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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/20/25 in Risposte
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Tre dollari nella fontana Chissà se qualche turista americano ha mai gettato una moneta da 3 dollari d'oro nella Fontana di Trevi Di sicuro non lo ha fatto, e non lo farà, l'attuale, sconosciuto proprietario dei 3 dollari coniati a San Francisco nel 1870, visto il prezzo che li ha pagati Eravamo rimasti ai 687.500 dollari pagati nel 1982 da Harry W. Bass, che come altri prima di lui, ha conservato la moneta fino alla morte. Dopo la sua scomparsa nel 1998, gran parte della collezione è stata venduta in una serie di importanti aste, tuttavia, la parte più importante è stata conservata nella Harry Bass Core Collection, di proprietà della Harry W. Bass, Jr. Foundation, un'organizzazione benefica che supporta altre organizzazioni nei settori dell'istruzione, dei servizi sociali, della scienza e della ricerca, delle arti e della cultura. La Core Collection è stata esposta presso la sede centrale dell'ANA (American Numismatic Association) a Colorado Springs, dal 2001 al 2022. Di essa faceva parte anche una delle quattro Eagles del 1804, della quale abbiamo parlato al post #54. Recentemente, la Harry W. Bass, Jr. Foundation ha deciso di dismettere la collezione per meglio servire le cause benefiche che sostiene, e così il 5 gennaio 2023 i 3 dollari 1870-S sono stati aggiudicati in asta Heritage (da cui proviene la foto), per ben 5.520.000 dollari , 240.000 in più del prezzo pagato per la più costosa (finora) delle 1804 Eagles, aggiudicata per soli (si fa per dire) 5.280.000 dollari. La moneta è, naturalmente, la stessa vista a proposito dell'asta Bowers del 1982, ma nel frattempo il suo grading è lievitato da XF-40 a SP-50, ben 10 punti in più, e anche questo probabilmente ha influito sul realizzo record Per finire, una curiosità. Nel 2012, la Four Seasons Auction Gallery, con sede in Georgia, annunciava che un'altra moneta d'oro da 3 dollari 1870-S era stata scoperta a San Francisco e sarebbe stata messa all'asta. Four Seasons sosteneva che la moneta fosse stata trovata in un album di souvenir da un turista europeo nel 1997, e che avesse attirato l'attenzione dei media. Diversi esperti ne hanno messo in dubbio l'autenticità, poiché non era stata autenticata da alcun ente di classificazione affidabile prima della vendita (ci sarà stato un motivo, che dite? ). Alla fine, la moneta è stata ritirata dal mercato. E con questo è davvero tutto, ringrazio di nuovo quanti hanno avuto la pazienza di leggermi fin qui, dando appuntamento per una nuova discussione che inizierà a breve e che sarà dedicata alle Zecche dell'oro (sarà proprio questo il titolo), Charlotte e Dahlonega, che nella loro relativamente breve esistenza hanno coniato ESCLUSIVAMENTE monete d'oro. Torneremo quindi a parlare, e a mostrare, dollari, tre dollari, quarti e mezze aquile... e basta, poiché nelle due Zecche i nominali più alti, eagles e double eagles, non vennero mai coniati. A presto petronius6 punti
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Storia Questa moneta del VI secolo potrebbe riscrivere la storia dei primi Turchi Su questa moneta scoperta in Uzbekistan è impressa quella che potrebbe essere la prima attestazione del nome "Turk": una prova dell'avanzata struttura economica dei Göktürk. Nei pressi di Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan, è stata ritrovata in un sito archeologico una moneta del VI secolo che potrebbe riscrivere la storia delle origini dei popoli turchi. Sulla moneta c'è un'iscrizione che potrebbe rappresentare la prima attestazione scritta del termine "Turk". L'oggetto, attribuito al periodo del Khaganato Göktürk occidentale, porta incisa in caratteri sogdiani l'espressione "twrk x'γ'n", che si legge come "Turk-Kagan". A identificare la scritta è stato il professor Gaybulla Babayarov, ricercatore del Centro Nazionale di Archeologia dell'Accademia delle Scienze dell'Uzbekistan, la cui scoperta viene riportata dalla rivista Anatolian Archeology. Un po' di storia. Il Khaganato Göktürk occidentale era uno dei due rami (insieme a quello orientale) in cui si divise l'Impero Göktürk, fondato nel VI secolo da popolazioni turche dell'Asia centrale. Nacque attorno al 576 d.C. e si estendeva su una vasta area che comprendeva parte dell'odierno Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan e Xinjiang (Cina occidentale). Fu un importante centro politico e culturale, legato a rotte commerciali cruciali come la Via della Seta, e giocò un ruolo chiave nella diffusione dell'identità e del potere dei primi Turchi nella regione. Il suo declino iniziò nel VII secolo, e fu infine assorbito da potenze rivali come i Cinesi Tang e altri khaganati turchi emergenti. Le radici. «La prima menzione del termine Turk-Kagan finora conosciuta risaliva alle iscrizioni di Orkhon, scritte incise su grandi stele di pietra nel VIII secolo e si trovano nella valle dell'Orkhon, in Mongolia, da cui prendono il nome», spiega Babayarov. «Questa moneta anticipa di almeno 150 anni quella datazione, collocandosi tra il 580 e il 610. Di fatto, spinge indietro le radici documentate del termine "Turco" a circa 1.400-1.500 anni». Secondo il professor Babayarov, la moneta potrebbe essere stata emessa dai discendenti di Istemi Kagan, figura centrale nella fondazione del Khaganato turco, che governò la regione strategica di Fergana che si trova nell'Asia centrale e corrisponde all'odierna Valle di Fergana, una fertile area montuosa e densamente popolata che oggi si estende su tre Paesi: Est dell'Uzbekistan (province di Fergana, Namangan e Andijan); Sud del Kirghizistan (l'area di Osh) e Nord del Tagikistan. L'iconografia, come è stata coniata, il diametro, il peso e la composizione del metallo sono tutti elementi coerenti con la fase Yabguluk del Khaganato Göktürk occidentale (fine VI - inizio VII secolo) e si distingue dalle emissioni dei periodi successivi. Al di là del nome. L'importanza della scoperta va oltre la semplice datazione di un termine. La moneta si inserisce in una più ampio ritrovamento di oltre 20 esemplari rinvenuti nella stessa area, recanti titoli turchi come "Jabgu", "Cabgu-Kagan" e "Kagan". Un ritrovamento che mette in discussione l'idea tradizionale di un popolo Göktürk esclusivamente nomade. «Queste monete ci raccontano un'altra storia: quella di una società turca che, almeno in parte, conduceva una vita sedentaria e sviluppava scambi commerciali strutturati», osserva