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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/16/25 in Risposte

  1. Buonasera a tutti, finalmente anche io mostro una pescata al mercatino domenicale, ieri; 2 pezzi 1€, ma alla fine sono riuscito a prenderne 5 con 2€. Mi scuso in anticipo per la scarsa qualità delle foto Le prime 3 in lega di rame, forse starebbero bene nel museo degli orrori. Diez Centimos Alfonso XII 1877 1 Kreuzer (1816?) 2 sols Luigi XVI (anno indecifrabile) Poi, per restare in Terra patria, ho visto questi due pezzi con una patina (o sporcizia?) che mi ha attirato, e li ho inseriti nella pescata. 2 lire Impero 1940 Buono da 1 Lira 1924
    5 punti
  2. https://monarchicinrete.blogspot.com/2018/06/consegna-al-governo-italiano-della.html Consegna al Governo italiano della parte della collezione delle monete del Re Vittorio Emanuele III rimasta in possesso del Re Umberto II Fausto Solaro del Borgo Febbraio 1983: In occasione di uno dei miei incontri con S.M. il Re Umberto II a Ginevra, nel febbraio del 1982, il Re mi accennò al problema delle monete della collezione donata da Suo Padre, il Re Vittorio Emanuele III, al Popolo Italiano (con lettera al Presidente del Consiglio, On. Alcide De Gasperi, scritta a Napoli il 9 maggio 1946), rimaste in Suo possesso dopo la morte del Genitore. Si trattava di due cassette contenenti i pezzi più preziosi, in quanto più antichi, che il vecchio Re, partendo per l’esilio in Egitto, portò con se (rilasciandone regolare ricevuta alla Presidenza del Consiglio) al fine di riordinarne la catalogazione. Queste monete si trovavano ad Alessandria d’Egitto al momento della morte del Re Vittorio Emanuele III, avvenuta il 28 dicembre 1947, quattro giorni prima della entrata in vigore della nuova Costituzione che prevedeva l’avocazione dei beni dell’ex Sovrano. Esse rappresentavano l’unico bene patrimoniale importante su cui la Famiglia Reale, che rischiava di restare senza mezzi di sostentamento, potesse contare sicché fu deciso di non procedere alla restituzione. Il 9 maggio del 1946 il vecchio Re dalla lancia che lo avrebbe portato verso l’esilio, tornando col pensiero a quella che era stata la più grande passione della sua vita, donava la propria collezione al POPOLO ITALIANO. Il Re Umberto mi precisò che intendeva affidare a me l’incarico di concordare con il Governo Italiano la restituzione delle due cassette conservate nel caveau del Credit Suisse di Losanna, che doveva essere effettuata in via riservata senza coinvolgere alcuno dei Suoi Consiglieri e Familiari, tutti ancora contrari a restituire un bene di così rilevante importanza patrimoniale al Paese che aveva espropriato l’intero patrimonio del Sovrano. All’inizio dell’estate 1982, in occasione della mia visita a Cascais del 27 luglio, fu deciso che avrei avviato in autunno i contatti con il Governo Italiano per individuare le procedure per la restituzione. L’aggravamento della malattia del Re ai primi di agosto e il Suo ricovero a Londra provocò, come tutti ricorderanno, un’ondata di simpatia per il Malato in esilio, sicché da molte parti si invocava un provvedimento del Parlamento che consentisse ad Umberto II di morire in Italia. In relazione a ciò, con la signorilità, la sensibilità e la bontà che hanno sempre caratterizzato le Sue azioni, il Re mi invitò ad astenermi dall’avanzare proposte di restituzione delle monete, perché non voleva che un tale Suo spontaneo gesto venisse interpretato come una forma di “do ut des”. Nei mesi dell’autunno 1982 non parlammo della questione nei nostri incontri alla clinica londinese, se non saltuariamente, sempre sentendomi confermare la preoccupazione per una possibile interpretazione che il gesto fosse legato all’ipotetico rientro in Italia. Da parte mia continuavo a notare un peggioramento delle condizioni di salute del Re con il rischio conseguente che, con la Sua scomparsa, le monete per le quali non avevo disposizioni scritte non venissero, dagli Eredi, più restituite all’Italia. Il 23 gennaio 1983, in occasione di una delle mie visite alla London Clinic, presi il coraggio a due mani e feci capire al Re che, date le circostanze ed i rischi connessi ad ulteriori rinvii, occorreva procedere e quindi aprire il negoziato con il Governo. L’amor di Patria e la grande delicatezza del Re Umberto II si manifestarono ancora una volta quando volle suggerirmi di contattare, per un consiglio sulla procedura da seguire, il Sen. Giovanni Spadolini, all’epoca Ministro della Difesa del Governo Fanfani, dicendomi “Ė il presidente del partito repubblicano, ma sono certo che, da uomo di cultura, metterà da parte in questa occasione le sue idee politiche”. Mi diede anche la precisa disposizione che unica condizione da porre era che nessuna notizia in merito alla riconsegna fosse data prima della Sua morte. Tornato a Roma, tramite un’amica che lo conosceva molto bene, chiesi un incontro con il Ministro della Difesa. Il Sen. Spadolini, per incontrarmi, mi fece chiedere di che cosa intendevo parlargli e, saputolo, mi fece dire che “non vedeva la ragione perché ci si rivolgesse a lui per una questione che riguardava Casa Savoia”. Chiusa questa porta, non avendo rapporti con il mondo politico, mi rivolsi all’amico Marcello Sacchetti che mi propose di incontrare l’On. Nicola Signorello, Ministro del Turismo e Spettacolo. Eravamo