra per ingrandire)
    3 punti
  7. Buongiorno, segnalo che venerdì 21 marzo sarò ospite del Circolo Numismatico Ticinese con la conferenza "Committenza e finalità del riconio della medaglia pontificia nel XVII secolo". Verranno discusse brevemente le riconiazioni di medaglie papali degli Hamerani e del Mazio; si passerà quindi alla presentazione di casi in cui le medaglie del XVII secolo furono riconiate anni dopo la prima tiratura (commissionata dalla Camera Apostolica) oppure addirittura dopo la morte del pontefice effigiato. Verranno analizzate inoltre le richieste per tali medaglie, il loro impiego nei cerimoniali e la scelta dei tipi oggetto di nuova tiratura. Cordiali saluti, Antonio Rimoldi
    2 punti
  8. Il quotidiano Il Foglio pubblica una bella intervista a Laura Cretara, come tutti sanno autrice della faccia nazionale italiana della moneta da 1 euro con l'Uomo Vitruviano, nella quale l'artista ripercorre le tappe della sua carriera: https://www.ilfoglio.it/cultura/2025/02/22/news/laura-cretara-con-le-mie-monete-ho-riscattato-anche-le-donne--7448054/ Un plauso a Il Foglio, per una delle rare volte in cui la stampa generalista si occupa di numismatica in modo serio e approfondito... chapeau petronius
    2 punti
  9. In foto abbiamo il confronto tra due banconote da 1000 lire Verdi 2ºtipo. Questa tipologia è da sempre presa di mira da alterazioni a causa del suo contrassegno molto facile da scolorire. Oggi voglio rivolgere l’attenzione verso una variante che più volte ho visto in giro, facile da riprodurre e che può ingannare anche i più esperti. Mi riferisco alla variante “Contrassegno decentrato”. In alto come potete osservare vi è un biglietto assolutamente genuino che presenta il classico contrassegno a medusa. Sotto invece la presunta variante che dovrebbe prevedere il contrassegno stampato per errore decentrato rispetto al suo naturale luogo di collocamento. Peccato che in questo caso (e nella maggior parte dei casi che ho potuto visionare), si tratta di alterazioni postume. Vi svelo alcuni trucchetti per poterlo capire. Innanzitutto come prima cosa hanno scolorito il contrassegno originale e come sapete dagli esperimenti dei mesi passati, di solito, in seguito a questi scolorimenti rimane sempre in minima parte visibile il fantasmino del contrassegno originale. Poi sul contrassegno sbiadito si è proceduto a stampare un contrassegno farlocco e ciò lo si può subito intuire grazie al confronto con l’originale. I dettagli infatti risultano totalmente impastati e poco veritieri. Da considerare che ho visionato contrassegni contraffatti fatti molto meglio rispetto a quello in foto, probabilmente sfruttando una stampa laser, quello della foto sembra quasi un timbro per quanto è poco dettagliato. Infine un elemento importantissimo da tenere sempre in considerazione: in questa tipologia il contrassegno veniva stampato in un’unica fase insieme al numero di serie, dunque se fosse stato davvero un errore genuino anche il seriale dovrebbe presentarsi a posto in modo decentrato.* FONTE *Se non sogni non voli…, Gianni Fina, 2013
    2 punti
  10. Buonasera potrebbe essere un quattrino di Mantova Francesco II Gonzaga 1484-1519 con Virgilio e crogiolo
    2 punti
  11. Manco a farla apposta, al TG ora hanno fatto un servizio su Norcia e su tutto quel che ho espresso prima. A proposito: grandi anche i prodotti. Chiedo scusa se insisto OT
    2 punti
  12. Questa la mia trovata nel mucchio E quindi.....
    2 punti
  13. Lo stile del ritratto è avvicinabile a quelli che troviamo in alcune mezze silique del Sirmium Group, di orizzonte balcanico, si, ma di epoca ostrogota o iummediatame te successiva prima della cancellazione dei Gepidi da parte del Longobardi. Queto esempio viene da NAC auc. 100 2017 nr 780 EX NAC 75, 2013 424
    2 punti
  14. A me personalmente non dicono nulla e non ci trovo nessun segnale subliminale, piuttosto trovo più interessante se al posto dei globetti ci siano dei quadratini,dei triangolini o ancora di più delle torrette, perché in questo caso è stato fatto un punzone apposta e un motivo potrebbe esserci...