Babayarov. «Ciò implica l'esistenza di un sistema monetario e di conseguenza l'esistenza di centri urbani». Un altro elemento interessante riguarda l'interpretazione dell'iscrizione "Turk-Kagan", che, secondo il ricercatore, non indicherebbe un sovrano specifico, ma un'affermazione di identità etnica e politica: un'appartenenza al Khaganato turco. L'archeologo traccia un parallelo con le monete del Khaganato dei Turgesh, che riportano espressioni simili a testimonianza di un legame etnico-politico. Una nuova chiave di lettura. Se le monete turgesh presentano iscrizioni standardizzate, quelle dei Göktürk occidentali sembrano invece più personalizzate, suggerendo che ogni sovrano potesse imprimere il proprio titolo o nome al momento dell'ascesa al potere. Questa scoperta pone le antiche regioni di Tashkent (la regione di Tashkent si trova nell'Uzbekistan orientale, ai confini con il Kazakistan e non lontano dalla Valle di Fergana) e Fergana sotto una nuova luce, come centri chiave della formazione dell'identità e dello Stato turco antico. Le monete studiate da Gaybulla Babayarov, ricercatore del Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan. Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan Da FOCUS Storia Le monete studiate da Gaybulla Babayarov, ricercatore del Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan. Centro Nazionale di Archeologia dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan5 punti
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Purtroppo un fattore che influisce molto sulla qualità fotografica nella preparazione delle aste sono i tempi strettissimi di lavorazione, visto che si è obbligati a rispettare una scadenza ben precisa. Se poi c’è un catalogo cartaceo, tutto il lavoro è ancora più frenetico, dal momento che a quella scadenza bisogna togliere ulteriori giorni per l’impaginazione, la stampa e i tempi di spedizione. Questo per dire che purtroppo non c’è proprio il tempo matematico per poter adattare il setup fotografico (principalmente le luci utilizzate ed eventuali pannelli riflettenti) al tipo di moneta. Al massimo si può creare un setup per i diversi metalli, ma poi, bisogna fotografare “in batteria”. Quindi, il risultato fotografico che generalmente vedete, è una sorta di compromesso al fine di poter rappresentare TUTTE le monete (e sono “tantine”, come potete immaginare) con il MINIMO tempo di lavorazione. Purtroppo questo è… 🤷 Certamente la foto scattata da Alan rende meglio l’idea della patina e del metallo, e questo principalmente è dovuto al fatto che una luce diretta enfatizzi maggiormente le iridescenze e lo stato del metallo. Poi teniamo presente che scattare a mano libera permette di “giocare” meglio con la luce, cosa che con uno stativo non si può fare. Ma ci sono anche aspetti tecnici che una foto professionale deve rispettare, e che purtroppo non fa quella di Alan; per farla molto breve, come prima cosa c’è il bilanciamento del bianco (con tutto quello che ne consegue riguardo la fedeltà cromatica), poi l’esposizione e tutta la post produzione, al fine di rendere la foto professionale come la vedete. Tutto questo processo va adatto a tutte le monete da fotografare. Discorso patina: fotografare una patina non è cosa facile, specialmente se presenta svariate tonalità di colore che, ripeto, devono essere rappresentate con fedeltà cromatica. Io mi ci diverto, ma posso garantirvi che ogni patina è una storia a sé sul modo di essere fotografata e post prodotta e sarebbe impensabile riuscirlo a fare per le monete in asta. Spero di aver dato l’idea di quello che c’è dietro la lavocazione fotografica per un’asta. L’obiettivo della foto è quello di dare un’idea DI MASSIMA della moneta, cosa che la prima foto pubblicata (per di più scattata attraverso la plastica!) svolge degnamente: si vede chiaramente l’alta conservazione come anche la patina con qualche piccola iridescenza. Per questo motivo è sempre consigliabile visionare personalmente le monete (specie se costose) o farle visionare da persone di fiducia al fine di avere un riscontro più completo di quello che le foto, per ovvi limiti, non permettono. Ultimo ma non meno importante, imparare BENE a valutare da sé la conservazione delle monete (senza affidarsi ciecamente al parere espresso) da una marcia in più già dalla prima valutazione fotografica. A titolo di esempio vi allego la più bella piastra papale di questa tipologia che ho avuto l’onore di fotografare prima che il collezionista la esitasse in asta. Patina SUBLIME, ma vi garantisco e per fotografarla e postprodurla c’è stato parecchio lavoro da fare3 punti
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Buonasera a tutti, 20 maggio 1798 accadeva. Esattamente 227 anni fa. Ma facciamo un piccolo ripasso. Maria Carolina Luisa Giuseppa Giovanna Antonia d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Carolina d'Austria (Vienna, 13 agosto 1752 – Vienna, 8 settembre 1814), nata arciduchessa d'Austria, divenne regina consorte di Napoli e Sicilia come moglie di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia. Fu in risposta al trattamento di Maria Antonietta da parte della rivoluzione francese che la regina di Napoli si alleò con la Gran Bretagna durante le guerre rivoluzionarie francesi. Maria Carolina fu così inorridita da quell'evento che si rifiutò di continuare a parlare francese e vietò la diffusione delle opere filosofiche di Galanti e Filangeri, che fino ad allora avevano goduto del patrocinio della regina. Nel 1794, dopo la scoperta di un complotto giacobino per rovesciare il governo, Maria Carolina ordinò la soppressione della massoneria, di cui era una volta aderente, credendo che i suoi adepti avessero partecipato al complotto assieme ai francesi. L'esercito fu mantenuto perennemente mobilitato in caso di attacco improvviso, causando un enorme aumento della tassazione.In un clima di terrore generale che serpeggiava per Napoli e temendo per la sicurezza della sua famiglia, Maria Carolina iniziò a far assaggiare il cibo e a cambiare quotidianamente gli appartamenti della famiglia reale. La cessazione delle ostilità franco-spagnole nell'estate del 1795 dette la possibilità all'esercito francese, guidato dal generale Napoleone Bonaparte, di concentrarsi sulla campagna italiana. I rapidi successi di Bonaparte nel Nord Italia costrinsero Maria Carolina a iniziare dei trattati di pace, secondo i quali Napoli avrebbe dovuto pagare alla Francia un'indennità di guerra di 8 milioni di franchi: ma nessun paese aveva intenzione di rispettare a lungo questa pace. Il