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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/25/25 in Risposte
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Buon caldo Pomeriggio Amici della Filatelia, piccola nota storica : tra Bologna e Imola, lungo la via Emilia che dal capoluogo va verso est, scorre il confine storico tra l'Emilia e la Romagna. Prima dell'unità nazionale, invece, il termine Emilia era riservato ai Ducati padani di Parma e Modena, mentre con Romagne si identificava il territorio soggetto allo stato pontificio, che comprendeva quindi anche Bologna. In seguito agli sviluppi della Seconda Guerra d'Indipendenza ( dal 27/4 al 12/7/1859 ), le Romagne riuscirono a liberarsi dal dominio del Papa e formarono un governo provvisorio in attesa di riunirsi al Regno di Vittorio Emanuele II°. Una delle azioni che sancì l'indipendenza di queste provincie fu l'emissione di una serie di francobolli che andavano a sostituire quelli emessi dallo Stato Pontificio : un atto fortemente simbolico in virtù dell'importanza che questi avevano per le comunicazione dell'epoca. Oggi condivido questo francobollo di colore giallo paglia da 2 bajocchi del 01.09.1859 - catalogo Sassone 3, non annullato, siglato sul retro dal perito filatelico Paolo Vaccari, classificato qualità A . Stampa tipografica in nero su carta a macchina colorata, fogli da 120 esemplari. Grazie dell'attenzione. SEGUIRA' PROSSIMO STATO PREUNITARIO ...5 punti
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Buonasera Gapox, di seguito posto la pagina introduttiva della mia collezione di Tessere di Riconoscimento Postale, se poi ti fa piacere a te o a qualche altro amico di vederne qualcuna le posto, sono tante pertanto ad eventuale richiesta, saluti Posto questa tessera che è probabilmente unica,4 punti
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Ho trovato questa busta commemorativa sul viaggio del 1978 tra i vari porti italiani...3 punti
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Le due tessere postate sono postali e la stessa posta usava i francobolli come segnatasse? Non so se sia il termine giusto ma hanno il loro fascino applicati su documenti aziendali...2 punti
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Buonasera a tutti, la mia Napoletana di Oggi è uno schieramento di granate di Rame Borbonico. Messi insieme fanno la loro sporca figura, conservazione non proprio il top ma sono comunque il frutto di anni di collezionismo. A me piacciono così come sono, sicuramente avrei potuto comprarne di meno, spendendo gli stessi stessi soldi e avendo dei pezzi migliori. Ormai è andata così, facciamo progetti per il futuro. Vediamoli. Saluti Alberto2 punti
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2 punti
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Le terre della Georgia in cui era stato scoperto l'oro, appartenevano alla nazione Cherokee, sulla base di un trattato con il governo degli Stati Uniti. I Cherokee naturalmente non gradivano molto queste intrusioni nel loro territorio, e non mancarono di farlo presente: così uno scrittore sul Cherokee Phoenix: "I nostri vicini che non rispettano la legge e non hanno rispetto per le leggi dell'umanità stanno ora mietendo un raccolto abbondante... Siamo un popolo abusato." Ma sembrava che più i Cherokee protestavano, più i minatori arrivavano con entusiasmo: di come andò a finire, abbiamo parlato qui Anche in Georgia, così come in North Carolina, si presentò ben presto il problema di cosa farne dell'oro raccolto. Inviarlo presso la Zecca di Philadelphia era, come abbiamo visto, difficile e rischioso. Così, in attesa delle decisioni del governo federale, un intraprendente artigiano pensò bene di aprire in loco una sua propria Zecca. Si chiamava Templeton Reid, e anche di lui abbiamo già parlato. Qui, possiamo solo aggiungere l'immancabile historical marker , sul luogo in cui sorgeva la Zecca di Templeton Reid. petronius2 punti
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No, per carità ! Mi interessavano solo le prime emissioni preunitarie, il Regno Unito ed alcuni Stati europei, altrimenti trascuro le mie monete e si ingelosiscono 🤣 Poi sai, mai dire mai .... 🙂2 punti
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in un insolito mercatino del mercoledì mattina, ben 1 euro per 5 monete in totale. 50 e 100 lire 1974, 20 lire 1979, 200 lire 1985 tutte di San Marino e 1 lira 1941, che il Gigante mi dice di essere anche NC (che per 20 centesimi, anche se già la avevo, non la ho lasciata, visto che forse è in condizioni migliori di quella pagata ben 2 euro).2 punti
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@Litra68 con piacere. Apriró una discussione in settimana e lo mostrerò senz’altro.2 punti
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LA RIFORMA DENARIALE A causa delle ripetute sconfitte subite da Annibale, Roma - dovendo finanziare lo sforzo bellico, in una situazione di crescente carenza di risorse economiche - continuò a svalutare le sue monete. Questo portò sicuramente a una forte inflazione (crescita dei prezzi), tanto che fu avvertita l’esigenza di poter disporre di monete da 10 assi: in effetti, con una delle ultime due serie di aes grave (RRC 41) fu emesso (oltre a dupondium, tressis e quincussis) il decussis, di cui oggi esistono solo più 4 esemplari (più un quinto, oggi disperso). Si trattava tuttavia, con ogni evidenza, di monete ingombranti, con un diametro di circa 11 cm e un peso iniziale di 1 kg (anche se poi furono svalutate, arrivando a pesare “solo” 650 g). Occorreva qualcosa di più pratico. Fu in questo contesto, probabilmente, che Roma adottò la sua più grande riforma monetaria, sviluppata attraverso tre passi: adozione dello “standard sestantale” per le monete di bronzo; creazione di nuove monete d’argento e d’oro, svincolate dai sistemi monetari magno-greci; “aggancio” delle monete in bronzo, articolate su base duodecimale, a quelle d’argento e d’oro, articolate su base decimale. Nacqui così il denario, la moneta che per secoli fu simbolo della potenza - anche economica - di Roma, emesso sino al III secolo d.C. Il primo passo, come detto, fu quello di fissare uno “standard sestantale”, ossia di determinare in due once (da intendere, qui, come misura di peso) il peso dell’asse (ancorché rimanesse suddiviso in dodici once, da intendere invece, in questo caso, come misura di valore). Ciò significa, ovviamente, che l’asse avrebbe dovuto pesare 54,5 g (ossia, un sesto di 327); in effetti ci sono pervenuti alcuni assi di circa 60 g, in particolare RRC 59/2 e RRC 60/2, ma sono decisamente pochi. La stragrande maggioranza degli assi di quel periodo, in realtà, presenta un grande variabilità, tra 16,5 e 66 g, con prevalenza di quelli da 35-40 g. Come conseguenza ovvia, anche i sottomultipli hanno pesi variabili e, normalmente, più bassi della teoria, soprattutto semissi (10,5-31 g) e trienti (3,5-17,3 g). Questo fenomeno è stato spiegato supponendo che le pressanti esigenze belliche abbiano portato a svalutare subito, sebbene appena creato, l’asse di standard sestantale; in altri termini, non sapendo in che altro modo finanziare la guerra, Roma dichiarava di emettere assi del peso di 54,5 g, ma in realtà li emetteva di peso molto inferiore. Questo “taglio” incideva di più sui nominali più grossi perché erano quelli su cui si poteva risparmiare più metallo. Di questi bronzi furono emessi tutti i nominali, dal dupondio alla semioncia; a eccezione del primo (di cui sono noti solo 16 esemplari, peraltro tutti provenienti dagli stessi 2 ripostigli), tutti gli altri sono molto comuni. Sono stati raccolti da Crawford nella serie RRC 56, ma molti studiosi sono ormai convinti che siano esistite varie emissioni, differenti per stile, tempo e peso, che oggi sono per noi difficili da distinguere (in altri termini, la serie RRC 56 non è omogena, ma è un “raccoglitore” di monete che è difficile, per noi, catalogare in modo più esatto). Il secondo passo fu quello di creare nuove monete d’argento che, per la prima volta nella storia di Roma, fossero del tutto slegate dai sistemi in uso presso i popoli magno-greci. Come s’è visto, la tipica moneta delle città italiote era la didracma che a Roma, nel terzo secolo, pesava 6 scrupoli (il cosiddetto quadrigato). Roma emetteva inoltre la dracma, di 3 scrupoli. Con la riforma, l’Urbe decise di introdurre una propria, nuova moneta d’argento e ne fissò il peso il 4 scrupoli (circa 4,55 g). Furono adottati anche due sottomultipli, rispettivamente da 2 scrupoli (2,27 g) e 1 scrupolo (1,14 g). Nella realtà anche in questi casi (come in quelli delle monete di bronzo, seppur in modo meno marcato) si registrarono pesi più bassi, sicuramente per le stesse esigenze di finanziamento bellico. Per l’iconografia, furono scelte immagini fortemente evocative della città. Su tutte e tre le monete, infatti, fu raffigurata, al dritto, la testa della dea Roma, rivolta a destra, con elmo attico alato; al rovescio, invece, vennero rappresentanti i Dioscuri, con le lance in mano in sella a cavalli rampanti (chiaro riferimento alla carica del lago Regillo) e, in esergo (ossia, nella parte bassa della moneta), la legenda ROMA. Oltre alle monete d’argento furono prodotte anche nuove monete d’oro, definite genericamente “aurei”, anch’esse nella misura di 4, 2 e 1 scrupolo; in questo caso (visto il valore dell’oro), i pesi teorici risultano rispettati con grande precisione. L’iconografia, anche per esse, è identica per tutti e tre i nominali: la testa di Marte con elmo corinzio al dritto, l’aquila che porta un fulmine fra le zampe (simbolo di Zeus e delle legioni) al rovescio, con legenda ROMA in esergo. Il terzo passo, come detto, consistette nell’ “agganciare” il valore delle monete di bronzo di quello delle monete d’argento e d’oro (tecnicamente, si dice “definire il rapporto di parità” tra i differenti metalli). L’argento da 4 scrupoli fu tariffato 10 assi, e quindi chiamato denario[1]; i sottomultipli furono quindi chiamati quinario e sesterzio[2]. Gli aurei invece vennero tariffati, rispettivamente, 60, 40 e 20 assi. Questi valori furono scritti sulle monete: X, V e SII (ossia, un semisse più due assi) sugli argenti; LX (con grafia arcaica della “L”, costituita da una freccia rovesciata), XXXX e XX sugli aurei. Si trattava quindi di un sistema in parte duodecimale (gli assi restarono divisi in 12 once), in parte decimale. È interessare notare come la moneta principale fosse il denario; molti prezzi tuttavia, come sappiamo dalle fonti letterarie, cominciarono a essere definiti in sesterzî. Contemporaneamente, tuttavia, Roma continuò a emettere anche la moneta da 3 scrupoli, ossia la dracma. Essa presentava al dritto la testa di Giove e al rovescio la Vittoria che pone una corona sopra a un trofeo d'armi con, in esergo, la legenda ROMA; fu pertanto chiamata vittoriato. Il vittoriato era palesemente avulso dal sistema duo-decimale del denario, come dimostra il fatto che non aveva il simbolo del valore in assi; inoltre fu realizzato con argento misto a una percentuale rilevante di rame, a differenza dei denarî che presentano argento in un elevato grado di purezza. È probabile (ma non sicuro) che fu emesso per i pagamenti a favore dei popoli stranieri abituati a usare la dracma, con il vantaggio ulteriore di rifilare loro un metallo “non così buono” come quello usato per denarî, quinarî e sesterzi. ________________________ Per completare questa sintetica illustrazione della riforma denariale, resta da chiarire quando essa sia avvenuta. Questa è la questione maggiormente discussa fra gli studiosi di numismatica romana repubblicana; dalla datazione del denario discende, a cascata, quella di gran parte delle altre monete dell’epoca, con l’effetto talvolta di cambiarne anche l’interpretazione. Un punto fermo è stato messo negli anni ’60 del secolo scorso, quando un denario, un aureo da XX assi e molti quinarî e sesterzi sono stati rinvenuti durante gli scavi archeologici di Morgantina (odierna Serra Orlando), in uno strato sigillato databile al 211 a.C. (anno in cui Roma riconquistò la città e la rase al suolo); la riforma denariale non può, quindi, essere successiva a questa data. In passato era opinione diffusa, soprattutto tra gli studiosi italiani, che essa andasse datata al 269, sulla base del noto passo di Plinio (e quindi sarebbe il denario, non le didracme a legenda ROMA o il quadrigato, l’argentum che fu signatum quando la zecca di Roma iniziò la sua attività). A sostegno di questa teoria, si osserva che le produzioni di didracme (quadrigati compresi) sembrano oggi troppo ridotte, per ammettere che con esse Roma abbia finanziato l’immane sforzo bellico della Prima Guerra Punica. Inoltre, un altro denario è stato rinvenuto durante gli scavi archeologici di Adranon (odierno Monte Adranone), cittadina assediata nel 262 a.C.