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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/01/25 in Risposte
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Mi siedo sul bordo del letto grande e accarezzo il viso ghiacciato di papà. Gli scosto i capelli bianchi dalla fronte e lascio scorrere la mano sul corpo rigido, sino a sfiorare le sue, sovrapposte sulla pancia. Lo bacio sulla guancia ruvida. Che tu possa riposare in pace, papà. Fai buon viaggio. Dalla spalliera ai piedi del letto Elisa mi squadra a braccia incrociate. Batte la punta dello stivale manco dovesse piantare un chiodo sul pavimento. «Okay, d’accordo principino: abbiamo aspettato che scendessi da Roma, per vederlo e salutarlo. Ora che l’hai fatto, possiamo spostarci in salotto? Il notaio è arrivato da un’eternità.» Lancio un’occhiata di traverso ad Alessandro, in cerca di un conforto: zittiscila, ti prego. Mio fratello fa spallucce e spedisce lo sguardo al soffitto . «Sbrigatevi.» Elisa si sistema la borsa di Gucci sulla spalla ed esce dalla camera da letto a passo di guerra, la chioma riccioluta le danza sulle spalle allo stesso ritmo. Alessandro mi si siede accanto e si stropiccia gli occhi lucidi e arrossati. «Guardalo, Vincenzo.» Strofina la capigliatura rada, stringe e solleva un rotolo di pancetta. «Vedi? Papà rimane più in forma di me, anche così.» Ridiamo insieme e ci abbracciamo. «Un giorno tornerò a vivere qui a Taormina, magari proprio in questa casa. Roma non la sopporto più.» «A Taormina te lo auguro, in questa casa la vedo difficile…» Mio fratello abbassa la testa e giocherella con le unghie, ne tormenta una sino a tagliarsela. Il volto mi si trasforma in un punto interrogativo. «Che vuoi dire?» Solleva appena lo sguardo, rimanendo con la testa chinata. «Potrebbero esserci dei problemi.» «Dei problemi?» «Forse la casa va sgomberata per fine mese.» «Ma che significa? Perché?» «Ne so quante te.» Mi prede sottobraccio per farmi alzare e portarmi via. «Il notaio non ha potuto anticiparmi altro, ma presumo che ora ce lo spiegherà a tutti e tre.» Lungo il corridoio le foto sulle pareti di papà e mamma sorridenti strappano un sorriso anche a me. Voglio crederli di nuovo insieme, abbracciati e felici, sereni. Il notaio Boscarino si alza dal divano del salotto: giacca e cravatta, camicia bianca e completo scuro, impeccabile come sempre. Mi viene incontro e ci salutiamo con un doppio bacio sulla guancia, il lieve profumo di dopobarba riesce a distendermi ogni muscolo. Mi stringe le spalle e accenna un sorriso malinconico. «Mi spiace doverti rivedere in questa circostanza.» Mia sorella s’attorciglia un ricciolo intorno all’indice, sospira e brontola con ricercata teatralità. «Possiamo iniziare, per favore?» Sgrana gli occhi verso l’orologio a pendolo e lascia partire un sibilo. «Cielo, quasi le cinque!» Gli si avvicina, dà alcuni pugnetti sul vetro e ci spedisce una smorfia infastidita. «Ma questo coso funziona ancora? Io alle sei devo riprendere Giulia a danza, sbrighiamoci.» «Elisa!» Alessandro le fa segno di calmarsi. Era ora. Ci disponiamo intorno al tavolo ovale in legno, Alessandro ed Elisa sullo stesso lato, dietro alla terrazza, io all’estremità con la libreria alle spalle. Sposto verso di me una pila di tre carpette azzurre colme di fogli, per fare spazio al centro. Il notaio è ancora in piedi, tra il divano e il mobile con la grande specchiera dorata. Alessandro gli indica la sedia di fronte al suo lato del tavolo. «Prego notaio, si accomodi.» «Devo prima recuperare il testamento di vostro padre.» «Cosa?! Non ce l’ha con sé?» «Signora, se l’avessi avuto con me, sareste stati voi a venire nel mio studio, e non io a casa vostra.» Stringe il pomello del cassetto del mobile. «Il testamento è qui dentro.» «Che cosa?» Il dito di Elisa oscilla tra me e Alessandro con fare inquisitorio, l’unghia laccata di rosso scuro fa la spola tra il mio viso e il faccione di mio fratello. «Voi due lo sapevate, vero? Certo che lo sapevate! Voi sapete sempre tutto, e non mi dite mai niente.» Si tappa la bocca con la mano, ma un altro sibilo le scappa comunque. «Il testamento è sempre stato qui, a casa nostra: avremmo potuto leggerlo da soli, senza bisogno di spendere soldi per un notaio.» «Non credo, signora.» Dalla tasca del pantalone il notaio tira fuori una chiave e ce la mostra. «Il cassetto è serrato: una chiave l’aveva vostro padre, chissà dove, e l’altra l’ha consegnata a me.» Mi rivolge uno sguardo che invoca comprensione per quest’ultima stravaganza di papà. Oh, notaio Boscarino! Altro che una chiave: io metterei la mia vita nelle sue mani. Gli sorrido per invitarlo a proseguire, e mi sorride di rimando. «Perfetto, grazie. Davanti a voi, signora e signori, aprirò ora il cassetto.» «Va bene, va bene…» Elisa dà il suo assenso come se stesse scacciando via una mosca. Mi punta l’indice in mezzo al petto. «Tu lo sapevi, vero?» Batte due colpi, uno più forte dell’altro. «Sì che lo sapevi.» Faccio “no” con la testa, sospirando. «E invece sì.» Ritrae la mano e affila gli occhi da vipera. «E comunque io l’ho sempre detto che nostro padre era uno squilibrato, lo è sempre