matrimonio del figlio maggiore Francesco, duca di Calabria, con l'arciduchessa Maria Clementina d'Austria nel 1797, offrì a Maria Carolina una breve tregua dalla guerra, che aveva influito molto sulla sua salute. Il 20 maggio 1798, Maria Carolina entrò in un'alleanza segreta difensiva con l'impero austriaco, in risposta all'occupazione francese degli Stati pontifici, che condividevano il confine con il regno di Napoli. A seguito della vittoria britannica nella battaglia del Nilo, la sovrana decise di aderire alla Seconda Coalizione contro la Francia. Nella reggia di Caserta si tennero riunioni del consiglio di guerra, che comprendono la regina, il re, il generale Mack (comandante dell'esercito, nominato dagli austriaci), l'ambasciatore inglese Sir William Hamilton e l'ammiraglio Nelson, vincitore del Nilo.Il consiglio prese la decisione di promuovere un intervento militare contro la Repubblica Romana, uno stato fantoccio francese. Spunti per riflettere sui tre coni da 10 Tornesi 1798 ci sono secondo voi? Saluti Alberto3 punti
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Ho gia' inviato foto dell' esemplare ad amici inglesi che mi onorano della loro amicizia. Attendiamo il responso. Questo e' uno studio che a me prenderebbe delle ore e non sarei certo della correttezza del risultato, a loro se non e' un plate difficile possono bastare dieci minuti. In Filatelia stiamo tutti imparando, non siamo superuomini, ma unendo i saperi si arriva al risultato. 🧐2 punti
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1 Koruna - Slovakia – Numista Ne posseggo alcune del periodo precedente e del periodo successivo, ma non questa.2 punti
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Un saluto a tutti, vista la quantità di materiale ho pensato di aprire un thread sulle buste da lettera emissione primo giorno aperta a chiunque voglia contribuire. Seguirò un ordine cronologico Ecco la prima:1 punto
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@clame66, prima di avventurarti in esami costosi, per quanto risolutivi, la prova del peso specifico come descritto nel video è senz'altro una via da percorrere. Per quanto l'acqua, la temperatura, la bilancia possano aggiungere una minima percentuale di incertezza, la differenza di pesi specifici tra il rame "puro" del baiocco standard (8,96 kg/dm3) e la lega d'argento delle monete del periodo (Ag 900/1000, 10,3 Kg/dm3), è abbastanza ampia da considerare la risposta più che indicativa. I risultati ottenuti da @ACERBONI GABRIELLA lo confermano. In generale, rifacendomi all' "appello" di @gennydbmoney che mi ha citato sull'argomento, non ho ancora avuto modo di trovare un baiocco in vero argento, senza più dubbi; quindi sarebbe già una bella sorpresa se questo superasse il test dell'acqua ! 😉 Ciao, RCAMIL.1 punto
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Non c'è nulla a parte delle fantomatiche associazioni che promettono di riuscire ad ottenere il cambio nonostante le lire siano prescritte perchè: 'in base all’articolo 2935 del codice civile che dice come la prescrizione (in questo caso di dieci anni) scatti in realtà da quando il soggetto può rivalersi dall’acquisizione del diritto e cioé in questo caso da quando ha ritrovato il denaro. In buona sostanza ogni giorno è buono per trovare delle £ire Naturalmente è una... giusto per essere educati: stronzata maxima.1 punto
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Ben trovato, immagino che le fotografie dove si apprezza molto bene la patina siano le tue, mentre le prime proposte sono quelle del catalogo d'asta. A mio avviso da quelle dove si apprezza poco la patina (o almeno io la vedo poco...) si vedono meglio i "segnetti" anche se personalmente avrei apprezzato meglio la moneta con le tue fotografie. Se non ho detto sciocchezze mi chiedo se le case d'asta fanno appositamente fotografie con tecniche che possano mettere a nudo la moneta al fine di farla valutare al meglio (foto quasi asettiche...) o comunque che mettano in evidenza anche dei piccoli difetti... Ovviamente il discorso potrebbe essere anche al contrario... ma questo è un altro discorso... Forse quale esperto di fotografia una risposta potrebbe darla @ilnumismatico... Grazie e complimenti per la moneta che reputo veramente bella, Massimo.1 punto
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Ciao @miza, questo one penny mi piace molto, ha dei bei bordi, l'annullo c'è ma non rovina l'immagine delle Regina. Il rovescio è integro ed in buono stato, ben visibile la corona. Insomma di buona qualità, hai fatto benissimo ad aggiungerlo alla collezione.1 punto
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Qualche tempo fa mi ero imbattuto in qualche riferimento letterario interessante nella letteratura per l'infanzia dell' ottocento. Mi sembra che con un centesimo si potessero comprare un paio di noci se ben ricordo. Probabilmente era una moneta che per quanto di infimo valore poteva comunque avere un minimo potere d'acquisto specialmente per i bambini e in una società molto povera. Una tassa sul pedaggio di un ponte a metà Ottocento ricordo che a piedi era di due centesimi. Ma dovrei recuperare con calma le mie fonti...1 punto
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Salve Paxcaesar,penso proprio di si,al netto della differente conservazione.mia opinione da foto1 punto
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Sono andato a controllare che non ero sicuro, un altro esemplare è presente nell'articolo di Loteta "Storia della moneta da un Grano in Sicilia" edito col Circolo Numismatico Romano Laziale.1 punto
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La mia non luccica così come quella di numista, ma è decisamente piacevole: Due righe sul paese di emissione: La Slovacchia nel '900 è stata come una pallina in una partita di ping-pong: prima faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, poi unita ai cechi nella Cecoslovacchia, poi con la Seconda Guerra Mondiale diventa uno stato-fantoccio sotto i nazisti (quello della moneta di sopra). Finita la guerra, torna nella Cecoslovacchia, ma stavolta con i comunisti. Dalla padella alla brace! Nel '68 prova a liberarsi col sogno della Primavera di Praga, ma i carri armati sovietici schiacciano letteralmente la rivolta. Finalmente nel ’93 diventa autonoma con il famoso “divorzio di velluto” dai fratelli cechi e nel ’95 ha la piena sovranità. Happy end: nel 2004 è entrata a fare parte dell'Unione europea e dal 2009 è nell'eurozona. ======= Per un euro mi sa che ho comprato un sacco di storia! njk1 punto