    2 punti
  15. Conosco personalmente il collezionista che ha messo assieme la collezione, per anni in mostra nei suoi uffici milanesi. Molto curioso che le monete erano degli oggetti dalla forma fallica, non i tondelli che siamo abituati a conoscere nei cataloghi numismatici. E come vero simbolo del potere, più grande le dimensioni, più alto il valore 😂
    2 punti
  16. Mi ha fatto molto piacere trovare questa bella cartolina raffigurante una carica di Cavalleria del 15° Gruppo Squadroni Cavalleggeri di Lodi, gruppo in cui ho prestato servizio nel lontano 1978. La cartolina è indirizzata a un allievo della Reale Accademia Navale di Livorno, con data 6 dicembre 1915 in piena prima guerra mondiale. Scrive da Napoli, "l'amico volontario Adolfo". Volevo sapere se l'affrancatura ondulata è stata apposta a Napoli o a Livorno. Grazie
    2 punti
  17. L' annullo meccanizzato con "svolazzo" o linee ondulate e' stato apposto in partenza a Napoli il 6 XII 1915. Non ci sono annulli di arrivo. La cartolina illustrata è in tariffa cinque parole di convenevoli per l' interno. Bella reggimentale. Adolfo fu uno dei primi volontari, considerando che l'Italia entro' in guerra il 24 maggio 1915. Quando leggo queste cose .. spero sempre che se la sia cavata e che il nostro Eroe abbia avuto una vita felice. Caspita che cimeli, complimenti. Suggerirei una tematica filatelica di cartoline dei reggimenti di cavalleria.
    2 punti
  18. La storia del Sud America dopo l'indipendenza dei suoi paesi presenta molti spunti politici e numismatici interessanti. In particolare ci furono vari progetti o tentativi di unioni che non ebbero successo, di cui il più famoso è senza dubbio la República de Colombia, detta comunemente Gran Colombia, creata dal celebre Simón Bolívar come unione federale fra Colombia, Venezuela ed Equador fra il 1819 e il 1831. Ma per iniziare parlerò sinteticamente di un tentativo meno noto, quello della Confederación Perú-Boliviana. Esistita fra il 1836 e il 1839, era formata da tre membri: Stato Nord peruviano, Stato Sud peruviano e Stato Boliviano, di cui i primi due furono appositamente costituiti nel 1836. Il caos in cui versava il Perù fin dal 1835 a causa del colpo di stato del generale Felipe Santiago Salaverry culminò nel patto fra il presidente legittimo, Luis José de Orbegoso, e il presidente della Bolivia, generale Andrés de Santa Cruz, per unire le due repubbliche seguendo un sentimento diffuso fra molti politici influenti dell'epoca. Il progetto fu spinto anche da Simón Bolívar, che lo vedeva come una tappa verso l'unificazione con la Gran Colombia sulla via della formazione della Federación de los Andes, a sua volta concepita come base per una possibile futura unione politica dell'intero Sud America. Salaverry si scontrò con Santa Cruz, che aveva attraversato il confine peruviano-boliviano col suo esercito su richiesta di Orbegoso. Nella battaglia decisiva di Socabaya vinse Santa Cruz: Salaverry fu processato e condannato a morte per tradimento e insubordinazione. Il 28 ottobre si costituì la Confederazione Perù-Boliviana, di cui Santa Cruz era a capo con ampi poteri, retta con la costituzione del 1837. Stato Nord peruviano Stato Sud peruviano Stato Boliviano Ognuno dei tre aveva una monetazione a sè stante. 8 reales nordperuviano: 8 reales sudperuviano: 8 soles boliviano: Tutto finì per mano del maresciallo peruviano Agustín Gamarra, non ostile all'idea generale di unione ma contrario alla divisione del Perù, che insieme ai peruviani contrari a Santa Cruz e ai governi del Cile e dell'Argentina dichiarò guerra al governo della confederazione. L'Esercito Unito di Restauro, formato dall'esercito cileno e da truppe peruviane al comando di Gamarra e del generale cileno Manuel Bulnes, sconfissero l'armata della confederazione, composta dall'esercito boliviano e dalle truppe confederate peruviane, nella battaglia di Yungay a gennaio del 1839. Il 25 agosto Gamarra proclamò sciolta la confederazione e riunificato il Perù. Lo stesso Gamarra iniziò nel 1841 una guerra d'annessione contro la Bolivia, ma morì in battaglia. Ci fu un secondo tentativo nel 1880, quando i presidenti dell'epoca del Perù e della Bolivia idearono la federazione degli Estados Unidos Perú-Bolivianos fra i due paesi, ma il progetto non fu attuato a causa dei disordini provocati dalla Guerra del Pacifico contro il Cile.
