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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/27/25 in Risposte
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Salve. Condivido un Ducato 1693 di Carlo II. Peso gr. 21,79. Magliocca pg.24, n.7 (C) del volume "Manuale delle monete di Napoli 1674/1860". Saluti.8 punti
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Ciao e buon pomeriggio a tutti. Mi permetto di condividere la mia unica moneta del Regno di Napoli che appartiene proprio a Carlo ll. Si tratta di un Carlino o 10 grana in argento con leone del 1686 che ha evidentemente circolato ma le sue condizioni generali sembrano abbastanza buone. Regalo di una zia paterna insieme ad alcune monete del Regno d'Italia diversi anni fa. I miei interessi numismatici riguardano la monetazione romana imperiale ma quando posso seguo questa sezione ammirando le bellissime monete postate a corredo delle sempre interessanti discussioni. Complimenti a tutti e scusate per l'intromissione e la breve divagazione, grazie 🙂. ANTONIO6 punti
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Buongiorno a tutti! Dopo averci rimuginato parecchio su, sentivo il desiderio di condividere con voi qualche appunto raccolto dalle mie ultime letture... letture che a molti sembreranno ormai “classiche” e scontate, ma che per me sono state “rivelatrici”, dal momento che mi hanno finalmente chiarito alcuni concetti spesso richiamati o implicitamente dati come assioma in molte discussioni che trattavano di economia monetaria medioevale... cercherò quindi di riassumere qui ciò che mi è parso di comprendere... laddove sembri confuso o impreciso, pregherei chi ne sa di più di correggermi, per favore! Partirò dal già più volte citato (in altre discussioni precedenti) “Moneta e civiltà mediterranea” pubblicato da Carlo Cipolla nel 1957... in particolare, tra i brevi saggi in esso contenuti, volevo focalizzarmi sul terzo, intitolato “Il grosso problema della moneta piccola”, che deve aver avuto un certo impatto sulla riflessione successiva dato che il titolo è stato ripreso o citato in saggi successivi ad opera di altri studiosi di storia economica. Cipolla si concentra in questo saggio sulla “moneta piccola” (quella utilizzata per i piccoli scambi quotidiani, gli “spiccioli” insomma) partendo dall’analisi delle regole per mantenere un “sano sistema di moneta divisionale”... regole tutt’altro che scontate, dato che sono state riconosciute diffusamente come valide solo dal XVII secolo ed applicate per la prima volta in Gran Bretagna solo nel 1816: tra le cause che avevano impedito, nei secoli precedenti, la piena ed efficace attuazione di tali regole Cipolla cita la limitata sovranità monetaria, fenomeno tipico dell’età Medioevale e tanto più sviluppato nella realtà italiana, fatta di entità politiche territorialmente poco estese, con dinamiche di potere in costante confronto e concorrenza con quelle delle entità vicine. La moneta “divisionaria“ è pero davvero tale solo quando le diverse specie monetarie sono “in rapporto razionale e costante” tra loro, cioè quando la moneta “piccola” rappresenta un’effettiva frazione del valore dell’”unità monetaria”. Passando ad analizzare il periodo prettamente medioevale, Cipolla precisa che in quegli anni la “moneta piccola” non era davvero “divisionaria”, ma si poneva con la moneta “grossa” in un rapporto più complesso. “Moneta piccola” e “moneta grossa” NON costituivano cioè (come potevo inizialmente pensare, abituato all’euro ed ai suoi centesimi) elementi differenti, ma raccordati, di un unico sistema organico, bensì proprio due sistemi monetari paralleli, con situazioni di “contatto” ma a loro modo indipendenti, e con diversi contesti di circolazione sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale... e quindi con diverse evoluzioni nel tempo e diverse funzioni.4 punti