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Escludendo il 1701 per Carlo II, è una tipologia estremamente comune e quindi si tende a ritenere sopra la media questa conservazione perché molti esemplari sono brutti o lisci ma essendo appunto una tipologia comunissima, nel mercato locale è possibile trovare senza morirci anche esemplari splendidi (che però iniziano già a costare un bel po' di più). Per me la conservazione è molto gradevole ma non darei il bb pieno nonostante sia un po' sopra la media. Sono d'accordo con @Scudo1901 il metro di misura della conservazione dev'essere uno e si deve applicare a tutte le monete alla stessa maniera*, ciò non impedisce di apprezzare la conservazione quando l'esemplare è sopra i canoni con cui si vede solitamente la tipologia. Anno molto molto raro ma non è il primo 1701 che vedo. Complimenti per l'acquisto. Giusto per parlare di conservazioni sopra la media, questa è passata da NAC tempo fa...1 punto
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Salve,la moneta con questo rovescio esiste,forse cambia la legenda,inoltre le monete di marco aurelio sono normalmente di alta resa iconografica e questo rovescio è particolarmente strano per una moneta di alto impero.mia opinione derivata da molti anni di esperienza,comunque qualcuno sarà più preciso catalogo generale beni culturali,m.aurelio con rovescio annona1 punto
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Regno Unito - ‘Territori britannici d'oltremare’: Gibilterra Elizabeth II Gibraltar 1989; Five Pounds: Moneta da 5 sterline con Ercole tra due colonne, 1989. Virenium (lega ternaria Cu 81%/Zn 10%/Ni 9%): 20 g, 36 mm. apollonia1 punto
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Da come si presenta la moneta : legende del D/R e figure , a me pare piu' un falso che una imitazione antica (?) . Inoltre da quanto scrive nel rovescio il possessore : ANNONA AUGG , la moneta sarebbe stata emessa quando Marco Aurelio governava l' impero insieme a Lucio Vero , cioe' tra il 161 e il 1691 punto
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No no! È stata la prima ma non è l' unica. Sul sito della BCE c' è l' elenco con le date di quando la vecchia moneta è non più convertibile1 punto
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Appena chiamato la mia registrazione era ok… devo dire funzionario davvero gentile, in ogni caso mi ha detto che praticamente la vendita sarà online fino ad esaurimento scorte, quindi un click day... prima emissione sede vacante fine maggio inizio giugno… tutto il resto da luglio… speriamo bene1 punto
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È il punto di compasso che serviva per centrare le immagini e delimitare le legende lungo i bordi...1 punto
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Ciao, non è intonsa e questo limita il suo appeal. Però vale comunque molto più del fino contento. Farla periziare non porterebbe una plusvalenza significativa. In asta seria, ma anche su eBay potrebbe spuntare sui 900 euro o poco più a chi dovrai detrarre spese. Buona giornata1 punto
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Confezione zecca PROOF con gettone La prima serie di monete decimali che commemora la loro introduzione nella circolazione contiene anche il Royal Mint Token, una medaglia speciale di forma rettangolare in bronzo della Zecca regale di Londra. Lo stemma della Royal Mint non è diverso da quello reale: è lo stemma del Regno Unito che viene utilizzato per coniare le monete. Il primo e il quarto quadrante dello scudo raffigurano tre leoni passanti, simbolo dell'Inghilterra. Il secondo quadrante raffigura un leone rampante con la doppia cinta di gigli, simbolo della Scozia. Il terzo quadrante raffigura un'arpa, simbolo dell'Irlanda. apollonia1 punto
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E cosa c’entra la media? Se tutte le monete di una certa tipologia fossero in MB reperire un MB+ non fa diventare quell’esemplare BB. C’è un precisa classificazione (scala) di conservazioni. E questa i rilievi da BB non li ha. Sempre secondo la mia modesta opinione naturalmente.1 punto
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Confermo l'estrema rarità della moneta. Si tratta di una moneta postuma, coniata dopo la morte di Carlo II (1 novembre 1700) La moneta è stata creata verosimilmente o per un errore in fase di associazione dei coni (si è associato il rovescio del 1701 con il dritto del sovrano precedente) oppure perchè la notizia della morte del sovrano è arrivata a Palermo dopo la coniazione di queste monete, avvenuta magari nei primissimi giorni del gennaio 1701 (quindi circa 2 mesi dopo la morte del sovrano), e comunque messe in circolazione. Propenderei per la prima ipotesi. 2 mesi mi sembrano sufficienti per inviare informazioni da Madrid a Palermo anche nel 1700. Tuttavia essendo pieno inverno, non si possono escludere ritardi. Presumo che qualcuno si sia già posto questa domanda ed abbia anche trovato la risposta, sicuramente presente negli archivi. Cosa dice lo Spahr a riguardo? Io non ho la mia biblioteca sottomano ultimamente. Non sono specialista del periodo, per cui non so dare un valore alla moneta. Io non l'ho mai vista dal vivo e concordo con l'R4. @sgama1975 mi sono permesso di spostare la discussione nella sezione relativa alle monete del regno di Sicilia, dove sicuramente attirerà l'attenzione degli utenti esperti in questa monetazione.1 punto
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Una moneta misteriosa E' sempre lei, l'unica da 3 dollari 1870-S, le cui origini sono tutt'altro che chiare Per molti anni, i numismatici hanno ipotizzato che il capo coniatore Joseph B. Harmstead avesse coniato clandestinamente un secondo esemplare della moneta, e che poi l'avesse acquistata per regalarla alla nipote, o forse alla moglie. In alternativa, alcuni hanno creduto che la moneta sia in realtà l'esemplare della pietra angolare, che Harmstead avrebbe rubato prima che la scatola fosse collocata nella nicchia della pietra. A questa teoria si contrappone un'ampia ricerca di due studiosi, che rivela come Harmstead fosse un uomo onesto e di buona condotta. Il suo successivo maneggiamento della moneta indica inoltre chiaramente che non aveva alcuna intenzione di venderla a scopo di lucro, altrimenti l'avrebbe trattata con maggior cura. Una terza teoria postula che la moneta d'oro tre dollari sia stata "liberata" dalla pietra angolare quando l'edificio fu danneggiato durante il grande incendio e terremoto