intanto arrivati al 18 febbraio e l’On. Signorello, che mi ricevette subito, udito quello di cui si trattava mi disse che ne avrebbe parlato in via confidenziale con il Presidente del Consiglio Sen. Fanfani che doveva incontrare, di lì a poco, in Consiglio dei Ministri. Questo avveniva intorno alle ore 16 del venerdì 18 febbraio. Descrivo sinteticamente la cronologia degli avvenimenti che portarono al rientro in Italia delle monete mancanti alla collezione donata al Popolo Italiano dal Re Vittorio Emanuele III. Sabato 19 febbraio. - Ore 9,00: mi chiama al telefono il Professor Damiano Nocilla, Capo dell’Ufficio Legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pregandomi di recarmi a Palazzo Chigi. - Ore 10,30: incontro il Prof. Nocilla, il quale mi comunica di aver avuto incarico dal Presidente Fanfani di chiedermi chiarimenti su quanto a lui comunicato, il pomeriggio precedente, dal Ministro Signorello. Dopo avermi ascoltato mi chiese - essendo completamente all’oscuro su quanto concerneva la donazione del Re Vittorio Emanuele III che risaliva al 1946 - qualche ora di tempo per aggiornarsi sulla pratica. - Ore 15,00: seconda convocazione a Palazzo Chigi da parte del Prof. Nocilla, il quale nel frattempo aveva trovato gli incartamenti originali della donazione, compresa la ricevuta con la quale il Re Vittorio Emanuele dichiarava di portare con se le due cassette per l’aggiornamento della catalogazione, sicché potemmo finalmente affrontare nei dettagli l’esame della procedura da seguire per la riconsegna. Durante il colloquio mi chiese di allontanarsi per andare a riferire al Presidente Fanfani che, indisposto, era a letto nell’ appartamento di Palazzo Chigi riservato al Presidente del Consiglio. - dopo circa mezz’ora il Prof. Nocilla mi informa che il Presidente Fanfani, pur febbricitante, era sceso nel suo studio e desiderava parlare con me. - Ore 16: il Presidente, che da anni era in rapporti molto amichevoli con mio Padre Alfredo, mi accoglie nel suo ufficio con grande cordialità, esprimendo tutta la sua ammirazione per il gesto che il Re morente intendeva fare nei confronti del Popolo Italiano e, dopo essersi fatto esporre in dettaglio la situazione, con la mia richiesta di riservatezza sul mantenimento della quale mi diede la sua personale assicurazione, mi comunicò che intendeva assentarsi e mi pregava di attendere il suo rientro. - Intorno alle 17 il Presidente Fanfani rientra a Palazzo Chigi e mi informa che il Presidente della Repubblica Pertini, dal quale si era nel frattempo recato, anche lui riconoscente per il gesto di Umberto II, aveva disposto che la riconsegna delle monete avvenisse nel più breve tempo possibile, mettendo a mia disposizione l’aereo presidenziale per il loro trasporto a Roma. - Da questo momento in poi, seduto davanti alla sua scrivania, ho l’occasione di sperimentare l’efficienza dell’uomo Fanfani: § Siamo ormai nel tardo pomeriggio, ed il Presidente del Consiglio chiama alla Farnesina l’Ambasciatore Malfatti, Segretario Generale del Ministero Affari Esteri, il quale arriva nel giro di un quarto d’ora. § Nel frattempo concorda con il Prof. Nocilla le modalità legali per la consegna da farsi, a Losanna, attraverso l’Ambasciatore d’Italia a Berna. § Chiede che l’Ambasciatore a Berna, Rinieri Paulucci di Calboli Barone, venga convocato a Roma e, a seguito dell’osservazione dell’Amb. Malfatti che si poteva parlargli per telefono, saputo che io lo conoscevo bene, lo chiama direttamente e, senza fornirgli spiegazioni, gli da disposizioni di recarsi a Losanna con il suo Cancelliere il martedì successivo per incontrarsi con me e fare quanto gli avrei indicato. § Concorda con i presenti, per salvaguardare le disposizioni di massima segretezza dell’intera operazione, fino alla morte di Umberto II, di rivolgersi ai Carabinieri: il Presidente Fanfani chiama al telefono il Comandante Generale dell’Arma e gli chiede di organizzare il deposito a Roma. - Intorno alle 19,30 mi congedo dal Presidente Fanfani assicurandogli che avrei fatto il possibile per concludere l’operazione entro il martedì successivo e ricordo bene che lo stesso, avendo appreso da me delle gravissime condizioni in cui versava il Re Umberto, mi disse “Caro Solaro, faccia in modo che il tutto avvenga prima della morte di Umberto II e si ricordi che, se questo non dovesse avvenire, sarà solo colpa sua”. - Dopo aver definito meglio con il Prof. Nocilla gli aspetti legali da osservare, e predisposta una bozza di verbale di riconsegna, lascio Palazzo Chigi intorno alle 22. Viene deciso che, per garantire la massima regolarità, non avendo io alcun mandato scritto del Re, la parte formale sarebbe stata svolta da mio Padre nella sua qualità di Procuratore Generale di Umberto II, ed anche perché, non volendo coinvolgere l’Amministratore del Sovrano, era l’unico ad avere accesso al caveaudel Credit Suisse dove si trovavano le cassette. Domenica 20 febbraio. Il Presidente Fanfani mi fa pervenire una lettera indirizzata a mio Padre, quale Procuratore Generale del Re, confermando l’accettazione delle monete ed esprimendo la riconoscenza del Governo e del Paese per il gesto del Sovrano morente. Martedì 22. Alle nove mi incontro all’Hotel Palace di Losanna con l’Ambasciatore d’Italia a Berna, Rinieri Paulucci de Calboli Barone, che trovo abbastanza seccato per il modo