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1804... perché? Ah, saperlo In risposta alla richiesta presidenziale, il Direttore Moore decise di preparare una versione proof delle monete, ovvero monete fatte con conii accuratamente lucidati su tondelli appositamente realizzati. Si trattava di una tecnica che la Zecca statunitense utilizzava già dal 1817 per produrre monete da vendere ai collezionisti (ma non ne troverete traccia nei cataloghi, la distinzione nei registri della Zecca tra monete per la normale circolazione e quelle destinate ai collezionisti inizierà solo molto più tardi, per le monete d'oro il primo anno per il quale i cataloghi menzionano le versioni proof é il 1854), che consisteva nel selezionare i migliori tondelli, pulirli accuratamente, e stamparli con conii altamente lucidati. Durante il processo di coniazione, ogni tondello veniva inserito manualmente nella pressa, e generalmente battuto due volte, per aumentare la nitidezza e i dettagli delle immagini. Il risultato era una moneta estremamente brillante, con una superficie a specchio. Insomma, quelle che, in Italia, chiamiamo fondo specchio C'era però un problema: la Zecca non disponeva più di conii per le sue monete più prestigiose, il dollaro d'argento e i 10 dollari d'oro, la cui produzione, come sappiamo, era cessata nel 1804. Ma anche se le frasi "un set completo" e "campioni di ogni tipo ora in uso" non erano della massima chiarezza, nessuno dubitò che con esse si intendessero anche quei due nominali, sebbene il dollaro fosse quasi uscito di circolazione, e ancora di più le Eagles, poichè il loro valore intrinseco, al pari di quello delle altre monete d'oro, era arrivato a superare di oltre il 5% quello facciale (e infatti, proprio nel 1834, ci fu una riduzione nel peso sia delle half eagles che delle quarter eagles, le uniche due tipologie d'oro in produzione). Così, il direttore Samuel Moore prese l'unica decisione possibile: preparare nuovi conii per le due monete E, forse, decise di datarle 1804 perché quello era l'ultimo anno in cui erano state coniate, anche se i quasi ventimila dollari prodotti quell'anno, in realtà, erano datati 1803. Ma questa è solo un'ipotesi, la verità è che nessun funzionario della Zecca ha mai rivelato quando, perchè e da chi sono stati preparati i conii antedatati e sono stati coniati i dollari e le Eagles 1804. La cosa fu fatta senza alcuna autorizzazione ufficiale, che nessuno si preoccupò di chiedere o di dare. Del resto, apparentemente, i massimi livelli, Presidente e Segretario di Stato, rimasero inconsapevoli del problema. E così, nei cofanetti destinati al Re del Siam e al Sultano dell'Oman finirono, insieme a "un set completo di monete", dall'half cent all'half eagle, datate 1834, anche un dollaro d'argento e un'aquila d'oro datati 1804 petronius3 punti
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Segnalo l'uscita del Quaderno di Studi 2023-2024 edito dall'Associazione Culturale Italia Numismatica. Pagine 192, f.to 17x24cm, illustrazioni a colori. € 15,00 (gratuito Soci ACIN, anno 2024). Dall’Indice: Antonio Morello (a cura di), In memoria di Mario Rasile nel trentesimo anniversario della scomparsa. [pp. 7-32] Gabriele Fabbrici e Giovanni Santelli, Il duca Droctulf, Brescello, e il grande tesoro di piccole monete. [pp. 33-62] Antonio Morello, Le monete di Muhammad ibn ‘Abbad, emiro ribelle a Federico II in Sicilia. [pp. 63-94] Katia Pontone, Paolo da Ragusa a Napoli: le medaglie per Alfonso d’Aragona. [pp. 95-134] Antonio Morello, Pio II sul vascello e la mancata spedizione contro i Turchi. [pp. 135-176] Alessandro Giaccardi, Le piastre celebrative napoletane del 1791 e un maestro delle prove ritrovato. [pp. 177-190]3 punti
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Un vivo ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato a questa bella iniziativa editoriale e che attraverso la ricerca tengono viva e sempre proficua la scienza numismatica.3 punti
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1 Thaler - Maria Theresia (Posthumous) - Austrian Empire – Numista Scorrendo in basso le schede per ogni moneta d'oro o d'argento Numista indica il fino contenuto con quotazioni aggiornate.2 punti
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Chiaro, parlavo infatti di prezioso non in termini economici ma come valore emotivo da dare ad una moneta "diversa". Mi avete risposto2 punti
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Ciao Fabrizio, credo che @Giov60 intendesse dire che che il grading (MS66) fosse generoso, sicuramente assegnato alla moneta in questione ma quantomeno discutibile. In effetti, dall'alto della mia ignoranza e dall'aver "capito che ancora non capisco" io certi grading non li vedo... così come non vedo dei BB che per me sarebbero SPL o anche più... ma cosa ci posso fare, sarò un buonista o soltanto un profano... Grazie per l'aiuto che dai nel cercare di farmi capire qualcosa di più! Cordialmente, Massimo.2 punti