del 1906. Ma ciò sembra improbabile, poiché la Second San Francisco Mint era uno dei pochi edifici sopravvissuti in quella zona, come abbiamo visto dalla foto in un post precedente. I ricercatori ritengono di aver identificato la pietra angolare negli ultimi anni e che sia rimasta sostanzialmente intatta. Inoltre, la moneta era montata come gioiello e presentava evidenti segni di usura al momento della sua scoperta nel 1907. È improbabile che le sue condizioni siano cambiate così tanto in meno di un anno. Recenti ricerche condotte da diversi numismatici suggeriscono una quarta possibilità. La politica della Zecca del 1870 imponeva alla Zecca di San Francisco di sottoporre ogni mese alla Commissione di Saggio (Assay Commission) di Philadelphia una certa percentuale di tutte le monete coniate per la circolazione. I registri della Zecca indicano che San Francisco coniò solo mezzi dollari, dollari d'oro e doppie aquile per la circolazione nel maggio del 1870. Secondo una ricevuta della Wells Fargo datata 7 giugno 1870, un totale di 34 doppie aquile, un dollaro d'oro e otto mezzi dollari furono inviati alla Commissione di Saggio per soddisfare i requisiti di analisi. Tuttavia, il capo coniatore JB Harmstead, potrebbe aver deciso di coniare anche un esemplare extra di mezzo dollaro, quarto di dollaro, dollaro d'argento e moneta d'oro da tre dollari quando coniò le monete fondamentali, per coprire eventuali obblighi di analisi. Potrebbe aver creduto di essere obbligato a inviare almeno un esemplare di ogni taglio coniato alla Commissione di Saggio, anche per una minuscola produzione di un unico pezzo. Inoltre, potrebbe non aver saputo che non sarebbero state coniate altre monete di queste denominazioni, e che una singola moneta di saggio sarebbe stata sufficiente a soddisfare i requisiti se una piccola tiratura fosse stata prodotta verso la fine del mese. Ma nessuna moneta di queste denominazioni fu mai emessa per la circolazione, e questo potrebbe aver modificato il suo approccio alle monete di saggio. Alla fine, Harmstead deve aver concluso che non era necessario sottoporre le monete a test, e sembra probabile che abbia deciso di acquistare la moneta da tre dollari del 1870-S in più come ricordo, poiché quella moneta rimase con lui, o con la sua famiglia, per molti anni. 893 Non sarà l'apocalittico numero della Bestia ma è un numero, altrettanto misterioso, che qualcuno ha graffiato su questi tre dollari, al rovescio, sopra la corona di foglie Il "qualcuno" in questione, si ritiene essere stato quasi sicuramente Harmstead, e che lo abbia fatto in un periodo precoce, cioè poco dopo aver coniato la moneta. Ma che cosa stia a significare quel numero è, ancora una volta, un mistero. Anche se qualcuno pensa che possa essere riferito alla finezza della moneta, la maggior parte degli studiosi non è d'accordo con questa ipotesi, e tutto quel che si può dire oggi è che nessuno ha mai offerto una spiegazione esaustiva sul significato di quel 893! petronius1 punto
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Se la moneta è corredata di tutta la documentazione necessaria che ne attesti la lecita provenienza, a mio modesto avviso la si potrebbe pagare sui 30 euro.1 punto
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Se nn erro, la legge parla di 50/70 anni di "anzianita'", poi dovrebbero avere un certificato di lecita provenienza. Oppure devi dimostrare che siano in possesso della tua famiglia fin dal 1900 e qualcosa. Da quel che mi risulta, nonostante la legge, nn tendono ad applicarla se nn per romane o antecedenti. Nn sono un avvocato, ne un tecnico e sono approssimativo. Rivolgetevi ad esperti, il rischio e' a.carico.vostro.1 punto
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In molte medaglie S. FRANCESCO SAVERIO viene ritratto con S. IGNAZIO DI LOYOLA, entrambi Spagnoli, si sono conosciuti da studenti a Parigi frequentando l'Università la Sorbona e così conobbero, e nel 1534 pronunciò insime a lui, a Montmartre i primi voti religiosi. Insieme ad altri compagni fondò la Compagnia di Gesù. Studiò Teologia e si trasferì a Venezia, dove divenne sacerdote. Partì missionario per l'India nel 1540 dove predicando ottenne diverse conversioni. E' protettore dei Gesuiti, dei missionari, delle missioni e dei marinai,invocato contro la peste.1 punto
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Dalla quarta di copertina: "Sulla scia delle celebrazioni per il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare come forza armata autonoma, questo catalogo si propone di raccontare la storia del volo in un percorso cronologico attraverso le medaglie italiane commemorative e le decorazioni a tema aeronautico. Accanto all’immagine di ciascuna medaglia, una scheda con i dati tecnici, le note e le eventuali varianti conosciute, e alcuni brevi cenni storici che ne illustrano il contesto storico di emissione. Nella prima parte del catalogo, una selezione di cento medaglie attraversa l’epopea del volo dai primordi della mongolfiera al Centenario dell’A.M., racchiudendo, nelle due facce dei tondelli di metallo, i più significativi tra le imprese eroiche, i protagonisti, i primati aeronautici, gli eventi bellici, il dopoguerra e le missioni internazionali, sotto l’egida della Regia Aeronautica prima e dell’Aeronautica Militare in seguito. La seconda parte è dedicata ai Comandi, Enti e Reparti dell’Aeronautica dal 1923 a oggi, testimoni della continua evoluzione organica e strutturale della Forza Armata, al fine di poter compiere sempre la missione al servizio del Paese, garantendo l’approntamento, l’efficacia operativa e l’impiego delle forze aeree nel quadro del sistema di sicurezza nazionale ed internazionale. Una corposa appendice è dedicata alle medaglie coniate per i corsi degli Istituti di formazione dell’A.M., l’Accademia Aeronautica, la Scuola Sottufficiali (oggi Marescialli) e l’ultima nata, la Scuola “Giulio Douhet”. Il volume, che colma una lacuna nel panorama letterario numismatico, è destinato quindi non solo agli studiosi e collezionisti di medaglistica, ma anche agli appassionati del volo, i quali vi troveranno un nuovo modo di raccontare la meravigliosa storia del volo dell’uomo".1 punto
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Eh Cesare è un discorso a parte, è un pò che lo sto cercando, è diventato la mia balena bianca, con lui anche Otho...sto cercando da molto di aggiungerli ma spesso sono molto fuori budget 😔😅 Comunque una delle virtù del collezionista è la pazienza (c'è un post nel forum a proposito di questo...), io non l'ho mai avuta, ho imparato a gestirla da quando colleziono monete 😆1 punto
