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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/07/25 in Risposte
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Buongiorno, Aggiungo alla discussione due mie piastre. 1854 con correzione in legenda, presenta una E sotto la T di VTR. Piastra 1858, 8 su 7 e correzione nelle aquile, sono punzonate su aquile capovolte. Un saluto a tutti. Raffaele.4 punti
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Nella gloriosa e glorificata città di Falsopolis, che tutti conoscono per la sua lunga tradizione di imbrogli, tarocchi e salsicce finte, sorgeva un edificio maestoso e bislacco: "la Zecca Nazionale della Fregnaccia e del Paradosso". Il direttore della Zecca era un tale Commendator Lupigno, mezzo lupo e mezzo ragioniere, col monocolo su un occhio e un francobollo falso sull’altro. Dicevano fosse stato assunto per concorso, ma nessuno aveva mai visto il bando, né il concorso, né tantomeno la laurea (che lui custodiva gelosamente dentro una bottiglia di birra vuota). Alla Zecca si stampava di tutto: banconote false da 3,14 Pi-dollari, aurei di cartapesta dorata col ritratto di Cesare che fa l’occhiolino, e persino francobolli che profumavano di truffa e mandorle amare. Ogni martedì e giovedì, comparivano all’ingresso della Zecca due visitatori fissi: il Gatto e la Volpe, in doppiopetto elegante ma con le tasche bucate. - Direttore Lupigno, oggi ci serve un lotto di monete commemorative da vendere ai turisti del paese dei Balocchi, - miagolava il Gatto, lisciandosi i baffi tinti. - Ma stavolta fatele un po’ più durevoli, che l’ultima volta si sono sciolte con la pioggia, - guaiva la Volpe, mentre cercava di rivendere una moneta-biscotto a un piccione. Il Commendator Lupigno annuiva, rideva col naso, e ordinava ai suoi operai (tutti ex-magi di professione, ora specializzati in calligrafia contraffatta) di preparare un bel conio con su scritto: “Repubblica di Falsopolis – Valida fino a prova contraria”. E così Falsopolis prosperava, tra illusioni fiscali, fabbriche di specchi per le allodole e banche in cui si depositavano sogni a interesse variabile. Un giorno però arrivò un bambino - o almeno pareva tale - chiamato Veritino, con gli occhi grandi e lucenti come due talleri di Maria Teresa e un’aria da non farsi fregare nemmeno da due scimmie ammaestrate. Bussò alla Zecca e chiese: - Posso vedere come si fanno le monete? Il Commendator Lupigno sbiancò come una banconota finita in lavatrice. Il Gatto si nascose sotto una zeppa di bolle di sapone, la Volpe cominciò a cantare l’inno nazionale al contrario per confondere l’uditorio. Ma Veritino li guardò e disse: - Lo sapevo! Questa città è una truffa col campanello! Detto questo, estrasse una lente d’ingrandimento grossa come un piatto e li smascherò tutti con un solo sguardo. Ma Falsopolis, si sa, è resiliente. E mentre il Gatto e la Volpe scappavano su una gigantesca moneta di sughero usandola come una zattera e il Commendator Lupigno si rifugiava sotto la scrivania a falsificare le sue dimissioni, la città già preparava un nuovo piano: vendere souvenir di Veritino eroe nazionale, fatti rigorosamente in plastica contraffatta e ricoperti d’oro alimentare. E la morale? Se ti regalano una moneta di Falsopolis... non morderla: potrebbe morderti lei. njk3 punti
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Lotto 158 Asta Varesi-Nomisma 7/10/2016 Doge LXXV Leonardo Loredan (1501-1521). Mocenigo o Lira PC (Piero Cocco, massaro nel 1501), argento gr. 6,50, ø 34,4 mm. D/ LEON R• L VRED N • S•M•VENET•, come precedente. Rv: •TIBI•SOLI•GLORIA•, come precedente; sul piedistallo bipartito, •P•C•. . Paolucci 3, Gamberini 245, CNI 16, Papadopoli 12. Grading/Stato: SPL https://vn.bidinside.com/it/lot/791/doge-lxxv-leonardo-loredan-1501-1521-/3 punti
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Ciao, il RIC da te indicato è corretto, per quanto concerne la tipologia con la Concordia stante è molto comune. Per me coniato quindi dovrebbe essere autentico. Lascio molto volentieri ad altri il giudizio sul grado di conservazione ( che io non uso), posso solo dirti che è un bel denario. Condivido mio esemplare stessa tipologia che ha svolto molto meglio del tuo la sua funzione di moneta 🙂. ANTONIO3 punti