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…in cui si spiega come forse, tra gli eventi che “ispirarono” ai veneziani l’introduzione del grosso “matapan” vi fu la precedente circolazione dei denari frisacensi “al prezzo” di un numero di denari veneziani in realtà sopravvalutato rispetto al reale intrinseco dei frisacensi stessi… cosa che avrebbe reso i frisacensi, di buon peso e di buon intrinseco, una moneta in realtà “cattiva” secondo la legge di Greesham! Ebbene, se nel progettare il matapan i veneziani “capirono l’antifona”, mi sembra che anche in giro per l’Italia si fece rapidamente tesoro di questa caratteristica significativa: in fondo, monete “troppo buone”’ sarebbero rapidamente sparite dalla circolazione in accordo con Greesham, bisognava dar loro un buon motivo per poter continuare a “fare il loro lavoro” nelle grandi transazioni commerciali!2 punti
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Ciao Massimo, bentornato anche da parte mia😎! Parto dal 20 lire dell'1908 che hai preso ad esempio per proporre il tuo thread. Penso che questa moneta, che, attenzione, non è che sia rimasta invenduta, ma non è nemmeno stata battuta, non possa di certo costituire un buon esempio per dire che anche il mercato numismatico delle estreme rarità e delle conservazioni eccezionali sia in crisi . Quella moneta "scottava" troppo e, come era facilmente prevedibile, ci sono stati problemi nel momento in cui è stata posta all'incanto. Io personalmente vedo un mercato molto vivace con un'offerta di tantissimo materiale. È chiaro che una parte significativa di quanto viene proposto rientra nella fascia "monete di facile reperibilità e di conservazione medio-bassa", che di conseguenza pagano in termini di risultato finale lo scarso interesse. Ma quando vengono proposte monete di eccezionale conservazione (senza per forza che ci sia associata anche una elevata rarità), invariabilmente il risultato arriva. Attualmente è questo il trend: ne è testimonianza anche l'aumento esponenziale degli slab (che piaccia o no, questo è un altro discorso...): quando si và dal MS 65 in su, gli invenduti per tutte le categorie di monete sono veramente mosche bianche! Ho spesso osservato anche che monete proposte da poco (2,3 o 5 anni fa), e che erano state vendute non slabbate ad un certo grado di conservazione, vengono riproposte magari dalla stessa casa d'aste slabbate, con grading aumentato e alla base d'asta che era stato il realizzo della precedente asta. Questo è un "giochino" che i commercianti fanno proprio perché quelle monete le vendono comunque perché il mercato tira... Se questo a lungo andare possa portare a fare scoppiare la bolla, lo vedremo solo poi! Michele2 punti
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Che la “moneta grossa” fosse la moneta “dei ricchi e dei potenti”, usata per la finanza e per i grandi commerci internazionali, lo si è detto molte volte: il grosso è nato a Venezia, dove serviva e si è imposto come moneta “franca” degli scambi con il Mediterraneo Orientale... i “fratelli” e “cugini” italiani del “Matapan” ne sono stati epigoni, magari (ma non sempre!) con raggi d’azione e vastità di diffusione minori ma (per quel che mi è parso di capire) pur sempre concepiti soprattutto per il rapporto con realtà “estere” rispetto alla comunità in cui nascevano, o comunque per una dimensione economica più ampia di quella quotidiana. Meno chiaro è sempre stato per me, finora, il ruolo della “moneta piccola”, cioè di quel denaro che in Italia (ma anche in area francese) era ormai, nel XIII secolo, solo un pallido riflesso del denaro carolingio. In questo saggio Cipolla ricorda che la “moneta piccola” era la moneta di liquidazione dei salari del popolo, la moneta del piccolo commercio e delle transazioni al minuto: la moneta che finiva nelle tasche della gente comune ed in cui si esprimevano i costi delle merci di uso quotidiano; per questo costituiva la moneta su cui si imperniava il sistema dei prezzi dei beni al consumo. Una moneta forse “piccola” (anche se non “piccolissima”, almeno fintantoché contenne ancora una quota “rilevabile” d’argento, grazie all’elevato potere d’acquisto dell’argento stesso in età medioevale), ma con un ruolo comunque di fondamentale importanza. La “moneta grossa”, infatti, dovendo sostenere i circuiti dell’alta finanza e dovendo fungere da mezzo di scambio nei commerci internazionali, quindi dovendo essere accettata in realtà economiche “altre” rispetto a quelle di produzione, e con alto valore di scambio, doveva garantire la fiducia in essa riposta, pena la perdita di “mercato” e di affidabilità negli scambi commerciali di grosse partite di merci, tantopiù se pregiate: una