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Ciao, mi rendo conto solamente adesso di non aver mai risposto a questo post, mi associo a quanto detto da chi mi ha preceduto, non aggiungo nulla perchè sono tutti più autorevoli e esperti di me, dico solo non potevi trovare posto migliore di questo, ho imparato moltissimo da quando sono sul forum specialmente a come collezionare consapevolmente ed evitare fregature 😃 Mi piace molto la tua scelta del periodo che è anche quello della mia collezione anche se come preferenza mi fermo a Commodo pur avendo anche monete dei Severi. Prima o poi magari come me amplierai anche con il bellissimo mondo delle repubblicane ma attento...poi non ne esci più 🤣1 punto
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Il mio pensiero di appassionato. Innanzi tutto, ho notato con piacere la tua giovane età; a dimostrazione che la "numismatica" (in senso lato, si intende) non e' una passione solo per "vecchi"😁. Penso poi che tu sia partito con il piede giusto, unendo al collezionismo/raccolta (come tu lo vorrai intendere) lo studio, l'approfondimento e la ricerca. Essendo, insieme gli amici Grigioviola ed Illyricum65, uno dei curatori della Sezione "Romane Imperiali" non posso che consigliarti di fare un giro nelle nostre pagine dove potrai trovare (quasi) tutto ciò che può stimolare la tua sete di sapere. Da ciò ne consegue che ci farà piacere leggere poi qualche tuo contributo (con tutta tranquillità e senza timore reverenziale) che sicuramente porterà una ventata di freschezza, se quelle che leggo sono le premesse. Parlavo della nostra sezione, ma un po' tutto il forum e' ricco di contenuti. A questo proposito, ti consiglio di leggere questa discussione che credo troverai interessante per i tuoi primi passi: Ciao e ....a rileggerci presto! Stilicho1 punto
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Ciao! È un proverbio biblico contenuto appunto nel libro dei proverbi di Salomone al cap. 15 versetto 22. Complimenti a tutti per l’interessantissima disquisizione, e a milza per il bel francobollo. Un saluto a tutti, in particolare ai due pilastri di questa sezione. Fabrizio1 punto
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Ciao @PostOffice, mi hai citato sperando per l'amico dareio.it che l'1 centesimi fosse il blù di Prussia, ma purtroppo non è , è il nero su azzurrognolo n.83 Unificato conosco bene il blù di Prussia e se posso dilungarmi 2 minuti vi dico anche il perchè. Essendo come Associazione gemellati con l'Associazione Filatelica di Aix en Provence( Francia) da 27 anni, ebbi la fortuna 25 anni fà di trovare un Blù di Prussia in una collezione che acquistai, tale collezione aveva la specializzazione delle varie tonalità dei singoli valori, essendo un francobollo tirato in alto numero, e tra questi, (descritto eccellentemente) vi era il Prussia, che tra tanti 1 cent. spiccava come un fiore bianco in un campo di papaveri, è veramente tutto un altro colore. lo portai dall'amico Silvavo Sorani e appena lo vide disse" è lui, anche se non lo guardo con la lente" sappiamo bene chi fosse Sorani, mi fece un dettagliato certificato e l'anno dopo recandomi come ogni anno per il gemellaggio ad Aix,in occasione della giornata del francobollo, lo portai con me, il Presidente di Aix dal vivo non lo aveva mai visto e così tanti dei soci, organizzò per il giono dopo una conferenza con le varie scolaresche (che devo dire in Francia seguono molto la Filatelia) e presentò questo francobollo e intervenni pure io spiegando come lo avevo trovato, ad un certo punto si alza un signore e mi dice in Francese, ma ve lo dico in Italiano, grazie Sig. Presidente, ora che ho visto il Prussia, posso morire felice. Rimasi di stucco perchè non mi sarei mai immaginato che effetto potesse fare quel francobollo ( economicamente è paragonabile quasi al nostro Nero N.1) ma questo è veramente tanto difficile da trovare, per finire la storia, vi dico che l'ho donato alla Associazione di Aix , con i ringraziamenti di non so quante persone. scusate se vi ho trattenuto per questa mia avventura, ma questo vi può fare capire che cosa sia la filatelia per chi veramente la ama1 punto
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Le aste numismatiche ed i siti di vendita soprattutto stranieri sono subissati da monete chiaramente provenienti dal Medio Oriente. Certamente guerre e vuoti di potere nella regione lasciano mano libera al commercio di tali reperti archeologici. Parla Matthiae: «In Siria ci sono altri tesori, dobbiamo scavare ancora» «La mia ultima campagna di scavi in Siria è finita nel 2010. Dal 1964 e fino a quel momento, ho trascorso lì due o tre mesi l’anno». In queste parole è racchiusa tutta la dedizione di Paolo Matthiae. Ha insegnato Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico all’Università La Sapienza di Roma e a 70 anni continuava a seguire i lavori sul campo, nonostante fosse «un po’ faticoso a quell’età». E nonostante quei «piccoli problemi» dovuti all’attività archeologica: «Il sole, la polvere, il vento, e poi lo stare fermo per osservare con attenzione, il che non giova alla circolazione». Per Matthiae, la Siria è «il secondo Paese», protagonista del suo libro La Siria antica. Arte e architettura (Einaudi, pagine 304, euro 36,00). Nel volume afferma che nell’archeologia orientale la Siria dell’Età del bronzo è stata trascurata e sottostimata. Che cosa intende? «L’esplorazione delle grandi civiltà dell’Oriente classico cominciò nel 1842 nella Mesopotamia settentrionale. In Siria, invece, le prime spedizioni risalgono a mezzo secolo dopo. A questo ritardo si aggiunge la casualità. Soprattutto in passato, l’avvio di una campagna poteva dipendere da un interesse da parte degli archeologi, che sceglievano un particolare sito ritenendo che potesse contribuire a risolvere problemi storici già noti. Uno scavo, però, poteva iniziare anche per un fatto occasionale, per esempio dopo un ritrovamento. È il caso delle due scoperte più importanti della prima metà del Novecento in Siria, cioè le città di Ugarit sulla costa mediterranea e di Mari sull’Eufrate. Questi scavi iniziarono in seguito a scoperte accidentali e, per controllare se fossero siti d’interesse, a Ugarit fu inviato il professor Schaeffer, a Mari il professor Parrot. Non si erano posti un problema storico, ma da grandi archeologi quali erano capirono subito l’importanza dei due siti». A Ebla, dove fu lei a intraprendere gli scavi, quali fattori