stato in vita, e adesso pure in morte, guarda un po’.» Alessandro le afferra il braccio. «Elisa, per favore.» Con un gesto del capo fa segno al notaio di procedere. «Prego, apra pure il cassetto.» «Avvicinatevi, cortesemente: così potete verificare da voi che—» «Non serve.» La voce mi esce cupa, profonda e irreale. «La nostra fiducia in lei è totale, notaio Boscarino: cento per cento, e anche di più, se fosse possibile.» Pietrifico Elisa con lo sguardo: e se ti azzardi ad aprire bocca, giuro che ti strozzo. Anche Alessandro le indirizza un sorrisino intimidatorio, che addolcisce spostandolo sul notaio. «Proceda pure. Siamo tutti d’accordo: la fiducia in lei è totale e incondizionata, e la nostra gratitudine ancora più grande.» Sul viso del notaio Boscarino si legge tutto il suo imbarazzo. «Preferirei che veniste qui, accanto a me, al momento dell’apertura del cassetto.» «Ma che non ha sentito? Ci fidiamo tutti!» Elisa batte le mani per mettergli fretta. «Su, su: apra questo benedetto cassetto, ché è già tardissimo.» Il notaio infila la chiave e la gira, fa scorrere il cassetto il più avanti possibile, come se volesse darci modo di vedere cosa c’è dentro, anche a distanza. «Signora Elisa, signori Alessandro e Vincenzo, dentro il cassetto c’è un foglio a quadretti piccoli, piegato in due.» Lo solleva e ce lo mostra. «E poi c’è questo.» Con l’altra mano agita un sacchettino violaceo chiuso con una cordicella argentata, un tintinnio di monete riecheggia nel salone. Si dirige verso di noi tenendo ben in vista sia il foglio che il sacchettino, li poggia sul tavolo e si accomoda davanti a Elisa e Alessandro. «Questo è il testamento.» L’orologio a pendolo batte i suoi rintocchi, accompagnati da un sorriso dolce del notaio. «Se non è cambiato nulla dall’ultima volta che ho incontrato qui vostro padre, e non credo sia cambiato nulla, il contenuto del testamento mi è già noto, anche perché è stata un’operazione piuttosto travagl—» «Senta notaio, nostro padre era uno squilibrato, e questo lo sappiamo già; non può limitarsi a leggere il testamento?» La faccia scura di Alessandro mette a tacere Elisa. Le stringe il polso, semmai il messaggio non le fosse chiaro. «Lasciamo dire al notaio quel che deve dire, d’accordo?» Ritrae la mano e fa segno al notaio di andare avanti. «Non ho granché da dire, in realtà.» Alliscia la cravatta e tossisce appena per schiarirsi la voce. «Semplicemente vostro padre non voleva lasciarvi debiti, perché pensava che non sareste stati capaci a gestirli, e considerato che di debiti ne aveva per milioni—» «Insomma si può sapere cosa ci ha lasciato?» «Undici marenghi, signora, undici marenghi d’oro.» «Cosa?!» Elisa scatta in piedi, pianta le mani sul tavolo, le unghie sembrano penetrare nel legno. «Undici marenghi?» «D’oro, signora.» «Mi sta prendendo in giro?» Alterna occhiate infuocate tra me e Alessandro. «E voi due? Non dite niente voi due?» La figura di papà si materializza per un istante sotto il grande arco nel mezzo del salone. Chiudo gli occhi, prendo aria e la butto via: perdonala, papà, perdonala come hai sempre fatto… «Dove sono i conti in banca, le case, le cassette di sicurezza…» Elisa agita le mani per aria come per riacciuffare ogni cosa. «… e… e… tutto il resto?» Batte il pugno sulle carpette, ansima. «Dov’è tutto?» Il notaio solleva il sacchettino e lo agita, i marenghi scampanellano di nuovo. «Qui dentro, signora.» Elisa dà una manata alle carpette, i fogli volteggiano e si sparpagliano sul parquet consumato. Mi alzo per raccoglierli e li sistemo su uno scaffale della libreria accanto a una foto incorniciata della nostra famiglia al mare, sotto l’ombrellone, con Elisa in braccio a papà. Che coraggio che hai, dopo tutto quel che ha fatto per te, per una vita intera: sei solo una serpe. Un sibilo acuto si diffonde per sala. «Notaio, non scherziamo! Dov’è tutto?» «Come dicevo, signora, è stata un’operazione travagliata. Vostro padre possedeva molto… in tutti i sensi.» Volge in su i palmi delle mani per evocare i due piatti di una bilancia. «Molte ricchezze…» Spedisce una mano in su e l’altra in giù. «… ma anche molti debiti.» Le mani del notaio mimano una leggera altalena, su e giù, giù e su. «Non voleva lasciarvi debiti e, credetemi, è stato un piccolo miracolo riuscire a liquidare tutti gli attivi per far fronte a tutti i passivi.» Slaccia la cordicella e lascia cadere le monete sopra il foglio a quadretti: i lati col profilo di un soldato riccioluto si alternano a quelli opposti con la scritta “20 FRANCS” circondata da una corona di alloro. Sospira. «E questo è ciò che è rimasto, alla fine di tutto: undici marenghi d’oro dell’epoca napoleonica, i più pregiati.» Elisa stira il collo verso l’orologio a pendolo. «Cielo, non ce la farò mai ad arrivare in tempo da Giulia!» Prende l’iPhone dalla borsa, si alza e s’apparta nell’angolo tra la specchiera e il divano. «Rispondi, cazzo!» Stritola la bambolina di pezza sul mobile, sbuffa. «Elena, grazie al cielo ti ho trovata! Sono incasinatissima… ti prego, ti supplico, Giulia finisce danza alle sei, non è che potresti andare… no, no… sì, certo, sì… grazie Elena… grazie.» Si avvicina