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  19. Moneta commemorativa d'oro Medaglia venezuelana del 1825 Medaglia colombiana del 1846
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  20. The Eagle and the George L'aquila ormai la conosciamo, è quella d'oro da 10 dollari. Il George in questione, è Washington, Padre della Patria, comandante in capo dell'esercito rivoluzionario, primo Presidente degli Stati Uniti, al cui nome è stata intitolata la capitale federale. Un monumento, insomma Ma che rapporto c'è tra i due? Secondo una leggenda di lunga data, il Direttore della Zecca di Philadelphia, avrebbe consegnato di propria mano a Washington 100 Eagles, poiché il Presidente era molto interessato alla produzione di monete d'oro, ritenute necessarie per aiutare il paese nei suoi sforzi commerciali in tutto il mondo. Si dice che Washington volesse che si iniziasse a coniare oro prima della fine del suo mandato nel 1797, e la Zecca raggiunse l'obiettivo con largo anticipo. La verità delle 100 monete consegnate al Presidente è stata contestata, e molti la considerano un mito infondato. Una delle ragioni per cui questa storia suscita dubbi, è che se Washington avesse voluto quelle monete, avrebbe dovuto depositare presso la Zecca una pari quantità d'oro, e non vi è traccia di questo nei registri della Zecca. Infatti, quando la Zecca iniziò a coniare le monete d'oro, e per molti anni ancora, lo fece soltanto per conto dei depositanti. Questo vuol dire che le monete d'oro venivano coniate solo se e quando qualcuno, privato o banca, forniva il metallo necessario, che poi veniva loro restituito in forma monetaria. E non risulta che Washington abbia mai fatto nulla del genere, anche perchè 100 dollari erano un sacco di soldi all'epoca, equivalenti a circa tre stipendi di un lavoratore medio, ed è improbabile che Washington abbia voluto impegnare così tanto. D'altra parte, è possibile che volesse usare queste monete come "pezzi di rappresentanza", e abbia trovato il modo di farle produrre. Questa ipotesi sarebbe supportata dal fatto che molte delle Eagles del 1795 giunte fino a noi hanno una finitura quasi prooflike, e sono in alta conservazione: questo renderebbe in qualche modo credibile la supposizione che Washington possa averle usate per scopi di rappresentanza, e che tali monete siano state coniate appositamente. A proposito di George Washington... oggi è il suo compleanno. E' nato infatti il 22 febbraio 1732, una data che gli americani conoscono bene, poiché viene insegnata loro a scuola, fin da bambini petronius
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  21. Simón Bolívar, detto "el Libertador", è il più famoso personaggio politico e militare venzuelano e sudamericano, considerato ancora oggi da molti un grande eroe. Il suo sogno era l'unificazione politica del Sud America, con la formazione di un'entità in grado di impedire le rivalità fra i paesi nati dalla fine dominio spagnolo, e garantire la reale indipendenza del continente dalle grandi potenze dell'epoca. Nonostante le differenze d'epoca e contesto geografico è a mio avviso impossibile non fare un parallelismo con l'integrazione europea, che ha gli stessi obiettivi strategici, tanto che si potrebbe definire Simón Bolívar il Jean Monnet del Sud America. Nel 1816 Bolívar preparò la campagna di liberazione del continente con l'aiuto dei generali Urdaneta, Piar, Páez, Mariño, Nariño, Monagas e altri. Nel giro di un anno ottenne una serie di vittorie sulle forze realiste e proclamò la fondazione della República de Colombia ad Angostura il 17 dicembre 1819, come unione fra Venezuela e Nueva Granada (l'attuale Colombia), a cui in seguito si aggiunsero Ecuador e Panama. Al Congresso di Cúcuta del 30 agosto 1821 fu promulgata la costituzione del nuovo Stato e si stabilì la capitale a Bogotà. All'inizio il governo fu fortemente accentrato, per poter mantenere la massima unità nello sforzo indipendentista, e per questo una volta sconfitto il nemico comune affiorarono tensioni insanabili fra chi avrebbe voluto mantenere lo Stato nella forma unitaria (come Bolívar stesso, che lo concepiva quale membro della futura Federación de los Andes) e i federalisti. Sconfortato, Bolívar abbandonò il progetto e rassegnò le dimissioni da presidente della Grande Colombia il 4 maggio 1830. Già di fatto dissolta nel 1830, la repubblica fu sciolta formalmente il 19 novembre 1831 per secessione di Venezuela ed Ecuador. Il sistema monetario era basato su: Peso = 8 Reales (argento) Escudo = 2 Pesos (oro) ma nella realtà non si fece in tempo a completare l'unificazione del contante. La circolazione rimase composta dal peso unitario e da una gran varietà di monete, come i "cuartillos" di rame, i pesos pre-1772 e quelli degli standards del 1772 e 1786, "macuquinas" di diversi tipi e varie altre monete coniate da repubblicani e realisti durante le guerre d'indipendenza. 8 reales Nel 1819 fu proposta anche l'emissione di banconote per finanziare l'esercito bolivariano. Una certa quantità di biglietti di vari tagli fu stampata da Peter Maverick di New York, mossa sostenuta da Antonio Nariño ma osteggiata dal vicepresidente Francisco de Paula Santander. Non si arrivò a un accordo quindi alla fine non vennero mai emesse. https://www.numisubastas.com/IMAGES/ITEMS/149adec3-7a35-4e13-9b20-4203fee568a3_PH1.JPG?upd=20230830064706 Simón Bolívar Inti Illimani - Simón Bolívar (1973)