spinsero ad avviare una campagna? «Gli scavi di Ebla sono legati a un fatto occasionale, anche se scelsi quest’area a partire da un problema storico. Nel 1962, con la mia tesi di laurea, avevo studiato la Siria del II millennio a. C. ed ero interessato a trovare un sito che, per la dimensione o la cronologia, potesse offrire risultati importanti. Quando chiesi di avere la concessione di scavo per l’Università di Roma, il sito si chiamava Tell Mardikh. Ancora non sapevamo che fosse Ebla, ma lo accertammo nel 1968 grazie al ritrovamento di un’iscrizione. Questa città era stata cercata a nord, a ovest e a est di Aleppo, anche in Turchia. Tell Mardikh, invece, si trova 55 chilometri a sud di Aleppo». La scoperta di Ebla gettò luce sull’interno della Siria, trascurato dalle spedizioni precedenti. Scavare in zone diverse della Siria significa indagare civiltà differenti? «La Siria ha una struttura geografica, e quindi anche storica, molto varia. La zona costiera è una stretta fascia di pianura mediterranea. Poi incontriamo le catene montuose note come Libano e Anti-Libano. Spingendoci verso l’interno, troviamo una regione pianeggiante e, andando verso e oltre l’Eufrate, un’area desertica. Questa conformazione ha avuto un impatto sulle esplorazioni archeologiche, perché uno scavo sulla costa, uno nella Siria centrale e un altro più a oriente hanno esiti diversi. Sono sintomatici quelli di Ugarit, Ebla e Mari. Tutti e tre mostrano una certa frammentazione delle culture. Ugarit è sempre stata definita proto-fenicia, perché è del XIV-XIII secolo a. C. e, nel XII secolo, a nord e a sud di questa zona cominciò a svilupparsi la civiltà fenicia. Mari, invece, è situata nell’estremo oriente della Siria ed è considerata la più occidentale delle città mesopotamiche». Ebla, invece? «Ebla si trova tra Aleppo e Damasco ed è tipicamente siriana. La sua storia si divide in tre fasi e copre un arco temporale che va dal 2500 al 1600 a. C. circa. È del 2350 a. C. il Palazzo Reale in cui, nel 1975, trovammo gli archivi reali di Ebla. 17mila frammenti che formano tra i 4 e i 5mila testi interi. Un tesoro epigrafico straordinario. Di Ebla conosciamo molto: templi, palazzi, fortificazioni, anche una parte della Necropoli Reale. Una superficie di circa 60 ettari di cui, però, abbiamo scavato tra il 5% e l’8%, nonostante le 47 campagne di scavo che ho condotto». Che influenza ha avuto sull’attività archeologica la guerra civile siriana? «Ovunque, la situazione politica, sociale ed economica influenza la conduzione degli scavi. Quando cominciai le esplorazioni, erano in corso sette o otto campagne straniere. Nel 2010 ce n’erano 120. Poi, con lo scoppio della guerra civile, lasciammo la Siria. Prima di questo momento, il Paese era diventato un paradiso dell’archeologia orientale, in parte grazie alla scoperta degli archivi di Ebla. Questo spinse molti Paesi a prestare più attenzione alla Siria, capendo che anche lì si potevano trovare testi cuneiformi così antichi. All’epoca, infatti, si riteneva che in Siria questa scrittura avesse cominciato a diffondersi verso il 1800 a. C. Alcuni miei colleghi mi dissero: “Allora possiamo trovare altre città come Ebla”. Ma nel 2010 l’attività archeologica si è interrotta. Alcuni scavi, anche se condotti dalle autorità siriane, sono continuati nella zona costiera, abitata dagli alauiti. Il governo, infatti, era di minoranza alauita». Secondo lei, ora che in Siria la situazione sta cambiando, quale potrebbe essere la prospettiva futura per l’attività archeologica? «Non è facile immaginare come si possa comportare la nuova Siria. Quel che è certo è che ha ancora molto da offrire. Altro aspetto indubbio sono i seri problemi che il patrimonio artistico, archeologico e architettonico ha corso, nonostante la Direzione delle antichità abbia messo in salvo i reperti di molti musei. Gli eserciti dell’Isis hanno danneggiato il tempio di Baalshamin, a Palmira. Essendo antecedente all’Islam, rappresenta un’eredità considerata riprovevole dagli jihadisti. Dicevano anche che se avessero conquistato Damasco, avrebbero distrutto il mausoleo di Saladino. Rimasi perplesso quando lo sentii: Saladino cacciò i crociati dalla Siria e restituì al mondo islamico quello che era stato portato in Occidente. Secondo l’ideologia jihadista, però, non ci può essere un uomo che si elevi verso Allah. Quello che auspico è che la Siria sia un Paese in cui coloro che appartengono alle molte minoranze siano tutti cittadini in ugual modo. Avendo io 85 anni, vorrei che facessero un po’ presto, in maniera che possa vederlo».1 punto
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https://stilearte.it/scavi-per-la-linea-elettrica-scoprono-10-tombe-di-un-tumulo-di-4500-anni-fa-ne-aprono-tre-in-una-ecco-cosa-vedono-cose-quelloggetto-vicino-al-polso-chi-erano-i-defunti-rispondono-gli-archeol/ Scavi per la linea elettrica. Scoprono 10 tombe di un tumulo di 4500 anni fa. Ne aprono tre. In una ecco cosa vedono. Cos’è quell’oggetto vicino al polso? Chi erano i defunti? Rispondono gli archeologi Redazione 31 Gennaio 2025 Archeologia - Ultime notizie ed approfondimenti, News Gli uomini sono adagiati sul lato sinistro del corpo. Le donne sul lato destro. Un tempo c’era una collinetta di terra e sassi, in questo punto. Un tumulo realizzato che dava unità al sepolcreto e che proteggeva le tombe. Poi, con i lavori agricoli, la collinetta scomparve, ma i resti antichissimi sono rimasti intatti, lì sotto. “E’ probabile che fossero membri dello stesso clan o della stessa famiglia” dice l’archeologo. Non gente comune, probabilmente. E vediamo perché… Nel cuore del distretto tedesco del Salzlandkreis, nei pressi di Förderstedt, durante i lavori per la costruzione di una nuova linea elettrica, è avvenuto un ritrovamento sorprendente: un antico cimitero risalente a circa 4.500 anni fa. Tra le dieci tombe identificate, tre risultano particolarmente ben conservate. Uno dei defunti indossava persino parte della sua armatura, un dettaglio eccezionale che apre nuove ipotesi sul ruolo e lo status sociale di questi antichi abitanti. La cultura del vaso campaniforme: un viaggio nell’età del rame Queste persone appartenevano alla cultura del vaso campaniforme, sviluppatasi tra il 2800 e il 1800 a.C., che prende il nome dai caratteristici vasi di ceramica a forma di campana che accompagnavano spesso i defunti. Diffusasi in gran parte dell’Europa occidentale e centrale, questa cultura è conosciuta per le sue pratiche funerarie distintive, i raffinati manufatti in ceramica e le abilità artigianali