[3]; lo strato, tuttavia, non era sigillato, per cui il denario può essere stato perso lì, in seguito[4]. Oggi, tuttavia, la maggior parte dei numismatici ritiene che il denario sia stato introdotto proprio nel 211 a.C., o al massimo 1 o 2 anni prima (fra l’altro, l’esemplare ritrovato a Morgantina era palesemente nuovissimo). L’argomentazione più forte a favore di questa ipotesi deriva da un esame comparato dell’andamento dei pesi delle monete in Italia e Sicilia: in epoche più antiche, infatti, sarebbero risultate anomale sia la fissazione dello standard sestantale per il bronzo, sia quella di un rapporto di parità di 1:120 con l’argento[5]. NOTE [1] Che significa “composto da 10 parti”; in Italiano restano in uso, in questo senso, gli aggettivi “binario” e “ternario”. [2] Sestertium deriva da semi-tertium, ossia “composto da (due parti e) metà della terza parte”. [3] De Miro e Fiorentini, Monte Adranone, in “Kokalos”, 1972-1973, pp. 241-244. [4] La stessa Fiorentini non esclude che il sito sia stato sporadicamente frequentato da guarnigioni romane anche durante la Seconda Guerra Punica. [5] Il denario da 4 scrupoli d’argento valeva, infatti, 10 assi di bronzo, ciascuno dei quali pesante 2 once di 24 scrupoli; se ne ricava un rapporto 4:480, riducibile a 1:120. ILLUSTRAZIONI Il decussis RRC 41/1 Un asse coniato di circa 60 g., RRC 60/2 Un asse sestantale "tipico", RRC 56/2, di circa 45 g. Aureo da XXXX assi, RRC 44/3 Denario anonimo, RRC 44/5. I denarî e le altre monete di questo periodo sono definiti “anonimi” perché (a differenza dei successivi) non sono contraddistinti da alcun simbolo né dal nome del monetiere. Essi sono stati suddivisi da Crawford in differenti categorie, sulla base di piccole differenze nel disegno (ad esempio: la visiera dell’elmo di Roma, le zampe dei cavalli, i riccioli di Giove, il gonnellino del trofeo); per questa ragione, le monete qui rappresentate non hanno tutte la stessa classificazione RRC. Viene naturale supporre che alcune serie siano più antiche di altre, ma la datazione esatta è ormai difficile. Vittoriato RRC 53/12 punti
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L’ATTACCO DI ANNIBALE Dopo la sconfitta, Cartagine versava in uno stato di prostrazione economica. Amilcare Barca, il generale che aveva combattuto in Sicilia, propose di conquistare l’Hispania (attuale penisola iberica); sebbene non autorizzato, partì comunque di propria iniziativa con un gruppo di mercenari e il figlio Annibale (di 10 anni), percorse in marcia la costa africana, attraversò lo stretto di Gibilterra e, in pochi anni, conquistò gran parte della penisola. I Barca crearono così un nuovo Stato (seppur formalmente vassallo di Cartagine) e ne posero la capitale in una città fortificata da loro stessi fondata, Qart Hadasht (odierna Cartagena). Nel 221 il comando dei territori punici in Hispania fu assunto da Annibale, che aveva solo 26 anni. Prima di lasciare Cartagine il padre l’aveva condotto in un tempio e, al cospetto degli dei, gli aveva fatto giurare odio eterno contro i Romani: il giovane non aveva dimenticato quel giuramento e intendeva onorarlo. Attaccò e distrusse Sagunto, città alleata di Roma; iniziò così nel 219 a.C. la Seconda Guerra Punica. Annibale, con una manovra inaspettata e passata alla storia, aggirò le legioni inviate a combatterlo e, valicate le Alpi, si presentò nel 218 direttamente in Gallia Cisalpina, dove sconfisse l’esercito romano prima sulle sponde del Ticino, poi su quelle della Trebbia. Nel tentativo di tagliare le linee di rifornimento cartaginesi Roma, nel 218 e 217, inviò due eserciti in Hiberia (area settentrionale dell’Hispania), agli ordini di Gneo Cornelio Scipione e di suo fratello Publio. Nel frattempo, tuttavia, in Italia Annibale riportava un’altra grande vittoria, presso il lago Trasimeno. ___________________________ Roma reagì schierando una forza imponente per schiacciare l’invasore, 80.000 fanti contro 40.000. Lo scontro titanico fra i due eserciti avvenne nel 216 a.C., nella pianura di Canne. Fu, come noto, una disfatta totale: morirono 50.000 soldati, un console, due questori, ventinove tribuni e ottanta appartenenti alla classe senatoria; altri 15.000 furono fatti prigionieri. All’improvviso, Roma non aveva più un esercito, né una classe dirigente. Una parte dei sopravvissuti scortarono l’altro console a Roma; altri 10.000 legionarî, invece, si asserragliarono a Canosa. Qui un nobile li convinse dapprima che era necessario abbandonare la Repubblica, ormai condannata a soccombere, per cercare fortuna come mercenarî in Oriente; fu un tribuno, Publio Cornelio Scipione (figlio dell’omonimo[1] inviato a combattere in Hiberia), che aveva solo 20 anni ma aveva già combattuto sia al Ticino sia a Canne, a convincerli a non disertare. Il Senato tuttavia, saputo della loro seppur momentanea mancanza di lealtà, li condannò all’esilio: furono riorganizzati in due legioni (da allora denominate Cannenses) e inviati in Sicilia, dove avrebbero atteso sino alla fine della guerra. La capitolazione di Roma dovette sembrare prossima: negli anni successivi la tradirono molti alleati, fra cui Capua (216 a.C.) e Siracusa (215); entrò in guerra, al fianco di Annibale, anche Filippo V re di Macedonia (215); scoppiò una rivolta in Sardegna (215) e gli eserciti cartaginesi conquistarono Agrigento (213) e Taranto (212). In Hispania, infine, Asdrubale, fratello di Annibale, sconfisse e uccise i due Scipione (212): solo la strenua resistenza opposta dall’esercito romano sul fiume Baetis (odierno Guadalquivir) evitò una disfatta totale. ___________________________ In questi primi, concitati anni di guerra Roma continuò a finanziare lo sforzo bellico con le monete che già