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È anche l'unica moneta "facile" di Vittorio Amedeo I... Comunque il retro è in bella conservazione, il diritto meno, ma la data è chiara quindi perfettamente classificabile, al prezzo di un caffè con brioches perché non portarla a casa?3 punti
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Secession Quick Step Secessione a passo veloce. Il Sud, tutto il Sud e nient'altro che il Sud E' un canto patriottico, scritto da tale Herman L. Schreiner, un cantautore di Macon, Georgia, per celebrare la decisione del suo Stato di unire le forze con il Sud nella battaglia contro l'Unione. Da notare il serpente a sonagli, la cui simbologia abbiamo illustrato qui Lo Stato della Georgia, infatti, aderisce alla secessione il 19 gennaio 1861. La cosa, inizialmente, come già per Charlotte, non ebbe alcun effetto sull'attività della Zecca di Dahlonega. C'era un nuovo Sovrintendente, George Kellogg, insediatosi nell'ottobre precedente, che mantenne la normale corrispondenza con il Direttore Snowden, mentre i depositi di oro e la produzione di monete continuavano al ritmo abituale. Sebbene Kellogg fosse un georgiano, inizialmente non sembrava disposto ad abbracciare la causa del Sud. Come confermò il Direttore Snowden al Segretario al Tesoro, Salmon P. Chase: "Nonostante i fermenti rivoluzionari nello Stato della Georgia, la Zecca di Dahlonega continua a considerare se stessa come una filiale della Zecca degli Stati Uniti." Probabilmente, Snowden e Chase non erano al corrente del fatto che la Convenzione Secessionista della Georgia aveva reclamato la propria giurisdizione su tutte le proprietà del governo degli Stati Uniti nello Stato Al contrario Kellogg, fiutando il vento del cambiamento politico, informò i nuovi governanti Confederati della sua disponibilità a "dimettersi in qualsiasi momento e ricevere un nuovo incarico sotto la Confederazione del Sud." Si appellò anche al Segretario al Tesoro della Confederazione, Christopher Memminger, per mantenere la sua posizione. Dopodiché, si dimise formalmente dall'incarico sotto il governo degli Stati Uniti il 25 aprile 1861. Nel fare questo, era chiaro che Kellogg si aspettasse di essere rinominato nello stesso incarico, e che le operazioni della Zecca sarebbero continuate. Continua (anche noi )3 punti
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La comunità della Contea di Lumpkin, soprattutto gli uomini d'affari, premette perché la Zecca rimanesse in attività, anche se questo avesse comportato un cambio nel disegno delle monete. Fu così che tutti accolsero con grande disappunto la notizia che il governo Confederato aveva invece deciso di chiuderla. Uno sconsolato George Kellogg informò il Segretario al Tesoro Memminger che avrebbe proceduto alla chiusura della Zecca e al licenziamento dei dipendenti il 1° giugno. C'era qualche speranza di mantenere aperto un assay office, ma lo stesso Kellogg disse a Memminger che non sarebbe stato conveniente. L'ultimo rapporto finanziario della Zecca di Dahlonega venne preparato il 26 giugno da Henry Kellogg, figlio del Sovrintendente, e un impiegato. Come ordinato, tutte le monete e le scorte di metallo della Zecca furono consegnate a Benjamin Pressley, assistente Tesoriere della Confederazione a Charleston. L'ammontare totale era di 23.716,06 dollari, inclusi 4.937 dollari in monete d'oro e d'argento. La produzione totale di Dahlonega per quell'anno 1861 era stata di appena 1.597 half eagles, oltre a un numero non meglio precisato, ma piccolo, di dollari d'oro... dei quali ci occuperemo nel prossimo post A conclusione di questo, alcune immagini di Christopher Memminger, Segretario al Tesoro della Confederazione, l'unico personaggio, tra i tanti citati, abbastanza importante da aver lasciato diversi ritratti. Talmente importante, in verità, da essere riprodotto anche sulle banconote Confederate In questa incisione, lo vediamo una ventina d'anni dopo, nel 1880, ormai anziano (morirà nel 1888 a 85 anni), e da lungo tempo ritiratosi a vita privata. E naturalmente, non poteva mancare l'historical marker nelle vicinanze della sua tomba e della casa per l'estate petronius2 punti