al notaio, con la mano copre i marenghi per reclamarne il possesso, il diamante sull’anulare luccica più dell’oro. «Facciamola finita. Quanti me ne spettano?» Il notaio Boscarino le accarezza la mano e gliela solleva a rallentatore. I marenghi tornano a respirare. «Si sieda, signora. Le cose potrebbero non essere così semplici.» Per una volta Elisa accondiscende senza polemizzare, ma i mugugni continuano a fare da sottofondo ai suoi gesti scomposti. «Che vuol dire che non sono semplici?» Si fa aria con la mano. «Cielo che caldo! Lei non sente caldo, notaio?» «No.» «Guardi che può anche togliersi la giacca, se vuole: qui nessuno si scandalizza.» «Sto bene così, grazie.» «Bah, come vuole.» Si alza, apre le tende alle sue spalle e spalanca il balcone, una folata di vento mi rinfresca il viso, lo scorcio di mare intorno all’Isola Bella è un colpo al cuore. «Dividiamo e finiamola qui,» sbotta rimettendosi a sedere. Il notaio congiunge i polpastrelli, li stacca e li riattacca, una, due, tre volte. «L’ultima riforma del diritto di successione ha modificato la disciplina delle cosiddette quote di legittima—» «Non m’importa nulla delle cosiddette quote di legittima. Voglio solo i miei marenghi, e andarmene via.» «E sia.» Il notaio dispone una moneta sopra l’altra, sino a formare una colonnina da 6; gliene costruisce accanto una seconda da 3, e infine una terza da 2. Pizzica il foglio a quadretti e lo apre. «Questo è il testamento di vostro padre. Procedo alla lettura, se siete d’accordo.» Annuiamo all’unisono. «Perfettamente cosciente e consapevole delle mie azioni, dispongo che ciò che resterà delle mie ricchezze, dopo aver saldato ogni debito, venga così ripartito: la metà al mio figlio maggiore Alessandro, un quarto al secondogenito Vincenzo, e un sesto alla piccola Elisa. Vogliatevi bene - mi raccomando - ché la fortuna di uno può rappresentare la salvezza di tutti. Taormina, 20 maggio 2025. In fede. Sebastiano Torrisi.» Stringe il foglio aperto tra indice e pollice, lo fa girare ad arco di cerchio per mostrarlo a tutti a tre. «L’ha scritto vostro padre, di suo pugno, in mia presenza.» «Scusi notaio, ho capito bene?» Alessandro inizia a contare sulle dita, più conta e più il volto gli si rabbuia. «La metà, un quarto e un sesto?» Pure il notaio corruga la fronte. «Sì: la metà, un quarto e…» «E un sesto, sì! Il mio sesto.» Elisa china la testa sul tavolo e s’infila le mani nella chioma leonina. «Sempre discriminata, dalla culla alla bara, fantastico.» Bel coraggio che hai! Sei quella che in vita ha avuto più di tutti, perché papà diceva che avevi più bisogno di tutti, e nessuno qui ha mai fiatato… Rialza la testa di scatto. «Datemi il mio sesto e me ne vado.» «È impossibile,» sussurra Alessandro. Il notaio gli risponde con una minuscola smorfia di dissenso. «Non esageriamo. È solo un po’ problematico, questo sì.» Si rivolge ad Alessandro. «La metà a lei…» Sposta lo sguardo su di me. «… un quarto a Vincenzo…» Sorride a Elisa. «… e un sesto a lei, signora.» Gli sfugge sospiro sofferto. «E i marenghi sono undici». Dalla tasca interna della giacca tira fuori il telefono, le dita corrono veloci sullo schermo. «Il calcolo dice che di questi 11 marenghi dovremmo darne 5,5 al signor Alessandro, 2,75 a Vincenzo e 1,83 alla signora Elisa.» Elisa resta a bocca aperta. «Ma che razza di numeri sono?» Si copre il viso con la mano e scuote la testa, a occhi chiusi. «Ho ragione o no a dire che nostro padre era uno squilibrato?» Alessandro allarga le braccia come per recitare un Padre Nostro. «Io l’avevo detto che era impossibile.» Abbasso la testa e schermo il volto con la mano sulla fronte per celare il mio sorrisetto isterico. Diavolo di un papà! E questo cos’è, adesso? Il tuo ultimo scherzo? Mi ricompongo, deglutisco e con un gioco di mimica facciale cerco la complicità del notaio. «A me basta tenere un marengo solo, in ricordo di papà, il resto può darlo ai miei fratelli.» «Mi spiace Vincenzo, ma le cose non sono così semplici, come dicevo già a tua sorella.» Congiunge un’altra volta i polpastrelli. «La riforma del diritto di successione—» «Notaio!» Elisa sbarra gli occhi, apre e chiude la mano per imporgli una sintesi brutale. «Come desidera. La rendo semplice: ci sono di mezzo varie questioni fiscali, con cui non vi annoio, ma c’è soprattutto l’inviolabile volontà del defunto da rispettare.» Il volto gli si incupisce. «E la volontà di vostro padre è in questa terna di numeri – un mezzo, un quarto, un sesto – a cui non si può derogare, per nessuna ragione.» Ma è serio? «Notaio Boscarino, la supplico…» Congiungo le mani a mo’ di preghiera. «Non posso credere che non esista una scappatoia.» Afferro un marengo dalla colonnina più bassa. «Me ne basta uno soltanto, e quel che resta—» Il notaio mi blocca per il polso, apro la mano di scatto e il marengo rotola sul tavolo. Lo rimette al suo posto, a riformare la colonnina da due. I suoi occhi stigmatizzano la mia esuberanza. «Se pure accettassi la proposta, e comunque non posso, ciò che resterebbe della tua quota, Vincenzo, sarebbe 1,75.» Alza un sopracciglio, sul volto gli si stampa un sorriso beffardo. «Vuoi rinunciare