    2 punti
  22. Appuntamento milanese filatelico numismatico a Novegro il 21-22 marzo 2025
    1 punto
  23. Salve, per chi fosse interessato a seguire il nuovo corso (anche qualche parte) in presenza segnalo che da questa settimana cominciano a pieno ritmo le lezioni, con il seguente orario: mercoledì alle 16.30 in aula M205 (Santa Sofia), giovedì alle 14.30 in aula 515 (Festa del Perdono) e venerdì alle 12.30 in aula 3 in via Sant'Antonio 5 (ingresso a fianco della chiesa lato chiostro) . Qui trovate il programma di massima dei 3 moduli (aprendo la finestra "edizione unica": https://www.unimi.it/it/corsi/insegnamenti-dei-corsi-di-laurea/2025/storia-delle-monete-medievali-e-moderne In seguito ad accordi ancora in corso di definizione, durante il corso sono previste anche visite a collezioni museali e biblioteche specialistiche. A seconda del numero dei partecipanti, inoltre, potranno essere organizzati seminari ed alcune esercitazioni pratiche. Un saluto cordiale, MB
    1 punto
  24. Allego l'elenco delle benemerenze AVIS
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  25. riporto su questa bella discussione, nella speranza che qualcuno/a possa essere invogliato/a a diventare socio donatore. Ieri, nell'assembla di bilancio annuale dell'associazione AVIS della mia città, sono stato premiato con la benemerenza d'oro con rubino. Sono passati 30 anni da quando ho fatto la prima donazione .... e tra alti e bassi ancora continuo. Che dire ... riprendendo il titolo di questa discussione ... sono felice! Inoltre ho anche una medaglia in collezione: quella di bronzo 😃😅 (poi dal 2007 le medaglie, stile reduce di 1° guerra mondiale, sono state sostituite dalle più moderne spille).
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  26. Sempre a tema Raffaello: emissione di S. Tome e Principe E alcune serie vaticane. Sempre del vaticano in versione francobollo e foglietti. E il foglietto tedesco dell'emissione congiunta.
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  27. Buonasera,dovrebbe essere un quadrante anonimo imperiale https://www.acsearch.info/search.html?id=5134761
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  28. Finalmente ho trovato il ritaglio! era nascosto tra le innumerevoli cartelle con immagini varie di banconote e/o inserzioni curiose. E' del 2016, esempio lampante di esemplare "Unico"
    1 punto
  29. Se non te ne sei accorto è proprio questo tuo post che ha raggiunto la 100a pagina
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  30. Il mio primo horror del 2025: 500 lire Quirinale "Sede Vacante"
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  31. Buonasera a tutti e buona Domenica, due belle monete, da foto e dal taglio per me sono buone. Ottima conservazione e patina. Sappiamo tutti che il numero dei pallini nello stemma del Portogallo è variabile, dovrebbero essere di norma 7. Ma ne troviamo in numero variabile, anche la disposizione stessa è variabile. Ciò che invece mi interessa personalmente parlando è quando sono totalmente assenti, o quando ci sono le torrette, o i triangolini o qualsiasi altra forma che non sia un pallino. Saluti Alberto
    1 punto
  32. E pensa quella visita di un solo giorno a Norcia quanto mi ha segnato... Assisi l' ho vissuta con piú calma, ho visto la faccia "allegra" , ecco perché ho due ricordi tra virgolette opposti. Concordo, stragrande popolazione, con attributi.
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  33. Buonasera, grazie per questo post extra filatelia, ti posso dire che per lavoro ho vissuto interamente il terremoto di Norcia e delle zone varie dell'Umbria, per non parlare poi della volta della Basilica di Assisi, tristi ricordi, ma oggi la popolazione ha reagito come pochi farebbero dopo avere perso tutto o quasi, la Basilica di San Benedetto da Norcia ha ripreso la sua quasi totale veste, quella di Assisi sono anni che è ritornata alla sua origine, tutto sembrerebbe non essere successo, ma lo è stato e i ricordi come la storia non si possono cancellare, anzi è giusto ricordare ed essere orgogliosi di quello che è stato fatto, scusatemi se magari il mio intervento e quello di caravelle82 in questo contesto non siano opportuni, ma lui per visita turistica , io per vita vissuta, mi sentivo di farlo, saluti
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  34. Grandi studiosi del passato come il D'incerti e il Traina le hanno inserite nei loro lavori sulle varianti di conio.