in cui era stato trattato dal Presidente del Consiglio e, senza mezzi termini, mi dichiara che mai durante la sua carriera gli era stato chiesto di mettersi a disposizione di un “laico”, portando con se il Cancelliere Capo dell’Ambasciata, il sigillo e la ceralacca. Gli spiego tutto quanto era stato concordato a Roma ed i motivi, purtroppo molto tristi, che avevano richiesto l’adozione di una procedura di particolare urgenza con tempi brevissimi a disposizione. Con lui e con il Cancelliere mi reco al Credit Suisse, dove incontriamo mio Padre e l’Avvocato dello Stato addetto alla Presidenza del Consiglio, Raffaele Tamiozzo, accompagnato dal Colonnello dei Carabinieri Giovanni Danese, arrivati da Roma con l’aereo presidenziale. La consegna non richiede molto tempo in quanto io avevo preteso ed ottenuto a Roma che le cassette venissero aperte solo dopo la morte del Re, in mia presenza. Terminata l’apposizione dei sigilli ai due contenitori e la sottoscrizione del verbale da parte di mio Padre per la consegna, dell’Ambasciatore d’Italia per il ritiro, e dei due funzionari presenti, le cassette sono caricate sulla macchina dell’Ambasciata, vengono trasportate all’aeroporto di Ginevra e imbarcate sul DC9 presidenziale. All’arrivo a Ciampino le cassette vengono prese in consegna dal Colonnello Comandante della Legione Carabinieri di Roma e portate nella Caserma del Reparto Operativo di Via Garibaldi, dove concludono il loro periglioso peregrinare durato 37 anni da Roma ad Alessandria d’Egitto, a Cascais, a Ginevra e, finalmente, di nuovo a Roma. Il 25 febbraio, vedendo avvicinarsi la fine, i Figli organizzarono il trasporto del Genitore in Svizzera all’Hôpital Cantonal di Ginevra, e il 13 marzo i medici mi permisero di entrare nella Sua stanza per comunicargli l’avvenuta riconsegna delle monete; ricordo le poche parole che riuscii ad udire “Grazie… è la più bella notizia che potevi darmi” che mi confermarono, ancora una volta, che gli unici pensieri di quell’Uomo in fin di vita erano per il Suo Paese. Il Re Umberto II muore a Ginevra il 18 marzo 1983. La Sua ultima parola percepita è stata “Italia”. Il 21 dello stesso mese il Governo Italiano emette un comunicato ufficiale con il quale, dando notizia dell’avvenuta consegna delle due cassette di monete, ricorda la generosità del gesto compiuto dal Re prima della Sua morte. Il giorno 28 vengo convocato per l’apertura delle due cassette, che avviene alla presenza del Colonnello Ivo Sassi, Comandante della Legione Carabinieri di Roma, del Professor Damiano Nocilla, Capo dell’Ufficio Legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Dottoressa Silvana Balbi de Caro, Direttrice del Museo Nazionale Romano, Museo delle Terme, e di altri Funzionari del Ministero degli Esteri e dell’Avvocatura dello Stato. La storia non finisce ancora in quanto, una volta aperte le due cassette dalla Direttrice del Museo, Dottoressa Balbi de Caro, comincia l’esame delle monete seguendo il vecchio catalogo del Re Vittorio Emanuele III (Corpus Nummorum Italicorum) e, dove dovevano esservi delle monete d’oro, si trovavano solo delle bustine vuote. Dopo circa mezz’ora in cui, proseguendo nella ricerca, si continuavano a trovare bustine vuote, nell’imbarazzo generale, si decide di sospendere il trasferimento delle cassette dalla Caserma dei Carabinieri al Museo delle Terme, per riferire al Presidente del Consiglio. Io non potevo nemmeno considerare l’ipotesi che il Re Umberto avesse trattenuto le monete d’oro senza farmene cenno; comunque, dovevo arrendermi all’evidenza. Alcuni giorni dopo mi chiama personalmente al telefono il Presidente Fanfani, che aveva saputo del mio dramma da Nocilla, e mi informa che tutte le monete erano state trovate in una parte della cassetta dove, evidentemente, il Re Vittorio Emanuele le aveva raggruppate per la nuova catalogazione. L'allora presidente del consiglio, Alcide De Gasperi, inviò a Re Vittorio Emanuele III il seguente telegramma ad Alessandria d'Egitto per ringraziarlo della donazione.: SM Vittorio Emanuele - Alessandria d’Egitto ho letto al Consiglio dei Ministri la lettera con la quale VM annunciava la cessione della raccolta numismatica allo Stato italiano. Il Consiglio dei Ministri, il quale sa apprezzare tutto il valore del dono per la storia del nostro Paese, mi ha incaricato di esprimere a VM la gratitudine del Governo. Adempiendo a tale gradito incarico, La prego di accogliere i sensi del mio profondo ossequio. Alcide De Gasperi Finalmente, con la sottoscrizione di un ultimo verbale e con il trasferimento delle monete al Museo delle Terme, dove era conservato il resto della collezione donata dal Re Vittorio Emanuele III, finisce il mio coinvolgimento in una operazione fortemente voluta dal Re Umberto che mai aveva pensato di appropriarsi di quanto donato da Suo Padre al popolo italiano. Una decina di giorni dopo ricevetti una telefonata da Palazzo Chigi: il Presidente del Consiglio Fanfani mi comunicava che, a seguito di una valutazione del complesso dei beni da me riportati in Italia per conto di un Signore a cui la Repubblica aveva confiscato tutto il patrimonio, era stato appurato che il loro valore superava i venti miliardi di lire. Alla mia domanda se si conosceva il valore dell’intera collezione, il Presidente Fanfani mi disse che lo stesso superava i cento miliardi (anno 1983).