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Visti i rilievi, il metallo e se non è stata pulita in modo agressivo (la plastica falsa un po' l'immagine) direi qualcosa di più di BB +. Arka # slow numismatics2 punti
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Grazie Genny, si, è molto interessante, verosimilmente potrei pensare che finito di coniare il contingente con le aquile rovesciate siano tornati, correggendo direttamente il conio, a battere piastre con le aquile in posizione corretta. Un saluto Raffaele.2 punti
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Concordo appieno: si tratta di un carattere R ribattuto perchè troppo alto o perchè male-impresso. Forse all'inizio è stato solo parzialmente improntato (mancando la parte superiore della lettera R) oppure vi è stata un'elisione da parte dell'incisore. Ovviamente in questi casi quando si parla di 'ribattitura' si fa riferimento al conio e non alla moneta! I punzoni che improntavano i conii erano in genere senza gli ultimi 2 caratteri della data e, se la coniazione era prevista in zecche diverse, anche senza segno di zecca, il ché era utile per garantire l'assoluta uguaglianza delle monete e nel contempo consentire millesimo e identificativo di zecca differenziati. I caratteri mancanti venivano impressi con un punzoncino sul conio finale (da cui le cosiddette varietà, in particolare se era reimpresso un conio finito ma non utilizzato). Ho sempre ritenuto curiosità questi aspetti, che risultano comunque utili per capire le procedure di zecca. Per quanto riguarda la 'rarità' del riscontro, ho ritrovato in un database 24 esemplari di 20 Lire 1878, tutti senza ribattitura, + i 2 ribattuti di questa discussione = 26. Tenendo presente che un conio poteva coniare 10-15.000 esemplari e che la tiratura di questo marengo è stata di oltre 300.000, è plausibile l'utilizzo di 20-30 conii in totale per l'anno considerato, un numero che spiega la rarità di questa variante minore.2 punti
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Fantasmi nel quartiere dei castelli di Budapest? L’edificio al 14 di Úri Street, immerso nel cuore del quartiere dei castelli di Budapest, è ricco di storia. Questa casa residenziale in stile classico, costruita nel 1810, è stata testimone di numerosi proprietari ed eventi notevoli nel corso dei secoli. Uno sguardo al passato: 14 Úri Street Nel Medioevo, i lotti al 12 e al 14 di via Úri formavano un unico grande patrimonio. La casa che si trovava qui fu venduta nel 1392 da Miklós Zenchei a György Kisgyvágóörs, il castellano di Esztergom, che a sua volta la scambiò con il Tesoriere Miklós Kanizsai. In seguito, Kanizsai donò la proprietà all’Ordine Paolino di Örményes. Dopo l’occupazione turca, l’edificio fu restaurato e, come prima, passò di mano più volte Nel 1784, fu acquisito da Antal Schauer, e nel 1805, da Péter Stelczer, che lo rimodellò nel primo stile classico nel 1810. All’inizio del XX secolo, la proprietà apparteneva al dottor György I. Berencsi, medico e ginecologo. Nel corso degli anni dalla casa sono emersi racconti inquietanti La leggenda narra che ogni anno il 20 agosto, esattamente all’una del pomeriggio, due scheletri, incatenati insieme, apparivano sulla scala del piano superiore e scivolavano attraverso il soffitto di una stanza notoriamente conosciuta come la Sala degli Elefanti. Il mistero fu finalmente svelato nel 1943 Durantela costruzione dei rifugi antiaerei in tempo di guerra, furono scoperti i resti di due scheletri incatenati sul fondo di un vecchio pozzo di epoca turca. La scoperta causò una tale angoscia tra i residenti che si tenne una messa solenne presso la vicina chiesa di Mattia per calmare le loro paure, dopo di ciò, gli incontri spettrali sarebbero cessati (o al meno lo si spera....). Guerra e restaurazione L'assediodi Budapest durante la seconda guerra mondiale ha inflitto gravi danni a molti edifici, eppure questa casa è sopravvissuta notevolmente alla devastazione, nel corso degli anni, ha subito diversi lavori di ristrutturazione e continua a funzionare come