a 1,75 marenghi? E poi come li dividi? Lo 0,875 a tuo fratello e l’altro 0,875 a tua sorella?» «Basta!» Elisa sbatte entrambe le mani sul tavolo, ha gli occhi gonfi e lucidi. «Portiamo le monete da un bravo orefice e gliele facciamo frazionare come voleva lo squilibrato.» «Sei sempre stata una frana in matematica.» Alessandro armeggia col suo iPhone e mostra lo schermo a Elisa. «Vedi? Il notaio ha detto che il tuo suo sesto di eredità equivale a 1,83 marenghi, ma il 3 è periodico.» Sospira scuotendo la testa. «Come ci regoliamo con l’infinito? Ve l’ho detto: è impossibile.» Il vento invade la sala, il garrito dei gabbiani sembra una risata di papà dall’oltretomba. «Notaio Boscarino, la prego.» Allungo la mano verso le colonnine da 6, 3 e 2 marenghi, sino a sfiorarle. «Non posso credere che non ci sia una via d’uscita.» Il notaio fa scorrere due dita sulla fronte, come ad aprire la porta a una soluzione. «Una via d’uscita potrebbe esserci, in effetti.» Infila la mano in una tasca dei pantaloni, avvicina il pugno chiuso alla colonnina da 2 marenghi e lo apre: un nuovo marengo d’oro rimbalza sul tavolo e mostra la faccia con la scritta “20 FRANCS”. «La volontà di vostro padre – la ripartizione un mezzo, un quarto, un sesto – non si può assolutamente modificare.» Sistema il dodicesimo marengo accanto alla colonnina da 2 e osserva compiaciuto quell’ideale triangolo rettangolo di monete. «Però nessuno ci vieta di…» Con un movimento diagonale dell’indice scorre l’ipotenusa dall’alto verso il basso, e appoggia il dito sopra l’ultimo marengo. «… allargare l’eredità.» Elisa grugnisce e arriccia il nasino. «Ci sta forse prestando il suo marengo?» Punta l’indice contro il notaio, il suo artiglio rosso arriva a sfiorargli il naso. «Guardi che io non voglio debiti con nessuno. Ha capito?» Con un sobrio baciamano il notaio le fa riacquistare un minimo di compostezza. «Me lo restituirete solo se Dio vorrà; altrimenti sarà stato un piccolo dono ai figli del mio più grande amico.» Lo sguardo del notaio rimbalza tra Elisa e Alessandro, per atterrare su di me. «Siamo d’accordo?» Il sospiro di Alessandro tradisce un filo d’insofferenza. «Notaio, in tutta sincerità, anch’io mi sentirei a disagio ad avere un debito verso di lei, fosse pure di un solo marengo.» «Non c’è nessun debito, le ripeto: è un dono a vostro padre, e cioè a voi, e tornerà da me soltanto se Dio lo vorrà.» Ci scambiamo delle occhiate perplesse, Alessandro sorride e alza le spalle, Elisa s’impettisce ancor di più. Annuiamo tutti e tre. «Allora, se nessuno ha obiezioni, l’eredità da dividere ammonta ora a 12 marenghi.» Indica le carpette sulla libreria alle mie spalle. «C’è un foglio bianco, lì in mezzo? Vedo pure una stilografica, accanto a quella vostra bella foto al mare.» Mi invita a passargli carta e penna. Smisto il contenuto della prima carpetta, alla ricerca di un foglio pulito. Glielo consegno insieme alla penna. Mi ringrazia accennando un sorrido. «Bene. Diamo corso alle ultime volontà di vostro padre: dividiamo i 12 marenghi così come voleva lui.» Sfila il tappo della stilografica e accosta il foglio bianco al testamento di papà. «La metà al figlio maggiore.» Sul foglio bianco scrive “½×12=6” e sorride ad Alessandro. «A lei spettano 6 marenghi.» Allunga la colonnina da 6 verso mio fratello. «Proseguiamo: un quarto al secondogenito.» Sotto “½×12=6” scrive “¼×12=3”. Spinge la colonnina con i 3 marenghi verso di me. Li chiudo nella mano, li stringo: papà… dove sei in questo momento? Dedica l’ultimo sguardo a Elisa. «È rimasta lei, signora, a cui tocca un sesto del tutto.» Scrive “⅙×12=2” e sospinge la colonnina da 2 verso Elisa. Sul tavolo rimane il marengo del notaio. «Ricapitoliamo: il Signor Alessandro ha avuto 6 marenghi, equivalenti a metà dell’eredità allargata; tu, Vincenzo, hai avuto 3 marenghi, cioè un quarto di 12; e a lei, Elisa, ne sono andati 2, che corrispondono a un sesto, il suo sesto.» Traccia una lineetta accanto a ciascuna delle tre moltiplicazioni sul foglio, come a volerne spuntare l’esattezza, e richiude la stilografica. «Un mezzo, un quarto, un sesto: la volontà di Sebastiano Torrisi si è compiuta, ognuno di voi ha ereditato le quote che vostro padre aveva stabilito.» Un gabbiano plana silenzioso tra le nuvole rossastre. Papà sei tu? «Sebbene la matematica non sia il mio mestiere…» Il notaio alza le dita in sequenza, dal pollice al mignolo, di una mano e dell’altra. «… 6 più 3 più 2 fa 11: esattamente gli 11 marenghi iniziali di vostro padre, appena ripartiti secondo le quote da lui stabilite.» Appoggia l’indice sul marengo rimasto sul tavolo e ci esamina a uno a uno con uno sguardo veloce. «Col vostro permesso…» Si stringe nelle spalle, quasi a scusarsi, e ci sorride. «… vi tolgo il fastidio del dodicesimo marengo.» Con un gioco di prestigio lo fa sparire nella mano e se lo rimette in tasca. Libera un lieve sospiro di soddisfazione. «Vogliatevi bene, mi raccomando.» Si alza e dà una stirata alla giacca. «Conosco l’uscita, non disturbatevi.» Restiamo seduti a fissarci l’un l’altro, con gli occhi spalancati, ammutoliti, come se fossimo stati testimoni di un miracolo.9 punti