    4 punti
  3. La collezione del re Vittorio Emanuele III e’ srata donata dal re in persona con volontà esoressa di suo pugno al POPOLO ITALIANO ( non allo Stato ne’ a sue istituzioni) . Il Re aveva tenuto per se solo le monete dei suoi avi i Savoia - oltre 8.000 pezzi nei vari metalli custoditi e affidati al figlio Umberto II che ha voluto che dopo la sua scomparsa venissero ricongiunti alla collezione del padre donata agli italiani. le vicende della collezione - soprattutto i suoi cambi di sede - sono noti e stranoti essendo stati riportati i numerosi articoli e diversi volumi a cura di funzionari (Balbi de Caro) , numismatici (Travaini) , curatori della collezione ( Panvini Rosati) e altri studiosi. eccetto che per alcune brevissime esposizioni ( quella del 1961 in occasione del Congresso Internazionale di Numismatica che si tenne a Roma; successivamente un’altra dedicata a Ferrara negli anni Ottanta) le monete restarono non esposte al pubblico fino alla loro risistemazione e all’pprontamento di un caveau dedicato nel Museo Nazionale Romano ove furono rese finalmente fruibili, in ambiente consono e adeguato a chiunque volesse vederle ( naturalmente una selezione - ma ben cospicua e di eccellente qualità- in quanto esporre tutta la collezione di oltre 100.000 pezzi risulterebbe impossibile). in tal modo si era compiuta almeno in parte la volonta’ del Sovrano che desiderava, con il suo lascito, che le monete da lui raccolte con tanta passione fossero rese fruibili al suo Popolo. vi era pero’ un altro importante compito da assolvere: quello della catalogazione delle monete - solo in parte elencate e fotografate in quella che puo’ definirsi la maggiore opera bibliografica dedicata alla numismatica italica: il Corpus Nummorum Italicorum, opera - incompiuta - redatta in XX volumi ad opera dello stesso sovrani e dei suoi collaboratori che elenca e illustra per zecca le monete conosciute elencando naturalmente anche tutte le monete della collez Reale al momento della pubblicazione del volume che le comprendeva, regione per regione. mancava pero’ un’opera che riprendesse le monete citate nel Corpus, ne emendasse eventuali errori ( di peso, legenda etc) ne correggesse l’inquadramento storico- numismatico alla luce degli studi piu’ recenti ( esempio: le emissionidei Bentivoglio classificate dal Corpus per Antegnate sono oggi attribuite con certezza a Bologna), e insomma aggiornasse quanto pubblicato nel Corpus non solo includendo gli esemplari Reali ivi non inclusi ma rivedendo tutte le monete alla luce della dottrina attuale. tale compito e’ stato impostato e svolto per un ingente numero di zecche e quantità di esemplari con la redazione di Bollettini ad hoc a cura di studiosi riconosciuti, selezionati dal Medagliere, che hanno contribuito in una sorta di volontariato culturale a riprendere, emendare, ampliare quanto pubblicato in precedenza dando vita a un’opera che seppur tuttora in corso e ancora marginale rispetto alla consistenza globale Della collezione rappresenta un grandissimo risultato per lo studio delka numismatica italiana. il progetto e’ stato avviato dalla d.ssa Bufalini, ex responsabile del Medagliere dell’MNR e ha visto la partecipazione di professori universitari accanto a specialisti, diversi dei quali, partecipano anche a questo Forum, in un corale sforzo di progresso degli studi e di divulgazione della nostra piu’ importante collezione. finora 77 bollettini sono stati pubblicati a cura del Poligrafico dello Stato sotto la responsabilità del Medagliere. anche se l’opera non e’ certamente terminata e molto si dovra’ ancora fare tuttavia la direzione intrapresa con questo lavoro di revisione generale dei materiali, la loro illustrazione/pubblicazione a beneficio di studiosi e appassionati e infine l’esposizione al Pubblico di una selezione importante e significativa della collezione stessa fanno certamente pendere la bilancia verso un giudizio positivo rispetto alke volonta’ ’ del donante. Forse l’unico appunto che si potrebbe fare - oltre quello dell’assoluta necessità di continuare l’operazione di pubblicazione intrapresa - e’ quello di comunicare meglio e di piu’ l’importante lascito portandolo oer esempio a conoscenza nelle scuole, in particolare elementari e medie ai cui studenti verrebbe dara l’opportunità di studiare la Storia - attraverso una visita al Medagliere - in modo piu’ vivo e diretto apprezzando le preziose testimonianze che le monete possono fornire.
    4 punti
  4. Ciao, è un bronzo di Adrianopolis (Tracia) https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/4/10548
    2 punti
  5. Certo, queste sono "SPL" a confronto di altre transitate in questa discussione 🤣
    2 punti
  6. La sensazione è che questo esemplare sia autentico e si differenzi dal NAC 157 e NAC 104 (entrambi falsi). In grigio l'esemplare NAC 157, in color oro quello della BAV (animazione con sovrapposizione).
    2 punti
  7. Quando Lincoln si insediò alla presidenza, il 4 marzo 1861, c'era la diffusa convinzione che non sarebbe stato all'altezza della crisi. La sua mancanza di esperienza politica in campo nazionale, il suo imbarazzo in società, perfino il suo aspetto, non ispiravano fiducia. Si dava per scontato che sarebbe stato una nullità e che il capo effettivo del nuovo governo sarebbe stato il Segretario di Stato, William H. Seward. Ma Lincoln impose rapidamente la propria autorità. Nel suo discorso d'insediamento sostenne che l'Unione era perpetua, che nessuno Stato poteva staccarsene di propria semplice iniziativa, che le ordinanze di secessione erano giuridicamente inefficaci e che le due parti erano tanto strettamente legate da rendere impossibile una separazione pacifica. Ribadì che avrebbe fatto rispettare le leggi in tutti gli Stati, ma questo non comportava necessariamente spargimento di sangue o violenza, a meno che "non fossero stati imposti con la forza all'autorità nazionale." Aggiunse infine che non aveva alcuna intenzione di interferire con lo schiavismo là dove esso già esisteva. Era un discorso che mirava a prendere tempo, ma il tempo gli fu negato, poichè giunse quasi immediatamente la notizia che la guarnigione federale di Fort Sumter, nel porto di Charleston, comandata dal maggiore Robert Anderson, era a corto di rifornimenti e avrebbe dovuto ben presto arrendersi se non ne avesse ricevuti. Fort Sumter era, insieme a Fort Pickens, l'unico avamposto federale rimasto nel Sud secessionista, cederlo voleva dire riconoscere la Confederazione, ma cercare di difenderlo avrebbe potuto scatenare un conflitto. Per un mese Lincon esitò, ma infine, il 6 aprile, ordinò l'invio di una spedizione di soccorso, con la consegna di rifornire pacificamente il forte, e di ricorrere alla forza soltanto se attaccata. Toccava ora a Jefferson Davis la decisione: piegarsi all'autorità federale, consentendo il rifornimento di Fort Sumter, o sparare il primo colpo. Il Sud scelse la seconda opzione: il 12 aprile 1861, di fronte al rifiuto del maggiore Anderson di sgomberare il forte, i cannoni confederati aprirono il fuoco e, dopo due giorni di bombardamenti, Fort Sumter capitolò... era l'inizio della guerra civile Della quale, naturalmente, non ci occuperemo oltre, se non per quanto riguarda i suoi effetti sull'attività delle Zecche in territorio Confederato, ma una breve introduzione era necessaria per un, sia pur sintetico, inquadramento storico. Introduzione che concludiamo mostrando due dipinti sull'attacco a Fort Sumter, oggi monumento nazionale. petronius
    2 punti
  8. @Ale75 Ciao e grazie per la conferma, la legenda al dritto sarebbe […] KOM[…] ANT CEBA In tal caso, con questo busto di Commodo, sarebbe assente dal RPC. @Ajax Could you please remove it of the coin flip to take a photo without reflections on the edge? Thank you.