possedeva, il quadrigato e l’aes grave, che subirono un costante e accentuato fenomeno di svalutazione. Per quanto riguarda i bronzi, nel 217-215 a.C. Roma emise la serie semilibrale[2] RRC 38 che comprendeva tutti i nominali dall’asse alla quartoncia, ma presentava una particolarità: mentre asse, semisse, triente e quadrante furono realizzati per fusione e costituirono una delle ultime emissioni di aes grave, i nominali più piccoli furono realizzati per coniazione e costituirono, quindi, le prime monete coniate di valuta romana (espresse, cioè, in once). Per quanto riguarda l’iconografia, fu ripetuta la sequenza della serie RRC 35 (Giano, Saturno, Minerva, Ercole, Mercurio e Roma, con la prora navis al rovescio) ma furono aggiunti due nominali più piccoli, semioncia e quartoncia, riproponendo rispettivamente Mercurio e Roma. Peraltro, questa fu l’unica occasione in cui fu emessa la quartoncia. Ma successe anche un fatto peculiare: fu emessa, in contemporanea, un’altra serie interamente coniata, la serie collaterale[3] RRC 39, comprendente i soli nominali dal triente alla semioncia. La particolarità e la bellezza di questa serie consiste nelle iconografie: sul triente, una testa diademata femminile (forse Giunone) al dritto, Ercole che afferra per i capelli un centauro e impugna la clava al rovescio; sul quadrante, la testa di Ercole avvolta nella pelle leonina al dritto, il toro rampante sopra a un serpente al rovescio; sul sestante, la lupa che allatta Romolo e Remo al dritto, un’aquila o corvo con un oggetto nel becco (un fiore? cibo per i gemelli?) al rovescio; sull’oncia, la testa (con vista frontale) del Sole al dritto, il crescente della luna e due stelle al rovescio; sulla semioncia, infine, una testa turrita (forse Roma, oppure Cibele) al dritto, un cavaliere al galoppo con la frusta in mano al rovescio. Tutte portano la legenda “ROMA” al rovescio e tutte (eccetto la semioncia) il simbolo del valore su entrambe le facce. L’interpretazione di queste iconografie resta un mistero; fra l’altro, fu la prima volta in cui Giunone, il Centauro, l’aquila, il toro con il serpente, Cibele e il Sole vennero raffigurati su monete. Un’ipotesi è che le monete, lette in sequenza, narrino una storia mitologica, ma non si capisce quale[4]. Un’altra, è che si tratti simbologie slegate fra loro: “La serie colpisce per l’essere molto curata artisticamente e per la tematica, in parte estranea alla compassata tradizione repubblicana. … Il centauro trova riscontro nelle monete di Larino, la testa del sole ed il crescente nelle monete di Venusia. Per contro la tipologia del sestante è tipicamente romana … . Il quadrante, con il toro cozzante, trova riscontro sia in una precedente tipologia dell’aes grave, che nella monetazione di Arpi, Posidonia e Thurii. Giunone, diademata e con scettro, era venerata a Roma come a Lanuvium. I tipi quindi non sono originali ma sembrano un misto di tipologie dei diversi stati centro italici (principalmente campani) gravitanti su Roma”[5]. Una terza ipotesi, suggestiva, è che questa serie sia stata emessa per stimolare nei Romani il desiderio di rivalsa, dopo la disfatta di Canne, auspicando la sconfitta di Cartagine sui nominali maggiori (dove la vittoria finale sarebbe simboleggiata da Ercole che uccide il centauro sul triente e dal toro che schiaccia il serpente sul quadrante) e parallelamente magnificando la grandezza di Roma su quelli minori; l’oncia, in particolare, potrebbe essere un’allusione alle tradizioni del mondo contadino, legato ai cicli del sole e della luna[6], e al mos maiorum. Per quanto riguarda la semioncia, qualora essa raffiguri Cibele e non Roma, la circostanza potrebbe essere collegato al fatto che anni dopo, nel 204 a.C., per scongiurare proprio il pericolo di Annibale (che ancora spaventava l’Urbe), secondo un consiglio tratto dai Libri Sibillini, una pietra nera, simulacro della dea, fu prelevata a Pessinunte e trasportata a Roma, dapprima nel Foro poi sul Palatino: è forse possibile quindi che un’invocazione alla medesima dea fosse già stata fatta anni prima, e questa moneta la richiami. Resta il grande fascino di questa serie, fascino alimentato anche proprio dal mistero che avvolge il significato celato nelle sue rappresentazioni. ___________________________ Anche se sembrava sull’orlo della disfatta, Roma non si arrese. Schiacciò la rivolta sarda (215 a.C.). Organizzò un nuovo esercito e lo inviò contro Filippo V (214). Assediò e conquistò Siracusa (214-212) e Capua (212-211). ___________________________ Nel 211 a.C. Annibale cominciò a capire che sarebbe stato difficile piegare Roma e decise di tentare una mossa disperata: marciò, a sorpresa, direttamente contro l’Urbe. La sua iniziativa provocò spavento e turbamento, ma i Romani non si persero d’animo; un esercito al comando del proconsole Fulvio Flacco, pur essendo dietro a quello cartaginese, riuscì a marce forzate a superarlo e giunse a Roma prima di esso, apprestandosi a difenderla. Annibale fece allora accampare i suoi soldati vicino alle mura di Roma; l’ostinata determinazione di Roma a non arrendersi doveva aver già provato il suo morale, quando giunse una notizia che, seppur banale, gli fece capire quanto poco i Romani lo temessero: dentro le mura dell’Urbe, il terreno su cui aveva posto il proprio accampamento era stato venduto, e il prezzo non era per nulla diminuito malgrado la sua presenza. Scoraggiato, si ritirò con il suo esercito in Campania. NOTE [1] I nobili romani avevano l’abitudine di dare, ai maschi primogeniti, il medesimo nome del padre. Questo crea a volte (non qui) incertezze sull’esatta identificazione di alcuni personaggi storici. [2] Così denominata perché l’asse aveva un peso teorico di mezzo asse librale (anche se, nella realtà, pesava spesso di meno: gli assi pervenutici vanno da 100 a 160 g circa). [3] Così chiamata perché emessa “a lato” della RRC 38. [4] Ercole e il centauro, ad esempio, sembrano alludere alla lotta fra il semi-dio e Nesso (centauro della Tessaglia), di cui non si conosce alcun collegamento con la leggenda della lupa che allatta i gemelli. [5] Salati e Bassi in “Cronaca Numismatica”, 5/6/2020. [6] Le due stelle potrebbero essere i Dioscuri, o Phosphorus ed Hesperus, rispettivamente stella del mattino e della sera. ILLUSTRAZIONI Asse fuso RRC 38/1 Quartoncia coniata RRC 38/8 Sestante della "serie collaterale" RRC 39/3 Sestante RRC 42/3. Questa moneta, oggi rarissima, fu emessa in Sicilia, forse a Katana (Catania), durante l’assedio di Siracusa; si pensi: era là, quando un legionario uccise, per errore, Archimede.2 punti