edificio residenziale, preservando il ricco passato di Budapest. Anche altre parti di via Úri vantano storie affascinanti Nelle vicinanze, edifici notevoli come la Casa Bait-Aigner e il complesso di appartamenti Horváth-FÜTI si aggiungono al patrimonio culturale del quartiere dei castelli di Budapest. In definitiva, via Úri affascina i visitatori non solo con la sua bellezza architettonica ma anche con le sue leggende mistiche, offrendo uno sguardo al passato di questo quartiere storico della città. https://dailynewshungary.com/it/fantasmi-nel-quartiere-dei-castelli-di-budapest-la-storia-infestata-di-14-uri-street/1 punto
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Buon Pomeriggio di inizio settimana, sistemando la collezione mi è saltata all'occhio questa lira veneziana Mocenigo, Doge L. Loredan coniata nel 1501/1502. Scrivo questa data perché il massaro ( lettere a rovescio P C ) sarebbe Piero Cocco, operativo dal 1501 al 1502. La moneta è periziata e quindi ho scattato più foto con luce forte e normale. Chiedo per cortesia ai più Esperti nel Forum di questa monetazione se questa lira è considerata comune ed un parere in merito alla conservazione ( indicata in perizia come BB + ). Grazie.1 punto
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Ogni tanto mi piace condividere pezzi di storia raccolti in tanti anni. Questa cartolina fú spedita da Mario Fantin (cineoperatori dell'impresa) a presumo un vicino parente visto lo stesso cognome...a mio modesto parere è un bel pezzo di storia italiana con le loro imprese.1 punto
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Ciao Antonio @Pxacaesar non credo ci siano problemi di autenticità, l'unica cosa è che ci hanno messo quel cavolo di prodotto che odio e la rende molto lucida. Nell'ultima foto, infatti, puoi vedere come riflette la luce, ma definitivamente mi sembra buona. Poi tra le tre questa è l'unica che proviene da asta numismatica (vabbè che è la stessa asta di quel Vespasiano inguardabile che mi hanno rifilato e poi rimborsato qualche settimana fa). Non capisco perché ci mettono questo prodotto1 punto
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Da Bisanzio di Tracia, un " rare " esemplare in AE battuto per Adriano, al nome della consorte Vibia Sabina, con al diritto busto dell' Augusta ed al rovescio 2 pesci con leggende . Sarà a giorni, il 16 Luglio, in vendita CNG 591 al n. 294 .1 punto
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Buongiorno, Un denario di Plautilla, moglie di Caracalla, con patina verdino intorno alla figura del rovescio ed una splendida conservazione. Non se ne vedono molte in giro, specie in queste condizioni. Credo sia autentico. Dovrebbe essere il RIC 363b. Peso 2.98 g per 20.1 mm Atexano1 punto
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Ciao,potrebbe essere questo asse di Marco Agrippa? https://www.acsearch.info/search.html?term=Marcus+agrippa+neptune&category=1-2&lot=&date_from=&date_to=&thesaurus=1&images=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1¤cy=usd&order=01 punto
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@Alan Sinclair Ha ragione @Oppiano, è la stessa moneta. Stessi piccoli difetti, stesse schiacciature. Così hai il pedigree... Arka # slow numismatics1 punto
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Ciao, purtroppo proprio perché non ci sono lettere leggibili ( almeno per me) sul dritto da portare a paragone, a cui aggiungere i particolari del ritratto molto rovinati, risulta praticamente quasi impossibile. 🙂 ANTONIO1 punto
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Guarda, il non emesso è un non emesso e quindi non dovrebbe essere nella collezione di nessuno ma al museo postale. La tua cartolina invece è STORIA POSTALE, ... personalmente ho sempre gioito della filatelia povera, mi ha sempre divertito di piu'. E' il divertimento alla base di tutto.. questo hobby non e' un investimento in banca.1 punto
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Pazienza, sarà per un'altra volta Bentornato petronius1 punto