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  35. Buongiorno, solo una curiosità, della serie "quanto è piccolo il mondo". La firma del Direttore del Centro del Corso è quella del dott. Amilcare Achilli, persona che conosco e che è stata pure sindaco del comune dove vivo. Scusate Federico
    1 punto
  36. Buon Giorno, Se mi permette Le vorrei fornire alcuni dati e alcune indicazioni pratiche. Premetto una considerazione, ai fini del Suo lavoro, a meno non voglia (nel caso sia Sua intenzione e abbia i dati e i documenti per farlo) rivoluzionare la attuale classificazione nel periodo di Suo interesse, l’uniformarsi a uno schema accettato e riconosciuto sicuramente oltre a esserLe di aiuto faciliterà la comprensione del Suo lavoro. Ritengo allo stato attuale sia “utile” riferirsi alla classificazione proposta dal MIR Firenze, basata sulla classificazione del Bernocchi, che propone una schematizzazione basata sulla sequenza temporale, ci sono limiti e criticità, ma non riguardano il periodo di Suo interesse. Si parlerebbe in termini comprensibili per tutti. In ogni caso riferirsi a una classificazione nota e codificata è fondamentale. Per quanto riguarda i “freddi numeri” si tratta di circa 140 Fiorini (conti dal MIR), ma consideri tranquillamente almeno 200 monete, di molti segni, anche escludendo le varianti, esistono più versioni, sia nella forma del segno che nello stile della moneta, nel periodo abbiamo frequentemente due diversi incisori al lavoro sugli stessi segni, talvolta lo stesso segno si presenta in scudo o meno, lo stesso scudo può avere forme diverse, e mi fermo ma ci potrebbe essere altro. Malgrado l’importanza del Fiorino si stia gradualmente ridimensionando, ci sono ancora imitazioni. Per finire, non prenda per oro colato le classificazioni, sia quelle delle case d’asta che (purtroppo) quelle dei musei, non è un periodo particolarmente complicato ma ho trovato diverse classificazioni “creative”. Ci sono Fiorini di questo periodo che non ho mai potuto vedere, neppure in immagine, fatti salvi eventuali diritti di immagine sarebbe bello conoscerli. Cordialità
    1 punto
  37. i due miniassegni in queste condizioni non hanno valore , allo stato fior di stampa possono arrivare a 1 € la terza è una banconota di hongkong da one cent ed è propio stampata solo in un lato è in perfetto stato da 1 a 2 €
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  38. 1 punto
  39. è Malia! Lo inserisco più leggibile
    1 punto
  40. 1 punto
  41. Lo stemma è Aragona di Sicilia, potrebbe essere un peso monetale
    1 punto
  42. buongiorno,sembra aragonese.saluti nino
    1 punto
  43. Vorrei lasciare solo un piccolo commento a margine, visto che la questione mi tocca da vicino: ho riflettuto a lungo prima di intervenire e scrivere queste brevi considerazioni perché, visti i presupposti, non ero pienamente convinto di farlo. Tuttavia, rispondo in questa discussione, ma il mio discorso è più ampio e si adatta bene anche ad altri topic simili su temi e pubblicazioni affini. Con questo, non voglio assolutamente far perdere altro prezioso tempo (che non ha – l’ha ripetuto fino alla noia in vari contesti come questo) al nostro Amico, ma, impiegandone un po’ del mio, non posso fare a meno di notare che, quando la nave inizia ad affondare, il capitano, in questo strano caso, sia il primo ad abbandonarla. Dopo un’attenta lettura di quest’ultimo affascinante capitolo di quella che sembra essere effettivamente una interminabile “saga”, com’è stata definita precedentemente in tale contesto, aggiungerei dai parziali contorni “fanta-numismatici”, mi è parso superfluo e del tutto inutile procedere con una lunga disamina dei punti deboli di tale ricostruzione: ne sarebbe uscito un altro corposo saggio che, oltre a risultare scomodo per qualcuno, avrebbe dato eccessiva visibilità a questioni che non la meritano. Non è detto, tuttavia, che gli scritti del nostro Amico, trattati con la dovuta attenzione, non possano fornire, nel prossimo futuro, l’assist necessario per correggere il tiro e segnare finalmente un punto a favore delle scienze storico-numismatiche: d’altra parte, come è ben noto ai professionisti del settore, la ricerca storica, così come quella numismatica ad essa affine, comporta dei rischi a cui nessuno si può sottrarre. Da qui, il richiamo e l’invito, come vedremo nel corso di questa mia raccolta di osservazioni, alla prudenza. Mi è parso, inoltre, superfluo approfondire i singoli punti, in primis perché la maggior parte delle criticità si sono già rese evidenti agli occhi dei lettori più attenti; in secondo luogo, perché non si può discutere scientificamente di qualcosa che non è scientificamente fondato: non basta saper citare fonti, bibliografie