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Buonasera a tutti I Medaglisti. Mi servirebbe una "consulenza" per decifrare l'abbreviazione P. & T. forse di un' officina di coniazione o addirittura di un incisore di coni, posta appunto sul bordo di questa medaglia. La mia curiosità è frutto di alcuni studi che da anni cerco di portare avanti. Sperando di arrivarne a capo, ringrazio in anticipo tutti quelli che in un modo o in un altro riusciranno a "sciogliere la matassa". Sergio.1 punto
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E sono 2 giá oggi. E sempre questo reindirizzamento,che tra l' altro é na truffa bella e buona con ABBONAMENTO. Credo a.questo punto che bisognerebbe prendere molto sul serio la cosa Gabriele @Reficul e @incuso Grazie 👌1 punto
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Ciao piccolino. Così piccolo e sai già scrivere 🤗. Però attenzione, la "o" è voce del verbo avere, deve avere l'acca. Dovresti aprire una discussione dedicata nell'apposita sezione. Senza foto, inoltre, è ardua l'impresa. Bugi bugi sul guancino 😽1 punto
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Buongiorno Amici Filatelici, ho letto che negli anni in cui furono introdotti i primi francobolli, San Marino adottò i francobolli pontifici, sardi e Regno d'Italia poi. Per la posta interna della Repubblica funzionava invece un servizio postiglione che riscuoteva direttamente la tassa ( in prevalenza dal destinatario ), senza quindi l'uso di francobolli o di segni postali sulla lettera. Dal 1852 al 1859 sono noti anche pochissimi casi di lettere partite da San Marino affrancate con tali francobolli, le poche lettere transitavano a Rimini dove l'affrancatura veniva annullata con i bolli in dotazione a questa città. Oggi condivido con voi un esemplare dentellato tra i 5 primi valori emessi nel 1877. Si tratta di un'affrancatura da 10 centesimi, senza annullo, colore "oltremare", come da catalogo Sassone 3 . Stemma della Repubblica : tre torri poste sul Monte Titano. Note e difetti : il colore dal vivo è leggermente più scuro e c'è un dentino più corto sottostante e corrispondente alla lettera E di "Postale". Grazie per l'attenzione. SEGUIRA' PROSSIMO STATO ...1 punto
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Avevo pensato Almeria in quanto provincia più povera di Spagna, quali posti migliori di montagne e deserti per coniare?? Però effettivamente dove dici c'è anche la possibilità di rifilarle comodamente ai turisti di Tarifa 🤣1 punto
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Belli esemplari entrambi anche quello di Marco, non commento.. lascio a Fabio approfondire questi antichi importanti che e' sicuramente piu' bravo di me. Complimenti ad entrambi bel materiale veramente.1 punto
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Uauuu che belle info e tabella...se riesci vorrei vedere quella della r.s.i e quella della luogotenenza! Poi se fosse per me le vedrei tutte....grazie ☺️☺️☺️1 punto
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Le banconote appaiono molto distorte, questa per esempio sembrerebbe un 20 dollari anni '80 della Jamaica Quale sarebbe la quarta?1 punto
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Vedo con piacere che abbiamo interessi simili😀 Molto bello il 2BAI Romagne. È stato ritagliato in modo magistrale, centratura perfetta... Saluti1 punto
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Grazie @Carlo., a dire il vero ho completato tutti gli Stati antichi preunitari d'Italia con almeno un esemplare. Ho constatato che verificando nei cataloghi queste affrancature, ci sono parecchi cenni storici, del resto come nella numismatica.1 punto
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bel francobollo @Alan Sinclair e altrettanto bella ed interessante introduzione! stai portando avanti una bella serie di prime emissioni! bravo!1 punto
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Ok, vi do un aiutino: la prima a sinistra è una delle tante emissioni da 1000 pesos "Juana de Asbaje" del Messico https://www.banknote.ws/COLLECTION/countries/AME/MEX/MEX-GENERAL/MEX0081.htm Idee sulla terza e la quarta? Io penso di averle identificate entrambe1 punto
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Calcola che sono entrato in questa discussione con l'intento di scrivere esattamente queste parole Considerato che c'è chi come me ci viene da fuori sarebbe bello saperlo. Inoltre è nell'interesse stesso degli espositori, magari vi compro qualche moneta online e la ritiro di persona sabato Chi viene e dovesse leggere questo forum può palesarsi? O magari gli organizzatori pubblicare la lista? Gracias!1 punto
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One pound 1984 U.K. Queen Elizabeth II°, a rovescio thistle coat of arms. ( Cardo scozzese ).1 punto
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facciamola subito e chiamiamola threads memorabili o discussioni surreali o ridiamoci su, mi pare che abbiamo materiale in abbondanza, effettivamente una risata non farebbe male in questo sito, a volte bisognerebbe distendere, non trovate?1 punto
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Prima di VS vedo una C e non una M. Quindi opterei per Tetrico come detto da @Antonino1951. E per me emissione ufficiale. Arka # slow numismatics1 punto