    2 punti
  9. Ciao, sono banconote comunie in queste conservazioni il valore numismatico è molto basso. Il valore storico è altissimo perchè siamo in pieno boom economico. A mio parere la prima la classificherei BB- e la seconda MB. Per un valore economico non spenderi più di 20 euro per tutte e due. Questo è il mio pensiero.
    2 punti
  10. Io devo essere un po' la pecora nera dei collezionisti: quelle rare volte che ho sostituito un pezzo della mia collezione è stato solitamente per fare un downgrade: possedendo un esemplare in SPL mi capitava magari di trovarne un altro in BB; compravo il secondo, poi rivendevo il primo recuperando le spese e avendo un budget extra da reinvestire per altri acquisti... Chiaramente una moneta in FDC è più bella di una in BB, ma di solito a me piace di più la seconda, con il vissuto che porta con sé. Se il discorso pare strano, penso possa starci un parallelismo di questo tipo: Jennifer Lawrence è indubbiamente più bella di mia moglie, ma a me piace di più la seconda... E apprezzo anche monete forate e appiccagnolate, segno del riuso dell'oggetto monetale. Non accetto invece monete bulinate, per il medesimo motivo: con il bulino si cerca di cancellare la storia di una moneta vissuta per renderla più appetibile al mercato collezionistico. Quindi concordo con chi dice che una moneta debba piacere e non debba altrimenti essere collezionata, ma ricordatevi che la conservazione non è (o quantomeno non dovrebbe essere) l'unico parametro della numismatica.
    2 punti
  11. Immagine di re Giorgio V quando era duca di York, emesso nel giugno 1899, 5c Blue. Allo stato di nuovo e' quotato £ 60/70 (sterline GBP). Bel Francobollo. Questi francobolli uscirono dalla tipografia della American Bank Note Co. di New York come si può vedere, azienda importantissima che produsse valuta, francobolli, azioni, e altri documenti ufficiali per governi e aziende.
    2 punti
  12. 2 punti
  13. "prova di retromarcia" è notevole come traduzione Cmnq no, la moneta sarà emessa ad inizio luglio: probabile che, trattandosi di un venditore professionale, sia la quantità che ha "prenotato" presso il DFN sanmarinese
    2 punti
  14. Grazie per l'articolo, che potrebbe essere postato anche qui sul forum. Quanto alla scarsa coesione del mondo numismatico, mi trova perfettamente d'accordo: pochi e divisi, il modo migliore per far naufragare qualsiasi iniziativa seria e lungimirante (e per avere un insufficiente peso associativo). Nello specifico (Barilotto di nota 56) l'iniziativa principale avrebbe dovuto (o forse ancora dovrebbe) essere in capo alla NIP: la possibile immissione fraudolenta di ingenti lotti di monete ritenute rare da parte di possibili funzionari statali disonesti (ipotesi non così remota), determinerebbe un tracollo dei prezzi. Inizialmente, i commercianti potrebbero trarre vantaggio dall’acquisto di monete finora ritenute rare a quotazioni ridotte, preferendo la connivenza o il silenzio. Tale condotta finirebbe tuttavia per destabilizzare l’intero mercato, erodendone la fiducia, sbilanciando il rapporto offerta-domanda ed in definitiva il valore di quelle monete nel medio termine, con paradossale grave nocumento per gli operatori economici oltre che per i collezionisti. E' una ricostruzione immaginifica ma non inverosimile dell'attuale situazione del mercato numismatico relativamente alla monetazione di V.E. III.
    2 punti
  15. Che io sappia la classifica verrà pubblicata al 31 Dicembre, giusto @nikita_ @caravelle82? Comunque sicuramente il Kreuzer non va bene, è un qB in rame rosso! 😅
    1 punto
  16. Salve,vedendo altre di marcianopoli,la legenda sembra più corta e inizia con I,poi c'è una O sulla testa del cavallo che per me non è compatibile con la suddetta legenda.altre zecche che finiscono con TON potrebbero essere adrianopolis,laodikea,dionisopolis ed elaea,da quello che trovo in rete.tanto per dire la mia
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  17. @fatantony non male come pescata, ma come dice @Alan Sinclair Sono fin troppo decenti per il museo! 🤣 Sono un po' di usura: ma il giudice è @caravelle82
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  18. Buonasera @fatantony, non credo possano entrarci, si è visto di peggio 😆
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  19. direi un RRC 188/1 https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G98/5
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  20. Il confronto è impietoso! Grazie Daniele per le foto.
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  21. Nonostante la tiratura delle Carli/Ripa del 1961 sia la più bassa per questa tipologia (ricordo che anni fa erano classificate rare), in queste condizioni il mercato collezionistico tende ad emarginarle ugualmente. Queste due presentate non hanno particolarità tali da generare un plus valore, concordo sulla conservazione già espressa e mi fermerei ad un massimo di 15 euro per entrambe. Nel 1961 abbiamo l'ultima emissione della Banca d'Italia per questo taglio, la prerogativa di emettere biglietti da 500 lire passava al Ministero del Tesoro. Sono andati anzitempo in prescrizione rispetto tutti gli altri tagli in uso in quel periodo, hanno avuto la cessazione del corso legale dopo l'estate del 1966 e sono stati accettati per il cambio sino al 31 dicembre dello stesso anno. Proprio nel 1966 va in circolazione il Biglietto di Stato da 500 lire mod. Aretusa.
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  22. D’accordo “quasi omonimo”. Consoliamoci così
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  23. Salve , la legenda GAL dovrebbe stare per Gallia , questa moneta , a ricordo della campagna militare di Gallieno , fu emessa a ricordo della guerra contro l' usurpatore Postumo al quale Gallieno aveva affidato il figlio Salonino che in funzione della giovane eta' si doveva occupare solo dell' amministrazione civile della Gallia , che in effetti era era nelle mani del Prefetto del Pretorio Silvano .
    1 punto
  24. Però queste fortune o furbizie sono solo ad appannaggio tuo....🤔 Eh...la vita funziona così....😉
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  25. Si pero’ Cipro non l’ho presa su internet😅Quella non fu fortuna, fu furbizia direi😜 Lo faceva un sacco di volte con alcuni account anche anni passati. Prova a entrare e riuscire, poi loggarti di nuovo Andrea. Alcuni utenti risolserro cosi’ se non ricordo male.