svalutazione della “moneta grossa” emessa da una realtà politica rischiava di far cadere l’affidabilità stessa di quel potere agli occhi dei partner economici, evento assolutamente inaccettabile perché poteva portare all’esclusione dai grandi circuiti a favore di realtà concorrenti e, soprattutto per le Repubbliche mercantili italiane, di fatto minare il loro stesso prestigio e potere politico. Nella mia ignoranza di dinamiche economiche ho però scoperto con Cipolla l’esistenza di meccanismi che possono portare alla svalutazione della moneta: meccanismi che, non potendo essere lasciati “sfogare” sulla “moneta grossa” per i motivi appena indicati, dovevano trovare un contesto in cui potersi liberamente manifestare, per evitare di innescare un processo di deflazione, potenzialmente dannoso per le necessità espansive di un’economia in crescita quale era quella delle Repubbliche mercantili italiane tra XII e XIV secolo. Per i ceti al potere in queste realtà politiche, il “contesto” ideale in cui permettere a questi meccanismi di manifestarsi fu costituto proprio dalla “moneta piccola”. La svalutazione di quest’ultima non fu quindi, secondo Cipolla, un fenomeno da inquadrare negativamente nel contesto di economie “deboli” ed incapaci di mantenere la stabilità monetaria, ma da considerare positivamente come la consapevole strada percorsa da economie sviluppate per mantenere il dinamismo del proprio mercato e, contemporaneamente, salvaguardare la fiducia nella propria “moneta grossa”, continuando così ad imporre il proprio ruolo nei mercati e nella finanza internazionali2 punti
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Cari appassionati di numismatica, salve a tutti! Recentemente, ho avuto la grande gioia di aggiungere alla mia collezione un denario di Marco Aurelio. I dettagli di questa moneta e il suo contesto storico mi affascinano profondamente, e vorrei condividerli con voi per sentire le vostre opinioni. Datazione: Emissione commemorativa del 168 d.C. (?) Dritto: ANTONINVS. AVGVR, III VIR R P C in esergo, galea che naviga a sinistra. Rovescio: ANTONINVS ET VERVS AVG REST, LEG-VI, aquila legionaria tra due stendardi. Riferimenti: RIC III 443 (Marco Aurelio); MIR 18, 120-4; BMCRE 500; Osservando attentamente questa moneta, mi sembra di aver individuato una variante piuttosto rara (?), e ho notato la possibile combinazione di conii di superficie con un'altra versione. Questo dettaglio ha suscitato la mia curiosità. Inoltre, mi pongo una domanda: perché l'emittente ha scelto l'iscrizione della Legio VI (LEG VI)? Sarei molto interessato a discutere questa questione con voi. Se avete qualsiasi idea o riflessione su questa moneta, vi prego di condividerla. Attendo con piacere i vostri preziosi commenti.1 punto
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Buonasera amici, dopo un periodo di assenza vi porto qualcosa di estremamente particolare, un esemplare di 50 centesimi stemma della Zecca di Milano recante la data 1863 in rame! Una moneta che non compare né in Attardi, né in Simonetti (cataloghi che ho potuto consultare di persona) e della quale non ho trovato traccia in rete. Misurazioni la moneta si presenta con taglio liscio, diametro di mm 18 (dieci misurazioni con calibro a noni) e peso in grammi pari a 2,11 (10 misurazioni su bilancino di precisione). Il colore della moneta è inequivocabilmente quello del Rame con alcune piccole striature grigie. Conservazione Pesante colpo al bordo (dritto ore 11 con mancanza di materiale), graffi da contatto sparsi sulla superficie e sui rilievi; forse abbozzo di lucidatura maldestra per sfregamento. Rilievi comunque ancora nitidi, volto del sovrano e legenda ben delineate. Usura pesante sulle foglie, possibili accumuli di materiale alle ore 5 del dritto e sulla prima A di ITALIA al rovescio. La legenda presenta un aspetto più abbozzato rispetto all'esemplare classico in argento dello stesso anno e della stessa zecca, specie la seconda T in Vittorio e la G di Regno. Ipotesi che ho formulato 1) Moneta di prova coniata come evoluzione della prova di Napoli del 1862 per i 50 centesimi stemma in "metallo argentato" con un peso di 2,20 g e un diametro di 18,2 mm citata in Attardi P202 (Montenegro 92); 2) Moneta da 50 centesimi erroneamente battuta su tondelli del 2 centesimi (ipotesi che tendo a scartare perché il tondello dovrebbe essere da 20 mm e non 18mm); 3) Moneta coniata su tondello composto di una lega mal riuscita e finito per errore in circolazione. Delle tre che ho esposto sono più