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LA RISCOSSA DI ROMA In Italia, la guerra contro Annibale versava in situazione di stallo: i Romani pressavano i Cartaginesi, negando loro libertà di manovra, ma non trovavano l’occasione per sconfiggerli; i Cartaginesi riuscivano ancora a sconfiggere i Romani in battaglia, quando ne avevano l’occasione, ma per carenza di risorse umane non riuscivano a sfruttare il vantaggio. Serviva una svolta. _______________________ Alla fine del 211 a.C. il Senato decise di inviare un nuovo generale in Hispania (dove il territorio ancora controllato da Roma era limitato alla sola zona circostante Tarraco, odierna Tarragona) ma - non sapendo chi nominare - delegò la scelta al popolo. I comizî centuriati diedero allora una risposta unanime: Publio Cornelio Scipione, figlio dell’omonimo generale ucciso da Asdrubale. Alla fine del 210[1] il giovane (aveva solo 25 anni) si presentò a Tarraco con i poteri di proconsole; trascorse l’inverno a rincuorare i soldati demoralizzati e nella primavera del 209 si mosse per combattere i Cartaginesi. L’esercito cartaginese in Hispania poteva contare su forze tre volte superiori a quelle romane, ma proprio per questo aveva dovuto svernare diviso in tre accampamenti separati. Quando Scipione mise in marcia il suo esercito, non rivelò ad alcuno dove intendesse colpire; tutti però (gli amici, e le spie nemiche) immaginavano che avrebbe assalito l’accampamento punico più vicino. Egli invece si diresse a marce forzate verso sud, penetrò per oltre 500 km nel cuore del territorio nemico e portò il suo esercito direttamente di fronte alle mura di Qart Hadasht. Scipione infatti, come sua prima mossa, voleva riuscire là dove Annibale aveva fallito: espugnare la capitale nemica. La città era ritenuta inespugnabile, in quanto circondata su tre lati dal mare e da una laguna; il governatore schierò allora la sua guarnigione sulle possenti mura che difendevano il quarto lato, e attese che i tre eserciti punici convergessero a schiacciare i Romani. Ma i soldati Romani non attaccarono i bastioni difesi dalla guarnigione cartaginese: camminarono sull’acqua della laguna, guidati personalmente da Scipione, e scalarono le mura nel punto in cui erano prive di difesa, senza essere visti. A molti sembrò un prodigio divino; in realtà il proconsole - nei mesi invernali - aveva interrogato i pescatori e studiato i venti e le maree, scoprendo che periodicamente emergeva un guado. Qart Hadasht, l’imprendibile capitale dei Barca, fu conquistata in poche ore. Scipione si appropriò così dell’oro e delle derrate che vi erano immagazzinati; inoltre liberò i molti nobili ispanici là tenuti ostaggio, guadagnando l’amicizia delle rispettive tribù alla causa di Roma. La città fu ridenominata Nova Carthago. Nei tre anni successivi (208-206 a.C.) Scipione completò la conquista dell’Hispania, cacciandone definitivamente i Cartaginesi. _______________________ Durante il loro dominio in Hispania i Cartaginesi avevano coniato, nella zecca di Qart Hadasht, diverse monete in bronzo raffiguranti al dritto un dio barbuto (Melqart o Tanit). Su alcune di esse, tuttavia, il ritratto al dritto è privo di barba; di questi ritratti glabri esistono due stili differenti, uno chiaramente punico, l'altro invece romano. Un numismatico[2] ha ipotizzato che il primo sia un ritratto di Annibale (o comunque di un Barcide), mentre il secondo altri non possa essere che Scipione: probabilmente, per un breve periodo successivo alla conquista della città, la zecca sarebbe rimasta in funzione sotto il controllo romano e, in segno di omaggio, i monetieri locali emisero bronzi con il ritratto di Scipione, anziché di Annibale. Durante la Repubblica, i Romani avevano un tabù in campo numismatico: ritenevano assolutamente vietato rappresentare il ritratto di un essere umano ancora vivo sulle monete, perché questa era una prerogativa dei re (e, notoriamente, l’istituto della monarchia fu sempre aborrito dal popolo romano, dopo la cacciata dei Tarquini). Sino al 44 a.C. si verificheranno quindi solo due eccezioni a questa regola ferrea, rese possibili dal fatto che le relative emissioni avvenissero in terra straniera (si trattava, cioè, di monetazione “provinciale”[3]): questi bronzi e (alcuni anni dopo) lo statere emesso per Tito Quinto Flaminino. _______________________ Un esercito punico, forte di 20.000 soldati più 10.000 mercenari galli, riuscì a sfuggire dall’Hispania e, agli ordini di Asdrubale (fratello di Annibale), si diresse verso l’Italia. Qui la situazione di Annibale si era fatta difficile: dopo che Roma aveva riconquistato Agrigento (nel 210 a.C.) e Taranto (nel 209), egli aveva disperato bisogno di rinforzi. Nel 207 a.C., pertanto, il generale cartaginese si asserragliò a Canosa, attendendo di potersi ricongiungere con il fratello e le sue truppe. Quell’anno, quindi, i due consoli romani furono destinati uno, Claudio Nerone, a tenere a bada Annibale, l’altro, Marco Livio Salinatore, a cercare di intercettare e fermare Asdrubale. Fu in questo contesto che i Romani portarono a termine un’altra incredibile manovra tattica, culminata nella battaglia del Metauro. Successe che i soldati di Nerone catturarono una staffetta cartaginese, che portava un messaggio con cui Asdrubale voleva invitare il fratello a ricongiungere i loro due eserciti a Fano, ove egli si stava dirigendo. Il console, intuito il pericolo e l’urgenza di reagire, prese una decisione coraggiosa: lasciò un piccolo contingente a fronteggiare Annibale, con l’ordine di eseguire manovre giornaliere (per fare finta di essere ancora molto numerosi), e con il resto dell’esercito marciò da Teanum Apulum (città non più esistente, vicino Foggia) a Sena Gallica (attuale Senigallia). Fu una marcia incredibile, eseguita solo col buio (per sfuggire alle spie cartaginesi): in otto notti i legionarî coprirono circa 500 km, con una media di oltre 60 km a notte[4]. A Sena Gallica le legioni dei due consoli si riunirono e riuscirono a schiacciare l’esercito di Asdrubale, presso il fiume Metauro; dopodiché Nerone, con la stessa velocità con cui era giunto, tornò a Canosa, ove fece informare Annibale (che non si era neanche accorto della sua assenza) che suo fratello Asdrubale era finalmente arrivato, consegnandogliene la testa. _______________________ Nel 204 a.C. Scipione prese un’altra decisione strategica rivoluzionaria: portare la guerra direttamente a Cartagine, come mezzo secolo prima aveva cercato di fare Attilio Regolo. Questa impresa fu ancora più straordinaria, per il fatto che egli volle compierla insieme ai reietti; si fece infatti assegnare il comando delle legiones Cannenses, ancora