    1 punto
  26. It seems teofilus and michel with Christus on horse,but it is the first that I see.perhaps bulgarian imitative or fake.we wait for specialist
    1 punto
  27. Sia sparizioni che sostituzioni. Indagini ne sono state fatte e accuratamente, arrivando a dei risultati. Poi il resto...............
    1 punto
  28. Credo che Umberto II si sia comportato da signore, non so quanti l'avrebbero fatto. A lui va' tutto l'onore e la stima del popolo italiano. Poi c'è il capitolo delle sparizioni, o meglio, delle sostituzioni. Si è fatto uno studio per capire quante monete mancano all'appello? E soprattutto si è capito chi sono stati i responsabili? Qualcuno ha pagato?
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  29. Vi confermo che l'email di conferma arriva dopo a me circa dopo 20 minuti.
    1 punto
  30. Come l'anno scorso 130+40
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  31. Ah ottimo, essendo ora al 6665 quindi ho tempo di andare in palestra in pausa pranzo e tornare per completare.
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  32. Io ho 4800 davanti. A me la moneta non interessa, se qualcuno messo male posso prenderla e poi cederla al prezzo di acquisto
    1 punto
  33. Anche io sto cercando di comporre questa cosiddetta biblioteca numismatica, più che una biblioteca bramo uno studio, uno di quelli del 1800, pieno di libri e raccolte non solo numismatiche ma anche storiche, però comprendo che non ci riuscirei mai, a completare uno studio del genere. Comunque apprezzo il tuo nobile aiuto alla numismatica, e alla conoscenza, ti saluto e ti auguro buona giornata e una buona fortuna per la tua biblioteca.🫂
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  34. Duomo romanico Buona notte, Valerio
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  35. No. E' una foto doppiamente interessante perché autografata da Dorando Pietri e dedicata A Lauro Bordin, ciclista e fotoreporter sportivo.
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  36. Questo l’esemplare esitato alla NAC AG n. 92/1a Lotto 72 del 23/5/2016 con la seguente descrizione: GREEK COINS Umbria, Hatria As circa 275-225, Æ 421.00 g. Head of Silenus facing, with animal’s ears; on r., L. Rev. Dog lying asleep; below, H – AT. Haeberlin p. 205, 2 and pl. 74, 1 (this coin). Sydenham Aes Grave 180. Weber 216 (this coin). Campana p. 233, 1. ICC 236 (this coin illustrated). Historia Numorum Italy 11. Extremely rare and undoubtedly the finest specimen known of this interesting and intriguing issue. An exceptionally detailed portrait and a superb green patina. Good extremely fine Ex Naville XI, 1925, Levis, 44, and New York sale XIV, 2007, 3 sales. From the Weber collection. Hatria (now Atri in the Abruzzo region of Central Italy), a town of Picenum in eastern Italy, was situated close to the Adriatic Sea between the rivers Vomanus and Matrinus (modern Vomano and La Piomba). The town of Matrinum located at the mouth of the latter river served as its principal port. Although Hatria’s origins are obscure, it was perhaps originally an Etruscan colony, first settled by colonists from Atria in Padanian Etruria. During Rome’s steady rise to dominance over central Italy during the 4th and 3rd centuries B.C., the town came under its sway, becoming a Latin colony shortly after 290 B.C. The city flourished under Rome’s patronage and later, after the roads were built, served as the junction of the Vias Salaria and Valeria. The city was attacked by Hannibal in 217 B.C., and eight years later in 209 B.C. it was one of the eighteen Latin colonies that stayed loyal to Rome during the Second Punic War, providing support to its ally in the form of both material aid and soldiers. During imperial times, during the reign of the emperor Hadrian who himself was from Spain but whose family hailed from the region of Hatria, the city received the title Colonia Aelia Hadria. Hatria’s small and rare coinage must be considered in light of the developments of coinage at Rome. At Rome and in central Italy, while bronze was plentiful, both silver and gold were extremely scarce, with the latter being practically non-existent. Commerce therefore, when not in kind, was facilitated by the use of bronze ingots. Initially these came in the form of lumps, called by numismatists aes rude, sometimes found inscribed or counterstamped, and later formed into figural quadrilateral bars and other recognizable shapes, often erroneously referred to by numismatists as aes signatum. Around 280 BC or perhaps a little later, lead-rich ingots formed into the shape of quadrilateral bars similar to the earlier figural bars and occasionally bearing the legend ROMANOM ”of the Roman” appear. These probably served as war booty during the Pyrrhic and First Punic Wars (275-241 B.C.). Concurrent with these currency bars was the introduction at Rome of the first cast round coins, struck from the same sort of leaded bronze, all clearly denominated with symbols and pellets and based on a libral as of 324 grams to which they readily adhere. It was at precisely this same time that coinage at Hatria and other central Italian mints subject to Roman influence first appears. The coinage of Hatria itself is quite scarce, and consisted of cast round coins in nine denominations from as to semuncia. Attested Provenances for the early cast issues of Hatria are Rimini and Atri itself. The largest, the as, was struck at a standard of about 372 grams, although specimens as heavy as 435 grams and as light as 323 grams are known. Other than the head of Silenus found on the as and the Pegasus which appears on the quincunx, the types are a mixture of both animate and inanimate objects common in everyday life, such as male and female heads, anchors, cocks and fish, shoes and craters, as well as letters and denominational marks. The types used on the as were the facing head of Silenus, depicted bald and bearded, with thick lips, slanted eyes, and having the downturned ears of a mule, on the obverse, and on the reverse a sleeping dog curled up to the right. The legend HAT (sometimes appearing retrograde) can be found on either the obverse or reverse, as can the denominational markings I or L that often appear in the field. It is not known why these types were chosen, but it could be that viticulture played some role in the Hatria’s economic development; if so, as the tutor and drinking companion of Bacchus, Silenus would have made an appropriate type for the city’s first and only coinage. The dog, an animal noted for its ability to hunt and to protect, has always been man’s companion, and its use here perhaps was meant to compare the fierce loyalty it showed its owner to Hatria’s loyalty to Rome. The specimen offered here is undoubtedly one of if not the finest known examples of the type if not the finest. Venduto a 47.500 CHF con partenza 28.000
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  37. L' esemplare è un BILL STAMP, .. e' quindi un fiscale, una marca da bollo per cambiali emesso nel 1865, la tipografia è l'American Bank Note Co la stessa delle banconote americane. La scritta a penna e' solitamente una firma che annullava la marca da bollo, sicuramente proviene da documento.