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Cari AMICI, oggi per Voi un superbo (opinione personale) antoniniano di Caracalla in qualità mSPL. Al rovescio Giove con fulmine e scettro............anno di coniazione 215 d.C. E' una new entry nella mia collezione e mi piacerebbe conoscere i Vostri esperti giudizi. Ex Lanz ed ex collezione Taurinia. Un affettuoso saluto a tutti. Mario3 punti
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Peccato che una discussione interessante come questa sia stata annacquata con post che hanno del surreale...e sono stato buono... Chiederei al @CdCdi dare una ripulita... sempre se lo ritengono opportuno... Grazie...3 punti
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Ciao, a mio parere hai centrato quello che è il problema principale percui si vedono in vendita purtroppo tantissime monete totalmente ( ma anche parzialmente o appena) manomesse dall'homo insapiens di turno. La ricerca spasmodica dell'esemplare splendido o anche più dimenticandoci che parliamo di monete classiche che hanno migliaia di anni sulle spalle, hanno circolato e magari stazionato in posti che hanno anche intaccato il metallo di cui sono composte. Ci sono quelle giunte a noi in condizioni ottime ma sono poche e quindi l'unica soluzione è quella di crearle con i risultati che possiamo "ammirare". La colpa è solo ed esclusivamente nostra cioè di chi le acquista 🙂. Colgo l'occasione per augurare a tutti noi buon 1 MAGGIO. ANTONIO3 punti
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Decisamente no! Per monete come questa un ms65 è importante, eccome se lo è. Andarlo a farlo richiudere (costo a parte) potrebbe dirti bene (magari gli assegnano 66; ma potrebbe anche dirti male con un 64. Purtroppo è così). Chiaramente chi colleziona medio / basse conservazioni ha un’ottica diversa, ma questo aspetto, se affrontato con ragionevole onestà e obiettività, dovrebbe alla fin fine esulare dalle solite questioni etiche sul modo di collezionare altrui3 punti
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Appena passato alla Collezionare di questa sera questo lotto composto da 4 monete di cui un 9 cavalli 1789 con FERDINAN.VI.... https://www.deamoneta.com/auctions/view/1024/13013 punti
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Cari amici come scrivevo qualche giorno fa mi sono un po’ pentito di aver disintegrato alcuni slab. Quello di cui maggiormente mi rammarico riguarda un MS65 della NGC attribuito a uno scudo di Vittorio Emanuele I, con la dicitura “TOP POP”. Ho conservato il cartellino ma, ripeto, dovevo lasciarla in salamoia. 😁 Per consolarmi ve la ripropongo volentieri dopo un paio d’anni, la sua patina rimane tra le migliori che abbia visto perché lascia trasparire completamente il lustro, unitamente a rilievi intonsi per uno dei millesimi più bisbetici a reperirsi nella massima conservazione. Paragonabile a questa, anzi forse un soffio addirittura superiore, l’esemplare esitato al lotto 566 dell’asta 1 di Nomisma Aste di Verona, del 14 maggio 2022. Avendo pagato il mio scudo più o meno la metà di quanto fu aggiudicato questo lotto diritti inclusi (in slab MS 65+ fece 11.000 euro più diritti) ritengo di avere comprato bene circa un anno dopo. Buon Primo Maggio a tutti2 punti
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Ho provato a leggere con attenzione prima l’articolo di Michele Gatto (di taglio storico) e poi quello di Lopez-Sanchez (di taglio più prettamente numismatico) per cercare di capire meglio, spinto dalla curiosità e dalla particolarità di questa moneta. A differenza di quanto indicato dalle fonti letterarie (Dione Cassio, in particolare) che sostengono che Lucio Vero avrebbe condotto le operazioni da Antiochia senza partecipare direttamente alla campagna partica, le fonti numismatiche (le monete, per l’appunto) direbbero altro. L’ipotesi che va per la maggiore (e già sostenuta da Mattingly: “the legion [honored] is the VI Ferrata….. the legion distinguished itself in the Parthian War”) e’ che Lucio Vero abbia preso parte direttamente alla campagna partica portando in battaglia proprio la Legio VI Ferrata fino alla conquista della capitale nemica Ctesifonte, acquisendo così il titolo di Parthicus Maximus nel 165 d.C. Vediamo le monete, appunto. Il RIC III riconoscerebbe per il denario al numero 443 solo un tipo di rovescio, ovvero con l’aquila legionaria tra due stendardi senza ulteriori spiegazioni: Il BMCRE (Coins of the Roman Empire in the British Museum) delinea invece due tipologie: N° 500: l’aquila legionaria e’ volta a destra, tra due insegne, di cui quella di destra e’ sormontata da una Vittoria (volta a sinistra) a volte nell’atto di incoronarla: https://www.ikmk.at/object?id=ID63946&lang=en N° 501: l’aquila legionaria e’ volta a sinistra tra due stendardi (con quello di destra senza la Vittoria che incorona): MK-ATW-KHM | Marcus Aurelius und Lucius Verus (Restitution) 165 n. Chr. In entrambe le tipologie le dimensioni dell’aquila e l’aspetto delle insegne (compresa quella dove sta l’aquila, se di insegna si tratta) può variare senza che ciò comporti un cambio di classificazione (così ho intuito io). Come si spiega la differenza tra le due tipologie? Secondo Lopez-Sanchez il denario con la sola aquila e senza la Vittoria che incorona (ovvero il 501) sarebbe stato coniato nel 165 prima della conquista di Ctesifonte. Invece, il 500 (con l’aquila e la Vittoria che incorona) sarebbe stato coniato dopo la conquista di Ctesifonte, cosa che avrebbe dato poi il titolo di Parthicus Maximus a Lucio Vero. Finito qui? No. Nel guardare altre monete mi sono imbattuto in questi due esemplari (da OCRE): Qui si vede una aquila volta a destra ed una Vittoria volta a sinistra, ma senza corona. Che succede? La corona manca realmente o e’ usura? Non capendo bene ho posto il quesito direttamene al redattore dell’articolo, ovvero Fernando Lopez-Sanchez che molto gentilmente mi ha risposto. La corona, in effetti, manca. Come spiegare le monete, allora? Anche questa sarebbe stata coniata prima della presa di Ctesifonte come evidenziato dalla mancanza della corona che sarebbe quindi l’elemento discriminante tra le due tipologie della moneta: - Senza corona: prima della presa di Ctesifonte - Con corona: dopo la presa di Ctesifonte Che significato dare allora agli esemplari con Vittoria, ma senza corona? Secondo Lopez-Sanchez sarebbero varianti della 501 in cui la Vittoria starebbe semplicemente a indicare che la Legio VI Ferrata era quella direttamente e personalmente guidata da Lucio Vero nella campagna partica (verso la vittoria, appunto). Insomma, vi sarebbe una sorta di continuum tra le due tipologie di denarii. Ho provato, a questo punto, a guardare meglio la moneta di @Erick Morman. Onestamente, non vedo né una aquila ne’ una Vittoria, ne’ tanto meno una corona…. Era a questo che si riferiva quando diceva: Se @Erick Morman e’ d’accordo, proverei a presentare questa sua moneta a Fernando Lopez-Sanchez per vedere che cosa mi dice (prima di mandarmi a stendere per la rottura di cabasisi😆) Ciao e Buon Primo Maggio a tutti, lavoratori e non. Stilicho2 punti
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Esiste una enorme bibliografia storica riguardante questo complicato e confuso periodo della storica milanese. Dipende dal tempo che hai a disposizione ma, se potessi, ti consiglierei di partire dagli ottimi saggi della metà del 900 per arrivare a quelli più recenti. Così da apprezzare anche il progresso della ricerca storica e del diverso modo di valutare alcune figure (ottone visconti e napo torriani n primis). Ma questa non è certo la sede per questo tema così complesso. Per parlare di monete : Martino della torre ebbe il Titolo li capitano del popolo dalla credenza di sant'Ambrogio (organo di effettivo potere decisionale del comune) nel 1247. E questo è effettivamente il periodo della coniaziond dei primi ambrosini d'argento ( quello d'oro è tutta un'altra storia). Va però tenuto in considerazione che Mai A Milano ai dalla torre venne concesso alcun diritto di mettere simboli o riferimenti della famiglia sulle monete, che sono e restano monete del periodo comunale, solo: Mediolanvm - Scs Ambro . Questo nemmeno più avanti anche quando componenti della famiglia Dalla Torre divennero vicari imperiali , perchè il controllo della politica da parte degli organismi comunali era ancora ben saldo, per questo motivo, secondo il mio parere , non è propriamente corretto parlare "di signoria" dei dalla torre, il signore e la signoria apparvero più tardi, intesi come controllo assoluto della vita politica della città. Solo con Azzone Visconti , vicario imperiale nel gennaio 1329 , vennero poste, per la prima volta, le iniziali A Z sul soldo coniato da ludovico il bavaro. Buona giornata2 punti
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Questa mattina per ben 20 centesimi mi sono portato a casa un ingresso al cinema!2 punti
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Salve. Questo mio intervento è finalizzato unicamente ad aggiornare il "quadro riassuntivo" delle monete con "doppio punto" in legenda. Riporto il dritto e il rovescio del 20 grana 1796 con la variante" doppio punto in verticale" dopo "HIE", lotto n.20 della recente asta n.5 di Roccaro. Insieme, riporto anche il dritto del mio esemplare dello stesso anno e con la stessa variante, già presente in questo "quadro riassuntivo" ed identificato con il n.3. Motivo per cui torno a pubblicare il dritto del mio 20 grana 1796? Per dimostrare come le due monete, sebbene dello stesso anno e con la stessa variante, siano certamente di conio diverso. Il che rafforza ulteriormente (se ce ne fosse ancora bisogno) la tesi che il doppio punto "in verticale" sia "voluto" e non sia frutto di coincidenze od errori, come da più parti e più volte sostenuto. Un caro saluto a tutti. In allegato, le relative foto.2 punti