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Ciao Pino, leggo DNVALEN SPFAVG. Dovrebbe essere un Ae3 GLORIA ROMANORVM di Valente, la zecca dovrebbe essere Siscia perché vedo nel finale ISC ma non distinguo il resto. https://www.acsearch.info/search.html?id=58677241 punto
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Capito! Pensavo che, come in molti casi, la perizia dovesse indicare comunque informazioni base sulla moneta nel foglietto di accompagnamento. Ad ogni modo, l'esemplare sembra corrispondere a quello in CNI Vol. VII, p. 205, n. 15 (però con punto finale dopo VENET). I pesi dei tre esemplari inclusi nel CNI variano tra 6,40 e 6.41 grammi. Corrisponde alla moceniga riportata dal Papadopoli ne "Le Monete di Venezia", Parte II, p. 103, n. 11, che come peso di riferimento indica 6,52gr (gv 126). Se per caso ha una bustina di plastica analoga o rotta, e un cartoncino di accompagnamento, potrebbe trovare il peso di quelli e sottrarli a quello che ottiene pesando quanto in suo possesso, meno qualcos'altro per coprire il peso dei rivetti. In questo modo dovrebbe essere possibile capire quanto meno se vi siano notevoli discrepanze di peso rispetto ai riferimenti. Il Montenegro, p. 97, n. 278, la categorizza come C, con peso di riferimento 5,77-6,50gr e diametro di riferimento 32-35mm. Zub-Luciani, p. 35, n. 89, la categorizza come C, con peso di riferimento 6,52gr e diametro di riferimento 32mm. Contrariamente, alcuni negozi online la catalogano come NC. Pur non essendo un esperto di questo tipo di moneta e con i limiti imposti dal non averla in mano e non avere i dati ponderali, considerata la buona qualità delle figure e i dettagli, la leggibilità delle legende, la profondità del conio e il fatto che non vi siano segni di stronzatura o particolare danno e infine data l'integrità della corona perlinata sia al D/ che al R/, a scanso di sorprendenti carenze di peso direi che il BB+ potrebbe essere adeguato. Invito altri utenti più specializzati a fornire un giudizio più autorevole. Saluti, Marco1 punto
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secondo me siamo sul q.BB troppo rovinato il bordo, la prima foto è troppo scura non si vede la cavità1 punto
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Antoninus Pius Caesar, under Hadrian come già scritto da @Pxacaesar Mint: Rome, 138 AD Obv: IMP T AEL CAES - ANTONINVS , bare head of Antoninus Pius right Rev: TRIB - POT COS , Pietas standing left, right hand raised, left at side altar before Il peso rientra nella media1 punto
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Ciao, denario non comune di Antonino Pio da Cesare coniato da Adriano suo padre adottivo. L'aspetto per me è quello di un denario coniato che ha svolto la sua funzione di moneta restando pienamente leggibile e piacevole. Il RIC per questa tipologia è il 452a ( per Adriano )🙂 ANTONIO1 punto
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Ormai credo ci sia la tendenza alla speculazione o se la vogliamo dire in altre parole al guadagno facile. Quello che mi spaventa è vedere sempre più nazioni che strizzano l'occhio al gioco sporco. Prima era solo Monaco, poi è entrata a gamba tesa Cipro adesso inizia a fare le sue prime mosse San Marino....dove andremo a finire? Se ci si aggiunge anche il cambio di gioco del Vaticano in po' di sconforto mi viene.1 punto
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Nel 1942 la tariffa per un biglietto postale era di 50 centesimi. Questa tariffa fu introdotta il 1° gennaio 1942, riducendo il costo precedente di 75 centesimi. Il tuo biglietto postale è stato annullato il 18.10.42 XX quindi è in perfetta tariffa in quella data, fu integrato con un bel 25c verde. Il tuo biglietto postale fu emesso nel 12.1935, formato grande 140x100mm, con 4 righe di indirizzo. Bel biglietto con striscie e annulli di censura.1 punto
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Dal momento che ho avuto qualche problema tecnico (nel vero senso della parola, un aggiornamento che non si voleva caricare) sono stato assente per un bel pezzetto di tempo. Vi ho seguiti e letti ugualmente. Magari qualcuno sperava pure di essersi liberato definitivamente di me.... Ma purtroppo nella realtà, come negli incubi, a volte i mostri tornano.... Ecco la ragione della scelta di questo argomento un po' da romanzo gotico.1 punto