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  39. Salve,girando in rete ho trovato anche con testa a destra,e genericamente dicono tre vittorie con corona in mano senza spiegare la legenda.forse tre campagne militari che hanno avuto successo.penso che GAL stia per Gallieni
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  40. Buonasera, With a diameter of 24 mm not a 1/2 Cent but a 1 Cent Regards, Ajax
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  41. Io sono pessimista: ci sono stato questa mattina e non c'era quasi nessuno; e nemmeno i lavori utilizzati come scusa. Temo il peggio. Dovremmo essere noi cittadini numismatici a recarsi comunque, anche senza banchetti, in Armorari e ritrovarsi, nonostante l'ostilità dl Comune. Ricordo che Armorari negli anni '80 era frequentato anche nei giorni feriali. Storicamente è la nostra via!
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  42. Secondo me è un'ottima idea. Almeno per me, che non compro monete slabbate... così evito proprio di perdere tempo. 😁 Arka # slow numismatics
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  43. La Zecca di Charlotte continuò a coniare i dollari d'oro del primo tipo, il cosiddetto Liberty Head, fino al 1853: naturalmente, a partire dal 1850 tutti i rovesci furono close wreath. Il record di produzione venne toccato nel 1851, con 41.267 esemplari. Ma, quello stesso anno, a Philadelphia se ne coniarono più di 3 milioni, e 290.000 a New Orleans. Anche per queste monete la produzione di Charlotte fu sempre piuttosto limitata, non raggiungendo, in più di un'occasione, i 10.000 pezzi annui. Il minimo arrivò proprio alla fine, nel 1859, ultimo anno di Charlotte per la tipologia, quando le monete coniate furono appena 5.235. A quel punto i dollari erano quelli del secondo tipo, gli Indian Princess Head, che, come abbiamo visto nella precedente discussione, di "indiano" avevano ben poco. A Charlotte si incominciò a coniarli nel 1855, poi ancora nel 1857, e infine nel 1859. (foto da Heritage Auctions) I dollari d'oro continuarono a essere coniati nelle altre Zecche anche durante gli anni della guerra civile, ma per Charlotte la loro storia finiva lì... la nostra, invece, no petronius
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  44. Per moltissimi anni il dollaro d'oro 1849-C Open Wreath rimase sconosciuto al mondo del collezionismo. La prima menzione della varietà si trova nel lotto 1083 della Collezione Belden Roach (B. Max Mehl, 2/1944): "Lettera C della Zecca del 1849 sotto la corona, come tutte le altre. Questo esemplare sembra appartenere a una varietà completamente nuova. È una corona aperta e le stelle sul dritto sono più piccole; i bordi sono in rilievo, il che fa apparire la moneta leggermente più spessa rispetto all'emissione regolare. Non circolata con una brillante lucentezza. Quasi equivalente a una proof. Coniata in oro giallo chiaro. Affermo senza esitazione che questa moneta è di rarità estrema, se non unica. (Non elencata nel nuovo Catalogo Standard del 1944.)" Tre anni dopo, nella prima edizione del Red Book, la moneta veniva presentata come Unique. Non molto tempo dopo, W.W. McReynolds, un gioielliere, trovò una seconda moneta. Qualcuno pensò che la coincidenza era sospetta, e che quella di McReynolds fosse una copia, magari realizzata da lui stesso, ma le ricerche successive hanno provato senza ombra di dubbio la sua genuinità. Comunque, a McReynolds doveva importare poco della rarità del pezzo, poiché molto probabilmente lo montò su un gioiello, come dimostrano oggi i numerosi segni di montatura. In seguito, altri tre esemplari sono venuti alla luce, ma, considerando che la produzione stimata sarebbe stata di circa 125, non si può escludere che ce ne sia ancora qualcuno nascosto in un cassetto del nonno L'esemplare che presentiamo potrebbe essere quello citato da Mehl nel catalogo Balden Roach del 1944, descritto come non circolato, e questa moneta è l'unico esemplare in stato di zecca noto oggi. Le superfici mostrano dei riflessi simili a quelli di una moneta proof nei campi e gli elementi decorativi sono nitidi e dettagliati nella maggior parte delle aree, attributi che suggerirebbero che fosse, come scrisse Mehl, "Almost equal to a proof", quasi uguale a una proof. I bordi alti e le piccole stelle menzionati da Mehl sono immediatamente evidenti anche su questa moneta, ma queste caratteristiche sono comuni a tutti gli esemplari di questa varietà. Sfortunatamente, la bassa risoluzione dell'immagine nel catalogo Roach impedisce una corrispondenza conclusiva con la moneta che, in asta Heritage del 25 gennaio 2025 (dalla quale proviene la foto), stimata da PCGS in conservazione MS62, ha realizzato ben 1.560.000 dollari Le altre quattro monete sono tutte in conservazione inferiore, da Fine 15 a AU58. Anche i valori vanno di conseguenza, sebbene non si possano esattamente definire economici... l'ultimo passaggio noto della moneta più brutta, ha fruttato al proprietario 97.750 dollari petronius
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  45. Ciao Giovanni, ho avuto modo di visionare l'esemplare dell'ultima NAC e sono stato ben felice di vedere la moneta ritirata. Purtroppo non è l'unica tipologia papale ad essere colpita da brutte falsificazioni (N.B. mi riferisco in generale alla serie papale, non alla vendita NAC) che ultimamente appaiono abbastanza frequentemente e che non hanno nulla da spartire con la raffinatezza degli originali. La produzione è datata, in quanto alcuni esemplari di queste insidiose falsificazioni sono visionabili in cataloghi anni '60 e verosimilmente acquistati nei decenni precedenti dai conferenti. Per quanto ho potuto constatare le emissioni più colpite sono quelle romane del '500, ma anche guardando i ducati di Leone X per Modena si fa qualche scoperta agghiacciante. P.S. Confrontando i diritti dei 3 esemplari... K&M XXI, poi Crippa: il diritto presenta linee in rilievo (riconducibili a graffi sul conio). NAC 104 non presenta tali segni, che invece ricompaiono perfettamente in NAC 157. Quindi NAC 104 non può essere il prototipo di NAC 157. Al massimo un esemplare bis...