propenso per la prima, questo in virtù della presenza della prova di Napoli del 1862 i cui dati ponderali sono affini a questa (considerando il minor diametro nell'esemplare presentato). Sono convinto che la moneta sia autentica, la perlinatura su di essa rispecchia quella dell'esemplare in argento. I rilievi sono ben marcati e simili all'esemplare in argento. Quello che è evidente al tatto è la differenza di spessore, più grande in questa che non nell'esemplare in argento, a rimarcare la differenza di densità e quindi di materiale utilizzato. Resto in attesa della vostra opinione! Link al drive con più foto https://photos.app.goo.gl/b7uKSRAtipWoCC568 [P.S. ho scritto Bronzo sulla fotografia e Rame nel post. Stiamo comunque parlando di Bronzo con Rame a 960/1000]1 punto
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Importante rinvenimento in Inghilterra riguardante il celtismo insulare : https://stilearte.it/archeologia-straordinaria-scoperta-cerca-nei-campi-e-si-imbatte-in-800-oggetti-del-i-secolo-sepolti-in-un-fosso-fu-un-sacrificio-rituale-di-2000-anni-fa-perche-un-insieme-di-eleganti-calderoni-cel/1 punto
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Concordo: la gran parte delle cosiddette "prove" in rame ,non sono altro che falsi che hanno perso l'argentatura.1 punto
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Davvero interessante e particolare. Bravissimo! 👏🏾1 punto
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Il bollo Roma Ferrovia del 13 V 19126 con ora in alto, sembra strano perchè è quasi sempre in basso, ma esisteva anche in alto , come in questo caso1 punto
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Sì, ovviamente. Ma la V c'è. E sto parlando della S M V. Arka # slow numismatics1 punto
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@jova se se ne parla, probabilmente si. per @Gapox che sa che si tratta solo di una curiosità, sa da solo che non incide sul valore. poi ci sono molti, e li incontriamo quasi quotidianamente sul forum, che leggono annunci straordinari e si convincono che siano rarità super ricercate, non volendone sentir ragione dei pareri (come se volessimo rubargli la super occasione..)1 punto
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In questo caso un collezionista , immaginando il processo di coniazione di una moneta, sapendo che questo é solo un eccesso, apprezzerá comunque tale piccola particolaritá. Parlare peró di queste cose, non significa per forza aggiungerne un valore pecuniario o meglio, ci sono gradi e gradi di "particolaritá". Questa può essere tenuta ripeto ma con la consapevolezza di non avere nulla di economicamente importante, per il resto ok 😉1 punto
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Non la impreziosisco, la rendono solo curiosa, trascinando a forza nell'oblio quelli che credono che valgono chissà cosa, a molti queste particolarità, se genuine, piacciono, del resto significa solo aggiungere 1 euro alla propria raccolta1 punto
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Ciao! Ho acquistato questa moneta marocchina affascinato dal suo simbolismo e la condivido qui per chiunque possa esserne interessato. L'anno è il 1340 del calendario islamico (1922 del calendario gregoriano), anno in cui il Marocco era protettorato francese e il sultano era Moulay Hussef (dal 1912 al 1927). Al dritto è presente il testo ضرب في باريس che dovrebbe voler dire "Coniato a Parigi". Al di sotto è presente la data (1340). Il tutto è inserito in un esagramma, o stella a 6 punte (detto anche sigillo di Salomone), che era presente sulla bandiera del Marocco fino al 1915. Al rovescio è presente il valore della moneta: 5 mazunas. Il mazuna è una frazione del rial. Il tutto circoscritto in un pentagramma, o stella a 5 punte (presente anche sulla bandiera del Marocco e dell'Etiopia). Aggiungo qui anche le 3 bandiere che ho citato. Bandiera attuale del Marocco Bandiera del Marocco fino al 1915 Bandiera dell'Etiopia1 punto
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Moneta molto rovinata, ma sicuramente non dell'epoca di Carlo Magno. Da quel che vedo è un denaro dell'epoca comunale del XIII-XIV secolo. Arka # slow numismatics1 punto