e documenti per riconoscere la scientificità di un elaborato, ma, come dirò qui appresso, è il metodo ad indirizzare buona parte della ricerca e a determinarne la propria validità scientifica. D’altronde, «una cosa è lo strumento, un’altra è la scienza» (M. Bloch, Apologia della storia o Mestiere di storico, a cura di M. Mastrogregori, Milano, 2024, p. 134): già raccogliere e selezionare i documenti più utili per il proprio lavoro è, per lo studioso, uno dei compiti più complessi; figurarsi, ora, passare alla loro esegesi. Occorre una buona dose di accortezza in questa fase, a maggior ragione se i documenti ufficiali sopravvissuti sono relativamente pochi e ci consentono di ricostruire solo uno spaccato parziale e non il quadro generale della questione: «il pericolo inizia solamente quando ogni fonte di luce pretende da sola di illuminare tutto» (p. 248). Perché, per quante fonti possiamo disporre in ogni periodo storico, esse non saranno mai in numero sufficiente per ricostruire minuziosamente l’intero panorama degli eventi: tentiamo di avvicinarci ad esso con gli strumenti che abbiamo a disposizione di volta in volta, ma, al massimo, possiamo solo sottolineare alcuni aspetti del tutto. Infatti, mi è sembrato di individuare nuovamente il vero problema di questi scritti nel metodo d’indagine adottato, lo stesso con cui i documenti vengono man mano approcciati ed interpretati. Il merito principale del nostro Amico – ormai è palese ai più – consiste nel pubblicare documenti e testimonianze d’epoca in maniera filologicamente corretta (anche se non sempre possiamo parlare di edizioni critiche che seguono i classici criteri paleografici e diplomatici), ma il metodo d’interpretazione che poi viene ad essi applicato è finalizzato solamente alla dimostrazione di una o più idee che già sono insite nell’ipotesi iniziale a priori. In altre parole, non è la pubblicazione e la lettura del documento, laddove esso esista e ci sia giunto, a dimostrare i passaggi chiave di questo o di altro suo studio, bensì la dinamica è inversa: il documento viene interpretato e finanche, in alcuni passaggi, forzato al solo fine di arrivare alle conclusioni che egli ha già preconcette, ovvero «quando il giudizio pende da una parte, non si può evitare di volgere e torcere la narrazione in quel senso» (M. de Montaigne, Essais, a cura di A. Thibaudet, Paris, Gallimard, 1953, libro II, cap. X, p. 459 [ed. it. F. Garavini, Milano, Bompiani, 2012, p. 743]). È, questo, uno degli errori di metodo più comuni tra gli storici non professionisti, il che non è una novità: «le lunghe minuzie dell’erudizione storica, del tutto capaci di divorare una vita intera, meriterebbero di essere condannate come spreco di energie assurdo, quasi criminale, se avessero come unico risultato quello di rivestire con un po’ di verità uno dei nostri svaghi» (pp. 37-38). Ed è proprio quello che accade tra queste come in altre pagine a firma del nostro Amico: l’erudizione da lui messa in campo, con questi continui scoop e scoperte inseguite quasi ossessivamente ad ogni costo (come se l’unico senso della ricerca scientifica fosse quello di presentare ogni volta un elemento di novità da presentare tra squilli di tromba e rulli di tamburi), ha il solo scopo di «rivestire con un po’ di verità» una teoria a monte già data. In altre parole, quest’«immodesta sicurezza di sé» devia dalla cultura del dubbio, già di pirenniana memoria, che costituisce una delle basi fondanti, ma non esclusive, del metodo storiografico moderno e si imbatte, invece, in quella serie di errori e refusi che già Bloch riconosceva «in qualche modo suggeriti dai suoi testimoni» (p. 165). Estremizzando, forse, si potrebbe esemplificare tale meccanismo vizioso con un aneddoto narrato dal nostro storico: «smanioso di far prevalere le proprie tesi sulla trasmissione dei caratteri acquisiti, il biologo viennese Paul Kammerer produsse lui stesso, con iniezioni d’inchiostro di china sulle zampe dei suoi rospi, le supposte escrescenze nuziali che poi avrebbe mostrato trionfalmente come l’effetto di adattamenti ereditari». E sono proprio casi simili che inducono gli studiosi a ricorrere alle «regole ordinarie della critica della testimonianza» e, quindi, ad interrogarsi sul metodo e sulle sue problematiche, per evitare di incorrere in false o inquinate piste (anche queste citazioni sono tratte tutte da Bloch, Apologia della storia cit., p. 114). Tali “incidenti di percorso”, dunque, furono, sono e – mi auguro in misura progressivamente minore – saranno sempre presenti, sebbene in percentuali ridotte, all’interno della parabola evolutiva della ricerca, qualsiasi campo d’indagine essa abbia per oggetto. Perché di questo si tratta: le fonti, la bibliografia, i