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  46. Ottimo lavoro Giovanni ! se può essere di aiuto, l'esemplare Ratto '56 poi K&M XXI 1980 ha un "recente" altro importante passaggio listino Crippa 2007 di cui allego una migliore immagine..... questo esemplare è sicuramente buono. quello della NAC ritirato lo visionai alla Christie's 2011 e per me era dubbio..... quello della NAC 104 per me era buono e l'ho anche battuto ...... Daniele
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  47. Bella e preziosa questa collana EOS che è entrata a far parte della mia biblioteca che non è "ideale" ma reale
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  48. Generalmente quando si pensa ai libri sulle monete o ad una biblioteca numismatica, lo si fa come ad un accessorio complementare, cioè uno strumento che serve a classificare e organizzare una collezione o a capire e contestualizzare le singole monete possedute, i libri, quindi, sono quasi sempre un ex post rispetto alle monete, prima vengono le monete e poi, eventualmente, i libri che aiutano a studiarle... Io però sto vivendo un'esperienza opposta, nel senso che nel mio caso una parte della mia biblioteca numismatica era stata pensata come indipendente e autonoma dal collezionismo, per il puro piacere di scoprire, conoscere e approfondire alcuni aspetti della storia umana, da alcuni anni mi sono appassionato alla storia dei prodromi di quel fenomeno che oggi definiamo con il termine di globalizzazione e che ha avuto le sue prime manifestazioni con l'espandersi delle interazioni economiche e commerciali tra Europa, Africa e Asia in età tardo-medievale per poi svilupparsi in maniera sempre più spinta e complessa a partire dalle nuove scoperte ed esplorazioni geografiche, l'entrata in scena del Nuovo Mondo, la circumnavigazione dell'Africa, il contatto diretto degli Europei con l'India e l'estremo oriente, e l'Oceano Indiano che diventa da quel momento l'epicentro di un enorme flusso e interazione di uomini, merci, metalli e monete. provenienti da tutti i continenti... Mettendo assieme sempre più libri e saggi su tali tematiche ho potuto approfondire argomenti anche numismatici di cui non sapevo nulla, l'esistenza di monete internazionali usate di preferenza nei grandi scambi commerciali a lunga distanza, le monete che saranno denominate nel corso dell'ottocento come "trade dollars", ma anche tutta una serie di monete diverse, non solo in forma monetale convenzionale, che hanno avuto un ruolo spesso enorme o comunque importante nei traffici commerciali delle aree dell'Oceano indiano e anche altrove, gli esempi classici sono i cauri, conchiglie moneta provenienti dalle Maldive e poi usate per secoli in India, Sud Est asiatico, Africa orientale e occidentale, così come le perle di vetro (molte delle quali prodotte a Venezia), i tessuti di cotone (alcune delle tipologie più apprezzate in Africa orientale e usate come moneta erano prodotte negli USA), i larin, barrette d'argento usate nei commerci internazionali nell'area del Golfo Persico fino alle coste occidentali dell'India, insomma ho scoperto un mondo monetario ricchissimo e straordinariamente complesso che nel tempo mi ha consentito anche solo di poterla concepire una collezione di monete sull'argomento , nel mio caso infatti i libri sono stati fondamentali per arrivare a conoscere l'esistenza di oggetti monetari e paramonetari che potevano formare una possibile collezione di notevole interesse storico e didattico, cioè è la collezione ad essere diventata complementare ed esplicativa alle storie raccontate nei libri... Uno dei tanti esempi che potrei fare, credo anche uno dei più stimolanti e meno scontati, riguarda l'acquisto negli ultimi mesi di alcune monetine di rame, un quarto di Anna dell'India Britannica del 1833, un pysa di Zanzibar del 1881 e un Pice di Mombasa, in Kenya, del 1888, tutte monete apparentemente diverse e senza nessuna connessione tra loro, eppure da come si può notare dalle immagini del dritto, la bilancia presente in tutte e tre le monete, qualcosa in comune già la si può desumere, poi si può scoprire che valore ( un quarto di anna equivale a un paisa nel sistema angloindiano che a sua volta è equivalente al pysa di Zanzibar e al pice di Mombasa), diametro e peso sono sostanzialmente gli stessi, e infatti leggendo un saggio sulla diffusione della rupia angloindiana nell'Africa Orientale si viene a sapere che prima ancora che la rupia si insediasse come moneta preferenziale negli scambi in quell'area, le necessità degli scambi minuti e la scarsità delle monete di più piccolo taglio resero necessario l'afflusso dall'India a Zanzibar durante la metà dell'ottocento di una cospicua quantità di quarti di anna/paisa, la moneta di riferimento in India per il commercio quotidiano e ordinario, equivalente ad un 1/64 della rupia, diventando in questo modo moneta di riferimento per tali scambi anche nelle aree costiere dell'Africa orientale, dalla Somalia italiana (le bese, equivalenti del pice/paisa/pysa) fino alla Tanzania tedesca (e anche in alcune zone costiere della penisola araba come in Oman)... Si tratta solo di uno degli esempi possibili, ma credo sia molto indicativo per capire come dai libri sia possibile scoprire storie assai interessanti che poi possono ispirare delle collezioni esplicative in tal senso, un modo per raccontare attraverso le nostre amate monete eventi apparentemente minori o comunque poco noti di un mondo passato che è possibile conoscere e approfondire solo grazie alla lettura di monografie e saggi dedicati... La biblioteca numismatica quindi non solo come complemento e sussidio, ma anche come ispiratrice e generatrice di possibili nuove e originali collezioni...
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  49. Questo è, per rarità, un highlight della mia collezione. Purtroppo con schiacciatura di conio ma comunque ben conservato. Tallero per Pisa del 1617. Sconosciuto nei volumi di CNI, Galeotti, Di Giulio e MIR. Solamente Andrea Pucci nel suo 'Monete della zecca di Firenze . Cosimo II' ne pubblica 2 esemplari fino ad allora sconosciuti. Questo è il terzo noto. Nel corpus di circa 350 talleri che sto compilando sono gli unici noti.
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  50. Buongiorno posto i miei due esemplari 1801, quello sfigatello mosso, un 1801 notevole con taglio perfetto, e un 1800 A P non male x il tipo....saluti. p.s. alcune foto son ripetute ma da cel mi sono incasinato cercando tra gli allegati...buona domenica!
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