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La cosa che mi affascina di più di queste vecchie cartoline, è il mondo che si apre intorno. Mondo di un passato che sarà un domani del nostro presente, e che vorremmo non fosse dimenticato. Ma da queste testimonianze possono venire scoperte cose che non si saprebbero mai più, sparite per sempre dalla memoria collettiva e che credo giusto ricordare. Uno spaccato del passato con tante cose, anche da studiare, la conoscenza di tante famiglie nobili e meno nobili, delle gioie e preoccupazioni che ci sono e ci saranno sempre, ieri come oggi. Se avrai un po di pazienza, posterò a breve una cartolina trovata in un mercatino a soli 2 euro che mi sta facendo passare tanto tempo in ricerche e domande. Anticipo che è del 1921, un anno prima della marcia su Roma.2 punti
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BUON GIOVEDI' 1° MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI , AUGURI A CHI ANCORA OGGI LAVORA E SOPRATUTTO OGGI STESSO LAVORA; E ATUTTI COLORO CHE SONO IN PENSIONE E SONO IN MERITATO RIPOSO LAVORATIVO2 punti
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Grazie @Ale75 sei una enorme risorsa per il forum. Grazie @Antonino1951 pensavo anche io a Costanzo 2 ma non ne ero sicuro. Nessuno credo faccia brutte figure qui, perlomeno dal mio punto di vista. Chi cerca di aiutare chi ne sa meno o è in difficoltà, va elogiato non deriso.2 punti
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Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie2 punti
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Prima Dopo Mio commento. La moneta è stata reincisa, ed a mio avviso ha sostanzialmente perso appeal e probabilmente anche valore.2 punti
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68.700 lire nel 1990 Per le stesse cose oggi grossomodo 140/150 euro1 punto
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Io ne ho viste di spaccate, ma non avevano un'anima interna di altro materiale... La lega era talmente bassa di argento che in alcuni casi consumatasi l'argentatura superficiale sembrano quasi rame, altre invece consumate e quasi liscie presentano nessuna differenza e sono più ricche di argento, anche se la normalità è una leggera argentatura che copre una lega parecchio bassa che si nota al minimo consumo. Comunque la grande quantità di monete coniate può portare a svariate possibilità compresa quella della moneta suberata... anche se la frode c'era già nel basso tenore di materiale buono rispetto il valore e suberare una moneta di bassa lega non è, penso, conveniente...1 punto
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Da Tarso nella Cilicia, un esemplare di grande AE per Gordiano III, con al diritto busto dell' imperatore ed al rovescio raffigurazione delle tre Cariti o Grazie . Sarà il 12 Maggio in vendita Bertolami 338 al n. 285 .1 punto
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L’11 si riferisce alla splendida moneta “Pennisi”. Il libro include 14 esemplari del n. 146. Vedi allegato, per favore. & -1 punto
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Salve. Paolo Pitotto ha schedato cinque gettoni “Spettacolo” con lo stesso dritto che raffigura il busto dei due attori Marlon Brando e Jean Simmons per pubblicizzare il film Desirèe in Cinemascope, e il rovescio molto simile che riporta nella cornice rettangolare il nome della sala cinematografica dove viene proiettato: Condominio, Teatro Grande, Augusteo, Reposi, Politeama. Buon Primo Maggio. apollonia1 punto
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https://it.m.wikipedia.org/wiki/Désirée_(film) Credo si riesca proprio ad un film specifico (1954)1 punto
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Studioso' è decisamente troppo — diciamo piuttosto un dilettante con abbastanza conoscenze da essere pericoloso… soprattutto per sé stesso!1 punto
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Da un punto di vista psicologo sarebbe un interessantissimo approfondimento. Mi viene da pensare che la risposta sia "sindrome da acquisto compulsivo". Le zecche moderne puntano molto su aspetti che la alimentano: coincard e confezioni colorate come dei fiori che devono attirare le api, click day continui che forniscono l'idea che gli oggetti sono difficili da avere, tirature limitate che danno l'idea di esclusività, un numero di emissioni assurdo per far sì che non si pensi per troppo tempo ad altro. Ovviamente non ha importanza cosa compriamo, tra un po' neanche ce ne accorgiamo, tanto tra pochi giorni saremo concentrati sul prossimo acquisto. L'iportante è comprare. E questo meccanismo funziona, funziona perfettamente.1 punto
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Conoscendoti penso che più che altro ti si sia impallato il computer sennò col cavolo che la mollavi...😅1 punto
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Questa bella cartolina del 15° Gruppo Squadroni Cavalleggeri di Lodi, partita da Crema il 2 Aprile 1904, è indirizzata a una Contessa di nome Adele residente a Torino in via dei Mille. L'aiuto che vorrei da voi tutti, è scoprire il cognome di questa signora e notizie del suo casato. Come vedete il timbro nasconde un po' la lettura del cognome e per quanto mi sono sforzato, non sono riuscito a leggerlo. Forse Carotti? Anche se fosse questo, non ho trovato notizie sul web. Grazie per l'aiuto e buona giornata a tutti.1 punto