documenti, maneggiati in assenza di metodo critico, languiscono nel campo dell’erudizione o, al massimo, di un’utile ricerca antiquaria, ma non sono capaci di andare oltre. La critica, infatti, è come una «specie di torcia che ci illumina e ci conduce lungo le oscure strade dell’antichità, aiutandoci a distinguere il vero dal falso» (L. Ellies Du Pin, Nouvelle bibliothèque des auteurs ecclésiastiques, I, Paris, A. Pralard, 1690, p. 13). Se ne erano consapevoli già gli autori del XVII secolo – e, anzi, fu proprio all’epoca che le opere critiche iniziarono a muovere i loro primi passi, soprattutto in ambito dell’esegesi biblica e successivamente anche storiografica (penso, per rimanere in tema, a Pierre Bayle, il quale aveva già capito come tale metodo si potesse applicare ad un’infinità di opere e campi diversi del sapere) –, come mai ce ne dimentichiamo così facilmente ancora nel nostro tempo? Nonostante tutti i suoi successivi perfezionamenti, aggiungerei. D’altronde, la conduzione di un simile metodo ha portato a scardinare, allontanandoli tra loro, alcuni nessi di causa ed effetto su cui si regge la ricostruzione storico-numismatica, approdando a ben altre conclusioni. Per dirla con le felici parole – ancora una volta – di Bloch, che, mi pare chiaro, abbiamo eletto a nostra guida in tale frangente, «l’errore sulla causa si trasforma, come succede quasi necessariamente, in terapia sbagliata» (p. 92). Questo non si traduce, in ultima analisi, con la preclusione nei confronti di alcuni protagonisti di occuparsi di storia e di numismatica, anche a determinati livelli, né che queste discipline siano solo appannaggio di una ristretta cerchia di studiosi accreditati, bensì, più propriamente, significa sottolineare come esse debbano essere trattate con il dovuto rigore metodologico e con la giusta prudenza intellettuale, soprattutto se si è decisi ad agire in contesti scientifici, perché la storia, così come altre scienze, gode di punti fermi assoluti, ma è costellata di altrettanti – e forse più numerosi – punti oscuri che non le consentono, al pari della numismatica, di farne una disciplina ammantata di certezze. Infatti, già Bloch aveva intuito che «le certezze della storia sono ancora a uno stadio molto meno avanzato» (p. 44): e la situazione, ad oggi, non è mutata così tanto. I problemi e gli errori di metodo non sono sempre difficili da individuare, soprattutto per gli “addetti ai lavori”, ma ardui da risolvere nel momento in cui quello sfoggio di erudizione, a cui ci si richiamava precedentemente, è funzionale all’aumento dell’ego personale: e questo fenomeno mi pare pacifico anche dai toni usati ed emersi in questa discussione (ma non è la prima volta), non da ultimo quello sprezzante, emerso nel momento in cui viene citata qualche mia pubblicazione scientifica sull’argomento. Come è stato giustamente sottolineato anche in questa sede, senza un dibattito e un confronto costruttivo, oltreché scientificamente fondato non solo sui documenti (questi ultimi subentrano solo in un secondo momento), quanto più sull’adozione di un metodo storiografico valido in grado di comprendere tali fonti, questi suoi scritti, seppur con i dovuti pregi, approdano a conclusioni quantomeno discutibili e poco condivisibili; a maggior ragione ora che si delinea un quadro quasi surreale nel quale sono stati tirati in ballo eventuali grandi “guru” e “poteri forti” della numismatica che metterebbero a tacere le voci della presunta verità mediante complotti mirati. Neanche stessimo trattando, soprattutto in questa sede, di fantascienza con tanto di complotti e man in black della numismatica, ovviamente sottomessi a non meglio specificati “poteri forti” ed operanti sotto la loro egida, che tentano di intimorire e mettere a tacere i veri studiosi con la presunta verità in tasca. Il che, per carità, si sposa perfettamente con la “fanta-numismatica” praticata a tratti dal Nostro, ma mi lascia con un sorriso amaro sulle labbra il constatare come le nostre amate discipline, anziché essere trattate con il giusto metodo ed il rigore che richiederebbero, vengano esposte in tal modo su vetrine internazionali, evidentemente a digiuno di tali tematiche settoriali e, come si vedrà, ad esse poco o per nulla avvezze, e quindi incapaci, in assenza di strumenti critici adeguati, di emettere un giudizio metodologicamente fondato. Inoltre, come è stato già evidenziato, il criterio di riordino delle emissioni degli augustali, da cui deriva anche tutto un discutibile sistema di datazioni, è a dir poco risibile e non ha nulla di assimilabile alla scientificità che ci si aspetterebbe da una pubblicazione che si presenta in tale veste: anzi, mi meraviglio pure che abbia trovato seguito e accoglienza in una