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…se poi consideriamo che, per la “moneta piccola”, i costi di produzione erano maggiori di quelli per la “moneta grossa”, per cui “poteva starci” nella prima un contenuto di fino proporzionalmente inferiore a quello nella seconda, trovarci invece con un rapporto invertito (contenuto di fino proporzionalmente inferiore nella “moneta grossa” rispetto alla “moneta piccola”) mi fa davvero pensare che nella progettazione della “moneta grossa” l’aspetto speculativo avesse una parte consapevolmente importante… A questo proposito non ricordo però dati precisi che vadano oltre il caso del matapan, e forse, dei primi grossi milanesi… voglio dire, per i grossi genovesi, ad esempio, o per quelli toscani, mi mancano dati sull’intrinseco della “moneta piccola” di riferimento coeva… qualcuno (@fra crasellame, @dizzeta, @monbalda, @magdi) avrebbe dati in proposito?1 punto
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Grazie Federico @ceolo! Hai ragione, questa storia del doppio livello di circolazione monetaria è una miniera di interrogativi e non per nulla, tra i tanti ambiti della numismatica medioevale, la nascita del (dei) grosso (grossi) con il suo contesto storico e monetario è proprio l’argomento che più mi affascina e il cui studio finora mi ha più impegnato… E grazie anche a te, Luciano @417sonia! Hai richiamato giustamente la legge di Greesham, e mai citazione potrebbe essere per me più azzeccata! Perché, se è vero che il grosso è nato come moneta di grande valore unitario e di intrinseco affidabile e “stabile” (al punto da “apprezzarsi”, nel tempo, sulla “moneta piccola”), sono convinto che fosse in realtà ancora qualcosa di più… Tra i tanti contributi che ho letto finora, infatti, quello che più mi ha “segnato” è stato questo articolo pubblicato ormai più di 30 anni fa da @Andreas…1 punto
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Moneta in conservazione gradevole, abbastanza comune. Immagino non la abbia pagata molto. Aggiungo che la tua nonostante la scritta, non è coniata a Parigi ma presso la zecca di Poissy come si evince dal fulmine in basso a sinistra.1 punto
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Non sono così convinto che la moneta sia in MS66: bisognerebbe vederla direttamente. Molti dei ghirigori ben visibili sui campi sono probabilmente spazzolature di conio (e quindi in rilievo, caratteristica degli alti valori di questa tipologia) ma altri sembrano apprezzarsi sui rilievi continuandosi dai fondi, oppure sono segnettini veri e propri. Per quanto riguarda i graffietti arcuati sulla tempia, quella è probabilmente opera del tornietto utilizzato per portare a peso il tondello, dunque intrinseca alla coniazione. Posto il mio esemplare del 1912, in conservazione decisamente alta. Purtroppo l'oro non è facile da fotografare: si apprezzano anche in tal caso i graffietti da tornio sulla tempia (non so se sia questo il "classico difetto di conio al dritto sulla testa del re" di cui parla Fabrizio) pur con pochissimi segnetti da contatto su entrambe le facce.1 punto
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Buon pomeriggio a tutti, ieri sera ho passato in rassegna un po' dei miei Rami Borbonici, conservazione stazionaria almeno così mi sembra andando a memoria, ho smarrito le vecchie foto per un confronto. Come vi sembra la mia Tris? Secondo voi esisterebbe la possibilità di fare poker ? 😀 Voi a Tris come siete messi? Scusate il modo scherzoso ma mi faceva piacere condividere e stuzzicare. Saluti Alberto1 punto
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Vado un po' off topic. Sono il solo a cui, ogni volta che ho in mano queste monete, verrebbe voglia di mangiarle? Sembrano fatte di cioccolato al latte!😅1 punto
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Metto da parte delle monete ricevute come resto facendo la spesa... (io credo di averne alcune centinaia)... poi incontro un tizio che per una decina di monetine mi offre 76.000€ e mi chiedo se sia una truffa o se mi stia "gabbando" perché magari ne valgono 200.000... ma per favore... Massimo.1 punto
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Concordo con Poemenius che si tratti di un'imitazione coeva, e mi pare sensata l'attribuzione all'area balcanica. Penso che Roman de la Rose dovrebbe essere piuttosto soddisfatto di questo follis, se è suo: infatti mi pare di gran lunga più interessante di quelli assai comuni della zecca di Costantinopoli e quel particolare ritratto che giustamente Vel Saties avvicina alle emissioni ostrogote ne moltiplica l'interesse.1 punto
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spero principalmente per storia e bellezza,e che abbiano più cura di noi che consideriamo la numismatica materia per Carbonari.mai insegnata a scuola o pubblicizzata se non a scopo speculativo nelle televendite etc.scusate.nino1 punto