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Esagerato …😁 bisogna invece conoscere il mondo .. c‘e‘ tanta bella roba in giro…😄 la conoscenza dei libri, articoli, estratti e‘ fondamentale ( li adoro e ne ho a tonnellate) ma poi c‘e‘ il mondo - conoscere gli oggetti ( musei), le strutture ( non solo monete ma il contesto archeologico dei siti) , i palazzi, i castelli, i paesi, le cittz, i territori, questo integra e completa la conoscenza. Hikikomori is a self-inflicted wound and limitation..1 punto
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follis della zecca di Costantinopoli con Eraclio al centro, Eraclio Costantino a destra e Martina a sinistra1 punto
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Per usare un eufemismo, il restauratore ha fatto un lavoro di merda ….1 punto
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Ciao, devo dire che la tentazione è forte 😂 Basta pensare al denario con elefante di Cesare o a quello di cui si parlava qui...1 punto
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Buongiorno. Si tratta di un ottimo e aggiornato quadro di sintesi della monetazione di Poseidonia dalla fase di avvio della coniazione (seconda metà del VI sec. a.C.) all'età romana. Recentemente si sono aggiunti uno studio più specifico della stessa coautrice del volume sulle monete in bronzo e un mio articolo concernente alcuni casi di riconiazione effettuati da Poseidonia su numerario di altre zecche. Di questi ultimi due contributi ti indico i link di riferimento: https://www.academia.edu/86626615/Monete_in_bronzo_di_Poseidonia_Cantilena https://www.academia.edu/122211909/V_Marrazzo_Economy_and_society_in_Poseidonia_between_the_6th_and_5th_centuries_BC_the_contribution_of_overstrikes_Economia_e_società_a_Poseidonia_tra_VI_e_V_secolo_a_C_lapporto_delle_riconiazioni_1 punto
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Buongiorno Nino, non sono un esperto come ho sempre detto, comunque con l ultima trovata confermo Elagabalo, scusate il disguido 😅1 punto
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Liberata: Nessun problema, effettivamente si sta parlando di un 5 franga del 26 periziato da Bobba in piazzetta. Saluti... Ronak1 punto
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L'ufficio numismatico vaticano è chiuso dallo scorso settembre (ed il sito web anche), nessuno sa quando riaprirà con la normale attività: tempo fa si diceva a giugno ma ora, con la morte di Francesco, non si sa più nulla: non è stato nemmeno presentato il programma 2025, figuriamoci se c'è una conferma (o anche solo una voce di corridoio) dell'emissione del 2€cc per la sede vacante e, per di più, devono ancora mettere in vendita le monete dell'ultimo quadrimestre 2024 (fra cui il secondo 2€cc dedicato a Marconi). Mettiti l'animo in pace e pazienta, come tutti: quadno ci saranno info da dare, verranno date1 punto
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E' battuto in Arelate per Carlomagno,, un " ausserst selten ", notevole esemplare di denaro, con al diritto monogramma ed al rovescio croce contornata dal nome di zecca . Sarà il 27 Maggio in vendita AMS 44 al n. 1099 .1 punto
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Buongiorno a tutti, a me ancora manca. Magari più in là con l'occasione giusta. Saluti Alberto1 punto
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A mio modestissimo parere adesso sembra una moneta delle merendine...1 punto
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Lo è sicuramente. Se osservate il rovescio poi... Non vi ricorda nulla? Il motto QUOD VIS (Quel che vuoi?) era rivolto alla Serenissima. Cioè vuoi la pace o la guerra? L'aquila è volta verso il ramo di ulivo a simboleggiare che Napoli fosse per la pace. Il primo in assoluto credo sia stato Antonio dell'Erba, con un suo breve articolo pubblicato sull'Annuario Numismatico Rinaldi del 1948: ANR1948.pdf Poi ripreso da più autori. Per ultimo credo: L’occulto RITRATTO in moneta del DUCA VANESIO1 punto
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Salve condivido immagino di una cartolina viaggiata e chiedo ai più esperti maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo1 punto
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Buongiorno a tutti, @LOBU queste le mie piastre di Ferdinando II 1831 1832 1833 - SIC ET IIIER senza punt. R scudo grande 1834 - 1834 - particolarità A di GRATIA 1834 - EET 1834 - 11 torrette 1834 - 13 torrette 1834 - torretta verticale 1834 - FERDINANDAS 1835 - 1° tipo 1835 - 2° tipo 1837 - 1838 - 120 a caratteri pesanti 1838 - sottocorona rigato 1839 - ex Collezione Pin 1840 - con busto 10 tornesi 1841 - 1844 - 1846 - 1847 - 1850 - 1851 - 1° tipo 1851 - 2° tipo 1852 - torretta evanesc. 1854 - 1854 - PROVIDENTIAOPTIMI 1854 - GRATIV non censita 1855 - 1856 - FERDINANDAS non censita 1856 - ATR non censita 1856 - aquile capovolte 1857 - 1857 - aquile capovolte 1858 - 1858 - aquile capovolte 1859 - 1 🦅 capovolta corretta 1859 - FERDINANDAS1 punto
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Le 500 lire caravelle intorno ai 6 euro, il 20 pence credo non arrivi a un euro di valore, ma potrei sbagliarmi.1 punto
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