rivista con tanto di peer-review (questa, se ce ne fosse ancora bisogno, è l’ennesima conferma di ciò a cui mi riferivo poco più sopra)! Per dimostrarlo, infatti, mi sarà sufficiente chiedere cosa sarebbe successo agli augustali, e alla loro relativa sistemazione cronologica basata sui paragoni con le monete romane e bizantine, qualora si fossero individuati ritratti monetali afferenti agli stessi imperatori ma di stili completamente diversi rispetto a quelli selezionati dal nostro Amico nel suo lavoro: tanto per fare un esempio, i ritratti sugli assi o sui sesterzi di Domiziano (per limitarci al bronzo – ricordo che anche io ho una buona esperienza in campo di monetazione classica: sono stato, tra l’altro, curatore per ben due anni, qui sul Forum, della sezione di monete romane repubblicane) sono tutti uguali, in termini stilistici, a quello pubblicato dal Nostro per eseguire il confronto con il relativo augustale? Oppure si conoscono anche altri ritratti monetali del suddetto imperatore, stilisticamente differenti da quello selezionato nella pubblicazione, che sarebbero da soli sufficienti a smontare tutto questo inutile castello di carte? E siamo proprio così sicuri (le certezze della storia e della numismatica!) che tra le mani di Federico II e dei suoi funzionari capitò proprio e solo quel ritratto monetale di Domiziano, anziché un altro di tipo e fattura diversi? I richiami al mondo classico, custoditi nei caratteri iconografici ed epigrafici dell’augustale federiciano, sono ovviamente chiari e innegabili – e sono stati appurati da studiosi di ben altra caratura –, ma qui mi sembra che si stia andando un attimino oltre. Tra l’altro, questo sistema di classificazione e datazione, evidente prodotto dei problemi di metodo fin qui evidenziati, non può essere nemmeno scusato con il pretesto di una futura ottimizzazione: cosa dobbiamo ottimizzare se tale sconclusionata catalogazione si regge su basi così inconsistenti e facilmente opinabili? Mi chiedo, dunque, se siamo arrivati a tanto – il che è davvero triste –, quali siano le prospettive future per scienze come la storia o la numismatica se continueranno ad essere bistrattate in questo modo, senza metodo, senza prudenza e senza senso critico? In altre parole, prima di mettere mano alle fonti e ai documenti e a spendere a livello internazionale i propri titoli, sarebbe quasi un dovere morale per ogni studioso che intenda scrivere di storia o di altre discipline ad essa affini, come la numismatica, accostarsi ad una lettura, come quella di Bloch, che avvii allo studio metodologicamente ragionato e fondato della storia: il nostro Amico dovrebbe avere – mi auguro – una certa familiarità con testi di tal fatta, ed in particolare con le pagine di Bloch, non solo in virtù della sua recente formazione, ma vieppiù se pensiamo che proprio in Spagna, prima che altrove, il lavoro del nostro storico-guida fu dato alle stampe proprio con la chiara intenzione di fornire uno strumento di introduzione al metodo storiografico! Se accantoniamo tutto ciò, il risultato sarà quello di rimanere nel recinto del dilettantismo erudito, per quanto virtuoso e utile esso sia.
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  44. Una moneta d'imitazione coniata nello stesso periodo dell'originale. Che ha quindi un notevole interesse numismatico.
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  45. Giustino I, ma a mio avviso si tratta probabilmente di una imitazione coeva
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  46. Come ho spiegato più nel dettaglio qui , l'Argentina rivendica uno spicchio di Antartide e negli anni '2000 sottolineò questa situazione anche sulle monete da 2 pesos in corso all'epoca. Il settore antartico rivendicato dall'Argentina (ufficialmente Antártida Argentina ) è un dipartimento della Provincia di Terra del Fuoco, Antartide e Isole dell'Atlantico del Sud, parte integrante del territorio nazionale (status non riconosciuto a livello internazionale) dal 1904. Bandiera e stemma della Provincia di Terra del Fuoco, Antartide e Isole dell'Atlantico del Sud:
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  47. Una bella e gradevolissima discussione che allieta la domenica e contribuisce non poco a far luce sul mai semplice tema delle varianti su questo comune millesimo di piastra “napulitana” ?? Aggiungo per contribuire modestamente alla diffusione delle conoscenze in tema il mio povero esemplare, che supera di poco il BB, ma che sembrerebbe appartenere alla versione classica e non rappresentare variante alcuna. Pagata 75 euro due anni fa. Chiedo conferma a @Rocco68, @Raff82, @Libra78, e naturalmente al mio amico Beppe Cari saluti a tutti
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