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Cipro costituisce un notevole insieme di anomalie politico-valutarie che cercherò di sintetizzare il più possibile. In generale, dal 1974 come noto l'isola è divisa in due parti: il nord sotto occupazione turca (organizzato nello stato-fantoccio della "Repubblica Turca di Cipro Nord", riconosciuto solo dalla Turchia) e il sud sotto il controllo regolare del governo cipriota, eccetto il territorio d'oltremare britannico Sovereign Base Areas of Akrotiri and Dhekelia (abbreviato SBA, le zone colorate in fuxia sulla mappa sotto) composto da due aree separate. Nord e sud sono divisi dalla UN Buffer Zone (detta anche Linea Verde, colorata in grigio), la striscia di territorio disabitata e controllata dall'ONU. Il caso più semplice è quello di Cipro nord: essendo un territorio di fatto controllato dalla Turchia è stata imposta la circolazione della lira turca, anche se a causa dello scarsissimo pregio e stabilità di quella valuta tutti accettano di buon grado anche l'euro. La situazione di Akrotiri e Dhekelia è più complessa: si tratta di due zone di Cipro che il Regno Unito ha voluto mantenere dopo l'indipendenza di Cipro nel 1960, in quanto entrambe ospitano una base aerea della Royal Air Force. Mappa di Akrotiri: Mappa di Dhekelia: Ma le due aree non sono abitate solo da inglesi: la popolazione totale è di circa 14000 persone, sia civili che militari, di cui circa 7000 sono ciprioti nativi. Entrambe comprendono oltre agli stabilimenti britannici (le basi aeree con piccoli centri abitati annessi, e altre istallazioni minori) anche diversi villaggi o cittadine abitate da ciprioti (come si vede nel caso di Dhekelia anche in quattro enclavi), che pur vivendo formalmente in territorio britannico sono a tutti gli effetti cittadini ciprioti/europei. Se a questo aggiungiamo che le SBA fanno parte del territorio doganale europeo e vi si applica in parte la legislazione unionale, che fra le due zone e Cipro sud c'è libera circolazione e che la valuta ufficiale delle SBA è l'euro abbiamo certamente due dei posti politicamente più insoliti del globo. Tutto qui? Non proprio, perchè alcuni indizi fanno dubitare che la situazione valutaria in questi territori sia davvero lineare come sembra. Ad esempio, se sappiamo che il prezzo del biglietto per l'ingresso all'ottima piscina pubblica della base RAF di Akrotiri è di 3 € per gli adulti o 2.50 € per i bambini, e che un abbonamento mensile costa 20 €, sappiamo anche che da AL Beauty, uno dei locali dove ragazze e signore vanno a farsi belle per i loro maschioni, i trattamenti costano dalle 10 alle 60 sterline britanniche. Perchè indicare i prezzi in quella valuta se è vero che circola solo l'euro? MISTERO1 punto
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N.B Da parte mia nessuna "perizia" numismatica. Solo una "riconoscenza " storico -antropologica di base.1 punto
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Salve,con il prezioso indizio di @Adelchi66 forse l'ho trovata. La scheda dice che è un tetartemorion (1/4 di obolo) greco incuso di Cilicia con re persiano. Adesso passo la palla agl'esperti per capire se greca o persiana 🙂 https://www.acsearch.info/search.html?id=66974561 punto
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Ciao, riporto in auge anch'io la discussione in quanto ci sono capitato sopra per caso con un mio contributo milanese. Un ritratto di Ludovico il Moro sul testone di Milano che è anche un'opera straordinaria di propaganda oltre che di arte monetaria rinascimentale. Raffigurato di profilo, secondo la tradizione numismatica classica, Ludovico appare con un'espressione fiera e solenne. Dal punto di vista artistico, è un chiaro esempio della fusione tra il gusto rinascimentale per il ritratto realistico e la necessità di autocelebrazione dei sovrani dell'epoca. La moneta non era solo un mezzo di scambio, ma anche un veicolo politico: il testone milanese con il volto di Ludovico serviva a ribadire il suo dominio sul ducato in un periodo di grandi tensioni politiche, tra la minaccia francese e gli intrighi interni. Un saluto.1 punto