stanziate in Sicilia: sarebbero stati loro, i soldati umiliati da Annibale e scampati al massacro di Canne, che proprio Scipione stesso aveva convinto 12 anni prima a non tradire Roma, a lavare l’onore della patria debellando la città nemica. Scipione e le legiones Cannenses sbarcarono in terra d’Africa e sconfissero ripetutamente i Cartaginesi. Il senato punico, terrorizzato, ordinò che Annibale lasciasse l’Italia, dove per oltre 15 anni aveva seminato morte e distruzione, e accorresse a difendere la capitale. Così fu: i due condottieri si incontrarono di persona nel 202, da soli, su una collina presso Zama; dopo essersi parlati tornarono nei ranghi dei rispettivi eserciti e si scontrarono in una delle battaglie decisive per le sorti della storia dell’Occidente. Com’è noto, vinse Scipione, e fu quindi soprannominato “l’Africano”. La guerra era finita; Annibale fuggì in esilio, mettendosi al servizio dei reami del Vicino Oriente. Scipione combatté in seguito un’altra guerra vittoriosa, contro il regno di Siria. Accusato dai suoi avversari politici di essersi appropriato di parte del bottino di guerra, abbandonò sdegnosamente Roma in volontario esilio; morì di malattia nel 183 a.C. a Liternum (odierna Villa Literno). Sembra che il suo grande avversario, Annibale, sia morto suicida quello stesso anno, in Bitinia (nella penisola anatolica). Publio Cornelio Scipione l’Africano non fu mai sconfitto, in battaglia. Anni dopo la sua morte un’altra moneta, questa volta un denario ufficiale della Repubblica, riproporrà il suo ritratto. NOTE [1] Non è chiaro, nelle fonti, se la nomina di Scipione a proconsole sia avvenuta già a fine 211 o (come sembra più probabile) nel 210; di conseguenza, non è chiaro se egli abbia iniziato le operazioni militari nel 210 o nel 209. [2] Robinson, Essays in Roman Coinage Presented to Harold Mattingly. [3] In realtà, le monete d’oro di Flaminino sono censite nel RRC (RRC 548/1); Crawford tuttavia le elenca alla fine del suo catalogo, anziché collocarle in ordine cronologico, proprio perché egli stesso dubita che possano considerarsi repubblicane “ufficiali” anziché “provinciali”. [4] Questa velocità fu resa possibile dal fatto che i Romani non si portarono al seguito le salmerie, in quanto ottennero cibo e acqua dalle popolazioni che attraversavano (le quali, secondo le fonti, li accorsero esultanti, stufe delle razzie di Annibale). Nondimeno, questa resta una delle marce a piedi più veloci di tutta la storia militare. ILLUSTRAZIONI Ricostruzione pittorica di Qart Hadasht Bronzi con il presunto ritratto di Scipione: sopra, moneta del valore di 1 calco (SNG BM Spain 127 e 128); sotto, moneta da 1/5 di calco (SNG BM Spain 127 e 129)1 punto
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Two pounds U.K. 1998 tecnologia, Queen Elizabeth II° . Bimetallica.1 punto
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Buongiorno,la moneta per me è buona e il foro sembra otturato... La diversa disposizione e la mancanza totale o parziale della punteggiatura in legenda è tipica della monetazione napoletana...1 punto
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Bravissimo, con pochi documenti è difficilissimo centrare il bersaglio!1 punto
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Buonasera a tutti, Curiosando tra i lotti di un'asta ho osservato questo 2 lire quadriga veloce 1908, che mi ha lasciato perplesso per la perlinatura. Voi cosa ne pensate? Carlo.1 punto
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E' un problema comune a tutti, e va anche detto che le tecniche d'infinocchiamento sono molto evolute rispetto ai decenni passati, anche perchè oggi si avvalgono di strumenti preziosi come gli stramaledetti social network. Del resto siamo noi stessi (intendo in generale) a non voler rinunciare a queste porcherie pur essendo ormai nota la loro pericolosità.1 punto
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Secondo me bisognerebbe creare una nuova sezione dedicata da aggiugere alle esistenti dove andranno a confluire le discussioni come questa in corso, almeno così ogni tanto si vanno a rileggere per allentare la tensione Una sezione tipo:1 punto
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La Zecca di Dahlonega La città di Dahlonega è il capoluogo della contea di Lumpkin, nel centro-nord della Georgia, non lontana da Atlanta, capitale dello Stato. Nei primi anni '30 dell'Ottocento, però, Atlanta non esisteva ancora (il primo nucleo cittadino sarà fondato nel 1837), e a Dahlonega c'era a malapena quello che poteva essere descritto come una città. Quello che portò alla costruzione di una Zecca in quel villaggio sonnolento, fu la scoperta dell'oro, grandi quantità d'oro, nel nordest della Georgia. Esistono diverse storie popolari sull'inizio della corsa all'oro in Georgia, ma in realtà nessuno sa con certezza chi abbia fatto la prima scoperta e quando. Secondo un aneddoto, John Witheroods trovò una pepita da tre once lungo il Duke's Creek nella contea di Habersham (oggi contea di White ). Un altro aneddoto narra che Jesse Hogan, un cercatore d'oro della Carolina del Nord, trovò oro a Ward's Creek, vicino Dahlonega. Un altro ancora, racconta di un giovane Benjamin Parks che trova una pietra dall'aspetto insolito mentre è alla ricerca di cervi a ovest del fiume Chestatee, nel 1828. Nonostante la popolarità di questi racconti, non si trovano prove documentate della presenza di oro in Georgia fino al 1° agosto 1829, quando un giornale di Milledgeville , il Georgia Journal , pubblicò il seguente articolo: ORO! Un gentiluomo di primissima reputazione nella contea di Habersham ci scrive in data 22 luglio: "Due miniere d'oro sono state appena scoperte in questa contea e si stanno preparando a mettere a frutto questi tesori nascosti della terra". Sembra quindi che ciò che avevamo a lungo atteso si sia finalmente avverato, ovvero che la regione aurifera della Carolina del Nord e del Sud si sarebbe estesa fino alla Georgia. Verso la fine del 1829, la Georgia settentrionale fu inondata da migliaia di cercatori d'oro. Il Niles' Register riportò nella primavera del 1830 che quattromila minatori lavoravano lungo il solo Yahoola Creek. Così veniva ricordata la scoperta, alla fine del secolo, sull'Atlanta Constitution (15 luglio 1894): "La notizia si diffuse, con un'eccitazione mai vista prima. Nel giro di pochi giorni sembrò che il mondo intero ne avesse sentito parlare, perché uomini arrivarono da ogni stato di cui avessi mai sentito parlare. Arrivarono a piedi, a cavallo e su carri, comportandosi più come pazzi che altro. Per tutta la strada da dove ora sorge Dahlonega fino a Nuckollsville c'erano uomini che setacciavano i torrenti e scavavano buchi nei pendii." petronius1 punto