avanzate. La funzione dei vasi campaniformi non era solo pratica ma anche rituale. Il loro contenuto, spesso cibo o bevande, suggerisce una credenza nella necessità di provviste per il viaggio ultraterreno. Questi manufatti, decorati con motivi geometrici incisi o dipinti, testimoniano una notevole abilità artistica e una profonda connessione simbolica con la vita dopo la morte. Le tombe di Förderstedt: dettagli di una scoperta unica Le sepolture scoperte a Förderstedt offrono informazioni preziose sulla cultura del vaso campaniforme e sulle pratiche funerarie dell’età del rame. Le tre tombe più significative erano situate sotto un tumulo funerario comune. Secondo Susanne Friederich, responsabile del progetto presso l’Ufficio statale per la conservazione del patrimonio e l’archeologia della Sassonia–Anhalt, questo tipo di tumulo collettivo era una pratica consolidata nella cultura del vaso campaniforme. Tra i reperti più sorprendenti vi è un vaso campaniforme di circa 15 centimetri di diametro, ritrovato intatto e ancora contenente tracce di cibo. Questo oggetto, rinvenuto in una delle tombe centrali, rappresenta una testimonianza tangibile dell’importanza attribuita ai riti di passaggio nell’aldilà. Armature e armi: testimonianze di guerrieri Un dettaglio particolarmente affascinante riguarda il defunto trovato con un parabraccio realizzato in una lastrina di pietra. Questo oggetto, che misura circa otto per quattro centimetri, aveva la funzione di proteggere l’arciere dallo schiocco della corda dell’arco. La presenza di questo manufatto ha portato gli archeologi a ipotizzare che l’uomo fosse un cacciatore o un guerriero. Vediamo molto bene il parabraccio, – che abbiamo indicato con una freccia – originariamente sistemato sulla parte interna dell’avambraccio, a partire dal punto di giuntura del polso. I fori consentivano di fissare la lastra, con ago e corda, a un bracciale di stoffa o di cuoio. L’arciere, da un’osservazione sommaria, doveva avere circa 30 anni. Un’altra sepoltura ha rivelato tracce di una faretra, il cui contenitore organico si è decomposto nel tempo lasciando solo un’impronta nel sedimento. Due punte di freccia, ritrovate vicino alla schiena del defunto, suggeriscono che il guerriero fosse stato sepolto con il suo equipaggiamento completo. Terminologia Nell’antichità, il parabraccio era spesso chiamato bracciale d’arciere o placca d’arciere, a seconda della forma e dei materiali. Esisteva una certa varietà nei materiali utilizzati, che andavano dalla pelle rinforzata al metallo come rame o bronzo. Funzione simbolica e pratica Oltre alla funzione protettiva, alcuni studiosi ipotizzano che questi parabraccia potessero avere anche un valore cerimoniale o simbolico. La deposizione di tale oggetto nella tomba potrebbe indicare l’importanza dell’individuo come cacciatore o guerriero, sottolineandone il ruolo sociale nella comunità. Conservazione eccezionale grazie all’argilla di loess La straordinaria conservazione delle tombe è stata resa possibile dall’argilla di loess, un terreno fine e compatto che ha protetto le ossa e i reperti dal deterioramento. Christian Lau, responsabile degli scavi, ha spiegato che le tombe erano originariamente più profonde. Gli scavi, condotti in vista dell’ampliamento della linea elettrica a corrente continua “SuedOstLink”, proseguiranno per garantire un’analisi approfondita dei reperti. La linea, lunga circa 540 chilometri, collegherà Wolmirstedt vicino a Magdeburgo con Isar vicino a Landshut in Baviera. Le tombe saranno esaminate in laboratorio per ottenere ulteriori informazioni sulla vita, le abitudini e le credenze di questa antica comunità. La scoperta non solo arricchisce la conoscenza della cultura del vaso campaniforme, ma rappresenta anche un contributo significativo alla comprensione delle pratiche funerarie e del ruolo dei guerrieri nell’età del rame. E in Italia? Dove si diffuse questa cultura La presenza del vaso campaniforme in Italia è documentata soprattutto in tre grandi aree: Italia settentrionale Nella pianura padana e nelle Alpi orientali si trovano importanti tracce di questa cultura, spesso in siti di insediamento o sepolture. Tra le località più significative vi è Frattesina di Rovigo, uno dei centri nevralgici del commercio e della metallurgia nel Bronzo finale. In questa regione, la cultura del vaso campaniforme si sovrappone e si mescola con la precedente cultura del Bicchiere Imbutiforme e altre comunità locali. Italia centrale e Toscana Nelle aree collinari della Toscana (siti come Luni sul Mignone e Monte Giovi), si trovano contesti funerari con ceramiche campaniformi. Si ipotizza una penetrazione attraverso rotte fluviali e costiere dal Tirreno. Sardegna L’isola rappresenta un punto cruciale per la diffusione del vaso campaniforme nel Mediterraneo occidentale. In Sardegna la cultura campaniforme ha lasciato importanti tracce sia nelle tombe a domus de janas che nei villaggi pre-nuragici. A questo periodo si ricollega l’inizio di una vivace attività metallurgica sull’isola, che successivamente porterà alla straordinaria cultura nuragica. Caratteristiche culturali Ceramica: Il vaso campaniforme è solitamente decorato con motivi a zigzag, fasce orizzontali o triangoli impressi. Strumenti metallici: L’uso del rame si diffonde rapidamente, portando allo sviluppo di armi e utensili metallici. Pratiche funerarie: Spesso il vaso campaniforme è associato a sepolture individuali, un cambiamento significativo rispetto alle pratiche collettive precedenti. Influssi culturali: La diffusione del campaniforme in Italia sembra legata a contatti commerciali e migratori lungo le rotte terrestri e marittime, in particolare con la Spagna, la Francia meridionale e l’area danubiana. Ipotesi sulle origini La cultura del vaso campaniforme non è considerata una vera e propria “civiltà” autonoma, ma piuttosto un fenomeno culturale che si integra con diverse società locali, senza sostituirle del tutto. Le popolazioni indigene dell’Italia settentrionale, centrale e insulare accolgono e reinterpretano gli elementi campaniformi adattandoli ai propri contesti socio-economici. La presenza di questa cultura in Italia è dunque segno di un’epoca di intensi scambi e trasformazioni culturali, che pongono le basi per lo sviluppo delle civiltà protostoriche della penisola.1 punto
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Dal web: Mappa virtuale sul rinvenimento storico di monete romane nel mondo. https://brilliantmaps.com/roman-coin-map/1 punto
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