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@Ranbel le foto sono sfocate per poter dare un giudizio preciso, che comunque rimane sempre un'opinione basata su fotografia. a mio avviso può essere anche BB, ma con diversi colpi sul bordo che non lo rendono troppo gradevole, per quanto presenti bei rilievi. infine, per quanto riguarda la frattura di conio la ritengo una curiosità. il prezzo pagato comunque è piuttosto favorevole.1 punto
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Accidenti, hai citato giustamente un altro paradiso biblionummofilo 😍 Ne approfitto per inserire dei link che illustrano e approfondiscono questa meravigliosa biblioteca numismatica, specializzata in monete greche, purtroppo venduta... https://numismatics.org/pocketchange/long-table-100-an-interview-with-basil-demetriadi/1 punto
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Non è granché ma per euro 4,50 l'ho presa perché non avevo monete di Vittorio Amedeo I.1 punto
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Trovata. O per meglio dire trovata in un archivio trentino una lettera inviata dalla baronessa Violante Menghin Brezburg da Villa Lagarina nel 1905. E' sicuramente lei.1 punto
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Buonasera, , 3 baiocchi del 2° tipo, secondo me è autentica ed anche il prezzo pagato è onesto.1 punto
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Salve paxcaesar ,abbiamo anche un asse di zecca forse non Roma con la legenda CONCORDIA con cornucopia e patera,qui non si capisce cosa tiene in mano Wildwins Cohen 701 punto
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Testa laureata , quindi è un asse … Direi Antonino Pio , Minerva con scudo e lancia1 punto
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Buongiorno a tutti, la discussione sta diventando molto interessante. Da quanto vedo sulla moneta, a me sembrerebbe che una R sia stata punzonata sul conio troppo in alto e solo parzialmente, per cui, notato l’errore, si sia corsi ai ripari ribattendo una seconda R (nel senso di aver utilizzato solo ed esclusivamente il punzone della R, non di tutti i punzoni, altrimenti come si diceva ci sarebbero state decentrature più marcate). Questo potrebbe essere avvenuto anche nel caso dei numeri della data (1 ribattuto, 7 ribattuto 3 volte). Questo non spiegherebbe però il perché siano emersi così pochi esemplari con questo errore (forse in zecca si accorsero dell’errore, tentarono di sistemare il conio, ma dopo poche coniazioni, non soddisfatti, sostituirono direttamente tutto). Saluti Regium1 punto
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Dalla RIN del 1907 si ha l’opportunità di leggere la recensione a firma F.G. (Francesco Gnecchi) sull’opera del Conte Papadopoli dedicata a Le Monete di Venezia. Riporto di seguito il seguente passaggio della recensione che ha attirato la mia attenzione e che vorrei naturalmente condividere con voi (mi sono permesso di sottolineare la frase che ha ispirato il titolo della discussione). “Il Papadopoli non si occupa delle oselle, la cui serie comincia col doge Antonio Grimani, 1521-23, ancorchè in tutti i tempi esse abbiano circolato quali monete e come tali siano state considerate nelle tariffe; ma rimanda alle opere del conte Manin e di G. Werdnig che ne trattano con amore e con molti particolari. Accenna bensì alla loro origine, pag. 125-9, riguardo alla quale egli dissente dalle idee di questi due scrittori. Non crede col primo che il dono annuale di uccelli selvatici a tutta la nobiltà, il quale più tardi fu sostituito con quello di una speciale moneta, sia stato imposto al doge dal maggior consiglio, nè col Werdnig che in esso si debba intravvedere un segno della sua dipendenza dalla aristocrazia prepotente; si bene opina che convenga cercarne l'origine in un'antica consuetudine, non ancora estinta, che era comune ai proprietari di valli salse, i quali agli amici, ai parenti ed ai famigliari facevano dono del pesce e degli uccelli selvatici che nei giorni precedenti il Natale venivano portati dai conduttori delle valli come debito