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Buongiorno e Buona domenica a tutti, stamattina ho pensato di far prendere un po' di aria agli argenti Borbonici. Ho approfittato per fare una foto di gruppo ma solo del diritto, un discreto numero con più esemplari per lo stesso millesimo. Mancano ancora alcuni millesimi per completare la serie senza contare le varianti. Per alcuni, 1837/1849 temo ci vorrà molto tempo. Saluti Alberto1 punto
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E' ben di più di un trattato di numismatica: è un manuale di storia romana raccontata attaraverso le monete, particolarmente completo nella sua sinteticità; ed è un manuale di numismatica con gli indispensabili collegamenti storici. Io stavo cercando di fare altrettanto per cercare di capire sia la storia che le monete, in quanto i libri che leggevo erano sempre insoddisfacenti (spesso perché incompleti per chi, partendo da quasi zero, aveva neecessità di integrarli con altri libri); ma non avevo ancora le necessarie competenze. Ora mi trovo, senza sforzo, il lavoro fatto. Certamente un lavoro che con le dovute integrazioni meriterebbe di essere pubblicato.1 punto
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Molto dipende dalle monete collezionate (ci sono ancora non pochi ambiti assai abbordabili economicamente), da quanto si è "malati" con le conservazioni e dalla mancanza o presenza di pazienza, il "supplemento urgenza" è spesso assai oneroso 😅 (quanti supplementi ho pagato in gioventù quando non sapevo attendere...)1 punto
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Libro non firmato, ne numerato. Quindi possibile tiratura infinita. Carta troppo spessa, che si stropiccia solo a guardarla, magari usando carta normale e copertina non rigida, poteva farlo costare molto meno ed essere accessibile a più persone! Comunque bel libro.1 punto
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A volte invece é da usare a mio avviso. C' é sempre il "dipende" secondo me. In generale, ti posso dire che ho trovato certe info assurde,piú facilmente fruibili. Il problema peró ripeto é che devi poi capire l' atrendibilità delle info. Devi porre dei trabocchetti, delle contro prove,devi prenderla un pó in giro. Allora dalle risposte che ti dará si intenderanno molte cose.1 punto
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Buongiorno @caravelle82, quello che posto non centra nulla con il tuo post, ma è da tempo che volevo farti vedere una rarità, dal tuo nik name presumo che sia particolarmente amante delle care 500 lire caravelle e regina in assoluto la 1957 vele rovesciate "prova" il grattacapo di tutti quelli che trovano le 500 lire caravelle, nei cassetti, nelle soffitte, nelle cantine, e guardano attentamente la vela se fosse rovesciata o meno, senza sapere che vi deve essere la scritta "prova", ma veniamo a quello che ti voglio fare vedere, ben tre pezzi di caravelle vela rovesciata, adesso mi domando e domando a tutti coloro che ci seguono, il grafico che ha realizzato tale insegna, avrà avuto sotto mano la famosa moneta prova? e qui scatta il copioso dilemma, un caro saluto. Premetto che questo bar è affianco al mio studio1 punto
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Ciao a tutti proseguendo con le condivisioni di monete che presentano a mio modesto parere una soddisfacente patinatura, vi ri-presento un esemplare già in precedenza pubblicato, ma che nel tempo ha acquisito una colorazione che giudico tra le migliori della collezione, tra l'altro su rilievi intatti, infatti la Casa d'Aste da cui proviene l'ha classificata FDC (MS64, non sopra per via di alcuni graffietti). Si tratta di un collo lungo zecca di Genova del 1859, millesimo non particolarmente raro, certamente meno della cugina torinese, tuttora mancante perché la cerco in analoga conservazione. La patina è chiaramente da moneta "riposata" in monetiere, e la sua permanenza sul velluto dei miei raccoglitori, anche se chiusi in cassetta di sicurezza, le ha conferito un aspetto complessivo che definirei elegante. Come molti sanno il mio sogno è di raccogliere tutti e 19 i millesimi dei 5 lire di Vittorio Emanuele II Re di Sardegna nelle massime conservazioni possibili. L'impresa è letteralmente titanica anche perché alcuni non sono mai apparsi in FDC, per cui la scelta, in questi casi, non può che orientarsi sugli SPL. Per ora sono a 7 esemplari in FDC e 10 compresi tra BB+ e SPL+, mentre due date mancano. Buona giornata1 punto
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Tre date su questo rarissimo gettone di Tournai, città episcopale del Belgio a 85 km a Sud di Bruxelles, nel bacino della Schelda, che ebbe un ruolo importante nel Medioevo e inoltre rappresentava una tappa inevitabile per i pellegrini del Nord Europa che si dirigevano verso Santiago di Compostela (vedi legame con Altopascio e le pistacchie in http://www.lamoneta.it/topic/131935-le-%E2%80%98pistacchie%E2%80%99-di-altopascio/ ). La cattedrale di Notre-Dame di Tournai è uno dei più importanti monumenti religiosi del Belgio ed è raffigurata con le sue cinque torri sullo sfondo del diritto del gettone, che presenta in primo piano la Vergine che tiene in grembo Gesù Bambino e ha in mano uno scettro. Al rovescio, su tre righe, ECCL. TORN. 1734, e, sovraimpressi successivamente, 1761 e 1783. Anche le cifre 34 sono state sovraimpresse all’anno iniziale che, dalle notizie sui Mereaux de Tournai, era il 1709. Bronzo: 7,690 g, 25 mm. Si sa che questo gettone era della Cattedrale di Tournai ma il suo uso specifico è sconosciuto. apollonia1 punto
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