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Ciao, si tratta come già detto da chi mi ha preceduto di un antoniniano dell'imperatore Claudio ll il Gotico recante sul rovescio la personificazione di Marte in marcia con lancia e trofeo. In questo caso rappresenta il Marte Vendicatore ( Mars Ultor), simbolo di potenza e riscatto dai torti subiti, che ritorna vittorioso dopo una battaglia. Raffigurazione del dio della guerra molto presente sulla monetazione romana. Marte Vendicatore, al quale già l'imperatore Ottaviano Augusto fece erigere un tempio nel suo Foro i cui resti sono ancora oggi visibili. Questo per ricordare la vittoria di Filippi di Marco Antonio e dello stesso Ottaviano contro le ultime legioni repubblicane degli uccisori di Cesare ( Bruto, Cassio) che così fu vendicato. Ebbe inizio il periodo che portò la Repubblica ad essere sostituita dell'Impero. Il RIC di appartenenza è il 66 ed il tuo esemplare appartiene alla variante con busto drappeggiato e corazzato. Posto foto di esemplare stessa tipologia e dei resti del tempio di Mars Ultor al Foro di Augusto 🙂 ANTONIO1 punto
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Già, ma quali erano i regali che potevano interessare, incuriosire, un sovrano asiatico dell'Ottocento? 100 dollari d'argento Arrivato in Siam nel febbraio 1833, Roberts fu ricevuto, prima di tutto, dal Ministro degli Esteri di quel paese, al quale donò un orologio d'oro con perle, due casse di pezze di seta, e quattro cestini in argento filigranato bordati d'oro e decorati con figure smaltate. Ma non era abbastanza, e così dovette aggiungere 100 dollari d'argento, il primo regalo "numismatico" di Roberts, che forse da questo prese spunto per suggerire i successivi doni delle serie complete di monete. Il Ministro, infine soddisfatto, fissò a Roberts un incontro con il re Ph'ra Nang Klao, conosciuto anche come Rama III L'incontro durò circa trenta minuti, durante i quali il re chiese a Roberts di fornirgli una lista di tutto quello che gli americani avrebbero voluto commerciare con il Siam, dopodiché Roberts tentò di offrigli alcuni dei doni diplomatici che aveva appositamente acquistato in Cina. Ma il re rifiutò, dicendo che avrebbe potuto facilmente avere tutte le "cineserie" che avesse voluto... a lui interessavano "le americanate" E così non si fece scrupolo di fornire a Roberts un elenco delle cose che avrebbe desiderato. Una vera e propria "lettera a Babbo Natale", anzi, per dirla all'americana, una "Dear Santa" list Due specchi con cornici dorate intagliate che potessero essere usati come paravento, con il retro dipinto di verde. Campioni di specie botaniche, vasi di fiori, un tappeto "peloso". Cinque paia di statue di persone, a grandezza naturale o di più, con indosso costumi degli Stati Uniti. Numerose coppie di grandi lampade in vetro trasparente, e per finire, due spade con lame leggermente curve e impugnature e foderi in oro massiccio, non semplice metallo dorato Tutte cose che Roberts avrebbe potuto portare quando fosse ritornato con gli accordi da firmare, perché Rama III era interessato, davvero, a stringere un'allenza commerciale con gli Stati Uniti petronius1 punto
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Ringrazio sentitamente per l'assistenza preziosa! Risulta interessante notare come questa variante numismatica presenti, al centro del rovescio, un'iconografia che sembra discostarsi dalla tipica rappresentazione aquilifera legionaria, comunemente attestata e descritta nei cataloghi di riferimento. Si ravvisa, pertanto, una potenziale anomalia iconografica rispetto alle emissioni più diffuse. Inoltre, si solleva un interrogativo circa la ratio dell'emissione dedicata esclusivamente alla Legio VI (LEG VI), in assenza di varianti analoghe per altre legioni. Si potrebbe ipotizzare che tale emissione fosse specificamente destinata a riconoscimenti o donativi ai membri di tale legione in un determinato contesto storico (?) Si precisa, infine, che la moneta in esame presenta un peso di 3.16 g e un diametro di circa 18 mm.1 punto
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Salve condivido foto di una cartolina e chiedo ai più esperti maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo1 punto
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@Litra68 Buongiorno Alberto,le monete in rame erano le monete per l'uso quotidiano per le piccole transazione,e sono le monete che hanno vissuto più intensamente il passaggio da mano a mano,trovarle in discreta conservazione è sempre un piacere ma non sempre è facile... Personalmente è il metallo che preferisco ,anche per le belle patine che può sviluppare... E visto che apprezzi le "pecorelle"posto un tornese del 1682 che, almeno io,ho piacere ogni volta che lo osservò...1 punto
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