contrattuale ai padroni. È invece vero che col volger del tempo quest'usanza si trasmuto’ per il doge in un obbligo, del quale il primo accenno viene fatto nella promissione di Lorenzo Tiepolo dell'anno 1268. Limitato da prima a favore di pochi magistrati quest'obbligo andò via via estendendosi a beneficio di molte altre persone, ed allorquando la selvaggina venne a mancare per esser caduta nelle mani degl'imperiali la terra di Marano, dove se ne faceva la caccia, il dono in natura fu convertito in una moneta del valore di un quarto di ducato o soldi 31, corrispondente al prezzo di cinque anitre maggiori, dette volgarmente mazzorini, la quale moneta chiamata osella per l'ufficio cui era destinata, doveva distribuirsi entro il mese di dicembre.”1 punto
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Salve,non è il mio campo però mi piace osservarle,noto che si è passati dal sicuramente buono al sicuramente falso con una bella analisi tecnica anche se solo da foto.questo intendevo in altre discussioni su altre monete.scusate l'intrusione Nino1 punto
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Salve @EmilianoPaolozzi era solo una battuta scherzosa... è solo un modo per dirle che con una moneta già disastrata di suo e con foto di quel genere io credo che nessuno possa identificarla con tutta la buona volontà. Io stesso ho provato a cercarla perché addirittura pensavo fosse dell' Orda d'oro ma niente. Se riesce ad ottenere foto migliori sarò lieto di aiutarla.1 punto
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DE GREGE EPICURI Credo sarebbe meglio rifiutarsi di commentare foto del genere.1 punto
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Sono cresciuto con la numismatica classica in cui i pezzi più belli li guardavo solo sui cataloghi,poi è arrivato l'euro e sta' costringendo il collezionista ad evolvere per non soccombere.Credo che il vero collezionista per quanto si sforzi trovi vano provare ad estirpare questa passione... nonostante in questo periodo forze superiori fanno di tutto per farci passare la voglia. Quando nacque l'euro non me lo filavo proprio anzi l'ho sempre snobbato,poi 3/4 anni fa' (sarà stata colpa della pandemia o forse ho battuto la testa) mi sono svegliato la mattina e ho scelto di dargli una possibilità ed ho cercato di integrare la classica numismatica con questa nuova e di metterci in mezzo un po' della mia passione. Ho cominciato a farmi domande e cercare di capire cosa fosse importante x me,vista la quantità innumerevole di prodotti immessi sul mercato dalle zecche europee. Poi tra il dire e il fare ci sta' passando il mare,visto sono partito con filtri tipo no FS e solo FDC,no tirature oltre i 10000 e solo divisionali!E invece ad oggi colleziono anche i 2 euro ma ovviamente con filtri nello scegliere e anche FS,basta che mi piacciono come disegno o il messaggio che lasciano. Insomma morale della favola : se prima ero 90% classico e 10% moderno ora mi ritrovo al contrario...ma ciò che mi ha mosso è stato l'entusiasmo quindi sono felice di questo mio cambiamento anche se 4 anni fa' lo avrei escluso per principio. Grazie a tutti quelli che sono riusciti a leggere fino in fondo .1 punto
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nel mio caso ho scoperto essere un cromosoma materno: l'anno scorso, facendo il trasloco di mio padre, ho scoperto una scatola contenente una collezione di monete del regno e della repubblica. e mio padre candidamente mi disse "ah si, è la collezione della mamma" (che non c'è più da prima che io re iniziassi a collezionare). sono poi riuscito ad approfondire meglio: era la collezione di mio zio, che quando partì per la missione (in quanto missionario - ed ecco svelato il perché di tante monete vaticane) alla fine degli anni '60 la lasciò a mia madre, che la proseguì fino a circa gli anni '80.1 punto
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La passione per la numismatica è un tarlo che abbiamo dentro dalla nascita. Sopito fino ad un certo punto, per poi uscire fuori più o meno intenso. Anche se la tralasci, per tanti motivi, prima o poi ritorna.1 punto
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